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Savonarola e il Savonaralismo - Appunti di Storia , Appunti di Storia

savonarola appunti

Tipologia: Appunti

2011/2012

Caricato il 14/11/2012

roblat
roblat 🇮🇹

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Scarica Savonarola e il Savonaralismo - Appunti di Storia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! SAVONAROLA E IL SAVONAROLISMO Cronologia Essenziale 1490-94 • 1490 arrivo di savonarola 30 enne a Firenze nel convento domenicano di S. Marco su invito di L. de’Medici e G. Pico della Mirandola, aveva già pubblicato il “De Ruina Ecclesiae”; Firenze culla della cultura umanistica era controllata totalmente dalla famiglia Medici, cui si appoggiavano gli Ottimati ricevendo come unico vantaggio la difesa dei loro privilegi dal popolo governo Fiorentino (formalmente repubblicano): Consiglio dei 70 con potere Legislativo i cui membri vengono cooptati dai Medici tra le famiglie degli ottimati legati in tal modo ai signori di Firenze • 1492-94 cicli di predicazione incentrati sulla “Renovatio Ecclesiae” legata alla minaccia di un imminente flagello che avrebbe colpito la città e il mondo, in tale prospettiva millenaristica il frate auspicava una austerità di costumi e una riforma dal basso, al contempo prevedeva la venuta di un nuovo Ciro che con la spada avrebbe rinnovato la chiesa • 22 maggio 1493 San Marco esce dalla confederazione lombarda grazie alle pressioni del cardinale protettore Oliviero Carafa • Settembre 1494 calata in Italia di Carlo VIII su invito degli Sforza, il re francese è visto dai fiorentini come il nuovo Ciro prospettato, inoltre la cattiva gestione da parte di Piero de’Medici della guerra che portò alla perdita di Pisa e Livorno, diede un appoggio popolare alla Signoria che inviò Savonarola in ambasceria Presso il Re • 9 novembre 1494 Sollevazione popolare contro i Medici e loro cacciata, Savonarola ottiene la promessa di restituzione delle fortezze perdute e evitò il sacco della cittààSavonarola ammirato sia per le rivelazioni profetiche che designavano Firenze come città eletta dal Signore ed erano inserite in un contesto di generale millenarismo escatologico, che per l’abilità politica mostrata nelle trattative con Carlo VIII 2° governo Repubblicano: Consiglio Grande (300 membri) composto in prevalenza dalle famiglie ottimatizie detiene il potere legislativo, l'esecutivo è affidato alla Signoria (8 membri )guidata da un gonfaloniere, i provvedimenti della Signoria sono presi a maggioranza dei 6/8 • Avvento 1494 Ciclo di predicazioni che spingono per il governo popolare (Consiglio grande)à malcontento dell’oligarchia, 2 schieramenti: Arrabbiati (oppositori dei Medici), Palleschi (favorevoli ai Medici), vi erano inoltre i Savonaroliani detti Piagnoni o Frateschià Grande consenso per Savonarola che riesce a promuovere le sue idee presso tutto il popolo fiorentino (consenso interclassista) amato dal popolo per le speranze di una democratizzazione e dagli ottimati che aspiravano al governo di Firenze dopo il dominio Mediceo 1495-96 • 1495 Provvedimenti fortemente popolari: Decima scalare e possibilità di appello al Consiglio Grande per le delibere dell'esecutivo, avversione ottimatizia; Domenico da Ponzo da Santa Croce inizia a muovere accuse di “falsità profetica ed ingerenza negli affari di stato” • 13 gennaio 1495 Predica “Della renovatione della Chiesa”, e “Compendio di rivelazioni” con le profezie del frateà contrasto con il papa simoniaco Alessandro IV Borgia anche per la mancata adesione di Firenze alla lega Antifrancese. Il Papa lo convoca a Roma ma lui si rifiuta di partire. I Testi savonaroliani conoscono ampissima diffusione in tutto il territorio Italiano. • Settembre breve Papale contro gli errori “dogmatici e dottrinali” del frate accusato di eresia e false profezieà divieto di predicazione e sottomissione di San Marco alla congregazione Lombarda • Risposta moderata di Savonarola in cui ribadisce la buona fede e la sottomissione al Papa, il divieto di predicazione non viene rimosso ma San Marco preserva la sua autonomia. Le parole del frate si diffondono attraverso la sua produzione libellistica, redatta in volgare, che prende avvio con l'epistola ad un amico (rigetta accuse di eresia e scisma) cui risponde poco dopo un'anonima epistola...fra Hieronyme in cui si insisteva sulla deliberata disobbedienza al papa. A concludere il dibattito Domenico Beninvieni con la sua epistola responsiva in cui oltre a tacciare di vigliaccheria l'anonimo difendeva l'intero corpus profetico di Savonarola • Separazione Arrabbiati-Piagnoni a causa della situazione interna ( crisi economica, riforma dei costumi ) ed estera ( mancata restituzione delle fortezze ). • Quaresima 1496 anche per l’interessamento del Card protettore O. Carafa viene rimosso il divieto papaleà nuovo ciclo di prediche (Amos e Zaccaria) che riprendono prevalentemente il tema della corruzione del clero con chiaro riferimento al Papa simoniaco • Maggio 1496 Francesco Salviati sostituisce Savonarola come priore di san Marco, il ferrarese assume la guida della congregazione. Nuovo divieto alla predicazione imposto dalla città per timore della peste violato da Girolamo che però non riesce ad ottenere all'esterno quella moralità nei costumi, soprattutto femminili, imposta all'interno di San Marco divenuto ormai di esempio per i conventi limitrofi e centro di attrazione delle nuove vocazioni. Per stimolare l'abbandono della corruzione vengono create le bande di “fanciulli” dirette dal braccio destro di Savonarola Fra Domenico da Pescia con il compito di correggere i comportamenti devianti come il gioco d'azzardo e la corruzione. • Nuova polemica libellistica stimolata dall'opera di Domenico Beninvieni Tractato in defensone...fra Hieronyme (1496) in cui vengono assunte posizioni anche più radicali rispetto a quelle del ferrarese che comunque veniva individuato come l'uomo mandato dal Signore, a rispondere al Tractato Giovanni Cairoli, domenicano (Della verità della doctrina) e Angelo Leonora, vallombrosano già ammiratore di Savonarola deluso dalle sue mire egemoniche sul suo stesso Ordine (Epistola contra Moderni Propheti, impossibilità di nuovi profeti); a chiudere ancora una volta lo scontro Bartolomeo della Scala, cittadino in vista ed esponente dei piagnoni moderati, Apologia contra Vituperatores in cui difende il predicatore di Ferrara. • 7 novembre 1496 Il Papa impone l’adesione di S. Marco alla congregazione tosco romana sotto scomunica, a capo della nuova congregazione viene posto Francesco Mei affiancato da Jacopo da Sicilia (futuro filosavonaroliano), rifiuto di S. che resosi conto delle future difficoltà decide di accelerare i tempi della renovatione • Nascita della rete assistenziale: Monte di pietà (sconfiggere l'usura) , Ospedale del Ceppo 1497 • Gen-Feb 1497 Eletto Gonfaloniere Francesco Valori legatissimo a Fra Girolamoà accelerazione della renovatio: Divieto per le donne di indossare abiti peccaminosi, allargamento ulteriore del Consiglio Grande, esilio per parenti ed esponenti politici vicini ai Medici, Trasformazione del carnevale (Falò delle vanità, in cui venivano bruciati gli oggetti ritenuti “devianti” come specchi, opere d'arte, strumenti musicali...); il dissenso espresso ad esempio dal domenicano Francesco Grumel viene represso dagli Otto di Guardia • Radicalizzazione contestata dai fiorentini anche a causa del fallimento della politica estera ( Tregua Francia- papato) cui si aggiungeva lo scontento da tempo latente degli ottimati esautorati dal governo della città à nuova signoria (marzo-aprile) a Bernardo del Nero (pallesco), ondata ribellistica e predicatoria avversa al frate con numerose risposte piagnone • Si apre nuovamente la polemica libellistica: Samuele Cassini nel “De Modo Discernendi Falsum Prophetae” attacca duramente S. accusandolo di essere un eretico ispirato da Satana; la difesa del frate di Ferrara fu allora presa da Giovanfrancesco Pico che con il “Defensio Hieronymmi...” contrattaccava mettendo in dubbio la religiosità dello stesso Cassini; proprio in quel periodo venivano pubblicate a Ragusa le Propheticae Solutiones di Salviati nel quale alla premessa con cui si affermava la possibilità dell'esistenza di nuovi profeti dopo Cristo, faceva seguito la difesa dell'ispirazione divina del ferrarese. Ad attaccare fu allora Leonardo da Fivizzano che pur non nominando mai Savonarola nella sua epistola in cui si scagliava contro chiunque vantasse false doti profetiche, all'epistola rispose passo per passo Paolo da Fucecchio nelle sue Responsioni con cui si ribadiva la bontà delle profezie Savonaroliane e l'assenza di ogni contrarietà alla dottrina cattolica. Pochi giorni dopo veniva pubblicato l'Oraculum de Novo Ordo di Giovanni Nesi cui rispondeva immediatamente Giovanni Cairoli (anti-savonaroliano ed anti-platonico) con il “Contra Jhoannis Nesii...”. • La situazione politica intanto precipita: Pietro dei Medici compie un tentativo di riconquista della città, sperando in una insurrezione popolare, che fallisce mentre alle elezioni il consiglio vede una maggioranza Arrabbiata contraria ai Frateschi: viene imposto il divieto di predicazione che comporta un nuovo ricorso di S. alla carta stampata, Nel corso dell'ultimo Sermone Savonarola vine costretto al silenzio dall'ingresso di un gruppo di Arrabbiati • 12-13 maggio 1497 il Papa Scomunica S. per il rifiuto opposto all'aggregazione con la confederazione Tosco-Romana, la disobbedienza al momento della convocazione a Roma, la propagazione di false dottrine. Si verifica la spaccatura definitiva tra fedeli a S. ormai convinti di far parte di un gruppo di eletti destinati alle tribolazioni e piagnoni moderati. Savonarola fa passare questi avvenimenti come le sviluppo di un nicodemismo piagnone che prendeva sempre più piede trovando il suo massimo esponente nel vicario dell'Ordine Jacopo di Sicilia. I controversisti si rifugiarono allora nell'anonimato ed uscirono nuove pubblicazioni a partire dal commento al salmo Verba Mea Auribus Percipe di Simone Cinozzi in cui veniva portato un attacco frontale ad Alessandro VI e si rivendicava la virtù profetica del Savonarola; il 24 Maggio venne addirittura costituita una apposita commissione incaricata di individuare il colpevole guidata da Giovanni Cairoli che raggiunse il suo scopo obbligando il Cinozzi all'abiura. Altro caso emblematico Stefano da Codiponte, uno dei primi frati esiliati che a Lucca si lanciò in una predica del passo Jerusalem quae occidis prophetas facilemte adattabile alla situazione Fiorentina. Questi due casi risvegliarono l'attenzione del nuovo generale Torriani e del vicario Malatesta Sacromoro, sostituto di Jacopo di Sicilia definito il “Giuda di San Marco” per i suo trascorsi Frateschi, che minaccciarono di privazione della voce, attiva e passiva, per chiunque avesse parlato del defunto frate. Ciononostante proseguironle Apologie del frate anche dirette contro le autorità domenicane come l'anonima Loqui Prohibeor et Tacere non Possum in cui si rivendicava una fede più forte della repressione. Anche Benedetto Luschino tornò alla ribalta con il suo Razionale che nonostante l'anonimato gli costò l'incarcerazione e l'allontanamento dalla città. Un manifesto che invitava i frateschi all'azione venne allora pubblicato da Giovanni da Pescia che nell'Argumentum (1500) esortava alla reazione contro gli anti-savonaroliani rivendicando ancora una volta la corruzione della Chiesa, la reazione dell'Ordine non si fece attendere e Giovanni venne subito privato della voce attiva e passiva. Di Poco successiva fu la prima biografia del frate di Ferrara, l'”Epistola de vita et moribus de...” redatta da Placido Cinozzi che faceva un resoconto parziale e poco obiettivo della vita di Savonarola celebrandone le doti, negli stessi anni entrava a San Marco il greco Michele Trivolis che trasferitosi poi in Russia sarebbe stato uno dei maggiori esportatori della fede piagnona nell'area balcanica. • 1500-1503 I Piagnoni ora riavvicinatisi agli arrabbiati dopo la morte di Savonarola riescono ad ottenere una serie di Gonfalonierati grazie ai quali fu possibile mitigare la repressione; nel 1502 si giunse poi ad una riforma costituzionale che tramutava la carica di gonfaloniere da incarico bimestrale in carica a vita, Gonfaloniere eletto risultò Piero Soderini, moderato compromesso tra le diverse fazioni che però sin da subito mostrò spiccate simpatie piagnone inimicandosi i Grandi. In questo stesso periodo si moltiplicano i predicatori visionari che operano nella città toscana tra i quali il più importante fu Pietro Bernardino, già braccio destro di Domenico da Pescia che per le sue prediche profetiche e sovversive venne accusato di sodomia e pratiche ereticali (setta degli unti) venendo però prosciolto in un primo momento dagli Otto di Guardia. Successivamente vista la progressiva radicalizzazione del suo messaggio molti piagnoni presero le distanze ad eccezione di Giovanfrancesco Pico che oltre a scrivere una “operecta in defensione” ospitò il visionario nel suo castello della Mirandola che venne però conquistato da Ludovico Pico dopo un assedio di 50 giorni al termine del quale Pietro venne processato ed arso sul rogo. Vista questa ripresa dei Savonaroliani il nuovo Generale dell'ordine Bandelli avviò una nuova stretta repressiva vietando a qualsiasi frate di affermare che la condanna di Savonarola fosse stata ingiusta, molti piagnoni allora decisero di abbandonare Firenze rifugiandosi in particolare nel convento viterbese di S.M. Della Quercia dove continuarono a tramandare il culto Savonaroliano avviando anche una sistematica “raccolta delle reliquie”, nello stesso periodo in linea con il carattere ormai sacrale della figura di Savonarola venne redatto il “Trattato dei Miracoli” arricchito da diverse mani piagnone. Intanto l'apologismo libellistico non conosceva requie e lo stesso fratello di Botticelli, Simone Filippepi, redasse una Cronaca in cui riassumeva le vicende fiorentine ponendo in risalto la figura del defunto domenicano, nello stesso 1503, anno della morte del Borgia, Alberto di Trento pubblicò una sua passata profezia del '98 in cui si indicava la venuta del frate e il suo martirio recuperando in gran parte la tradizione millenaristica e gioachimita. • Dalla morte di Alessandro VI durante tutto il pontificato di Giulio II della Rovere si assistette ad una normalizzazione dello scontro fino a giungere a voci di una possibile canonizzazione di Savonarola stesso tanto più che la sua ricezione era sempre più legata alle riforme conventuali adottate ormai in tutta Europa e sempre meno al messaggio politico e profetico; ciononostante alcuni domenicani e addirittura alcuni predicatori francescani come Antonio da Cremona o Silvestro Marradi continuarono a propagare anche il messaggio profetico e riformatore del predicatore di Ferrara con frequenti riferimenti alla corruzione della chiesa e alla tribolazione. • Nonostante questo periodo di relativa tranquillità segnato anche dalle misure meno rigide adottate dal nuovo generale Tommaso de Vio ben presto la politica internazionale prese il sopravvento travolgendo le istituzioni repubblicane, il Gonfaloniere infatti su indicazione piagnona non solo allargò ulteriormente il consiglio ma proseguendo nella politica filofrancese si infilò nel vicolo cieco del concilio scismatico di Pisa che costò ai Francesi la presenza in Italia e a Firenze il ritorno dei Medici dopo la conclusione degli accordi di Mantova nel 1512 1512-1517 • Il ritorno dei Medici, seppur formalmente come privati cittadini, determinò una svolta nella politica fiorentina evidenziata da una nuova riforma costituzionale: Il gonfalonierato diveniva annuale e il consiglio grande veniva sostituito da una Balia composta da cittadini di comprovata fede medicea che assommava il potere esecutivo e legislativo, a questo si aggiungeva l'elezione nel 1513 al soglio pontificio di Leone X (Giovanni de'Medici) grazie al quale fu possibile per la famiglia fiorentina imporre un enorme blocco di potere temporale e spirituale nell'Italia centrale rinsaldato dalla nomina di Giulio ad Arcivescovo di Firenze mentre Lorenzo era di fatto il signore della città Toscana. I Piagnono dovettero però pagare uno scotto molto relativo e la maggor parte di loro, se si esclude il Ridolfi, eletto gonfaloniere e costretto e rinunciare, mantennero le loro posizioni. Anzi molti piagnoni si rivolsero al nuovo papa additandolo quale “Papa Angelico” profetizzato da Savonarola, cosa che ad esempio fece nella sua Frottola Girolamo Beninvieni seguito da Zanobi Acciaiuoli, Giovanfrancesco Pico e Giorgio Benigno Salviati. Tra quelli che invece non vollero piegarsi vi fu chi, come Tommaso Tosinghi o Luca degli Albizzi, moderati, subì unicamente provvedimenti di natura economica, e chi, come Paolo Boscoli o Agostino Capponi, organizzò vere e proprie congiure pagate con la morte. In ogni caso chiunque ricordasse Savonarola in chiave politica o riformistica subiva dei provvedimenti, emblematico il caso si Bartolomeo Redditi esiliato per aver parlato del predicatore Ferrarese; questi provvedimenti si erano resi sempre più necessari dopo la proliferazione dei sedicenti profeti, uno dei primi di questo periodo fu il francescano Francesco da Montepulciano che apparso in città nell'autunno del '13 riprese molti dei temi Savonaroliani ed in particolare quello delle tribolazioni cui sarebbero state soggette Roma e Firenze; la grande partecipazione alle esequie dell'amadeita (morto di morte naturale) fu campanello di allarme per le autorità, sensazione rafforzata dall'apparizione della “Defensione” di Francesco Caloro che rivolgendosi agli incerti più che ai detrattori rivalutava il frate ferrarese a posteriori elencandone tra l'altro gli ammiratori tra cui era annoverato lo stesso Lorenzo il Magnifico. Ma i due personaggi che resero le autorità pienamente consapevoli furono in questi anni Francesco da Meleto e Teodoro di Giovanni; il primo era un uomo di umili origini ma di una certa cultura divenuto sin dal 1508 scrivano della SS Annunziata che con il suo “Convivio...” fece una serie di predizioni matematico-bibliche con cui giustificava la venuta di Savonarola (pur senza mai menzionare esplicitamente il nome), testo che finito tra le mani di Leone X portò alla condanna del Meleto, proposta proprio da Zanobi Acciaiuoli, cui fu fatto divieto di pubblicare altre opere; ma poco dopo a Firenze apparve il monaco greco Teodoro di Giovanni che vantava una ispirazione profetica che egli stesso dichiarava discendere direttamente dal frate ferrarese giungendo addirittura ad auto-identificarsi nel Papa Angelico, messo sotto processo fu costretto nel '15 ad una pubblica abiura cui fece seguito l'incarcerazione e la pubblicazione delle sue confessioni, come già avvenuto per lo stesso Savonarola. A questo punto fu necessario rilanciare i divieti che obbligavano i piagnoni alla consegna di tutte le reliquie e equiparavano ad eresia qualsiasi accenno alla renovatio. • 17 Aprile 1515 il Papa avvia un attacco alla memoria di savonarola con un breve in cui pone su uno stesso filo il frate Ferrarese, Pietro Bernardino e Teodoro di Giovanni, svalutandolo pesantemente con l'accostamento a due pseudoprofeti, l'offensiva proseguì con la convocazione nella città toscana di un apposito Sinodo che avrebbe dovuto trattare una condanna postume dell'attività del frate. L'accusa venne affidata a Paolo Giustiniani, umanista già co-autore del Libellus ad Leonem X ,che prese in considerazione una serie di scritti tra cui l'Expugnatio Miletana, in cui si inseriva Meleto nel solco Savonaroliano creando un secondo filo tra i profeti del periodo e il predicatore di Ferrara, il Dialogus di Delfin e per l'altro fronte il “Consilio sopra le cose di padre...”di Gasparo Contarini che avallava la teoria della “disobbedienza ammissibile” e non escludeva la veridicità delle profezie di Savonarola precisando che in ogni caso la riforma della chiesa fosse una necessità. Paolo Giustiniani messosi al lavoro redasse però una spietata requisitoria, incardinata in particolare su due opere di Savonarola il “De Veritate Profetica” e la predica “Della Renovatione”, in cui bollava Savonarola come eretico, falso profeta, ingannatore e ribelle insistendo in particolare sull'aspetto della disobbedienza al Papa ritenuta equiparabile all'eresia. Il Sinodo però alla fine proprio per le inaspettate resistenze piagnone non affrontò più il tema di Savonarola; resistenze espresse soprattutto sul piano libellistico ad opera di Luca Bettini e Zaccaria di Lunigiana entrambe le opere (vd.sotto) erano caratterizzate da un impianto simile che sacrificava i nuovi profeti in nome della salvezza del domenicano. Questa impostazione venne presto avallata dalle autorità interessate a debellare i nuovi profeti che dunque rinunciarono al processo postumo di Savonarola imponendo a Giustiniani di criticare l'opera di Francesco da Meleto che venne costretto all'abiura mentre le sue opere sarebbero dovute finire al rogo; con questa condanna esemplare alle spalle fu facile per le autorità cittadine fare divieto di predicazione a chiunque non avesse avuto l'esplicito avallo da parte delle autorità ecclesiastiche. • 1517 La stretta antiprofetica dà i suoi frutti, cala drasticamente il numero di predicatori mentre il tema della “renovatio ecclesiae” diviene appannaggio dei soli piagnoni condiscendenti inseriti nell sistema di governo Mediceo 1517-1527 • 1519 Tommaso Caiani viene esiliato dopo aver accusato di eresia Domenica Narducci da Paradiso ; muoiono Lorenzo e Giuliano de'Medici seguiti nel 1521 da Leone X • 1520 Giulio de'Medici giunto alla reggenza della città volle tentare una apertura liberale rilasciando un gruppo di Antimedicei e mostrandosi permeabile a proposte di riforma del governo cittadino; a mettersi in luce in questo periodo fu il piagnone Francesco de Ricci che propose una serie di innovazioni di stampo popolare inizialmente prese in considerazione dal governatore. Si fecero sentire anche due giganti come Machiavelli e Guicciardini fautori l'uno di una repubblica e l'altro di una oligarchia moderata. • 1522 Dopo la tentata cospirazione degli Orti Oricellari Giulio abbandona le posizioni condiscendenti e dà avvio ad una repressione che colpisce in particolar modo gli esponenti Piagnoni del circolo costretti a riparare in Francia a Lione dove sotto la guida del mercante d'arte Giovanbattista dela Palla contribuiscono a diffondere il Savonarolismo financo presso la corte dello stesso Francesco I • 1523 Giulio de Medici diviene Clemente VII, Firenze viene lasciata in gestione a Silvio Passerini cui si rivolgono molti piagnoni per evitare di incorrere nelle nuove misure repressive ottenendo in cambio incarichi di prestigio (Niccolò Valori, Lorenzo Violi...) • 1520 A Firenze iniziano a diffondersi le dottrine riformate guardate con iniziale simpatia dai Piagnoni ma subito abbandonate visto il rischio di offrire il fianco ai detrattori di Fra Girolamo; detrattori peraltro già messi in guardia dall'attività dello stesso Lutero che fin da subito aveva visto in Savonarola un precursore della Riforma, individuando vicinanze non solo legate alla teoria della Renovatio e allo scontro con il Papa, ma anche alla stessa Giustificazione Ex Sola Fide di cui secondo il monaco tedesco si potevano ravvisare i germi nel commento del salmo Miserere. • 1520-'25 la produzione libellistica è praticamente ferma se si fa eccezione per i Vulnera Diligentis di Benedetto Luschino, composti in carcere,che rappresentavano una biografia agiografica del frate ferrarese con la quale si accusavano i detrattori e si rinnovava la tradizione miracolistica attribuita a Savonarola, nonostante Luschino apparisse lontano dal contesto “reale” non tralasciò di trattare né la questione del Sinodo fiorentino né soprattutto l'accostamento di Savonarola a Lutero rigettato dall'autore che riteneva quest'ultimo Magno Eresiarca. Di segno opposto fu invece l'altra opera del periodo il Flagellum pseudoprofetarum di Cosimo Favilla , mai pubblicato, che portava un attacco fortissimo a Savonarola accostato ancora una volta ai vari pseudoprofeti (incluso Lutero), definiti dall'autore le Sette Teste di un'idra tra cui indubbiamente il frate di Ferrara occupava una posizione privilegiata in particolare per il suo sprezzo dell'autorità papale. • 1525 Nuove ordinanze repressive del generale dell'ordine dirette a censurare alcuni piagnoni (Zaccaria da Lunigiana) • 17 Maggio 1527 Dopo il Sacco di Roma e la cacciata del Papa Medici Clemente VII riesce la rivolta degli oppositori del regime Mediceo, guidati da Filippo Strozzi, e ormai appoggiati dagli stessi Ottimati insofferenti del dominio dispotico del cardinal Passerini. Viene nuovamente istituita la Repubblica, è il trionfo delle profezie di Savonarola. Con il successo e l'euforia del fronte fratesco nella città tornano alla ribalta i temi cari a Savonarola e, nonostante l'elezione al Gonfalonierato del moderato Capponi, fin da subito la neonata repubblica riprende il percorso di riforme da dove era stato lasciato da Frà Girolamo: Politica fiscale a danno dei Grandi, ricostituzione del Consiglio Grande, filofrancesismo, “Cristo e la Vergine” proclamati re e regina di Firenze, 23 Maggio (Data della morte di Savonarola) festa cittadina. Furono esiliati o citati in giudizio tutti gli esponenti dell'elité medicea compresi i piagnoni che avevano cambiato casacca mentre fa il suo ritorno trionfale Benedetto da Foiano. Nel nuovo clima cittadino si sviluppano nuovi movimenti “profetici” tra i quali il più importante fu quello dei Capi Rossi di Pieruccio dei Poveri che, seguendo il solco di Piero Bernardino, si occupò di fanciulli poveri o disagiati appoggiandosi in quest'opera alle confraternite di Santa Maria Novella, la stessa Balia affidò a Pietruccio una serie di incarichi “ufficializzando”il gruppo e il profetismo di nuova matrice. La parabola di Pietruccio si sarebbe però esaurita con il ritorno dei Medici. • 1528 Capponi preoccupato per la china radicale e antipapale avvia contatti segreti con Clemente VII sperando di evitare una alleanza Asburgo-Papale che infatti sarebbe poi risultata fatale Per questi suoi abboccamenti sarebbe stato destituito nel 1529 e sostituito dal radicale Francesco Carducci che fin da subito impresse una sterzata antiaristocretica e antipapale che avrebbe allontanato molti personaggi illustri del panorama Fiorentino; tra questi il letterato Antonio Brucioli che accusava • 1555 L'ascesa al soglio pontificio di Papa Paolo IV segna una nuova stretta anti-piagnona tanto che si giunse ad un nuovo processo inquisitoriale posti mortem con l'obbiettivo di far vietare le opere del frate. Gli accusatori al processo furono Fabio Clavario (agostiniano) Giacomo Lainez (gesuita) che ripresero pedissequamente le teorie già illustrate da Cattarino nel Dialogus. Ancora una volta come ai tempi del sinodo si riattivarono i Savonaroliani, ora tutti di seconda generazione. Il più importante difensore oltre a Paolo Lachi, fu Paolino Bernardini, inquisitore, già autore di una Narratione, che in questa occasione redasse due scritti apologetici una Defensione e una Definitio Lontani ormai dall'apologismo piagnone del primo '500; entrambe le opere erano dirette a confutare il parallelo Savonarola-Lutero tanto che il domenicano giunse a ricusare l'atteggiamento dei Savonarola verso il Papa (“forse sbagliò”) sottolineando che la sua era una accusa indirizzata esclusivamente ai prelati corrotti e non certo all'istituzione in sé come invece fatto dal predicatore Tedesco. Punto di svolta era il definitivo allontanamento dalla dimensione profetica “non so se fu profeta o no” che segnava l'ingresso nel nuovo savonarolismo devozionale e monastico. Altro difensore del frate di Ferrara fu, su impulso del generale dell'Ordine, Tommaso Neri che redasse una apposita Apologia con la quale rispondeva alle accuse di Cattarino, l'autore riprendendo i temi già esposti da Bernardini pose l'accento anche sull'inesistenza della dottrina della giustificazione nele opere di Savonarola. • 1558 Si conclude il processo a Savonarola con un compromesso, nell'indice sarebbero state inserite 16 prediche ed un solo libro il “De Veritate Prophetica” a questo risultato si giunse però a prezzo di ricusare qualsiasi eterodossia o forma spiritualisitica tanto che lo stesso Paolino sarebbe stato protagonista di una serie di importanti processi inquisitoriali. Il “nuovo” Savonarola era perfettamente allineato alla Controriforma, la parabola del Savonarolismo come movimento politico poteva dirsi conclusa mentre il culto del Frate di Ferrara si racchiudeva in una dimensione devozionale e di riforma conventuale fino a giungere ad un riavvicinamento con le stesse autorità Medicee con l'obbiettivo di fare di Savonarola l'alfiere della Controriforma. Cambiarono gli stessi punti di riferimento del movimento piagnone, a San Marco andavano sostituendosi altri conventi tra cui quello di S.Vincenzo di Prato dove operò fino al 1590 la Ricci. Anche le nuove biografie di Timoteo Bottonio (Vita) e Marco Della Casa, pur riprendendo per larga parte le precedenti opere di Pico e PseudoBurlamacchi, tagliarono tutte le parti che potessero irritare l'autorità ecclesiastica dipingendo il frate come un santo martire precursore della Controriforma • 1560 Pandolfo Pucci, ammiratore di Fra Girolamo, tenta un colpo di mano a Firenze e viene giustiziato • 1569 Cosimo ottiene dal nuovo pontefice Pio V il titolo granducale in cambio di una ulteriore stretta controriformistica, intanto oltre le Alpi in terra protestante appaiono numerose opere apologetiche dell'attività di Savonarola addirittura del successore di Zwingli a Zurigo Theodore De Beze. Unica nota dissonante fu quella del teologo ungherese Dudith che unico tra i Luterani evidenziò le profonde distanze dottrinali tra il ferrarese e la Riforma. Si era giunti al definitivo paradosso Savonarola era ormai tirato da entrambe le parti e la cosa si rese particolarmente evidente negli scritti pubblicati in Francia nel periodo delle Guerre di religione. • 1580-83 Un ultimo sussulto sulla memoria del frate di Ferrara si deve in questo periodo allo scontro, assolutamente indiretto tra Bernardino da Castiglione e l'arcivescovo fiorentino Alessandro de'Medici; mentre infatti il primo spese gli ultimi anni della sua vita nel tentativo fallito di dare alle stampe l'opera Omnia di Savonarola, il secondo invece riprendeva ancora una volta la stretta repressiva nei confronti dei piagnoni ottenendo infine (1585) un severissimo provvedimento da parte del generale dell'Ordine Sisto Fabbri che vietò ancora una volta qualsiasi memoria del confratello scomparso. • 1592 La situazione difficile per i piagnoni srivolge a loro favore con l'elezione di Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini), filosavonaroliano di famiglia piagnona, che fece sperare nella canonizzazione di Savonarola. Sin dall'inizio del suo pontificato si mise mano all'indice per pubblicare le prediche precedentemente vietate mondate dei contenuti controversi,opera mai conclusa per la sopraggiunta morte del Pontefice; le vicende legate alla canonizzazione invece furono strettamente legate all'attività apologetica di Simone Razzi autore nel 1594 del “Vita e Morte..” caratterizzato da un taglio assolutamente apolitico che giunse addirittura ad identificare nella Controriforma l'auspicata Renovatio. L'opera fu redatta in 4 libri, il 4° in particolare riprendeva le opere apologetiche precedenti anche in forma estesa, sempre il Razzi sarebbe poi stato l'autore dell'ennesima “risposta” al Cattarino in 100 punti. Tuttavia nonostante l'attivismo del Razzi che scrisse al Pontefice chiedendo la canonizzazione del Ferrarese l'esito fu negativo per la mancanza di volontà del Papa di esporsi su un argomento ancora tanto controverso. Fu allora chiaro ai piagnoni che nemmeno ce nemmeno in un momento tanto favorevole si era giunti alla definitiva riabilitazione del frate ancora lungo tempo sarebbe dovuto passare. Con quest'ultima sconfitta e con la fine del secolo si chiudeva anche l'esperienza Piagnona “controriformata” mentre il movimento si scioglieva in una serie di vicende individuali senza alcun coordinamento. Nomi più importanti (divisione tra piagnoni moderati che predicano una riforma dall'interno e che spesso si rivendono al ritorno dei medici e radicali che invece rifiutavano qualsiasi compromesso. Le due fazioni si sarebbero polarizzate dopo la radicalizzazione dello scontro con la chiesa legato alla scomunica del '97 e il ritorno dei Medici. La frattura tra radicali e moderati rifletteva inoltre le differenti frazioni sociali tra popolo ed una aristocrazia disposta ad avallare il programma Savonaroliano fino a quando non avesse intaccato i privilegi e l'ordine sociale. Altra differenziazione rilevante fu quella tra “mistici” interessati per lo più all'aspetto profetico e religioso della predicazione del Frate, e “politici” viceversa legati alle vicende fiorentine e spesso membri del Consiglio Grande) Acciauoli Zenobi: Piagnone moderato approdato a San Marco a 34 anni esperto di classici latini e greci non esita a condannare tutte le derive radicali prese dal movimento; dopo la morte di S. entra alla corte di papa Leone X che osanna con una apposita ode Giovanni Maria Cagnini : Non dissimile da Zenobi con l'avvento di Leone X, cui scrive un Poema di Laude non esita ad abbandonare il proprio ordine per ricoprire rilevanti incarichi tra i Vallombrosani Angelo Da Leonora: Frate Vallombrosano afferma l’inesistenza di nuovi profeti, e la necessità di obbedienza al papa Vincenzo Mainardi: Piagnone moderato che pur condividendo le preoccupazioni Savonaroliana sulla corruzione della chiesa rimane sempre all'interno dell'alveo legittimista condannando i piagnoni radicali. Dal 1515 ottiene incarichi di prestigio presso Leone X Ignazio Mainardi: nel maggio del 1539 l'autore dell'Apologeticus un testo di risposta agli appunti, ancora manoscritti di Paolo Giustiniani; le risposte di Ignazio mettevano in evidenza come Savonarola non fosse stato né eretico né scismatico mentre sarebbe stato proprio Alessandro testo a macchiarsi di scelleratezze, in tutto il testo a sostegno della propria tesi Mainardi metteva in luce la “santità” della vita del frate di Ferrara in ossequio alla nuova ortodossia che si sarebbe poi affermata con la Controriforma Benedetto Da Foiano: Piagnone emigrato a Venezia e poi rientrato dopo la cacciata dei Medici del ’30 fu uomo influente nella seconda repubblica Benvieni Girolamo: Piagnone moderato molto vicino a S., già esponente della corte medicea, tenta di legare il savonarolismo con la speculazione Ficiniana rifiutano sempre ogni forma di radicalizzazione, poi dopo la morte di S. entra nella corte di Leone X indicandolo come il “papa Angelico” Giovanfrancesco Pico della Mirandola: Leterato di spicco della Firenze medicea è uno dei promotori dell'arrivo di Savonarola, divenuto suo stretto seguace ne reinterpreta la dottrina alla luce delle proprie convinzioni filosofiche; pur rientrando nella schiera di coloro i quali individuarono in Leone X il Papa Angelico fu il maggiore apologeta del frate di ferrara di cui scrisse la biografia “Vita Hieronymi Savonarolae” (II Repubblica) oltre che una Defensio una Epistola (dopo la cattura) e poi una Operecta in difesa di Piero Bernardino. Giorgio Benigno Salviati (nato Dragsic): Giunto dalla Bosnia a Firenze sotto il regime Mediceo non tarda ad adattarsi all'elitè culturale fiorentina; dopo l'avvento di Savonarola si volge verso di lui non senza opportunismo redigendo le Profeticae Solutiones; già dal 1499 sarebbe infatti tornato sotto la protezione di Giulio II prima e di Leone X poi Benvieni Domenico: Cugino di Girolamo caratterizzato da uno spiccato misticismo fu stretto collaboratore di S. riferendosi però spesso alla dimensione umana e non politica della sua riflessione rifacendosi alla vita evangelica primitiva Benedetto Luschino:Uno degli apologeti più prolifici fu anche dopo la morte di Savonarola uno strenuo difensore in particolare della sua dottrina profetica e millenaristica; nel Vulnera Diligentis non omette di attaccare duramente gli opportunisti moderati voltisi contro i propri precedenti confratelli condannando al contempo la Babilonia Romana. Scrisse anche il Razionale e due testi di risposta a Catarino (L'apologia e la Risposta) Placido Cinozzi: Amico di Luschino riceve con questi l'abito domenicale, entrambi prescindendo dall'aspetto politico incentrano la riflessione sulla dimensione profetica e miracolistica (Firenze nuova Gerusalemme, S. nuovo profeta...); l'intera famiglia Cinozzi lo seguirà all'interno della fazione piagnona rappresentando il tipico esempio di adesione collettiva dalla dottrina “popolare” del frate. Sua l'Epistola de vita et moribus de... prima Biografia di Savonarola Bernardino Pietro: piagnone vicino a Savonarola che anche prima della sua morte afferma di avere visioni e una propria vena profetica ma sempre sulla linea della necessità di renovatione Savonaroliana in cui ha grande parte come assistente di Domenico da Pescia, dopo la morte del frate continua in una predicazione radicale che lo portò a fondare il movimento degli Unti per poi essere arso sul rogo nel 1502. Tra i suoi scritti si ricordano l 'Epistola a'fanciulli e il Compendio de contemplatione; In entrambi risulta evidente il ruolo centrale assegnato da Dio ai fanciulli veri paladini della Renovatio inattuabile tramite le gerarchie ecclesiastiche Ser Lorenzo Violi: non includibile in una delle due categorie riesce a non esporsi troppo durante tutta la sua vita ricoprendo incarichi pubblici anche dopo il periodo Savonaroliano, dopo i settant'anni pubblica le “giornate” manifesto savonaroliano intransigente che dato l'anno di pubblicazione risultava anacronistico Giovanni Nesi: Legato agli insegnamenti di Marsilio Ficino prota avanti una riflessione che coniugna il neoplatonismo con il millenarismo Savonaroliano; nella sua opera “Oracolum de novo Saeculo”(1497), rivolgendosi unicamente ad una elitè intellettuale, attenua le riflessioni sulle tribolazioni esaltando il “nuovo ordine” che sarebbe scaturito grazie all'esperienza Fiorentina Giovanni Cairoli : Domenicano di Santa Maria Novella e strenuo accusatore di Savonarola accusato di false profezie e ingerenza nella vita politica; l'opera più importante il Contra Jhoannis Nesii... in cui confutando l'Oracolum riprende i temi principali della sua polemica contro Savonarola ed i neoplatonici giungendo ad individuare la salvezza di Firenza nel ritorno dei Medici. Pietro Delfin: generale dei Camaldolensi ed iniziale ammiratore di Savonarola che dopo la scomunica aveva abbandonato le iniziali simpatie, e che nel Dialogus in Hieronymum... ripercorreva un dibattito tra lui e un ingenuo fiorentino in cui il Delfin convinceva l'interlocutore che la disobbedienza al Papa equivaleva alla disobbedienza a Dio e che Savonarola oltre ad essere un indisciplinato era un martire di Satana falso profeta . Luca Bettini: Di famiglia legata alla tradizione piagnona prende l'abito nel 1505 e si mette subito in evidenza con l'“opusculum in defensionem” Scritto in occasione del sinodo fiorentino e incentrato sul concetto di renovatio, secondo il frate non si poteva attaccare il concetto di rinnovamento in sé , più volte proposto anche da esponenti al di sopra di ogni sospetto, ma era necessario analizzare caso per caso; in tal modo era nuovamente possibile segnare un solo tra il frate di Ferrare ed i predicatori contemporanei (Bernardino, Teodoro) veri destinatari dell'attacco Mediceo. Fra Luca inoltre difese il Ferrarese anche dalle accuse di scisma e disobbedienza definendo le confessioni “frutto della tortura”. Nel 1517 ricevette una serie di incarichi all'interno dell'ordine tutti revocati a causa della sua appartenenza piagnona, l'8 Maggio il Generale De Vio emette una ordinanza con cui fa divieto a qualsiasi piagnone di ricoprire l'incarico di Priore di San Marco, cui fa seguito un secondo provvedimento che obbligava Bettini a passare per la censura ogni volta che volesse pubblicare un testo. Rifugiatosi presso il solito Giovanfrancesco Pico Bettini sarebbe stato nuovamente indagato nel 1524 e nel 1526 espulso definitivamente dall'ordine Zaccaria da Lunigiana: Anche lui frate dal 1505 sarebbe divenuto uno dei piagnoni di spicco nella II repubblica, in occasione del sinodo redasse la Pulcherrima Quaestio con cui confutava le accuse di scisma sottolineando come Savonarola non avesse mai voluto la creazione dei una chiesa “nuova”, ma semplicemente il miglioramento di quella esistente, l'autore poi tornava sulla questione dei nuovi profeti evidenziando come Pietro Bernardino non fosse stato accusato di eresia ma di altri crimini comuni. Domenica Narducci da Paradiso: Divenuta domenicana nel 1506 da sempre era stata ispirata dall'attività di Savonarola in particolare per il tramite di Domenico Beninvieni, scontratasi però con i frati di san Marco e i vertici dell'Ordine aveva fondato nel 1515 una piccola comunità divenuta poi il Monastero della Crocetta guardato con simpatia da quasi tutte le autorità e propagatore, anche all'estero, di un Savonarolismo mistico e interiorizzato sceverato di ogni prospettiva politica Santa Caterina de Ricci : domenicana del 3°ordine, come Domenica da Paradiso, che entrata in contatto con l'eredità savonaroliana ne era rimasta affascinata, tanto più che proprio alla visione del frate di Ferrara Caterina avrebbe attribuito la sua guarigione dalla calcolosi. Caterina iniziò allora a raccogliere reliquie del frate Ferrarese facendo del convento di San Vincenzo il punto di riferimento di questo nuovo savonarolismo. Le visioni mistiche di Caterina, poi canonizzata, avrebbero avvicinato a lei anche illustri esponenti della famiglia Medici sicuri che da questo nuovo atteggiamento non potesse venire niente di male. Ambrogio Catarino: Vescovo domenicano autore nel 1548 del Dialogus! Simone Razzi: autore nel 1594 del “Vita e Morte..” Paolino Bernardini: inquisitore, già autore di una Narratione, che in occasione del processo post mortem (1555-1558) redasse due scritti apologetici una Defensione e una Definitio Questioni Fondamentali della libellistica: 1- Veridicità delle profezie 2- Rigetto autorità papale 3- Scomunica Analisi del fenomeno: Si può dividere il fenomeno Savonaroliano in quattro fasi, la prima che và dal 1494 al 1498, è seganta direttamente dalla figura di Savonarola che ancora in vita pone i semi del successivo dibattito, i temi fondamentali dell’attività del frate ferrarese sono: (1) il rinnovamento della chiesa, non nel senso di una riforma dell’istituzione ma degli uomini che la componevano, (2) l’austerità dei costumi, (3) il governo democratico e popolare con rivendicazioni di uguaglianza e libertà, (4) la critica al potere tirannico espresso dai medici, (4) la visione profetica e millenaristica(nuovo ciro e papa santo, tribolazioni), (5) il rifiuto dell’obbedienza al papa( solo in un secondo periodo), già in questa fase si può riscontrare una netta separazione tra due principali gruppi: moderato e radicale. In un secondo periodo 1498-1527 (fine della rep 1512), tutto il movimento piagnone è segnato dalla prevalenza di un atteggiamento moderato e filopapale che cercava di inquadrare il pensiero di S. all’interno di canali istituzionali, chiedendo direttamente al papa il rinnovamento prospettato, allo stesso tempo si assiste ad una ondata repressiva che coinvolge tutti quelli che mantengono un atteggiamento radicale oltre che con la persecuzione dei nuovi “profeti”, anche attraverso il discredito costruito artificialmente dallo stesso ordine Domenicano con la produzione libellistica, e una accurata operazione di “damnatio memoriae”.
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