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Saul - tragedia di Vittorio Alfieri, Sbobinature di Letteratura Italiana

Appunti dettagliati e parafrasi sulla tragedia Saul

Tipologia: Sbobinature

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Caricato il 16/08/2020

giusy-augello
giusy-augello 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica Saul - tragedia di Vittorio Alfieri e più Sbobinature in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! SAUL Vittorio Alfieri INTRODUZIONE La tematica dell’oscillazione traspare già nelle prime tragedie di Alfieri, ma assume un peso più rilevante solo in Saul (e nelle successive tragedie), scritta nel 1792. Inizialmente Alfieri progetta di scrivere 10 tragedie → poi ne scrive 19, Saul è la quattordicesima. Alfieri si getta oltre i limiti che si era autoimposto. Pensava che dopo Saul non avrebbe più scritto tragedie, invece ne scrive altre: Agide, Sofonisba, Mirra e Bruto primo e secondo. Il canone delle tragedie Alfieriane → sequenza di opere che vengono riconosciute dall’autore o dalla critica. Alfieri le riconosce e hanno una prima pubblicazione tra il 1788-89 a Parigi presso l’editore Didot. Qui però non abbiamo ancora una forma definitiva perché Alfieri apporta ancora delle correzioni in corso di stampa. Dopo di ché, alla fine degli anni ‘90 scrive ancora una tragedia (fuori dal canone delle opere pubblicate → non si sa se terminata / postuma). Questa tragedia nasce dal confronto col modello classico (come sovente): “Alceste seconda”. La prima era la tradizione che Alfieri aveva fatto dell’opera “Alceste” di Euridice dal greco (Alfieri comincia a studiare il greco intorno al 1795). L’Alceste seconda è la tragedia che scrive negli anni ‘90. Negli stessi anni si indirizza verso la produzione satirica del “Misogallo” → un prosimetro antifrancese. Alfieri assume posizioni anti francesi dopo gli esiti della rivoluzione. Alla fine degli anni ‘90 scrive anche 6 commedie. Le letture di grandi autori greci come Orazio, Virgilio, Plutarco, Aristofane, Pindaro, Saffo ispirano Alfieri nella sua produzione. Alfieri infatti prende come grandi impegni la lettura e lo studio di opere antiche come i poemi omerici, ma anche della Bibbia. Abbiamo in questo periodo la riscoperta dei testi ritenuti “primitivi”, come i Canti di Ossian. C’è il desiderio degli eruditi di approfondire gli studi della Bibbia → Tommaso Valperga di Caluso (amico di Alfieri) sarà uno di questi. L’interesse di Alfieri per la Bibbia sta nel fatto è sia un opera che è all’origine del mondo occidentale, scritta in una lingua misteriosa ma anche piena di significato. Alfieri comincia lo studio sistematico della Bibbia solo durante il periodo della produzione di Saul, ma in realtà già da prima ne aveva interesse. Per studio sistematico si intende il confronto tra le diverse edizioni (edizioni di San Gerolamo) L'interesse per gli studi biblici inizia quindi intorno agli anni ‘90, durante la stesura di Saul, durante il quale inizia uno studio settimanale. Ma cosa spinge davvero Alfieri a studiare la Bibbia? Innanzitutto un interesse letterario per la Bibbia del vecchio testamento, dove è possibile trovare un abbondanza di metafore, simboli → si parla per messaggi e immagini. Vi è un grande fascino per i sentimenti e le sensazioni primitive. Abbiamo l’idea dell’uomo che si misura, posto sotto la lente di una divinità che agisce in maniera incomprensibile: punisce i buoni e premia i malvagi (es: Giobbe). Abbiamo quindi un Dio oscuro, vendicativo, il Dio degli eserciti. Nella sua autobiografia Alfieri descrive la nascita del Saul → 1782 Inizialmente Alfieri non ha un lettura regolata della Bibbia, in seguito viene ispirato da una passione, che lo invasa, lo induce a scrivere → ispirazione poetica: Il poeta, per scrivere deve avere un forte sentire, che è innato → La parte platonica. Ma il poeta deve anche rispettare Le regole Aristoteliche: la scrittura è atta a descrivere quello che si sente, il forte sentire deve essere espresso per parole → le due cose quindi devono convergere. In Alfieri questi due elementi convergono anche grazie agli studi sugli autori classici, all’assimilazione della grande tradizione = non si può avere innovazione senza tradizione. La lettura della Bibbia quindi muove gli spiriti, le emozioni Alfieriani e da qui parte l'ispirazione. Nella sua autobiografia Alfieri dice che avrebbe potuto scrivere altre due tragedie sul tema biblico se non si fosse trattenuto, tanto era forte l’emozione che gli ha suscitato la bibbia. Saul e Mirra sono le due tragedie al vertice della piramide. Nel maggio (nel periodo in cui lascia Roma) 1783 Alfieri scrive/traduce “Il cantico di Mosè” (argomento biblico). Tramelogedia → Abele, uno degli esperimenti di Alfieri mal riuscito: tentativo di mettere insieme tragedia e melodramma. Il melodramma viene depurato dalle sgradevolezze. Alfieri lo ritiene comunque importante dal punto di vista pedagogico, nonostante non accettasse la sua musicalità. Il genere per eccellenza è la tragedia, ma questo è un genere troppo difficile per il pubblico del ‘700 che non è abituato → per questo motivo bisogna blandire, da qui nasce l’idea della tramelogedia. Viene però allentata la musica del melodramma e si rende di più facile comprensione la tragedia. La dignità dei contenuti viene mantenuta. Gli ostacoli principali per la tragedia in quest’epoca erano: 1. L’ignoranza del pubblico abituato a una scrittura molto semplice 2. L’impreparazione delle compagnie teatrali Nell’introduzione di Saul troviamo un commento sui contenuti e lo stile utilizzati: si riprendono le modalità di espressione della Bibbia. Nel Saul inizia a profilarsi anche una certa una certa musicalità (non nella maniera del melodramma) → Alfieri è nemico del melodramma ma non della musica. Spesso scrive ispirato dalla musica. La musica è infatti in grado di suscitare molto velocemente sentimenti (rispetto ad altre forme d’arte), questo può essere un vantaggio ma anche uno svantaggio → si può arrivare alla banalizzazione. Alfieri ebbe anche un educazione musicale presso l’accademia si tenta di insegnargli a suonare la chitarra e il clavicembalo con scarsi risultati. Alfieri in particolare è affascinato dalle voci scure delle donne = contralto. Fonti a cui si ispira Alfieri per Saul: il primo libro dei Re della Bibbia (capitolo da 12 a 31) = che corrisponde al primo libro di Samuele. Qui si racconta la vicenda di Saul, un re ebreo che visse intorno all’anno 1000 A.C. Gli eventi che vengono raccontati sono manipolati da Alfieri ma comunque veritieri: introduce dei cambiamenti ma non stravolge la storia → questo per mettere in risalto il messaggio che vuole passare. Ad Asti nella seconda metà del 500 e all’inizio del 600 un drammaturgo di nome Federico Della Valle, che lavorava alla corte dei Savoia, scrive diverse tragedie ispirate al tema biblico, come ad esempio “Iudit” (Giuditta) e “Ester” → opere che Alfieri legge. Parafrasi v 1 David: Qui Dio onnipotente, vuoi che io ponga fine alla mia fuga? Questi sono i monti di Gioelbe, ora accampamento degli israeliti, che sta di fronte all’empia Filiste. Potessi avere oggi la morte qui, dalla spada nemica. Ma devo aspettare di averla da Saul. Ah crudele e ingrato (sconoscente) Saul, che vai perseguitando il tuo campione per caverne e rocce senza mai tregua. Eppure David era un giorno il tuo difensore (scudo); avevi riposto in me ogni speranza; tu mi hai innalzato a un alto onore; mi hai scelto per essere sposo di tua figlia… Ma tu mi chiedevi cento e cento teste nemiche come dote → v 15 tema della decapitazione: Questa è una variante rispetto al testo biblico, in cui Saul impone a David di portare prepuzio → segno della conversione ebraica. Nella versione di Alfieri invece viene imposto di portare le teste dei nemici come pegno di fedeltà. David mantiene la parola e ne porta di più. Simbolismo della decapitazione come pegno-alleanza. Il tema della decapitazione è un motivo molto presente nella letteratura del 700. Elemento evocativo, perturbante che segna l’esercizio del potere politico. Variante significativa: elemento della decapitazione è più adatto alla cultura occidentale del 700 v 17 David: Ma vedo che Saul non è in sé ormai da molto tempo: Dio lo ha lasciato in preda a uno spirito maligno. Che siamo noi se Dio ci lascia? → Saul si affida alla volontà divina, pensa che Saul sia posseduto da uno spirito empio che lo tormenta. Notte, cedi presto il posto al sole vitale (almo); egli oggi sarà testimone di un'impresa gloriosa → cedi il posto al sole perché possa essere testimone di questa impresa. Gelboe tu sarai famoso nel più lontano futuro che dirà: (i posteri diranno) David qui sacrificò sé stesso al feroce Saul. Esci Israele dai tuoi accampamenti, escine oh re: vi invito oggi a vedere se io conosco ancora l’arte della battaglia. Esci Filiste iniqua; esci e vedrai se la mia spada uccide ancora. Commento: David si lamenta nei riguardi di Saul che lo perseguita e lo costringe alla fuga, anche se è il suo guerriero più valoroso e l’uomo scelto come sposo della figlia. David pensa che Saul si comporti così perché non è in sé. Secondo lui lo spossessamento è dovuto all’ira divina che lo ha abbandonato a uno spirito empio. Chi siamo noi se Dio ci lascia? → l’uomo senza Dio non è nulla, non esite. Notte → David invita le tenebre ad allontanarsi. Hanno un valore simbolico: simbologia notte-giorno. In questo momento è quasi l’alba e il sole sta per sorgere, David vuole che la notte lasci presto il posto al giorno per recare i suoi servigi al re. Secondo significato: David auspica che nella mente di Saul si allontani il maligno e ritorni la luce, che torni ad essere il re che è stato. ● SCENA SECONDA Gionata → fratello di Micol, erede al trono perché figlio di Saul. Non c’è successione ereditaria perché David viene unto/prescelto dal signore. Gionata però non prova invidia (l’invidia che serpeggia nella corte di Madrid), ma David ha comunque dei nemici in campo. Saul invidia David per la sua forza, la sua giovinezza → paura. Saul è comunque una figura di grande re, che tra i deliri ha dei momenti di tregua. Noi vediamo Saul al momento della caduta nel precipizio (delirio), nel momento in cui si ha un'accelerazione della caduta → noi abbiamo la visione della caduta finale, del delirio più totale. Nella seconda scena troviamo il tema della voce. Parafrasi v 31 Gionata: quale voce mi suona? sento una voce alla quale la via del mio cuore è nota. - Davide di preannuncia per la voce: David ha voce perché è colui che gode del favore divino per la sua giustizia e lealtà → capacità di parola che Saul perde progressivamente. Saul è l’antieroe che perde la parola, diventa una nebulosa incoerente e violenta. La voce di David è canto che ha sempre avuto e ha la capacità di placare Saul = canto che placa gli animi → richiamo al mito di Orfeo v 32 David: chi viene? facesse giorno! non vorrei mostrarmi come un fuggitivo ... Gionata: Chi sei? Che fai intorno agli accampamenti? parla David: mi pare Gionata, coraggio! (autoesortazione) Sono un guerriero v 40 → amicizia fraterna tra Gionata e David v 41 Gionata: sarà vero? tu in Geolbe? non temi il padre? Io per te tremo.. David: Ho visto e affrontato mille volte la morte da vicino in battaglia: e dalla morte da molto tempo sono fuggito davanti all’ira di tuo padre: ma solo il timore è morte per il prode (sentenza). Ora io non temo più: il re e il suo popolo sono in pericolo: sarà David colui che starà al sicuro/nascosto tra questa foresta? Io dovrei stare al sicuro mentre sul popolo sta la minaccia della spada degli infedeli (filistei). Io vengo a morire, fra le armi, in campo, per la patria, da combattente e per lo stesso ingrato Saul che ora a gran voce chiede la mia morte. - Su David c’è un'accusa (come x Carlo) falsa: è accusato di aver tradito il re e essersi rifugiato presso i filistei. Davide si reca nel regno dei filistei e viene ospitato perché non sapeva dove andare (era perseguitato). Ma non ha tradito Saul, non ha preso servizio nei nemici. Gionata dice che Saul è adirato perché crede/ finge di credere che David sia un traditore → lo accusa (taccia) v 55 Gionata: David tu sei di certo l'eletto di Dio. Il Dio che ti ispira nel cuore sensi così sovrumani, ti ha donato un angelo del cielo per scortarti. Eppure come potresti presentarti ora davanti al re? Egli ti crede, o finge, con la squadra dei nemici; egli ti accusa di essere traditore e ribelle. David: egli mi ha forzato a rifugiarmi dai suoi nemici. Ma se essi impugnassero le armi contro di lui, ecco che io le impugnerei per lui finché saranno sconfitti. → nel momento in cui i filistei scenderanno in campo contro Saul, lui non starà più nel campo dei filistei ma scenderà in campo contro loro finché non saranno sconfitti. V 66 La ricompensa antica (che Saul ha sempre dato a David) = l'odio, perché Saul lo detesta da molto. La sua antica ricompensa mi renderà dopo; odio di nuovo e morte. Gionata: misero padre, viene ingannato. Il vile Abener, falso amico, gli sta sempre intorno. Il demone maligno che riempie il cuore a Saul, gli lascia brevi istanti di tregua; ma Abner non lascia mai l'arte. → Abner è il corrispettivo di Gomez, ma con un valore più alto. Abner ha grandi capacità di generale, fa un piano di guerra e lo sottopone a David, che non ha nulla da dire sulla strategia. Abner ha una virtù operativa, pratica - ma questo non basta ad Abner per essere considerato uomo virtuoso. Abner comunque è fedele a Saul, non si avvicina a lui solo perché mosso da brama di potere (come Gomez che in realtà non ha alcun dominio, è solo esecutore del potere, per lui questo è già un privilegio ed è disposto a tutto per soddisfare il re). Abner invece è sinceramente legato a Saul da un vincolo familiare = cugino/ zio di Saul. È affezionato a Saul, per questo vuole difenderlo dal fatto che il sacerdote abbia preferito David. La colpa di Abner è quella di non difendere Saul da sé stesso, ma di assecondare il suo delitto. Non tenta di ricondurre alla ragionevolezza Saul, ma lo induce a rispondere con violenza (farà uccidere Achimelech e i sacerdoti). Lascia il re al suo delirio. Abner è un personaggio che si contraddistingue per la perfidia, la cattiveria. È un falso amico di Saul: non lo aiuta a sottrarsi al demone che gli invade il cuore. Anche quando il delirio lascia qualche momento di tregua a Saul, questi momenti sono combattuti da Abner che istilla vendetta, sentimento che lo precipita di nuovo nel delirio. Per Gionata, Abner è un “mentito amico” → dal suo punto di vista ha un'influenza su Saul e lo istiga al delirio. Abner è un amico mentito perché non dice la verità. È un amico che per proprio calcolo (per non perdere i privilegi del re) non si comporta da amico. Abner è un finto amico anche dal punto di vista di Alfieri perché non distoglie Saul dai pensieri funesti, ma gliene indice maggiori. Tema della falsa e vera amicizia → si apre con la lettera all’amico Valperga di Caluso (vero). Gionata nutre risentimento nei confronti di Abner: Saul da ascolto solo a lui. V 70 Gionata: egli solo è ascoltato (da Saul), egli solo è amato: lusingatore maligno, ogni persona con virtù che supera la sua egli gliela (a Saul) presenta come inaffidabile e insicura. Invano io e la tua sposa.. Abner è invidioso di chiunque abbia più virtù della sua. Non tollera che qualcuno si distingua per virtù → invidia, per questo parla male tutti quelli con una virtù. Il primo bersaglio di Abner è David. Gionata viene interrotto da David al pronunciarsi di “sposa” → Davide chiede notizie di Micol. Anche Micol è in campo, ha avuto autorizzazione dal padre che ha avuto pietà di lei. Micol quindi ha seguito il padre e l'esercito nel campo di battaglia → Saul è ancora in grado di provare sentimenti nei riguardi dei figli. V 80 Gionata: il padre ne ha avuto pietà; non ha voluto lasciarla sola alla sua pietà nella reggia. La nostra reggia era diventata la casa del pianto da quando tu sei andato via. Quando essa ti ebbe perduto ogni ornamento nel vestire le era sgradito → segni di dolore esteriore che si riservando generalmente a un morto. Ha i capelli spettinati/arruffati e sopra cosparsi da cenere (atteggiamento di lutto). Sulla guancia magra è sempre coperta di lacrime e di pallore. Porta sempre nel cuore un apprensione (tiene dentro un sentimento che dolce che non si manifesta a parole ma soltanto con le lacrime). Di giorno si prostra davanti al padre almeno mille volte; e fra i singhiozzi essa dice “Rendimi il mio David, che già una volta mi hai dato”. Quindi si strappa i vestiti e bagna la mano del padre di pianto, e anche egli piange → il padre piange per la figlia. E chi non piange? Abner, solo lui e ordina che essa venga presa e portata via dai piedi del padre semi svenuta. Impera , → a clausola finale del verso con virgola impone di fermarsi: se ci si ferma alla virgola questo “impera” prende il significato di governa → Abner governa. In realtà il verbo regge “si strappi” dai piedi del padre. Ah povero Saul se non ritorni in te stesso, sulla sua testa pende l'altissima ira di Dio → il tiranno della tragedia è Dio (confermato da questo verso). Sul capo di David prende l’ira di Saul → pende quella di Dio - altissima = superlativo assoluto → con il concetto di alto si indica che si tratta dell’ira di Dio, il superlativo assoluto declina l’ira di Dio al suo sommo capo, non c’è ira umana paragonabile all’ira di Dio. v158 io almeno vorrei che tu ti salvassi oh mio Gionata, che ti salvassi dall’ira celeste; e ti salverai spero e ci salveremo tutti, e anche Saul che ancora può correggersi → David confida in Dio, non lo mette in discussione. Saul invece è adirato contro Dio, si ribella alla volontà di Dio (tenta). Davide è fiducioso verso Dio, crede che tutti potranno salvarsi dalla rovina, anche Saul se corregge il suo comportamento e torna ad affidarsi alla volontà di Dio e a non combatterla più. Ah guai se Dio dal più alto dei cieli scaglia il suo fulmine rovente, spesso tu lo sai egli ha travolto con la sua incommensurabile ira l’innocente e il reo → Dio del vecchio testamento. Dio che atterra Sodoma e Gomorra sterminando alla stessa maniera peccatori e innocenti. L’ira di Dio non fa distinzioni. Il Dio del nuovo testamento (religione cristiana) è misericordioso, paziente, che perdona. Quello del vecchio punisce. v 166 → allitterazione della R. Intero verso fatto di verbi, mette in rilievo l’azione del Dio tiranno. Azioni di rovina: sterpa, trabalza il suol = sradica, schianta il suolo → vorticoso turbine che sradica, sbatte a terra, schiaccia, stritola, distrugge (annulla) alla stessa maniera la pianta velenosa, i fiori i frutti e le foglie → non fa distinzione tra oglio (grano) e grano. Quando il suo fulmine giunge sulla terra incenerisce tutto. Davide ha appena evocato la furia e il terrore dell’ira di Dio. v 169 Gionata: Davide può molto presso Dio per Saul → Davide può essere un intercessione con il suo valore, la sua fiducia incondizionata verso Dio. La sua presenza di fianco a Saul può essere gradita a Dio. Io nei miei sogni ti ho visto spesso e con aspetto talmente sublime che io mi inginocchio davanti a te. Non dico altro e non devi dirmi di più: finché io vivrò io giuro che mai la spada di Saul calerà su di te, ma dalle insidie vigliacche come posso io difenderti? → Gionata può difendere David dall’ira del re, MA come può difenderlo dalle insidie (no manifestazione aperta), dalle trame che si tessono nella corte. Qui fra i piaceri, nell’armonia dei canti nei banchetti si beve nelle coppe d’oro infide (traditrici) la morte → oro delle coppe è infido = contiene bevande avvelenate (doppio significato) - primo significato: nei banchetti delle corti si viene spesso avvelenati. Livello metaforico: la corte che risplende di piaceri e delizie nasconde attentati e insidie. v 178 → morte posto in clausola alla fine del verso. Chi te ne guarda? David: Il Dio di Israele, se io sono destinato a sopravvivere (Davide confida pienamente nella volontà di Dio) e non potrà difendermi un intero esercito se invece Dio decide che io devo perire. (oste = ostis latinismo che significa esercito) Ma dimmi, ora prima del padre posso vedere la sposa? Non devo/posso entrare nell’accampamento di Saul finché non ci sia il sole (albeggia).. → non può perché potrebbe sembrare che lui voglia entrare nell’accampamento di nascosto perché sta tramando contro il re/ voglia infiltrarsi per conto dei nemici filistei. Valore simbolico di Davide → associata alla luce, si può manifestare solo alla luce. Davide porta anche la luce dove va (dal punto di vita metaforico). David portatore di luce potrebbe espandersi sull’oscurità interiore della figura di Saul. Gionata: e forse la sposa aspetta tra le piume (dormendo) il giorno? con me a piangere per te ella sempre si reca prima che sorga il sole; e insieme preghiamo Dio per il padre malato (egro=latinismo) → malattia della mente. - Ecco, non lontano, un non so che (tipico del barocco) cosa biancheggia: forse è lei, scostati un po’ e ascolta (nasconditi un po’). Ma se fosse qualcun altro non farti vedere. ● SCENA TERZA Entra in scena Micol con un soliloquio → attacco che si riferisce al tempo, alla luce, alle ombre. v 191 Micol: Notte detestata (aborrita) e interminabile, non sparisci mai? Ma forse il sole sorge per me portando gioia? domanda retorica→ Notte/ombra che mai se ne va, doppio significato x tempo e x buio che avvolge lo spirito di Micol perché è lontana dallo sposo che è minacciato di morte. La domanda in teoria è retorica ma in realtà quel giorno porterà una gioia. Ahi me misera che vivo sempre in tenebre continue → notte dello spirito, causata dal dolore per la separazione. Micol vede Gionata e si rivolge a lui: Oh fratello mio, più veloce (ratto)/ prima di me ti sei alzato? eppure certo io sono la più addolorata - il mio fianco (corpo) che non trova mai tregua è più addolorato → io sono più tormentata di te. Come posso riposare tra morbide coperte mentre il mio bene-amore se ne sta disteso sopra la nuda terra in fuga, scacciato-in esilio (sbandito), fra le tane delle bestie feroci, sottoposto a qualunque pericolo? Topos: L’eroe che è costretto a fuggire e rifugiarsi nei territori selvaggi tra le persone umili (es Virgilio, Tasso). Ma più feroce di ogni altra bestia è il padre! Saul senza pietà sottrai a tua figlia lo sposo e non le togli la vita (e la lasci vivere) → sottrarre a Micol Davide è come farla morire interiormente quindi tanto vale toglierle anche la vita fisica. Saul non giunge a tanto talmente è crudele (parallelismo FIlippo che vuole lasciare in vita Isa dopo la morte di Carlo) Ascolta fratello io qui non resto più, se vieni con me fai un atto coraggioso, ma se non vieni me ne andrò da sola a cercarlo. Io voglio incontrare David o la morte. Saul viene definito spietato dal punto di vista di Micol → lo reputa spietato perché le ha dato e sottratto David (s- senza pietà). Gionata: aspetta ancora; e il pianto acquieta: il nostro David forse verrà qui a Gelboe. Micol: Davide venire nello stesso posto in cui c’è Saul? Gionata: Nel luogo dove ci sono Gionata e Micol, portato a forza sarà sempre Davide dal suo sincero cuore. Non credi tu che l’amore in lui abbia più potere del timore? E ti meraviglieresti se egli osasse venire qui? Micol: Oh cielo, per lui avrei paura, eppure soltanto vederlo mi farebbe.. Gionata: e se egli non temesse nulla?... E se egli pure rivestisse il suo straordinario coraggio con motivazioni razionali? → Davide potrebbe tornare nell’accampamento non perché coraggio temerario (coraggio senza prudenza) - il coraggio di David è prudente = sorretto dalla ragione → potrebbe tornare perché ha fatto un ragionamento, per un motivo. Saul in queste circostanze avverse è meno pericoloso di quanto lo sia nelle circostanze favorevoli. Ora egli è privo di quella baldanza solita (a causa delle circostanze sfavorevoli) perché non è più tanto sicuro delle sue forze → in tempi di fortuna declinante, Saul sta perdendo la guerra. Ora che il braccio invincibile di David non gli apre più la strada tra le file dell’esercito di Mico, Saul diffida di riuscire a portare la vittoria, ma poiché è superbo non lo dice. Da quando David è andato via Saul è dubbioso delle sue forze → avverte il peso della mancanza di David, dubita delle sue forze, non è più guerriero della giovinezza - ma non lo dichiara perché superbo. Tutti noi vediamo nel volto di Saul che egli stesso dentro di sé non crede nella vittoria → Saul è il primo che dubita delle sue forze che non sono più quelle di prima. Forse tuo marito giungerebbe proprio nel momento giusto. MIcol: si forse è vero, ma egli è lontano.. e dove, in quale condizioni si trova? Gionata: egli è più vicino di quanto pensi - Micol: oh cielo (a che) perché mi lusinghi? ● SCENA QUARTA Compare David che si era nascosto. Termine morte → compare frequentemente in luoghi rilevanti, in clausola o a inizio verso. David: Morte, se debbo oggi incontrarti, almeno qui sto tra i mie (amici e sposa). Meglio sarebbe morire che condurre una vita selvaggia, in solitudine dove non sei amato da nessuno e a te non importa di nessuno. Ti aspetto spada assetata di sangue di Saul, colpiscimi qui almeno i miei occhi saranno chiusi dalla moglie pietosa, le mie ossa saranno composte e coperte, bagnate da lei con un pianto sincero. Micol: Oh David, tu mio capo(inizio), termine (fine) di ogni mia speranza → non è un verso da tragedia per il tema (amoroso) e per la figura retorica dell’enjambement. Questi sono dei versi-dialogo che devono essere letti con la cadenza giusta, ma neanche troppo ritmata. In questo verso troviamo anche un chiasmo: “tu capo, termine tu” v 242 Ah che mi possa essere lieto il tuo ritorno, Dio che ti sottraeva da così grandi pericoli ora ti riconduce qui non inutilmente.. oh quale forza mi da la tua sola vista! Io tanto tremavo per te quando eri lontano, ora per te quasi non tremo.. Ma che vedo? in quale selvaggio, orribile abito ti mostra a me avvolto il sole che nasce → rappresentazione del sole che sorge e mostra gli abiti di David grazie alla luce = illuminazione graduale, mentre si svolge la scena le luci progressivamente diventano più consistenti. Il sole sta sorgendo. Alfieri non da molte note di regia, fa capire come debba essere allestito il teatro da quello che dice nel testo. Man mano che si leva il sole si distinguono i tratti di Davide, Micol lo vede meglio: è vestito poveramente. v 251 Micol: Tu ignudo d’ogni fregio (segno di riconoscimento, ornamento) vai? → ornamenti che gli spettano perché guerriero. Niente lo distingue. spuntare l’ombra di un sorriso? I miei figli che pur amo tanto, il più delle volte mi inducono (suscitano in me) ira se sono affettuosi con me. - Saul non è come Filippo → ama i propri figli, ed è amato da loro. Non è snaturato come Filippo. L’amore per i figli è superiore al desiderio di vittoria, di regno e della stessa vita. Se non fosse stato per i figli, per preservarli dalla disgrazia di una sconfitta Saul avrebbe già cercato la morte in combattimento, come gli spetterebbe → di cui sarebbe degno essendo stato un grande re e guerriero. Ma sono anni che è preda di questo umore malinconico, e l'amore dei figli spesso gli suscita una reazione opposta = ira → una passione/affetto/ sentimento pericolo perché implica totale perdita del controllo di sé. v 38 da qui in poi abbiamo una memoria letteraria poetica ma non solo. Come Davide si era autoritratto alla fine del dialogo precedente per come è; ora Saul ci propone un autoritratto opposto: ombroso, buoi. Nel quale confluiscono varie memorie letterarie. Le caratteristiche: ferocia, impazienza (non avere requie, pace), torbido sconvolgimento dell’animo, ira → stati d'animo che sempre ingombrano l’animo di Saul. Sono gli stati d’animo che secondo una lunga tradizione che va da Tacito a Sallustio sono caratteristici del tiranno. Passo della congiura di Catilina e nella guerra di Giugurta di Sallustio (uno degli autori latini che Alfieri traduce per intero → la traduzione a cui si applica dal 1776 al 1803, la rifà molte volte) in cui Catilina e Giugurta sono descritti come tiranni. Le loro caratteristiche sono queste. L’autoritratto di Saul attinge a queste memorie letterarie. Anche da Tacito → l’imperatore Tiberio, tra gli imperatori più dell’umanità. Altra memoria letteraria: oltre ai classici latini si innesta la memoria di autore estraneo alla tragedia Petrarca - Il canzoniere v 134 → sonetto delle antitesi che in Petrarca rappresenta la continua opposizione che da l’idea del tentennamento, dell’instabilità dell’interiorità. Per Petrarca è un instabilità causata dalla passione amorosa (come per Catullo). Per Saul è instabilità causata da ragioni e cause più oscure. Uso di temi letterari appartenenti ad ambiti poetici estranei alla tragedia. Petrarca c'entra con la tragedia nel momento in cui da la possibilità di accedere ad un lessico poetico di lunga tradizione, consolidato. C’entra perché è il poeta (per quanto riguarda la passione amorosa) dell’io diviso. Poeta sempre in preda a stati d’animo opposti e in contrasto. v 40: dispiaccio sempre a me stesso e agli altri (sono sempre sgradito), desidero guerreggiare in tempo di pace e avere pace in tempo di guerra → io diviso v 42: dentro ogni calice io bevo un veleno nascosto → da un lato rivela il timore di Saul - tipico di tutti i tiranni secondo tradizione Tacitiana, Sallustiana che temono di essere assassinati da qualcuno che vuole impadronirsi del loro potere. Secondo significato: in ogni coppa lui beve il veleno del sospetto. Vedo un nemico in ogni amico, i morbidi tappeti assiri sono per me ispidi rovi. Il sonno breve è per me motivo di angoscia, i sogni motivo di terrore → le poche volte che dorme per poco tempo è tormentato da sogni. Ricordo delle ombre Shakespeariane che tormentano i sonni e i sogni dei re tiranni. es Macbeth e Amleto. Ulteriore senso: Saul non ha una percezione limpida di cosa sia reale e di cosa non lo sia. Non capisce cosa è sogno e cosa non lo sia. Nella sua psiche turbata realtà e immaginazione si confondono. Chi potrebbe mai crederlo? io mi spavento al suono della tromba che chiama alla battaglia. Vedi se la casa (la sua casa) sia ormai spogliata di ogni splendore, vedi se ormai Dio è con me → Saul percepisce che Dio lo ha abbandonato. Altra memoria letteraria Biblica che però nella letteratura italiana era già stata mediata da Dante - capitolo 28 Vita nuova: nell'espressione “vedi se è fatta vedova oh mai di suo splendor la casa di Saul” → ripresa della prima lamentazione di Geremia, ripresa anche da Dante. Dante la cita in latino aprendo le virgolette. Capitolo 28 → annuncio della morte di Beatrice. Dante nel capitolo comincia: “come sta sola abbandonata la città popolosa - Geremia allude a Gerusalemme, Dante a Firenze - la città prima così popolosa è diventata vedova. Gerusalemme perché abbattuta dai nemici, Firenze perché è morta Beatrice. La reggia di Saul rimane vedova perché non c’è più la gioia e la giovinezza che caratterizzano Saul. Termine “vedova” ha doppia lamentazione → Il libri di Geremia delle lamentazioni: questa di Saul è una lamentazione. Nella quale lamenta e rimpiange tutto quello che ha perduto. Ambito delle lamentazioni. Dante fu un altro autore molto letto e studiato da Alfieri, più affine ad Alfieri. v 51 E anche tu (rivolgendosi ad Abner) lo sai bene. Talvolta mi sembri quell affettuoso/ caldo, vero amico, guerriero congiunto (cugino) e condottiero coraggioso, corazza della mia gloria; e talvolta mi sembri un uomo vigliacco, un cortigiano bugiardo, invidioso, astuto, nemico, traditore. Abner non è visto da Saul in un modo solo → Saul dubita anche di lui. Abner si presenta così per sua volontà (doppiamente) o è lo sguardo distorto di Saul a vederlo così? non c’è un unico punto di vista. Ogni volta che i personaggi parlano noi siamo calati nella loro interiorità e vediamo le cose con gli stessi occhi con cui le vedono loro. Dosaggio del registro stilistico che ci fa trasferire dentro il personaggio. v 56 Abner: ora che tu sei pienamente in te, ricorda il tuo passato. Ogni turbamento del tuo cuore, non lo capisci, non lo vedi, deriva dal tempio di quei numerosi profeti di Ramata. Chi ha osato dirti per primo che tu eri lontano da Dio? L’audace, insincero, accorto, ambizioso vecchio Samuele sacerdote. A cui facevano eco le sue ipocrite turbe (gli altri sacerdoti). Con te egli vedeva lampeggiare sul tuo capo con occhio rabbioso la corona regale che egli già credeva sua. Già egli se la teneva appoggiata quasi sui suoi bianchi capelli; quand'ecco un alto unanime volere del popolo di Israele ha disperso i suoi voti e desideri e ha scelto un re guerriero. Solo questo è il tuo delitto. Egli quindi cessò di chiamarti l’eletto di Dio non appena tu hai cessato di essere fedele e obbediente a lui (Samuele). Le tue disgrazie non arrivano da quello che hai appena detto ma dal perfido Samuele, che invidioso del regno di Saul e ambendo ad impossessarsi della corona regale ha cominciato ad instillare in Saul il dubbio e il sospetto che Dio non fosse più con lui, che fosse venuto meno il favore di Dio nei confronti di Saul. Nonostante questo le speranze di Samuele furono deluse perché Saul fu unto re. La tua colpa è solo il fatto di aver suscitato l’ira, l’ambizione di potere di Samuele → che sono state deluse, per questo si è vendicato facendo credere che tu sia stato abbandonato da Dio. Nel momento in cui tu hai smesso di essere esecutore di quello che ti diceva Samuele. v 75: all’inizio ti turbava, sconvolgeva la tua mente. Davide poi con le sue parole ispirate (ironico sulla bocca di Abner) completava l’opera. In guerra Davide era coraggioso, non lo nego, ma egli è sempre stato completamente asservito a Samuele; e assai più favorevole ad assecondare i sacerdoti che il re guerriero (più propenso alla religione che al combattimento). Egli era guerriero nel coraggio e nell’azione, ma dentro di sé sacerdote → Abner accusa Davide di doppiezza. Di avere un cuore dominato dai voleri dei sacerdoti. Perché Davide è simile ai sacerdoti, anche se è un guerriero coraggioso dentro di sé ha lo stesso spirito dei sacerdoti. v 82: scopri la verità togliendole gli ornamenti falsi, conosci la verità (imperativo) → togli queste apparenze e vai al nocciolo della verità (la verità di Abner). La verità deve essere nuda. La verità che sta esponendo Abner non è la verità → verità che è menzogna, continuo interscambio. Io nasco del tuo stesso sangue, ogni tuo successo è motivo di onore e di orgoglio anche per me, ma Davide non può superare/innalzarsi sopra Saul mai se prima non schiaccia Saul. Davide non può raggiungere il suo obiettivo (secondo Abner) se non calpesta/sconfigge Saul. Non può innalzarsi alla regalità. Secondo Abner i motivi della sventura di Saul sono la perdita del favore di Samuele e la scelta di David come suo successore (Davide è già stato unto da Samuele, ma Saul non lo sa). v 86: David? io lo odio … (cambiamento di tono) eppure gli ho dato mia figlia come sposa.. Ah tu non sai! La voce regale che da giovane mi chiamò più volte nella notte, quando io ero ancora in luogo pubblico e lontano dal trono e dal suo pensiero; → Questa voce che chiamava Saul da giovane sono invenzioni di Alfieri, nella bibbia non se ne fa parola. Qui si fa intendere che le intenzioni di Samuele si erano insediate già prima che Saul diventasse re. Ora da più notti quella stessa voce è diventata tremenda e mi respinge e tuona/rimbomba come una tempestosa onda mugghiante (come rumore del mare in tempesta: rumore cupo e prolungato - memoria letteraria Dante). “Esci Saul, esci”. Il sacro aspetto del profeta che già avevo visto in sogno prima che mi manifestasse la volontà che Dio mi voleva come Re di Israele; quel Samuele ora mi appare in sogno in tutt’altro aspetto. Visione di Saul: Io da sono in basso a una profonda e orribile valle, lui (Samuele) seduto su un monte inondato dal sole: vedo Davide che sta in ginocchio ai suoi piedi. Il santo vecchio lo unge sul capo e l'altra mano che è più lunga di 100 cubiti (misura di lunghezza antica) si estende fino alla mia testa, mi strappa dalla testa la corona; e sulla testa di Davide vuole porla. Ma Davide rifiuta di ricevere la corona e nega, piange e fa segno che a me Samuele deve rimetterla sul capo. - Oh vista! Oh David mio! Dunque tu mi sei ancora obbediente? e amico? … Oh rabbia (rivolgendosi a Samuele) togliermi dal capo la mia corona? Tu che osi tanto iniquo vecchio, trema.. Chi sei? Che ne avesse avuto anche solo il pensiero perisca (di togliere la corona) ... Ah io già vaneggio! (Saul si rende conto di quello che sta dicendo). Abner → riprende le ultime parole di Saul senza tenere conto dell’ultima battuta v 120: Persica solo David, e svaniranno con esso sogni, sventure, visioni e paure (verso di soli sostantivi). Commento: Saul ha tratti di lucidità che gli permettono di concepire come la mente non lo segua più. La mente gli fa vedere nemici ovunque. La visione di David che gli restituisce la corona fa si che Saul pensi che gli sia ancora fedele → ambiguità: il sogno si confonde con la realtà. Il ruolo di Abner è quello di fomentare l’odio e il vaneggiamento del re. Abner: sarebbe meglio ritirati nella tenda oh re. Tra poco ti mostrerò il tuo esercito possente schierato pronto a combattere. Ora vieni e convinciti che non c’è nulla in David.. v 209 “la tua possa” = potenza del re = esercito Abner ≠ David → Abner è esecutore di Saul ma degli ordini che nascono dalla sua mente perturbata e che lo portano alla rovina. David invece è esecutore che ha portato Saul a conservarsi come grande re. ● SCENA TERZA David, Saul, Abner, Gionata, Micol La scena comincia con versi a gradino → insieme formano endecasillabo, spezzato tra varie battute dei personaggi (ritmo incalzato). David entra in scena riprendendo le ultime parole di Abner: tranne l’innocenza → in David non c’è nulla tranne il fatto che è innocente. Saul: che vedo? - Micol: Oh cielo - Gionata: che hai fatto? Abner: coraggioso.. Micol: padre, lui è il mio sposo, tu me lo hai dato David: Saul, mio re, tu la mia testa chiedi, già da molto tempo la cerchi, ecco io te la porto, tagliala è tua. Saul: Oh David! Un Dio parla per te, un Dio mi ti porta David: si re, colui che è il solo Dio; colui che un tempo spingeva me ancora timido e inesperto ragazzo in Ela a combattere con quel superbo orgoglio contro quel feroce Golia tutto ricoperto di ferro (armatura). Quel Dio che poi accumulava vittorie su vittorie con le tue terribili armi e che sempre imperscrutabile nelle sue mire si volle poi avvalere del mio braccio oscuro per imprese illustri → contrasto tra braccio oscuro e imprese luminose. Ora quel Dio mi conduce a te per la vittoria. Ora che cosa preferisci combattente o capitano, se sono all’altezza prendimi con te. Prima perisca il nemico, si dissolvano al soffio dei venti di settentrione le nuvole che si avversano contro il tuo trono → il vento spinge via le nuvole = presenza di Davi che spazza via i fantasmi. (v 231 aquilonar = neologismo di Alfieri). Dopo mi darai la morte. Allora nessun passo, nessuna preghiera dovrà contrastare la mia morte. Tu re dirai: David sia ucciso e Aber mi ucciderà subito. - Non porterò con me né spada né scudo; nella reggia del mio signore. Non è lecito che io porti alcuna arma dove c’è pazienza, umiltà, amore e preghiere ed innocenza. Io devo morire, se lo vuole Dio, come tuo figlio, non come tuo nemico. Anche il primo figlio (Isacco) di Abramo (primo padre del nostro popolo di Israele - capostipite) sul grande monte era pronto a dare il suo sangue → riferimento biblico: Abramo era pronto a sacrificare suo figlio per ordine di Dio. Né una parola, né un cenno ha fatto che non fosse di obbedienza. In alto già una mano del padre pendeva per ucciderlo, mentre egli baciava l’atra mano → riferimento biblico. Isacco era pronto a essere sarificato. Saul mi ha dato la vita, Saul può togliermela: per lui si conosce il mio nome, lui può disperderlo (annullare la mia fama); lui mi ha fatto grande, lui può farmi nulla. Saul viene visto come re unto da Dio → come Dio ha il diritto di togliere e dare la vita. La vita intesa come esistenza e come ciò che David è nel mondo, quindi un guerriero, combattente ecc. Saul è come Dio per David. v 251 Saul: Oh quale densa caligine che sta nei mie occhi da tempo questo parlare mi squarcia, Oh come risuona nel mio cuore → parole di David come una luce che squarciano la nebbia che impedisce a Saul di vedere chiaramente. David tu parli con coraggio e hai coraggio; ma accecato dalla superbia hai osato prima disprezzare me, innalzarti sopra di me, rubare le lodi che spettavano a me e rivestirti di gloria (delle tue imprese che in realtà erano miei trionfi). Dopo un esordio in cui sembra che Saul sia favorevole nei confronti di David, in realtà non è così. Le parole di David hanno l’effetto opposto: Saul le interpreta come un tradimento. E se anche io non ti fossi stato re, è stata cosa lecita che un guerriero giovane disprezzasse uno vecchio? Tu sei stato magnanimo in tutto ma non in questo. Di te le donne di Israele cantavano “Davide il forte che mille ne abbatte mentre Saul ne abbatte cento”. Mi hai offeso nel profondo del cuore. Perché non dicevi “Saul nella sua giovinezza, altro che mille, ne abbatteva migliaia: egli è il vero guerriero, egli mi ha creato” → come Dio. Conflitto tra giovinezza e vecchiaia: Saul non è più il guerriero di una volta, per questo invidia David. Rinfaccia a David di non aver ribattuto agli elogi. v 267 David: Io lo dicevo, ma costui (Abner) che già teneva le chiavi del tuo orecchio, diceva più forte “Egli è troppo potente, David è sulla bocca di tutti (molti parlano di lui) e nel cuore di molti; se non lo uccidi tu, chi lo fermerà?” - Con meno finzione e più verità Abner al re dicevi “Ah David è migliore di me, quindi io lo detesto, lo invidio e lo temo e lo voglio morto.” Davide riversa su Abner la responsabilità dei sospetti di Saul. v 268 → modellato su canto 13 dell’inferno di Dante v 58-59, Pier della Vigna teneva le chiavi. v 276 Abner: Traditore, il giorno che di nascosto andavi dai tuoi profeti a insinuare dubbi, quando al tuo re tendevi trappole infami; e quando trovavi rifugio fra i Filistei e durante i giorni tra i nemici tramavi pratiche di nascosto contro di noi: questo l'ho detto forse? All’inizio chi più di me, oltre che al nostro signore, ti ha avuto in cuore? Chi lo ha spinto a farti suo genero? Abner solo.. → Abner dice che all’inizio era favorevole a David, ma dopo queste trame no. Micol: Io fui: io volli sposo Davide e dal padre lo ottenni, io l’ho voluto, io mi sono innamorata delle sue virtù. (Io ripetuto 4 volte vuole opporre la scelta d’amore di Micol a quello che ha detto Abner) Egli è stato il mio primo desiderio, il mio pensiero nascosto, egli è stato la mia speranza, egli da solo la mia vita (egli da rilievo a David come unica realtà dominante per Micol). In umile condizione, ridotto in povertà, sempre al mio cuore ha portato gioia più David che ogni altro sovrano che viene adorato in oriente → monarchie orientali fin dall’antichità sono circondate da un'atmosfera favolosa, sono celebri per lo sfarzo e la ricchezza. Nell’immaginario del 700 occidentale le monarchie orientali sono ancora viste così. Immagine che Alfieri preleva dalla Bibbia ma ancora attuale. v 294 Saul: Ma tu David puoi controbattere le accuse di Abner? Ora dimmi, non hai cercato rifugio tra i Filistei? Non hai provato a spargere il seme della ribellione nel mio popolo? Non hai cospirato contro la vita stessa del tuo re, del tuo secondo padre più volte? David: ecco, risponda per me questo, un pezzo del tuo mantello regale. Lo riconosci? prendilo e confrontalo. → Davide ribatte esibendo una prova. Abner alimenta la paura di Saul di essere sovvertito, di una ribellione del popolo. Saul è incapace di arrendersi al passare del tempo e al venir meno delle proprie forze. È incapace di compiere l’atto estremo che solo sarebbe capace di salvarlo: rinunciare volontariamente al potere (collegamento con Panegirico di Plinio a Traiano) → temi sotto traccia. L’unico atto che il re può fare per riscattarsi è rinunciare al potere. Si riprende anche il tema biblico, ma si ha un interiorizzazione dello spirito maligno. Nella bibbia invece lo spirito maligno di Saul è esteriorizzato → demoni: creature sovrumane benigne o maligne, rappresentano gli stati dell’uomo più oscuri. Per Alfieri il demone è in noi. Diversità di Alfieri → basta che Saul parli perché noi vediamo il suo fantasma/demone, i suoi turbamenti. Si parla di uno spirito ma è solo un tentativo di attribuire la responsabilità a qualcos'altro da parte di chi vuole bene a Saul/ di Saul medesimo. Saul non voleva esiliare David ma dentro di lui vive un demone che emerge in maniera sempre più prepotente. v 303 Saul: Dammi. Che vedo? è mio, non lo nego.. dove l’hai preso? David: Di dosso a te, dal tuo mantello, con questa spada io stesso lo stracciai. - Ti ricordi di Egaddi (sorgente presso il Mar Morto)? Là dove tu mi seguivi dopo avermi esiliato per darmi la morte, io ero giunto là in fuga senza alcun compagno nella caverna che prende il nome della sorgente: lì tu da solo, lasciando ogni tuo guerriero in basso all’ingresso della grotta (rispetto alla caverna che stava sopra), dormivi su morbidi cuscini immerso in un sonno quieto. Oh cielo, tu con l’anima piena di sangue e rancore dormivi? Vedi Dio prende in giro i progetti umani. Potevo ucciderti e salvarmi uscendo dall’altra uscita. Potevo farlo e quel lembo ne è la prova. Tu re, grande e superbo, circondato dalle tue guardie, eccoti nelle mani del giovane vile esiliato. Abner il coraggioso dov’era allora? Così si prende cura della tua vita? Così serve il suo re? Guarda su chi hai posto la tua fiducia e su chi hai rivolto la tua ira. - Ora sei soddisfatto? Ora hai il segno/la prova evidente dell’affetto, dell’innocenza e della mia fede? E non hai la prova del poco affetto, della maligna rabbia e della guardia inaffidabile di Abner? Durante una delle sue fughe David avrebbe avuto la possibilità di attentare alla vita di Saul: non lo fa ma strappa un pezzo del suo mantello. Saul era dentro una caverna e stava dormendo. David avrebbe potuto usurpare il potere del re ma non lo fa → segno di fedeltà. Abner aveva accusato David di aver attentato alla vita del re ma David dimostra con i fatti che non è così. David prova lealtà e affetto nei confronti di Saul che non lo inducono a recedere. Davide paragona il suo comportamento con quello di Abner che è tanto fedele al re ma in quel momento (nella caverna) non era lì a proteggerlo. Saul si mostra benevolo nei confronti di David appena ritornato → in questo momento lo è, sincero riconoscimento delle virtù di David ≠ ogni sentimento che esprime Filippo è finto. I sentimenti di Saul non sono mai finiti. v 330 Saul: Figlio mio hai vinto. Abner tu guarda e stai zitto. Questo è un giorno di gioia e di vittoria. Voglio te come condottiero della battaglia: Abner lo sopporterà perché io lo voglio. Non ci sarà altra competizione fra voi se non quella di sterminare il maggior numero di nemici. Gionata, combatterai al fianco di tuo cognato (fratel Us e Sadoc sono due nomi biblici di capitani Israeliti. David fa solo alcuni piccoli cambiamenti al piano di Abner. David usa il termine “disegno” per indicare il piano di Abner. Questo ci può fare intuire come dovrebbe essere rappresentato in scena questo episodio: Abner che mostra il piano a David magari con una mappa. David risponde “è ottimo in ogni modo io lo guardi”. Nelle tragedie di Alfieri ci sono pochissime note di regia. Le indicazioni arrivano indirettamente, dai dialoghi dei personaggi. Per questo è necessario che lo scenografo legga la tragedia. v 59 Abner: spetta a te tenere il centro della battaglia David: Per questo motivo pongo te. Il sole sta ancora scendendo, tu nel frattempo terrai tutto pronto ma non si odano gli squilli delle trombe che chiamano a battaglia finché non manchino quattro ore all’arrivo del sole. Spira un vento di ponente molto forte, lo senti; il sole negli occhi e la polvere alzata dal vento combatteranno con noi. Ora vai a dare gli ordini. Non meriti che ti venga tolto il compito di capitano che meriti. ● SCENA SECONDA Davide da solo David: l’ordine della battaglia è astuto e saggio (alto= nobile, intelligente). Ma la strategia di un capitano a che cosa serve se egli non possiede anche il cuore dei soldati? Questo solo ad Abner manca, e a me Dio lo concede. Oggi si vinca e il giorno dopo seguente si abbandoni di nuovo il re (esortazione a sé stesso). Perché non può esserci pace per me al suo fianco. Ogni mio nuovo trionfo ora mi sarebbe imputato come un nuovo crimine → e quindi una colpa. ● SCENA TERZA Micol raggiunge David Micol: sposo, non lo sai? Non appena il padre si è alzato da tavola, Abner si è avvicinato a lui e gli ha parlato per un istante. Io mi sono avvicinata al padre e Abner esce. Non ho già più trovato il re che c’era prima → Saul ha già cambiato atteggiamento. È stato sufficiente che Abner gli parlasse per poco perché il re cambiasse idea. David: Ma che cosa ha detto? che impressione hai avuto? Micol: Poco prima egli era tutto per noi, piangeva con noi, ci abbracciavamo e si andava augurando che da noi nascesse una generazione di nuovi uomini coraggiosi che fossero di sostegno alla sua stirpe. Egli sembrava più di un padre con queste parole, ora mi è sembrato più che un re. David: non piangere prima del tempo oh sposa: Saul è il re farà di noi ciò che vuole. Anche se oggi lui non perdesse la battaglia, domani riprenderà il suo malvagio pensiero contro di me e io riprendero il mio miserabile stato, l’esilio, la fuga e la vita affannosa. L’unica e vera morte per me è lasciarti: e dovrò farlo… Ah speranza vana, queste è stato un matrimonio infausto per te. Un altro sposo avrebbe potuto darti una più lieta e regale condizione, e io ti ho tolto questa possibilità. Misero me! Né puoi fare me padre di una felice prole, perché sono sempre errante e fuggitivo.. Micol: non saremo più divisi, nessuno mi strapperà più da te. Non ritornerò mai a quella vita orribile che io condussi senza di te, piuttosto preferisco morire. In quella reggia del dolore io stavo sola piangendo durante il giorno e dove le ombre mi inducevano a vedere paurosi fantasmi (larve). → Micol vive turbata da sogni inquieti. Vedevo sopra il tuo capo pendere la spada del padre crudele, e sentivo la tua voce dolente, umile tale da indurre al petto lo sdegno più grande. Eppure il barbaro Saul immergeva nel tuo cuore la lama → uso dell’aggettivo barbaro, non è più né padre né re, è un essere barbaro che vuole vendicarsi. Ora ti vedevo fare delle dure pietre il tuo letto nel profondo di una caverna oscura e vedevo ad ogni piccolo movimento il cuore sobbalzarti nel petto tremante e ti vedevo cercare rifugio in un'altra caverna e quindi un’altra ancora, senza mai trovare pace, senza amici, magro, ansioso, malato, stanco, afflitto da fame/sete.. oh cielo! Le angosce, i dubbi, come posso esprimerti il mio lungo tormento? Non ti lascerò mai più.. Davide nel sentire tutto questo le dice di fermarsi. David: Mi strappi il cuore così, smettila.. Questo è il giorno del sangue, non si può piangere Micol: Purché oggi non nasca un incidente durante la tua battaglia. Io non temo per te la battaglia, hai Dio come scudo di sicura robustezza, ma temo che oggi la vittoria ti sia impedita o rovinata da Abner. Le figure femminili di FIlippo e Saul Isabella manifesta un animo indeciso e inquieto, ma cresce nel corso della tragedia assumendo consapevolezza. Allo stesso modo Micol per molto rimane una figura in ombra, ora cresce non accettando più la posizione di sposa che è ingiustamente separata dal marito per colpa del padre → ribellione. In seguito David la richiama al dovere (maggiore) in quanto figlia di Saul → dovere maggiore rispetto al dovere verso il marito e anche per il fatto che il padre si trova in difficoltà. Micol emerge come eroina di carattere ma non si esaurisce nelle lacrime come Mirra. Micol non vuole più separarsi dal marito. v 129 David: Ti è parso dubbioso il re nell'affidarmi questo compito? Micol: non ho sentito questo, ma mi è parso molto contrariato (ma forte= francesismo, fortemente), e sussurrava non so cosa, con se stesso, sui sacerdoti traditori, e su gente sconosciuta nel campo e su virtù mentite.. Parole spezzate, oscure e dolorose, tremende per chi è la sposa di David e figlia di Saul.. David: Eccolo, ascolta → Saul sta arrivando Micol → preghiera modulata secondo la forma di un salmo della Bibbia: Dio giusto, soccorri oggi il tuo servo, confondi l’empio (Abner) e illumina il padre; salva il mio sposo e difendi il tuo popolo. Nell’ultimo verso della preghiera troviamo un chiasmo. ● SCENA QUARTA Saul seguito da Gionata, Micol, David Saul arriva in scena seguito da Gionata che cerca di trattenerlo, dopo il colloquio che ha avuto con Abner non da più segno di essere in sé. La scena si apre con Saul che non percepisce le persone intorno a sé. Si trova come se si destasse da un sogno.Saul passa attraverso diversi stati d’animo. Inizialmente Saul si era dimostrato favorevole al ritorno di David, visto l’affetto che dimostra. Lo accoglie come un figlio. v 140 Gionata: vieni amato padre, dai tregua ai tuoi pensieri per un poco. Ora l’aria aperta e pura ti darà ristoro, vieni siediti un poco tra i tuoi figli Saul: che cosa mi dici? Chi siete voi? Chi ha parlato di aria aperta e pura? Questa? è nebbia nera e densa (fitta); ombra della morte.. oh guarda, avvicinati a me e guarda. lo vedi? è cinta da una corona rosso sangue → presagio di morte Senti canto degli uccelli del malaugurio? (civette) Un lugubre canto si spande per l’aria che mi percuote e mi spinge a piangere.. Ma che? anche voi piangete? → Emistichio modellato su Aminta di Tasso, una favola pastorale. I versi Alfieriano hanno una lingua aspra ma attingono ad elementi provenienti da altri registri poetici come il genere lirico (Petrarca) e pastorale (Tasso). Gionata: O grande Dio di Israele hai distolto il tuo sguardo dal re Saul? lo lasci così nelle mani del tuo avversario → si intende satana. Gionata è un uomo di fede, attribuisce la colpa della condizione di Saul al fatto che Dio ha distolto lo sguardo da lui (non è più nelle sue grazie) e lo ha lasciato nelle mani dell’avversario (il male). Saul pare posseduto da uno spirito maligno, ma il suo avversario in realtà è la parte maligna di sé. Gionata nella sua semplicità spiega il malessere del padre in questo modo. v 156 Micol: Padre, hai tua figlia la tuo fianco: se tu sei felice anche lei lo è, se tu piangi, anche lei piange.. Ma di cosa piangere ora? La gioia è tornata. Saul: David, vuoi dire (è tornato) Ah David.. perché non mi abbraccia anche lui insieme ai miei figli? David: Oh padre.. il timore di esserti di disturbo mi teneva fermo. Ah perché non puoi leggere nel mio cuore? io sono sempre con te. Saul: tu dunque ami la casa di Saul? → famiglia David: se la amo? Oh cielo, Gionata è la luce (pupilla) dei miei occhi; per te non conosco e non mi importa di nessun pericolo al mondo; e la mia sposa, dica chi può, perché io non posso, quanto la amo.. → David afferma che è come se fosse la sua famiglia Saul: eppure tu hai molta considerazione di te → cambio stato d’animo di Saul (questa considerazione di sé potrebbe diventare rabbia e pulsione per esautorare il re) David: Io avere considerazione di me? In campo sono solo un vile soldato, a corte mi considero solo come tuo genero e davanti a Dio non mi reputo nulla → questo causa ancora un cambiamento di Saul Saul: Tu mi parli sempre di Dio, eppure sai che da molto tempo che la tremenda ira crudele dei sacerdoti mi ha allontanato da Dio. Li nomini per offendermi? Per Saul la responsabilità del suo fallimento è causa dei sacerdoti, in particolare del capo Achimelech. David: Io lo nomino per dargli gloria. Ah perché credi che egli non sia più con te? Egli non sta con chi non lo vuole, ma a chi lo prega e a chi ha riposto tutto sé stesso in lui, manca mai? Egli ti ha elevato al trono, egli ti conserva al trono: tu sei suo, sei con lui ma solo se a lui solo ti affidi. Saul: chi mi sta parlando? (domanda retorica → David parla come un sacerdote) Costui che ora le sacre parole pronuncia è avvolto dalla tunica bianca? Vediamolo.. no tu sei un guerriero e porti con te la spada. Ora avvicinati così che io veda se è Samuele o David a parlarmi. Ma quale spada è questa? non è quella che ti ho dato io.. Commento: David ha la spada che aveva sottratto dopo la vittoria a Golia. È una reliquia conservata del sacro tabernacolo del tempio, quella spada non appartiene più a nessuno, solo a Dio. I cherubini sono mediatori → inizialmente non c’è distinzione tra negativi e positivi. Per i platonici erano solo dei mediatori, degli spiriti con funzioni positive o negative. In seguito la cultura cristiana ha fatto la suddivisione tra angeli e demoni. In questo caso abbiamo già la divisione cristiana. Nel paradiso di Dante i cherubini sono i più vicini a Dio. Dio viene invocato affinche conceda a Saul lo stesso favore che aveva concesso a Mosè, perché torni a occupare l’anima di Saul, torni ad ispirarlo. “Tu sei stato per lui un fiume di perenne fecondia” → capacità retorica: parlare ispirati da Dio, con saggezza. David chiede che Saul torni a parlare bene, ispirato da Dio. Fecondia = facilità di parola → Saul non sa più parlare, fa discorsi spezzati (come segnato da punteggiatura), ha un parlare sconnesso. La potenza della parola → nel vangelo di Giovanni Dio crea con la parola “disse luce e luce fu”. Tutta la tragedia è piena di significati Biblici e parabole. Dio si è allontanato da Saul e Saul si è allontanato da Dio → parallelismo: quando Gesù viene corcifisso non sente più le parole di Dio “Dio perché mi hai abbandonato”. “Tu ti facesti per lui spada, pensiero, scudo (per Mosè): Tu della tua fiamma (Dio si manifesta a Mosè con una fiamma) manda a noi dal regno dei cieli anche un solo raggio (raggio = luce e calore) nubi-fendente (neologismo, deriva dalla traduzione di Cesarotti di Ossian = che squacia le nubi)” → manda la tua saggezza (fiamma) che possa illuminare, scaldare il cuore/la mente di Saul. L’illuminazione di Dio deve fendere, tagliare le nubi della mente di Saul. Anche Alfieri crea molti neologismi → per farlo usa parole composte e arcaismi. Le parole del canto di David richiamano nella memoria di Saul l’immagine di sé da giovane, quando nella sua verde età era stato un fulmine in guerra. v 265 Saul: Sento la voce di David? Questo mi libera da un letargo mortale: mi mostra il folgore del guerriero che ero in giovinezza. Secondo canto di David: formato da due stanze da 15 versi. Nella prima abbiamo endecasillabi, nella seconda abbiamo versi di misura diversa: endecasillabi, settenari e quinari → questo produce effetto di velocità degli avvenimenti. Rimati ABcBAcADeDeFGFG (v 267-296). Qui David rievoca le grandi vittorie di Saul in battaglia e prefigura nuove vittorie. Il nesso tra il primo e il secondo canto è dato dal nembo (nuvole) → nesso logico. “Chi viene? Chi sento e non vedo? Una nebbia nera di polvere si sposta rapidamente sospinta da un vento impetuoso (euro = vento di scirocco). Ma già si squarcia la nube (si apre la caligine e da qui David vede la scena di seguito) e si vede tutto un lampeggiare di acciaio (armature e spade) impugnate da migliaia di soldati che la nube sembra portare nel suo grembo (aveva nascosto)... ecco (avverbio temporale) una torre (immagine di una torre che s'innalza nel cielo), Saul cinto la testa di un'aureola di luce infuocata. La terra trema al calpestio delle armi e dei soldati: la terra, il mare e il cielo rimbombano di urla di guerra. Saul si avvicina con tutto il suo terribile potere; Carri, soldati, cavalli, tutto burra all’aria, tutto travolge (sossopra ei mesce = mescolare). Ognuno sente raggelare il sangue col solo vederlo” → la stessa paura che incute Dio. Lo sguardo di Saul provoca la stessa paura dello sguardo di Dio. Qui stiamo parlando della battaglia contro gli Ammoniti, contro cui Saul aveva vinto. Questa visione viene utilizzata per prefigurare la futura vittoria contro i Filistei. “Ammonti, dov’è la vostra spavalderia/volontà? Dove sono gli insulti e le offese che un tempo faceste al giusto popolo di Dio?” → motivo ubi sunt (dove sono?) Tutta la scena si svolge molto rapidamente, David non ha finito di raccontare la battaglia che già si vedono i corpi dei nemici morti. “Ecco ora il campo che è troppo stretto per tutti i vostri cadaveri, ecco noi ci portiamo uno straordinario bottino dalle vostre teste tagliate stillanti di sangue” → teste dei nemici tagliate = simbolo di massima profanazione del corpo. È come impossessarsi del nemico, come un trofeo. Totale dominazione di chi ha vinto. “Ecco dove porta la fede dei falsi Dei” - il trattino indica la fine della visione del passato, si passa a un'altra visione: “Ma da dove arriva il suono di un altra tromba?” Abbiamo una spaccatura tra passato e futuro data dalla sensazione uditiva. “È la spada stessa di Saul che mette nella tomba la gente di Edom (intomba = neologismo Alfieriano). Così Moab, Soba, così contro gli Amaleciti, tutti sconfitti, dispersi in polvere: Saul, come un torrente durante le piene annuali tutto inonda, scompone, distrugge, scompone.” → climax ascendente. v 297 Saul: Questo è un grido dei miei vecchi tempi che ora dal sepolcro mi richiama con gloria. Nel sentirlo io rivivo i miei anni migliori.. Che dico? A me si addice ancora il grido di guerra? L’ozio, l’oblio, la pace chiamano il vecchio a sé → la vecchiaia vista come la fine della fama e della vitalità dell’uomo, di tutte le attività che hanno contraddistinto il re da giovane. A queste si sostituisce l’ozio, la dimenticanza ecc. Tema della dimenticanza nella senilità → paura di essere dimenticato. Si viene ricordati se si compie azioni grandi. Saul dimentica quello che è stato e anche gli altri dimenticano le sue azioni → la gloria se si viene ricordati. Ma fino a quando durerà il ricordo delle imprese di Saul? Terzo canto: costituito da un polimetro =tipo canzonetta di varia lunghezza (v 305-356). È inno alla pace e al riposo del guerriero. Saul in tempo di pace è amato dai figli, diversamente da Filippo che è sempre temuto. Saul in realtà aveva avuto altri figli oltre a Gionata e Micol, qui vengono evocati → ma tutti sono morti. Questa è un immagine di memoria. Introdotto dalla battuta di Davide: “Pace si Canti” → si collega a quanto Saul ha appena detto a chiusura della propria battuta, constatando come la vecchia porti l’ozio e la pace → contraddizione per il re guerriero. Ora David canta il tempo di pace: il re guerriero torna alla propria reggia ed è accolto dall’affetto della moglie e dei figli. I figli sono presentati prima nella componente femminile. Accolgono il padre con gesti amorosi che mirano a confortare il re (stessi gesti di accoglienza a cui Saul aveva invitato Micol nel momento in cui sembrava disponibile ad accogliere il genero). Interviene poi la componente maschile, definita v 330 “miglior sesso” → perché componente ereditaria del potere. v 329 comincia il canto relativo a come i maschi hanno accolto il padre. Qualcuno dei figli si occupa di pulire le armi del padre sporche del sangue dei nemici. Un altro figlio interviene ed è invidioso del compito che è stato affidato al fratello, chiede quando potrà maneggiare (palleggiare → termine usato per lancia) questa lancia, la cui mano destra ora non è sufficientemente forte. Il terzo figlio prova ad indossare lo scudo in maniera scherzosa. Alle figlie e ai figli sono state dedicate parti esattamente uguali nella divisione del canto, dal punto di vista della disposizione della materia. Dopo la prima strofa in cui si descrive in maniera generale la gioia con cui il padre viene accolto dopo la vittoria, la seconda strofa è dedicata ai ruoli femminili e la terza ai ruoli maschili. Dopo seguono altre tre strofe più corte (v 342 - 356) nella quale troviamo il ritratto del re commosso contempla i propri figli che si affaccendano intorno a lui. Il re sa di essere l’anima della sua amata prole. Ultime due strofe sono dedicate all’esaltazione della pace contro la guerra. La pace diventa gradita e bella quando il re sa di essere circondato da amore e fedeltà ingenua e senza finzione. Abbiamo l’ozio della pace. Ultima strofa ritrae il re che si riposa senza timore perché è circondato dall’amore (in contrasto a questo momento in cui il re è turbato). In passato quando il re tornava vittorioso (perché aveva il favore di Dio), il ritorno gli consentiva un tempo di pace. Il re si abbandona quindi a un sonno tranquillo (placido). Metrica: sei strofe Prime tre → più lunghe, ciascuna formata da 13 versi → settenari e quinari tutti piani Ultime tre → più corte, con lunghezza discendente: la prima (v 342 - 347) di sei versi → ripartibile a sua volta in due strofe da tre. Queste due strofe sono di versi quinari sdruccioli (quelli che finiscono con lagrima, turgido, nobile e amabile) e due quinari tronchi (del re si sta e l’alma il sa). Da v 347 a 352 abbiamo una strofa da cinque versi: formata da quattro senari piani e ultimo tronco. Ultima strofa di quattro versi: quattro senari di cui 3 sdruccioli (finiscono con celasi, zeffiro e placido → parole sdrucciole cioè l’accento cade sulla penultima sillaba) e uno stronco. Si riprende il ritmo delle canzonette di Chiabrera. È un tipo di metro in cui ci sono versi più corti per avvicinare le rime e rendere il ritmo più incalzante. Saul nel tempo di pace è amato ≠ Filippo che è temuto. Saul invece è amato dai figli. Al verso 307 abbiamo un primo segnale del calco Petrarchesco evocata da “alloro” → con questa si prepara la memoria seguente. “Auro” di Petrarca e simbolo di Laura. In seguito troviamo una memoria/calco Petrarchesco al verso 324 → con il verso 40-42 della canzone 126 “chiare, verdi e dolci acque” del Canzoniere. L’immagine di memoria Petrarca ricorda Laura in un momento del loro amore: Laura è seduta sotto un albero fiorito che rovescia (forse con il vento) su di lei nuvole di fiori → nuvola amorosa (amoroso nembo). 40 “Da’ be’ rami scendea
 41 (dolce ne la memoria)
 42 una pioggia di fior’ sovra ’l suo grembo;
 43 et ella si sedea
 44 humile in tanta gloria,
 45 coverta già de l’amoroso nembo “Vedo (veggio → verbo della visione) una striscia infuocata terribile (Saul paragonato a un fulmine) cui i nemici sono costretti a dare spazio” → Saul passa attraverso i nemici come un fulmine. “Vedo tutte le armi dell’esercito di Israele ricoperte di nero sangue nemico (adre=scuro). Il crudele fulmine (si esplicita cos’è il fulmine) piomba su di loro. Una pietra scagliata da una fionda è meno veloce della morte inferta dal re con la sua spada” → la mano del re è più veloce di una pietra scagliata da una fionda. “Come un'orgogliosa aquila il re stende le sue nobili ali spiegate in un volo irraggiungibile fino all’alto dei cieli. Il re al quale Dio concesse di abbattere quegli empi che hanno eretto dentro i loro falsi templi statue dei loro dei mendaci. Già da lontano io lo seguo e inseguo i nemici filistei e incalzo, abbatto, disperdo i nemici e mostro chiaramente che nel campo di battaglia il popolo di Israele può contare su due spade”. Abbiamo un cambiamento di ritmo nel distico. All’esordio della visione si profila uno scenario di guerra/morte → nei due versi conclusivi abbiamo la risoluzione della visione. Questa conclusione si rivela come una rievocazione dello scontro tra Davide e Golia, dopo il quale Davide è sceso in campo con il re. Ma prefigura anche il futuro → doppia chiave di lettura. Proiettata verso il passato e il futuro. Per questo motivo Saul interpreta male questo canto. Questo viene interpretato da Saul come il fatto che oltre a lui in campo c’è qualcun’altro. Questa volta i canti di Davide non hanno placato il re. Davide deve prendere atto del fallimento della sua voce. Importanza della voce nella tragedia → il silenzio, le parole spezzate, lo scoppio incontrollato dell’ira di Saul sono segno di chi non è più in sé. Le parole di Davide → intrinsecamente armoniose che riflettono l’armonia interiore di Davide. Questa armonia in passato aveva avuto il potere di placare gli scoppi di ira di Saul. In questo caso contribuiscono a rendere più aspro il risentimento del re. Non tollera che al suo fianco ci sia un altra spada → incapacità di cedere il passo. Davide e Gionata hanno dato prova più volte di non volersi liberare di lui. Ma sarebbe un logico comportamento a cui Saul si ribella perché nel fondo di sé sarebbe per lui come riconoscere la fine della propria esistenza → pensa così di allontanare la morte del suo essere più profondo (non teme la morte fisica). Non è dovuto solo all'attaccamento del potere (è difficile per tutti rinunciare al potere). v 398 Saul: Chi si vanta? C’è pure un'altra spada in campo oltre la mia che io tolgo dal fodero in questo momento? Colui che osa tanto è un empio, lo si uccida, soffra chi disprezzo questa spada. Micol invita Davide ad andarsene. ● SCENA QUINTA Gionata, Saul, Micol v 403 Micol: Oh padre amato fermati Saul: Chi osa trattenermi? Dov’è la mia spada? mi si restituisca la mia spada.. Gionata: Oh padre amato vieni con noi, io non ti lascio andare oltre. (fare altro → superare il limite) Vedi con i tuoi figli non c’è nessuno (persona = francesismo): con noi torna alla tua tenda hai bisogno ora di tranquillità, ogni ira finisca, stai con i tuoi figli.. Micol: e li avrai sempre al tuo fianco… 4. ATTO QUARTO ● SCENA PRIMA Atto in cui avviene l’azione estrema di Saul (non morte): l’ira di Saul (fomentato da Abner) trova sfogo su sacerdoti e in particolare su Achimelech. Figure religiose: Achimelech non è come Leonardo di Filippo → consigliere che offre a Filippo un ulteriore sfogo alle accuse di Filippo verso Carlo. Achimelech cerca invece di ricondurre Saul a essere il re che è stato, un sovrano che agisce rispettando e difendendo i sacerdoti di Israele. Il suo tentativo fallisce. Anche a causa di Abner che non è un elemento completamente negativo ma agisce come disturbo. v 1 Micol: Gionata dimmi, il mio sposo può tornare alla tenda del padre? Gionata: Saul non è ancora calmo; anche se è tornato in sé stesso, l’invidia in lui è ancora profonda → invidia della giovinezza, forza fisica di David maggiore della sua. E questa invidia sarà una faccenda lunga da placare. Torna dal tuo sposo e non lo lasciare. Micol: Ah povera me, chi più di me è infelice? Io l’ho nascosto così bene che nessun uomo lo troverà: vado di nuovo da lui. Micol → persona più divisa tra i vari affetti familiari (tra sposo e padre). Anche Gionata diviso tra affetto per il cognato per cui non prova alcuna invidia e affetto per il padre. Saul non riesce a stare a lungo nella tenda perché in preda a inquietudine che lo spinge fuori. Gionata: Oh cielo! ecco ritorna turbato il padre: egli non trova mai pace/quiete (luogo dove stare). Micol: povera me che gli dirò? Voglio sottrarmi alla sua presenza.. ● SCENA SECONDA Saul, Micol, Gionata Saul: Chi fugge da me? Tu donna? → cambio di registro: Saul si rivolge alla figlia come “donna” non più “figlia”. Qui donna ha significato spregiativo. Dov’è Davide? - Micol: non lo so.. Saul impone a Micol di andare a cercarlo e di portarlo al suo cospetto. v 15 Saul: il re ha parlato (ti ha ordinato di fare questo) e tu non hai ancora obbedito? → si presenta come re, non più come padre. Qui Saul esercita tutta la sua sovranità. È il re che parla non il padre → Micol è una suddita. ● SCENA TERZA Saul e Gionata Abbiamo un altro repentino cambiamento di umore di Saul. Saul: Gionata, mi ami? → battuta fondamentale: Saul vuole una conferma di quello che sarebbe evidente a chiunque. Questa domanda prelude al discorso che fa Saul di seguito: se mi ami come puoi essere così amico/ favorevole a David. Gionata: Oh padre io ti amo: ma allo stesso tempo io ho cara la tua gloria. Quindi io talvolta mi oppongo, come un figlio può opporsi, ai tuoi impeti ingiusti. Saul: Tu spesso freni il braccio del padre (dalla volontà di dare la morte a David), ma quella stessa spada che non mi lasci immergere nel petto di altri, lo ritorci verso il tuo petto. Ora mantieni David vivo, e tra poco egli sarà… Non senti una voce dentro di te che grida? “David sarà re” - Preferisco che David sia ucciso prima che ciò accada. Impedendo a Saul di uccidere David sta perdendo la possibilità di essere re. Piuttosto Saul vuole che sia ucciso. Gionata: E nel tuo cuore non grida Dio con una voce ancora più terribile? “Il mio diletto è David, lui è l’uomo del signore” Questo non è evidente da ogni suo atto? → È Dio che ha scelto che David fosse unto. La feroce invidiosa rabbia di Abner non diventa in presenza di David muta? → anche Abner è costretto a tacere di fronte a Davide. Anche tu, quando ritorni in te, alla sola sua vista non vedi i tuoi sospetti sparire come nebbia al raggio del sole? → concetto per immagine E quando in te torna lo maligno spirito → questa convinzione di Gionata è il punto di vista di un uomo che ha totale fiducia in Dio e quindi non può che pensare che tutto il male e tutto il bene proviene dalla volontà divina. Dio punisce e premia secondo criteri che ci possono sfuggire: Gionata non può capirlo e accetta la volontà di Dio. È convinto che Dio l’abbia punito perche Saul lo ha abbandonato. Gionata ha bisogno di esteriorizzare il demone del padre. v 35 E quando in te torna lo spirto maligno, puoi allora pensare che io riesca a trattenere i tuo braccio? È Dio che lo trattiene → anche quando sei in preda allo spirito maligno Dio è comunque più potente e ti impedisce di uccidere David perché la sua volontà è che viva e diventi re. Non faresti neanche in tempo a puntargli contro la spada impugnata per questa iniqua ragione (mal brandito = per compiere azione malvagia) e subito, saresti costretto a ritrarre il braccio: tu stesso scoppieresti in un pianto irrefrenabile ai suoi piedi (di Davide), tu padre pentito che non sei empio.. → convinzione di Gionata. Secondo Gionata Saul ha una responsabilità relativa. Gionata individua in Saul la capacità di distinguere ciò che è bene e male se solo si affidasse a Dio. In questo modo deporrebbe gli istinti omicidi verso David, sarebbe un re e un padre, non più tirano, perché nel fondo di sé Saul non è tutto iniquo come Filippo. v 40 Saul si mostra razionale nel suo delirio (no delirio causato da scoppio incontrollato dell’ira che detta frasi spezzate e crea confusione mentale - qui le battute sono tutt’altro che spezzate), pur muovendo da un presupposto sbagliato. Qui Saul individua i responsabili del suo male: Eppure tu dici la verità. Questo Davide è per me un essere assolutamente inspiegabile. Non appena lo vidi in Ela subito mi piacque in apparenza, ma dentro non mi piacque mai. Tutte le volte che io sono vicinissimo ad amarlo, repentinamente mi sento invadere da uno sdegno feroce nei suoi confronti che mi separa da lui. Ho appena desiderato di vederlo morto, ma se io lo vedo egli completamente mi fa deporre questo proposito e con la sola sua presenza trasforma tutto: rende meravigliosa ogni cosa tanto che io davanti a lui divento niente… Ah questo di sicuro è una vendetta della mano di Dio. Ora comincio a conoscerti mano terribile. Ma che? dove vado a cercare io la causa? Io non ho mai offeso Dio, questa è vendetta dei sacerdoti. Davide è strumento perfido nelle mani dei sacerdoti. Egli in Rama vide Samuele in punto di morte, a lui l’implacabile begliardo (Samuele) diceva le sue ultime parole.. chissà L’aria è piena delle urla/dei comandi e dei nitriti, lo sfolgoreggiare degli elmi e delle spade e i rimbombi… E Davide dov’è? non si trova. Ora guarda chi sta in campo al suo posto (soccorso vero del cielo).. costui (non lo chiama per nome - segno di sprezzo) che si avvolge nell’abito morbido e bianco sacerdotale, si nascondeva furtivo tramando nel campo dei Beniamini → una delle dodici tribù. Eccolo, ascolta le ragioni che lo hanno spinto a tale pericolo. Achimelech: Dirò la ragione (per cui si trovava lì) se non mi viene impedito dall’ira del re Saul: L’ira del re? Tu dunque pensi di meritare l’ira del re? (domanda sarcastica) Ma chi sei tu? Mi pare di conoscerti. Fai parte dunque del gruppo dei sacerdoti alteri e bugiardi di Rama? Fantastico = visionario/ menzognero → Saul allude qui ai profeti che scambiano fantasie per realtà. Vale per menzognero perché si scambia la fantasia per la volontà di Dio. Achimelech: io vesto l’Efod → abito sacerdotale ebraico, una specie di pettorale. Indossato da chi è sommo sacerdote. Leviti → tribù consacrata al servizio del culto. Io sono primo dei Leviti, successore di Aronne (consacrato dal fratello Mosè), fui scelto dal signore a ricoprire questo ruolo in successione a tanti altri venerabili sacerdoti. Sono il sacerdote custode della grande Arca di Nobbe: dove è custodita l’arca del patto (della sacra alleanza) → luogo più sacro della religione ebraica. Questa veniva portata spesso in battaglia. Ora il ministro di Dio vi appare di nascosto: i sacerdoti sono merce straniera dove Saul governa e tanto meno possono farsi vedere nel campo dove Saul combatte; Non mi conosci? → Achimelech sposta il piano della conoscenza su un livello diverso. E te stesso conosci? Hai allontanato i tuoi passi dal sentiero che porta a Dio; Ed io sto là dove risiede Dio, là dove da grande tempo Saul non si vede. E mi chiamo Achimelech Saul: questo suona come un nome da traditore. Vieni al mio cospetto giusto in tempo. Ora dimmi tu non sei uno di quei sacerdoti che ha dato asilo, protezione, difesa a Davide quando è stato cacciato? Ed oltre a questo anche armi! E che arma, la sacra spada del Filisteo che avrebbe dovuto rimanere per sempre appeso al tabernacolo per Dio, che tu con la mano destra profana hai preso. E tu la porgevi al perfido nemico del tuo signore, del tuo re? Tu traditore allora vieni nel mio campo per tradire.. Achimelech risponde ironicamente: certo io vengo a tradirti. Perché io vengo qui a implorare vittoria a Dio per te, a cui la nega. Sì sono io colui che ha prestato la sua benigna mano (non profana) a Davide. Ma chi è quel Davide? Non è lo sposo della figlia del re? Non è il più coraggioso dei guerrieri tuoi? Non è il più bello, il più umano, il più giusto dei figli di Israele? Non era egli in guerra la tua forza? Nella tua reggia, in tempo di pace, non era egli col canto il signore del tuo cuore? Lui era la gioia delle donne, la gioia del popolo e il terrore dei nemici; e tale era egli che io ho salvato. E tu stesso poco fa gli hai ridato questi onori, non lo hai scelto tu a guidare la tua battaglia? non lo hai scelto tu per ricondurre la vittoria in campo? a liberarti dalla paura della sconfitta che in cuore ti ha posto Dio? Se condanni me, allo stesso tempo condanni anche te stesso. Saul: Dov’è la pietà in voi? In voi sacerdoti crudeli, empi assetati di sangue. Quando a Samuele pareva un grave delitto (fatto colpa) che io non volessi uccidere il re degli Amaleciti (Agag), preso in battaglia con le armi in mano; lui era un re grande, guerriero di indole generosa che metteva il proprio sangue a disposizione del suo popolo. Misero me! Mi è stato portato davanti: manteneva ancora da sconfitto la sua nobile fierezza, che non era tentativo di farmi cambiare idea, né un tentativo di chiedere pietà. Lui era senza difese davanti alla spada di Samuele: tre volte gli ha inferto la spada nel petto inerme con la sua mano sacerdotale. - Queste sono le vostre vili battaglie. → la vita di Agag è stata pretesa da Samuele Ma chi invece osa alzare la fronte superba verso il proprio re, trova in voi sostegno, protezione e asilo (si riferisce a David). A voi sta a cuore ogni altra cosa tranne che l’altare (il regno). Chi siete voi? Stirpe malnata, crudele nell’ombra (al sicuro) si prende gioco dei nostri pericoli (dei guerrieri), che è avvolta nel lino che non combatte (ignava), voi ardite innalzarvi sopra di noi con la spada: noi che fra il sangue, il terrore e la morte viviamo orribili giorni per le nostre spose, per i figli e per voi stessi. Voi siete codardi, valete meno di donne oziose, voi con le vostre bacchette (verga), con parole studiate per ingannare, con tutto questo vorreste porre freno alle nostre spade? In questa battuta Saul si pone contro tutta la casta sacerdotale in opposizione con i guerrieri (voi e noi). Si riferisce alla battaglia contro Agag: quando i sacerdoti e Samuele in testa gli hanno fatto una colpa del fatto che non volesse uccidere il grande nemico (che aveva sconfitto in battaglia) come Agag. I sacerdoti sempre assetati di sangue hanno preteso che uccidesse un nemico che tuttavia in virtù del suo eroismo e coraggio non meritava la morte. I sacerdoti combattono una battaglia in cui i loro bianchi abiti sacerdotali non si sporcano mai. Invocano la morte dicendo che è la volontà di Dio, ma in realtà è la loro. E si guardano dall immergersi nei pericoli di una battaglia. Una stirpe/ casta di parassiti crudeli che al sicuro e protetti si prende gioco dei pericoli dei guerrieri. (differenza tra noi e voi → anche Agag parve senza di coraggio davanti a Samuel) Agag come una vittima sacrificale è stato preteso da Samuele. Stirpe imbelle = che non combatte - passiva - ignava (da bettulm con privativo -in). Achimelech non è imbelle dal punto di vista del coraggio, ribatte in maniera molto dura: v 206 e tu chi sei? sei il re della terra: ma davanti a Dio chi è re? Saul rientra in te, non sei che polvere incoronata → non sei niente - “sei polvere e polvere ritornerai” (leit motiv della genesi). L’uomo è stato creato da Dio dalla polvere e tornerà ad esserlo. Saul essendo un essere umano non è che polvere con in capo una corona, è destinato anche lui a dissolversi. Non è nulla rispetto all’eternità di Dio. Anche Achimelech non è nulla come Saul, ma se gode della grazia di Dio (lo invasa) lo trasforma in un turbine/tempesta. v 209 Io non sono nulla, ma posso essere un turbine, una tempesta se Dio scende in me. Quel grande Dio che ti ha creato, che ha appena posato gli occhi su di te, dov’è ora Saul? - Tu prendi le parti di Agag e nella via dell’empietà lo segui. A un re perverso c’è altro castigo fuorché la spada nemica? Agag non era il nemico degno di rispetto creduto da Saul e se Agag è morto è stato per volontà di Dio. v 216: E una spada può ferire se Dio non lo vuole? Dio scrive le sue vendette nel marmo → sono per sempre, si vendica per sempre. E le scatena al Filisteo non meno che a Israele → la vendetta di Dio può cadere sui nemici o su Israele. Immagine v 219 Trema Saul (mentre tu stai qui), già in alto avvolto da una nuvola nera si libra su ali di fuoco il feroce angelo della morte, già con una mano ha snudato la rovente spada vendicatrice (spada fiammeggiante di Dio) e con l’altra mano già afferra i capelli bianchi che stanno sulla tua empia testa, trema Saul. Ma chi ti spinge a morire è Abner, lui è fratello del demonio. Questo che induce te vecchio a sospettare (anziché placare i tuoi sospetti), che rende te che sei un sovrano guerriero di minor valore e ti reputa con meno capacità di capire di un bambino → fa di te un bambino. Tu folle → Achimelech è l’unico che riesce a scagliare questa parola contro Saul Ora stai togliendo alla tua casata l’unico vero, saldo, sostegno (allontanando Davide Saul decreta la rovina della sua famiglia) Dov’è la casa di Saul? l'hai fondata sull’acqua, eccola già crolla, cade e torna cenere, non è già più nulla. Saul: Profeta dei danni miei → tu stai profetizzando la mia disgrazia Tu che pure non sei stato in grado di profetizzare le tue disgrazie. Visto che prima di venire nel mio campo non hai profetizzato che ci saresti morto: io te lo predico, e Abner lo farà eseguire. Saul impartisce di cambiare l’ordine che aveva dato David, si ristabiliscono gli ordini che Abner aveva prefissato → la questione dell’ora. Destituisce Davide dal comando (che comunque David aveva rifiutato, voleva essere un guerriero come gli altri. Sarebbe sceso comunque in battaglia perché solo lui aveva il cuore dei soldati). La battaglia non si combatterà più al tramonto, ma all’alba del giorno dopo. v 238 Ogni ordine dell’iniquo David di cambi, in ogni suo ordine si nasconde un tradimento. Domani si combatterà, al sole nascente: il puro astro sarà testimone della battaglia. Io vedo (vedere chiaramente) che era un piano malevolo quello di Davide, ovvero scegliere l’ora del tramonto per attaccare il nemico (a dar dell'oste) Rinvigorire sento dentro di me tutti i miei spiriti guerrieri in virtù delle tue minacce → le tua minacce invece che abbattermi rinvigoriscono la mia voglia di combattere. Io sono il comandante → utilizzo del presente per attualizzare/rendere imminente la decisione. Io già da subito/ora divento il comandante della battaglia che si svolgerà. L’intero giorno sarà troppo breve al macello che farò. Abner porta via costui (non utilizza il nome) dal mio cospetto e fallo uccidere. Gionata: padre che fai? → uccisione di un sacerdote è un crimine gravissimo Saul: taci - lo si uccida, e il suo vile sangue ricada sui Filistei (stessa cosa per i Filistei) Abner: la morte è già con lui Saul non si placa: ma lui solo è poco per la mia vendetta. Manda a Nob la mia ira: guerrieri, servi, madri, fanciulli tutti si uccidano, si incendia e si distrugga tutta la città e tutta l’empia stirpe sacerdotale si disperda al vento. Ormai i tuoi sacerdoti potranno dire finalmente con ragione “C’è un Saul”. La mia mano destra da voi così spesso indotta a versare sangue/ muovere guerra, non vi ha mai percorso: questo soltanto fu il motivo per cui voi sacerdoti vi siete presi gioco di me. Achimelech: A me non importa di morire perché muoio come uomo giusto, e un morire dolce e glorioso → gli darà gloria perché muore per la giustizia. Muore perché è diventato la voce di Dio avvertendo Saul dalle nefandezze che sta per compiere/ ha compiuto. non lo trascini davanti a me (come un prigioniero, per sottoporlo al suo giudizio = implica due azioni) Saul esibisce una certezza di vittoria che in realtà non nutre affatto, come rivela nell’atto successivo. v 297 Saul: non ho più figli. Gionata corri tra i soldati e tu (Micol) cerca e trova colui → non David, non lo sposo. Micol si offre di rimanere con lui, ma Saul rifiuta. Gionata chiede di combattere al fianco di lui, ma Saul allontana tutti → v 300 Saul: state lontano da me tutti. Voi mi tradite sicuramente. Infidi tutti. Andatevene ve lo ordino. ● SCENA SETTIMA Saul da solo Il re tocca il culmine della solitudine. Ora Saul è nella solitudine assoluta di un uomo che ha definitivamente rotto da i figli e da Dio. Si trova solo con sé stesso. v 303: Soltanto di me non ho timore → non è vero. Saul ha paura anche di sé stesso. (misero me) → segno della totale infelicità del re. Filippo non è felice perché e solo come Saul. Filippo però non patisce affatto la solitudine. Saul è solo, ma da un lato vuole esserlo, da un altro no. Allontana gli affetti da sé per la sua incapacità di fare un passo indietro nel potere (che lo possiede e a cui non riesce a rinunciare). Vuole e disvuole essere solo e per questo è infelice. Filippo si chiede nell’ultima battuta se è felice → incrinatura subito spaccata. Qui non ci si chiede se Saul è felice → è Saul stesso che lo constata. 5. ATTO QUINTO ● SCENA PRIMA David e Micol Si apre con una scena patetica, amorosa però in tragedia (diverso dalla poesia lirica) → profondità degli affetti con un linguaggio elevato. La recitazione qui dovrebbe dare la duplice idea dell’amore di Micol per David, ma anche dello stato di paura/preoccupazione. Davide se ne deve andare se vuole salvarsi la vita. La punteggiatura qui ha una valenza molto importante: il trattino indica un cambiamento di tono. Una caratteristica di Saul è la sottolineatura del tempo che passa mentre si svolgono gli avvenimenti. Contrariamente a quanto stabilito Saul ha imposto che non si combatta più al tramonto, ma si combatterà quel mattino stesso → quest’alba sarà quella della battaglia. Micol dice a David di approfittare della notte e fuggire. Leopardi prenderà spunto da questi versi lunari. v 1 Micol: Esci o mio sposo, la notte è già inoltrata. Senti come tutto intorno il campo rumoreggia?(preparativi della battaglia) all’alba si combatterà. - Ma vicino alla tenda del padre tutto tace.Guarda, il cielo favorisce ancora la tua fuga. La luna sta tramontando e gli ultimi suoi raggi sono nascosti da una nuvola nera. Andiamo: ora nessuno su noi qui vigila (i guerrieri si stanno preparando alla battaglia e intorno alla tenda del re c’è silenzio); Per questa discesa scendiamo il monte e Dio ci accompagni. Micol vuole seguire David nella fuga. La battuta di David è rivolta per metà alla sposa → intonazione tenera/amorosa Dal verso 13 abbiamo un cambiamento di tono → determinazione di David/ parla a sé stesso La difficoltà nel recitare i versi Alfieriani: vanno letti come se fossero in prosa per scandire il significato, ma bisogna comunque fatta sentire l’intonazione (per evitare la cantilena) che è scandita dalla punteggiatura. Davide non vuole fuggire, vuole rimanere. David: Tu sposa, la parte migliore della mia anima, vuoi che io fugga mentre il mio popolo si appresta alla battaglia? La morte (termine che dal punto di vista lessicale si fa sempre più presente perché siamo vicini alla catastrofe) cos’è insomma? → David come Saul non si preoccupa della morte. La morte fa parte dei rischi di un guerriero. Perché David allora dovrebbe fuggire per sfuggire alla morte? La morte è nulla per Saul e per David. v 13 - Io voglio restare qui: Saul mi uccida se vuole; purché prima mi lasci sterminare una grande quantità di nemici. Micol: tu non sai, il padre cominciò a bagnare l’ira nel sangue (immagine = a dare sfogo alla propria ira con la morte) → Secondo Seneca abbandonarsi all’ira è particolarmente pericoloso per un re perché porta commettere azioni sconsiderate e violente. Achimelech è stato trovato qui nel campo di Saul ed è stato la prima vittima del furore del re. Furor = invasamento incontrollato, forma che sconfina nella follia, perdita della ragione, della capacità di dominare la propria interiorità. Parte irrazionale di ognuno che sfugge alla ragione. Questo detta azioni violente. Davide: che ascolto? egli ha rivolto la spada verso i sacerdoti? Ah misero Saul! egli sarà… → Davide non si chiede niente, considera Saul “misero” cioè infelice ma anche sfortunato, perché con questa azione ha segnato il suo destino. I puntini di sospensione danno segno del disagio di David davanti alla situazione. Micol: Ora sentirai ben altro. Egli stesso ha dato ad Abner un ordine crudelissimo; che se tu fossi sceso in battaglia domani, i nostri soldati avrebbero dovuto rivolgere le armi contro di te. Davide: e Gionata, il mio fedele, ne soffre? → Davide chiede notizie di Gionata. C’è un affetto profondo tra i due. Gionata riconosce che Davide è migliore di lui senza odio o invidia. Micol: oh cielo, che potrebbe fare? Anche lui ha sopportato l’ira del padre e disperato (senza speranza) corre a morire combattendo. Ormai non puoi più stare qui: è indispensabile cedere (non si può più resistere), è necessario andare lontano e aspettare che il padre cambi o che alla fine per l’età muoia → Micol per la prima volta vede nella morte di Saul (per l’età) una possibile salvezza. Non è un desiderio, ma in questo momento non hanno alternative. Cedere doppio significato → Non c’è più alcun dubbio sul fatto che si perda la guerra/ noi dobbiamo cedere alla constatazione di come non si possa più ragionare con Saul. v 31: Padre crudele, sei tu che mi obblighi/induci a desiderare il giorno della tua morte… Ma pure io non desidero la tua morte → Micol cerca di esprimere l'inesprimibile, la tempesta di sentimenti che sono difficili da esprimere. v 32: vivi felice, vivi se puoi vivere (si passa dal vivi felice, alla constatazione consapevole “vivi se puoi”). A me basta rimanere per sempre con il mio sposo. Vieni ora dunque andiamo.. David è costretto a respingere l’offerta della moglie. Ormai David deve rassegnarsi al fatto che non può più combattere per Saul. v 35 David: Oh quanto mi duole lasciare la battaglia. Sento dentro di me la voce sconosciuta gridare “è giunto il giorno terribile per Israele e il suo re…” → Davide sente che Dio è in collera con Israele e Saul e per questo smette di proteggerlo. L’uccisione di Achimelech ha compromesso la possibilità per David di combattere. Qui è stato sparso il sangue innocente dei sacri ministri del cielo: il campo è impuro; il Dio ne sente l’orrore, qui Davide ormai non può più combattere. - Mi è necessario (emmi mestiero) cedere dunque alle richieste dettate dalla tua paura e dal tuo amore scaltro (prudente). - Ma tu Micol pure cedi al mio (amore prudente).. lasciami solo.. → devi cedere a quello che ti chiedo Davide vuole andarsene dal campo da solo. Micol rifiuta. David da delle motivazioni: Micol non è abituata alla vita del fuggiasco, alla vita da guerriero. Davide è abituato alla vita da guerriero tra gli accampamenti e alla vita da esiliato. Inoltre Davide sente di non poter togliere Micol al padre. v 48 David: Ascoltami. Tu non potresti eguagliare i tuoi passi con i miei: io devo attraversare duri sentieri di sassi per pormi in salvo, come tu vuoi. Come potranno i tuoi piedi reggere questo sforzo inusuale? Dovrei abbandonarti da sola fra i deserti? Io potrei essere scoperto per causa tua e presto saremo entrambi ricondotti davanti all’ira del re. E io posso dunque toglierti portandoti con me al padre infermo e sofferente? Egli si trova tra le angosce delle guerra, lontano dalla sua reggia: un po’ di dolcezza è necessaria al triste vecchio. Ah, resta a sopportare il suo pianto, il suo dolore, il suo furore. Tu sei l’unica a riuscire a calmare il re; tu sei l’unica che lo tiene in vita. Egli mi vuole morto; io lo voglio felice e vincitore… ma oggi io tremo per lui. Davide fa appello ai doveri di Micol in quanto figlia: Tu prima che sposa sei stata figlia (ed è figlia), amarmi oltre questo dovere non ti è lecito. → il primo dovere di Micol è nei riguardi del padre. Micol deve accontentarsi di sapere che Davide è salvo. v 70 che cos’altro desideri se non che io scappi (e mi salvi)? Non ti allontanare dal già tanto afflitto padre. Appena sarò giunto in salvo, ti avvisero e in breve ci riuniremo. Ora se mi dispiace l’abbandonarti, pensa.. eppure… → punti di sospensione segnano il fatto che David è addolorato nonostante sia convinto di quello che dice, è convinto che Micol debba stare con il padre. Davide sceglie il dovere all’amore. Ma non è disumano, prova dolore. Micol resiste. In queste battute abbiamo un addensarsi della punteggiatura: Micol si rende conto della ragionevolezza delle parole di David, ma il suo io è comunque diviso. L’idea che David torni a quella vita per lei è insostenibile, pensa che se partisse con lui potrebbe alleggerire questa fuga travagliata. v 76 Micol: Vuoi che io ti lasci tornare solo ai passati pericoli, alla vita da vagante? Se almeno io fossi con te potrei rendere più lievi i tuoi dolori dividendoli con te. David la rassicura, ormai conosce perfettamente quei luoghi e sa muoversi con sicurezza. Ribadisce il fatto che Micol potrebbe essere di intralcio. Prima di andarsene gli chiede di dargli l’ultimo abbraccio. v 80 Davide: Te ne prego, per il nostro amore. Ora è necessario che tu segui il mio comando, tu non mi devi né puoi seguirmi senza che questo mi crei un danno. Ma se Dio mi vuole salvo, non devo più aspettare: l’ora avanza.Qualcuno potrebbe spiarci in questa tenda e rivelare tutto al malvagio. Io conosco ogni pezzo di questi monti, sono certo di poter evitare ogni uomo. Ora dammi l’ultimo abbraccio. Che Dio resti con te e tu con il padre finché con il tuo sposo non ti ricongiungerai in cielo. giorno. Mi si portino presto l’elmo, lo scudo, l’asta. Subito le armi del re. Io voglio morire, ma in campo. Questi fantasmi sono cacciati (senza però che la mente di Saul se ne sgombri completamente) da l'innalzarsi del fragore della battaglia. L’alba che sta per sorgere però stavolta non segna la vittoria di Saul, ma il suo riscatto. L’alba secondo la tradizione segnala sempre un cambiamento positivo = sorgere del sole (tornare alla luce che sgombra le tenebre). Qui l’alba ha valore antifrastico, nel momento in cui sorge il sole Saul si darà alla morte quindi sprofonderà nelle tenebre → sensazioni visive (passaggio giorno-notte) e uditive (principalmente il frastuono della battaglia e le voci della mente di Saul).Saul torna a essere re guerriero. Micol: Padre che fai? calmati.. a tua figlia.. Saul: voglio le armi, che figlia? Ora obbediscimi. L'asta, lo scudo, l’elmo questi sono i miei figli. v 188: Squillano le trombe più forte, là si vada (dove si sente maggiore suono delle trombe). A me la mia spada soltanto è sufficiente. Tu scostati, lasciami, obbedisci. Corro là dove alberga la morte che io cerco. ● SCENA QUARTA Saul, Micol, Abner con pochi soldati fuggitivi L’esercito di Saul è stato sorpreso dell'esercito Filisteo che li ha attaccati di notte. Tutto si è svolto in un tempo brevissimo: l’esercito di Saul è stato sconfitto e i Filistei stanno per inondare l’accampamento di Saul. Abbiamo l’immagine dell’esercito Filisteo che sfonda le difese e invade l’accampamento e l’immagine del fiume di sangue che questo comporta → richiama il fiume di sangue che Saul ha visto nella visione precedente. Questo fiume di sangue è anche il segno di vendetta per il massacro dei sacerdoti. Abner: Oh re infelice dove corri? Questa è una notte orribile → in antifrasi con l'esordio dell'atto secondo in cui Saul si prefigura un giorno favorevole. Questa invece si sta per chiudere con una notte orribile, sta volta preannunciato da Abner. Saul: Ma perché la battaglia? - Abner: All’improvviso il nemico ci assale: siamo sconfitti.. Saul: sconfitti? e tu traditore, tu sei vivo? Abner: Io? sono vivo per salvarti. Tra poco i Filistei irromperanno qui. È necessario evitare il feroce impeto iniziare (quello con cui gli eserciti sfondano le difese nemiche). Nel frattempo diventerà giorno e ti porterò laggiù in cima a quella collina fra i pochi soldati superstiti. Saul: che io viva quando il mio popolo muore? Micol invita il padre a seguire Abner e lasciare l’accampamento. Saul non è un padre degenere, chiede notizia dei figli: Gionata e i miei figli, fuggono anche loro? mi abbandonano? Abner: Oh cielo, i tuoi figli non sono fuggiti.. ah miseri! → sono morti Saul: cos’altro mi avanza? → Di questo emistichio prenderà spunto Foscolo. Tu sola per ormai, ma non per me rimani → l’ultimo pensiero di Saul è quello di salvare la vita di Micol. Affida ad Abner il compito di trarla in salvo. v 199 Io ho già deciso tutto da molto tempo. È giunta l’ora. Abner questo è l’ultimo dei mie comandi: porta la mia figlia in sicurezza. Micol non vuole staccarsi dal padre: no padre, io mi avvinghiero intorno a te. Contro una donna la spada nemica non si alzerà. L’ultima cosa che Saul chiede a Micol è di evitare il pianto: Oh figlia taci, non farmi piangere. Un re vinto non piange → come Agag che non ha chiesto pietà e non ha pianto quando è stato ucciso. Un grande re è grande se quando è vinto non piange, ma prende l’unica decisione possibile. Raccomanda ancora ad Abner di salvare Micol. v 208-209 → In questo momento Saul abdica: nel momento in cui raccomanda ad Abner che nel caso in cui vengano intercettati dai nemici egli dica ai nemici che non è la figlia di Saul, ma la sposa di David. La tirannia di Saul consiste nella sua incapacità di abdicare (diverso da Filippo), qui Saul abdica metaforicamente, riconoscendo a Davide che è lui l’erede del suo potere. Davide anche presso i nemici gode di rispetto, Saul invece con la sua ira non è più degno di rispetto e quindi della regalità. Ma l’unica vera abdicazione possibile per Saul è la morte. In questa scena si conferma che Abner non è vile, non è come Gomez. Abner è tornato indietro perché vuole salvare il re, non vuole approfittarsi del fatto che ormai Saul sia sconfitto per allearsi al nemico. Abner a suo modo ha una virtù della fedeltà sincera verso il re. E anche in questo caso, seppur con rammarico, obbedisce agli ordini del re e si incarica di salvare la figlia. Nonostante Saul abbia constatato che il suo regno è finito (v 208-209 abdicazione), continua ad agire fino a quando non sarà lui stesso a darsi la morte, perché lui rimane il re. v 213 Saul: io lo voglio, io sono ancora il re. Ma già si avvicinano le armi. Abner vola, portala con te a forza se necessario. Micol: padre! e per sempre? Abner porta via Micol e Saul rimane solo sulla scena. ● SCENA QUINTA Saul solo Saul pronuncia una battuta breve. Saul lascia la vita in maniera eroica. Si congeda dalla vita innanzitutto come padre (diverso da Filippo). All’inizio della tragedia aveva dei figli, ora è solo. Tema della solitudine → ora il re è solo non perché, come all’ora aveva allontanato i figli, ma perché ora i figli sono morti. v 215 Oh figli miei.. sono stato padre. Eccoti solo oh re, non ti rimane neanche uno degli amici o dei servi che avevi. - Sei finalmente appagato oh Dio della tua inesorabile e terribile ira? → Dio tiranno contro cui Saul agita per l’ultima volta il pungo. Ma tu oh spada mi resti, e all'ultimo servizio fedele servitore ora vieni a me. Ecco già le urla del superbo vincitore (i Filistei) e vedo già balenare le luci delle loro fiaccole ardenti, e vedo le spade a mille.. Empia Filiste mi troverai qui nel mio accampamento morto da re → fine eroica. Scandalo Alfieriano della morte in scena → elemento che il teatro cerca di evitare. Nelle tragedie di Alfieri succede sempre.Influenza del teatro di Seneca che Alfieri legge dal 76-77 e traduce. Qui abbiamo la rappresentazione della morte violenta in scena non con il veleno, ma con il pugnale.
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