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Rousseau, Discorso Sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza, Sintesi del corso di Storia Della Filosofia

riassunto schematizzato dei punti salienti del Discorso sulla diseguaglianza di J.J. Rousseau, dal professor Geuna

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Rousseau, Discorso Sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! “Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini (concorso al premio bandito dall’Accademia di Digione per l’anno 1745 sul tema: qual è l’origine della disuguaglianza fra gli uomini e se essa sia autorizzata dalla legge naturale) di Jean Jaques Rousseau cittadino (colui che ha i diritti politici e la cittadinanza, non solo colui che abita) di Ginevra (antica repubblica democratica)” + cit. Aristotele: non in depravatis, sed in his quae bene secundum naturam se habent, considerandum est quid sit naturale = ciò che è naturale va analizzato non nei malvagi, ma in coloro che si conducono giustamente secondo natura. Dedica alla Repubblica di Ginevra. 12 giugno 1754 R. dice che uguaglianza e disuguaglianza sono combinate nella Rep. di G. così da avvicinarsi di più alla legge di natura, e che le migliori norme che un buon senso possa attribuire ad un governo lui le vede tutte attuate nella sua Repubblica. Inffatti dice che se avesse potuto scegliere dove nascere avrebbe scelto Ginevra, che soddisfa tutti questi requisiti: - è ben governata, nessuno affida ad altri i propri compiti di cittadino (non è una democrazia troppo indiretta) - il sovrano e il popolo hanno lo stesso interesse che è il bene comune, infatti è una rep. democratica - la libertà è il valore fondamentale rispetto, infatti tutti sono sottomessi al giogo della legge che permette di non essere sottomessi a nessun altro giogo; la costituzione di un governo non deve prevedere nessuno che non sia sottoposto alla legge altrimenti tutti sono sottoposti a lui, cit. Erodoto, Historiae, Otane. - è un’antica repubblica, dove gli uomini meritano la libertà che hanno; infatti la lib. È come un vino forte, chi non è abituato ne viene danneggiato e con le rivoluzioni si consegna nelle mani di seduttori che aggravano le loro catene. - la rep. non deve avere sete di conquiste ma essere in amicizia e alleanza con i suoi vicini, il ricorso alle armi deve essere per allenamento e ardore, non per prepararsi all’attacco o alla difesa - tutti i cittadini possono partecipare al potere legislativo, ma che il diritto di proporre nuove leggi spetti solo ai magistrati, e il popolo fosse attento nell’approvarle, perché è meglio non manomettere la costituzione - ogni anno vengono eletti concittadini capaci allo stato e all’amministrazione della giustizia e per questo si rendessero onore Poi si rivolge ai propri concittadini e li esorta ad essere soddisfatti della propria condizione, perché la loro felicità è già pienamente realizzata così come la loro sovranità, la loro costituzione è eccellente, non hanno padroni oltre le leggi che sono state scelte da loro, non ci sono uomini né troppo ricchi né troppo poveri. Nessuno infatti potrebbe immaginare una magistratura più onesta. Poi cita suo padre come semplice ma devoto cittadino, i magistrati come uomini gravi, giusti e saggi, e inoltre impreganti di severo e dolce spirito cristiano; infine cita le donne, umili e forti come quelle di Sparta, cui spetta unire le famiglie con matrimoni e custodire i costumi casti, vincoli della natura, del dovere e della virtù. Prefazione - La questione spinosa è conoscere l’essenza dell’uomo. Per conoscere l’origine della diseguaglianza tra gli uomini bisogna prima conoscere gli uomini, infatti la massima più importante è più difficile è quella contenuta sull’iscrizione del tempio di Delfi (gnothi sauton = conosci te stesso) - La conoscenza dell’uomo però è al tempo stesso la più utile e la meno progredita, infatti tutti i progressi della società ed ogni conoscenza hanno mutato l’anima dell’uomo quale era nella sua origine tanto da renderlo irriconoscibili, come la statua di Glauco ricoperta di scorie marine sembra più quella di una bestia che di un dio. - Il progresso nella storia umana ha dato origine anche alle diseguaglianze fra uomo e uomo, poiché questi in natura nascono tutti uguali - Ovviamente dato che non è facile immaginare uno stato originario, stato di natura, che probabilmente non è mai esistito e mai esisterà, si deve cominciare con qualche congettura - Inoltre l’essenza dell’uomo allo stato primitivo va conosciuta perché altrimenti non potremmo dire quale sia la legge di natura, quella che uomini privi delle conoscenze contemporanee riuscirebbero a formulare e a cui si sottometterebbero con volontà e consapevolezza (termini quali “famiglia” o “proprietà” non appartengono per natura agli uomini ma ad uomini già usciti dallo stato di natura). - Esistono 2 principi anteriori alla ragione, al linguaggio, alle passioni e alla morale: uno che suscita in noi interesse per il nostro benessere e la nostra conservazione (autoconservazione), e uno che suscita in noi ripugnanza nel vedere morire o soffrire altri esseri viventi soprattutto se simili a noi (pietà). Quindi nessuno si troverà a fare del male ad un altro uomo se non nel caso in cui deve preferire se stesso. +nota 8 libertà e perfettibilità qualità proprie dell’uomo e non dell’animale, mentre autoconservazione e pietà anche dell’animale.  non siamo costretti a fare di un uomo un filosofo prima di averne fatto un uomo. La nostra società rivela in modo evidente la violenza che la pervade, ma bisogna separare ciò che ha fatto l’arte di dio (natuarle), da ciò che ha fatto l’uomo (artificiale). Esordio Esistono 2 specie di disuguaglianza: 1) naturale o fisica, stabilita dalla natura ( età. Salute, forza del corpo, qualità dell’anima 2) morale o politica, stabilita dal consenso/autorizzazione degli uomini (differenti privilegi, ricchezza, onore, potere). Il discorso deve individuare nel corso della storia quando si passa dalla prima diseguaglianza alla seconda (e quindi si trovano forti che servono i deboli, e persone che comprano felicità finta pagando con felicità reale). Nessuno filosofo è mai arrivato a definire lo stato di natura: nozioni quali “giusto”, “ingiusto”, “appartenenza” vi sono stati inseriti senza spiegare perché avrebbero dovuto esserci (vs Locke), hanno parlato dell’uomo allo stato selvaggio dipingendo l’uomo civilizzato (bisogno, oppressione, desiderio, orgoglio, avidità infatti appartengono al secondo, non al primo! Vs Hobbes, nota 15), hanno cioè naturalizzato caratteri storicamente determinati. Per iniziare è necessario tralasciare i fatti, non si parla di verità storiche ma di ragionamenti ipotetici e condizionali, simili a quelli che fanno i fisici sulla formazione del mondo, l’obbiettivo è chiarire la natura delle cose non mostrarne l’origine. [Rousseau ha dei fisici di riferimento che ritornano nella note: uno è Buffon, che ritorna nella nota 2 e 4 , guardiano del giardin des plantes di Parigi, autore di 4.3) 3° DISUGUAGLIANZA PADRONE-SCHIAVO < ARBITRARIETA’ DEL POTERE Si formarono ovunque fazioni e partiti di uomini in lotta per il potere che diedero luogo a guerre civili. Ognuno cercò di tramandare il proprio potere conquistato, così le magistrature diventarono esse stesse proprietà di famiglia. Queste famiglie cominciarono così a comportarsi come i padroni delle nazioni, e a trattare il popolo come schiavo. La causa di queste formazioni tiranniche e degli abusi che ne seguono è da individuare nella stessa natura che costrinse gli uomini a creare la società e le sue leggi. Una parte del popolo diventò mercenaria contro i fratelli, venne pagata per difendere la causa comune. I capi fecero di tutto per spezzare l’unità del popolo, gettandovi il seme della discordia, aizzarono la diffidenza e l’odio reciproci giocando e facendo scontrare i diritti e gli interessi di ciascuno con quelli di ciascun’altro, fino all’attuale corpo delle leggi.  è come se si tornasse ad uno stato di natura dove ognuno pensa solo a sé, alla propria riuscita e alle proprie passioni. La differenza è che il selvaggio vive in se stesso, l’uomo socievole sa vivere solo dell’opinione degli altri. Per rispondere dunque alla domanda dell’Accademia: la diseguaglianza fra gli uomini tra origine dallo sviluppo e dal progresso delle facoltà umane, e diventa stabile e legittima a causa dell’istituzione del diritto di proprietà e delle leggi. Inoltre, questa disuguaglianza, siccome è morale/politica, è contraria alla legge di natura, che è solo fisica, dato che è ovviamente contro natura che un bimbo comandi ad un vecchio, un imbecille ad un saggio e che un pugno di uomini strabocchi di beni superflui mentre la moltitudine ha fame e manca delle cose necessarie. Note: 2. R. fa riferimento ad un passo dell’histoire naturelle di Buffon: l’uomo ha interessa a conoscere se stesso, ma guarda poco all’unico senso che è già vivo dentro di lui e non ha bisogno di stimoli esterni per essere compreso, l’anima. Così finisce che conosce meglio di sé tutto il resto, che apprende tramite il cuore, lo spirito, i sensi, i quali sovrastano l’anima umana. 4. R. rimanda sempre ad un passo dell’opera di Buffon per dimostrare la naturale fertilità della terra, capace di rigenerarsi meglio di qualunque altra attività. 8. tesi (strana..) che dimostrerebbe il fatto che l’uomo nella sua origine non è carnivoro ma vegetariano, diventato carnivoro solo in seguito, perfettibilità. 9. Riprende il “saggio di filosofia morale” di Maupertis secondo cui la vita è un dono brutto per gli uomini, perché la somma dei mali supera di gran lunga quella dei beni. Rousseau mostra come M. si sbagliasse, prendendo in considerazione l’uomo civile e non l’uomo originario. Per il primo infatti la vita era semplice, priva di odio verso gli altri e di pericolo, perché la natura provvedeva a tutto per lui e gli era in fondo amica. Invece l’uomo civile è abituato al fatto che un vantaggio viene spesso da un male altrui e la natura così incastrata dalla nostra follia ci si rivolta contro. Fa un confronto tra l’agricoltura, mestiere fuggito perché rende poco eppure è fondamentale, e la coltivazione di tutte le arti liberali, che producono beni tanto inutili quanto preziosi. Si ripara dai suoi nemici che gli chiedono se allora bisogna ritornare nei boschi e vivere come orsi: gli uomini che come lui non possono tornare allo stato originario coltivino la virtù, seguano le leggi, rispettino gli altri il più possibile. 15. non bisogna confondere l’amor proprio con l’amore di sé. L’amor di sé è un sentimento naturale, che porta ognuno ad auto conservarsi, ma anche ad avere un sentimento di pietà verso gli altri, perché si amano in una parte come se stessi. L’amor proprio invece è un sentimento nato nella società, non esiste allo stato di natura. Da origine all’orgoglio e a tutti i suoi derivati. L’uomo originario infatti essendo il solo spettatore e giudice delle sue azioni non potrebbe provare sentimenti quali odio, offesa, vendetta, stizza anche ricevendo enorme violenza, perché la reputerebbe come un semplice fatto naturale.
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