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Dal liberalismo all’imperialismo (1861-1903), Appunti di Italiano

Appunti : Dal liberalismo all’imperialismo (1861-1903). Periodo che si sviluppa in tutt'Europa. Naturalismo, Simbolismo e Decadentismo.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 05/04/2019

iamfrede98
iamfrede98 🇮🇹

4.1

(30)

42 documenti

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Scarica Dal liberalismo all’imperialismo (1861-1903) e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Dal liberalismo all’imperialismo (1861-1903) Il periodo considerato ha inizio in Europa nel 1849, quando si conclude il movimento rivoluzionario per l’indipendenza nazionale e per l’instaurazione di regimi liberali o democratici. Termina nel primo decennio del Novecento, in coincidenza con la piena affermazione della seconda rivoluzione industriale. In Italia si assume come data iniziale il 1861, anno in cui viene proclamata l’unità nazionale, e come data finale il 1903, anno in cui Giolitti va al potere. Sul piano letterario, subito dopo il 1848, Flaubert e Baudelaire anticipano, in Francia, le tendenze che pochi anni dopo s’impongono con il Naturalismo e con il Simbolismo, mentre in Italia le loro posizioni vengono accolte e propagate dal movimento della Scapigliatura, che si sviluppa a Milano dopo l’Unità. Il periodo considerato vede il passaggio in Europa da una borghesia liberista a una imperialista. Si deve distinguere la fase che va dal 1849 al 1873 dalla successiva. Infatti, in questo periodo, si assiste a un forte sviluppo economico promosso da una borghesia fedele ai principi del liberismo, senza controlli statali. Questa borghesia entra però in crisi al momento della grande depressione (1873-1895). L’economia europea tenta infatti d’ uscire dalla depressione con una politica antiliberistica e imperialistica che si afferma a partire dall’ultimo ventennio del secolo: si formano grandi concentrazioni industriali monopolistiche che limitano la libera concorrenza; lo Stato interviene nell’economia assumendo la protezione delle aziende; si creano nuovi mercati attraverso un’accentuazione dell’espansione coloniale. La nuova borghesia imperialistica è fortemente aggressiva all’esterno e autoritaria all’interno. Negli anni Novanta l’imperialismo economico e militare è ormai una realtà. Esso costituisce la base di ripresa dello sviluppo economico:può prendere avvio così la seconda rivoluzione industriale, che si sviluppa a cavallo tra i due secoli (1896-1910). La parola imperialismo indica la politica aggressiva degli Stati europei. Essa è diretta soprattutto alla conquista di nuove colonie in Africa e in Asia; tuttavia, sviluppando la concorrenza tra gli Stati, acuisce le contraddizioni internazionali tra le grandi potenze, sino a produrre la Guerra mondiale (1914-18). In particolare il nome “imperialismo” trae origine dall’assetto “imperiale” dato dall’Inghilterra ai suoi possedimenti coloniali nel 1876. L’Italia partecipa allo sviluppo dell’economia europea da posizioni ancora assai arretrate. Il vero e proprio decollo industriale sarà avviato solo negli ultimi anni del secolo e all’inizio del successivo, in concomitanza con la seconda rivoluzione industriale europea. Un momento significativo di tale sviluppo è la fondazione della FIAT a opera di Giovanni Agnelli, nel 1899. L’industrializzazione riguarda, però, solo settori limitati del territorio nazionale, ristretti per lo più al triangolo Torino- Milano-Genova. Il resto del paese resta prevalentemente agricolo e condizionato dalla “questione meridionale”. Da un punto di vista politico, il periodo considerato (dal 1849 in Europa e dal 1861 in Italia sino al 1903) si può suddividere in due fasi: la prima va sino al 1871, quando si conclude la guerra franco- prussiana, ed è caratterizzata da una situazione di instabilità e dai frequenti conflitti militari fra le potenze europee; la seconda, che si apre con il trattato di pace fra Prussica e Francia del 1871, è invece contrassegnata da stabilità e da assenza di conflitti europei e durerà sino alla guerra mondiale del 1914. Nella prima fase i fattori di instabilità sono dovuti sia alle tendenze verso l’indipendenza nazionale che indeboliscono gli imperi multinazionali, l’impero austro-ungarico e quello turco, sia alla politica di potenza della Prussia di Bismarck e, seppure in misura minore, della Francia di Napoleone III. Si susseguono, così, varie guerre, fra cui quella del 1859 che vede alleati Piemonte e Francia contro l’Austria (è la seconda guerra d’indipendenza per l’Italia) e quella del 1866 fra Prussica e Austria, nella quale l’Italia scende in campo accanto alla Prussia (è la terza guerra d’indipendenza, attraverso cui l’Italia, l’Italia, per quanto sconfitta a Lissa e a Custoza, entra in possesso del Veneto). Infine la guerra franco-prussiana del 1870 si conclude con la vittoria prussiana e la proclamazione dell’impero tedesco, mentre Napoleone III è costretto ad abdicare e in Francia viene ripristinata una repubblica di tipo liberale. È approfittando di questa guerra che le truppe italiane conquistano Roma (20 settembre del 1870), poi proclamata capitale nel luglio del 1871. Ormai l’Europa è dominata da tre sole grandi potenze: l’Inghilterra, la Germania e la Francia che, seppure sconfitta mantiene una grande forza economica e militare). L’impero austro-ungarico appare invece molto ridimensionato. In politica interna il periodo della grande depressione e della nascita dell’imperialismo economico coincide in tutta Europa con il rafforzamento delle tendenze autoritarie e conservatrici. La comparsa del protagonismo delle masse (soprattutto cattoliche e socialiste) e lo spauracchio della rivoluzione socialista, divenuto attuale dopo la Comune parigina del 1871, inducono i gruppi dominanti a risposte antidemocratiche e spesso illiberali. Solo alla fine del secolo o all’inizio del nuovo, negli anni della seconda rivoluzione industriale, si assiste a un’inversione di tendenza in Francia, in Inghilterra, in Italia, negli Usa. Anche in Italia prevale, sino alla fine del secolo, una linea conservatrice e talora repressiva: per una reale svolta liberale e democratica occorrerà attendere il governo Giolitti del 1903. Le parole-chiave: Naturalismo, Simbolismo, Decadentismo In campo letterario, le due tendenze dominanti in questa età sono il Naturalismo e il Simbolismo. Con esse finisce la letteratura romantica. Infatti, se è vero che Naturalismo e Simbolismo per un verso riprendono i due filoni principali dell’arte romantica (quello realistico e quello lirico- simbolico), per un altro, però, presentano caratteri speciali che li distinguono da essi. Nel Naturalismo viene meno la partecipazione romantica ai destini della società: lo scrittore diventa uno specialista che osserva in modo distaccato e neutrale i meccanismi sociali, limitandosi a descriverli. Nel Simbolismo questo processo di estraneità si converte in una progressiva specializzazione linguistica, che fa della poesia un linguaggio “separato” ripiegato su se stesso e spesso difficile da decifrare, dunque lontanissimo dalla vocazione “popolare” e dalle tendenze storicistiche del Romanticismo. Naturalismo e Simbolismo nascono in Francia a poca distanza l’uno dall’altro: in questo paese l’area cronologica del Naturalismo va dal 1865 al 1890 (in Italia è più breve: fra il 1878 e il 1890), quella del Simbolismo dal 1876 (anno in cui Mallarmé pubblicò L’après midi d’un faune) al primo decennio del Novecento. Per un certo periodo (1876-1890), quindi, le due poetiche convivono.
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