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Sbobine dettagliate di botanica farmaceutica, integrate con il libro del corso, Dispense di Botanica Generale

Contengono la descrizione di tutte le specie spiegate a lezione, comprese quelle che non vengono richieste per il riconoscimento. inoltre, è presente un'introduzione sulle piante e sui metaboliti

Tipologia: Dispense

2023/2024

In vendita dal 01/07/2024

emmapicella
emmapicella 🇮🇹

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Scarica Sbobine dettagliate di botanica farmaceutica, integrate con il libro del corso e più Dispense in PDF di Botanica Generale solo su Docsity! botanica f!maceutica Le piante sono distinguibili in due categorie: cormofite e tallofite. Le prime sono organismi il cui corpo, detto cormo, è costituito da tre diversi organi: radice, fusto e foglie. Le seconde sono organismi il cui corpo, detto tallo, non è differenziato in tessuti diversi e presenta soltanto pseudotessuti. Della prima categoria fanno parte pteridofite e spermatofite (differenziate in gimnosperme e angiosperme), della seconda le briofite che tuttavia alcuni autori definiscono tallofite cormoidi in quanto sono sì prive di veri organi e tessuti, ma in alcuni muschi si realizza il differenziamento. Le alghe sono organismi acquatici appartenenti non al regno delle piante ma dei protisti (alcune anche a quello delle monere) per l’assenza di tessuti specializzati, sono infatti dette tallofite, e non cormofite. Il tallo è l’organismo intero dell’alga, talvolta distinto in tre pseudotessuti: rizoide, cauloide e fronda o filloide, che corrisponderebbero rispettivamente ai tre organi delle piante. • Il fusto di una pianta può essere erbaceo oppure legnoso, la differenza sta nell’assenza nel primo caso di crescita secondaria (xilema secondario), cioè l’organismo è in grado di svilupparsi solo in altezza. Dipende dal fusto la distinzione in: erba (0% legnosità), suffrutice (sembrano piante erbacee, ma producono una piccola % di legno limitatamente nella parte inferiore es. lavanda), arbusto o frutice (legnosità prevalente, con ramificazioni abbondanti ma vicine al terreno es. oleandro, rosmarino), albero (legnosità prevalente con ramificazione lontana dal terreno). I fusti primari possono avere struttura eustelica (ordinata, tipica delle dicotiledoni, in cui sono presenti eventuali cellule meristematiche residue), con fascio collaterale aperto, oppure atactostelica (disordinata, tipica delle monocotiledoni), con fascio collaterale aperto. Per quanto riguarda il legno, può essere eteroxilo (tipico delle angiosperme, presenta sia tracheidi che trachee (sono due tipi di tubi che compongono lo xilema) dunque in sezione non appare uniforme) oppure omoxilo (tipico delle gimnosperme, appare uniforme in quanto sono presenti solo tracheidi). • La foglia è suddivisibile in quattro parti, anche se è molto raro riscontrarle tutte in una pianta. Quella più lontana dal fusto è detta apice, troviamo poi la lamina o lembo (solitamente è la parte più larga eccetto in alcuni casi come nel pino) che termina con la base, cui segue il picciolo che può presentare o meno la guaina, un allargamento tramite cui la foglia si aggrappa al fusto (i finocchi che noi mangiamo sono guaine). Possono essere presenti anche le stipole, sempre in numero di due, fanno da supporto alle foglie in crescita, in seguito cadono oppure si trasformano in spine. Le diverse tipologie di foglie si distinguono per: 1. La forma della lamina che può essere rotonda, lameolata, lineare, aghiforme, flabellata (cioè simile a un ventaglio), ovale o ovata, obovata (cioè simile a un uovo capovolto), ellittica, cordata, a spatola; 2. La forma dell’apice che può essere acuto (es. olivo), acuminato (cioè assottigliato rispetto al resto della foglia), mucronato /cioè portante una spina es. ginepro), ottuso (cioè senza punta), smarginato o retuso (cioè rientrante verso l’interno); 3. Per il margine che può essere intero (es. agrumi), seghettato, dentato, crenato (es. salvia). Nel caso in cui il margine sia molto inciso la lamina della foglia viene suddivisa in lobi (es. rucola). Quando le incisioni della lamina sono tanto profonde da raggiungere la nervatura centrale, parliamo di foglia composta, costituita di foglioline che si inseriscono sulla cosiddetta rachide, un prolungamento del picciolo. 4. Per la nervatura, cioè la parte della foglia in cui sono contenuti i vasi che trasportano la linfa. Le nervature si distinguono in uninervie, cioè sottilissime e non presentano nessuna diramazione, retinervie o parallelinervie. Quelle retinervie possono essere distinte a loro volta in penninervie (foglie pennate, presentano una nervatura centrale da cui si diramano quelle secondarie), palminervie (foglie palmate, le nervature principali dipartono tutte dalla base come le dita di una mano), peltinervie (foglie peltate, il picciolo si inserisce al centro della lamina e non alla base della foglia, dunque le nervature partono da lì). Le nervature parallelinervie sono invece parallele e non si intersecano. Per quanto riguarda la foglia composta, essa può essere pennato-composta (con le foglioline distribuite a destra e a sinistra del rachide, imparipennata o paripennata in base al numero delle foglioline), palmato-composta (5 foglioline). 5. Per il tipo di attaccatura al fusto (sessile se manca il picciolo, guainante, picciolata). La fillotassi è la disposizione delle foglie sul fusto, le più comuni sono quella alternata (1 per nodo), quella opposta (2 per nodo) e quella verticillata. La fillotassi è fondamentale per la distinzione di piante che, altrimenti, sembrerebbero identiche in alcune fasi. • Il fiore è costituito da: sporofilli, fertili i quali partecipano alla riproduzione, e antofilli, sterili. Gli sporofilli maschili sono gli stami che vanno a costituire l’androceo e sono formati da filamento e antera. Gli sporofilli femminili sono i pistilli (spesso ne è presente solo uno) che vanno a costituire il gineceo e sono formati da ovario (che contiene gli ovuli), stilo e stigma. Talvolta, il fiore non contiene entrambi gli sporofilli, nasce da qui la distinzione in fiore monoclino o perfetto o ermafrodita e fiore diclino o unisessuale. Gli antofilli, invece, sono rappresentati da sepali e petali. I sepali, il cui insieme costituisce il calice, hanno funzione di protezione e generalmente sono di colore verde. I petali, il cui insieme costituisce la corolla, hanno funzione vessillare e sono variamente colorati. Il termine perianzio viene impiegato per indicare calice e corolla insieme (si parlerebbe invece di perigonio qualora non fosse possibile distinguere petali e sepali). L’asse che sorregge il fiore è detto peduncolo, se assente il fiore è detto sessile. Il ricettacolo o talamo è la parte apicale del peduncolo fiorale sul quale sono inseriti tutti gli elementi citati in precedenza. Per quanto riguarda la simmetria, un fiore può avere simmetria radiale actinomorfa o zigomorfa (se c’è un solo piano).Se un fiore ha corolla gamopetala (i petali sono fusi), può essere ligulato oppure tubuloso. Nel primo caso, il fiore è detto zigomorfo e la corolla è formata da petali fusi e concresciuti asimmetricamente, nel secondo, i petali sono fusi tra loro e con gli organi sessuali e il fiore è detto attinomorfo. L’infiorescenza è un gruppo di fiori organizzati secondo particolari geometrie, i tipi principali: racemo o grappolo, spiga (fiori sessili senza peduncolo), ombrella (i peduncoli partono dallo stesso punto dell’asse), amento (spiga rovesciata), corimbo (corolle tutte alla stessa altezza, ma i peduncoli sono attaccati in diversi punti), spadice (asse ingrossato, come le pannocchie), capolino (fiori costituiscono il raggio e sono detti lugulati). • Il frutto si forma a partire dal fiore, in seguito alla fecondazione. Gli ovuli, contenuti nell’ovario, daranno i semi, mentre le pareti dell’ovario andranno a costituire il pericarpo. In base al contenuto di acqua, i frutti vengono classificati in carnosi e secchi. A loro volta, i frutti carnosi si dividono in bacche (endocarpo carnoso) e drupe (endocarpo legnoso con seme). I frutti secchi, invece, vengono distinti in deiscenti (a maturità si aprono spontaneamente, comprendono legumi, siliqua, follicoli e capsule) e indeiscenti (non si aprono spontaneamente, comprendono alcuni frutti uniseminali o monospermi come achenio (seme attaccato al pericarpo solo in un punto), cariosside (seme totalmente attaccato al pericarpo) e noce (seme non attaccato al pericarpo), e altri schizocarpici). Inoltre, distinguiamo fiori semplici, sviluppatisi da un fiore con 1 solo pistillo, frutti aggregati, da un fiore con più pistilli (es. mora) e frutti multipli, da più fiori riuniti in infiorescenza, per cui si può anche parlare di infruttescenza. Un’ultima distinzione riguarda frutti veri e falsi, i primi derivano solo dall’ovario, i secondi anche dal ricettacolo. Le piante spermatofite, accomunate dalla presenza del seme, si distinguono in gimnosperme, piante senza frutti, e angiosperme, piante con frutti. A loro volta, le angiosperme vengono classificate secondo la classificazione Cronquist in: • Monocotiledoni: hanno un’unica fogliolina embrionale, sono solo erbacee, hanno foglie sessili, parallelinervie e isolaterali (uguali da entrambi i lati) con un’epidermide di cellule allungate, fiori trimeri, struttura atactostelica, radice fascicolata. • Dicotiledoni: hanno due foglioline embrionali, sono sia erbacee che legnose (con legno eteroxilo), hanno foglie picciolate, retinervie e dorsoventrali (diverse sui due lati, in quanto presentano sia mesofillo a palizzata che spugnoso) con un’epidermide di cellule sinuose, fiori pentameri o tetrameri, struttura eustelica, radice a fittone oppure fascicolata. A loro volta, le dicotiledoni si classificano in 3 sottogruppi: - Magnoliidae: la maggior parte sono legnose (ninfee). Gli antofilli sono uniformi, non si distinguono sepali e petali. Nelle specie più primitive danno fiori a forma di cono. - Rosidae: legnose/erbacee. Hanno la corolla dialipetala, ovvero i petali sono liberi (di solito i petali sono 5). - Asteridae: erbacee. Hanno la corolla simpetala, cioè i petali sono parzialmente uniti tra loro. Distinguiamo: - Piante medicinali: hanno attività terapeutica. - Piante officinali: questo termine include piante medicinali, per uso cosmetico, per la preparazione di liquori. Il binomio linneano è un tipo di classificazione che associa a ogni pianta Nome (genere) + aggettivo (specie), poi è presente il nome volgare. Ad esempio, la Matricaria chamomilla è conosciuta più semplicemente come camomilla. Al nome e all’aggettivo, da regola, segue il l’autore, se esso non è presente il binomio non è completo. Quando è presente un incrocio tra due specie si indica con il simbolo x all’interno del nome. La droga (droog= secco) è la parte della pianta che viene utilizzata. Distinguiamo droghe organizzate e non organizzate: nelle prime sono presenti soltanto molecole e non cellule (distillato), comprendono estratti, gomme, resine, grassi e oli, essenze; nelle seconde sono presenti cellule vegetali e comprendono talli, radici, rizomi, fiori, foglie e semi. chemioterapia, altri sono antimalarici. Infine, alcuni alcaloidi amari stimolano la secrezione di succhi gastrici e migliorano l’appetito e la digestione. In generale, le proprietà di questi composti dipendono dalla dose, se questa è eccessiva possono anche portare alla morte. - Alcaloidi tropanici: si trovano principalmente nelle piante appartenenti alla famiglia delle Solanaeae, come belladonna, stramonio, giusquiamo e mandragora. Le droghe tropaniche hanno attività muscarinica, cioè interferiscono con la trasmissione colinergica tramite interazioni con i recettori muscarinici, si fa riferimento al modo in cui questi composti influenzano la trasmissione dei segnali nervosi che utilizzano l'acetilcolina come neurotrasmettitore. In sostanza, si legano ai recettori muscarinici ma non attivano il recettore, impedendo così che l'acetilcolina si leghi e attivi il recettore. Il blocco muscarinico ha effetti sul SNC (sulla memoria e sull’attenzione -> sedazione, confusione, allucinazione), sulle ghiandole secretorie (diminuzione della secrezione gastrica e salivare), sugli occhi (midriasi, dilatazione della pupilla), sul cuore (attivazione cardiaca, tachicardia), sulla muscolatura liscia (rilassamento della muscolatura dell’intestino, delle vie urinarie). La cocaina viene estratta dalle foglie di coca, la molecola presenta due legami esterei che con la masticazione vengono idrolizzati. Nelle culture andine, le foglie di coca sono masticate da secoli per i loro effetti lievemente stimolanti e per aiutare a combattere la fame, la fatica e gli effetti dell'alta quota. Questo uso tradizionale è molto diverso dall'abuso di cocaina purificata. Le persone che masticano le foglie di coca tipicamente utilizzano tra 20 e 60 grammi di foglie di coca al giorno, che rilasciano una quantità molto piccola di cocaina. Per quanto riguarda la sua attività sul SN, la cocaina inibisce il reuptake delle catecolamine, soprattutto della dopamina e della noradrenalina, nelle terminazioni nervose presinaptiche. Le catecolamine sono neurotrasmettitori essenziali, dopo che un neurotrasmettitore è stato rilasciato nella sinapsi e ha trasmesso il suo segnale legandosi ai recettori sul neurone postsinaptico, viene normalmente ricaptato nel neurone presinaptico attraverso specifici trasportatori di membrana. La cocaina agisce bloccando questi trasportatori specifici. Con la dopamina bloccata nella sinapsi, i livelli di dopamina aumentano, prolungando e amplificando i suoi effetti. Questo è associato a sensazioni di euforia e piacere. L'incremento della noradrenalina contribuisce invece all'aumento dell'energia, della vigilanza e delle prestazioni fisiche e mentali. Tuttavia, a livello periferico, questo aumento di catecolamine può portare aa tachicardia, aumento della pressione e vasocostrizione. Il blocco dell’impulso nervoso avviene in quanto la cocaina si lega ai canali del sodio, bloccandone l’ingresso e dunque la depolarizzazione. Includono atropina e scopolamina. - Alcaloidi isochinolinici: si trovano principalmente nelle piante appartenenti alla famiglia delle Papaveraceae. Alcuni esempi noti includono la morfina, la codeina, la papaverina e la boldina. Dal punto di vista chimico, gli alcaloidi isochinolinici spesso presentano un anello isochinolinico con diverse sostituzioni chimiche che determinano le loro proprietà farmacologiche specifiche, il nucleo può essere aporfinico, berberinico, morfinico. - Alcaloidi indolici: ve ne sono tre tipologie. L’alcaloide indolico semplice deriva dal triptofano, due esempi sono l’armalina (passiflora) e la fisostigmina. L’alcaloide indolico terpenoidico deriva da triptofano + secologanina e un esempio è la stricnina (noce vomica). L’alcaloide bisindolico deriva da due alcaloidi indolici terpenoidici, un esempio è la vincristina (vinca rosea) e la vinblastina. - Alcaloidi xantinici: condividono una struttura di base detta xantina, un derivato purinico. I precursori sono tre diversi amminoacidi, la loro biosintesi è molto complessa. Includono caffeina, teobromina e teofillina. - Alcaloidi fenilalchinalinici: hanno una struttura molto semplice, ammine derivate dagli amminoacidi. L’efedrina e la mescalina ne fanno parte, le loro strutture ricordano quelle delle catecolamine, rispettivamente quella dell’adrenalina e della dopamina. - Alcaloidi chinolinici, piperinidici e imidazolici: tra gli alcaloidi chinolinici ci sono chinina e nicotina (agisce sui centri nervosi in competizione con l’acetilcolina), tra quelli piperinidici ricordiamo la pilocarpina. Terpeni È il gruppo più vasto di metaboliti secondari, si tratta di molecole apolari, insolubili in H2O e contenenti molti atomi di C e H. Derivano da unità isopreniche che polimerizzano, la molecola di partenza, precursore dei terpeni e di tutti gli isoprenoidi, è l’isopentenildifosfato, che ha 5 atomi di C. In base al numero di unità isopreniche, i terpeni si classificano in: monoterpeni (2, dunque 10 C), sesquiterpeni (3), diterpeni (4), sesterpeni (5), triterpeni (6), politerpeni (n). La differenza tra terpeni e terpenoidi è nella biogenesi, che nel primo caso è pura dunque sono formati solo da isopentenildifosfato e nel secondo è mista dunque compaiono anche strutture di altra natura. - Monoterpeni e sesquiterpeni sono composti volatili a causa del basso peso molecolare. Inoltre, sono componenti degli oli essenziali. Nella pianta, la loro funzione è quella di attirare insetti impollinatori, di difesa da microrganismi e infine l’allelopatia, ovvero l’emissione di sostanze che impediscono ad altre piante di crescere nei dintorni. Alcuni sesquiterpeni si decompongono durante il processo di estrazione. I lattoni sesquiterpenici si trovano principalmente nella famiglia delle asteraceae, e all’interno della pianta si trovano nei peli secretori di fiori, fusti e foglie oppure nei frutti. Sono spesso responsabili di allergia da contatto. In ambito farmaceutico sono poco utilizzati, tuttavia l’artemisina e alcuni suoi derivati sono importanti come antimalarici. - Tra i diterpeni a 20 C ricordiamo il tassolo (antitumorale) e lo stevioside. Tra i triterpeni a 30 C ricordiamo l’escina. - Dei tetraterpeni fanno parte i carotenoidi, pigmenti gialli, rossi o arancioni. Dal punto di vista chimico sono polieni con lunghe catene insolubili in acqua. Hanno la funzione di catturare energia luminosa per la successiva cessione alla clorofilla. Inoltre, hanno funzione antiossidante. Si trovano nei cromoplasti e sono responsabili della colorazione di alcune parti della pianta. Due esempi sono il licopene (pomodoro, pompelmo rosa, albicocca) e la capsantina (peperone, da non confondere con la capsaicina che è una sostanza azotata responsabile del sapore piccante). Fenoli La funzione fenolica corrisponde a un gruppo ossidrilico legato a un anello benzenico o a un’altra struttura aromatica. Attenzione, quando l’OH è legato a un carbonio saturo si tratta di un gruppo funzionale alcolico, se invece si trova legato a un carbonio insaturo facente parte di una struttura poliinsatura ciclica, la funzione relativa sarà di tipo fenolico. Una prima classificazione riguarda la struttura chimica di questi composti: il gruppo fenolico può essere libero oppure legato ad un altro gruppo di diverso tipo. Se il gruppo fenolico è metilato, l’ossigeno è legato a un CH3, la molecola è più stabile (normalmente tendono a ossidarsi). Se invece è glicosilato, l’ossigeno è legato a uno zucchero, la molecola è più solubile. Oppure, si possono classificare in base al numero di atomi di carbonio presenti nelle strutture che si legano all’anello benzenico. I fenoli possono essere classificati anche in base alla loro derivazione biogenetica, che vede impegnati i due cammini della biosintesi vegetale: quello dell’acido scichimico e quello dell’acetilCoA. • Via dell’acido scichimico: è la via d’elezione per la formazione del ciclo aromatico, utilizza direttamente i carboidrati e i loro derivati, dunque le molecole risultanti generalmente presentano un numero di gruppi ossidrilici maggiore. Questo è ben evidente nella formula dell’acido gallico (molto simile all’acido scichimico), che insieme alle sue forme derivate dette gallotannini, rappresenta la prima forma di difesa chimica, sebbene ancora di tipo aspecifico, delle piante terrestri. Per questo, sono presenti nelle Pinacee e nelle Fagacee. - Dall'acido scichimico prende origine la via biogenetica che porta alla formazione di una serie di aminoacidi di tipo aromatico, precursori dei fenilpropanoidi, caratterizzati da una molecola a C6C3 (presentano un gruppo fenilico cui è legata una breve catena propanica). In primis, nelle strutture arboree, i fenilpropanoidi sono stati impiegati nel consolidamento di strutture di sostegno delle piante, ottenuto grazie alla lignina, la quale deriva proprio dalla polimerizzazione di unità fenilpropanoidiche C6C3. Nelle strutture erbacee, dalla dimerizzazione (cioè da bimeri) di unità fenilpropanoidiche, si arriva: alla sintesi dei lignani, oppure delle cumarine (dopo un ulteriore ciclizzazione), oppure degli acidi benzoici (dopo decarbossilazione, idrossilazione, ossidazione). - I tannini sono macromolecole polifenoliche, ad alto peso molecolare (500-20000 uma). Sono sostanze derivate dalla polimerizzazione di due precursori di tipo diverso: l’acido gallico o i flavonoidi. Nel primo caso parliamo di tannini idrolizzabili (per la presenza di gruppi esterei), tipici di angiosperme (soprattutto dicotiledoni), felci e gimnosperme; nel secondo caso di tannini condensati, presenti solo nelle angiosperme. I tannini idrolizzabili sono di due tipi: i gallotannini (zucchero esterificato con acido gallico) o ellagitannini (zucchero esterificato con acido ellagico). Invece i tannini condensati derivano dalla condensazione di due o più catechine o antocianidine tramite legami C-C, ovvero sono polimeri di flavonoidi. La differente distribuzione delle due tipologie di tannini è il risultato di un’evoluzione biosintetica: l’acido gallico e l’acido ellagico sono derivati diretti del principale precursore dei composti fenolici, l’acido scichimico, del quale ricordano strettamente la struttura; si tratta dunque di uno dei primi cammini di derivazione biosintetica. Invece, i tannini condensati sono il risultato della polimerizzazione di molecole derivate da un cammino biogenetico più complesso di tipo misto, progressivamente affermatosi a seguito dell’abbandono delle forme di difesa legate alla produzione di lignina. - Gli acidi lichenici vengono prodotti dai licheni (fungo + alga che vivono in simbiosi mutualistica). Si tratta di composti di per sé inodori, ma in presenza di acqua (umidità) possono degradarsi per idrolisi, dando origine a sostanze odorose durante la fase di lavorazione industriale. Ve ne sono due tipi: depsidi e depsidoni. I primi sono composti costituiti da due o più unità aromatiche monocicliche collegate da legami esterei. • Via dell’acetilCoA: la polimerizzazione dell’acetilCoA porta a derivati polichetidici quali: - Gli antranoidi sono composti derivati dalla polimerizzazione di 8 unità a C2 di acetilCoA, che formano inizialmente una lunga catena lineare che poi genera una struttura triciclica, ovvero a scheletro antracenico. Sono caratterizzati dalla presenza costante del gruppo chetonico in 9 e dei gruppi fenolici nelle posizioni peri 1 e 8. L’aumento o la perdita di coniugazione determinano la variazione del colore. Il meccanismo di glicosidazione è dominante, oltre alla O-glicosidazione, anche la C-glicosidazione. I principali farmaci di largo consumo sono gli antrachinoni (presenti in natura sia allo stato libero che come glicosidi), che derivano dall’ossidazione dell’antracene nell’anello centrale. Dagli antrachinoni, mediante riduzione, si formano gli antroni e successivamente da questi dei dimeri, i diantroni. Gli antrachinoni portano alla sintesi dell’emodina, gli antroni ai cascarosidi e i diantroni ai sennosidi. • Biosintesi mista: alcune classi di prodotti fenolici derivano da una partecipazione simultanea di unità derivate dai due cammini, il che porta, ad esempio, alla formazione dei flavonoidi. - I flavonoidi derivano dall’unione di un’unità polichetidica e una fenilpropanoidica: si genera un sistema triciclico. La struttura base è detta flavano. Il colore dipende dal grado di insaturazione. La diversa funzione dell’anello centrale genera la divisione in 12 sottoclassi, tra cui: flavoni, isoflavoni, flavonoli, catechine, antocianidine. Spesso si trovano sotto forma di glicosidi. Anche i calconi vengono considerati tra i flavonoidi. - Cannabinoidi: THC e CBD. Glicosidi Si tratta di sostanze derivate dall'unione di una molecola non zuccherina (aglicone o genina) con una unità saccaridica (glicone); nel caso in cui l'unità zuccherina sia il glucosio questi prodotti sono più propriamente denominati glucosidi e la parte zuccherina glucone, mentre l’altra parte prende il nome di aglucone. Possono essere distinti in primo luogo sulla base della natura chimica dell’aglicone oppure del tipo di legame tra le due unità. - Glicosidi cianogenici o cianogenetici: sono O-glicosidi che per idrolisi liberando glucosio, acido cianidrico HCN e un aglicone. Si riconoscono dal triplo legame tra C e N. Dalla produzione di HCN deriva la loro tossicità, è una strategia di difesa contro gli erbivori. Sono contenuti in particolare nei semi delle mandorle amare e in quelli di albicocco, più in generale nella famiglia delle Rosaceae. La struttura chimica presenta due radicali, uno CH3 o H e l’altro alifatico o aromatico. Es. amigdalina e linamarina. - Glicosidi solforati o glucosinati: sono S-glucosidi che per idrolisi liberano glucosio, solfato di acido di potassio e isotiocianati. Hanno proprietà aromatiche, stimolanti, rubefacenti e antimicrobiche. Sono presenti principalmente nella famiglia delle Brassicaceae. - Saponine: sono formate dalle unità zuccherine + agliconi detti sapogenine (che possono essere triterpeni, steroidi oppure glicoalcaloidi). Sono in grado di generare schiume abbassando la tensione superficiale dell’acqua. A dosi alte le saponine steroidee generano una rapida emolisi, quelle triterpeniche una lenta emolisi. Le saponine steroidee sono meno diffuse di quelle triterpeniche, e sono quasi esclusive delle monocotiledoni (Liliaceae, Agavaceae, Dioscoreaceae), mentre quelle triterpeniche sono presenti soprattutto nelle dicotiledoni (Araliaceae). Nella pianta hanno funzione antimicrobica. Vengono impiegate con funzione antinfiammatoria (liquirizia), antiedematosa (ippocastano), antitussiva ed espettorante (poligala, edera, liquirizia), emisintesi di ormoni steroidei. - Glucosidi cardioattivi: sono O-glicosidi, hanno una struttura steroidea, la porzione zuccherina può essere rappresentata anche da più zuccheri, il radicale è un lattone. In base alla natura del lattone si distinguono in bufadienolidi (anello lattonico a 6 termini) e cardenolidi (anello lattonico insaturo a 5 termini). famiglie 1. Lauracee è una famiglia di piante arboree, sempreverdi e dotate di foglie coriacee e fiori poco appariscenti. Il frutto è una bacca o una drupa. Contengono sostanze aromatiche, producono essenze, quali ad esempio l’alloro, la canfora, la cannella. 2. Malvacee è una famiglia di arbusti o piante erbacee. I fiori sono attinomorfi e presentano 5 petali, i filamenti degli stami sono fusi tra loro e con il pistillo. Presentano un calicetto (brattee) oltre al calice. Il frutto è un poliachenio oppure una capsula. Es. carcadè, cotone, malva. 3. Papaveracee è una famiglia di piante erbacee quasi tutte pelose. Hanno fiori con due sepali che perdono allo sboccio e quattro petali. Il frutto è una capsula. Producono lattice. 4. Crucifere o Brassicacee è una famiglia composta da erbe o piccole suffrutici. Il nome deriva dal fiore ben caratterizzato da quattro sepali e quattro petali disposti a croce. Il frutto è costituito da una siliqua. Contengono in abbondanza glicosidi solforati, che sono segregati in cellule separatamente dal loro enzima idrolitico, la mirosina. essenziali tossici e ipnotici per la presenza di ascaridiolo. Il frutto è una piccola drupa uniseminata. I principi attivi sono 20 alcaloidi isochinolinici, tra cui la boldina molto abbondante nelle radici. L’impiego è coleretico e colagogo, se associato ad altre droghe vegetali ha un effetto lassativo. La tossicità dipende dalla preparazione del fitocomplesso, ad esempio gli estratti acquosi non sono tossici a differenza del distillato. Passiflora: Passiflora incarnata L., famiglia delle Passifloracee, angiosperma dicotiledone. È una pianta erbacea perenne rampicante molto ramificata, la P. coerulea è famosa per uso ornamentale, la P. edulis per i frutti eduli e la P. incarnata per le proprietà medicinali. Dalle foglie originano esili cirri che nella parte terminale si attorcigliano avviluppandosi a un sostegno. Il frutto è una bacca carnosa, ovale, di colore rossastro, contenenti numerosi semi con arillio (involucro gelatinoso che avvolge il seme). Il fiore è molto caratteristico, presenta 5 petali bianchi o violacei, 5 sepali verdastri all’esterno e bianchi o violacei all’interno, una corona di appendici pentaloidi, 5 stami portati da una colonna centrale (androginoforo) e un pistillo con 3 stimmi e 3 stili che sormontano l’ovario. La droga è la parte aerea della pianta. Contiene alcaloidi indolici e flavonoidi: azione sedativa e spasmolitica, calmante, utile contro l’insonnia. Pervinca del Madagascar o Vinca rosea: Catharanthus roseus G. Don, famiglia delle Apocinacee, angiosperma dicotiledone. È una pianta suffruticosa sempreverde, perenne, alta fino a 80 cm. Presenta foglie opposte a margine intero, lucide, penninervie, con apice apiculato e lembo ovato-oblungo. I fiori sono pentameri, di diverse colorazioni: rosa, violetti, bianchi, bianchi con un’unghia rosa. Il frutto è un doppio follicolo divergente. La droga corrisponde alle foglie, che tuttavia si usano soltanto per l’estrazione di principi attivi, escludendo qualsiasi forma galenica. Contiene alcaloidi indolici, o meglio bisindolici, quali vincristina e vinblastina, che sono potenti antitumorali (interferenza con la mitosi). Gli alcaloidi presenti promuovono la depolimerizzazione dei microtubuli legando molecole di tubulina all’estremità del microtubulo. China: genere Cinchona, famiglia delle Rubiacee, angiosperma dicotiledone. Comprende diverse specie andine che in comune hanno proprietà medicinali della corteccia, essa è ricca di alcaloidi chinolinici: chinina, cinconina, cinconidina, chinidina (differiscono per la stereochimica e per la sostituzione in 6 sulla chinolina), acidi organici (chinico e cinnamico), glicosidi triterpenici amari e tannini. La chinina ha attività antimalarica, la chinidina invece attività cardiotonica. Inoltre, la corteccia viene usata per la preparazione di amari e liquori, con attività aperitiva e digestiva. Caffè: Coffea arabica L., famiglia delle Rubiacee, angiosperma dicotiledone. È un arbusto sempreverde, allo stato spontaneo alto oltre 12 metri, se coltivato circa 2, originario dell’Etiopia ma oggi presente anche in America meridionale e centrale. Ha foglie opposte, lucide, con apice acuminato, lunghe fino a 10 metri, coriacee. I fiori bianchi ascellari sono riuniti in gruppi, sono tubulari con corolla simpetala, pentameri, con profumazione simile a quella del gelsomino. Il frutto, che corrisponde alla droga, è una drupa rossa con diametro di circa 2 cm, ovale, che avvolge due noccioli all’interno dei quali c’è il seme (chicco) dalla caratteristica forma piatta da un lato e convessa dall’altro, solcato longitudinalmente. La lavorazione del caffè avviene con le seguenti tappe a partire dal frutto: eliminazione della polpa con cui si ottiene il “caffè pergamino”, eliminazione della pellicola membranosa con cui si ottiene il “caffè nudo”, torrefazione (si sottopone ad una temperatura di 200°C e questo porta a una perdita parziale della caffeina che sublima, conferisce al caffè un colore bruno per la formazione di melanoidine, in seguito alla degradazione dei fenoli) con cui si ottiene il “caffè tostato”. L’aroma che si sprigiona durante la torrefazione è dovuto alla formazione di un olio essenziale denominato caffeone. Il caffè verde contiene polisaccaridi, proteine, lipidi, fenoli, acidi (5% acido caffeico, acido clorogenico —>acido caffeico + acido chinico), caffeina. Gli effetti della caffeina sono una lieve eccitazione cerebrale, una maggiore capacità di attenzione e di concentrazione, una migliorata capacità digestiva dovuta all’aumento della secreazione gastrica, a vilevvo cardiaco provoca un aumento delle pulsazioni. Tè: Camelia sinensis, famiglia delle Teacee, angiosperma dicotiledone. È un albero poco ramoso, originario della Birmania; oggi le 3 varietà principali sono della Cambogia, della Cina e dell’India. Allo stato selvatico la pianta è molto alta (10 m), ma viene mantenuto più basso per favorire la raccolta delle foglie. Le foglie, corrispondenti alla droga, sono molli e vellutate se giovani, coriacee e quasi glabre se mature, seghettate ai margini, brevemente picciolate, di colore verde lucente. I fiori sono di colore bianco crema, il numero di petali è variabile e sono dialipetali. Il frutto è una capsula trilobata con 3 semi. Contiene alcaloidi xantinici (caffeina da identificarsi con la cosiddetta teina, teofillina e teobromina in quantità minori), catechine e altri polifenoli, tannini. La composizione del tè dipende dal trattamento; tè verde: getto di vapore, arrotolate e torrefatte, in questo modo la clorofilla resta intatta e le foglie rimangono verdi e poco profumate; tè nero: essiccate in camere ventilate, stropicciate per far uscire il succo cellulare, fermentate ed essiccate che causano la trasformazione delle catechine in teaflavine e tearubigine (responsabili del colore giallo dell’infuso) e la formazione di sostanze aromatiche. Le foglie in infuso sono considerate eccitanti (meno rispetto al caffè, il tropolone delle teaflavine complessa la caffeina modulandone l’effetto che risulta meno intenso e più prolungato), astringenti (lievi diarree). Cola: genere Cola, famiglia delle Sterculiacee, angiosperma dicotiledone. È un albero alto 15 metri, presente in Africa, India, Brasile, Giava. Presenta foglie intere, oblunghe, acuminate, alterne. I fiori sono riuniti in infiorescenze, unisessuali ed ermafroditi. È presente il calice, senza corolla. Il frutto è un polifollicolo (4-5 follicoli disposti a stella) con 5-10 grossi semi detti noci, di un colore che varia a seconda della specie, possono essere di diversi colori anche all’interno dello stesso follicolo. La droga viene ricavata dal seme raccolto prima della maturazione, dentro i quali si trovano i cotiledoni. Inodori e di sapore astringente, i semi vengono lasciati a macerare (H2O) fino a quando il tegumento si disgrega. Essi contengono in primo luogo alcaloidi xantinici, in particolare caffeina, e poca teobromina. Tra gli altri costituenti sono abbondanti i tannini. Manifestano una modesta azione stimolante per il SN. La cola non trova largo impiego in farmacia, ma viene usata principalmente per la preparazione di bevande analcoliche. Cacao: Theobroma Cacao L., famiglia delle Sterculiacee, angiosperma dicotiledone. È un albero tropicale alto 8-10 metri originario dell’America centrale e meridionale ma oggi presente anche in Africa. Le foglie sono grandi, intere, acute. I fiori sono piccoli, pentameri, rosei, attaccati direttamente al fusto (pianta cauliflora). I frutti corrispondenti alla droga sono le cabosse, grandi bacche di 25 cm con buccia scura, spessa e coriacea, la cui polpa è divisa in 5 logge con semi ovali e appiattiti (20-80, grandi quanto una fava). I semi contengono diversi principi attivi: teobromina con azione diuretica, caffeina, burro di cacao (olio fisso, presente anche nella polpa), tannini (colorano il seme durante la tostatura). Il processo per la fabbricazione del cacao segue il seguente schema: preparazione in cui i semi sono liberati dalla polpa, fermentazione in cui vengono immersi per 10-12 giorni in grandi vasche e questo porta allo sviluppo del caratteristico odore (durante questa fase fuoriesce del liquido e i semi cambiano colore, odore e sapore), essiccazione, spremitura con cui il grasso dei semi viene allontanato, torrefazione a 120-140°, macinazione. Pilocarpo o Jaborandi: genere Pilocarpus, famiglia delle Rutacee, angiosperma dicotiledone. Le foglie corrispondenti alla droga contenfono diversi principi attivi, soprattutto alcaloidi imidazolici, principalmente pilocarpina e composti correlati (pilocarpidina, isopilocarpidina, jaborina). Presenti anche tannini e terpeni. Quasi il 100% della produzione viene indirizzata all’estrazione a fini farmaceutici. La pilocarpina ha azioni opposte a quelle dell’atropina, può essere associata alla fisostigmina, ha attività di tipo muscarinico e gli effetti sono utilizzati nella contrazione della pupilla (trattamento del glaucoma). Efedra: genere Ephedra, famiglia delle Efedracee, gimnosperma. È un suffrutice alto da 0,4 a 2 metri, prevalentemente dioico ma anche monoico, comprende circa 40 specie. I rami giovani, corrispondenti alla droga, sono abbondanti e sottili, verdi, angolosi, con funzione clorofilliana. Le foglie sono squame e per ogni nodo ve ne sono 2-4. Non sono presenti frutti, bensì strobili, maschili e femminili, questi ultimi sono circondati da brattee che portano un ovulo e l’involucro a maturità diventa carnoso e colorato di rosso o di altri colori in base alla specie. Da tutta la pianta si estrae l’efedrina (e la pseudoefedrina) che presenta una struttura simile a quella dell’adrenalina e dunque ha proprietà simpaticomimetiche. Effetti: aumento della forza di contrazione del cuore, broncodilatazione (antiasmatico), vasocostrizione locale (rinite, sinusite), euforizzante (azione eccitante sul SNC). L’impiego nell’ambito dimagrante ha portato a gravi avvelenamenti e per questo è stata bandita in diversi stati americani. Colchico o croco autunnale o zafferano bastardo: Colchicum autumnale L., famiglia delle Liliacee, angiosperma monocotiledone. È una piccola pianta erbacea bienne o perenne. Spesso viene confusa con il Crocus sativus, ma il Colchico fiorisce ad agosto-settembre, non cresce in alta moltagna e presenta 6 stami, a differenza dei Croco che ne presenta 3 e fiorisce a ottobre-novembre. La droga corrisponde al bulbo, ai semi e ai fiori, contengono soprattutto un alcaloide: la colchicina. Essa presenta proprietà antimitotiche in quanto blocca la mitosi allo stato della metafase, impedendo la formazione del fuso mitotico; ma la sua eccessiva tossicità non permette di sfruttarla come antitumorale. Ha anche azione antinfiammatoria in stati gottosi. Tasso (pseudoalcaloidi): genere Taxus, famiglia delle Taxaceae, gimnosperma. È un albero dioico, in Europa è presente la specie baccata mentre in nord America la brevifolia. Le foglie sono persistenti, lineari, acute all’apice, disposte su due linee, morbide, la nervatura centrale è evidente. Presenta strutture simili a dei fiori, unisessuate, sulla stessa pianta o su piante diverse. I semi, velenosi come il resto della pianta, sono circondati parzialmente o totalmente da un arillo rosso, unica parte non tossica. Dalla corteccia vengono isolati due diterpenoidi antitumorali: paclitaxel e docetaxel. Le foglie corrispondono alla droga e vengono impiegate per l’estrazione chimica dei precursori del taxolo, che viene impiegato come farmaco chemioterapico per il carcinoma alle ovaie, ai polmoni e al seno (veleno del fuso mitotico, azione simile a quella della vincristina sui microtubuli). 1 kg di taxolo costa 1 milione di dollari, 2 grammi di taxolo vengono estratti da circa 3 alberi. Mandorlo: genere Prunus, famiglia delle Rosacee, angiosperma dicotiledone. È un albero con fiori bianchi e numerosi che sbocciano all’inizio della primavera. Il frutto che corrisponde alla droga è una drupa che contiene 1-2 semi, può avere sapore dolce o amaro a seconda della varietà, la seconda è molto tossica in quanto l’amigdalina per idrolisi fornisce acido cianidrico. Dai semi dolci si ricava un olio fisso che ha proprietà emollienti ed è un blando lassativo. Senape nera e bianca: Brassica nigra, famiglia delle Brassicacee, angiosperma dicotiledone. È un erba annuale spontanea, la varietà nera è più importante dal punto di vista medicinale mentre quella bianca da quello alimentare. Infatti, la prima è considerata un rimedio tonico-stimolante e anche purgante a dosi elevate, la seconda viene utilizzata in culinaria per la preparazione delle mostarde e può agire da stimolante sulle secrezioni gastriche. Cotone: Gossipium herbaceum L., famiglia delle Malvacee, angiosperma dicotiledone. È una pianta annua o bienne, i fiori sono giallo-crema e dopo la sbocciatura tendono a formare una macchia rossa alla base. Hanno il calicetto. Il frutto è una capsula che contiene i semi, la droga, provvisti di una lunga e fitta peluria bianca di tricomi epidermici di cellulosa, da cui si ottiene la fibra del cotone. Il seme contiene anche proteine e lipidi, da cui si ricavano due tipi di olio: raffinato, di colore giallo, utilizzato a scopo alimentare, e grezzo, di colore rosso per la presenza del gossipolo (il pillolo). Il principio attivo è la cellulosa, il cotone viene utilizzato per la produzione di garze e bende, mentre l’olio per la cosmesi o alimenti confezionati. Malva: Malva sylvestris L., famiglia delle Malvacee, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea bienne o perenne, con foglie palmate e lobate (lobi tutti uguali a differenza dell’altea) e margine crenato, tondeggianti e palminervie, lungamente picciolate. Sul lembo inferiore delle foglie spesso è presente la puccinia malvacerum “ruggine della malva”. Il calicetto è di 3 brattee. Il frutto è un poliachenio e ha la forma di un disco, schizocarpico, in seguito alla maturazione si divide in tanti acheni. Fiori e foglie corrispondono alla droga e contengono mucillagini, hanno azione emolliente, antinfiammatoria, trattamento della stitichezza. Altea: Althea officinalis L., famiglia delle Malvacee, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea perenne, con foglie palmate e lobate (rispetto alla malva, qui il lobo centrale è più espanso). Le foglie sono ricoperte da una morbida peluria grigiastra. I fiori sono grandi, ascellari, dialipetali con 5 petali di colore bianco o carnicino con venature violacee. Il calicetto è di 6-9 brattee saldate alla base. La droga corrisponde alle radici che contengono mucillagini. Arancio amaro: Citrus x aurantium L., famiglia delle Rotacee, angiosperma dicotiledone. È un albero sempreverde con chioma tondeggiante, originario dell’Asia ma oggi coltivato anche nei paesi del Mediterraneo. Le foglie sono coriacee e ovate, glabre, con picciolo alato, mentre i fiori bianchi e fragranti, pentameri e ascellari, compaiono tutto l’anno. Sono presenti spine caulinari. La droga corrisponde a foglie, fiori, ma soprattutto al frutto (simile a un’arancia, ma più piccolo e non commestibile, presenta un epicarpo più rugoso), che è un esperidio con esocarpo molto glanduloso, ricco di essenze, e la scorza divisa in flavedo e albedo. Le essenze si estraggono dai fiori prima della schiusura (neroli) e dalla scorza (olio, la scorza contiene anche sinefrina utile per le diete dimagranti). La polpa contiene anche flavonoidi. Viene utilizzato nei cosmetici, come igienizzante. Laminaria: genere Laminaria, famiglia delle Laminariacee, alga bruna. Grandi alghe con tallo nastriforme, caratteristico per la grandezza delle fronde o filloidi che possono raggiungere la lunghezza di metri. È distinguibile poi il rizoide e il cauloide o stipite che è corto e cilindrico. Il colore è verde-giallastro. La droga è la fronda, che presenta un interessante contenuto di sali minerali, tra cui lo iodio. Poi è importantissimo l’acido alginico. Viene utilizzata da emulsionante, addensante, per la produzione di ovatta emostatica e per la regolazione dell’attività tiroidea (correlabile al contenuto in iodio). Fucus o quercia marina: Fucus vesciculus, famiglia delle Fucacee, alga bruna. Presenta un tallo sottile e appiattito suddiviso in una parte rizoide con cui aderisce alla roccia, stipite e fronde. Le fronde presentano una caratteristica ramificazione dicotomica. Altri caratteri sono rappresentati da una pseudonervatura mediana, da aerocisti ovvero grosse vescicole rotonde piene d’aria, con funzione di galleggiante, e dalla presenza all’estremità di strutture riproduttive allargate. La droga è il tallo essiccato che si presenta nastriforme e di consistenza cartacea. La composizione è piuttosto complessa e comprende iodio (per questo viene utilizzato per la cura dell’ipotiroidismo) e fucani (sazienti). Gomma arabica o acacia: Acacia senegal L., famiglia delle Leguminosee, angiosperma dicotiledone. È un albero o arbusto, generalmente le foglie sono bipennato-composte. È simile alla mimosa, i pallini gialli sono stami. Secernono una gomma che si forma spontaneamente come essudato patologico, come reazione a infezioni o a determinate condizioni ambientali (durante la stagione secca) e corrisponde alla droga. Viene impiegata da stabilizzante, gelificante, nell’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica. iperoside, derivati del floroglucinolo tra cui iperforina. Non è chiaro a quale principio ascrivere l’attività antidepressiva, probabilmente all’estratto di iperforina e flavonoidi. Luppolo: Humulus lupulus L., famiglia delle Cannabacee, angiosperma dicotiledone. È una pianta erbacea perenne rampicante poichè il fusto è volubile (incapace di autosostenersi) e si avviluppa in forma destrorsa, si avvolge e si sostiene verticalmente grazie alle spine presenti su di esso. L’apparato radicale è perenne, a pieno sviluppo le radici possono perlustrare il terreno fino a 150 cm e per un raggio di 200 cm. Le foglie sono opposte, con stipole, intere o lobate (lobi acuti all’apice), il margine è seghettato e sono pelose, sotto la nervatura della pagina inferiore si trovano ghiandole resinose. La pianta femminile, l’unica interessante in ambito officinale, presenta i coni all’estremità dei rami che sono formati da brattee, una sull’altra, i fiori sono disposti all’ascella delle brattee. I frutti sono noci che vengono coperte dalle brattee. Sbattendo le infiorescenze femminili si ottiene il luppolino, una polvere arancione con odore e sapore caratteristico che viene utilizzata come aromatizzante oppure come sedativo e antibatterico. Il luppolino è costituito da flavonoidi, oli essenziali, composti fenolici. Canapa: Cannabis sativa L., famiglia delle Cannabinacee, angiosperma dicotiledone. È un’erba dioica annua, con foglia palmato-composta con 3-13 foglioline allungate a margine seghettato. La pianta possiede peli protettori e secretori nelle brattee delle infiorescenze ed essendo ricchi di oleoresina costituiscono una parte caratterizzante della droga insieme alle infiorescenze femminili. La specie presenta una tale plasticità nella forma da non poter essere distinta su base morfologica, mentre l’analisi chimica ne permette la classificazione in 3 tipi fondamentali sulla base della concentrazione dei cannabinoidi principali: THC (tetraidrocannabinolo, psicoattivo) e CBD (cannabidiolo, non psicoattivo, utilizzato per il trattamento dell’epilessia): a) droga per fini voluttuari ad alto tenore di THC e basso di CBD, composizione prevalente della cannabis originaria di paesi caldo umidi e ricca di resina; b) tipo a fibra, percentuale di THC bassa ed elevata di CBD delle varietà coltivate per fini tessili nelle regioni temperate settentrionali, canapa light; c) tipo intermedio, a buona percentuale di entrambi. Tarassaco: Taraxacum officinalis L., famiglia delle Composite, angiosperma dicotiledone. È un’erba perenne, a dimensioni variabili in base alle condizioni ambientali. Radice a fittone. Le foglie basali sono incise, per questo denominata anche dente di leone, si inseriscono a livello del suolo vicino alla radice principale. I fiori partono dalla rosetta basale di foglie, può fiorire tutto l’anno. Il frutto è un achenio. La droga corrisponde alla radice (sostanze amare come lattoni sesquiterpenici, composti fenolici come l’acido clorogenico —> azione diuretica, coleretica e colagoga, uso come amaro) e alle foglie eduli e molto amare (contengono più fenoli delle radici —> azione diuretica). Carciofo: Cynara scolymus L., famiglia delle Composite, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea bienne. Capolino con fiori tubulosi, di colore blu-violaceo, su un ricettacolo carnoso. Involucro di brattee, carnose alla base e con apice spinoso. Il frutto è un achenio con pappo. Per l’uso erboristico si usano le foglie del primo anno, che contengono composti fenolici (derivati dell’acido caffeico e caffeilchinici tra cui la cinarina, acido colorgenico e flavonoidi) e lattoni sesquiterpenici, amari. Con la droga si fanno preparati ad azione coleretica, epatoprotettiva e diuretica, si preparano amari. Cardo mariano: Silybum marianum L., famiglia delle Composite, angiosperme dicotiledoni. È una pianta erbacea bienne con fusto eretto, pubescente e robusto, di dimensioni cospicue e tenace seppur erbaceo, in grado di superare i due metri. Capolino, con fiori tubulosi, all’estremità dei rami. Il frutto è un achenio con pappo. Le foglie sono lucenti, glabre e marmorizzate com margine dentato e dotato di numerose spine bianche. Le brattee esterne che costituiscono l’involucro del capolino sono munite di spine. La droga è l’achenio senza pappo, contenente flavanolignani utili per disturbi digestivi ed epatopatie (grazie alla silimarina, miscela di flavanolignani tra cui la silibina). Biancospino: Crataegus oxyacantha o levigata, famiglia delle Rosacee, angiosperma dicotiledone. È un arbusto con spine e ha fiori bianchi o rosati. Molte caratteristiche variano in base alla specie: il numero di lobi della foglia, la peluria sul peduncolo e sui sepali, il numero di semi per frutto (drupa, frutto falso), il colore delle antere. La specie monogyma ha le foglie con 3-7 lobi, acuti e poco dentati, sepali e peduncoli vellutati e antere nere, 1 seme; la specie oxyacantha ha le foglie con 3-5 lobi poco profondi, ottusi e dentati, sepali e penduncoli glabri e antere rosse, 2-3 semi. La droga corrisponde ai fiori, contenenti flavonoidi: monomeri come iperoside e vitexina, dimeri e trimeri, e tracce di olio essenziale: anisaldeide. Agisce da sedativo nervoso, regola il ritmo e la velocità del battito del cuore. Mirtillo nero: Vaccinium myrtillus L., famiglia delle Ericacee, angiosperma dicotiledone. È un piccolo arbusto, resiste alle gelate prolungate e all’innevamento. La varietà americana presenta frutti più grandi ma meno saporiti. I fiori sono urceolati, di colore rossastro. Le foglie sono coriacee, molto abbondanti, ovate, alterne, brevemente picciolate, caduche e finemente seghettate, in autunno diventano rosse. I frutti sono bacche sferiche eduli di circa 1 cm di diametro e dal caratteristico colore bluastro-nero, recanti all’apice una depressione e i resti del calice. Sono ricchi di pruina, di colore biancastro. Nel mesocarpo carnoso sono contenuti molti semi piccoli, ovali e di colore rosso. Oleandro: Nerium oleander, famiglia delle Apocynacee, angiosperma dicotiledone. Le foglie sono simili a quelle dell’olivo. Tutta la pianta contiene glicosidi cardiotonici. Semi, radici, frutti e foglie sono tossici. Digitale purpurea: Digitalis purpurea, famiglia delle Scrofulariacee, angiosperma dicotiledone. È un’erba bienne, ha una grossa radice a fittone che al primo anno produce una rosetta di foglie basali mentre al secondo anno si forma lo scapo fiorale. I fiori sono tubulosi, penduli, a forma di ditale, con corolla gamopetala, colore violetto e macchie irregolari interne alla corolla sul petalo inferiore. Racemo unilaterale. Le foglie, la droga (raccolte prima della fioritura), hanno dimensioni diverse, sessili all’apice e picciolate alla base, sono pelose, la venatura è evidente sul lembo inferiore, ovato-lanceolate, con margine crenato, picciolo alato, odore sgradevole da fresche. Contiene glicosidi cardenolidi. Rimedio per gli scompensi cardiaci. Digitale lanata: Digitalis lanata L., famiglia delle Scrofulariacee, angiosperma dicotiledone. Molto più tossica della digitale purpurea. Scilla: Scilla maritima, famiglia delle Liliacee, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea perenne con un bulbo carnoso, piriforme, molto grande. Le foglie sono basali, lanceolate, parallelinervie. I bulbi hanno brattee tunicali, permanganacee, rossastre; squame mediane corrispondenti alla droga il cui colore cambia in base alla specie e squame interne mucillaginose. raccolta, taglio in listarelle, essiccazione. I componenti del bulbo sono fruttani, tannini consensati, flavonoidi e soprattutto glicosidi cardioattivi bufadienolidi. Pungitopo: Ruscus aculeatus L., famiglia delle Liliacee, angiosperma monocotiledone. Pianta erbacea dioica, perenne, rizomatosa. Dal rizoma si dipartono numerosi fusti eretti. I rami inferiori sono cilindrici, quelli superiori trasformati in cladodi, al centro dei quali sono visibili le foglie come piccole squame con apici appuntiti. Il frutto è una bacca rossa. La droga è il rizoma, contenente saponine steroidee, glicosidi della ruscogenina e della neoruscogenina in una miscela detta semplicemente ruscogenina. Impiego: venotonico in pomate e supposte (trattamento varici, emorroidi). Per os ritenuto diuretico nella medicina popolare. Ippocastano: Aesculus hippocastanum L., famiglia delle Ippocastanacee, angiosperma dicotiledone. È un albero con foglie opposte, palmato-composte con 5-7 foglioline di cui quella centrale è la più sviluppata, i margini dentati, i piccioli lunghi, la nervature molto evidente. Le foglie giovani sono tomentose e quelle adulte glabre. I fiori sono riuniti in una pannocchia. Il frutto, tossico, è una capsula con pericarpo ricco di aculei, semi marroni a maturazione con macchia bianca, simili alle castagne. La droga corrisponde ai semi essiccati, quelli freschi fermentano facilmente. I cotiledoni sono carnosi (oleosi e amilacei), di sapore amaro. Contiene amido, lipidi, flavonoidi, saponine triterpeniche tra cui escina. Viene utilizzato come antiedematoso e vasoprotettivo. Edera: Hedera helix L., famiglia delle Araliacee, angiosperma dicotiledone. È un frutice rampicante, si sostiene con le radici avventizie che si sviluppano sul fusto. Infiorescenza a ombrella con fiori giallo-verde. I frutti sono bacche non velenose. Le foglie hanno forme diverse in base alla posizione, sono ovate e intere sui rami che portano fiori oppure sono incise in 3-5 lobi. La droga corrisponde alle foglie, contengono saponine triterpeniche che tuttavia sono presenti in tutta la pianta. Viene utilizzata in cosmetica come dermopurificante e anticellulite, per via orale come espettorante e per la cura di ulcere e affezioni della pelle. Liquirizia: Glycyrrhizia glabra, famiglia delle Leguminose, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea perenne, fusto eretto, glabro con striature, ramificato con rami flessibili. Foglie alterne, composte, imparipennate (7-17 foglioline). Infiorescenze ascellari il frutto è un legume appiattito di 2 cm, glabro, con 2-6 semi reniformi, lisci, un po’ schiacciati e di colore bruno. La parte ipogea della pianta è molto sviluppata. Radici e numerosi stoloni decorticati costituiscono la droga. Contengono saponine triterpeniche (glicirrizina), 100 volte più dolcificanti dello zucchero. Impieghi: espettorante, lassativo, spasmolitico, contro ulcera gastrica, cicatrizzante e psoriasi, infiammazione della bocca. Effetto collaterale ad alte dosi: aumento della pressione. Artiglio del diavolo: Hyrpagophytum procumbens, famiglia delle Pedaliacee, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea perenne, a fusto strisciante, radice tuberosa. Fiore zigomorfo violetto e giallo. Il frutto è legnoso, le appendici servono per favorire la dispersione zoocora. La droga è la radice, i principi attivi sono gli iridoidi (derivano dallo stesso precursore da cui si formano i monoterpeni, in generale hanno sapore amaro e azione lassativa) e viene impiegato per dolori articolari e reumatici per la sua azione antiinfiammatoria e analgesica. Centella: Centella asiatica, famiglia delle Ombrellifere, angiosperma dicotiledone. La droga corrisponde alla parte epigea essiccata e alle radici. I composti presenti sono: saponine triterpeniche chiamate centelloidi, olio essenziale detto vellarina, flavonoidi, resina, tanini. Impieghi: proprietà diuretiche, antireumatiche, vasodilatatrici periferiche, dermatologiche nel trattamento di infezioni cutanee e come cicatrizzante (aumento di sintesi di collagene e mucopolisaccaridi), riduzione della fragilità capillare (miglioramento dell’elasticità della parete dei vasi). Valeriana comune: Valeriana officinalis, famiglia delle Valerianacee, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea perenne con fusto aereo cilindrico, solcato, cavo, poco ramificato e con infiorescenza apicale. Rizoma verticale corto, stolonifero, che porta numerose radici. Le foglie superiori sono opposte, profondamente suddivise in piccoli lobi. Infiorescenza ad ombrella con fiori ermafroditi con corolla leggermente zigomorfa, androceo e 3 antere nettamente sporgenti. La droga corrisponde a rizoma e radici, composte da iridoidi non glucosidici, instabili (valepotriati). È usato come integratore alimentare. Genziana: Gentiana lutea, famiglia delle Gentianacee, angiosperma dicotiledone. Pianta erbacea perenne, cresce negli stessi ambienti del veratro, ma la disposizione delle foglie aiuta nella discriminazione. Fusto cavo, semplice ed eretto, rizoma grande. Rosetta basale in prossimità del suolo e sul fusto foglie opposte, grandi, leggermente picciolate e sessili nella parte superiore, penninervie anche se ci sono 5-7 nervature parallele che convergono all’apice. Fiori con grandi petali color oro, con lobi acuti riuniti all’ascella delle foglie superiori. Il frutto è una capsula con molti semi. La droga è la radice, contenente secoiridoidi (amari), xantoni (gialli), non contiene amido ma il disaccaride genziobioso. Impiego: eupeptico e preparazione di amari. Gingko: Gingko biloba, famiglia delle Gingkoacee, gimnosperma. È considerato un fossile vivente, originario della Cina e del Giappone, è un albero caducifolio e molto longevo. È dioico, gli individui femminili hanno forma rotondeggiante mentre quelli maschili lunghi rami e portamento più slanciato. Questi ultimi vengono preferiti nella coltivazione ornamentale per l'assenza degli ovuli (isolati o appaiati, portati da un peduncolo, circondati da un tegumento tristratificato (strato carnoso all’esterno) che a maturità diventa giallognolo e contengono acido butirrico) che sono tossici. Le foglie sono flabellate, a forma ventaglio: sui branchiblasti verticillate e con lobatura accennata mentre sui macroblasti alterne con incisione profonda. E corrispondono alla droga. Principi attivi: flavonoidi, lattoni diterpenici detti gingkolidi. I preparati a base di gingko hanno azione positiva sulla microcircolazione periferica, in particolare nei soggetti anziani, anche a livello cerebrale. Migliora la memoria, contrasta i fenomeni di involuzione senile precoce. Ginepro: Juniperus communis, famiglia delle Cupressacee, gimnosperma. È un albero oppure un arbusto con foglie di colore verde glauco, inseriti in gruppi di tre, sottili e appuntite tanto da essere pungenti, aventi strisce biancastre nella pagina inferiore. È una pianta di aurica, i fiori maschili sono giallastri quelli femminili verdastri e si trovano su piante differenti in piccoli amenti all'ascella delle foglie. La droga corrisponde alle coccole, ovvero frutti che ricordano delle bacche carnose grandi più o meno come un pisello, di colore nero blu, spesso ricoperti da pruina bluastra. Principi attivi: monoterpeni, diterpeni, flavonoidi, glucidi. Le coccole contengono essenze resinose: preparazione essenza di ginepro (trattamento lombaggini per uso esterno), fermentate e distillate (acquavite di ginepro-gin), impiego negli amari. Anice stellato: Illicium verum, famiglia delle Illiciacee, angiosperma dicotiledone. .È un albero di altezza notevole, le foglie sono intere e ovali-lanceolate, alterne o vertici dell'arte; i fiori ascellari hanno perianzio bianco-giallastro o rosato formato da 15 antofilli disposti a spirale. La droga corrisponde al frutto composto da 8-12 follicoli inseriti a stella su un peduncolo detto columella. Il pericarpo ha odore aromatico, mentre il seme è inodore. L'olio essenziale che se ne ricava contiene soprattutto fenil propeni (anetolo), l'anice presenta proprietà eupeptiche, carminative, antidiarroiche e inoltre viene impiegato nella produzione di una vasta gamma di liquori. Anice verde: Pimpinella anisum, famiglia delle Apiacee, angiosperma dicotiledone. Erba annuale, foglie basali opposte arrotondate, foglie apicali trifide e filiformi. Fiori bianchi. Il frutto è un diachenio piriforme con coste ben visibili dei peli protettori visibili al microscopio. Componenti: olio essenziale (funzione aromatizzante), con anetolo all’80% e aldeide anisica, lipidi e flavonoidi. L’infuso ha azione stomachica, carminativa. Finocchio selvatico: Foeniculum vulgare, famiglia delle Apiacee, angiosperma dicotiledone. È un'erba perenne, dalla varietà dolce si ricava l'essenza, da quella azoricum si consumano le guaine fogliari giovani e carnose. Le foglie sono amplessicauli divise in lacinie con guaine molto sviluppate. La corolla è composta da petali arrotondati all’apice. La droga corrisponde ai frutti, l'olio essenziale è costituito da fenilpropeni (anetolo e estragolo che non deve superare il 4%), fencone che è un monoterpene e furanocumarine. È utile per le difficoltà digestive, la pesantezza di stomaco e la flatulenza.
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