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saba, montale, quasimodo, neorealismo, levi, pavese, Dispense di Letteratura Italiana

vita, opere e pensiero filosofico di: umberto saba, eugenio montale, salvatore quasimodo, corrente del neorealismo, primo levi, cesare pavese

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 10/01/2022

GIU.L.ARIA
GIU.L.ARIA 🇮🇹

3.6

(5)

73 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica saba, montale, quasimodo, neorealismo, levi, pavese e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! UMBERTO SABA (1883-1957) Biografia a pag. 504 Quando il padre abbandona lui e la madre, il piccolo viene affidato a una balia slovena che, avendo perso il proprio figlio, riversa su di lui il suo affetto e la sua tenerezza in contrasto con la madre austera e severa. Vive quindi da una parte con una figura paterna assente, dall'altra diviso tra l'amore della madre naturale e quello della madre adottiva. A causa dello scarso profitto interrompe lo studio il secondo anno di liceo classico e lavora senza entusiasmo in una ditta di Trieste. L'unico svago e sfogo lo trova nella poesia leggendo i classici iniziando a scrivere versi. Dopo un viaggio a Firenze e la leva militare a Salerno sposa Carolina Wélfer, la "Lina" delle sue poesie, e avrà una figlia, Linuccia, subito dopo. Quando scrive le sue prime poesie rifiuta il cognome del padre, Poni, in omaggio al nome della sua balia, Saba. Tornato dalla prima guerra mondiale apre una libreria antiquaria. Colpito dalle leggi razziali per la sua origine ebraica, va a Parigi e quando scoppia la seconda guerra mondiale, nel 1939, si trova a Roma, dove Ungaretti cerca di proteggerlo. Durante l'occupazione nazista vive nascosto a Firenze a casa di Montale. Otterrà la giusta gloria, quando, pochi anni prima di morire, l'università di Roma gli conferisce la laurea in lettere honoris causa. Gli ultimi anni sono difficili per le crescenti crisi depressive e per la malattia della moglie, che muore nel 1956. Dopo nove mesi, nel 1957, lui la seguirà morendo di infarto in una casa di cura a Gorizia. Il Canzoniere La poetica di Saba emerge da questa raccolta di poesie. È un'opera unitaria, perché narra la storia di una vita con una sorta di biografia, al punto che lo stesso autore la definisce un romanzo. Tuttavia le sue personali vicende esistenziali non valgono per se stesse, ma riguardano una condizione più generale dell'uomo e della vita. A differenza di D'Annunzio, la poesia non deve seguire una concezione estetizzante, cioè essere una bella poesia, ma deve essere vera e onesta, perché deve avere l'obiettivo di far chiarezza dentro di sé nel rapporto con gli altri. | temi di questa raccolta sono quelli della quotidianità come la moglie, gli animali e la campagna. È proprio questo desiderio di sincerità a spingere Saba ad andare al di là delle apparenze cercando di scoprire le motivazioni profonde e logiche dell'agire dell'uomo, diversamente da Ungaretti, per il quale bisogna attingere a una verità superiore, mistica e irrazionale, perché la poesia deve svelare intuizioni improvvise. Partendo dalle piccole cose, dimesse e quotidiane, invece, Saba passa a interrogarsi sui significati essenziali e universali della vita relativi al destino dell'uomo con tutte le sue contraddizioni. Ovviamente lo strumento privilegiato per comprendere la dimensione umana è la psicanalisi, che egli stesso conosce quando, nel 1928, inizia la terapia con il dottor Veis. Riesce ad analizzare le pulsioni inconsce e spesso inconfessabili che stanno alla base delle azioni e dei pensieri umani. Come Svevo si rifà alla filosofia di Freud a quella di Nietzsche, che aveva smascherato le ipocrisie della morale, della società per mostrare gli aspetti più nascosti e inquietanti della psiche umana. Grande importanza per Saba ha il tema della città, perché la sua amata Trieste costituisce per lui un rifugio e riflette la duplicità del suo carattere: da una parte aperto e allegro e dall'altra schivo e malinconico. Il tema della donna riguarda il problema della maternità, perché durante la fanciullezza viene abbandonato dal padre e vive la durezza della madre, che induce il bambino a riversare il suo bisogno di affetto sulla balia e, una volta grande, sulla moglie Lina che sostituisce l'immagine materna. Questa scissione dell'io e la nevrosi che lo accompagnerà per tutta la vita saranno la base da cui parte la sua poesia. Egli aveva assistito impaurito ai violenti litigi dei genitori e temeva la madre, perché gli aveva insegnato ad odiare il padre. Solo da grande incontrerà il padre con il quale scoprirà di avere lo stesso dono della poesia. Questa alternanza tra crisi depressive e il loro superamento e tra dolore e gioia vengono definiti un "ossimoro esistenziale”, perché in lui convivono queste due opposte tendenze. Per quanto riguarda la forma, Saba rifiuta le tendenze contemporanee, perché a differenza del futurismo e di Ungaretti, ripropone una sintassi logica e definita con un linguaggio quotidiano. Egli rifiuta la difficile tecnica dell'analogia in nome di una più chiara immediatezza del linguaggio quotidiano; il lessico è quindi comune. Vedi analisi del testo: "A mia moglie" (pag. 526) “La capra” (pag. 530) "Trieste" (fotocopia) Ho attraversata tutta la città. Poi ho salita un’erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all’ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l’ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l’aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva. "Mio padre è stato per me l'assassino" (pag. 536) "Amai" (fotocopia) Amai trite parole che non uno osava. M'incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica. Con paura il cuore le si accosta, che più non l’abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco. Rispetto alla prima raccolta, qui lo stile è più elevato e oscuro, anche se resta lontano dall'Ermetismo. Questa concezione di una letteratura come estrema portavoce dei valori più i della civiltà contro l'avanzare delle barbarie della società di massa, della dittatura fascista e dell'arrivo della seconda Guerra Mondiale prende spunto dal trasferimento di Montale a Firenze nel 1927, quando frequenta intellettuali della rivista "Solaria". Uno dei temi principali è la figura della "donna-angelo", come una sorta di Beatrice dantesca, dotata di virtù capaci di indicare al poeta una via di salvezza dall'Inferno quotidiano. Le donne che appaiono in queste poesie si chiamano Daria, Arletta e non rappresentano altro che dei doppi del poeta stesso, come proiezioni della sua inquietudine esistenziale. La donna più importante è Clizia, che nel mito greco era la donna trasformata dal dio del Sole Apollo nel fiore del girasole, perché si rivolge sempre verso la sua luce. Ma Apollo è anche il dio della poesia, e per questo Clizia rappresenta il valore della cultura. Nella realtà la donna era Irma Brandeis, un'ebrea americana studiosa di letteratura italiana, che scappa dall'Italia nel 1938 per tornare negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali. Montale vive da una parte l'esistenza monotona e frustrante, come la città, la modernità e la guerra imminente, e dall'altra l'attesa di un'apparizione della "donna-angelo", che può dare un senso alla sua realtà. Davanti all'inevitabile guerra può opporre lo sguardo di questa donna, che rappresenta la chiarezza dell'intellettuale, che, non essendo cieco come gli altri uomini, può rendersi conto delle barbarie e può garantirsi una possibilità di salvezza attraverso la cultura. Vedi analisi del testo: La casa dei doganieri (pag. 566) Non recidere, forbice, quel volto (pag. 582) 3. LABUFERA E ALTRO (1956 Questa terza raccolta di poesie è del 1956 e si ha una rottura rispetto alle "Occasioni" perché: - è cambiato il contesto storico-biografico, perché non ci si trova più nella culla della letteratura a Firenze, ma in una atmosfera di tragedia dopo la guerra. Montale perde le sue speranze a cause della creazione del PC e della DC, dogmatismi che egli ha sempre rifiutato. - Si ha anche la presenza della nuova figura femminile, Maria Luisa Speziani, detta "la Volpe". Tornano itemi della passione e dell'eros. i temi più importanti sono il recupero dell'infanzia ligure attraverso il ricordo dei cari come depositari di una saggezza quotidiana, e il progresso della modernità alienante. Vedi analisi del testo: La primavera hitleriana (pag. 576) 4. SATURA (1971 È una raccolta di "Xenia", cioè piccoli componimenti poetici, con il significato di doni fatti agli dei. si ha l'accenno al pessimismo storico con una polemica contro la società dei consumi, utilizza la satira e l'ironia trasformate in sarcasmo. la sua polemica, però, non è costruttiva, perché sa di non poter cambiare il presente. È presente la figura della moglie Drusilla Tanzi, detta "la Mosca", vista come depositaria di una saggezza quotidiana, che permette di resistere alla disgregazione della vita. Lo stile è volutamente basso, con un linguaggio contemporaneo. Vedi analisi del testo: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale (pag. 584) SALVATORE QUASIMODO (1901-1968) - PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA NEL 1959 Biografia a pag. 635 Poetica Quando si parla di Quasimodo, lo si accosta alla corrente dell’ERMETISMO ereditata dalla nuova sensibilità delle poesie del primo novecento, dalle quali riprende: il verso libero e i temi esistenziali. L'elaborazione di questa tendenza ha il suo centro a Firenze, nel caffè "Giubbe rosse", luogo famoso di incontro e discussione. | temi, di cui parlavano, erano poi pubblicati sulle riviste di Firenze come "Solaria", "Letteratura" ecc. l'ermetismo fa coincidere la poesia con la vita, intesa come la realtà più intima dell'uomo, andando oltre ogni superficialità. Perciò la poesia è una ricerca del più profondo di noi stessi, per arrivare alla verità, avvicinandosi quindi alla posizione di Saba. La poesia, ricercando quindi la profondità dell'uomo, non si deve occupare delle vicissitudini dell'esistenza quotidiana, in questo si distacca invece da Saba. È come se la letteratura dovesse rifiutare la realtà e la storia perché deve aspirare a collocarsi fuori dal tempo. Si parla perciò di "individualismo", perché il poeta si chiude in se stesso, scegliendo un linguaggio difficile e incomunicabile, escludendo la maggior parte del pubblico. La tecnica privilegiata rimane quella dell'analogia, processo che coglie realtà impalpabili e misteriose, riprendendo da Ungaretti l'uso della parola come evocatrice e allusiva. Il nome della corrente dell'ermetismo deriva: 1. dalla figura mitica di Ermete Trismegisto, autore nell'antica Grecia di libri magici, che rivelavano segreti capaci di rendere l'uomo partecipe della natura divina. 2. da Hermes (greco) o Mercurio (latino), dio delle scienze occulte, proprio per sottolineare l'indecifrabilità della poesia. 1a fase: ACQUE E TERRE (1930 È La prima raccolta di poesie che incarna la prima fase della produzione poetica di Quasimodo, nella quale aderisce all'ermetismo. Si trova sradicato dalla famiglia e dalla Sicilia per ragioni di studio prima e di lavoro poi, catapultato nel mondo difficile e alienante delle grandi città. Si forma in lui subito il complesso dell'esule, tormentato dalla nostalgia dell'infanzia, rimpianta come età di innocenza e serenità. | temi più importanti sono: la solitudine, il senso del mistero, il rimpianto per l'infanzia, la famiglia e la Sicilia. Il linguaggio è quello dell'ermetismo, con la ricerca della parola scarna, e essenziale e allusiva con analogie e sinestesie. Vedi analisi del testo: "Ed è subito sera" (pag. 637) 2a fase: GIORNO DOPO GIORNO (1947 Questa raccolta di poesie comprende la seconda fase della produzione poetica di Quasimodo. Al linguaggio allusivo misterioso dell'ERMETISMO se ne sostituisce uno più chiaro e diretto perché è aperto a un pubblico più vasto. La sua poesia diventa civile e umanitaria. Dopo la follia omicida della Seconda Guerra Mondiale Quasimodo si apre alla realtà storica e alla cronaca del suo tempo, passando dalla tematica intimistica a quella storica e sociale e al colloquio con gli altri che soffrono della stessa pena. IL NEOREALISMO Questo termine si diffonde originariamente in ambito cinematografico a partire dal film "Ossessione" di Luchino Visconti uscito nel 1942. Dopo il 1943 l'etichetta si estende anche all'ambito letterario per indicare la necessità di un ritorno alla realtà dopo il soggettivismo e l'intimismo degli anni 30, perché la gente sente l'esigenza di parlare del popolo. Il prefisso "neo" indica la novità di questa corrente rispetto al Realismo/Verismo di fine Ottocento di Verga, perché qui vi è un nuovo impegno politico e ideologico, esplicitamente di parte, che coincide spesso con la prospettiva dei Partiti di Sinistra. Mentre il Realismo/Verismo promuoveva l'accettazione della condizione umana di dolore e infelicità, il Neorealismo è caratterizzato, invece, da intenti civili e sociali. Si distingue in due fasi: 1. il Neorealismo degli anni '30, in pieno periodo fascista, e quindi allusivo e discreto, per evitare la censura fascista. 2. quello vero e proprio, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, in piena democrazia, è più aperto, critico e polemico, animato dalla speranza di un riscatto e di un rinnovamento della società. Perciò si vogliono raccontare nei romanzi le tragiche esperienze della Seconda Guerra Mondiale, la Resistenza dei partigiani e la vita nei campi di concentramento. Il Neorealismo degli anni successivi, invece, si interesserà delle fatiche contadine, delle lotte operaie in Italia durante il periodo della ricostruzione dopo la guerra e di argomenti di attualità, come ad esempio la Mafia. Quindi la nuova cultura non è più per pochi specialisti e poco comprensibile, come accadeva per l'Ermetismo, ma è più aperta, non solo per la voglia di ricordare, ma anche per il clima di rinnovamento e ricostruzione. | più importanti autori Neorealisti sono: 1) PRIMO LEVI (1919-1987) Biografia a pag. 709 Poetica La sua poetica emerge soprattutto dalla sua autobiografia di "Se questo è un uomo", che nasce dal suo bisogno di raccontare e, quindi, di fornire una testimonianza di ciò che gli è successo in uno dei più famosi campi di concentramento, Auschwitz. Secondo il gusto neorealista, si occupa di descrivere aderendo più possibile alla realtà e lo fa in maniera lucida e rigorosa, essendo lui di professione un chimico.
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