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RUSSIA RIVOLUZIONARIA maturità 90/100, Appunti di Storia

Questi sono i paragrafi presenti in questo file: Crollo dell’impero zarista, nuovi partiti nella Russia rivoluzionaria, Lenin al potere: primi provvedimenti, verso la dittatura del proletariato, la rivoluzione nel contesto internazionale, i “bianchi” e l’intervento alleato, territori russi si staccano per essere indipendenti, la vittoria dei “rossi”, il comunismo di guerra, la NEP, la nascita dell’URSS, successione di Lenin, eliminazione opposizione di sinistra, eliminazione opposizione di destra, piani quinquennali, conseguenze dell’ industrializzazione danni soprattutto ai contadini: i kulaki, la costituzione del 1936, processi staliniani per eliminare i nemici politici, il grande terrore - la Russia elimina le sue intelligenze migliori, propaganda e culto della personalità di Stalin, propaganda antireligiosa, normalizzazione dei rapporti con le potenze occidentali, fronte unico antifascista con la guerra in Spagna, il patto molotov-ribbentrop.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 18/10/2023

Fujika
Fujika 🇮🇹

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Scarica RUSSIA RIVOLUZIONARIA maturità 90/100 e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CROLLO DELL'IMPERO ZARISTA--> LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO 1917 La prima grande potenza che crollò durante la Grande Guerra fu l’impero russo. Nel 1917 la situazione della Russia era molto grave, poiché i soldati dovettero affrontare pesantissimi sacrifici e le operazioni belliche si erano rivelate disastrose, i tedeschi stavano avanzando nell’interno del paese, mentre la folla delle grandi città era affamata. Il 23 febbraio 1917 scoppiò a Pietrogrado, una grande protesta animata da operai, da altri lavoratori e dai soldati che si rifiutavano di tornare sul fronte, e proseguì nei quattro giorni successivi. In poco tempo, la protesta si diffuse in tutto il paese e si trasformò in una vera e propria rivoluzione così Nicola II dovette abdicare in favore del fratello Michele, ma quest’ultimo il 3 marzo 1917 abdicò sua volta; fini così la monarchia dei Romanov. NUOVI PARTITI NELLA RUSSIA RIVOLUZIONARIA Tra gli ultimi anni dell’ottocento e primi del 900 in Russia nacquero nuove formazioni di orientamento liberale socialista. Il Partito costituzionale democratico (detto anche “cadetto“) nacque nel 1905 e i cadetti esprimevano posizioni liberali e auspicavano una modernizzazione della Russia. Al 1898 risaliva invece la fondazione del Partito socialdemocratico russo che però si divise al suo interno in due correnti che intendevano organizzarlo in modi differenti: la prima corrente, guidata da Martov, indicava come modello il Partito socialdemocratico tedesco, un partito 1. quindi aperto alla partecipazione di chiunque si riconoscesse nei suoi principi; la seconda corrente, guidata da Lenin, pensava invece ad un partito formato da rivoluzionari di professione. 2. Nel 1903 quando a Londra si tenne il congresso del partito, i sostenitori di Lenin ottennero la maggioranza; la sua corrente fu chiamata per questo bolscevica mentre quella di Martov fu chiamata menscevica. Esisteva in Russia un’altra formazione socialista, ovvero il Partito socialista rivoluzionario fondato nel 1902. A differenza dei socialdemocratici, che rivolgevano il proprio interesse principalmente la classe operaia, i socialisti rivoluzionari guardavano soprattutto il mondo contadino. Il socialismo che volevano realizzare era di tipo agrario basato sulla cooperazione tra contadini. LENIN AL POTERE: PRIMI PROVVEDIMENTI Lenin fece approvare un documento che attribuiva tutto il potere ai soviet. Tra i primi atti ci fu la creazione di due decreti fondamentali: il primo era il decreto sulla pace, con cui si chiedeva la fine della guerra e si affermava il diritto di tutti i popoli 1. all’autodeterminazione. il secondo era il decreto sulla terra, che aboliva la proprietà privata della terra e stabiliva che questa venisse 2. messa a disposizione dei soviet dei contadini. Successivamente nel 1918 fu varata anche una costituzione che proclamava l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la nascita di uno Stato Federale. VERSO LA DITTATURA DEL PROLETARIATO I bolscevichi attuarono una forte repressione contro tutti coloro che venivano considerati nemici del popolo, così cominciarono a mettere sotto controllo i radiotelegrafi, venne creata inoltre una nuova polizia chiamata Čeka. Secondo Lenin per realizzare la rivoluzione, era necessario imporre la dittatura del proletariato, quindi a quelli che erano considerati gli sfruttatori della classe lavoratrice sarebbe stata negata la partecipazione alla vita politica, perché per Lenin la libertà dei lavoratori consisteva nell’emancipazione economica, cioè nell’abolizione della proprietà privata della terra. LA RIVOLUZIONE NEL CONTESTO INTERNAZIONALE La presa del potere da parte dei bolscevichi costituiva il primo passo di una rivoluzione a livello mondiale, per questo motivo, nel marzo del 1919 venne fondato a Mosca il Komintern, ovvero un'internazionale comunista (o terza internazionale) che serviva a coordinare l’azione dei partiti comunisti di tutto il mondo. Nel secondo congresso venne indicato come obiettivo principale del comunismo la rottura con la socialdemocrazia e il socialismo. Lenin estese poi un documento di 21 punti, in cui venivano indicate le condizioni, che i partiti interessati ad entrare nel Komintern, avrebbero dovuto rispettare e tra queste c’era l’esclusione dal partito di chi sosteneva la linea riformista. Una tale posizione attirò immediatamente su Lenin e i bolscevichi l'ostilità delle potenze occidentali, anche di quelle prima alleate con la Russia. I "BIANCHI" E L'INTERVENTO ALLEATO Dopo Brest-Litovsk la Russia non ebbe né stabilità né pace e sprofondò in una sanguinosa guerra civile. Sin dalla fine del 1917 i generali fedeli allo zar e ostili e bolscevichi si erano organizzati in modo da combattere il governo comunista, così nei territori sotto il loro controllo, gli eserciti controrivoluzionari (detti “bianchi“ in opposizione ai “rossi“, i comunisti), massacrarono chiunque fosse sospettato di collaborazione con i bolscevichi. Furono organizzati anche pogrom anti-ebraici poiché molti capi bolscevichi erano di origine ebraica. I paesi dell’intesa inviarono truppe e finanziamenti a sostegno dei controrivoluzionari poiché avevano il timore che la rivoluzione si diffondesse fuori dalla Russia. Per far fronte alla controrivoluzione, i bolscevichi organizzarono un loro esercito, l’Armata Rossa i quali organizzarono fucilazioni di massa di nemici politici o anche soltanto di persone che erano considerate nemici del popolo; Lo stesso zar Nicola II e tutta quanta la sua famiglia vennero fucilati nel luglio del 1918, poiché Lenin temeva che i controrivoluzionari potessero liberare i Romanov e riportarli sul trono. TERRITORI RUSSI SI STACCANO PER ESSERE INDIPENDENTI Vi era un ulteriore problema rappresentato dal fatto che la Russia è un territorio molto esteso e comprendente molte nazionalità. Quando i bolscevichi diedero vita alla una nuova entità statale, ovvero la Repubblica socialista federativa sovietica russa, avevano proclamato anche il diritto all’autodeterminazione dei popoli e questo principio aprì la via alla secessione di alcuni territori che facevano parte dell’impero zarista, come la Finlandia, l'Estonia, Lettonia e Lituania; il governo sovietico cerco però di riappropriarsi di questi territori ma non ci riuscì. Ottennero l’indipendenza anche la Georgia, Armenia e l’Azerbaigian che furono però ripresi dalla Russia tra il 1920 il 1921 e divennero la nuova entità statale, la Repubblica socialista federativa sovietica transcaucasica. La Bielorussia dichiarò la propria indipendenza nel 1918, con il permesso della Germania perché occupava ancora quei territori, però subito dopo il ritiro delle truppe tedesche venne occupata dall’Armata Rossa e venne ricostruita come Repubblica socialista sovietica Bielorussa. LA VITTORIA DEI "ROSSI” Alla fine del 1920 i bolscevichi presero possesso dell’intera Russia ad eccezione di alcuni territori. Il fallimento della controrivoluzione fu dovuto al fatto che l’armata Rossa era più inquadrata degli eserciti Bianchi, inoltre i bolscevichi dimostrarono di avere una grande capacità propagandistica, si presentarono come difensori della Russia, mentre i loro nemici vennero accusati di essere alleati degli stranieri. I Bianchi poi nelle regioni sotto il loro controllo cancellarono il decreto sulla terra, con l’effetto di farsi nemici i contadini. Più in generale, i bianchi dimostrarono di non avere alcun programma nuovo se non quello di tornare alla situazione precedente la rivoluzione. IL COMUNISMO DI GUERRA Quando i bolscevichi giunsero al potere, l’economia della Russia era gravemente in crisi a causa sia della guerra, sia dalla rivoluzione così il governo affrontò la situazione attraverso il "comunismo di guerra", ovvero una serie di provvedimenti che garantivano in tempi brevi la produzione e una distribuzione di beni all’interno del paese. Inoltre vennero creati dei comitati di contadini poveri con l’incarico di prendere ai contadini benestanti tutti i prodotti che avanzavano. L’anno successivo ogni autorità locale divenne responsabile della raccolta, venendo obbligato a consegnare una quota fissa di prodotti. Nel complesso il comunismo di guerra si rivelò fallimentare e produsse più problemi, poiché la creazione dei comitati di contadini non aveva considerato che in un paese prevalentemente rurale come la Russia erano ben radicati legami di solidarietà in un villaggio quindi anziché sequestrare i prodotti in eccedenza ai più benestanti, i comitati ricavavano la quota da consegnare da tutti i contadini, anche a quelli più poveri, in base alla loro disponibilità. Ne derivò perciò un impoverimento generalizzato. LA NEP L’8 marzo 1921 si aprì il 10º congresso del Partito, durante il quale venne varata una nuova politica economica, la cosiddetta NEP. La scelta di Lenin dipese sicuramente dalle ribellioni in corso e dalla carestia che aveva colpito il paese. La NEP determinò il superamento di tutte le principali misure del comunismo di guerra. Il sistema di requisizioni venne eliminato e ai contadini fu lasciata la possibilità di conservare le eccedenze, ritorna la libertà di commercio e i prezzi dipesero dalle leggi del mercato. Così negli anni 20 l’economia sovietica cominciò a crescere; molti però non erano soddisfatti: i rivoluzionari del partito temevano di aver tradito l’ideale comunista; gli operai delle grandi città vedevano i bottegai arricchirsi, ma non avevano visto un significativo miglioramento delle loro condizioni di vita.
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