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ruolo e formazione degli educatori, Appunti di Pedagogia

cap.1 il ruolo degli educatori nei servizi sociali cap.2 metodologie biografiche- narrative per l'integrazione cap.3 preparare alla professione educativa cap.4 nel mondo dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 20/04/2021

elisa-vecchi-27
elisa-vecchi-27 🇮🇹

4.2

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Scarica ruolo e formazione degli educatori e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Ruolo e formazione degli educatori 1.LE COMPETENZE PEDAGOGICHE DELL'EDUCATORE I processi di globalizzazione in atto, l’alto tasso di complessità e la configurazione in senso sempre più multiculturali delle odierne società interrogano profondamente il mondo dei servizi nelle sue diverse articolazioni. Il ruolo educativo fino a Rousseau consisteva nel preparare i ragazzi a diventare adulti, assegnando gli adulti un ruolo assoluto e prioritario. Con Rousseau l'educazione consiste nell'impedirgli di diveltarlo troppo presto. Rimane l'idea dell'importanza dell'adulto ma rispettando i tempi e le modalità soggettive di ciascun soggetto. Dal punto di vista pedagogico come educatori e formatori ci dobbiamo occupare del cambiamento e delle trasformazioni della persona lungo le età della vita, in quanto il processo di formazione dell'uomo ha come fine il raggiungimento di modificazioni (Stern). L'educatore non dev'essere l'autore dell'educazione ma il testimone e protettore, deve influenzare lo sviluppo della persona a prescindere dall'età di essa perché il processo educativo accompagna tutte le fasi della vita seppur con caratteristiche diverse a seconda delle tappe evolutive. Il compito dell'educatore è inoltre sviluppare le potenzialità, competenze e attitudini dell'individuo e non inculcare idee e pensieri. I percorsi che si intraprendono devono rispettare i limiti delle situazioni problematiche in modo da misurare le aspettative e potenzialità dell'individuo. La componente pedagogica del ruolo dell'educatore permette di trasformare esperienze soggettive e inconsapevoli in esperienze consapevoli e intenzionali. L'educatore come operatore pedagogico è l'unica via per accrescere qualità intellettive e operative non riducibili a tecnica. L'educatore deve sviluppare interazioni tra individui, per far ciò deve comprendere caratteristiche psicologiche dell'individuo in ogni fase evolutiva in modo da sviluppare modalità di rapporto adeguate alla realtà. La professionalità educativa si manifesta nel modo in cui si guarda e si dà significato a fenomeni situazioni secondo un approccio pedagogico che vede i "minori a rischio" come persone che possono scegliere di cambiare la propria traiettoria di vita. L'educazione dev'essere vissuta dai minori come un "nuovo campo di esperienza" per costruire nuove visioni del mondo. Il processo educativo è insito nella natura dell'uomo e si realizza insieme ad altre persone. L'uomo si evolve attraverso un continuo apprendimento teorico- pratico. L'educatore professionale deve mettere in connessione il comportamento del soggetto con le pressioni e condizionamenti esterni, in modo da poter cogliere ed affrontare i nodi problematici. Tutti gli interventi devono essere progettati e calibrati in base ad ogni individuo e alla sua situazione di appartenenza. Il dovere primario dell'educatore è educare soggetti con cui interagiscono per progettare la loro esistenza (Boffo). Secondo Heidegger quando acquistiamo consapevolezza di noi stessi ci "gettiamo" nel mondo. Occorre quindi promuovere il senso critico, la capacità di scelta, la determinazione a impugnare la propria esistenza e l'assunzione di responsabilità. L'esistenza deve compiersi in un quadro di limiti e responsabilità (Heidegger). In questo quadro bisogna tenere presente l'intervento educativo da adottare. (Contini). La preoccupazione della fenomenologia, a cui hanno partecipato Heidegger, Dilthey, Husserl, Jaspers, Sartre e psicologici e psichiatri come Minkowski, Binswanger, Leang, Rogers e Maslow, è l'uomo si inserisce nel mondo. La persona è infatti vista secondo le modalità di essere nel mondo e quanto più alta è l'esperienza attiva e partecipata, sociale di un individuo tanto più alta sarà la sua vivacità rappresentazionale. I soggetti che subiscono continui e diversi cambiamenti saranno più aperti al cambiamento cognitivo. Anche se quando un soggetto non reputa vantaggiosi i cambiamenti si ha un arresto delle attività rappresentazionali che divengono pregiudizi. Secondo Moscovici (2005) l'estraneità di una cosa o di un contenuto causa la distanza tra quella cosa e il soggetto. Bisogna rendere familiare l'insolito. L'elaborazione rappresentazionale non è solo una risposta ad uno stimolo ma anche una trasformazione dello stimolo stesso. É un’attività simbolica in quanto il soggetto assegna alla cosa o agli altri, un senso diverso. Nell'assegnare un senso diverso dal precedente, il soggetto è anche in grado di spiegare questo processo di ri- significazione che ha voluto o è stato costretto a vivere. Occorre cercare non le cause che generano il processo ma le circostanze in cui si genera. Questo perché l'attività pedagogica deve ricostruire queste circostanze per permettere ai soggetti di ri-rappresentarsi e scoprirsi protagonisti del proprio cambiamento. Le relazioni con gli altri e con le cose sono l'unico modo per conoscersi e conoscere. I futuri educatori devono divenire soggetti della propria formazione, capaci di mettere in armonia pensiero e azione, valorizzando le teorie pedagogiche per rileggere la realtà e 1 formulare teorie locali. L'educatore deve facilitare al soggetto il processo che lo porta ad essere primo attore della sua formazione, deve gestire tempi spazi e modalità, deve fungere da mediatore e controllore del processo che porta al cambiamento, cambiamento che non è personalizzato ma situabile nel gruppo. (Demetrio 1998). Conoscere la struttura dell'interazione di un gruppo facilita il raggiungimento degli obbiettivi predeterminati. Questa fase del processo di aiuto da parte dell'educatore ha due momenti precisi: il primo è l'osservazione e l'analisi durante il primo approccio con la situazione, il secondo l'osservazione e l'analisi durante la sperimentazione e realizzazione del progetto. Una buona osservazione permette di identificare sia la domanda implicita che esplicita del soggetto, ovvero le sue richieste che i suoi bisogni inespressi. Secondo De Robertis, 1986, nel gruppo si impara a decidere e si verifica il grado di autonomia collegiale che aiuta i soggetti a identificarsi. Il cambiamento si realizza nel gruppo soprattutto quando un'idea diviene un progetto o si realizza concretamente. Quando ciò accade il gruppo da aggregato di individui diventa comunità di lavoro. LA PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI NELLA COMUNITÀ RESIDENZIALI DI TIPO EDUCATIVO DI SECONDA ACCOGLIENZA PER MINORI STRANIERI SOLI. Le strutture/centri di seconda accoglienza accolgono i Minori stranieri non accompagnati provenienti dai centri di prima/pronta accoglienza. Offrono un servizio residenziale con accoglienza di tipo familiare. Si svolge un intervento educativo preciso con operatori qualificati. Le strutture possono essere gestite sia da enti pubblici che privati. L'équipe esamina le richieste di inserimento dei minori, I centri hanno una gestione di tempie spazi a carattere familiare, si articolano in piccoli gruppi o unità d'offerta autonoma con organizzazione in turni del personale educativo. L'obbiettivo è collocare il minore in un ambiente sicuro e fargli intraprendere percorsi per la crescita dell'identità personale e sociale, lo sviluppo dell'autonomia e della responsabilizzazione. I centri devono possedere tutti i canoni di una civile abitazione rispettando tutte le normative di sicurezza e disponendo di aree comuni e spazi per le attività amministrative. L'educatore deve conoscere le dinamiche dei gruppi e le loro regole implicite ed esplicite e distribuzione del potere all'interno del gruppo in modo da poter mantenere l'equilibrio all'interno del gruppo ed evitare conflitti. Nelle comunità di accoglienza prolungata a volte non si trovano solo minori fino al diciottesimo anno di età ma il Tribunale dei Minori può disporre una proroga della permanenza dei minori fino al 21esimo anno di età. La comunità però non è un ambiente di vita normale in cui crescere (Fierli, 2017) ma rappresenta un luogo promozione e sviluppo dell’identità personale, promuove la sicurezza interiore e le capacità relazionali. È uno dei nodi della rete di interventi, d’azione ed opportunità di crescita per il minore accolto. Questi obbiettivi possono essere raggiunti incrementando le relazioni con le agenzie territoriali facendo si che diventino per i minori un punto di riferimento. Secondo la Legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), la struttura dev'essere in possesso di una carta dei servizi facilmente consultabile in cui si indicano i servizi della struttura, i compiti e l'organigramma del personale con specificazione di funzioni e turni. La legge inoltre vuole superare il concetto di assistenzialismo dell'intervento sociale ma considerare il cittadino come soggetto attivo portatore del diritto di usufruire dei servizi e prestazioni sociali. Nei limiti definiti dalle leggi regionali, possono usufruirne tutti i cittadini italiani, i cittadini di Stati appartenenti all'Unione Europea e i loro familiari e, tutti gli stranieri individuati dall'articolo 41 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Ai profughi, stranieri e apolidi sono garantite misure di prima assistenza (articolo 129, comma decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112). Queste comunità devono rimuove i limiti che tenderebbero a isolare i minori dal contesto sociale, devono essere organizzate come strutture comunitarie di tipo familiare. Devono essere programmate secondo linee guida e confrontarsi con i servizi di riferimento, verificare i progetti educativi mediante riunioni settimanali e incontri di supervisione condotti da professionisti esterni. Quando le strutture di seconda accoglienza "prendono in carico" il minore, si intende che raccolgono tutte le informazioni e documentazioni del minore necessarie per strutturare il Progetto Educativo Individualizzato (P.E.L). Questo è fondamentale per individuare il percorso giusto da affrontare, ma non è solo una metodologia per individuare i bisogni e obbiettivi educativi, ma è il risultato tra esigenze educative ed evolutive del minore e la qualità della relazione che offre il contesto della comunità, privilegiando sempre i diritti del minore. La comunità quando riceve una richiesta di 2 Dunque, si favori, all’interno della ricerca sociale, lo sviluppo di una nuova sensibilità, più soggettiva, narrativa, dialogante e implicata. Alla base di tutto ciò c'è la cosiddetta svolta interpretativa, linguistica e narrativa: la svolta interpretativa è partita all'inizio del 900' entrando prima nella letteratura, poi storia, poi sociologia, poi antropologia, poi epistemologia fino ad arrivare all'educazione. Il momento della svolta interpretativa risale agli anni 80' quando Bruner mostrò evidente l'idea del sé come narratore. Questo slancio ebbe i suoi effetti in storia orale, antropologia, sociologia, filosofia, educazione e scienze umanistiche. Queste trasformazioni epistemologiche sono parte di un movimento intellettuale più ampio- l'approccio qualitativo, narrativo e biografico. Questo approccio si caratterizza da una posizione critica nei confronti del positivismo, da una ridefinizione ampia del concetto di scienze umane, da un focus sull'interpretazione e sulla costruzione del significato, dall'uso di metodi e tecniche di ricerca qualitativa (interviste, osservazione partecipativa, ricerca-azione e storie di vita). Queste tendenze sono state ampliamente influenzate dal costruttivismo, il postmodernismo e dagli studi letterari. Inoltre, il recupero del passato e il lavoro su esperienze vissute sia individualmente che collettivamente, costituiscono i temi di attualità che si ripetono ogni giorno tramite i mass media e grandi dibattiti sociali. Il recupero del passato sta favorendo la creazione di centri di ricerca e documentazione. Diventa importante recuperare dal passato poiché permette di recuperare la verità e in più favorisce una riconciliazione, Il recupero della memoria storica favorisce il lavoro collettivo e la costruzione della conoscenza da situazioni, problemi ed esperienze di vita di grande importanza non solo da un punto di vista sociale ma anche culturale. Dunque, queste iniziative tendono ad essere strutturate sotto forma di storie di vita collettiva. STRUMENTI BIOGRAFICI PER FORMARE E INTERVENIRE CON PERSONE E GRUPPI MIGRANTI. La pedagogia sociale, l'inclusione sociale e i contesti interculturali utilizzano tecniche e strumenti di lavoro per la formazione biografica: Autobiografia con foco sull'apprendimento, l'educazione, la cultura o le transizioni marcanti: L'autobiografia ė strumento di formazione che nell'ambito dell'educazione ha favorito la conoscenza di sé, riflessività e sviluppo personale attraverso l’integrazione delle dimensioni affettive e cognitive. Gli obbiettivi principali dell'autobiografia sono quattro: sviluppare l’autoconoscenza personale, promuovere le capacità di analizzare i contesti quotidiani e criticarli, mettere in relazione la famiglia al contesto culturale, sociale, storico.; ed infine contribuire alla revisione riflessiva delle conoscenze personali, cercando risorse per gestire al meglio i conflitti e i problemi della vita. L'autobiografia consiste nella scrittura di un testo basato su una guida tematica, ed essa si può basare anche sul racconto orale, quando non esiste la possibilità di scrivere. Le tematiche affrontate riguardano la genealogia, l’albero genealogico, il gruppo familiare con rispettivi aspetti socio-psico-pedagogiche, ed infine il contesto. Una delle dimensioni lavorate riguarda la cultura, la diversità culturale il cambiamento culturale. L'autobiografia consente inoltre di approfondire l'approccio sviluppato e di stabilire relazioni tra i diversi contenuti presi in lavorazione. Biografia linguistica e supporto biografico per l'apprendimento di una lingua straniera: Qui si parla della ricostruzione dell'identità legata all'apprendimento delle lingue straniere che promuove l'applicazione di approcci autobiografici e si muove tra le dimensioni interculturali e lo sviluppo del multilinguismo. Il Portafoglio europeo delle lingue (PEL) propone un approccio di lavoro incentrato su un passaporto linguistico, un dossier e una biografia linguistica, descrivendo in dettaglio “le conoscenze acquisite in lingue specifiche ma anche durante esperienze quali, visite, scambi, o altre esperienze professionali all’estero”. Genealogia e famiglia: Il lavoro biografico sulla famiglia inizia con l’esplorazione delle radici familiari, collocando così la storia personale in un contesto più ampio. Si hanno due diverse dimensioni: la prima riguarda la ricerca delle differenze in diverse dimensioni: generazionale, sociale, economica, assiologica ed educativa. La seconda invece (dimensione analitica), si basa sull'esperienza vissuta, attraverso rievocazioni che possono essere sia orali che scritte. L'albero genealogico si basa su una 5 rappresentazione grafica delle radici familiari con informazioni che provengono sia dal contesto paterno che da quello materno. La linea di vita: Si tratta di una rappresentazione cronologica dei principali eventi della vita di una persona, attraverso un'asse temporale che descrive quei momenti che vanno dalla nascita fino al momento attuale. Stemma personale: si tratta di una rappresentazione simbolica dell'identità di un soggetto, in effetti si basa su 4 elementi: un ricordo dell'infanzia, un desiderio futuro, un'attività ricreativa e una qualità di sé. Lo stemma promuove il lavoro sull’immaginario personale attraverso l’espressione grafica e la libertà con cui si lavora sull’identità. Lavoro biografico con gli oggetti: si basa sulla scelta di 5 oggetti significativi della vita, i quali poi devono essere spiegati: il loro significato, il perché della scelta, la sua importanza... si tratta dunque di un lavoro autobiografico ancorato alla vita materiale. Il concetto di cultura stesso si lega al mondo umano degli oggetti e all'uso delle cose attraverso pratiche materiali del consumo. Dunque, la cultura fatta non solo di pratiche materiali ma anche di simboli, valori e credenze. Musica e canzoni: si basa sulla scelta di canzoni preferite nel corso della loro vita con commento che rivela la vera apertura agli ambiti personali e culturali. Fotografie e fotolinguaggio: fotografie come documenti della storia della vita, attraverso i commenti di queste foto si sviluppano capacità di osservazione e di descrizione, collegando i diversi momenti del corso di vita. Teatro-narrazione: teatro come forma di espressione creativa ed innovazione pedagogica progettato e adattato in Germania da D.Feldhendler del Play-back Theatre fondato da Jonathan Fox. Questo teatro integra ascolto, espressione, azione, interazione, feedback e condivisione. Con questo tipo di teatro si realizza la rappresentazione scenica dei frammenti di vita. Dunque, si esplora in maniera scritta e teatrale, le questioni legate all'esperienza delle mobilità attuali come lasciare patria, viaggiare e arrivare soli, vivere all'estero... Maschere: le maschere aiutano a sviluppare la coscienza autobiografica interculturale costituendo un vero e proprio apprendimento interculturale. Metodologie narrative. l'intervista biografica con i minori stranieri: processo e metodo. Nell'approccio narrativo, la realtà è intesa come qualcosa di costruito, fluido e dipendente dalle situazioni specifiche in cui si svolge la narrazione. Il rapporto interpersonale tra l'intervistato e l'intervistatore diventa di grande rilevanza; l'identità viene costruita attraverso la narrazione. La ricerca biografica contribuisce allo studio delle identità che cambiano. Le trasformazioni di questa identità dipendono da esperienze e conoscenze acquisite durante il corso della vita. Il lavoro sulla migrazione e sulle identità sociali valorizza l'esperienza di individui e di piccoli gruppi prestando attenzione al rapporto tra il contesto locale e globale. Gli approcci auto/biografici e narrativi dimostrano la loro utilità per quanto riguarda il cambiamento sociale e la diversità culturale. La ricerca narrativa favorisce una profonda comprensione delle diverse dimensioni della cultura tra cui: lingua, relazioni interpersonali, familiari, il ruolo del corpo, la sessualità... Gli obbiettivi da esplorare nella ricerca con i minori immigrati sono: -Indagare sulla situazione personale, familiare, culturale ed educativa nei loro paesi d'origine; -Esplora le motivazioni del progetto migratorio e lo shock culturale derivante dall’acculturazione della società di accoglienza; -Studiare le caratteristiche personali di questi giovani all'interno della società di accoglienza, come punto di partenza per rafforzare la formazione della personalità; -Studiare l'identità culturale dei minori, a cavallo tra la società di origine e quella di accoglienza, in un contesto sociale, multiculturale, mutevole...; 6 -Analizzare come i minori percepiscono il lavoro dei professionisti e dei volontari che lavorano con loro; -Comprendere le principali sfide, dilemmi, conflitti e difficoltà affrontate dei giovani nella sfera educativa e quotidiana. L’inquadramento abituale dell’intervista biografica consiste nella formulazione di una domanda da parte dell'intervistatore, in riferimento alla vita del soggetto. Nella fase di progettazione dell'intervista, viene svolto un lavoro di documentazione che raccoglie informazioni sul tema del progetto, sui protagonisti. In questa fase si elabora una guida da seguire, e le sceneggiature sono tratte da interviste sulla storia della vita con minori immigrati, dove si esplorano tra l'altro alcuni temi come: -Il profilo dei minori (età. Studi compiuti, esperienze lavorative…) - Famiglia, gruppo di pari e situazione personale nel paese d’origine (posizione all’interno della famiglia, caratteristiche sociali ed economiche della famiglia, esperienze vissuti, viaggio migratorio…) -Il progetto migratorio (attese dei minori sulla migrazione, fattori che motivano la migrazione…) - Arrivo al centro dei minori o alla casa- famiglia, ammissione e situa attuale. - Dinamiche del centro educativo, relazioni con gli educatori e conoscenza dei servizi e delle risorse di supporto (organizzazioni dei tempi e degli spazi, routine quotidiana, strategie per l’integrazione…) -Valutazione globale e aspettative future (progetto di vita, prospettive di lavoro…) Il colloquio nei casi possibili dovrebbe essere eseguito nella lingua madre del minore immigrato, e poi deve essere trascritto in italiano. L'intervistatore deve apparire come una figura non minacciosa e in grado di ascoltare apertamente, cogliendo i contenuti e i concetti che appaiono anche più rilevanti e significativi nel corso dell'intervista. La fase iniziale garantisce lo sviluppo di un approccio di fiducia e apertura. Questo rapporto dipenderà da vari fattori come età, sesso, classe sociale... dell'intervistatore. Questi progetti si possono basare anche sulla riformulazione di interviste favorendo così la varietà, la profondità e la qualità delle storie. Una volta finito il colloquio deve essere redatto un memorandum sul colloquio stesso. Dopo tutto ciò arriva il momento della trascrizione. Questa trascrizione deve essere fatta in modo originale e deve riportare interamente le parole orali fedeli, rispettando anche la sequenza degli eventi. Dalla trascrizione si può poi effettuare una versione ridotta, ovvero la prima versione che rimane fedele all'originale conservando così una letteralità assoluta, sopprimendo però gli interventi e le domande dell'intervistatore. La seconda versione invece, che diventerà una presentazione articolata e sistematica del caso. Un modo per migliorare la qualità delle interviste è proprio utilizzare fonti complementari di informazioni prodotte dal soggetto. L'analisi delle interviste si può effettuare secondo due approcci: 1-Storia approfondita della vita individuale che veicola bene la storia di una classe sociale, comunità... 2-Raccolta di storie prodotte in modo incrociato. In questo contesto, troviamo un interesse degli autori di spiegare e comprendere le dinamiche che legano la soggettività alla società e alla cultura. Riflessioni finali (p.42) 3. I SISTEMI DI ACCOGLIENZA IN ITALIA La composizione degli immigrati in Italia è molto complessa, sia dal punto di vista della diversità dei gruppi etnici a cui appartengono, sia alla loro specifica tipologia: uomini, donne con figli, minori non accompagnati. Il numero consistente di immigrati in fuga proviene per la maggior parte da Africa, Asia e Paesi Balcani. Questa presenza, sempre maggiore non può non produrre modifiche nella composizione e nei costumi della società, sia dei paesi di partenza che in quelli di accoglienza. I viaggi migratori sono il fattore che rende la nostra società: multiculturale (si manifestano più culture in compresenza in un unico territorio con l'obiettivo di promuovere confronto che si basi sulla conoscenza reciproca dei cittadini di paesi differenti). Le presenze del 2017 sono costituite per il 48,5% da donne e per il 21,9% da minori stranieri non accompagnati. Le 7 - Minori stranieri richiedenti asilo, richiedono protezione internazionale temporanea per motivi umanitari; - Minori non accompagnati in modo parziale, che raggiungono il territorio italiano per ricongiungersi a familiari affrontando il viaggio in modo autonomo; - Minori non accompagnati, sfruttati da organizzazioni criminali e vittime di tratta arruolati da organizzazioni malavitose; - Minori stranieri non accompagnati, che raggiungono l'Italia in maniera illegale attraverso i canali di traffico gestiti dalla malavita. Quando i minori arrivano in territorio italiano, vengono accolti nei centri di prima accoglienza dove prende inizio il loro percorso per l'accoglienza. Questo contesto è la prima forma di aiuto. La prima difficoltà in cui vanno incontro è quella della duplice identità, e poi la seconda è quella di dover ricominciare da capo la costruzione della propria identità. Molti minori rivelano il loro rifiuto di adattarsi al nuovo, poiché un’esperienza di migrazione in adolescenza rappresenta un’esperienza fortissima. Prendersi cura di loro significa accogliere le loro storie di viaggio, cambiamenti, le loro difficoltà e i loro vissuti di disorientamento. L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di Diritto Internazionale. La Costituzione Italiana si esprime in modo chiaro in merito ai compiti che un genitore deve assolvere nei confronti dei propri figli: il diritto all'istruzione, di ricevere cure sanitarie opportune e tali principi vengono riconosciuti anche ai MSNA. Un altro aspetto fondamentale è rappresentato dall'accertamento dell'età dei MSNA, tramite un approccio multidisciplinare per l'indagine. il 29 maggio del 2017 è entrata in vigore il testo di legge che apporta le giuste modifiche al testo sulla protezione e l'accoglienza dei MSNA, al fine di evitare ogni illegittimità e discriminazione come recitano l'art 1 e 2 della costituzione. L'art 3. Riguarda il divieto di respingimento del minore. L'art 5. ne descrive le modalità, concentrandosi sulla certezza dell'identità del minore. L'art 10 riguarda il permesso di soggiorno. L'art. 14 il diritto all'istruzione e alla salute (con inserimento nel sistema sanitario nazionale). I MSNA vengono inseriti nel sistema sprar, hanno diritto al rilascio del permesso di soggiorno per minore età che vieta assolutamente l'attività lavorativa; deve essere svolto un lavoro tra equipe educativa e servizi sociali al fine di redigere un preciso piano educativo, di accoglienza integrata (le strutture che se ne occupano sono strutture del privato sociale convenzionate con l'ente locale). L'identità migrante è schiacciata, a causa di tutti quei fattori che decidono per lui. All’identità dello straniero viene tolta la visibilità, la sua stessa immagine in quanto viene privato della sua unicità di individuo. L’identità migrante è l'identità di chi non è più una persona completa con i suoi desideri, bisogni e diritti. Ogni individuo deve riuscire ad elaborare il proprio modo di essere, di pensare e di agire per aprirsi a quella collettività sociale, mantenendo quello del Paese di origine. 4. PLURIVERSIUM DI CULTURE, UNIVERSIUM ACCOGLIENTE. Quando si parla di accoglienza e di migranti si assiste ad una polarizzazione delle posizioni umane che oppongono atteggiamenti di chiusura e ostilità ad un’apertura all’altro. Il Mediterraneo fin dall'antichità è la principale porta d'accesso per i migranti. Le radici storico-culturali dell’Europa affondano in un potpurri che intreccia l’humus greco-romano dentro una cornice valoriale costituita dai principi occidentalizzanti della cristianità, della democrazia e dell’unione dei popoli; tali radici sono ancora presenti nei contesti ad alta eterogeneità come quelli europei contemporanei. La xenia riassume il concetto stesso di ospitalità greca. Esistono testimonianze letterarie già a partire dal V secolo a.c nelle quali è attestato il rito dell’accoglienza per cui il padrone di casa offre vitto e alloggio e per educazione non pone domande fino a quando l’ospite non decide di parlare. La xenia si configura come cerimoniale sacro in cui passaggi di base erano costituiti da elementi fissi e ricorrenti, fra cui i banchetti, i doni di commiato e la fornitura dei viveri per il viaggio. Lo xenos è un ospite sacro, straniero di origine greca, protetto da Zeus Xenios, custode dei viandanti, che offende o non tratta bene lo straniero. Il termine barbaros, indica una plurima estraneità: di sangue ed etico-politica, poi culturale e quindi etnica, inferiore per virtù e per educazione al cittadino greco. MINORI IN TRANSITO FRA DIRETTIVE EUROPEE E DISPOSIZIONI ITALIANE . Il fenomeno dei minorenni soli è globale ed è uno degli aspetti più complessi delle attuali migrazioni. La Carta dei Diritti del fanciullo dell'Onu (1959) definisce la persona minore soggetto di diritti e non più oggetto di bisogni, nella convinzione che per favorire lo sviluppo sostenibile sia 10 necessario investire nelle nuove generazioni. L'art 19 chiede a tutti gli Stati di mettere in atto ogni strategia necessaria a prevenire ogni forma di abuso: sfruttamento lavorativo, sessuale e ogni situazione a rischio in un processo migratorio. In Italia la migrazione di giovani non ancora maggiorenni che intraprendono un viaggio senza un genitore o familiare, ha acquisito visibilità dagli anni 90' ed è cresciuta in maniera repentina negli ultimi 15 anni in parallelo alla crescita dei movimenti migratori. L'UE ha dimostrato una grande attenzione al tema dell'accoglienza e della protezione dei minori stranieri non accompagnati (Msna) redigendo un Piano d'azione nel 2010 con misure di prevenzione, protezione e assistenza. Conoscere il bambino significa prima di tutto instaurare una relazione interpersonale con un soggetto capace di interagire in maniera attiva e capace, per questo si è ritenuto opportuno separarli dagli adulti per proteggerli e rompere così ogni contatto con i trafficanti. Costruire un clima di fiducia nelle strutture adeguate, dove sono seguiti da personale qualificato facilita l'ottenimento di informazioni utili a identificare e rintracciare la famiglia e identificare e perseguire i trafficanti. Insieme all'approccio legislativo lavorano le scienze umane occupandosi del ben- essere dei minori che sono quasi sempre soggetti adolescenti con difficoltà di socializzazione, di integrazione e un'adultità anticipata. Un tassello importante è stato stabilito dalla Commissione europea, che già a maggio 2015, ha adottato focus specifici nell’Agenda europea sulle migrazioni e stabilito una serie di misure per affrontare le sfide poste dai crescenti flussi migratori a breve, medio, lungo termine. Una di queste è stata la Proposta di decisione del Consiglio che istituisce misure provvisorie in materia di protezione internazionale a beneficio di Italia e Grecia per cui sono state avviate a livello nazionale le revisioni nei sistemi recettivi dei flussi migratori delle due nazioni. Il 12 aprile 2017 la Commissione europea ha pubblicato le azioni prioritarie volte a rafforzare la protezione dei bambini migranti in tutte le fasi del processo migratorio: - Identificazione rapida all'arrivo del minore e attivazione di un'azione protettiva, è importante soprattutto identificare l'età esatta del minore - Ricezione e accoglienza cioè fin dall'arrivo tutti i minori devono avere accesso all'assistenza legale, sanitaria, al sostegno psicosociale e all'istruzione indipendentemente dal loro status. -Determinazione dello status e tutela efficace cioè accelerare le procedure di rintracciabilità e di ricongiungimento familiare parenti presenti in EU o fuori dall'EU, gli Msna devono avere la precedenza sugli altri casi. -Soluzioni durature e misure di integrazione tempestiva è necessario rafforzare i sistemi nazionali di protezione dell'infanzia e prevenire la tratta dei minorenni; per questo l'Italia ha istituito una specifica Commissione sul sistema di accoglienza e di identificazione e sulle condizioni trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e in quelli di identificazione ed espulsione. Dal 2015 è stato istituito il Fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati (Fami), nell'anno 2017 hanno raggiunto l'Italia 15.779 bambini non accompagnati e separati (Uasc), addirittura fra il 2015-2016 si sono contati 25.000 arrivi di minori soli, nel quadro europeo spicca maggiormente la posizione ricettiva italiana. I minori in particolare quelli stranieri non accompagnati, sono riconosciuti come categoria particolarmente vulnerabile al fenomeno degli abusi, infatti una volta entrati in contatto con i trafficanti che organizzano viaggi e rotte, sono facilmente adescati in circuiti di sfruttamento. L'Italia accoglie e tutela le persone portatrici di esigenze particolari, fra cui i minori non accompagnati, consentendo alla vittima di sottrarsi alla situazione di violenza e di restare regolarmente in Italia ottenendo un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale senza l'obbligo di sporgere denuncia contro sfruttatori e trafficanti. L'Italia, prima fra tutti i Paesi dell'UE, si è dotata di una legge ad hoc per tutelare i Msna: la legge Zampa del 21 aprile 2017. Con questa legge si è rimarcato il divieto di ogni tipo di respingimento alla frontiera del minore e prevede un sistema di accoglienza che si basa sui seguenti punti: identificazione dei minori con accertamento dell'età, tutela in materia di salute e istruzione, diritto di ascolto nei procedimenti amministrativi e giudiziari, assistenza legale, affiancamento di tutori volontari ed eventuale affido familiare e al proseguo amministrativo fino ai 21 anni per motivi di studio. Le scienze educative devono continuare ad approfondire la conoscenza del contesto reale, raccogliere e organizzare tutte le informazioni per intervenire sulla realtà e favorire una più aperta ed empatica cultura dell'accoglienza. 11 LA FILIERA DELL'ACCOGLIENZA IN ITALIA: FASI E PROCESSI L'Italia si è impegnata a riformare il sistema di accoglienza e asilo per adulti e minori attraverso strutture ricettive che sono state organizzate in tre fasi: 1)soccorso e prima assistenza 2)prima accoglienza e qualificazione 3)seconda accoglienza e integrazione. Fase di soccorso e prima assistenza l migranti arrivati alle frontiere sono soccorsi e accolti nelle strutture per periodi di tempo limitati questo per evitare un sovraffollamento. I servizi di primissima accoglienza includono lo screening sanitario e attività di identificazione, per i migranti senza documenti si procede all'identificazione con fotosegnalamento e impronte digitali, l'identificazione avviene anche tramite una piccola intervista con l'aiuto dei mediatori linguistici. Tutte le operazioni devono concludersi entro le 48/72 ore dallo sbarco, a questo punto l'Assessorato alle Politiche sociali si coordina con la struttura di prima accoglienza disponibile segnalando il migrante anche all'Autorità di pubblica sicurezza e al Tribunale. In passato i tutori erano avvocati o personale legato al mondo dell’immigrazione con conoscenze approfondite sulla tematica, oggi si nomina il tutore volontario iscritto ad un Albo regionale (novità della legge Zampa). Centri di prima accoglienza e qualificazione I centri di prima accoglienza sono gestiti dagli Enti locali, il migrante che intende chiedere protezione viene inviato dalla Prefettura ai centri per l'avvio della procedura di esame. Il richiedente è accolto solo temporaneamente per concludere le procedure di identificazione, in Italia ci sono 15 strutture e sulla carta i richiedenti asilo attendono fino ad un massimo di 35 giorni per far sì che la richiesta di protezione possa essere esaminata dalla Commissione territoriale competente. I migranti adulti che non fanno richiesta di protezione internazionale sono condotti nei centri di permanenza e rimpatrio. Centri di seconda accoglienza e integrazione l minori non accompagnati sono inseriti nelle comunità a dimensione familiare mentre i richiedenti asilo sono inseriti nel programma di protezione dei rifugiati (SPRAR). Rientrano in questa categoria le Comunità alloggio, le case-famiglia per minori e i Gruppi appartamento. Nei centri di seconda accoglienza si mette a disposizione: assistenza socio-psicologica, sanitaria e legale, supporto dei mediatori linguistico- culturali, verifica della presenza di parenti o connazionali, iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e insegnamento di base della lingua italiana, scolastico e professionale. Nel “contratto” di accoglienza il Centro si impegna a fornire una serie di servizi di accoglienza integrata: -Vitto e alloggio; -Fornitura di vestiario adeguato; -Fornitura di biancheria; -Kit per l’igiene personale; -Assistenza socio-sanitaria; -Assistenza psico-pedagogica; -Orientamento e assistenza legale; Possibilità di contattare la famiglia tramite telefono e internet; -Erogazione del pocket money (un mensile forfettario in base alla disponibilità della struttura); Questi interventi sono progettati da un'equipe multidisciplinare costituita da operatori qualificati, si tratta di un percorso mirato all'individuazione di percorsi formativi basati sulle attitudini e interessi del minore. Il minore affidato inizia un periodo di permanenza supportato h24 dal team educativo con il rapporto di 1 operatore /3 ragazzi. Un prerequisito indispensabile per un progetto inclusivo totale è la presenza di una buona rete sociale, anche l'organizzazione degli spazi interni deve mirare al mantenimento e allo sviluppo dell'autonomia individuale. I minori sono giovani che sono stati segnati da un vissuto spezzato e soltanto una routine quotidiana e rassicurante è una cura di supporto alla conoscenza di sé e alla costruzione dell'identità. 12
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