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Salvatore Settis, Tomaso Montanari - Arte. Una storia naturale e civile, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

JAN VAN EYCK Capostipite della pittura fiamminga e specialista nell’arte del ritratto, è ricordato a partire dal 1422, al servizio del conte d’Olanda Giovanni Baviera e, dopo la sua morte, si trasferì a Bruges e divenne pittore alla corte di Filippo il Buono.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

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Scarica Salvatore Settis, Tomaso Montanari - Arte. Una storia naturale e civile e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! L’ITALIA E LE FIANDRE JAN VAN EYCK Capostipite della pittura fiamminga e specialista nell’arte del ritratto, è ricordato a partire dal 1422, al servizio del conte d’Olanda Giovanni Baviera e, dopo la sua morte, si trasferì a Bruges e divenne pittore alla corte di Filippo il Buono. Uomo col turbante rosso (1433) National Gallery, Londra È ritratto a bezzo busto e di tre quarti, porta la firma è la datazione nella cornice “Jan Van Eyck mi dipinse, 21 ottobre 1433”. Nonostante le piccole dimensioni, sorprende per il forte verismo e l’attenzione ai dettagli: · turbante rosso · pelliccia del colletto · intensità dello sguardo · colore della pelle Tutto ciò reso possibile grazie all’uso della tecnica ad olio e alla direzione della luce che fa risaltare le forme del volto contro un fondo scuro. Polittico dell’agnello mistico (1426-32) Cattedrale di S. Bove, Gand Destinata alla cappella privata del mercante Joos Vyd. Detta anche Pala di Gand, è l’opera più grandiosa di Van Eyck, effettuata a Bruges. Ancora tardo medievale sia nel soggetto che nel formato, è caratterizzata da pale centrali sulle quali si chiudono degli sportelli dipinti su entrambi i lati. Sportelli chiusi: Vyd e la moglie ritratti negli scomparti esterni in basso, inginocchiati di fronte alle statue di Giovanni Battista e Giovanni Evangelista al centro. Al centro è presente la scena dell’Annunciazione e negli scompartimenti superiori appaiono sibille e profeti. Sportelli aperti: al centro troviamo l’Agnello, adorato dagli angeli e circondato da altre figure umane divise gerarchicamente, tutti in un giardino lussureggiante. Sopra di loro troviamo le figure di Dio, Maria e Giovanni Battista affiancati da angeli cantori. Nelle ante laterali infine troviamo le figure di Adamo ed Eva. • Attenzione ai dettagli preziosi delle vesti, corone, strumenti musicali e fisionomie • Paesaggio illuminato dal cielo e preciso nei dettagli della natura MA senza rigore prospettico Madonna del cancelliere Nicolas Rolin (1430-34) Louvre, Parigi Voluta dal consigliere del Duca di Borgogna per la propria cappella nella chiesa di Notre-Dame-Du- Castel. Pala in formato quadrato, che ritrae il Duca con una veste di broccato, inginocchiato di fronte alla Vergine con il Bambino mentre un angelo la sta per incoronare, il tutto ambientato in una suntuosa dimora, dove sullo sfondo si apre un luminoso loggiato. Guardando oltre notiamo un Hortus Conclusus, delimitato da un muretto dal quale si affacciano due soggetti, e in lontananza è dipinto un paesaggio distinto da un fiume che riverbera la luce del cielo. Paesaggio naturale + interno moderno e realistico = caratteristica fiamminga ripresa anche da Piero della F. ROGER VAN DER WEYDEN 1399, Tournai 1435, va a Bruxelles 1436, pittore ufficiale della città La deposizione di Lovanio (1443) Museo del Prado, Madrid Per la cappella della corporazione dei Balestrieri Pala d’altare in cui i personaggi sono disposti senza far attenzione ad una disposizione spaziale razionale. • Estrema precisione dei dettagli. • Concreta solidità • Teatrale gestualità Giudizio l’imperatore Nerone = omaggio alla passione per l’antico e al collezionismo (in voga in Italia) CAPITOLO 10: Dal verismo di Van Eyck presero spunto BARTHE’LEMY D’EYCK e JEAN FOUQUET 1) BARTHELEMY D’EYCK ; TRITTICO DI AIX-EN-PROVENCE (1443-45) Cattedrale di Aix-en-Provence •scomparto centrale: episodio dell’Annunciazione all’interno di un edificio gotico + finestroni da cui entra il tepore della luce tipicamente fiamminga •scomparti laterali: figure di profeti Isaia e Geremia inserite in una nicchia ciascuno. + sopra ogni profeta uno scaffale contenente dei libri. (→ simile a San Girolamo nello studio) tra coloro che seguirono le orme di Barthelemy troviamo: ENGUERRAND QUARTON “L’incoronazione della vergine” (1453). •Gerarchia che ingrandisce i personaggi principali al centro della composizione, mentre ai lati e sottostante mentre si compie il giudizio tutto appare estremamente piccolo e sproporzionato. •luce proveniente dall’alto pervade l’intera composizione, dando un senso di compattezza al quadro. •paesaggio; al centro il crocifisso che annienta la distanza tra Roma e Gerusalemme qui rappresentate 2) JEAN FOUQUET; Italiano e maggior pittore nella corte dei re di Francia → nel 400 rapporti Francia – Italia Nel quadro “Dittico di Mulen” vediamo le conseguenze di un soggiorno a Firenze prima di rientrare in Francia → doti nella pittura e miniatura. DITTICO DI MELUN (1452) Un dittico ad oggi smembrato di cui faceva parte della cornice anche un autoritratto del pittore , in cui vediamo la sua firma e il volto di ¾ su fondo scuro. A sinistra nel dittico; il devoto Etienne Chavalier, presentato dal suo patrono santo Stefano (riconoscibile per l'abito diaconale e la grossa pietra che tiene sul libro). LA scena è ambientata in una chiesa che riporta all’architettura italiana, in particolare Leon Battista Alberti per i marmi preziosi. Entrambi guardano verso la loro sinistra dove un tempo vi era il pannello della Vergine. Inoltre, gli uomini del dittico ricordano alcuni profili affrescati BEATO ANGELICO per la CAPPELLA NICCOLINA Pannello di destra; Vergine in trono che scopre un seno per allattare il Bambino, circondata da uno stuolo di cherubini blu e serafini rossi (* due tipi di angeli- i loro colori richiamano rispettivamente la sapienza e l'amore di Dio), che riempiono tutto lo sfondo. Il corpo scultoreo della Vergine fa pensare alla pittura di Piero della Francesca. (cap 19) FERRARA E GLI ESTENSI; TRE PITTORI E UN PROGETTO URBANISTICO Prima di trasferirsi a Mantova, Mantegna aveva soggiornato per poco a Ferrara presso la corte di LIONELLO D’ESTE. Nel decennio in cui fu signore vi furono artisti come PISANELLO – PIERO DELLA FRANCESCA- ROGIER VAN DER WEYDEN- LEON BATTISTA ALBERTI. Rapporti tra Ferrara e Padova; Morto Lionello Ferrara passò a Borso d’Este COSME’ TURA Con Borso d’Este nacque una vera e propria scuola pittorica ferrarese in cui vede il pittore che secondo Longhi costituì il “caposcuola dell’Officina Ferrarese”. La sua pittura è caratterizzata da una sovrabbondanza nei dettagli decorativi, colori violenti e irreali, figure dai profili marcati “LA MUSA ” del 1458-63 (a destra). La tavola faceva parte di una serie di nove Muse che dovevano decorare lo studiolo di Belfiore. Ripresa da un punto di vista ribassato, è raffigurata in trono e in una posa di forte torsione che manifesta energia. · Pisanello = evocato nel tono cortese • Piero della Francesca= perfetto ovale tondo, struttura salda, luce e panneggio aderente · Van Der Weyden =dettagli ripresi dalla pittura fiamminga FRANESCO DEL COSSA PALAZZO SCHIFANOIA; Salone dei Mesi È l’emblema della corte Estense, Palazzo a Ferrara, che adorava soggiornare in dimore destinate all’ozio. Il più celebre è il Palazzo Schifanoia, da “schivare la noia”. Trasformato da Borso d’Este che fece allestire il salone interno con decorazioni per celebrare la corte attraverso un ciclo allegorico dei dodici mesi dell’anno. Il solo nome documentato è quello di FRANCESCO DEL COSSA con l’esecuzione dei mesi di Marzo, Aprile e Maggio. Il ciclo è organizzato in 3 registri paralleli (2 sulle pareti lunghe e 3 su quelle corte) separando ogni mese in senso verticale. • In alto: mitologiche • Al centro: segno zodiacale • In basso: scorcio della vita di corte Aprile: sotto il segno del toro con Venere, trionfante su un carro trainato da una coppia di cigni sul quale compare Marte incatenato; intorno un gruppo di giovani e sullo sfondo le tre Grazie con dei conigli che riportano allo svago d’amore primaverile. Nel registro inferiore appare invece Borso d’Este. L’EVOLVERSI DELLA PALA D’ALTARE Cosa? Opera devozionale che orna un altare all’interno di una chiesa. In genere è un dipinto su tavola o tala, o nell’Europa settentrionale lascia scolpita o incisa su pietra/marmo/metallo Who? Raffigurati soggetti sacri LA PALA MEDIEALE Nata intorno al XI sec, e si sviluppa dal 200 al 400. Nasce ponendo il soggetto al centro frontale, ai lati di questa vengono rappresentati i fatti salienti del santo in maniera semplice e didascalica, in modo che il fedele potesse comprendere facilmente la portata miracolosa delle sue azioni. Modello che resterà in atto fino a fine 200. IL POLITTICO GOTICO Fra 3/400 si afferma in tutta Europa la pala d’altare a tavole separate, detta “polittico”. Dallo sfondo in oro, solitamente divisa in fasce orizzontali: in basso la predella (articolata in tavole narrative che illustravano con storie le vite dei santi raffigurati), centrale il soggetto sacro principale distribuito in più Ritroviamo la pittura fiamminga nella luce soffusa, l’atmosfera domestica, e nell’impostazione e il cuscino su cui si poggia il Bambino. Se accostato alla MADONNA COL BAMBINO (1465- destra) di Rogier Van der Weyden, vediamo come un italiano pur ispirandosi all’arte fiamminga resti fedele alla sua identità. ZANETTO BUGATTO Bianca sposa di Visconti, invitò presso la bottega di Van der Weyden il pittore Zanetto Bugatto, che realizzò un gruppo di opere della Madonna col Bambino. È realizzato con uno stile più nordico rispetto a Foppa. •resa geometrica del panneggio della veste di Maria, la scelta della luce e dei colori e gli angeli con le ali appuntite ai lati. Dopo la morte di Bugatto, il duca Sforza figlio di Bianca volle reclutare per la sua corte ANTONELLO DA MESSINA; più grande interprete italiano delle novità fiamminghe, formatosi a Napoli. (Cap 21) COLANTONIO NAPOLI; DA COLANTONIO AD ANTONELLO le presenze fiamminghe a Napoli sono fondamentali per capire il linguaggio di Colantonio, protagonista della pittura napoletana intorno al 1450 e colui che formerà nella sua bottega Antonello da Messina. PALA DI SAN LORENZO MAGGIORE Pala per la chiesa francescana costituita da due tavole: 1) San Girolamo nello Studio 2) San Franesco consegna la regola. Osserviamo da entrambe le tavole che in Colantonio non c’è nulla del linguaggio rinascimentale; predilige l’oro + manca la tridimensionalità nello spazio + panneggio delle vesti è nordico + libri nello studio riprodotti con grande attenzione al dato reale. La pala francescana ci fa capire come Napoli fosse un misto tra pittura nordica e mediterranea, per niente italiana. In questo periodo si forma nella bottega di Colantonio un giovane siciliano; ANTONELLO DA MESSINA (1430 - 1490 ca.) Mantegna → sviluppo tra PADOVA e LOMBARDIA Antonello da Messina → VENEZIA • Caratteristiche; sguardo alla pittura fiamminga (approfondita a Napoli) + pittura italiana attraverso il rigore razionale e geometrico di Piero della Francesca. • Soggiorno a Venezia 1474-76 elaborò una sintesi della pittura che influì anche GIOVANNI BELLINI. • si forma a Napoli nella bottega di Colantonio. • viaggi tra Roma e Urbino dove studia Piero della Francesca e Beato Angelico • pittura; padronanza della luce e dello spazio prospettico eleganza dei particolari uso di colori nordici plasticismo ed espressività tipica dei dipinti italiani tutto questo lo ritroviamo nel SAN GEROLAMO NELLO STUDIO, 1474, Londra, National Gallery si ispira al San Gerolamo nello studio di Jan Van Eyck (1445-46). Lo spettatore osserva la composizione come se fosse affacciato a una porta gotica, secondo un illusionismo dato dallo spazio intorno a lui. San Gerolamo è seduto all’interno di una navata della basilica con elementi gotici e rinascimentali. •ogni minuzioso dettaglio è descritto → naturalismo fiammingo • effetti della luce → grande realismo- pulviscolo • bellezza del reale + intellettuale → il santo è privo di aureola ma rappresentato come un letterato a dimostrare l’importanza della cultura umanistica. •richiami simbolici tra cui → il pavone (=immortalità) e la pernice (=peccato della lussuria). PALA DI SAN CASSIANO, 1475-76, Vienna Realizzata su modello di un dipinto perduto da Bellini “Pala di San Cassiano” e alla “Pala di Brera” di Piero della Francesca, è l’evoluzione della pala d’altare in Veneto. •Vi sono solo tre frammenti della pala che rappresentano; 1) la Madonna col Bambino 2) quattro santi divisi in due pale ai lati a mezzo busto (originariamente i santi erano 8). •vergine: rialzata sul trono, sembra dialogare con il fedele attraverso la mano destra posizionata di scorcio •LUCE: elemento fondamentale e caratteristica della pittura Veneziana → sottolinea i visi e le vesti = ripresa dalla pittura fiamminga • Particolari= bicchiere nella mano di Santa Lucia ANNUNCIATA (1476-77) Rappresentazione della meditazione privata e personale sul tema dell’incarnazione di Cristo. • il volto riprende le geometrie di Piero della Francesca •veste; avvolta in un mantello azzurro luminoso •la piega sul capo è l’asse centrale della composizione • l’improvvisa apparizione; movimenti+ espressione delimitano la sorpresa di Maria che si volta lievemente verso sinistra con uno sguardo intenso diretto fuori dal quadro. Con un gesto della mano sinistra chiude i lembi del manto sul petto + la mano destra mossa di scorcio per rispondere all’annuncio. IL VIAGGIO DEI MAGI, Benozzo Gozzoli •Caratteristiche; oro acceso, colori e preziosi lapislazzuli •Celebrata la gloria della famiglia de’ Medici attraverso un linguaggio completamente distaccato da quello rinascimentale. Why? → 1 ) volumetria di figure e cavalli non ha una collocazione spaziale all’interno del quadro 2 ) la scena sembra fiabesca + no prospettiva e tridimensionalità ANTONIO DEL POLLAIOLO (1413-1498) Storie di Ercole ormai perdute. Abbiamo un resto di due tavole agli Uffizi 1) ERCOLE CHE SCONFIGGE L’IDRA E SOFFOCA ANTEO •figure dei personaggi in contrasto con il cielo e le vedute a volo d’uccello del paesaggio •corpi atletici nudi in primo piano con precisione anatomica e dinamica tensione dei corpi in lotta =vitalismo mai visto ancora a Firenze 2) ERCOLE E ANTEO – VERSIONE BRONZEA; uno dei casi più antichi di scultura bronzea sullo studio del nudo LA BATTAGLIA DI NUDI •novità = tecnica a incisione a bulino → tecnica per riprodurre illustrazioni con matrice usata per l’arte orafa. È uno strumento di acciaio affilato, (bulino) con cui si potevano incidere delle lastre di metallo per ottenere degli incavi da riempire con l’inchiostro in modo da lasciare l’impronta delle incisioni su carta. ANDREA DEL VERROCCHIO Dopo la scomparsa di Donatello Verrocchio assume grande importanza nella scultura realizzando varie opere per i de’ Medici. Una tra queste è il MONUMENTO SEPOLCRALE DI PIERO E GIOVANNI DE’ MEDICI. La tomba racchiude molte novità; 1)la posizione = non è addossata alla parete ma è all’interno di un arcosolio, inoltre priva di immagini sostituendoli con elementi decorativi in bronzo. INCREDULITA’ DI SAN TOMMASO per Orsanmichele (1467-83) Nuova tipologia di composizione concepita per accentuare il senso di movimento → All’interno della nicchia vediamo Cristo che accoglie lo scettico apostolo alzando la destra; questa diviene apice di un’immaginaria piramide che ha il suo estremo vertice di base nel piede di Tommaso, fuori dall’incavo. • splendida realizzazione del panneggio IL BATTESIMO DI SAN SALVI, Chiesa fiorentina San Salvi 1475 Ritroviamo qui il formato piramidale in pittura → identità nello stile del gruppo di Orsanmichele • Verrocchio = contorni netti delle figure e anatomie + espressioni ≠ Leonardo = addolcisce i contorni fondendoli con l’atmosfera •panneggio dell’angelo inginocchiato a sx modellato dalla luce • definizione del corpo anatomico di Cristo •alcuni dettagli del dipinto furono eseguiti da LEONARDO DA VINCI = testa dell’angelo a sx + paesaggio nebbioso alle spalle → atmosfera paesaggistica mai vista prima caratteristiche di verrocchio in LEONARDO DA VINCI ANNUNCIAZIONE, 1475, Galleria degli Uffizi Metà anni 70 → avvia la sua carriera con la pala d’altare per la chiesa di San Bartolomeo a Monteoliveto. • Arcangelo Gabriele si inginocchia con le ali ancora spiegate nel prato fiorito portando il suo saluto alla Vergine che siede sulla soglia della propria dimora • Maria è posta di fronte a un leggio • frutto della lezione di Verrocchio → 1) panneggi plasmati dalla luce 2) eleganza dei voti e nelle fisionomie 3) composizione piramidale di Maria • resa naturalistica della realtà attraverso i dettagli e l’attenzione al paesaggio → inusuale collocazione all’aperto che gli permette la rappresentazione del prato su cui poggia l’arcangelo = grazie allo studio dal vero • IL SENSO DI LONTANANZA E’ RESO PER LA PRIA VOLTA NELLA STORIA DELLA PITTURA GRAZIE ALLA PROSPETTIVA AEREA → Leonardo riteneva che l’aria avesse un colore e una densità così da rappresentare le cose lontane con contorni indistinti e con una sfumatura grigio-azzurrina ADORAZIONE DEI MAGI – incompiuta- 1481-82, Galleria degli Uffizi Commissionata nel 1481 per l’altare maggiore della chiesa agostiniana di San Donato, nei dintorni di Firenze. • la pala appare come un grande disegno che riuscì solo ad abbozzare perchè si trasferì a Milano nel 1482 La bozza ci permette di capire come operava Leonardo → dallo scuro al chiaro, dalle ombre alla luce • Composizione; come abbiamo visto nella tavola di Gentile da Fabriano per Santa Trinità la capanna doveva esser di lato in primo piano e poi l’arrivo dei magi ≠ Leonardo invece pone la Madonna con il Bambino al centro, all’ombra di un albero facendo ruotare intorno un gruppo di sovrani. Alle loro spalle San Giovani, angeli e uomini in semicerchio. In secondo piano la mole delle scale e degli archi di un edificio in costruzione e scene rocciose •novità; resa psicologica dei personaggi con grande varietà di espressioni • abbiamo anche un disegno preparatorio che dimostra la dimestichezza assoluta con la prospettiva Confronto con BOTTICELLI (nome di battesimo Alessandro Filipepi) VITA; •Incarna il Rinascimento Maturo: pittore di riferimento della corte medicea • Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella (1485-90), Ghirlandaio; • Cappella Strozzi in Santa Maria Novella (1487-1502), Filippino Lippi. Tutte e tre caratterizzate da spazi gotici costruiti in precedenza: volte a crociera, lunghi finestroni ad arco acuto. Modernizzate tramite elementi architettonici dipinti illusionisticamente. Cappella Sassetti (1482-85) Ghirlandaio fece l’apprendistato con Alesso Baldovinetti, dopo di che fu uno dei maestri al fianco di Verrocchio intorno al 1470. Si caratterizza da un linguaggio pittorico affabile, chiaro e sereno. Cappella voluta da Francesco Sassetti (uomo federe a Lorenzo), nella chiesa di Santa Trinita a Firenze. Decorata con episodi della vita di S. Francesco d’Assisi, ambientate in alcuni episodi a Firenze (= rapporto fra Sassetti e il Magnifico). Troviamo un esempio nella Conferma della Regola, dove sul fondo notiamo la veduta di Piazza della Signoria, con la sua Loggia e la facciata del Palazzo Vecchio. Nella scena sono presenti: • Proscenio: personaggi del giro laurenziano • Destra: Sassetti in abito rosso, affiancato dal figlio e da Lorenzo • Sinistra: figli maggiori del committente • Scala centrale: Agnolo Poliziano La Pala Sassetti e il Trittico Portinari Al centro della cappella troviamo una sorta di trittico composto dalla pala d’altare con l’Adorazione dei Pastori (1482-85) e ai lati sono affrescati Sassetti e la moglie inginocchiati. Opera interessante per gli espliciti richiami all’antico (sarcofago adibito a mangiatoia, nella carpenteria e nelle lesene della capanna). Tuttavia, notiamo anche riferimenti alla pittura fiamminga (verismo dei personaggi) che fanno riferimento al Trittico Portinari (1477-78) di Hugo Van Der Goes, commissionato da Tommaso Portinari, inviato dalle Fiandre a Firenze dove giunse nel 1483 per la chiesa di S. Egidio. Al centro è raffigurata la Natività sotto il tono rustico dei pastori e nelle ante laterali sono raffigurate le figure dei componenti della famiglia protetti rispettivamente da coppie di santi. L’opera godette di molta fama (Ghirlandaio ne prende spunto per la pala Sassetti) Filippino Lippi e la pittura fiamminga Apparizione della Vergine a San Bernardo da Chiaravalle (1484-85), si vedono gli effetti del Trittico Portinari, carico di suggestioni nordiche: • definizione dei dettagli • realismo del committente tagliato a mezzo busto • accensione cromatica • suggestione del paesaggio tutto ciò prova l’esperienza di un pittore capace di adattare il suo linguaggio alle esigenze e a farlo maturare. Ghirlandaio e la Cappella Tornabuoni (1485-90) Cappella maggiore della basilica di S. Maria Novella, commissionata da Giovanni Tornabuoni, zio di Lorenzo, con le Storie della Vergine e di S. Giovanni Battista, aiutato dal fratello David e dal suocero Sebastiano Mainardi. Natività della Vergine: • qualità illusionistica della luce della finestra che illumina la camera • donne di casa Tornabuoni che fanno visita alla partoriente • arredi ricchi con spalliere e fregi intagliati all’antica Annuncio dell’Angelo a Zaccaria: • registro antiquario della scenografia ripreso da un arco romano • ad assistere ci sono alcuni membri della famiglia e della cerchia medicea (fra cui Ficino, Landino e Poliziano) • Poliziano traduce e detta la scritta la scritta latina dipinta su una targa in alto a destra, con la quale si esalta la felice condizione di abbondanza, benessere e pace di cui godeva Firenze nel 1490 Filippino Lippi e la Cappella Strozzi (1487-1502) Voluta da Filippo strozzi, nel transetto destro della basilica di S. Maria Novella, con le Storie dei Santi Filippo e Giovanni Evangelista. I lavori si conclusero nel 1502, 10 anni dopo la morte di Strozzi, poiché Filippino fu impegnato dal 1488-93 a dipingere la cappella privata Santa Maria Sopra Minerva del cardinale napoletano Oliviero Carafa. A Roma studia l’antico, questo provoca una svolta nella sua pittura in senso archeologico. Cambiamento evidente nella scena del Martirio di San Giovanni Evangelista, martorizzato ma uscito illeso da un calderone di olio bollente. In quest’affresco si distinguono elementi del Ghirlandaio: 1. Narrazione appassionata 2. Carica espressiva dei personaggi 3. Gusto antiquario in tutto il ciclo di Storie, qui vediamo: • nelle vesti dei centurioni, • presenza di trofei • stendardo con la scritta SPQR • colonna sormontata da una statua pagana Il giardino di San Marco, gli esordi di Michelangelo e la scultura (250-53) Nella bottega del Ghirlandaio Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo del 1475 a Caprese (Arezzo), cittadina della quale il padre era podestà. Ludovico nel 1488, mise il figlio in bottega con Domenico Ghirlandaio, dal quale apprese le tecniche pittoriche dal cantiere della cappella Tornabuoni. di lui scrissero soprattutto Ascanio Condivi (1550) e Vasari. Morì nel 1564. Tutto ciò in una composizione gerarchica e genealogica. • Platina è inginocchiato al centro e indica l’iscrizione latina sotto di lui che inneggia alla biblioteca come alla maggiore tre le imprese realizzate nel contesto di rinnovamento promosso dal papa per la città. • I caratteri prospettici sono studiati per una visione dal basso. • Il tutto si gioca sui valori della luce, tridimensionalità prospettica accentuata dalla fuga prospettica. 2) La cappella Sistina: un cantiere affollato Dal suo ideatore, papa Sisto IV, la cappella fu innalzata sotto la direzione di Giovannino de’ Dolci fra il 1477-82, caratterizzata da un’architettura molto semplice attribuita a Baccio Pontelli, è costituita da uno spazio molto esteso, realizzato all’esterno in mattoni e mosso da una merlatura, contiene una grande sala di forma rettangolare ricoperta da una volta. Il ciclo originale: le vite parallele di Mosè e Gesù Completamente affrescata fra il 1481-82 e divisa in vari registri: 1) Zoccolo con finti arazzi 2) Riquadri narrativi 3) Figure di papi disposte contro nicchie illusionistiche ai lati dei finestroni 4) Volta appariva in origine come un cielo stellato Al posto delle stelle adesso ci sono le Storie della Genesi di Michelangelo il quale, dipingendo il Giudizio Universale della parete di fondo, cancellò alcuni affreschi: • Assunzione della Vergine con il ritratto di Sisto IV • Immagini di papi del terzo registro • Episodi della Nascita di Mosè (sx) • Episodi della Nascita di Cristo (dx) Fiorentini a Roma: Ghirlandaio Sisto IV chiamò pittori dalla Toscana e dall’Umbria, fra cui Domenico Ghirlandaio, Sandro Botticelli. Ghirlandaio ebbe il compito di dipingere la Vocazione di Pietro e Andrea. Scena ambientata sul lago Tiberiade, dove in primo piano abbiamo Cristo che chiama a se Pietro e Andrea che si inginocchiano di fronte a Gesù, dall’altro lato Giovanni e Giacomo. Sul proscenio, una folla di spettatori. Il tutto somma a un’atmosfera di ordinata serenità, il rigore di Masaccio e lo splendore della Pittura di Luce. Fiorentini a Roma: Botticelli Tre storie: • Prove di Mosè • Prove di Cristo • Punizione dei ribelli Nella Punizione dei ribelli, vediamo un episodio dell’Antico Testamento ambientato in un paesaggio lacustre dominato da un arco di trionfo antico. L’episodio è raffigurato in 3 momenti distinti: 1) Core, Datan e Abiram sono a capo della rivolta contro Mosè, che troviamo a destra (abito verde, barba grigia) mentre Giosuè lo difende dagli assalitori 2) Al centro Mosè disperde i ribelli 3) A sinistra, i ribelli vengono cacciati negli inferi da Mosè Figure nel complesso più bidimensionali che volumetriche, lumeggiate d’oro. 4) Perugino e il nuovo stile umbro Pietro Perigino: il regista della Sistina Nato il 1450 a Pieve, città che rientrava nei confini dello stato della chiesa, sotto l’autorità della famiglia Baglioni. Con la Consegna delle Chiavi, Perugino era già un maestro affermato, così il papa gli affidò ulteriormente tre storie. Vero regista del ciclo: in tutte le scene ricorre lo stesso tipo di paesaggio sereno, verdeggiane, solcato da alberi ad alto fusto, caratteristici della sua terra natia. La consegna delle chiavi San Pietro riceve da Cristo le chiavi del paradiso = autorità sul popolo (Pietro primo papa, tutti i successivi l’otterranno) Primo piano: Pietro si inginocchia davanti a Cristo, mentre gli sta consegnando le chiavi, circondati dagli apostoli + altre figure, fra cui Baccio Pontelli e Giovannino de’ Dolci (dx, compasso e squadra in mano), progettista e direttore. Il tutto ambientato su una grande piazza, che in secondo piano distingue altri due episodi: il tributo della moneta e la tentata lapidazione di Cristo. Costituita da grandi lastre di marmo che evidenziano la fuga prospettica indirizzandola verso l’edificio centrale (tempio di Salomone) ai cui lati sono posti due archi romani, oltre ai quali si intravede il paesaggio. • Singolo quadro, tre episodi • Ordine e precisione di una composizione prospettica su piani diversi • Luce nitida e chiara Perugino allievo di Verrocchio Formazione a Firenze nel 1472, iscritto alla confraternita di pittori a San Luca = equilibrio prospettico e nitidezza. Studiò sotto Verrocchio, infatti si riconoscono nelle figure del Cristo e degli Apostoli della Consegna delle Chiavi, sono ispirati alla grazia del gruppo dell’Incredulità di San Tommaso di Orsanmichele. Di Verrocchio notiamo il modo di accartocciare i lunghi mantelli in ampie pieghe (Cristo e l’apostolo di spalle a sinistra). La figura dell’apostolo la ritroviamo anche in un’altra opera, dipinta nel suo periodo fiorentino per l’oratorio perugino di San Bernardino nel 1473: San Bernardino risana la fanciulla = luce e prospettiva di Verrocchio 5) Filippino Lippi, Pinturicchio e il culto per l’antico Filippino Lippi e la cappella Carafa Il primo a dar luce alle grottesche fu Filippino Lippi. Cappella per il Cardinale Oliviero Carafa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva (1488-93) Al centro abbiamo una pala d’altare realizzata ad affresco con l’Annunciazione, nella quale il cardinale è raffigurato in ginocchio presentato alla Vergine da S. Tommaso d’Aquino. Intorno alla pala è affrescata l’Assunzione e nella volta soprastante sono raffigurate le Sibille. Storie della cappella incorniciate da finti affreschi di paraste ornate a grottesche. Grottesche che tornano anche nella scena in cui Tommaso d’Aquino è raffigurato seduto in una nicchia con l’intento di scongiurare le tesi degli eretici in una composizione ariosa Rimandi all’antico: grottesche e “tabulae ansate” (con iscrizioni sorrette da putti) e in lontananza il monumento equestre di Marco Aurelio. Pinturicchio e Alessandro VI Le grottesche gli permisero di imporsi negli anni 90 del 400 presso una clientela romana affascinata da queste decorazioni. Alessandro IV (Rodrigo Borgia) gli commissionò di affrescare il suo appartamento al Vaticano, affrescando dunque cinque sale dal 1492-94. Vediamo in particolare la Resurrezione e la Disputa di Santa Caterina d’Alessandria, dove desiste dalla severità compositiva del Perugino, guarnendo paesaggi e abiti con preziosi dettagli • Pittura estremamente decorativa • Definizioni in oro • Molti colori • Grottesche 6) Antonio del Pollaio e due monumenti sepolcrali in bronzo I fratelli di stabilirono definitivamente a Roma, Antonio arrivò nel 1498, Piero di li a poco, per occuparsi della commissione del sepolcro bronzeo di Sisto IV, dal nipote Giulio II. Entrambi sono sepolti nella chiesa di San Pietro in Vincoli, dove troviamo il monumento funebre opera di Andrea Bregno (1484-93) che testimonia il gusto che andava di moda nella scultura sepolcrale romana di fine 400. Il monumento sepolcrale di Sisto IV 1493, Basilica di S. Pietro. Tomba isolata su tutti i lati, al centro della quale Sisto IV è scolpito sul letto di morte, affiancato da rilievi con stemmi araldici e le Virtù. Lati concavi del basamento: 10 immagini allegoriche delle Arti liberali, ritratte come giovani eleganti, che sarebbero le discipline apprezzate da un buon umanista: Filosofia, Dialettica, Teologia, Retorica Grammatica, Aritmetica, Astrologia, Geometria, Musica e Prospettiva. Monumento sepolcrale di Innocenzo VIII Successore di Sisto IV, tomba realizzata tra il 1493-97 nella basilica di S. Pietro, in bronzo impreziosito da dorature. Innocenzo VIII compare due volte: • in basso, disteso su un letto di morte; • in alto, seduto in posa benedicente mentre con la mano destra stringe la reliquia nella punta di lancia con cui Longino avrebbe infilzato cristo (reliquia custodita al di sotto del monumento funebre sulla quale si erge) Virtù Cardinali a coppie ai lati: Giustizia, Fortezza, Temperanza e Prudenza. Virtù Teologali nella lunetta: Fede, Carità e Speranza. 7) I cicli ad affresco di Perugino e Pinturicchio Perugino e il collegio del cambio di Perugia 1496-1500, sala delle udienze del Collegio del Cambio, sede nel pianterreno del Palazzo dei Priori Pareti in basso: scranni lignei intarsiati Volta: grottesche Lunette: ciclo con Natività, Trasfigurazione, immagini di Profeti, Sibille, Virtù ed Eroi antichi Iconografie scelte dal letterato Francesco Maturanzio che suggerì i soggetti e le iscrizioni sulla base di scritture antiche. Prudenza e Giustizia: alla prima corrispondono in basso Fabio Massimo, Socrate e Numa Pompilio; alla seconda Furio Camillo, Pittaco e Traiano • Stile maturo • Figure sdolcinate • Linguaggio facile e attraente Pinturicchio a Siena: la libreria Piccolomini 1502-08, contratto con il cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini per decorare la sua libreria, caratterizzata da un vasto spazio che si apre come una cappella laterale nel Duomo. Ambiente molto ben conservato: Il soffitto è decorato da grottesche che si estendono fino alle paraste sottostanti dipinte a suddividere le pareti in finestroni entro i quali sono narrate le storie di Enea Silvio Piccolomini, dalla giovinezza fino a quando diventerà papa Pio II = BIOGRAFIA DIPINTA Stile affabile pieno di dettagli: es. Enea seguito dal cardinale Domenico Capranica in viaggio verso il concilio di Basilea (adoperò un progetto di Raffaello per questa immagine) Gli inizi umbri di Raffaello (274-75) Raffaello allievo di Perugino Raffaello Sanzio nacque a Urbino nel 1483, fu accolto da Perugino nella sua bottega nel 1497 e ciò gli permise di ottenere le sue prime commissioni in Umbria, opere in cui traspare in maniera evidente il fatto che Raffaello abbia Atmosfera più limpida grazie anche ai toni dell’azzurro più accesi utilizzati per il manto della Vergine e per le montagne lontane sullo sfondo. In questo caso abbiamo delle modifiche: l’angelo non indica San Giovannino, ci sono aureolo sospese sulle teste di Cristo, Maria e Giovanni, il quale qui porta una croce. Dama con Ermellino (1489) Ora a Cracovia, una giovane ben vestita emerge da un fondo scuro, i capelli sono conciati a far risaltare l’ovale del viso ammantato da un velo e tra le mani porta un ermellino bianco: simbolo di purezza e possibile richiamo alla confraternita cavalleresca dell’Ermellino, a cui fa parte il Moro dal 1486. Ritratto effettuato fra 1489-91, quando Ludovico sposò Beatrice d’Este. È ritratta Cecilia Gallerani, donna amata dal signore. I due sguardi sono rivolti a sinistra e ricorda molto i ritratti alla fiamminga di Antonello da Messina: • contrasto tra l’oscurità del fondo e le figure di tre quarti • figure messe in evidenza da una luce intensa Ma Leonardo riuscì a rinnovarsi in quanto le due figure rifuggono da una posa rigida del corpo con le loro teste che scattano rispetto ad esso. Il Cenacolo di Santa Maria delle Grazie Ultima Cena, compiuta entro il 1498, orna la parete principale del refettorio del convento dominicano di Santa Maria delle Grazie. Egli non utilizzò l’affresco, ma una tecnica che consisteva nel dipingere sull’intonaco asciutto ritoccando di continuo le figure a piacimento per perfezionarle, ma a causa di questa tecnica inadatta all’ambiente piuttosto umido, il dipinto è arrivato fino a noi in un avanzato stato di deterioramento. Le figure sono dipinte utilizzando lo “sfumato” in un rigore spaziale di un salone privo di ornamenti, aperto sul fondo in tre finestroni rettangolari dai quali proviene la luce. I personaggi sono disposti in gruppi piramidali, scandiscono ritmicamente la composizione, ai fianchi del Cristo (piramidale) gli apostoli sono divisi in terzetti, ma la novità sta nel modo in cui Leonardo ha deciso di trattare il tema raffigurato: i personaggi non sono fermi nel momento dell’eucarestia, ma la scena riguarda all’annunciazione di Cristo agli Apostoli del tradimento di uno di loro, ciò crea sgomento nei suoi seguaci e la scena è permeata da un sentimento turbato e agitato, enfatizzato dai gesti degli Apostoli. Gestualità assai differente ed inesistente se messa a confronto con il cenacolo del Ghirlandaio (1480), nel refettorio degli Ognissanti a Firenze, dove le figure sono timide e poco disinvolte rispetto alla notizia. 2) Bramante: Il Cristo alla colonna dell’abbazia di Chiaravalle (1490) Donato Bramante (1444-1514) intorno al 1477-79 si presentò in Lombardia come pittore segnato dall’esperienza di Piero della Francesca Tavola custodita alla Pinacoteca di Brera (1490), raffigura un Cristo, attentamente studiato nelle anatomie, a mezzobusto legato ad un pilastro decorato di motivi antiquari. Egli preferì allo sfumato di Leonardo, una luce netta e risoluta, grazie alla quale Gesù ci appare con un levigato scultoreo. La pisside poggiata sul davanzale dietro di lui, allude all’eucarestia, poggiata su una finestra dalla quale si scorge uno specchio d’acqua delimitato da un paesaggio di colline e montagne. 5) I pittori lombardi, Mantegna e Bramantino Le opere di Leonardo e Bramante aprirono la strada a nuovi pittori, tra i quali Vincenzo Foppa e Bernardo Zenale, al quale è attribuita l’Adorazione del Bambino posta al centro di un polittico destinato alla confraternita di San Francesco Cantù. • Fisionomie dei volti + panneggio = Leonardo • Luce tersa + chiaro ordine spaziale e architettonico = Bramante Bramantino Bartolomeo Suardi, detto Bramantino per via del suo maestro che lo educò ai valori della prospettiva e al gusto per le forme monumentali, ma interpreta queste lezioni in maniera del tutto personale, come ad esempio vediamo nel Cristo Risorto, oggi a Madrid, che è una versione del Cristo alla colonna di Bramante. Luce fredda e accurato studio delle anatomie danno vita a questa versione di Cristo che nell’articolazione delle pieghe del sudario, richiama anche ai panneggi di Mantegna. La pala della Vittoria di Mantegna (1496) Pala per il nipote di Ludovico Gonzaga, Francesco, signore di Mantova dal 1484-1519, realizzata per celebrare l’esito della battaglia di Fornovo. Qui l’artista inscena una sacra conversazione di figure solenni e eroiche, incorniciata da un pergolato abbondante di frutti e animali. Al centro abbiamo un piedistallo decorato all’antica con le Storie della Genesi, dove si stagliano la Vergine e il Figlio accompagnati dalle figure di San Giovannino, il titolare della cattedrale Andrea e Longhino (santi mantovani), Michele Arcangelo e Giorgio (santi guerrieri). Francesco Gonzaga è raffigurato armato e inginocchiato a ricevere la benedizione di Maria e dall’altra parte c’è Santa Elisabetta, patrona della moglie Isabella d’Este. CAPITOLO 26 VENEZIA ALLA FINE DEL SECOLO 1) Colore e natura: Giovanni Bellini La pala dei Frari (1488) Commissionata dalla famiglia Pesaro per la chiesa francescana dei Frari, in questa pala, dalla quale la committenza pretendeva un trittico, Bellini riuscì ad attuare degli elementi innovativi che non gradassero al passato adattando alla carpenteria tripartita un assetto e una decorazione di gusto antiquario. Dalla Pala di S. Zeno, egli ne riprese la modalità di unificare lo spazio tra gli scomparti attraverso una costruzione prospettica nel dipinto degli elementi architettonici materiali. Sono raffigurati i santi Niccolò, Pietro, Marco e Benedetto e la Madonna con il Bambino in tecnica ad olio. La vergine si staglia su un piedistallo ed è inserita in un’abside culminante in un arco e una calotta decorati a mosaico (rievocazione della tecnica della Venezia medioevale, in particolare vista a San Marco). La Scuola Grande di S. Giovanni Evangelista fu decorata da dei taleri, con storie al cui centro c’è la reliquia di un frammento della vera croce. Episodio della Processione in piazza S. Marco con dietro la storia di un miracolo avvenuto nel 1444 quando il mercante Jacopo de’ Salis pregò per la guarigione del figlio, che fu sanato. Il miracolo è un pretesto per allestire questa veduta della piazza veneziana dove si notano i mosaici della basilica sui portali, accanto il Palazzo Ducale e poco avanti la base del campanile. Tuttavia, la piazza non ha ancora l’aspetto a cui siamo abituati: notiamo un lastricato in mattoni e non in marmo e mancano le costruzioni cinquecentesche come la Torre dell’Orologio. Nonostante ciò, l’immagine conferisce un’eccezionale fedeltà al vero, con uno stile nitido e ritrattistico, mettendo in primo piano la processione della Scuola di S. Giovanni Evangelista che porta i ceri e il baldacchino reliquiario. I canali di Venezia: Vittore Carpaccio Miracolo della reliquia della croce al ponte di Rialto (1498) dove rappresenta il Canal Grande, trafficato di gondole (su di una c’è un moro = simbolo di una Venezia multietnica) con il ponte di Rialto ancora in legno con al centro una passerella mobile per far transitare le imbarcazioni più grandi. I palazzi intorno mostrano dei tipici comignoli alla veneziana, a sinistra, dietro il ponte, si riconosce la loggia lignea del mercato di Rialto. Carpaccio ci ha lasciato un’immagine che rende al meglio l’attivismo della Venezia di allora. La processione dei confratelli di San Giovanni Evangelista sfila sul ponte e nella via vicina dove si innalza lo stendardo della scuola. Poco sopra, nella loggia del Palazzo di San Silvestro, Francesco Querini libera un ossesso dal demonio grazie alla croce. Le Storie di Sant’Orsola La Scuola di Sant’Orsola commissionò a Vittore Carpaccio nove taleri, dipinti fra il 1490-95, come la storia di Sant’Orsola, principessa cristiana di Bretagna che sposò il principe inglese Ereo e che insieme si recarono in pellegrinaggio a Roma, dove incontrarono papa Ciriaco, che li accompagnò nel loro viaggio di ritorno, ma giunti a Colonia, insieme al loro seguito, furono massacrati dagli Unni. Ne analizziamo le ultime due, concluse nel 1495: 1. Incontro e partenza di Orsola ed Ereo: racconto vivace e pieno di aneddoti esotici e curiosi (nave al centro inclinata), dove il pennone centrale divide due paesaggi, uno a sinistra, con un’Inghilterra pittoresca con architetture medioevali e l’altro a destra, la Bretagna costruita con gli edifici della Venezia rinascimentale dove avviene l’incontro fra i due e sullo sfondo si imbarcano per il pellegrinaggio. Sono presenti un gran numero di personaggi, fra i quali anche i ritratti dei confratelli della scuola. 2. Sogno di Sant’Orsola: qui narra la visione dell’angelo che annuncia alla principessa il martirio. La scena è ambientata in una camera veneziana molto dettagliata: la principessa dorme in un letto a baldacchino e dalla porta di fronte entra l’angelo, illuminato da una luce divina, che porta in mano la palma del martirio. La luce è di retaggio fiammingo ma la camera è molto diversa da quella della Natività della Vergine del Ghirlandaio, in quanto una è incantata dalla luce e dal colore, l’altra è fondata sul rigore del disegno e della composizione. 4) Scultura all’antica: da Pietro a Tullio Lombardo Pietro Lombardo e il monumento di Dante a Ravenna (1476-81) Commissionatogli dal podestà veneziano di Ravenna Bernardo Bembo il quale gli9 chiese il ritratto di Dante in omaggio alla tomba del poeta a Ravenna, scolpì un rilievo marmoreo con una veristica immagine di Dante, ritratto a mezza figura in atto di leggere presso uno scrittoio pieno di libri. Il monumento del Doge Mocenigo (1481) Nella chiesa domenicana dei Santi Giovanni e Paolo, scolpì un monumento sepolcrale del Doge Pietro Mocenigo con le forme di un arco trionfale corredato di sculture all’antica dove il Doge sta in piedi sul suo sarcofago decorato da rilievi che narrano le sue imprese in Oriente contro i Turchi e sorretto da tre figure all’antica. Le sei nicchie laterali sono occupate da statue di guerrieri, mentre il tema sacro è limitato al coronamento con la scena delle Marie al sepolcro e la statua di Cristo. In basso sono scolpiti una serie di trofei e gli episodi classici e pagani di Ercole in lotta con il leone di Nemea e l’Idra. Il monumento al Doge Vendramin di Tullio Lombardo (1490-95) Il figlio di Pietro, Tullio, prese spunto dal monumento del padre per il monumento sepolcrale del Doge Andrea Vendramin. La tomba policroma fu scolpita per la chiesa dei Servi ed appare una variante veneziana dell’Arco di Costantino: è tripartita, con le nicchie laterali più piccole sormontate da due tondi figurati con gli episodi mitologici del ratto di Deianira, e Perseo che sconfigge Medusa (stile antiquario dovuto a un suo soggiorno a Roma) ed è presente un corredo scultoreo con le Virtù disposte sul sostegno del sarcofago e tre angeli dalle folte chiome che lo vegliano. Sul coronamento si affacciano ai lati l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata e nella lunetta centrale il doge è presentato da Andrea alla Vergine con il Figlio. Nel passaggio dalla chiesa dei Servi a quella dei Santi Giovanni e Paolo, il monumento subì delle manomissioni: alle estremità laterale stavano due guerrieri finiti a occupare le nicchie, posto originario di due figure nude di Adamo ed Eva, Eva è tutt’ora al Palazzo dei Vendramin sul Canal Grande, Adamo invece è al Metropolitan Museum di New York, interessante per il suo carattere all’antica che richiama al Doriforo di Policleto con un corpo perfetto nelle anatomie e nelle carni. CAPITOLO 27 Il misticismo di Botticelli e il gusto dei “piagnoni” Nel 1492, muore Lorenzo il Magnifico, nel 1494 viene cacciato da Firenze suo figlio Piero. Finita l’epoca laurenziana, la Repubblica di Firenze viene sottoposta ad un governo che aspirava a seguire la volontà divina, con Girolamo Savonarole a tirarne le fila. Ciò creo enormi conseguenze nell’ambito delle arti figurative dato che Savonarola detestava le sculture antiche (pagane) e raccomandava immagini devote condannando tutti gli altri oggetti d’arte che non rispondevano a un’esigenza di culto al rogo. La scelta di una vita austera e le continue pratiche penitenziali avevano infatti guadagnato ai seguaci di Savonarola l’appellativo di “piagnoni”. Botticelli “piagnone” Botticelli fu uno dei seguaci di Savonarola, passando dal Neoplatonismo al misticismo, svolta che possiamo notare nel Compianto sul Cristo morto (1495) dove appunta abbandona i temi profani ma mantiene il suo carattere bidimensionale: la scena si ambienta dinnanzi al sepolcro di Cristo dove si dispongono le figure dei dolenti, tra cui i santi Girolamo, Paolo e Pietro. Nel Michelangelo in quest’opera non ambiva solo ad essere al pari con la natura, ma anche degli antichi scultori, infatti l’opera voleva apparire scolpita ex uno lapide (un solo sasso), ma come successe per il Laocoonte (scoperto nel 1506) scolpita in più parti ma con le commettiture nascoste così bene da far sembrare che fosse davvero “un solo sasso”, Michelangelo fece lo stesso con la sua opera. Il gruppo reca inoltre la firma dell’autore sulla fusciacca che cala sul petto della Vergine: “Il fiorentino Michelangelo Buonarroti faceva”, verbo all’imperfettoà perenne perfettibilità dell’arte · Voltià culto per la bellezza ideale del Neoplatonismo · Maria raffigurata giovanissima = VERGINITA’ Cap. 28 “Firenze all’inizio del 500; Leonardo, Michelangelo, Raffaello Vasari chiama “la maniera moderna” la fase più matura del Rinascimento distinguendo LEONARDO- RAFFAELLO- MICHELANGELO (= per lui il migliore artista dei tempi). È il momento culminante, in cui i maestri riescono a superare gli antichi e la natura stessa. In questa stagione troviamo molti artisti che si spostano tra Venezia --> Giorgione e Tiziano, Emilia --> con Correggio e Parmigianino e Roma sotto Giulio II e Leone X Anche Firenze, agli inizi del secolo aveva visto Leonardo, Michelangelo e Raffaello per un breve periodo di tempo. Quando morì Savonarola, nel 1502 lo stato divenne Repubblicano, nominando gonfaloniere a vita Pier Soderini affiancato per gli incarichi politici da Niccolò Machiavelli. IL DAVID Il 16 agosto 1501 gli operai della Cattedrale di Firenze commissionarono a Michelangelo che era rientrato a Roma, il David per collocarlo su uno dei contrafforti del Duomo. Gli affidarono un blocco di marmo di 5 m già abbozzato da Agostino di Duccio. Michelangelo ci lavorò per due anni e mezzo, dopodiché nel 1504 si organizzò una commissione per decidere dove sarebbe stato collocato vista la magnificenza. Venne inaugurato il 1505 a Palazzo vecchio dove ora si trova una sua copia fedelissima, in quando l’originale venne spostato nel 1873 nella Galleria dell’Accademia Tutti gli artisti rimasero stupefatti, tanto che Raffaello lo ornò con una Ghirlanda di metallo e ne studiò il bozzetto così come Leonardo che lo copiò trasformandolo in Nettuno. Significato Politico; Simbolo della Repubblica e della libertà dello Stato, tanto che nel 400 già Donatello e Verrocchio ne avevano realizzato un modello più esile ed effemminato a tutto tondo in bronzo. La particolarità che lo distingue da quello di Michelangelo è nella posa e nell’atto; nel bronzo 400esco è trionfante sulla testa mozzata del Golia in quello marmoreo David non ha ancora vinto, lancia uno sguardo di sfida a Golia, con la fionda poggiata sulla spalla. È nudo con il fisico da giovane atleta, rappresentando il perfetto studio anatomico. La posa è carica di energia, data dal peso bilanciato che richiama la statuaria antica. •l’incarico di Leonardo e l’esperimento fallito; 1501 Leonardo rientra in patria Segue Cesare Brogia nelle sue imprese militari, ma nel 1503 rientra a Firenze e riceve la commissione per dipingere il Salone di Palazzo Vecchio l’episodio della battaglia di Anghiari: scontro del 29 giugno 1440 in cui i Fiorentini vs esercito del signore di Milano,Visconti. Passione di leonardo per i cavalli = rapp storia della battaglia in cui gruppo di cavalieri si azzuffa per la conquista dello stendardo nemico. Sperimenta una tecnica che va al fallimento--> la pittura è comunte perduta cpsì come il cartone preparatorio, restano copie del gruppo di cavalieri in lotta per la bandiera. 22 SETTEMBRE 1504 Incarico da Pier SOderini di dipingere il Salone i Cinquecento con la battaglia di Cascina, in cui i Fiorentini vincono il 29 luglio 1364 contro i Pisani. Michelagnelo prende sunto dallo studio anatomico dei corpi in movimento tanto che raffigura il momento precedente alla battaglia in cui i Fiorentini vengono avvertiti dell’arrivo del nemico mentre erano nell’Arno a fare il bagno. •composizione energica + tensione dei corpi+ scorci difficili e movimenti innaturali Mai stato affrescato, perche? 1505 MICHELANGELO VIENE CHIAMATO A ROMA DA GIULIO II; • Michelangelo era convinto di avere il PRIMATO DELLA SCULTURA SULLA PITTURA motivo per cui le sue pitture appaiono come sculture riportate su piano bidimensionale. TONDO DONI, Firenze, 1507, Firenze uffizi Nome; commissionato da Agnolo Doni per la nascita della primogenita. Raffigura la Sacra Famiglia in una posa eccentrica e innaturale. •vergine a terra inginocchiata che si volta, mostrando la muscolatura, a prendere Gesù che viene passato dal marito Giuseppe. • a destra, san giovannino divertito assiste alla scena • predilezione per la purezza della figura umana = già visto in signorelli (= Madonna con bambino e nudi sullo sfondo). •la posa della Vergine sembra omaggiare due opere viste a Roma = il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere •preannuncia lo stile che ritroveremo nella sistina –> colori acidi+ paesaggio spoglio + figure protagoniste+ carico di energia Altro tondo che troviamo è il TONDO PITTI, 1505, in marmo Museo del Bargello Firenze • vergine accovacciata (la posa somiglia al Tondo doni) entro le dimensioni del tondo che sembra esser troppo piccolo per lei e con la testa oltrepassa la cornice • volume ; Maria scolpita in alto rilievo con la testa quasi a tutto tondo ≠ Gesù volume minore + braccia quasi inesistenti Perugino nella Deposizione adottava porre Cristo sul suolo, e la svolta drammatica del braccio viene chiamato “il braccio della morte” per la sua allusione. --> tanto che lo rivediamo ripreso più avanti in Caravaggio con la Deposizione, in David con La morte di Marat. CAPITOLO 29 LA NATURA DI VENEZIA: GIORGIONE E LA GIOVENTU’ DI TIZIANO E LOTTO 1) Venezia agli inizi del secolo: Dṻrer e Giovanni Bellini Venezia vista da Vittore Carpaccio All’interno del Palazzo Ducale di Venezia si conserva una tela raffigurante il leone di San Marco, simbolo dell’evangelista, dipinta da Vittore Carpaccio nel 1516. L’animale si staglia per metà sulla riva e per metà sull’acqua della laguna, volendo sottolineare il potere della Serenissima sia sulla terra veneta che sull’Adriatico. Sul fondo notiamo una veduta di Venezia e della laguna solcata da velieri. Una pala veneziana di Albrecht Dṻrer Festa del Rosario (1506), pala per la chiesa di San Bartolomeo in Rialto (oggi a Praga). Commissionata ad Albrecht da Jacob Fugger (mercante e banchiere tedesco) per l’altare della chiesa officiato dalla comunità nordica, che si riuniva in una confraternita dedicata al Rosario. Sullo sfondo vediamo un paesaggio alpino e in primo piano una scena colorata e festosa con l’incoronazione dei fedeli da parte della Madonna e il Bambino che incoronano rispettivamente il papa e l’imperatore e San Domenico con alcuni angeli che fanno lo stesso con gli altri personaggi, tra i quali anche il pittore in alto a destra che si ritrae con una lunga capigliatura rossa e un foglio, sul quale c’è scritta la data di esecuzione. Angioletto musicante in bassoàrende onore a Bellini Giovanni Bellini sempre protagonista Ritratto del doge Leonardo Loredan (1501-02) oggi alla NG di Londra. Ritratto alla maniera di Antonello da Messina, affacciato ad un davanzale che riporta la firma del pittore. Il doge è raffigurato di ¾, il volto, la veste e il copricapo dogale sono ritratti con una precisione geometrica. La figura risalta su di uno sfondo azzurro. Bellini muta ancora: la pala di San Zaccaria Pala eseguita nel 1505 per la chiesa di San Zaccaria, dove ricorre un modello di sacra conversazione simile alla pala di San Giobbe. La Madonna e il Bambino sono seduti su di un trono sopraelevato di fronte ad un’abside all’antica decorata da un mosaico. Novità à pavimento prospettico a scacchi rossi; abside che non appartiene ad un edificio sacro ma ad un loggiato aperto ai lati sul paesaggio; le figure non appaiono più spavalde e smaltate (doge) ma ad esempio Pietro e Girolamo ai lati appaiono sotto un carattere assorto e ombroso, resi da un denso sfumato. Novità date dal fatto che l’artista aveva fatto tesoro degli insegnamenti di Leonardo, passato a Venezia nel 1500, e di Giorgione, giocando tutto su una vivace naturalità, dove il tutto è reso con luce sfumata. Questa nuova maniera si riflette anche in pale destinate alla devozione privata, tra le quali analizziamo la Madonna col Bambino (1510) in posa dinnanzi al fondale di una campagna veneta. La composizione è costruita tramite accorti accostamenti di colore, secondo i principi del tonalismo. Ora si trova alla Pinacoteca di Brera ed è intrisa di caratteri giorgioneschi nelle figure e nel clima del paesaggio colmo di dettagli, fra i quali vediamo a sinistra un’ara antica, sopra alla quale si appoggia un gattino e che reca la scritta “Ioannes Bellinus MDX). 3) L’affer mazio ne di Tizian o Tizian o allievo di Giorgi one Tiziano Vacellio nacque intorno al 1488-90 a Pieve di Cadore, nei confini della Serenissima. Intraprese la carriera da pittore legandosi a Giorgione, infatti è attestato un intervento nella Venere di Dresda di Giorgione, in cui Tiziano avrebbe dipinto il panno, il cuscino e avrebbe completato il paesaggio, aggiungendovi la figura di Cupido che gioca con un uccello e una freccia alla destra della dea (non più visibile poiché danneggiato e nascosto da antichi restauri). Il tema campagnolo della Venere torna quasi identico nel Noli me Tangere (1511) ora alla NG di Londra, dipinto dopo la morte di Giorgione, dove ritrae il Cristo risorto apparso alla Maddalena per confortarla, tuttavia non lasciandosi toccare da lei. Le due figure sono immerse nella natura e nel colore e qui vediamo che Tiziano ha assimilato completamente il linguaggio di Giorgione mettendo in scena un episodio sacro con i colori del naturale. Vediamo un altro esempio dell’eredità giorgionesca nella pittura di Tiziano nel ritratto di Girolamo Barbarigo (1510) ora alla NG di Londra, in cui effigia il patrizio veneziano di profilo, con la testa appena voltata verso di noi, affacciato ad un davanzale in cui sono incise le sue iniziali “T.V.”, interessante perché se Tiziano non le avesse incise, l’opera sarebbe attribuibile a Giorgione. aperture verso il cielo (Mantegna) convivono con i mosaici veneziani e una galleria con colonne e volta a lacunari di stile antiquario (Raffaello a Roma). I personaggi si esibiscono in un esasperato atteggiamento, con forte gestualità e con l’assenza di distinzione tra protagonisti e comparse. In basso vediamo due angioletti intenti a stendere un telo, sopra alle teste dei personaggi invece ce ne sono altri, adolescenti, giocano con gli elementi di un festoso apparato effimero. 5) Sebastiano del Piombo prima di Roma Sebastiano Luciani, detto “del Piombo” per la sua carica ottenuta nel 1531 di piombatore delle bolle pontificie (opponeva il sigillo di piombo ai decreti e alle lettere del papa), nacque a Venezia nel 1485, iniziò come musicista e poi come pittore al seguito prima di Bellini e poi di Giorgione, infatti le poche opere risalenti al periodo veneziano di Sebastiano spiccano per i riferimenti giorgioneschi: Pala per la chiesa di San Giovanni Crisostomo (1510-11), qui ad esempio si riconosce l’eredità di Giorgione in: · Fisionomie dei personaggi+ · Materia sfumata · Composizione marcata da grandi campiture cromatiche I personaggi appaiono grandiosià attenzione alla solennità e all’equilibrio compositivo Novitàà allestimento della scenografia che lascia poco spazio al paesaggio, mostrando invece robuste colonne di una possente architettura rinascimentale all’ombra della quale siede Giovanni Crisostomo, effigiato di taglio, intento alla scrittura, affiancato dai santi. CAPITOLO 30 GIULIO II, BRAMANTE E IL PROGETTO DEL NUOVO SAN PIETRO BRAMANTE A ROMA; Michelangelo nel 1501 torna a Firenze per l’esecuzione del DAVID Rimane nello scenario romano= DONATO BRAMANTE TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO, Bramante •Innalzato nel luogo dove avvenne il martirio di San Pietro. •misura monumentale + pianta quadrata+ aspetto sobrio e classico •forma della cupola → richiama quella del Pantheon PROGETTO PER LA NUOVA BASILICA DI SAN PIETRO, 1506 Bramante Giulio II salì nel 1503, con il progetto della NUOVA URBE, Bramante divenne suo architetto di fiducia 1506 gli commissiona la Basilica di San Pietro = facciata simile ad un pronao classico + ogni elemento architettonico rispetta il linguaggio antico L’INTERNO → composto da due grandi navate, che Raffaello dipinte raffigurando la Scuola di Atene. SANTA MARIA DEL POPOLO, Bramante Giulio II volle la costruzione di un nuovo coro → PINTURICCHIO si occupò della serie di affreschi nel 1510 con grottesche. sotto gli affreschi = DUE TOMBE SEPOLCRALI (due tombe gemelle) 1509 di Ascanio Maria Sforza commissionati a → ANDRE SANSOVINO • forma di un arco trionfale romano. • All’interno del fornice centrale → cardinale defunto reclinato sul fianco con la testa poggiata sul braccio, cosi che lo spettatore potesse vedere meglio il defunto. • Nicchie laterali → due statue ; giustizia + prudenza che somigliano a due divinità pagane 14 giugno 1506 grande scoperta archeologica = gruppo del LAOCOONTE → grande fama nel ritrovamento che portò molti artisti successivamente ad ispirarsi al gruppo scultoreo RAFFAELLO E LE STANZE VATICANE ORIGINE DEI MUSEI VATICANI Secondo le fonti Giulio II volle acquistare il Laocoonte per la sua collezione, e per questo incaricò Bramante di allestire “un cortile di statue” nel giardino del Belvedere, divenendo → il complesso del vaticano. Le pose e le impressioni che quei marmi suscitavano iniziarono ad essere modelli per pittori e scultori → abbiamo visto Michelangelo con il Tondo Doni, in cui ne rese omaggio RAFFAELLO E LA STANZA DELLA SEGNATURA Raffaello dopo l’esperienza fiorentina maturò molto dal punto di vista stilistico. 1507 Giulio II abbandonò i suoi appartamenti, perchè non voleva utilizzare l’appartamento di Alessandro IV con decorazioni paganeggianti → stabilendosi nel secondo piano facendolo ristrutturare da Bramante e decorate da una equipe di artisti; Perugino, Signorelli, Baldassarre Peruzzi, il Sodoma, Bramantino e Cesare da Sesto. Negli ultimi mesi RAFFAELLO giunse a Roma → coinvolto nell’impresa → dimostrò il suo genio e portò a licenziare gli altri maestri conquistandosi l’intera commissione. → affrescò le quattro sale dette “Stanze Vaticane” o “di Raffaello”. La decorazione continuò sotto Leone X portata a termine nel 1520. Ogni ambiente è ornata nella parte superiore da una lunetta affrescata. 1)STANZA DELLA SEGNATURA 1508-1511 temi; il Vero (inteso con significato teologico e di verità razionale) il Bene, il Bello (la poesia), il Il Giusto (Diritto) 2) STANZA DI ELIODORO 1511-1514 temi; episodi biblici e storici che dimostrano la protezione di Dio sulla chiesa • le pareti fingono nicchie con un corredo statuario → le statue sono a soggetto pagano → sx = Apollo nudo con la cetra + dx= Minerva in armi con lo scudo ritratta Medusa COMPOSIZIONE; • al centro = 58 personaggi che dialogano, leggono o disputano → forte gestualità PERSONAGGI; al centro Aristotele e Platone che discutono. Platone, ritratto con la barba e la rada capigliatura, indica verso l’alto per indicare il mondo delle idee (ritratto di Leonardo) ≠ Aristotele indica con la mano piatta verso il basso la visione materiale delle cose. • a sx = Epicuro coronato in atto di scrivere •a dx= Bramante nei panni di Euclide che si china a misurare con il compasso • la scena si chiude con il volto di Raffaello (con un cappello nero e lo sguardo rivolto verso lo spettatore) e quello del Sodoma • in primo piano solitario, Eraclito= ritratto di Michelangelo → lo aggiunse dopo aver visto i lavori clandestinamente alla Cappella Sistia IL PARNASO,1511- Stanza della Segnatura È il monte della grecia consacrato ad Apollo con le 9 muse protettrici delle arti. Il pittore non potè usufruire dell’uso dell’intera parete perchè nella parte bassa è presente una finestra. • al centro = Apollo con in mano una lira da braccio, affiancato dalle Meduse. • ai lati= dall’alto verso il asso poeti antichi + moderni coronati di alloro → tra i quali si riconosce Saffo che regge una pergamena su cui viene iscritto il suo nome • alla sua destra Dante con Omero e Virgilio 2) LA STANZA DI ELIODORO Realizzata per le udienze pontificie. Il programma iconografico → ha una grande valenza politica, alludendo a ciò che stava accadendo in quel momento a Giulio II = Bologna era stata riconquistata e Luigi XII stava cercando di far deporre il pontefice. → quindi l’OB delle sale era un monito per i nemici della Chiesa. Il programma vuole ribadire l’appoggio divino alla chiesa attraverso alcuni episodi che giustifichino l’esistenza del ponteficato. LA CACCIATA DI ELIODORO DAL TEMPIO- 1511-12- Stanza di Eliodoro TEMA; Vicenda narrata nell’antico Testamento; Eliodoro era stato punito dopo aver cercato di rubare nel Tempio di Gerusalemme i beni destinati a vedove ed orfani. Scelta dell’episodio→ dovevano essere da monito per i nemici della chiesa, e ribadire il concetto che la chiesa aveva diritto a possedere le ricchezze materiali. Il messaggio che arriva è che la chiesa lotta in difesa dei deboli e contro l’avidità dei principi, giustificandone cosi i beni temporali COMPOSIZIONE; al centro = una navata coperta da cupole dorate in sequenza, il sacerdote Onia invoca l’aiuto divino davanti alla menorah ebraica dx; un guerriero a cavallo inviato dal cielo e angeli armati che si scagliano contro il ladro → accanto al ladro vediamo un dettaglio di impronta michelangiolesca = un vaso a terra pieno di ricchezze sx; accanto a vedove ed orfani Giulio II viene ritratto sul trono mobile. Notiamo un nuovo senso narrativo e drammatico della composizione LA MESSA DI BOLSENA 1512-13 – Stanza di Eliodoro TEMA; illustrata la messa di Bolsena del 1263 in cui si verificò il miracolo che diede origine ala vesta del Corpus Domini, culto promosso da Sisto IV e adorata da Giulio II. Episodio allude alla difesa dell’eresia. PERSONAGGI; dx= Giulio II inginocchiato davanti all’altare LA LIBERAZIONE DI SAN PIETRO DAL CARCERE- 1512-13 – Stanza di Eliodoro È la terza scena della stanza, che RAPPRESENTA l’apparizione di un angelo che salva Pietro. ALLUDE; alla liberazione dei territori della chiesa dalla minaccia francese nel 1512 Scena divisa in 3 momenti; al centro → un angelo sveglia san Pietro dormiente – a dx→ l’angelo e Pietro escono dalla cella - sx→ le guardie colte di sorpresa si accingono a inseguirli. AMBIENTAZIONE; notturna→ uno dei primi notturni della storia della pittura La luce→ deriva da varie fonti; soprannaturale (l’angelo), artificiale (la fiaccola tenuta dal soldato), naturale (la luna) + quella reale che proviene dalla finestra alla base della lunetta 3) STANZA DELL’INCENDIO DEL BORGO COMMISSIONE; Il 9 marzo 1513, ad un paio di settimane dalla morte di Giulio II venne eletto papa Giovanni de’Medici = LEONE X. Nelle stanze di Eliodoro veniva raffigurato come pacificatore. L’incendio è avvenuto nell’847 nei pressi del Vaticano e venne placato da Leone IV. → allude al ruolo politico di pacificatore di Leone x che aveva “spento” la guerra condotta dal suo predecessore in Francia. COMPOSIZIONE; dinamica, con architetture scenografiche teatrali sfruttando la lunetta + sullo sfondo vediamo affacciarsi il papa dalla basilica paleocristiana che miracolosamente spegne l’incendio con la sua benedizione. ai lati→templi antichi in fiamme e cittadini che fuggono uomo a sx→ trasporta sulle spalle un anziano signore = modello dell’episodio dell’Eneide di Virgilio in cui Enea fugge da Troia con il figlio Ascanio e il padre Anchise sulle spalle. Adamo di spalle sulla estrema sx e al di sotto Eva, con corpo possente, e una posa contorta e innaturale Al centro il serpente che si attorciglia sull’albero e dx il proseguo della storia → Adamo ed Eva che sono cacciati dall’Eden ; qui vediamo come viene espressa la resa psicologica= Adamo preso dal dispiacere del suo peccato e dalla paura della morte e Eva, si restringe nelle braccia per la vergogna, con il timore addosso della giustizia che la speranza della misericordia divina. SIBILLE CORPULENTE E PROFETI Storie della Genesi→ risalta la SIBILLA DELFLICA con braccia muscolose + dietro di lei un libro di profezie sorretto da un putto nudo. Profeti → EZECHIELE risalta l’enfasi del movimento + IEREMIA con le gambe incrociate mentre si tocca la barba con la mano e la testa chinata; elementi che caratterizzano malinconia* e pensieroso *in questi anni il sentimento malinconico inizia ad apparire nella storia dell’arte europea UNA VERSIONE DEI PROFETI LA RITROVIAMO NEL MOSE’→ realizzato per la TOMBA DI GIULIO II . La descrizione ce la fornisce CONDIVI, che scrive che Mosè tiene sotto il braccio destro le tavole della legge, tra le dita la folta barba e il volto esprime vivacità. Inoltre è togato e con i calzari, con le braccia nude e coperto di panni che comunque risaltano la sua anatomia. UN NUOVO PROGETTO (secondo); il Mosè venne scolpito tra il 1513-16 perchè alla morte di Giulio II (1513), i suoi eredi nell’anno della morte decisero di cambiare il progetto per la tomba → invece che una tomba isolata si decise ad un sepolcro parietale su più registri, affollato di sculture. SI AGGIUNSE → la madonna con il bambino Nel 1516 si decise un ulteriore cambiamento (il terzo) → semplificare il progetto riducendo il numero delle statue e lo spessore dei lati + il pontefice sorretto da due figure come fosse la pietà. Per il sepolcro lavorò ad altre due figure detti “i prigioni”; 1) LO SCHIAVO GIOVANE, previsto per il registro inferiore. È un giovane atletico studiato nell’anatomia + volto aggraziato. Omaggio al Laocoonte nella posa contorta , flettendo la gamba sinistra e con il braccio destro alzato e piegato. 2) LO SCHIAVO MORENTE → abbozzato ma non finito, rappresentato mentre cerca di liberarsi dalla materia che lo ricopre ALTARE DI GIANO CORICIO, gruppo “LA MADONNA COL BAMBINO E SANT’ANNA” 1510-12, Andrea Sansovino. L’altare viene fondato sul terzo pilastro sinistro della chiesa di Sant’Agostino, commissionato da Johann Goritz. Gruppo scultore ricavato da un solo blocco di marmo raffiguranti sant’Anna insieme alla Madonna col bambino. Venegono realizzati da ANDREA SANSOVINO che prese spunto dal cartone della sant’Anna di Leonardo esposta a Firenze. L’AFFRESCO sopra all’altare viene invece realizzato da RAFFELLO che vede protagonista Isaia. Egli è raffigurato nell’atto di srotolare una pergamena con una citazione presa dal suo libro profetico riportata in ebraico. Ai lati due putti sostengono una ghirlanda e una tabula ansata. Who? Molta è la somiglianza con l’EZECHIELE e il MOSE’. - MENTRE DIPINGEVA L’ISAIA RAFFAELLO INIZIA LA SECONDA STANZA DEL VATICANO - LA VILLA DI AGOSTINO CHIGI 1506-10, Roma Commissionata a Raffaello da AGOSTINO CHIGI che si fece costruire una villa suburbana da affrescare. Il progetto architettonico venne affidato a → BALDASSARE PERUZZI Gli affreschi → a RAFFAELLO All’interno troviamo LA SALA DI GALATEA 1511-12 • Venne affrescata da RAFFELLO (parte inferiore) + SEBASTIANO (dieci lunette soprastanti + Polifemo) + BALDASSARRE (soffitto) Raffaello ; riporta il tema del trionfo della ninfa del mare Galatea sul gigante su Polifemo. → tema dell’antico e d’amore. (Un giovane, di cui Galatea era innamorata, viene ucciso mentre era con la ninfa da Polifemo (che cercava di sedurla con il suono del suo flauto) anche lui innamorato di Galatea. Parte inferiore → A dx: Galatea appare su una conchiglia trainata da due delfini e con 3 amorini sopra di eli con le loro frecce. Le figure sono “ingrandite” come Michelangelo opera sulla volta della Sistina. A sx: Polifemo (dipinto da Sebastiano) attraverso un linguaggio veneziano per il colore e il paesaggio. lunette→ tema poesie mitologiche (qui Dedalo,Icaro e Giunone) soffitto→ racconta l’oroscopo di Agostino Chigi = personificazione di pianeti e costellazioni nei panni di divinità antiche. SALA DELLE PROSPETTIVE, 1516-18, Roma – BALDASSARRE PERUZZI A dominare è la pittura illusionistica, in cui le pareti fungono da nicchie con statue + loggiato aperto su un paesaggio romano. Why? Volute da Chigi per le notte di Francesca Ordeaschi. Il SODOMA dovette affrescare la CAMERA DA LETTO DI AGOSTINO CHIGI con il tema Storie di Alessandro Magno. Rappresenta una ricca Camera, Rossane siede seminuda sul letto e Alessandro si volta verso di lei. • 1515 a Raffaello viene commissionato il registro inferiore della Cappella sistina → richiesti 10 arazzi con Storie dei santi Pietro e Paolo. → Raffaello organizza una bottega con GIOVANNI ROMANI, PERIN DEL VAGA, POLIDORO DA CARAVAGGIO, GIOVANNI DA UDINE Notiamo che l’immagine della Diana sulla cappa del camino e il pergolato naturalistico della volta (Pala della Vittoria di Mantegna) sono presenti degli ovali, in ognuno dei quali sono dipinti una coppia di putti che giocano. Nella camera sono evidenti gli studi di Correggio sul Raffaello della Madonna Sistina (putti) e inoltre sappiamo che prima di realizzare la camera fece un viaggio a Roma dove studiò anche li i cantieri di Raffaello, tra le quali la Loggia di Psiche nella Villa Farnesina: Si nota dunque, che Correggio riprende il tema mitologico e archeologico della loggia per la sua camera, infatti nelle lunette di quest’ultima vediamo che sono dipinte all’interno delle finte statue: Tre Grazieà rinuncia alla perfezione anatomica della statuaria classica, preferendo forme ingrandite e ridondanti. 2) Due cupole a Parma La cupola di San Giovanni Evangelista (1520-24) Prima opera pubblica di Correggio a Parma, commissionata dall’abate Girolamo Spinola per la chiesa benedettina. Riprese da Mantegna l’oculo prospettico che sfonda il soffitto, in uno spazio più vasto nella cupola, dove sono state dipinte le architetture, con lo spazio di un cielo luminoso e la tridimensionalità, resi solo attraverso le figure. Al centro abbiamo Cristo dipinto in uno scorcio difficilissimo che fluttua nel cielo dorato, mentre sotto di lui in un cerchio di nubi, gli apostoli assistono all’avvenimento = PARUSIA (visione del secondo avvento di Cristo sulla terra, che ebbe l’Evangelista nell’isola greca di Patmos.) Corpi possenti e pose articolareà studio della Cappella Sistina ≠ ammorbidendo le forme attraverso lo sfumato La cupola del Duomo (1524-30) Cupola di San Giovanni Evangelista ≠ Cupola del Duomo di Parma à libertà compositiva; assenza di architetture; numero infinito di figure in movimento. Qui la protagonista è la Vergine che sta per essere assunta al cielo mentre allarga le braccia verso il figlio che risalta di sottinsù in un empireo dorato. Il suo moto ascendente è sottolineato dalla vorticosa successione di nubi e di figure, moto che rende inoltre la sterminata moltitudine delle anime accolte in cielo per merito della Redenzione. In quest’opera Correggio segue la propria immaginazione, senza piegarsi a nessuna regola e pare che non sia piaciuto ai committenti all’epoca, ma trovò come suo convinto sostenitore Tiziano. 3) Effetti di luce: il Giorno e la Notte Il Giorno (1528) Pala per l’altare di Ottaviano Bergonzi nella chiesa di Sant’Antonio a Parma. È una Madonna col Bambino e i Santi Girolamo e Maria Maddalena (detta “Giorno” per gli effetti di luce resi nell’ambientazione diurna). · Tenera sensualità della Maddalena e degli angeli; · Instabile solidità del vecchio Girolamo di spalle · Sentimento intimo in tutta l’opera La composizione è organizzata intorno a un atto di lettura, in quanto l’angelo sfoglia sorridendo, a beneficio della Vergine, del Bambino e della Maddalena che si sporge a guardare la Vulgata (Bibbia tradotta in latino da Girolamo). Girolamo stringe il rotolo del testo in ebraico originaleà dettaglio antiquario La Notte (1522-30) Adorazione dei Pastori (detta “Notte” per lo stesso principio del Giorno), commissionata da Alberto Pratonieri per la sua cappella nella chiesa di San Prospero a Reggio Emilia. Le figure sono disposte in diagonale che emergono dall’oscurità grazie alla luce intensa emanata dal Bambino à unica fonte di luce dell’operaà soluzione che ebbe grande fortuna nel 600 con Caravaggio e seguaci. 4) Amori pagani e sensuali Giove e Io (1531-32) Una delle opere dal gruppo di Amori di Giove che Correggio dipinse per il duca di Mantova Federico Gonzaga, con i soggetti pagani delle Metamorfosi di Ovidio. In quest’opera Correggio punta sull’aspetto erotico e carnale dell’episodio, ritrae la giovane Io, figlia del re di Argo, ben in carne, nuda e provocante, mentre si abbandona al desiderio di Giove che, sotto forma di nube per non farsi scoprire da Giunone, la bacia e la abbraccia. Ratto di Ganimede (1531-32) Opera modello dell’amore omosessuale tra un adulto e un adolescente, comune nell’antica Grecia,à momento di formazione tra maestro e allievo. Correggio illustra il momento del rapimento di Ganimede da parte di Giove sottoforma di un’aquila nera, il giovane è rappresentato seminudo e attaccato a Giove che lo sta trasportando per portarselo all’Olimpo, con in basso il suo cane che abbaia invano. 5) La fantasia di Parmigianino Le storie di Diana e Atteone a Fontanellato Primo riflesso della pittura di Correggio lo troviamo a Fontanellato con Francesco Mazzola, detto Parmigianino. Nacque a Parma nel 1503, intorno al 1523-24, affrescò la saletta di Paola Gonzaga, moglie di Galeazzo Sanvitale, feudatario di Fontanellato, nella rocca dove abitavano. Ispirata alla Camera di San Paolo, Parmigianino affrescò la volta con un brano delle Metamorfosi di Ovidio, con la storia del cacciatore Anteo trasformato in cervo da Diana per averla vista nuda e sbranato successivamente dai suoi stessi cani. Vediamo Atteone con la testa di cervo davanti alla dea nuda, espressi in un linguaggio sensuale nella resa del mondo animale (Correggio) L’autoritratto allo specchio curvo (1524) DOSSO DOSSI (1486-42) si forma tra Mantova /Venezia al servizio di Alfonso fino al 1514. A Ferrara lavora alla “via coperta” con stile fantastico e riporta le figure presenti nell’Orlando Furioso. Un esempio → MELISSA, 1520, Galleria Borghese La cromia di Tiziano qui è arrangiata a gusto cortese •paesaggio onirico → castelli fiabeschi + alberi che sembrano cespugli •ritratta nel momento in cui sta per fare un incantesimo che avrebbe liberato cosi i cavalieri cristiani e saraceni e restituendo loro gli scudi. I cavalieri erano stati trasformati in alberi dalla maga Alcina . → quindi vediamo rappresentati gli scudi, un cane, e i soldati liberati sullo sfondo. CAPITOLO 33 NOVITA’ A FIRENZE: LA SCUOLA DELL’ANNUNZIATA E MICHELANGELO 1) Andrea del Sarto, Pontormo e Rosso nel chiostro dell’Annunziata La chiesa della Santissima Annunziata è la casa madre dell’ordine dei Servi di Maria ed accolse tra il primo e il secondo decennio del 500 il più importante ciclo di affreschi della Firenze del tempo, con Andrea del Sarto e i suoi allievi, Pontormo e Rosso Fiorentino. La scuola rispondeva ad un linguaggio in cui i modelli di Leonardo, Raffaello e Michelangelo erano riletti in uno spirito inquieto: Maniera à stile del Rinascimento maturo mutato in qualcosa di più complicato ed eccentrico. Ricerca di originalità andando oltre al gusto archeologico e all’emulazione della natura. Ora si preferisce l’esercizio sulle Battaglie di Leonardo e Michelangelo e sulle novità della Roma moderna. Al rispecchiamento dell’antichità si era sostituita la gara con gli antichi, con la certezza di superarli. Andrea del Sarto Si formò con Piero di Cosimo e tra il 1509-10, fece il suo esordio pubblico nel chiostro dell’Annunziata affrescando cinque Storie di San Filippo Benizi (fondatore dell’ordine). Inizio di una fiorente carriera che lo vide protagonista sia nella pittura fiorentina che in Francia (1518-19) alla corte di Francesco I. Stile à attento all’equilibrio della composizione La Natività della Vergine (1514) Il soggetto è lo stesso che il Ghirlandaio aveva raffigurato un quarto di secolo prima in Santa Maria Novella. Atmosfera differenteà spazio grandioso; clima meno celebrativo e più intimo; LEONARDO: gesti delle figure + sfumato MICHELANGELO (Roma): posa pensierosa e malinconica di Gioacchino RAFFAELLO: grazia dei volti femminili La Visitazione di Pontormo (1514-16) Jacopo Carrucci (Pontormo à Pontorme = città natale), prosegue le storie mariane e affrescò la Visitazione. La scena si svolge su un severo palcoscenico di un emiciclo, preceduto da alcuni scalini; al centro Elisabetta si inginocchia di fronte a Maria e intorno a loro assistono un gruppo di persone resi da una pittura morbida e sfumata. Morbidezza à studi su Leonardo Tono cromatico abbassato, giocato sull’arancio e sul rosso à pittura romana di Michelangelo (esà donna seduta sulle scale = Madonne del Tondo Doni e Pitti) Pittura michelangiolesca rivista sotto un tono più malinconico e pensieroso à caratteristica di Pontormo, che inizia a rompere i ponti con i grandi modelli fiorentini di primo 500 attraverso una personale vena caratteriale Assunzione di Rosso Fiorentino (1513-14) Con Giovanni Battista di Jacopo (Rosso Fiorentino à colore dei capelli) la rottura con la tradizione appare più evidente, in quanto con la sua Assunzione realizzata con modalità insolite per l’epoca, addirittura i frati dell’Annunziata chiesero al suo maestro di ridipingerla. L’episodio ci appare reso con grande rigore, non ci sono architetture, ornati o paesaggi, in basso gli apostoli che osservano la Vergine assunta in cielo accompagnata da bagliori luminosi e angioletti in scorci arditi à Michelangelo. Ragioni dell’insuccesso: · Misura dell’insieme stravolta dalla macchia verde del mantello che esce addirittura fuori dalla cornice · Manca il sarcofago · Gli apostoli appaiono troppo carichi di vesti · Teste troppo eloquenti nel loro voltarsi verso l’alto · San Girolamo a sinistra è raffigurato con un ghigno quasi diabolico, poco consono alla devozione 2) Tre pale d’altare La Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto (1517) Pala per l’altare maggiore per la chiesa del convento francescano femminile di Francesco de’ Macci, ora agli Uffizi. La Vergine col figlio si erge al centro su un piedistallo ottagonale, agli angoli del quale sono scolpite le arpie. Composizione à ben equilibrata grazie all’alternanza tra luce e ombra; le figure solide si dispongono davanti a una parete neutra; schema piramidale, al cui vertice c’è la Vergine; Sinistraà San Francesco, reso in maniera impeccabile dalle pieghe del panneggio all’eleganza dei piedi che sporgono 4) Michelangelo e Leone X: San Lorenzo e la Sagrestia Nuova Un mausoleo mediceo: la Sagrestia Nuova Dal 1520, Michelangelo fu impegnato a San Lorenzo per una commissione da papa Leone X, che prevedeva la costruzione di un nuovo mausoleo mediceo all’interno della chiesa, in cui collocare le tombe dei due Magnifici, suo padre Lorenzo e suo zio Giuliano, lavorandoci fino al 1534. La sagrestia sorse su una pianta quadrata, chiusa in alto da una cupola, volendo omaggiare all’architettura brunelleschiana, nel contrasto tra le superfici bianche e il grigio delle modanature in pietra. Altra volontà di Michelangelo, è che nelle strutture delle tombe, nell’articolazione architettonica, di superare la devozione per gli ordini antichi. Le tombe di Giuliano e Lorenzo (1520-34) L’arredo marmoreo della Sagrestia si compone: · altare nella scarsella, · tombe gemelle di Giuliano e Lorenzo nelle pareti laterali · gruppo scultoreo della Madonna col Bambino affiancata ai santi Cosma e Damiano nella restante parete Michelangelo qui rompe la tradizione in questo ambito scultoreo, costruendo massicce strutture per profondità e altezza riprendendo il tema architettonico della facciata di San Lorenzoà ognuna è tripartita e divisa in due registri: In altoàtre nicchie in forma di finestre, due delle quali vuole, quella centrale occupata dalla statua del defunto seduto. In basso à sarcofago con il coperchio contraddistinto da due volute, sulle quali sono adagiate una figura maschile e una femminile, in allusione “al tempo che consuma tutto” e conduce alla morte. Giuliano à personificazioni della Notte e del Giorno, à Sentimento malinconico che pervade le figure Lorenzo à personificazioni dell’Aurora e del Crepuscolo à possenti, muscolose e atteggiate in pose difficili Le altre statue e le vicende del cantiere Michelangelo non portò mai a compimento la decorazione scultorea della Sagrestia, in quanto i lavori si interruppero dal 1527-31 per il Sacco di Roma del 27 e l’assedio di Firenze (1529-30). Il cantiere riprese fino al 1534, anno in cui Michy decise di abbandonare Firenze, motivo per la quale alcune statue rimangono incompiute: · Giorno · Crepuscolo · Madonna con Bambinoà raffigurata seduta con la gamba destra addosso alla sinistra, con le ginocchia incrociate e il Bambino a cavallo delle gambe della madre mentre chiede il latte. Complicatissima torsione à emblema dell’artificio della maniera Gruppo scultoreo pensato per stare al centro del monumento di Lorenzo e Giuliano, oggi la vediamo su di un semplice basamento, davanti alla parete neutra e in mezzo alle statue dei santi Cosma e Damiano, scolpiti da Giovanni Angelo Montorsoli e Raffaello da Montelupo. CAPITOLO 35 L’ETA’ DI CLEMENTE VII E IL SACCO DI ROMA 1) Gli eredi di Raffaello e la Roma di Clemente VII Giulio Romano e la sala di Costantino (1520-24) Raffaello muore il 6 aprile 1520, lasciando scoperta una delle Stanze Vaticane, la più grande destinata a cerimonie ufficiali. Giulio Pippi (Giulio Romano) allievo più fedele di Raffaello, affrescò quella che prenderà il nome di “Sala di Costantino”, poiché sulle pareti sono narrati 4 episodi della vita dell’imperatore: · Visione della Croce · Battaglia di Ponte Milvio · Il Battesimo di Costantino · Donazione di Roma Affiancate alle figure dei pontefici, le storie sono pensate come estesi arazzi, riempiti di soggetti in pose ardite e complicate a indicarci quanto Raffaello fosse indirizzato verso la pittura di Michelangelo. Qui si coglie già lo spirito della Maniera à composizioni e stile di Giulio. Lo stile raffaellesco di Perin del Vaga CAPITOLO 36 1527 SACCO DI ROMA → DIASPORA ARISTI → La MANIERA MODERNA inizia a espandersi così a macchia d’olio • Parmigianino → Emilia •Baldassarre→ Siena • Rosso Fiorentino → San sepolcro poi Francia • Polidoro da Caravaggio → Meridione Spagnolo • Perin del Vaga → Genov a JACO PO SANS OVIN O; IL BACCO, Jacopo Sansovino, 1515, Firenze Museo del Bargello Venne commissionato per il giardino del palazzo di Giovanni Bertolini → in cui vediamo il mito antico trattato in modo diverso → why? A differenza della statua michelangiolesca che sembra quasi un falso archeologico qui vediamo il Bacco pieno di movimento, con una posa piantata a terra + grazia raffaellesca → corrisponde a quello che Andrea del Arto faceva in pittura. - JACOPO A VENEZIA; per sfuggire dal Sacco si spostò a Venezia nel 1527 e fece amicizia con Tiziano e Aretino si occupò di ARCHITETTURA; 1) Palazzo della Zecca 2) La libreria Marciana + SCULTURA con il loggiato del campanile di San Marco 1537-49 → oggi ricostruzione (crollato nel 1912), troviamo una ciclo di statue bronzee. A dominare è il tema dell’antico con l’APOLLO = stile di continuità con il Bacco fiorentino, e con le due statue alla sommità dello scalone MARTE e NETTUNO =con significato politico per la Repubblica di Venezia come lo aveva il David di Michelangelo per la Repubblica fiorentina. GIULIO ROMANO nella MANTOVA DEI GONZAGA; - GIULIO ROMANO A ROMA; Per evitare il sacco Romano si sposta a Mantova dai Gonzaga, dove Federico, figlio di Isabella era appena diventato marchese. Federico, con la passione per l’arte, si fece ritrarre da Tiziano nel 1529 DUE AMANTI 1524, Giulio Romano, Madrid- M. del Prado Disegni per 16 incisioni erotiche, che mostravano i modi di accoppiamento tra uomo e donna censurati nella Roma di Clemente VII, ma Romano riuscì a salvarsi da possibili ripercussioni trasferendosi a Mantova. - Giulio arrivò a Mantova insieme a BALDASSARRE DA CASTIGLIONE, di cui abbiamo un ritratto → RITRATTO DI BALDASSARRE,1514-15 Raffaello, Parigi- louvre - GIULIO E PALAZZO TE • Giulio Romano nel 1526 ricevette in dono una casa a Mantova dove fece arrivare la sua collezione da Roma di antichità, avviando il suo progetto a PALAZZO TE. Romani si occupò → del progetto architettonico + direzione del cantiere + affresco interni. •In uno degli ambienti = STORIE DI AMORE E PSICHE; 1) nel BANCHETTO NUZIALE DI AMORE E PSICHE, 1527-28 sembra riecheggiare l’affresco di Raffaello 1518-19(a dx) con omonimo titolo sulla volta Farnesina. In romano → vediamo maggiore senso di movimento + accesa cromia + cornice iscrizione in latino che allude alla funzione del palazzo 2) LA CADUTA DEI GIGANTI, 1532-34 Giulio Romano •Ispirato alle Metamorfosi di Ovidio viene rappresentata→ la caduta e sconfitta dei Giganti mentre cercano di salire sul monte Olimpo → scena che allude alla vittoria dell’imperatore vs nemici • originalità nella resa; figure enormi + assenza di uno spazio prospettico + superare le regole compositive (sx) PRIMA VERSIONE→ 1524, Siena- Pinacoteca Nazionale • Per la chiesa dei Carmelitani a Siena – due versioni • Tema; allude alla capacità della Chiesa cattolica di difendersi dalla Riforma luterana • non era per niente ortodossa – why? → l’arcangelo guerriero si ergeva in alto, sotto la gran confusione di figure, che lotta tra gli angeli i ribelli sconfitti • predilezione per il nudo michelangiolesco, reinterpretato •lasciò il dipinto incompleto perchè non piaceva alla committenza (dx) SECONDA VERSIONE → 1528, Siena-Chiesa di San Niccolò al Carmine •composizione più ordinata→ Dio padre in lato + San Michele al centro che alza la spada per sconfiggere Lucifero •Effetti luministici nella luce e nel colore CICLO REPUBBLICANO DEL CONCISTORO 1529 commissione per il ciclo di affreschi per la volta di una sala di Palazzo Pubblico detta Concistoro ob del ciclo → manifesto di valori repubblicani tra gli affreschi vediamo; 1) VOLTA ALL’ANTICA CON IMMAGINI DI VIRTU’, EROI E SOTRIE ANTICHE, 1529-36 • Al centro le figure allegoriche della Giustizia, Amor per la Patria, e della Concordia = valori civili essenziali di una Repubblica. • Al di sotto tramite il rigore prospettico + colore e movimento rappresenta una serie di eroi e storie antiche 2)SACRIFICIO DEL RE CODRO, 1529-36 Codro è l’ultimo re di Atene; la sua città è in guerra vs Sparta e l’oracolo di Delfi ha profetizzato che gli Ateniesi vinceranno se il loro re (Codro) sarà ucciso. La notizia è resa pubblica e il re, Codro incredulo, si leva gli abiti da militare e veste quelli di un vecchio per provocare alcuni Spartani che lo uccidono. •al centro Codro con abiti regali • sullo sfondo a destra scena di Codro ucciso dagli spartani ob→ vuole dimostrare come la storia dell’antichità classica sia attuale nella politica odierna. PARMIGIANINO, L’ALCHIMISTA Anche Parmigianino si trova a scappare per il via del Sacco di Roma→ qualche anno a Bologna e poi a PARMA definitivamente nel 1531. - 1531→ commissione per la decorazione della chiesa di Santa Maria della Steccata che non porta a conclusione per via della sua passione verso l’alchimia, con cui pensava di arricchirsi. Ma abbiamo qualche resto nel SOTTARCO→ un assetto architettonico su cui vediamo alle basi due coppie di nicchie con figure monocrome di personaggi biblici+ figure femminili danzanti con vasi sulla testa LA MADONNA DAL COLLO LUNGO,1534-39, Firenze- Uffizi, Parmigianino •linguaggio aristocratico - astratto – pieno di grazia → allunga parti del corpo •es. allunga il collo della Vergine in trono + la gamba dell’angelo a sx che tiene il vaso su cui è riflessa la croce + il corpo del bambino addormentato •opera incompleta ROSSO FIORENTINO (scapoccia e si riacchiappa in francia) Scappa dal Sacco di Roma → prima a Perugia, poi a San Sepolcro COMPIANTO SUL CRISTO MORTO 1527-28, Rosso Fiorentino •commissionato dal vescovo Tornabuoni, una pala per la Compagnia di Santa Croce, conservata nella pinacoteca di San Lorenzo. • NB = qui il Rosso diventa demoniaco → why? Incubi degli anni giovani post sacco di Roma • atmosfera tenebrosa, sfondo compare di nuovo l’inquietante croce con le scale della Deposizione di Volterra •clima di dolore struggente • al centro = il Vesperbild → Maria velaya e svenuta tiene sulle gambe il corpo livido del figlio studiato nell’anatomia, scheletrico di profilo. • Giovanni,con i capelli d’oro, sostiene le spalle di Gesù •La Maddalena si dispera nascondendo il volto ai piedi di Cristo - Rosso Fiorentino a seguito di vari liti andò in FRANCIA alla corte di FRANCESCO I Qui ebbe una commissione 1532 per il castello Fontainebleu → ciclo di affreschi con uno stile più sereno, ma ci giunge alterato e non integrale CAPITOLO 37 ROMA DOPO IL SACCO: DALL’OMBRA DI MICHELANGELO AL COLORE DI BAROCCI 1) Michelangelo pittore: il Giudizio universale Dal 1534, Michelangelo si trasferì a Roma da Firenze: scelta dovuta sia all’ostilità del nuovo regime del duca Alessandro de’ Medici, sia per le imprese pittoriche che lo attendono all’Urbe. Clemente VII, gli affidò il progetto di affrescare con un Giudizio universale la parete di fondo della Cappella Sistina, ma il pontefice morì pochi giorni dopo l’arrivo di Michelangelo a Roma, fu quindi eseguito per il suo successore Alessandro Farnese, papa Paolo III. I lavori per il grande affresco però previdero la rimozione di una parte del ciclo tardo400esco, distruggendo tre affreschi del Perugino, le scene di avvio alle Storie di Mosè e di Cristo e con la chiusura di due finestre sopra le Storie, furono cancellate le figure di Papi ai loro lati. I lavori richiesero una lunga fase progettuale (1534-36) e l’affresco fu terminato nel 31 ottobre del 1534, Michelangelo torna a lavorare alla tomba di Giulio II. Dopo un contratto stipulato nel 32, si decise di erigere il monumento a San Pietro in Vincoli, ma il lavoro al Giudizio fece ritardare l’inizio dei lavori, posticipati al 45. Il monumento è meno grandioso e colossale rispetto al progetto iniziale: è una tomba parietale che si erge alla fine della navata della chiesa ed è scandita in due registri: · Registro 1 à al centro la figura di Giulio II eseguita da Tommaso Boscoli, sopra della quale una Madonna col Bambino e ai lati una Sibilla e un Profeta, eseguiti tutti da Raffaello da Montelupo. · Registro 2 à al centro siede Mosè (1513-16), nelle nicchie accanto a lui le figlie di Labano andate in sposa a Giacobbe: Rachele a sinistra = allegoria della vita contemplativa; Lia a destra = vita attiva. Allegorie che alludono ai contrasti della riforma luterana e la Chiesa di Roma sulla salvezza dell’uomo: Racheleà salvezza con preghiera e fede; la Pietà Bandini (1547-55) à salvezza attraverso le opere Gruppo di pietà destinate alla propria sepoltura in Santa Maria Maggiore. Rispetto alla Pietà vaticana, qui aggiunge alla composizione anche Maddalena e Nicodemo (nel volto del quale Michelangelo si ritrae), con cristo che scivola ed è sorretto dalla madre, aiutata da Nicodemo che da dietro sorregge il corpo di Cristo dalle braccia, il tutto reso in un groviglio di panneggi. Il maestro non finì mai l’impresa poiché scoprì un’imperfezione nel marmo, infuriato prese a martellate la scultura, successivamente nel 1561 fu acquistata da Francesco Bandini e Tiberio Calcagni che la restaurò. la Pietà Rondanini (1552-64) Nuova scultura, dal nome proveniente dal palazzo romani in cui è stata conservata. Anche qui il corpo nudo del Cristo scivola e cade morto fra le braccia della Madre, ma in questo caso Michelangelo a un certo punto decise di stravolgere la scultura, dandole una nuova forma. Della vecchia rimane solo un isolato pezzo di braccio e le gambe del Gesù, la quale figura è ricavata dal blocco di Maria: testa à spalla destra di lei; braccia à fianchi e parte delle gambe. Nuovo braccio sinistro di Maria à spalla sinistra e da parte del petto del Cristo originario. Scivolamento + intima fusione tra le figure 5) Michelangelo architetto: il Campidoglio e la cupola di San Pietro Piazza del Campidoglio Paolo III gli affidò gli incarichi di architetto dal 1535, con l’intervento di riqualificazione del Campidoglio. Sede municipale di Roma all’interno del Palazzo Senatorio costruito nel XII secolo. la grande piazza progettata da Michelangelo sarà però portata a compimento solo dopo la morte del maestro, seguendo i suoi disegni. Lavorò al rinnovo del Palazzo Senatorio e il Palazzo dei Conservatori, nel compiere la piazza invece scelse di usare una pianta trapezoidale, per dare l’illusione di uno spazio più grande, motivo per cui le facciate dei due edifici laterali sono oblique. La piazza fu pavimentata con un motivo geometrico solo nel 1949, su disegni di Michelangelo, piazza che accoglie al centro la statua di Marco Aurelio, posta su un piedistallo disegnato dal maestro. La cupola di San Pietro Dal 1547 erano stati innalzati solo i piloni del transetto che avrebbero dovuto sostenere la cupola pensata da Bramante, dal suo tempo a Michelangelo si era ipotizzato solo sulle soluzioni della pianta della basilica, che Raffaello avrebbe voluto longitudinale, invece Michelangelo pensò ad una pianta centrale immaginando già la grande cupola a sesto rialzato (come quella di Brunelleschi). La cupola fu completata alla fine del 500 sotto la direzione di Giacomo della Porta e Domenico Fontana, mentre Michelangelo riuscì a realizzare solo il tamburo caratterizzato da un gigante ordine di colonne accoppiate, alternate da finestroni coronati da timpani arcuati e triangolati. 6) Tiziano a Roma La Danae per Alessandro Farnese (1544-46) Fu il cardinale Alessandro ad invitare l’artista in città, e per lui Tiziano realizzò la Danae oggi custodita al museo di Capodimonte ed è una prima versione di un soggetto mitologico ed al contempo erotico à figlia del re di Argo posseduta da Giove sotto forma di una pioggia dorata. Qui la nudità femminile assume forme ridondanti à aggiornamento sulle novità di Michelangelo Colore luminoso tipico della pittura veneziana. Commentata sia da Michelangelo che da Vasari condividendo il fatto che i pittori centroitaliani sono più retrogradi rispetto alla pittura veneziana. Un ritratto di famiglia (1546) Presso la corte pontificia di Paolo III, Tiziano si ritrovò a ritrarre il pontefice nel Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, ora a Capodimonte, nel quale raffigura il papa chinato e ingobbito dalla vecchiaia, davanti ad uno scrittoio mentre si volta a guardare Ottavio che accenna ad un inchino verso di lui, il cardinale Alessandro è alle sue spalle e ci guarda. · Estremo verismo · Colori accesi giocati sulle tonalità del rosso à atmosfera cupa CAPITOLO 38 TIZIANO SECONDA FASE DELLA SUA VITA; PALA DI PESARO, Tiziano 1519-26, Venezia-Chiesa dei Frari Pala dell’altare di famiglia commissionata il 24 aprile 1519 da Jacopo Pesaro a Tiziano • Immagine costruita in diagonale , come ? • Madonna + Bambino siedono in alto sul podio di ¾ • sotto i Santi Francesco e Antonio da Padova
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