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Saggio sulla libertà, Sintesi del corso di Storia Del Pensiero Politico

Saggio sulla libertà - John Stuart Mill - Riassunto di tutti i capitoli completo

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Caricato il 04/09/2018

Nicolas.Dimalio
Nicolas.Dimalio 🇮🇹

4.1

(71)

29 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Saggio sulla libertà e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Pensiero Politico solo su Docsity! SAGGIO SULLA LIBERTA’: JOHN STUART MILL INTRODUZIONE ▲ L’argomento di questo saggio è la libertà civile (o sociale), ovvero la natura e i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull’individuo. ▲ Mill apre il suo saggio trattando della storica «lotta tra autorità e libertà» → nell’antichità si trattava di conflitti tra sudditi e governo: • per libertà s’intendeva la protezione dalla tirannia dei governanti, concepiti come antagonisti del popolo. Essi erano una casta dominante, la cui autorità era ereditaria o frutto di conquista, ma in ogni caso non della volontà dei governanti. Il potere dei governanti era considerato necessario, ma anche pericoloso, in quanto arma che avrebbero cercato di usare contro i propri sudditi. • Per autorità, s’intendeva di un potere esercitato dal singolo o da una tribù, la cui eredità era conquistata o eredità. ▲ Lo scopo dei cittadini era quello di porre dei limiti al potere sulla comunità concesso al governante; proprio questa limitazione era ciò che essi intendevano per libertà. Si cercava di conseguirla in due modi: 1. Ottenendo il riconoscimento di determinate immunità (libertà o diritti politici); 2. Creando dei vincoli costituzionali per cui il consenso della comunità veniva reso condizione necessaria per alcuni degli atti fondamentali dell’esercizio del potere. ▲ Dal momento che la società si trovava nella sua fase di sviluppo iniziale, soggetta spesso a condizioni di agitazione e pericolo (a causa di un’esigua popolazione o di uno stato di guerra costante), era costretta ad accettare il dominio di un «signore». ▲ Ad un certo punto del progresso umano, gli uomini cessarono di pensare che i governanti dovessero necessariamente rappresentare un potere indipendente, e iniziarono a preferire che essi ricevessero l’esercizio del potere, funzionando da delegati revocabili dalla comunità, affermando così che il miglior sistema di governo da adottare fosse quello elettivo e temporaneo. ▲ Così, gli uomini avrebbero potuto essere sicuri che non si sarebbe abusato a loro danno del potere di governo. Gradualmente, questa richiesta di governo temporaneo divenne l’obiettivo principale dell’azione dei partiti popolari. Con lo sviluppo di questa lotta, alcuni cominciarono a pensare che si era attribuita troppa importanza alla limitazione del potere in quanto tale; ciò che ora si voleva era l’identificazione dei governanti con il popolo, la coincidenza del loro interesse e volontà con quelli della nazione. ▲ Malgrado le speranze infuse dall'Illuminismo, Mill dichiara che gli ideali democratici non vennero adottati così facilmente come sperato → anche nella democrazia, il «popolo» che doveva trovarsi al governo, e cioè i governanti, raramente coincideva con quello che doveva essere governato. ▲ Su questo fronte potevano, inoltre, prodursi delle dinamiche che tendevano a far prevalere consuetudini, modi di essere e valori che erano quelli della maggioranza: «tirannia della maggioranza» ⇒ «la volontà del popolo significa, in termini pratici, la volontà della parte di popolo più numerosa o attiva – la maggioranza, o coloro che riescono a farsi accettare come tale; di conseguenza, il popolo può desiderare opprimere una propria parte», che verrebbe privata del diritto di esercitare i propri fini (garantito dagli ideali democratici). ▲ Secondo la visione di Mill, la tirannia della maggioranza è anche peggiore della tirannia di governo, perché non si limita ad una funzione esclusivamente politica, ma penetra nella quotidianità lasciando «meno vie di scampo» alla sua influenza. L’individuo dunque non deve soltanto tutelarsi dall'autocrazia del despota, ma anche «proteggersi dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti», dalla tendenza della società a imporre, con norme di condotta e altri mezzi, le proprie opinioni ai dissenzienti, a ostacolare la formazione e lo sviluppo d’individualità discordanti, e a costringere tutti gli individui a uniformarsi al suo modello. ▲ Per rendere l’esistenza di chiunque degna di essere vissuta è necessario imporre delle restrizioni sulle azioni altrui, delle regole di condotta (leggi); quali siano queste regole è il problema principale della collettività umana e nessun Paese, in nessuna epoca, lo ha risolto in egual modo. Le regole secondo cui gli uomini vivono sembrano loro ovvie e autogiustificantesi; quest’illusione è il tipico esempio dell’influenza della consuetudine. ▲ Il principio pratico che forma le opinioni sulle regole della condotta umana è il sentimento; nessuno ammette a sé stesso che il suo criterio di giudizio è il suo gradimento, ma un’opinione su un dato tipo di condotta può essere considerata solo una preferenza individuale. Per un uomo comune, la sua preferenza è generalmente l’unica ragione che giustifica qualunque sua nozione di morale. Di conseguenza, le opinioni degli uomini su cosa sia degno di lode o di biasimo sono condizionate da molteplici cause ex. ragione, pregiudizi o superstizioni, ma soprattutto i desideri o le paure per sé stessi, gli interessi personali. Dovunque vi sia una classe dominante, la morale del Paese è emanata dai suoi interessi di classe. ▲ Un altro grande principio che ha determinato le norme di condotta è stato il servilismo degli uomini nei confronti delle supposte preferenze o antipatie dei loro signori temporali o dei loro dèi; esse sono il fattore principale che ha determinato le norme di comportamento da osservare per non incorrere nelle sanzioni della legge e dell’opinione. ▲ Coloro il cui pensiero o i cui sentimenti erano più avanzati di quelli della loro società hanno evitato di attaccare questo stato di cose, si sono preoccupati di determinare ciò che la società dovrebbe preferire o avversare; hanno preferito tentare di modificare i sentimenti degli uomini rispetto alle questioni particolari su cui essi stessi erano degli eretici, piuttosto che far causa comune con gli eretici per umano risiedono nella possibilità di poterlo correggere quand’è sbagliato; esso deve mantenersi aperto alle critiche. ▲ Sapendo di aver cercato le difficoltà invece di averle evitate, e di aver preso in esame ogni punto di vista, si ha il diritto di considerare il proprio giudizio migliore di quello di qualsiasi altra persona che non ha seguito una procedura analoga. Secondo Mill sentirsi sicuri della veridicità di un’opinione non rappresenta una presunzione d’infallibilità, lo è incaricarsi di decidere la questione per conto di altri, senza permettere loro di ascoltare le possibili opinioni contrarie. ▲ Nel corso del capitolo, Mill analizza le obiezioni relative alla politica di non limitare la libertà di opinione, e afferma che la soppressione di opinioni basata sulla fede in una dottrina infallibile è pericolosa. Egli sostiene che la verità, se veramente tale, sopravviverà necessariamente alle persecuzioni e che la società ha soltanto bisogno di apprendere i suoi fondamenti, e non le sue contestazioni. ▲ Il metodo di discussione di Mill si basa sulla dialettica socratica, costituita da discussioni negative le quali cercano d’indurre gli interlocutori a individuare ed esplicitare i fondamenti delle loro opinioni e a rimetterli costantemente in discussione → anche detta maieutica (dal greco “arte della levatrice”). ▲ In ogni campo in cui è possibile una differenza di opinioni, la verità dipende dall'individuazione di un equilibrio tra due gruppi di ragioni contrastanti. Cicerone sottolineava: <<la necessità di studiare gli argomenti dell'avversario con maggiore attenzione dei propri perché chi conosce solo gli argomenti a proprio favore conosce poco>>. La fatale tendenza degli uomini a smettere di pensare a una questione quando non è più dubbia è una delle principali cause dei loro errori («profondo sonno dogmatico indotto da un'opinione definitiva»). ▲ Mill ha riconosciuto la necessità della libertà di opinione e di espressione per quattro ragioni: ♦ Ogni opinione costretta al silenzio può essere vera e negarla significa presumere di essere infallibili. ♦ Anche se l'opinione repressa è sbagliata, molto spesso contiene una parte di verità, e soltanto attraverso lo scontro tra opinioni opposte il resto della verità potrà emergere; inoltre la verità può giovarsi del confronto con l’opinione erronea. ♦ Anche se l'opinione comunemente accettata costituisce l'intera verità, se non si permette che sia accanitamente contestata, la maggior parte dei suoi seguaci l'accetterà come se fosse un pregiudizio, con scarsa comprensione dei suoi fondamenti razionali. ♦ Il significato della dottrina rischierà di affievolirsi e perderà il suo effetto vitale sul carattere e sul comportamento degli uomini; diventerà un dogma, un'asserzione puramente formale e priva di efficacia benefica, e costituirà un ostacolo allo sviluppo di qualsiasi convinzione derivante dal ragionamento o dall'esperienza personale. ♦ Secondo Mill le «facoltà umane quali la percezione, il giudizio, il discernimento, l’attività mentale e persino la preferenza morale, si esercitano soltanto nelle scelte. Chi fa qualcosa perché è l’usanza non opera una scelta, né impara a discernere o a desiderare ciò che è meglio. I poteri mentali e morali, come quelli muscolari, si sviluppano […] soltanto con l’uso». Dell'individualità, come uno degli elementi per il benessere ▲ Mill sostiene che l’intervento a limitazione della libertà dell’individuo si giustifica solo se questa può recare danni ad altri, mentre ciascuno è libero, se lo desidera e lo ritiene giusto, di arrecare danno a sé stesso. Perciò ogni individuo è libero di agire secondo le proprie opinioni, senza essere ostacolato dai propri simili. ▲ Il libero sviluppo dell'individualità è uno degli elementi fondamentali del bene comune, perciò una società dovrebbe sforzarsi di promuovere l'individualità come prerequisito per la creatività e la diversità. In linea con questa idea, Mill ritiene il conformismo un grave pericolo (timore di un conformismo precettistico da parte della cultura occidentale). Secondo Mill le azioni in sé stesse non contano, ma hanno valore soltanto assieme all'individualità della persona che le ha compiute. Egli afferma che «la natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnatole, ma un albero, che ha bisogno di crescere e svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una creatura vivente». ▲ Oggi la società ha prevalso sull'individualità, gli individui non hanno inclinazioni se non per la consuetudine. Quando viene impedito agli individui di soddisfare le proprie inclinazioni, i mezzi per svilupparsi sono ottenuti a spese altrui. Affinché la natura di ciascuno possa esplicarsi, è essenziale che sia consentito a persone diverse di condurre vite diverse. Von Humboldt indica le condizioni necessarie allo sviluppo umano: la libertà e la varietà di situazioni. ▲ La condizione necessaria affinché vi siano persone di genio è un’atmosfera di libertà; esse sono, per definizione, più individualiste di chiunque altro, quindi meno capaci di adeguarsi senza deformazioni. IV. Dei limiti dell'autorità della società sull'individuo ▲ Il fatto di vivere in società implica che ciascuno osservi una determinata condotta nei confronti degli altri; essa consiste nel non danneggiare gli interessi altrui e nel sostenere la propria parte di sacrifici necessari per difendere la società o i suoi membri da danni e molestie. La società ha il diritto di far valere a tutti i costi queste condizioni nei confronti di coloro che tentano di non adempiervi. ▲ Mill ritiene che una persona dovrebbe essere lasciata libera di perseguire i propri interessi, pagandone eventualmente le conseguenze, fin quando non danneggia gli interessi altrui; in tal caso, la sua condotta «ricade sotto la giurisdizione della società». Nel comportamento degli uomini, è necessario che le norme generali vengano rispettate, affinché gli altri sappiano cosa aspettarsi in una determinata situazione, ma nelle questioni che riguardano solo il singolo, la spontaneità individuale ha diritto ad esprimersi liberamente. ▲ Gli individui dovrebbero stimolarsi vicendevolmente a esercitare maggiormente le facoltà più elevate e a dirigere sentimenti e azioni verso scopi saggi, ma nessuno è autorizzato a dire a un adulto che per il suo bene non può fare della sua vita quello che ha scelto di farne; gli altri possono dargli dei consigli che lo aiutino nel giudizio, ma è lui il giudice ultimo. ▲ Mill rifiuta l’idea che l’unico scopo della libertà sia quello di autorizzare un’egoistica indifferenza. Al contrario, sostiene che il sistema liberale spinge le persone al bene assai più efficacemente della coercizione fisica o emotiva. Questo principio lo porta a concludere che una persona potrebbe far del male a sé stessa attraverso il vizio; in questi casi i governi, dovrebbero punire l'individuo quando trascura un dovere nei confronti degli altri (o arreca danno ad altri), e non il vizio che l'ha condotto ad una tale negligenza ex. non deve essere bandita la vendita di alcolici se l'ubriachezza ha spinto alcuni individui a trascurare il proprio dovere, ma bisogna punire quegli individui che hanno trascurato il proprio dovere a causa dell'ubriachezza. ▲ Nessuno è completamente isolato dalla società, perciò è impossibile arrecare un danno a se stessi senza danneggiare chi ci sta vicino → se un individuo lede le sue proprietà, danneggia chi direttamente o indirettamente ne traeva sostentamento; se deteriora le sue facoltà fisiche o mentali, non solo fa del male a coloro la cui felicità dipendevano da lui, ma si rende anche incapace di svolgere i suoi compiti; anche se una persona non danneggia direttamente altri con i suoi vizi, è dannosa con l'esempio e dovrebbe essere costretta a controllarsi per il bene di chi potrebbe essere influenzato dalla sua condotta! ▲ Mill sostiene che la società dovrebbe punire le conseguenze dannose di una condotta irrazionale, ma non la condotta irrazionale in sé, la quale è affare dell'individuo. Chiunque non tenga in necessaria considerazione gli interessi altrui è degno di disapprovazione morale per questo comportamento, ma non per le cause che possono averlo provocato e che riguardano solo il singolo. Analogamente, chi con il suo comportamento è incapace di compiere un preciso dovere verso il pubblico, è colpevole di reato sociale.
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