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Ruolo dell'Inghilterra nella Storia Moderna , Slide di Storia Moderna

Ruolo dell'Inghilterra nella Storia Moderna tratto dal libro "R. Ago, V. Vidotto, Storia moderna"

Tipologia: Slide

2015/2016

Caricato il 04/02/2016

GiusyM8
GiusyM8 🇮🇹

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Scarica Ruolo dell'Inghilterra nella Storia Moderna e più Slide in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia Moderna. L’appellativo “Storia moderna” è un concetto storiografico, inteso come fase successiva all'epoca medievale e precedente l'era contemporanea. Comprende la narrazione dei processi verificatisi tra il tardo 400 e l'epoca post- napoleonica. Protagonisti gli stati europei e la neo scoperta America. Particolare luce viene data alle figure carismatiche della storia, di cui si esamina l'operato; governanti, esploratori e capi militari: da Carlo V a Luigi IVX, a Elisabetta d'Inghilterra; da Cristoforo Colombo a Vasco de Gama; a Napoleone Bonaparte. L’Inghilterra nella Storia Moderna. In questa produzione mi focalizzerò però sull’Inghilterra… Analizzando i processi avvenuti in questo arco temporale, chiamato Storia Moderna, possiamo ben dire che L’Inghilterra, diversamente dagli altri stati Europei, realizza una storia a se. Ciò è dovuto alla continua evoluzione politica, notabile già dal 1688 (qualche accenno anche negli anni antecedenti) che non permetterà la comparsa di fratture e conseguenti rivoluzioni. L’Inghilterra infatti ha avuto una continuità tra Medioevo e Storia Moderna (notabile già dalla Magna Carta). Analizzerò però anche i processi antecedenti per descrivere nell’interezza la storia Moderna d’Inghilterra. La riforma protestaste arriva in Inghilterra. All'inizio del '500 da più parti si avvertiva l'esigenza di una profonda riforma della Chiesa, che mettesse fine all'assenteismo del clero e all'eccessivo coinvolgimento del papato negli affari mondani. Le crescenti esigenze finanziarie della Curia romana spinsero invece papa a lanciare una nuova campagna di vendita delle indulgenze. Il monaco agostiniano tedesco Martin Lutero contestò questa operazione, negando la capacità della Chiesa di rimettere i peccati e contestava la corruzione della Chiesa. La diffusione della dottrina luterana fu enormemente facilitata dall'Invenzione della stampa. Lutero avrebbe voluto essere un riformatore religioso, tuttavia in molti casi le sue parole furono Interpretate in senso politico, dando l'avvio a numerose rivolte. Gli scritti dei riformatori arrivavano anche in Inghilterra, ma la spinta immediata al distacco della Chiesa inglese da quella romana venne da ragioni personali o politico-dinastiche, più che religiose. Enrico VIII, infatti, non aveva avuto un erede maschio dalla moglie Caterina d'Aragona, e chiese dunque al papa di dichiarare nullo il matrimonio in modo da poter sposare una dama di corte, Anna Bolena. Ma papa Clemente VII Medici, costretto da molteplici ragioni a non inimicarsi Carlo V (nipote di Caterina e quindi assolutamente contrario al divorzio), rifiuto. Il re si rivolse allora al Parlamento, che tra il 1532 e il 1534 approvo una serie di atti quali si ruppero tutti i legami tra la Chiesa inglese e quella romana. A coronamento di questo processo, nel 1535 fu infine emanato l'Atto di supremazia, con il quale si conferiva al re il titolo di Capo supremo della Chiesa d'Inghilterra. Ma le chiese non mutarono aspetto, e il rito della messa nemmeno. Finche durò il regno di Enrico VIII la riforma non fu introdotta e furono anzi ribaditi il celibato dei preti, la dottrina della transustanziazione e i sette sacra menti. Con l'ascesa di suo figlio Edoardo VI, invece, il partito protestante guadagnò il favore della corte. Nel 1549 fu ufficialmente adottato il Book of Common Prayer. Il processo di riforma si arrestò nel 1553, quando salì al trono la sorellastra di Edoardo, Maria Tudor, detta la sanguinaria per la sua feroce repressione. Ma riprese sei anni più tardi, dal momento ascesa al trono di Elisabetta I. Il Rinascimento. Nel 500 la cultura subì una trasformazione, abbandonando lo stile delle dispute accademiche per mettersi al servizio della vita politica e diplomatica. Vi fu una straordinaria ripresa dell'arte, della letteratura e della filosofia degli antichi cominciata in Italia già nel XIV, che raggiunse l'Inghilterra solo alla fine del XV secolo e che identifichiamo nel Rinascimento. In campo economico e fiscale, Elisabetta si mostrò particolarmente abile. Ma il mantenimento della pace in tutti i territoci sottomessi alla corona, il coinvolgimento nella ma contro la Spagna e la repressione delle rivolte scoppiate in Irlanda misero a dura prova le finanze inglesi, ma al lo stesso tempo favorirono la nascita e la crescita di un esercito nazionale. La perdita del punti di riferimento religiosi tradizionali e la lotta alle superstizioni popolari condotta dalla Chiesa riformata si unirono alla crescente povertà nel determinare una situazione di insicurezza, spesso di sprofondare nella miseria. Ciò aumentò fenomeni della mendicità e del vagabondaggio Quindi furono anche presi dei provvedimenti legislativi contro il vagabondaggio e fu fatta una legge sui poveri: «Poor law». L’età elisabettiana fu anche segnata da importanti trasformazioni economiche. La crisi delle manifatture italiane stimolarono l'industria locale, che iniziò a produrre in proprio tessuti di lana più leggeri e più economici. Questo sviluppo industriale fu accompagnato e sostenuto dal lo sviluppo di nuove organizzazioni commerciali, le compagnie privilegiate, cioè associazioni di mercanti riconosciute dalla corona e dotate di diritti esclusivi di commerci come la più famosa di tutte, Compagnia delle Indie orientali che segnò ingresso degli inglesi in India. La corona aveva diritto ad una percentuale dei profitti, interessi dei mercanti quelli del sovrani si trovavano a essere strettamente intrecciati. La Rivoluzione Inglese. Dopo la morte senza eredi diretti di Elisabetta nel 1603, sul trono sali Giacomo Stuart, re di Scozia che così unificò le due corone. I problemi erano gli stessi che affliggevano gli altri sovrani ovvero quelli sul piano religioso e finanziario. Essendo Scozzese, Giacomo I doveva guadagnarsi il favore dei sudditi. Decise quindi di adottare una politica estremamente generosa nella concessione dei titoli nobiliari e di alcuni benefici, riaffermazione dell'autorità della Chiesa anglicana, di inasprimento della tassazione. Tali scelte però suscitarono un forte malcontento. Inoltre il re aveva un favorito, il duca di Buckingham, che salì nelle sue grazie suscitando gelosie e risentimenti. Il malcontento e i sospetti di criptocattolicesimo si acuirono dopo l’ascesa al trono di suo figlio Carlo l Stuart nel 1625. Carlo I manifestava simpatie per delle correnti moderate dell’anglicanesimo e il duca di Buckingham era sempre più favorevole all’arminianesimo (corrente interna al calvinismo una la teoria sulla predestinazione molto vicina a quella della Chiesa Cattolica). Il contrasto si manifestò pubblicamente quando alcuni parlamentari si rifiutarono di pagare e furono arrestati e si aggravò quando fu convocato il Parlamento nel 1628, quando il re si vide presentare una Petizione del diritto (nella quale si denunciavano gli arresti illegali e le violazioni in materia di imposizione fiscale). Carlo I la accettò ma decise di non convocare più il Parlamento per almeno 11 anni. Buckingham fu arrestato ma il re continuava ad attorniarsi di persone sospette, la chiesa andava assumendo sempre di più aspetti cattolicheggianti e per aumentare le entrate dello stato il re introdusse la vendita del monopolio. Tutte queste misure suscitarono solo proteste isolate. Il vero problema venne dalla rivolta della Scozia puritana e l'invasione dell'Inghilterra all'interno dell'esercito scozzese costrinsero Carlo I a convocare il Parlamento nel 1640 per armare un esercito e reprimere la rivolta. Tuttavia lo sospese tre settimane dopo per cui esso fu definito il «corto Parlamento». L’esercito scozzese quindi minacciò di invadere l'Inghilterra se il re non avesse ritirato le misure religiose e avesse pagato una grossa somma a titolo di risarcimento guerra. Quindi Carlo I fu costretto a riconvocare il Parlamento che passò alla storia come il «lungo Parlamento», perché sarebbe durato fino al 1660, all’interno del quale si era però aggregato un forte fronte di opposizione cattolica contro la politica del sovrano. Intanto la situazione si aggravò a causa di una grave crisi commerciale che aveva semiparalizzato l'economia cittadina seguita dallo scoppio della rivolta Irlandese che fece crescere timori di un complotto «papista». Il riaprirsi di una fase di emergenza, e la guerra a fianco di un sovrano cattolico e assolutista come Luigi XIV contro un paese protestante, spinsero il Parlamento a rafforzare le misure di difesa. Con l’Olanda fu firmata la pace e, sul piano della politica interna, fu emanato il Test Act (chi ricopriva cariche pubbliche doveva giurare fedeltà alla Chiesa anglicana) e fu definito il principio dell'Habeas corpus( il diritto degli arrestati a comparire entro breve tempo davanti a un giudice). Carlo II non aveva figli, e Giacomo (suo fratello) che era un cattolico dichiarato, era destinato a succedergli. Sulla questione il Parlamento si divise tra whigs (oppositori della successione di Giacomo) e tories (suoi fautori). Anche attraverso pressioni e manipolazioni delle elezioni, la maggioranza parlamentare risulto favorevole a Giacomo e nel 1685 salì al trono. Il re sospese il Test Act del Parlamento ed emanò una sua Dichiarazione di Indulgenza, con la quale concedeva libertà di culto a tutti i non conformisti, compresi i cattolici. La nascita di un erede maschio e il rischio di una permanente restaurazione cattolica diedero la spinta definitiva all'opposizione, che si rivolse a Guglielmo d'Orange, governatore d'Olanda e marito protestante di Maria, figlia primogenita dello stesso Giacomo, chiedendogli di intervenire a difesa dell'Inghilterra protestante. Guglielmo sbarcò sul suolo inglese, Giacomo fuggì da Londra, permettendo al Parlamento di destituirlo senza combattere e di offrire la corona all'Orange. Guglielmo e Maria salirono cosi al trono d'Inghilterra a patto che accettassero il Bill of Rights, un atto nel quale si sanciva la libertà di parola e di stampa in Parlamento e si definivano i limiti del potere del re, che perdeva il diritto di sospendere le leggi, e di imporre tributi e mantenere un esercito senza il consenso del Parlamento. La rivoluzione Inglese, il protettorato di Cromwell e la restaurazione furono periodi di intensa attività intellettuale ed elaborazione politica. Particolarmente importanti per il futuro del pensiero politico furono le teorie assolutistiche di Hobes e quelle liberali di Locke. Il commercio Atlantico e la supremazia Inglese. Fino al XIX secolo la presenza dell'Europa in Oriente fu soprattutto commerciale. Alla meta del 600 l'olandese Compagnia Unificata delle Indie orientali che agiva anche come rappresentante dello Stato olandese, soppiantò l'egemonia commerciale portoghese, controllando per mezzo secolo il traffico delle spezie. Nei corso del XVIII secolo la Inglese Compagnia delie Indie Orientali scalzò a sua volta l’egemonia commerciale olandese e, dopo un lungo conflitto con la Francia, trasformò le basi commercial In India in un possedimento coloniale (detenuto per conto della corona inglese). Nel '700 si affermò la supremazia Inglese nell'America del Nord e nel commercio atlantico. Nei 1713 l'Inghilterra, che era diventata la prima potenza commerciate, ottenne il monopolio del commercio degli schiavi con le colonie spagnole. Nello stesso periodo prese forma il governo di gabinetto, un governo da cui era assente il re, formato da ministri scelti in nome del re dal Parlamento (prefigurazione del passaggio dalla monarchia costituzionale a quella parlamentare). Successivamente, negli anni di William Pitt (anch’egli sostenitore dei whigs) si affermò una politica Internazionale più decisa e trionfale con vittorie nell’Atlantico, volta al rafforzamento dell’impero commerciale e coloniale Inglese. Per tutto il corso del 700 ci fu un incremento della stampa quotidiana e periodica. Pitt controllò la vita politica per un periodo breve (1757-61), nel 1761 fu costretto a dimettersi e salì al trono Giorgio III (che si impose contro i whigs e successivamente sostenne la pace moderata con la Francia). La Guerra dei Sette anni. Le guerre europee per motivi dinastici avevano parzialmente cambiato la geografia dei possessi coloniali. La rivalità anglo-francese sfociò nella Guerra dei Sette anni (1756-63). Combattuta anche nei territori coloniali, fu la prima guerra di dimensioni mondiali. Le cause vanno individuate nella rivalità coloniale tra Inghilterra e Francia, nella volontà dell'Impero di recuperare i territori perduti con la Pace di Aquisgrana (1748), nei timori della Russia e della Svezia per la crescente potenza della Prussia. Il conflitto, centrato sul rovesciamento delle alleanze, ossia sull'alleanza tra gli antichi nemici Francia e Austria e sugli accordi tra Prussia e Inghilterra, interessò quattro continenti, oltre ai campi di battaglia europei, dove la Prussia riuscì a tener testa agli eserciti coalizzati (in Nord America ci furono scontri lungo il confine con il Canada, le Antille francesi furono occupate dagli Inglesi; stessa sorte toccò alle basi francesi in India e in Africa). Il Trattato Parigi (febb. 1763) sancì il passaggio del Canada e parte della Louisiana (dalla Francia), e della Florida (dalla Spagna che riceveva la Louisiana a ovest del Mississippi). I possedimenti francesi in America si riducevano, così alle Antille. Con un trattato successivo l'Impero confermò alla Prussia il possesso della Slesia. Il Nord America dopo-da-pace I sil ST ln) [nn] Freni ti. (I VIGEREAME DI NUOVA SPAGNA Rivoluzione industriale Si da il nome di «rivoluzione industriale» all’insieme dei mutamenti delle forme di produzione che si verificò in Inghilterra tra fine 700 e inizio 800, che successivamente si sarebbero affermati anche nel continente europeo. L'affermazione del capitalismo Industriale e i profondi mutamenti sociali che l‘accompagnarono (con la nascita di nuovi ceti e classi) determinarono insieme alla rivoluzione Francese l’inizio di una nuova età, quella contemporanea, contrassegnata dal benessere economico nel paesi più sviluppati. Il controllo inglese del commercio Internazionale favorì le manifatture tessili inglesi (rapido e poco costoso) e la diffusione di una mentalità imprenditoriale. La rivoluzione fu favorita anche dalle particolari caratteristiche del sistema politico e dalla vivacità della società inglese. Vi fu l’introduzione di nuove tecnologie che comportarono una meccanizzazione del lavoro, e nella fase successiva l’utilizzo del vapore come forza motrice. Fu poi introdotto il sistema di fabbrica che comporto la trasformazione del lavoratore in operalo, soggetto a condizioni di lavoro (disciplina e orari) durissime che portò alla nascita del luddismo (movimento di protesta operaia). La semplificazione del processo produttivo rese possibile inoltre, soprattutto L’impiego di donne e bambini. La rivoluzione industriale diede quindi un nuovo sistema produttivo che , dal 1830 circa, si sarebbe esteso al resto dell'Europa e agli Stati Uniti. La nascita degli Stati Uniti. Fra il e il 1775 e il 1783, ci fu la guerra di indipendenza che oppose alla madrepatria tredici inglesi del Nord America. Fu un evento epocale poiché fu il primo esempio di lotta per l’indipendenza di un paese extraeuropeo nonché la nascita di uno Stato che sarà importantissimo per tutta la storia futura. La colonizzazione inglese del Nord America si era svolta in tempi lenti, fra l'inizio del '600 la meta 700. La prima colonia britannica fu la Virginia (1607 ad opera della Virginia Company); Tra il 1620 e il 1640 erano stati invece gruppi di puritani e della Chiesa anglicana a dare vita ad alcune colonie nella regione del Massachusetts, la prima fu quella di New Plymouth; Nel 1630-1640 si separarono dal Massachusetts gruppi di puritani che crearono due nuove colonie, il Rhode Island e il Connecticut; Un’altra colonia che si separò dal Massachusetts fu il New Hampshire. Queste quattro colonie occupavano la regione detta Nuova Inghilterra. Molto diversa fu l'origine delle colonie situate a sud della Virginia. La prima Fu il Maryland (1632) concessa da Carlo I. Da un'analoga concessione nacquero la Carolina del Nord e la Carolina del Sud (1663). Fu sempre Carlo II a concedere a suo Fratello, duca di York (il futuro Giacomo II) i territori attorno alla foce del fiume Hudson, in realtà occupati da coloni olandesi che vi avevano fondato il porto Nuova Amsterdam, nel 1664 la città fu occupata dalle truppe del duca, muto il suo nome in quello di New York e divenne poi capitale dell'omonima colonia. Il 4 luglio 1776 e acceso il Congresso continentale approvava una Dichiarazione di indipendenza, considerato il vero atto di nascita degli Stati Uniti d'America. Dal punto di vista militare, le prime fasi del conflitto non furono favorevoli agli americani. (gli inglesi superavano i 35.000 uomini, contro gli 8000 dell'esercito di Washington). Nell'agosto 76 occuparono New York. Gli americani riuscirono a evitare la sconfitta definitiva e grazie alla tattica prudente adottata da Washington, che consisteva nell'evitare gli scontri campali e nel logorare gli avversari con un'ostinata azione di guerriglia. Nell'ottobre 1777, gli inglesi subirono a Saratoga la loro prima seria sconfitta. Nella stessa Gran Bretagna vi furono voci favorevoli ai ribelli, ma l'aiuto decisivo ai ribelli americani venne dall’intervento a favore delle potenze europee rivali (Francia, Spagna e Olanda) Alla fine del 77, la Francia riconobbe l'indipendenza delle colonie e, nel gennaio 78, firmò con esse un patto di alleanza militare. Nell'estatedell'81, gli americani passarono al contrattacco e posero l'assedio a Yorktown, in Virginia, dove si era con centrato il grosso delle forze britanniche, la guerra poteva dirsi virtualmente conclusa. Le ostilità però si prolungarono ancora per più di un anno. Le trattative di pace si conclusero nel trattato di Versailles del settembre 1783. Col trattato, la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza delle tredici colonie, ma conservava intatto il resto del suo impero (compreso il Canada), salvo alcune concessioni alla Francia e alla Spagna (Florida). Una volta ottenuta l’indipendenza, le ex colonie britanniche del Nord America dovettero affrontare i problemi relativi alla formazione di un nuovo organismo statale. Nel 1787 una Convenzione costituzionale dette vita ad uno Stato federale, e ad un sistema politico di tipo presidenziale basato sulla divisione e l'equilibrio dei poteri. Il presidente della repubblica era a capo dell'esecutiva e indipendente dal legislativo (esercitato dalla Camera del rappresentanti e dal Senato); Il potere giudiziario era posto sotto il controlla di una Corte suprema. La Costituzione doveva però essere approvata dai singoli Stati dell'Unione: in questa fase si sviluppò un acceso dibattito tra federalisti (che erano favorevoli ad un forte potere centrale ed esprimevano gli interessi di commercianti, industriali e grandi proprietari terrieri) e antifederalisti (che esprimevano le esigenze dei ceti medio- bassi ed era no portatori di posizioni democratiche «ruraliste») Prevalsero le tesi federaliste, pur se mitigate dall'approvazione di dieci emendamenti alla Costituzione. Nel 1789 Washington fu eletto presidente. Il governo stabilì la sua sede a Filadelfia, prima di trasferirsi a Washington e fu organizzato in dipartimenti, ossia in ministeri. Il dipartimento del Tesoro fu affidato ad Alexander Hamilton leader dei federalisti, che ebbe un ruolo importantissimo nel risanare le dissestate finanze dell'Unione (fonda la Banca degli Stati Uniti, Federal Bank). La sua politica suscitò non poche proteste, così si formarono due veri e propri partiti: il repubblicano-democratico, il cui esponente più autorevole fu Jefferson; e il federalista, che vedeva il suo principale leader in Hamilton. L'assestamento delle istituzioni e il definirsi delle divisioni politiche coincisero con l'inizio dell’espansione territoriale che, nell'arco di un secolo, avrebbe portato gli Stati Uniti a occupare l'intero territorio compreso fra i due oceani.
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