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Geografia e Antropocene: Spazio, uomo e territorio, Sbobinature di Geografia

Questo testo consiglia Geografia e Antropocene: Spazio, uomo e territorio a cura di Cristiano Giorda. sulla importanza della geografia dal punto di vista cartografico, con riferimento all'Italia e alla storia della cartografia. Viene inoltre trattato il concetto di Antropocene e la relazione tra uomo, ambiente e territorio. Il testo illustra come la cartografia ha evoluto con l'avvento della fotografia, l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Le carte tematiche e le proiezioni diverse vengono anche menzionate.

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

Caricato il 07/12/2022

Marty2987
Marty2987 🇮🇹

4.5

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46 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Geografia e Antropocene: Spazio, uomo e territorio e più Sbobinature in PDF di Geografia solo su Docsity! Sbobina Geografia Sociale e Culturale 09/03/2022 Prima della lezione: Il professore parla dei possibili approfondimenti che possono essere spiegati a lezione dai frequentanti al fine di un esame più semplice poiché si ha, in questo modo, una valutazione iniziale. Dá come punto di riferimento testi presenti nelle slide. (Individuale) Per quanto riguarda i libri di Dell’Agnese, Turri, Farinelli e Consgroveè possibile portare un approfondimento collettivo di due o tre persone. Un altro testo consigliato non presente nelle slide è Geografia e Antropocene: uomo, ambiente e territorio a cura di Cristiano Giorda. Chiaramente, lo studente può scegliere autonomamente un testo o un argomento, secondo le proprie declinazioni e interessi, concordandosi e coordinandosi via email con il professore, di fatto, egli esprime la sua disponibilità per quanto riguarda la ricerca bibliografica del tema trattato. In quanto studenti di lingue si può approfondire anche il territorio di cui lo studente studia la lingua. (Tematiche relative al Giappone, Corea, Russia.) Lezione: Il grande passaggio rispetto alla rappresentazione cartografica è sicuramente la stagione rinascimentale che corrispondente alle cosiddette “grandi scoperte”, dove, l’uomo, o meglio, l’essere umano, diventa centrale e la dimensione scientifica comincia a diventare un elemento ineludibile per lavorare, dal punto di vista cartografico. Progressivamente, ma non in maniera repentina, scompare quella visione del mondo di tipo medievale, dove la metafora e i simboli assumevano un ruolo prevalente. È successo, dunque, che le circumnavigazioni del globo, le cosiddette scoperte dei territori nuovi, definiscono una corrispondenza tra pianeta terra e mondo. Cioè tra quella che è la struttura geofisica (la terra è il geoide, l’astro) e quello che è il mondo conosciuto, dunque la nostra visione di quest’ultimo che si costruisce attraverso una propria percezione. Questa è una stagione particolarmente fertile per quanto riguarda l’introduzione della stampa. La riproduzione degli oggetti diventa più facile, e dunque anche la rappresentazione cartografica è più semplice. Non è un caso che gli Istituti Cartografici Nazionali e le Società Geografiche comincino a fiorire proprio in questa stagione, in particolare in Inghilterra nel 1791 e in Francia dopo la Restaurazione nel 1817. Gli Istituti hanno in un primo momento una funzione militare importante, ma anche una restituzione di tipo civile fondamentale. Lo Stato si controlla conoscendo il territorio, in modo da conoscerne le risorse disponibili e anche quelle umane, che permettono di chiedere tributi e tasse. Questo controllo delle risorse umane consente di mettere da parte dei soldi utili alla gestione dello Stato in una stagione tutt’altro che laica e democratico-repubblicana, anche per contenere le spese incontenibili di vita dei palazzi reali. Inoltre, il controllo del territorio è anche legato all’aspetto militare. Si valuta quante persone ci sono e quante persone potrebbero eventualmente essere reclutate per fare guerra. Tra il Seicento e l’Ottocento, infatti la guerra non era come quella contemporanea, fatta di aerei e carri armati, ma ogni persona che partecipava era preziosa. Si censisce il territorio, dunque, per conoscere le proprie risorse, i soldi ricavabili e il numero di militari da reclutare. L’Italia dovrà aspettare l’unificazione per seguire l’esempio della Francia e dell’Inghilterra, ma a partire dal 1872, l’Istituto Geografico Militare di Firenze che ancora produce cartografie, diventa la sede ideale in cui elaborare carte che mappino il territorio italiano. Successivamente incomincia un rilievo cartografico costante, anno dopo anno, nonostante per l’epoca chiaramente non fosse un processo semplice, visto che si dovevano fare le campagne topografiche, cioè ci si doveva recare sul territorio, individuare i punti geografici da cui partire per le triangolazioni e misurare tutto. Furono necessari oltre 30 anni per avere una restituzione del territorio italiano in una scala 1 : 100 000. Questo tipo di operazione viene , sostanzialmente, accompagnata dal processo di innovazione tecnologica e scientifica: con l’avvento della fotografia, si assiste alla restituzione delle immagini scattate attraverso una cartografia; parallelamente l’uomo, a partire dalla fine dell’Ottocento e poi in maniera più sistematica durante gli inizi del Novecento, inizia ad andare in volo ed è quindi in grado di scattare una fotografia dall’alto, dando una visione zenitale perfetta di ciò che c’è sotto. Nasce in questo modo l’aerofotogrammetria. L’innovazione va avanti e il rapporto dell’uomo con lo spazio astrale e la sfida costante, iniziata subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, di conoscere ciò che succede oltre il pianeta Terra, hanno favorito anche altri tipi di invenzione ben più complessi della macchina fotografica, ossia i satelliti. I satelliti hanno due tipi di logica: geostazionaria e orbitale. Il satellite geostazionario è fermo: la Terra ruota su sé stessa mentre il satellite fermo in un punto , fotografa costantemente tutto ciò che succede. Al contrario , il satellite orbitante passa e fotografa seguendo l’orbita terrestre. In entrambi i casi, la restituzione dell’informazione ha un valore fondamentale e il satellite diventa quindi lo strumento principale con cui l’uomo lavora. Il GPS (Global Positioning System) lavora sui satelliti. Al giorno d’oggi , ci si meraviglia del fatto che la comunicazione quando si è in movimento sia più disturbata, ma ciò avviene perché il segnale dall’apparecchio cellulare deve risalire sul satellite e ritornare. Se si è fermi , invece, il segnale si stabilizza. Attraverso questo sistema, la posizione di un oggetto sulla superficie terrestre diventa definibile in maniera chiara , l’uomo è costantemente tracciato, anche con il cellulare spento. Il GPS ha scopi militari fondamentali. La prima guerra fatta attraverso il rilevamento satellitare è stata la prima guerra dell’Iraq del 1991, quando gli USA invasero l’Iraq dopo l’attacco di Saddam Hussein ai petroli del Kuwait. Il GPS è utilizzato anche per scopi civili, per muoversi ad esempio su un territorio non conosciuto. La coesistenza della capacità di restituire cartograficamente le informazioni e la ricchezza dei dati ricavabili grazie alle innovazioni tecnologiche (il satellite attraverso i pixel) genera i GIS/SIG (Geographic Information System/Sistema Informativo Geografico). nell’800 e 900,qualche balcone che non ha senso. Se voi “accendete” i vostri occhi e vi guardate intorno,soprattutto da queste parti,troverete una serie di incredibili abusi che sono stati fatti. Il controllo del territorio quindi diventa più accurato grazie ai satelliti. (il prof legge la slide) Altra cosa di cui parleremo è il modo in cui ho la possibilità di rappresentare in maniera analitica la cosiddetta terza dimensione,cioè l’altitudine. Poi ci ritorneremo Fermiamoci un attimo perché sembra quasi che essendoci noi assicurati questa capacità analitica, abbiamo risolto il problema della veridicità dell’informazione che noi abbiamo. Se lo dice il satellite perché io devo mettere in discussione ciò che dice? Perchè si continua a parlare di parzialità e si continua a dire che la rappresentazione cartografica non corrisponde alla realtà? “L’invenzione dello spazio ..”( la linea retta che non esiste perché è una concettualizzazione nostra da qui a lì e perché io devo andare da qui a lì e non posso andare da qui e arrivo all’attaccapanni? Perchè devo ottimizzare e creare una linea diritta che vada da A e B, che è un concetto geometrico applicato alla realtà ,alla grande conclusione che noi facciamo e pensiamo che esista veramente una linea retta.) Le proiezioni,di cui parleremo tra poco,è lo strumento attraverso il quale noi cerchiamo di avviare al più grande problema che c’è nella restituzione cartografica , cioè come fa una sfera ad essere schiacciata su un piano e quindi come tre dimensioni possano diventarne due. Questo si associa ad una caratteristica fondamentale che è l’approssimazione; approssimazione significa avvicinarsi senza mai raggiungere. Il passaggio fondamentale,per questo Tolomeo ha una grande responsabilità in tutto questo,è che lui utilizza la metafora della testa dell’uomo come oggetto da restituire in un piano, la sfera che diventa piano. Noi siamo ancora bloccati psicologicamente e concettualmente a queste idee. La testa, la sfera di un globo che diventa piano e dunque è vero,è vivo e rappresenta esattamente la realtà. L’invenzione della prospettiva moderna fa riferimento a un modo di guardare gli oggetti nella loro immobilità. Noi non stiamo dicendo che le proiezioni siano sbagliate. Presuppongono sempre una fissità,il soggetto che guarda un oggetto che viene guardato ed è immobile. Tutto questo ha ridotto la conoscenza alla visione, cioè ad una faccenda affidata esclusivamente all’occhio in quel preciso momento. Noi inchiodiamo al muro questo tipo di informazione e come risultato finale, è così;lo dice la carta e la carta è il territorio, quando invece non è così perché noi abbiamo fatto una scelta. Abbiamo deciso strumentalmente e funzionalmente al nostro lavoro di bloccare gli oggetti,chi guarda e l’getto guardato;le tre dimensioni che diventano funzioni utili a restituire le informazioni, ma l’ambiguità sta proprio nel fatto che abbiamo considerato tutto questo come vero. L’idea di Tolomeo,ossia quella di rendere antropomorfa l’oggetto che ci interessa e diventa essere umano,ha una testa e come tale non può che essere vero,vivo e reale. La prospettiva moderna fa dipendere dalla distanza anche la dimensione degli oggetti, la rappresentazione cartografica è necessariamente una utile funzione per informarci , ma bisogna sempre domandarsi chi fa la carta e perché la fa. Quindi anche google maps seleziona delle informazioni dove è già stata fatta una scelta. Motivo per cui su googlemaps non troviamo alcune strade che non sono carrabili, ossia che non possono essere attraversate da un’autovettura e infatti non sono importanti, perché lo strumento di googlemaps serve per l ’automobilismo ma non è la realtà. (il prof legge la slide) “Come la geometria euclidea questi due strumenti all’estensione di proprietà di continuità,l’assenza di interruzioni,l’omogeneità,cioè l’identità del materia di cui essa si compone,l’isotropismo,cioè l’uguaglianza delle parti rispetto alla direzione. Queste proprietà della tavola insieme alla misurabilità diventano il modo con cui guardiamo il mondo: la carta,nella sua semplificazione,per noi è la realtà.” Noi guardiamo il mondo attraverso la rappresentazione cartografica e pensiamo che la carta sia la realtà, ed è questa l’ambiguità e la contraddizione su cui noi dobbiamo scioglierci. Una sessantina di anni fa era stato vaticinato da Gunther Anders. Per rappresentare i fenomeni sulla carta si utilizzano simboli, colori , legende e segni particolari. La scrittura della toponomastica rientra tra questi esempi. Una domanda classica introduttiva può essere: qual è la definizione di carta? Quali sono i simboli presenti sulla carta? Ci si dimentica sempre della scrittura, delle linee inventate. I primi simboli più importanti sono i confini amministrativi e politici. I secondi e quelli più importanti sono le scritture vere e proprie. Se voi domani passate a volo d’uccello sull’Italia, su un aereo ,mica vedete le scritte che indicano i vari mari come mar Tirreno o le regioni come Campania. Il testo scritto quindi è un simbolo che noi non dobbiamo dimenticare. Poi ci sono i dettagli,gli specchi d’acqua, il lago, il fiume, le linee a seconda della scala con cui noi andiamo a ragionare poiché possiamo avere dei simboli diversi ma troviamo sempre quelli legati alle scritture,agli aspetti naturali e antropici e sono quindi 3 grandi famiglie. Tutte le carte geografiche hanno delle legende ( che significa cose da leggere).Molti di questi simboli sono convenzionali, quindi anche il più sprovveduto sa che il verde è associato alla pianura,il marrone alle montagne e quindi sono delle tinte cromatiche che ci aiutano a definire questo aspetto . C’è un altro simbolo nella carta politica sui colori. Mica la Campania è gialla e la Calabria è rosa?Questi colori associati a ciascuna regione servono a distinguere i confini ma sono simboli;poi ci sono carte più dettagliate e più analitiche che fanno riferimento a una certa tipologia e sono le cosiddette carte tematiche dove l’oggetto,il tema che ci interessa, viene sovrapposto alla carta e viene appoggiato nel punto geo referenziato che ci interessa ma sono sempre simili. Sappiamo che esistono delle scale di riferimento, e la rappresentazione della Terra ,o di parte di essa, è chiaramente RIDOTTA per avviare al grande problema di cui vi ho parlato la volta scorsa, il rapporto uno a uno. Non me ne faccio niente di una carta,di una mappa che censisca quest’aula. 1cm sulla carta corrisponde a 50 cm nella realtà 1cm sulla carta corrisponde a 100 metri , dunque 1m corrisponderà a x cm e sono le proporzioni di cui dovremmo avere sempre con chiarezza. Il numero è l’unità,la misura convenzionale in centimetri e il denominatore è un numero che indica quante volte è stato ridotto l’oggetto. Quindi la scala di una carta non è da 1 a 1 milione o a 150 mila, ma bensì la scala è da 1 a e un rapporto. Le possibilità sono due: scala numerica e scala grafica. In basso vediamo un numeretto e 1:25000 equivale a 250 cm. Se io ho già fatto questo tipo di proporzione , ho creato una scala grafica che è un segmento suddiviso in parti uguali. Questo pezzettino vale 250m,più grande sono 1000 metri e quindi è 1km ecc. Tanto più grande è il rapporto e tanto più piccola è la capacità di restituire le informazioni. Dal punto di vista cartografico, più contenuto è il numero e più grande è la scala cartografica. Una mappa 1:5000 è a grande scala ,mentre il mappamondo è a scala piccolissima(piccola scala=quanta più superficie terrestre riusciamo a prendere in considerazione). Prendiamo questa carta. Diciamo che è di scala 1 : 100000 ( da 1 a 100000mila,quel 100000mila diventa 50000 mila, ma sta sempre scritto 1:100000 ) Queste sono le differenze fra la scala cartografica e quella geografica. Nella scala cartografica tanto più grande è il denominatore, tanto più è stata ridotta. Quindi in una scala da 1:1000000 noi siamo in una piccola scala , mentre la scala geografica segue il nostro ragionamento istintivo perché non è più numerica , ma fa riferimento all’area ,all’ampiezza dell’oggetto che ci interessa. Il fenomeno che ci interessa su quale superficie va a impattare? Se si parla di un fenomeno a grande scala o con una grande estensione, un esempio è la diffusione della pandemia per il COVID-19. Se un fenomeno è a piccola scala , questo ha una estensione limitata come per esempio la piccola delinquenza. La categoria di scala è l’elemento fondamentale per il sapere geografico, perché è la capacità di muoversi fra una scala all’altra, che viene chiamata <<gran scalarità >> Siamo arrivati alla terza caratteristica: l’ approssimazione. “Approssimata perché non è possibile trasferire…” (legge la slide) . L’unico che può compiere questo lavoro è il globo, la sfera tridimensionale. “Per contenere le deformazioni…” (legge la slide) Proiezione dal latino “proicĕre”, cioè io proietto l’immagine sullo schermo. Lo schermo piatto e, naturalmente, rappresentato dalla carta. Che cosa vogliamo rappresentare, Come lo vogliamo rappresentare, qual è lo scopo della nostra carta geografica, ci spinge a scegliere proiezioni differenti. (Le proiezioni) sono un insieme di procedure geometrico-matematiche che non ci interessano, nel senso che sono molto complesse; a noi interessa semplicemente capire che esistono modi diversi di proiettare le informazioni. Ci limitiamo alle grandi famiglie. Noi potremmo avere proiezioni infinite, io posso scegliere di proiettare dalla terra alla carta, da qualsiasi punto. Le grandi famiglie sono quelle: prospettiche, di sviluppo e convenzionali. Le prospettiche: si immagina di proiettare l’immagine da rappresentare su un piano partendo da un determinato punto ideale. Abbiamo la centrografica , dove la fonte luminosa si trova al centro e proietta le informazioni su un piano; la stereografica che parte dai punti estremi, quindi dai poli della terra: l’ortografica che parte, invece, da un punto indefinito dall’alto. Le stesse informazioni assumono una configurazione diversa nella cartografia a seconda della scelta del punto di proiezione. (accontentiamoci di sapere che esistono tipi diversi di proiezioni e che soprattutto ogni proiezione ha una restituzione differente. ) Altro passaggio di complessità (che però è abbastanza intuitivo) è che ognuna di queste proiezioni ha delle caratteristiche che cerca di salvaguardare. Bisogna scegliere cosa conservare: le superfici, le distanze, gli angoli del reticolato geografico (latitudine e longitudine). Qualunque cosa io scelga comporta un sacrificio, ma do enfasi particolare a un aspetto. Dunque abbiamo: - La proprietà dell’equivalenza, cioè manteniamo inalterate le superfici o le aree. Questo di solito viene fatto nelle piante a grandissima scala o nelle mappe. - La proprietà dell’equidistanza, cerco di mantenere inalterate le distanze per far capire al mio lettore, a chi fruisce di quella carta, qual è l’esatta distanza (le carte stradali sono fatte così) - La proprietà dell’isogonia, dove cerco di mantenere gli angoli (di questo reticolato ideale che avviluppa la terra), quindi devo essere sicuro che quel tipo di incrocio fra paralleli e meridiani sia sempre a 90°. Mi serve a ovviare la sfericità della terra e dunque serve agli aerei e alle navi per poter avere una linea ideale, la cosiddetta linea lossodromica. Anche se, nella rappresentazione cartografica le superfici diventano gigantesche , anche se la distanza non è esattamente quella,a me interessa assicurare la curvatura della terra, quindi attraverso latitudine e longitudine. “Diverse proiezioni producono differenti rappresentazioni della medesima porzione della terra”. Guardate come cambia l’Italia in termini di isogonia, quelli che hanno gli stessi angoli, di equivalenza e di equidistanza. L’Italia ha una forma che va in direzione della longitudine, anche se è un po’ più inclinata e non è uno stivale perfettamente in asse. La rappresentazione classica dell’Italia è quella cilindrica inversa, cioè quella del cilindro fatto in alto, in modo che la proiezione conservi tutte le caratteristiche interne allo stivale. Le tipologie di carte geografiche sono in funzione del contenuto di ciò che volgiamo rappresentare. C’è un tema particolare che vogliamo rappresentare: l’allevamento di bovini, la diffusione di un certo tipo di moda e di malattie, il tipo di coltivazione. Da questo punto di vista, le carte tematiche sono quelle che noi confrontiamo ogni giorno. Ad esempio quella che usiamo spesso è la carta meteorologica, con una serie di simboli: la nuvola, la pioggia, il sole ecc. I cartogrammi è quando associamo un’informazione quantitativa precisa ad un luogo geografico puntuale. Quindi io costruisco informazioni, l’istogramma e il diagramma e lo appoggio nel punto che mi interessa. Quel rapporto (tra ricchi e poveri, tra chi mangia carne e chi è vegetariano) viene analiticamente sovrapposto alla regione ,così ho l’informazione immediatamente restituita. Nel cartogramma a mosaico invece ci sono le classi che mi interessa rappresentare a seconda delle tonalità di colore. Infine, l’anamorfosi è la distorsione volontaria che noi facciamo per enfatizzare il fenomeno che stiamo rappresentando, salvaguardando esclusivamente la localizzazione. Ad esempio, l’Africa è rappresentata molto più piccola rispetto alla sua superficie , evidentemente perché il tema che stiamo prendendo in considerazione, in Africa è molto meno presente nel paese. Le coordinate geografiche sono determinante da latitudine e longitudine: latitudine associata al parallelo, orizzontale; la longitudine è associata al meridiano, quindi verticale. Quando si parla di latitudine e longitudine subentra anche il calcolo geometrico, siccome stiamo parlando di angoli, di sfere e non di piani. Archi che sottendono angoli al centro (questo è il riferimento): quando si parla di gradi, si parla di “30° a nord dell’Equatore”, il polo nord è a 90° a nord dell’Equatore, il polo sud è a 90° a sud dell’Equatore. Questo ragionamento si può fare convenzionalmente con lo 0: tendenzialmente avremmo 180° a est e 180° a ovest di Londra. Siccome il grado è sessagesimale, come l’ora (la misurazione del sottoinsieme del grado va fatta in sessantesimi), non potremmo mai dire che quella determinata città si trova a 11° 80’ 90’’ (80 primi e 90 secondi), si dirà piuttosto che si trova a 2° 20’ 20’’, cioè la misurazione del sottoinsieme del grado va fatto in sessantesimi. Per questo motivo, quando andremo a cercare non esisteranno valori oltre al 60 se non al primo: 1°, 10°, 90° e 59’ e 59’’, se aggiungo un primo o un secondo chiaramente sto andando nell’ipotetico 91esimo°. La latitudine, che viaggia in termini orizzontali, è la distanza angolare dall’Equatore e non può andare oltre il 90esimo grado (rappresentato dal Polo nord a nord e dal Polo sud a sud). Dunque un luogo è a 35/45° a nord dell’Equatore e a 35/45° a sud dell’Equatore, ma non abbiamo ancora crocefisso l’oggetto geografico, perché, ad esempio, prendendo in considerazione 15°, ci sono tante cose a 15° sotto dell’Equatore, per fermarlo abbiamo bisogno anche della longitudine che è l’altra linea. A quel punto abbiamo il punto assoluto. La distanza angolare di un punto angolare a est o a ovest dello 0 di Londra, di Greenwich. Man mano che si va verso est o ovest si arriva fino al 180esimo grado, perché la sfera è 360° (divisi in 180 di qua e 180 di là). La longitudine si esprime in gradi est quando si considera l’emisfero orientale, però da questo punto di vista non si capisce se si è a est o a ovest. Altro elemento fondamentale, rispetto alle convenzioni, sono i fusi orari, che seguono più o meno le longitudini (adesso sono le 10, da cosa sono passate 10 ore?; e perché le nostre 10 devono essere uguali per tutti?). Siccome il tempo è legato all’astronomia, esiste un tempo legato alla curvatura della Terra, alla rivoluzione (365/366 giorni) e rotazione (24 ore) della Terra; quindi non è solo una convenzione ma c’è anche una correlazione astrologica. Tuttavia, il tempo astrologico è ben diverso da quello convenzionale: se noi dovessimo esattamente misurare il tempo dal punto di vita astrologico, la distanza fra i due estremi dell’Italia, Lecce e Ventimiglia (Genova, la Liguria) ci sono più di 30 minuti astrologici. Quando a Lecce sono le 9, astrologicamente a Genova sono le 9:32. Ma immaginate come si governa un paese con orari differenti, quindi c’è una convenzione: tutta l’Italia ha lo stesso orario. Cerchiamo di fare delle fasce orarie uniformi che abbraccino quanti più paesi possibili, ad esempio l’Unione Europea, escluso il Regno Unito ha più o meno tutta lo stesso fuso orario. Ci sono delle eccezioni strane, come Israele che si aggancia all’orario europeo (ed è una scelta geopolitica importante), anche se si trova in un gruppo di fascia oraria ben diverso da quello europeo. Quando ci sono Stati giganteschi, pensiamo alla Russia, o gli Stati Uniti che hanno 6 orari diversi (nel basket, football si parla di Eastern e Western conference nel senso che ci sono due gruppi che lavorano a distanze temporanee diverse, e devono lavorare prima tra di loro e poi incrociarsi. Se io vivo/lavoro/gioco a basket a Los Angeles avrò 4 ore diverse rispetto a New York ecc.). Quando non è possibile avere un unico fuso orario, naturalmente gli stati sono complessi da gestire e non è un caso che siano quasi sempre stati federali. (Gli stati più grandi infatti sono gli Stati Uniti. La Russia, il Brasile, l’Australia che ha 3 fusi orari diversi). Siamo arrivati al problema più importante: come si fa a misurare le curve di livello (la terza dimensione), come si fa a misurare l’altezza e rappresentarla sulla carta geografica. Le informazioni cartografiche, storicamente, venivano
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