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Funzione Statali e Gestione Terra: Europa Ovest vs Europa Est (XV-XVIII Secolo) - Prof. Ca, Sbobinature di Storia Moderna

Sulla funzione di stati e ceti in europa durante il xv-xviii secolo, con riferimento a tecniche e oggetti inventati in europa e in asia. Viene esplorata la finanziamento delle guerre attraverso l'ascrizione di cariche, la vendita di titoli nobiliari e terre demaniali, e il debito pubblico. Il concetto di terzo stato e discute le differenze nella gestione della terra tra europa occidentale e orientale, inclusa la servitù della gleba e la gentry. Utile per chi studia storia economica, storia politica e storia sociale.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 30/12/2023

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Scarica Funzione Statali e Gestione Terra: Europa Ovest vs Europa Est (XV-XVIII Secolo) - Prof. Ca e più Sbobinature in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia economica e sociale dell'età moderna Gabriele Bongiovanni (Bonjo <3) Con questo corso ci occupiamo di vedere quali fossero i sistemi economici del passato intesi nella loro complessità e nelle loro interazioni. A proposito di "sistema economico", si intende propriamente un insieme coerente di elementi costituito da: ● Uomini: natalità, mortalità, nuzialità (demografia), distribuzione sul territorio. ● Produzione: cosa gli uomini producono, in che modo, il lavoro. ● Scambi: come scambiano ciò che hanno prodotto, i consumi. ● Organizzazione sociale: come gli uomini si posizionano nel sistema produttivo e nella scala sociale. ● Valori, ideali su cui un sistema si regge. Esistono diversi sistemi economici: ● Liberista/Capitalista: libertà dell'iniziativa privata, del mercato, centralità del ruolo dell'imprenditore. Ricerca del profitto per aumentare il proprio reddito. Un rischio di questo sistema è lo squilibrio sociale. Suo ideatore è Adam Smith. ● Socialista/Collettivista: prevalgono i bisogni della comunità, economia pianificata dallo stato, centralizzazione economica. Un rischio è la scarsa considerazione dell'iniziativa privata e individuale; limitazione della libertà culturale e artistica. Suo ideatore è Karl Marx. ● Misto: si tenta di trovare un equilibrio tra esigenze e istanze diverse pronunciate dalla società. Il suo ideatore è John Maynard Keynes a seguito della crisi del 29'. Questo sistema comporta sia un'iniziativa privata ma anche statale, dove esso può imporre dei limiti ma anche incentivi per iniziative di interesse pubblico. Vengono tutelati sia produttori che consumatori. In Italia esistono due articoli, il 41 e il 42, che concernono questo sistema; in particolare l'articolo 41 ci dice che: ● L'iniziativa economica privata è libera. ● Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. ● La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ● sociali e ambientali. Lo Stato cerca inoltre di perseguire determinati obiettivi: ● Aumento dell'occupazione. ● Contenimento dell'inflazione. ● Tutela delle classi sociali più deboli. I settori in cui si articola un sistema economico sono i seguenti: ● Primario: riunisce le attività produttive addette alla produzione di derrate alimentari e materie prime, come la pesca, la caccia, l'agricoltura... ● Secondario: riunisce le attività produttive addette alla trasformazione di materie prime per giungere alla produzione di beni derivati attraverso ● l'utilizzo di lavoro umano e industriale. ● Terziario: riunisce le attività produttive che operano nel commercio, nei trasporti e nei servizi, come banche, assicurazioni, società di consulenza... CAPITOLO I Le esplorazioni geografiche e le vie delle indie È proprio con le esplorazioni geografiche che comincia la nuova età in cui l'uomo si affaccia al desiderio di conquista, espansione e scoperta: la modernità. Le prime esplorazioni furono rese possibili grazie all'uso di strumenti innovativi, quali le vele e i cannoni, nonché mezzi tipici dell'orientamento come l'astrolabio. In sostanza da una parte si faceva riferimento a tecniche ed oggetti inventati in Europa, come la vela latina triangolare, la navigazione sotto costa, possibile solo in un mare "piatto" come il Mediterraneo, e la cartografia (esempio celebre è il planisfero di Cantino del 1502, commissionato da Alberto Cantino per conto del duca di Ferrara Ercole I e che riporta le prime coste americane recentemente scoperte); dall'altra, invece, si usufruiva di oggetti come il quadrante e il timone tipici della marineria indiano-asiatica. Fino alla prima metà del 400 si soleva utilizzare come imbarcazione a lungo raggio navi come la galera (o galea), a remi, sfruttata soprattutto per le battaglie attraverso tecniche di speronamento e abbordaggio. Lunga dai 40 ai 50 metri, la galera veniva governata da circa 280 rematori, ed era in uso soprattutto tra i genovesi e i veneziani. Non mancavano però casi in cui essa non venisse usata, per esempio, dai Cavalieri di Malta, difensori della cristianità nonché corsari al servizio di Spagna che pattugliavano i mari in difesa degli interessi iberici e contro la pirateria (esempio di galera maltese è la "Santa Maria della Vittoria"). Le marinerie atlantiche come quelle portoghesi, ma anche quelle del nord Europa, cominciarono poi a usare imbarcazioni come la caravella, lunga 25 metri e dotata di cannoni e sia di vele triangolari che quadrate, che risultando più piccole delle galere erano anche più agili. Altro tipo di nave innovativa era senza dubbio il galeone, nave mercantile di grossa stazza che poteva fungere anche come nave da guerra; inizialmente adoperata da inglesi e olandesi, verrà poi adottata anche dai veneziani che le acquisteranno direttamente dai Paesi Bassi. Alla base delle nuove imbarcazioni c'era l'uso dell'artiglieria, basata sull'utilizzo di armi come i cannoni, generalmente di due tipi: uno, di lega di rame, più efficace ma anche più costoso; un altro, di ferro, economico ma senza dubbio pesante e non pienamente sicuro. Venivano prodotti soprattutto da Paesi Bassi e Germania per l'esportazione, mentre l'Italia li fabbricava per il mercato interno; dalla metà del '500 vengono composti anche in Inghilterra, in particolare nel Sussex, sebbene la regina Elisabetta i ne vieterà l'esportazione nei paesi cattolici. Ma tornando alle esplorazioni geografiche, vediamo chi per primo e grazie a quali vantaggi ha potuto cominciare con la navigazione "in mare aperto". Ecco che il primo paese al mondo a lanciarsi fu proprio il Portogallo; grazie a una già salda unità nazionale, all'assenza di partecipazione a conflitti e agli incentivi e interventi mossi da Enrico il Navigatore (non a caso). Inizialmente, i portoghesi si muovono in quelle isole dell'Atlantico vicine all'Europa quali le Azzorre e Madera - mentre gli spagnoli giungono alle Canarie. Qui, i portoghesi iniziano con la produzione di zucchero da canna, mettendosi in concorrenza con l'esportazione siciliana molto forte grazie anche al fatto che ancora, più che come dolcificante, esso veniva impiegate dalle "proto-farmacie" per scopi farmacologici e terapeutici. (Più tardi verrà praticata un'economia di piantagione per monocoltura attraverso manodopera schiavile e per ampi appezzamenti di terra). Le successive esplorazioni riguardarono soprattutto le coste africane affacciate sull'Atlantico, come nel caso di Ceuta, la Guinea e l'Angola, nelle quali il Portogallo prelevava oro e schiavi. Ecco la lista dei viaggi di esplorazione più importanti: ● 1487: Bartolomeo Dia giunge a Capo di Buona Speranza e la doppia. ● 1492: Cristoforo Colombo scopre le Americhe. ● 1494: Trattato di Tordesillas, che fissa la linea di spartizione (la Raya) tra Spagna e Portogallo a 370 leghe dalle isole di Capo Verde. ● 1497: Vasco de Gama arriva a Calcut, città indiana. ● 1500: Cabral scopre il Brasile. ● 1510: I portoghesi raggiungono Goa, che diventerà capitale dell'India portoghese. ● 1511: Presa di Malacca (Malesia), emporio delle spezie. ● 1515: Presa di Ormuz, nella penisola arabica, presso il golfo persico, che viene bloccato dal Portogallo per monopolizzare e dirottare le rotte commerciali dall'Asia - lo stesso viene fatto all'ingresso del Mar Rosso, sebbene nel 1538 con l'arrivo dell'Impero Ottomano il Portogallo è costretto a ritirarsi. ● 1557: Insediamenti a Macao, vicino Hong Kong, fino al 1599. opinioni e degli usi del paese in cui siamo. Ivi è sempre la perfetta religione, il perfetto governo, l'uso perfetto e compiuto di ogni cosa. Essi sono selvaggi allo stesso modo che noi chiamiamo selvatici i frutti che la natura ha prodotto a sé nel suo naturale sviluppo: laddove, in verità, sono quelli che col nostro artificio abbiamo alterati e distorti dall'ordine generale che dovremmo piuttosto chiamare selvaggi. In quelli sono vive e vigorose le vere e più utili e naturali virtù e proprietà, che invece noi abbiamo imbastardite in questi, soltanto per adattarle al piacere del nostro gusto corrotto…” VERSO LA PACIFICAZIONE 1537: Bolla Sublimis Deus di Paolo II; gli indiani sono veri uomini capaci di comprendere la fede cattolica e desiderosi di riceverla. 1542-1543: Carlo V promulga le Leyes Nuevas, con le quali fissò il divieto di schiavizzare gli indigeni e aboli l'ereditarietà dell'encomienda (revocando l'abolizione nel 1545 per pressioni dagli encomenderos). Gli indios diventarono a tutti gli effetti sudditi della Corona di Castiglia. 1573; ordinanze definitive di Filippo Il. IMPATTO DEMOGRAFICO La demografia crolla a causa: ● Dei ritmi di lavoro ● Delle epidemie ● Della violenza delle invasioni ● Della destrutturazione sociale e culturale dei popoli indigeni DALL'AMERICA Arrivano patate, pomodori, zucche, peperoncino (chiamato "chili" dagli indigeni"), granoturco, vaniglia, zucchero da barbabietola (prima veniva usato lo zucchero da canna nella farmacopea), cacao, mais, oro e argento. CAPITOLO III Il commercio del denaro Nella seconda metà dell'Ottocento viene utilizzato dagli studiosi un termine per indicare un lungo periodo di inflazione che colpisce l'Europa nella seconda metà del 1500 fino al 1630; "La rivoluzione dei prezzi", Essi identificarono questo fenomeno con l'enorme afflusso di metalli preziosi provenienti dalle Americhe, sostenendo una tesi detta "metallista", In particolare, Hamilton, storico statunitense, negli anni 30° del 1900 pensò come causa questo afflusso di metalli preziosi, che provocando un crollo del valore di oro e argento condurrebbe alla perdita di valore della moneta metallico e quindi un potere d'acquisto minore rispetto ai beni. Tale processo condurrebbe alle seguenti conseguenze: ● Punisce i detentori di redditi fissi ● I salari non crescono in termini reali ma a parità di salario si acquista di meno. ● I proprietari terrieri che percepiscono una rendita spesso fissata a lungo termine, sono danneggiati. ● Si avvantaggiano invece i mercanti e gli imprenditori, che vendono i prodotti a prezzi più elevati. Si costituisce la prima forma di "capitale", con il consolidamento dei gruppi sociali intermedi. Gli arrivi dei metalli, tuttavia, non seguirono il trend ricostruito da Hamilton, e si comprende dal fatto che le curve dei prezzi e degli arrivi dei metalli non corrispondono. Infatti: ● In diversi paesi questo aumento dei prezzi è avvenuto prima dell'afflusso dei metalli. ● Risalgono solo al 1570 le nuove tecniche di estrazione mineraria dell'argento; per esempio, le miniere boliviane del Potosì vennero scoperte ● sono nel 1545. ● In Germania e in alcune regioni francesi il rincaro era in atto poco dopo il 1470. ● In Italia i prezzi aumentano negli anni 30 del 1500 e i metalli preziosi arrivano in grandi quantitativi solo dopo il 1570. Si è dedotto allora che il rapporto con il mercato è sopravvalutato e non corrisponde alla realtà economica del mondo preindustriale. Tant'è che gli aumenti non furono uniformi in tutti i paesi europei e anzi fu più alto di quello delle materie prime: il prezzo del frumento sale fino a 7 volte in Germania e in Polonia, mentre quello tessile si triplica. Una spiegazione alternativa fa pensare che il movimento dei prezzi dipenda dall'equilibrio fra la domando e l'offerta del bene considerato. Infatti, vedendo come la popolazione sia in ripresa dal 1400, la curva dei prezzi comincia a tendere sempre più in alto a causa del fatto che il numero di uomini, e quindi la domanda, cresce più velocemente dell'offerta, che non riesce a coprire "in tempo" il fabbisogno demografico. Vediamo adesso i protagonisti dell'economia del 1500/1600. IL MERCANTE Intermediario fra due luoghi, mette in relazione domanda con offerta redistribuendo i beni sul territorio. Il suo guadagno dipenderà dal divario fra il prezzo di acquisto e quello di vendita di un manufatto. Ora, questa figura non va confusa con quella del bottegaio o del merciaio, che sono invece artigiani a tutti gli effetti che vendono prodotti al minuto, Uno strumento contabile ampiamente usato dai mercanti sarà quello della cosiddetta "partita doppia": comparsa in Toscana e usata per la prima volta dal mercante Francesco Datini di Prato (1335-1410), consiste nel fatto che ogni operazione comporta l'annotazione nel libro mastro di due registrazioni: ciò che in conto è iscritto a credito viene automaticamente riportato e detratto dal debito. Ciò consente un maggiore controllo sulle transazioni in entrata e in uscita della ditta. Poi ci sono i grandi mercanti, che invece svolgono un'attività polivalente, in quanto comprano, vendono, trasportano, assicurano, cambiano denaro e prestano. Inoltre, accumulano grandi somme con le loro attività e si trasformano in banchieri: tant'è che accolgono depositi, prestano denaro a interesse e investono. Un esempio è la famiglia Fugger, tessitori e commercianti che operano tra XIV e il XV secolo; un ramo di questa famiglia, cioè i Fugger dei gigli, si occupavano di commercio di argento e rame, arrivando ad essere banchieri e nobilitandosi agli inizi del 1500, e costituiranno la più grande casa mercantile e bancaria in Europa. Addirittura presteranno del denaro a colui che nel 1519 sarà Carlo V. FORME DI ORGANIZZAZIONE DELL'ATTIVITA' MERCANTILE ● Società o compagnia: con guadagni notevoli, possono avere una struttura centralizzata o decentrata; se centralizzata, la compagnia sarà costituita da una casa madre con sedi periferiche gestite da impiegati retribuiti e dipendenti dal mercante; se decentrata, la compagnia avrà una casa madre e agenzie/filiali decentrate con maggiore indipendenza e poteri - per esempio l'agente ha potere di firma, può ricevere provvigioni sugli affari, può avere autonomia operativa e intestarsi una parte del capitale. ● Compagnie corporate: sono quel genere di società addette al commercio transoceanico. In Inghilterra, Olanda e Francia prevale l'iniziativa privata. Ora, questo genere di compagnie o raggruppava mercanti che agivano per proprio conto, oppure erano società per azioni, cioè caratterizzate da un'autonomia patrimoniale perfetta che risponde delle obbligazioni sociali solo con il proprio patrimonio. Vi sono: ● La Compagnia inglese delle Indie orientali del 1600. ● La Compagnia olandese delle Indie orientali del 1602. ● Le compagnie francesi fondate da Colbert. LUOGHI DELLO SCAMBIO ● Fiere di cambio o di pagamento come Lione, Piacenza e Besançon ● (dominata dai genovesi). ● Borse, cambi di valuta. ● Anversa, la cui prima borsa del 1531 sebbene la prassi fosse in atto già in altre città. ● Banca dei cambi, come Amsterdam dal 1609. ● Venezia (ponte di Rialto) e Firenze (Loggia del Mercato nuovo). LA LETTERA DI CAMBIO Esso era uno strumento creditizio usato per effettuare pagamenti e spostamenti di denaro, anche di valuta diversa, su una piazza diversa da quella da cui era effettuato l'ordine, In questo meccanismo ci sono 4 soggetti: 1. Numerante: debitore originario che ordino a un banchiere il pagamento di una somma in un luogo distante. È colui che ha versato al traente la valuta. 2. Traente: colui che ha versato il denaro. È banchiere di fiducia del numerante che ordina il pagamento. 3. Trattario: banchiere di fiducia del traente che opera sulla piazza dove deve essere effettuato il pagamento. È colui al quale viene ordinato di pagare. 4. Beneficiario: colui a favore del quale il pagamento deve avvenire. Una persona (NUMERANTE), dovendo effettuare un pagamento fuori piazza ed eliminare i rischi inerenti al trasporto di grosse quantità di denaro, deposita nelle mani di un banchiere o mercante della propria città (TRAENTE) la somma dovuta in moneta locale; a sua volta quest'ultimo ordina per iscritto ad un'altra persona di altra città (TRATTARIO) di pagare al creditore BENEFICIARIO) una somma in moneta locale corrispondente a quella depositata dal primo datore. Si soleva anche fare: ● Credito o prestito al consumo, pratica diffusa tra i contadini. ● Prestito su pegno, con interessi fino al 15%, molto praticato dagli ebrei (si tratta di un tipo di prestito ad usura). ● Attività dei banchieri, generalmente mercanti, che accolgono depositi di terzi ed esercitano il prestito ad interesse. L'USURA È una pratica che la Chiesa condanna come peccato, sfruttando dei canoni tradizionali come i seguenti: ● Aristotele, che definisce il denaro come sterile e incapace di generare. ● Vangelo S. Luca, il discorso della Montagna, in cui si afferma che bisogna avere misericordia dando senza chiedere nulla in cambio. ● S. Agostino, sul tempo, secondo cui chi presta denaro lucra sul tempo (per il tasso d'interesse). Ma essendo il tempo nelle mani di Dio, ogni forma di lucro è un furto e un atto contro la Divinità. Sarà lo stesso Urbano III a inserire, nel codice di diritto canonico, nel 1187, l'usura come peccato. Ciononostante, la Chiesa si renderà conto di essere stata anche troppo rigida in merito; tant'è che verrà elaborata la teoria del danno emergente e del lucro cessante: chi presta una somma di denaro risente di un danno nel periodo in cui egli stesso se ne priva e che non potrà spendere con profitto, e ci sarà un lucro che viene meno. o Monti di pietà: gestiti dai francescani, prestano su pegno piccole somme di denaro attraverso dei depositi ottenuti attraverso dei lasciti, collette, donazioni da privati, e hanno un interesse variabile tra il 2 e il 5% per il pagamento delle spese di gestione. Il primo monte di pietà viene fondato a Perugia nel 1462. o Monti frumentari: veniva prestato del grano ai contadini per la semina e il sostentamento. Essi furono approvati dalla Chiesa durante il V concilio lateranense con una bolla di Papa Leone X (nel 1515), che dichiarò legittimo il prestito a interesse. A seguito dell'inflazione e della seguente crisi, iniziano a nascere i primi banchi pubblici, come la Tavola di Palermo (1562), che svolse attività di tesoreria governativa e comunale, e la Tavola di Messina (1587); entrambi si possono considerare banchi di deposito e giro, che consistono nella seguente attività: i mercanti di una città depositavano presso il o Politica di monopolio. o Incentivazione della produzione interna per l'export. o Chiusura delle frontiere con dazi doganali tranne per le materie prime in entrata. In Inghilterra questa politica si manifesta con gli Atti di navigazione, stipulati fra il 1651 e il 1654: il parlamento inglese dominato dal ceto mercantile della gentry, che controlla la Camera dei Comuni, attua una politica a protezione del mercato inglese e a scapito delle altre. Questo periodo ha inizio negli anni 50' del 1600 sotto Cromwell, quando la Camera dei Lord viene abolita e l'Inghilterra è in una fase repubblicana durante la quale la politica estera è volta proprio all'abbattimento del potere commerciale olandese che in quel momento è ai suoi massimi. Finirà infatti quando, negli anni 70' del 1600, comincerà la fase di declino dei Paesi Bassi. Fondamentali le seguenti date: 1665-1667: Scontro con Carlo Il durante la restaurazione della monarchia e ripresa della guerra contro l'Olanda, che è costretta a cedere New Amsterdam agli inglesi. 1672-1674: Carlo II si allea con Luigi XIV che tenta l'invasione dell'Olanda (la quale sarà costretta a rompere le sue dighe per creare ostacoli col fango agli eserciti nemici). 1678: Pace di Nimega tra Province Unite e il Regno di Francia, la quale ottiene il controllo della Franca Contea e di alcune città fiamminghe, oltre alla contea di Hainaut. CAPITOLO VI La società di Antico Regime Con "società di Antico Regime" si intende un genere di società fortemente. gerarchizzata e fondata sul privilegio, premio diffuso non solo nell'élite della società ma anche nel mondo del lavoro - si gode di libertà nella misura in cui godo di un privilegio. Ora, nella società di Antico Regime l'individuo in sé esiste solo se concepito come membro di un ceto, gruppo o ordine (non a caso il primo nucleo fondamentale è la famiglia) ed è organizzata pertanto in ceti e ordini dove non è la ricchezza ad essere, come oggi, l'elemento discriminante - certamente è importante se si vuole passare da un rango sociale ad un altro, per esempio con l'acquisto di un titolo nobiliare. Gli elementi su cui la società di Antico Regime si fonda sono: NASCITA ONORE PRESTIGIO Chiaramente tale società va pensata ed elaborata secondo gli occhi di chi vi ha vissuto accanto e non con i nostri. Infatti, esiste un trattato del 1610 di Charles Loyseau, giurista, il quale scrive sulla società francese del suo tempo. In questa opera, egli concepisce tre ordini, tipici delle definizioni di eredità medievale: ● Gli oratores, coloro i quali sono dediti al culto e alla preghiera. ● I bellatores, coloro i quali combattono e sono nobili. ● I laboratores, coloro i quali lavorano. Nella sfera politica, sono i parlamenti, o meglio le assemblee di ordini e stati che contribuiscono a dare una definizione della società del tempo.. Facciamo alcuni esempi: In Spagna vi sono le cortes aragonesi e castigliane organizzate in tre camere diverse, una per ciascun rango sopracitato. In Inghilterra esiste un parlamento bicamerale composto dalla Camera dei Comuni e dalla Camera dei Lord. In Sicilia, come in Spagna, coesistono tre camere formate dal braccio militare, ecclesiastico e popolare, ultimo dei quali formati dagli esponenti delle comunità demaniali. In Francia sono presenti gli Stati Generali con tre camere, del clero, della nobiltà e del terzo stato, occupata da tutti coloro che comunque ricoprono posizioni elevate e non meramente il volgo come si potrebbe pensare. Ad esse vanno aggiunti dei parlamenti meglio definiti come corti di giustizia guidate dal ceto togato (esponenti di giustizia) che hanno per esempio il ruolo di bloccare gli editti del sovrano. Ora, queste assemblee parlamentari non vanno intese in termini di rappresentanza come viene fatto adesso, ma nei sensi di rappresentazione inquadrato nel contesto di uno stato giurisdizionale, e non liberale o costituzionale come oggi. Infine, quando utilizziamo il termine di "ceto" alludiamo alla sfera sociale, mentre se usiamo i termini "ordine" o "stati" alludiamo al piano giuridico. Queste assemblee avevano la funzione di esprimere il consenso alle politiche finanziarie dei sovrani, e venivano convocate in casi urgenti come le guerre o per raccogliere il denaro; venivano date le imposte in appalto a degli esterni che anticipavano le somme di cui lo stato aveva bisogno per finanziare le politiche militari, e poi erano loro che si rifacevano e che raccoglievano con gli appalti a livello locale le imposte che dovevano essere raccolte. Sappiamo anche che i sovrani potevano anche non convocarle queste assemblee di ordini stati e ceti, perché era un "do ut des" , noi cioè ti diamo un finanziamento però in cambio di qualcosa. È chiaro che fossero una sfilza di richieste di grazie, di favori, e qualche beneficio doveva essere concesso; ed ecco perché anche gli Stati Generali ad un certo punto non saranno più convocati in Francia, perché si preferirà evitarne la convocazione: l'ultima volta che vennero convocati fu nel 1714, dopo la morte di Enrico IV di Borbone, per essere poi convocati niente di meno che alla vigilia della Rivoluzione Francese. Pertanto, la funzione di queste assemblee di ordini stati e ceti, è quella innanzitutto di esprimere il consenso alle politiche finanziarie e quindi di votare il budget finanziario, per così dire, che i governi dovranno racimolare direttamente sui territori; però questo non è l'unico modo con il quale gli stati finanziano le guerre, ma anche tramite: la vendita delle cariche, la vendita degli uffici, la vendita dei titoli nobiliari, la vendita delle terre demaniali, che vengono venduti e infeudati, creando quindi nuove nobiltà che prima non c'erano e che ora si vengono a creare, e finanziano se stessi anche indebitandosi con le nascenti banche, dando vita al temuto debito pubblico. Nelle assemblee i ceti rappresentano sé stessi, non certo il popolo che li elegge. Ora, il Primo Stato è il Clero, il secondo è la Nobiltà e poi c'è questo Terzo Stato dove ci sono tutti coloro che non appartengono al clero e alla nobiltà, oppure altre assemblee; pensiamo al parlamento inglese, dove il concetto di terzo stato non esiste, ma dove esiste la camera dei comuni, oppure ancora la dieta imperiale, che è costituita da una élite di principi che elegge l'Imperatore; stesso dicasi per i parlamenti spagnoli, o in Sicilia dove ci sono i rappresentanti delle terre demaniali, ovvero delle terre che non sono infeudate e che appartengono al Sovrano. Quindi in Inghilterra è presente la camera dei feudatari e quella dei comuni, che rappresentano i territori. Inoltre, quando parliamo di clero e nobiltà, ma questo vale anche per il terzo stato, le linee di confine non sono poi così nette: infatti possiamo renderci conto che sia come giocare la partita su terreni e fronti diversi. Ci sono delle famiglie che costituiscono l'élite all'interno di uno stato, ma vale anche per la Sicilia, alla corte del viceré, e se guardiamo i nomi di questi personaggi, le famiglie in gioco sono quelle: se il feudo ha una trasmissione patrilineare, viene trasmesso al figlio maggiore maschio, oppure ci può essere anche la successione femminile in mancanza di eredi maschi; per quanto concerne tutti gli altri figli, essi vengono sistemati, ad esempio, inserendoli negli ordini cavallereschi, come l'Ordine di Malta, introducendo così i cadetti, ovvero i figli di famiglie nobili che non ereditano il titolo maggiore: i feudi. Si recupera così la vocazione militare, tipica del medioevo, che nell'età moderna si sta perdendo. Ma i cadetti vengono anche piazzati tra gli esponenti del clero, divenendo vescovo o arcivescovo, penetrando così all'interno di un ordine secolare, un ordine monastico, ovvero di un ordine regolare che dispone di una regola: si vedano i benedettini, francescani ecc. E poi c'è il clero secolare, che è il clero normale che dice messa nelle parrocchie: ma bisogna stare attenti all'importanza dei ruoli clericali, poiché essere parroco di una parrocchia di campagna non ha lo stesso peso di essere parroco di una parrocchia in un grande centro abitato, né tanto meno ha lo stesso peso di essere un vescovo: il clero è un ceto culturalmente elevato, e la Chiesa ha un potere di controllo sulle coscienze che può avvenire ad esempio attraverso le confessioni, sui comportamenti morali. Per fare un esempio, tutte le catastrofi dell'epoca preindustriale vengono inquadrate in nell'ottica dell'ira divina, ed il vescovo in simili occasioni emana degli editti per ripristinare i comportamenti moralmente adeguati: processioni, espiazioni pubbliche, non poter fare carnevale, e così la religione permea la società dell'epoca; ci vorrà il 700' e il progresso scientifico per poter dare a queste catastrofi naturali una spiegazione non legato all'ira divina. Questo non significa che gli scienziati dell'epoca non avessero delle intuizioni scientifiche per poter spiegare tali fenomeni, ma perché la scienza si laicizzi completamente bisognerà aspettare il XVIII secolo e l'illuminismo. Dunque non dobbiamo pensare a questo organigramma della società come uno schema che non dialoga, anche perché clero e nobiltà non sono separati: talvolta è la stessa nobiltà che assume incarichi religiosi, ma è chiaro che i modi di pensare di essere dei parroci e dei preti che stanno a contatto con i contadini sia più simile al popolo delle campagne o del mare. Per quanto concerne la nobiltà, anche lì vanno fatte delle distinzioni. Facile ad esempio è il caso spagnolo, dove vi sono i Grandes, i titolati, ovvero coloro che hanno i titoli maggiori di nobiltà e che rappresentano una sfera sicuramente diversa rispetto agli Hidalgos, che sarebbero la nobiltà minore o i Caballeros che sono la nobiltà media che si pone tra i Grandes e gli Hidalgos; ma molto spesso questi sono di rango inferiore. Infatti gli Hidalgos sono coloro i quali andranno in America e faranno fortuna I come Conquistadores. Ora, quando parliamo dell'aristocrazia dunque c'è una sfera, che è quella dei grandi, quella dei titolati, come i lord in Inghilterra, la grande aristocrazia, che sono principi, duchi, marchesi, conti e baroni. Nonostante godano tutti di particolari privilegi, però, all'interno esiste una scala gerarchica: ad esempio il rango di un principe non ha nulla a che vedere con quello di un semplice barone e anche li una cosa è essere il barone di un feudo che è soltanto terra, un'altra è essere barone di un feudo con popolazione, proprio perché si ha anche il controllo sugli uomini. Ciò significa che il feudatario su quegli uomini esercita un potere, quali tasse devono essere pagate e come, oppure imporre delle tariffe per l'uso del mulino, oltre alle giurisdizioni di natura fiscale, ma si hanno anche quelle di natura giudiziaria: seri mio vassallo e tu compi un reato sono io, il signore, che in prima istanza deve giudicare, malgrado non abbia la cultura giuridica adatta, ma posso nominare dei giuristi di mia fiducia, che per mio conto amministrano la giustizia nel mio feudo. Il principe, il duca o il marchese, all'interno della comunità del suo paese, magari abitava nella capitale, o alla corte, o magari vi costruisce i suoi palazzi, però magari ritornano da morti e si fanno seppellire nelle chiese dei loro paesi. Spesso infatti le famiglie nobiliari si fanno promotrici della costruzione di chiese ma della costruzione anche di edifici pubblici, e questo fornisce loro prestigio ed autorevolezza, all'interno della chiesa le famiglie nobiliari e mercantili o giuristi facevano la gara ad avere gli altari, le cappelle più belle, e dietro tali manifestazioni possiamo notare che c'è sempre il bisogno di marcare la propria autorevolezza, la propria presenza all'interno della comunità. Lo spazio fisico diventa espressione dello spazio sociale e di una serie di simboli che identificano quel nobile, quel mercante, quel giurista. Vi sono dei gesti, dei modi di vestire, delle manifestazioni fisiche che fanno parte di un codice di consuetudini rigoroso che deve adottare la nobiltà e che i mercanti o giuristi tendono ad imitare. La chiave interpretativa di questa età non è la ricchezza ma l'onore: ci sono nobili fortemente indebitati che per necessità si abbassano al rango inferiore per dare ossigeno alle finanze, o tramite il matrimonio i ceti mercantili o funzionari entrano nel mondo della nobiltà. In altri casi ci sono mercanti o funzionari che si comprano il titolo nobiliare. In Francia se si entra nel mondo nobiliare attraverso degli uffici fai parte della 'nobiltà di toga", che però è diversa dalla nobiltà di sangue, quella "nobiltà di spada"; la nobiltà di toga è una nobiltà "civica" con cui si è un funzionario dello stato, e tale nobiltà si pone come gradino intermedio tra il ceto mercantile e la nobiltà di spada. Ad esempio quando vengono convocati gli Stati Generali, la nobiltà di toga non viene messa nella nobiltà ma nel terzo stato. Ora, questa nobiltà di toga è composta da giuristi che presiedono le alte coorti di giustizia, ovvero i parlamenti, che vanno distinti dagli stati generali. La nobiltà di toga sarà proprio quelle che chiederà maggiori privilegi con la convocazione degli stati generali, e che quando vengono arrestati. accuseranno il re di processi ingiusti, arbitrari. Si vede come i giuristi abbiano un potere enorme, sono alte coorti di giustizia che tengono in mano il diritto e allo stesso tempo sono loro che ratificano gli editti del sovrano, sono loro (soprattutto i parlamentari di Parigi) a stabilire se gli editti sono conformi agli ordinamenti del regno. Il re che è anche un sovrano assoluto chiaramente non si fa sovrastare dai parlamentari, tant'è che esiste una cerimonia, la "lit de justice" con la quale si celebra la volontà assoluta del re. Quando ci sarà la Rivoluzione Francese sarà la nobiltà di toga che si mette di traverso rispetto alla politica finanziaria del ministro del re non ratificando l'editto, convocando gli Stati Generali e creando così lo scontro politico. Tutte le riforme fiscali devono passare sotto il consesso degli Stati Generali, e se con la fronda nel 1648 non riescono a far convocare gli Stati Generali, con la rivoluzione francese invece ci riusciranno. Ma com'è formato il terzo stato? Ci sono grandi giuristi e il resto di coloro che non sono nobili o ecclesiastici. Il terzo stato si contraddistingue per la sua varietà di membri. La nobiltà di toga, pagando la "paulette", può far ereditare il proprio ufficio. Questo fenomeno della venalità (compravendita delle cariche pubbliche e degli uffici è un fenomeno diffuso che riguarda ad esempio: la Spagna, l'Inghilterra (sebbene di meno) e la Sicilia (dove però si vendevano le cariche amministrative ma non giuridiche). Interessante il caso inglese: esiste la nobiltà dei pari d'Inghilterra, ovvero i "Lord che trovano espressione nella "Camera dei Lord", composta da clero e grandi notabili vicini al sovrano, e che rappresentano la parte più conservatrice; tanto è vero che quando ci sarà la rivoluzione inglese, che porterà alla nascita del commonwealth of England con a capo Oliver Cromwell, tale camera verrà eliminata insieme con la Camera stellata, che era una camera di giudizio molto privilegiata. Verrà lasciata soltanto la "Camera dei Comuni", , nella quale si accede secondo terra dove il padrone spesso ha la casa e che prende il nome di "riserva signorile". Poi, il signore, una parte di questa terra la divide in piccoli lotti, magari quelli più periferici, e di solito questi lotti sono quelli peggiori dove magari si coltiva a fatica e questi lotti li dà in concessione a dei contadini, e questa parte prende il nome di "pars massaricia", che è la parte dove generalmente i contadini coltivano quelle poche cose che gli bastano per l'autoconsumo. Questi contadini, per retaggio di epoca medievale, sono tenuti, in cambio di questi piccoli lotti di terra ricevuti, a prestare delle ore di lavoro gratuito, chiamate corvée. Questa condizione si chiama servaggio, e ha un'origine medievale che era presente anche nell'Europa occidentale. In età medievale questo sistema era diffuso in tutta Europa. Nel corso dei secoli il servaggio sparisce nell'Europa occidentale, quindi sparisce la servitù della gleba, mentre permane ancora nell'Europa orientale fino al '700 inoltrato: nell'Impero Asburgico, nella parte dell'area austriaca, soltanto con Giuseppe Il nell'ambito delle riforme dell'illuminismo, da un punto di vista formale, la servitù della gleba sarà abolita. In Prussia sarà abolita solo nel 1807 mentre in Russia nel 1861. La servitù della gleba quindi nell'Europa orientale è un dato che permane ed è di lungo periodo. Quando nel '500 viene chiesto più grano anche in Europa orientale a causa dell'incremento demografico, poiché il grano dell'Europa non basta per sfamare, l'incremento della produzione agricola nell'Europa orientale, in Polonia soprattutto, avviene attraverso un inasprimento del servaggio e i contadini vengono ancora più sfruttati a lavorare di più nella riserva signorile per produrre più grano. Questo incremento produttivo si determina a spese dei contadini con un ulteriore inasprimento della servitù della gleba. In Europa occidentale non si ricorre ormai più alla servitù della gleba di stampo medievale, ma nei secoli dell'età moderna si ricorre al contratto, cioè ad una gestione di tipo indiretto: non esiste più la gestione diretta nella pars dominica da parte dei servi della gleba che lavorano nella riserva signorile, ma si adottò il contratto. Il proprietario che ha la terra, ad esempio a titolo allodiale, o il feudatario che ne è possessore, affida ad altri la gestione della terra, quindi non la coltiva in maniera diretta ma ricorre a dei contratti e ricava un canone che sarebbe il corrispettivo dell'affitto che poi costituisce nell'insieme la sua rendita. Nel 500° c'è un incremento della produzione del grano e poiché la terra si avvalora i proprietari terrieri riescono a fare dei contratti per loro vantaggiosi, magari di 2/3 anni, e nel momento in cui devono rinnovare il contratto, se la situazione economica è vantaggiosa, aumentano il canone e in questo modo anche la loro rendita aumenta. Naturalmente chi paga un canone fisso è avvantaggiato dall'inflazione poiché paga sempre la stessa somma mentre, quelli che percepiscono una rendita fissa sono svantaggiati dall'inflazione poiché la rendita è sempre quella. Nella pratica i proprietari delle terre, mentre precedentemente facevano contratti magari più lunghi, adesso capiscono che la situazione è cambiata e riducono il periodo del contratto. Questi contratti che venivano fatti erano soprattutto di due tipologie: o Il contratto di affitto a breve termine: l'affittuario affitta il terreno ad un terzo e questo gestisce il terreno in proprio, pagando il canone generalmente in denaro e in questo modo chi è il proprietario della terra si garantisce una rendita fissa mentre chi gestisce la terra si prende in carico i rischi della gestione della terra poiché può andare bene come può andare male a causa della carestia o cattivo raccolto. o La mezzadria: il proprietario partecipa in parte alla gestione del terreno, nel senso che magari fornisce gli animali o il seme da seminare o gli attrezzi e il mezzadro che coltiva quel fondo, secondo come si sono messi d'accordo, e prende la metà del guadagno (contratto tipico delle masserie dell'Italia padana) o la colonia parziaria. Generalmente il mezzadro vive nella masseria con tutta la famiglia nelle tipiche cascine come quelle che si trovano in Toscana. Quindi la tipologia di famiglia è generalmente una famiglia allargata dove un po' tutti lavorano nella dimensione della cascina, a differenza del contadino del sud che vive nel paesello e da solo si sposta verso i campi per lavorare. Nell'Italia settentrionale, dove prevale la cascina, è presente la famiglia allargata con un sistema produttivo dove tutta la famiglia partecipa al lavoro, mentre nelle campagne, soprattutto dell'Italia meridionale, il sistema produttivo è di tipo diverso e anche l'habitat è diverso, non disperso nelle cascine ma concentrato nei villaggi, nei paeselli, e la famiglia è una famiglia nucleare e non patriarcale. Il mito della famiglia patriarcale In Sicilia deriva dalla Toscana dove è presente una fonte importantissima, che è il catasto fiorentino del 1427: molto studiato, è divenuto importantissimo perché riguarda Firenze e le sue campagne abbracciando il granducato di Toscana, e quando si studiò il catasto fiorentino, le famiglie che vennero fuori erano delle famiglie di tipo complesso poiché queste famiglie di tipo esteso erano legate al sistema produttivo che era la mezzadria, con le cascine in cui le famiglie vivevano insieme. Da qui la generalizzazione per cui la famiglia mediterranea è una famiglia patriarcale, ma quando si è iniziato a studiare le famiglie dell'area mediterranea ci si è accorti che questo non è per niente vero poiché la famiglia mediterranea è una famiglia nucleare con una media di due figli a coppia. • L'enfiteusi: è una concessione (non è una proprietà piena) a lungo termine o perpetua di piccoli appezzamenti di terra dietro pagamento di un canone chiamato censo. Tutto sommato la Pars Massaricia ci porta all'enfiteusi, cioè piccoli lotti concessi ai contadini, soltanto che nell'Europa orientale questi piccoli lotti vengono gestiti dai contadini, che però devono prestare le corvée al padrone divenendo quindi un modo servile, mentre nell'Europa occidentale non prestano più le corvée al padrone ma gli pagano il censo, ed ecco che viene fuori questo contratto. Anche molti feudatari o liberi proprietari terrieri, ma anche la Chiesa, conservano una parte della terra per sé e la danno in gestione in affitto, mentre quelle parti di terra che sono più brutte e disagiate le dividono in piccoli lotti e le danno i contadini. Queste concessioni potevano essere anche trasferite ai figli, con un impegno a coltivarle. Ad esempio a Castelvetrano queste terre date in enfiteusi erano usate per la viticoltura, e quindi i contadini le prendevano in gestione pagando un censo simbolico che non aveva più alcun valore economico, ma di fatto destinavano queste terre all'autoconsumo e non erano obbligati in linea di principio, anche se troviamo alcune forme di corvée; ad una servitù della gleba, quindi, il proprietario mantiene la proprietà eminente e cede il dominio utile della terra e questo è un modo per creare una piccola proprietà contadina. Generalmente le enfiteusi sono legate alla Chiesa perché la proprietà della Chiesa, frutto di donazioni è inalienabile e non può essere venduta, e la Chiesa, piuttosto che lasciare questi terreni incolti, li dà in gestione ai contadini in cambio di un censo. La terra in Sicilia era quasi per la totalità nelle mani della nobiltà, quindi era feudo, oppure era nelle mani della Chiesa. Tutte le grandi abbazie nei territori della Sicilia avevano chiaramente le terre attorno. Generalmente i feudatari siciliani non coltivavano in proprio la terra (rientravano nel modello dell'Europa orientale, non nel modello occidentale) e la davano in gestione ai gabellotti, che non erano dei coltivatori ma degli intermediari che prendevano in gestione la terra e la subaffittavano a massari e borgesi, guadagnandoci. Essi pagavano un canone al feudatario, e neanche ci entravano nella terra, mentre borgesi e massari lavoravano la terra, e pagavano un affitto in denaro e in natura ai gabellotti secondo un contratto detto terraggio. Era un contratto particolare, perché non era in proporzione al raccolto ma alla superficie, per cui se raccoglievi poco o molto sempre lo stesso affitto bisognava pagare, con la differenza che in tempi di carestia il prezzo del grano aumentava, e il gabellotto ci guadagnava perché anche se il terraggiere aveva raccolto poco doveva pagare sempre lo stesso affitto, ma il gabellotto pagava all'affittuario (feudatario) sempre lo stesso canone, ma ci guadagnava perché rivendeva il poco grano che si raccoglieva a prezzi più elevati. Nelle campagne siciliane il gabellotto è una figura centrale, sebbene non sia un coltivatore diretto ma un intermediario che lucra e si arricchisce alle spalle di borgesi, massari e terraggeri che effettivamente gestivano la terra, mentre dall'altra parte alla nobiltà non gli importava nulla dal momento che percepivano sempre lo stesso affitto. Nel 660', tuttavia, anche gli stessi gabellotti entreranno in crisi, perché per un susseguirsi di cattivi raccolti e carestie, ed essendoci raccolti troppo scarsi, non riusciranno più a lucrare come prima. ENCLOSURES In Inghilterra ci sono le Common Lands che sono le terre comuni, le terre che appartenevano a tutti gli abitanti e venivano gestite in comune. Distinguiamo le terre demaniali e le terre comuni. Le Common Lands sono le terre comuni che appartengono a tutti e che vengono destinate agli usi civici, ad esempio pascoli, ruscelli, boschi dove si può praticare caccia, pesca, ma anche legna. Poi ci sono le Open Fields, dei campi aperti, indivisi, che sono proprietà privata e non comune. Le Common Lands sono terre comuni, del villaggio, mentre le Open Fields appartengono a privati, e sono di fatto private. Però, questi campi che sono aperti, sono delle strisce di terra che si intersecano tra loro e possono appartenere a diversi proprietari. Si tratta di piccoli lotti di terra che sono proprietà privata ma che appartengono a più proprietari in maniera confusa, mescolata. I lotti sono talmente piccoli che non è conveniente coltivarli in modo autonomo. Essi vengono infatti usati in modo collettivo, in comune, per una questione di vantaggio. Sia sulle Common Lands che sulle Open Fields gli abitanti possono esercitare dei diritti consuetudinari, diritti che risalgono all'età medievale. Però chiariamo che le Open Fields sono proprietà private, anche se i contadini possono accedervi e si tratta di lotti numerati: l'unico modo di farli fruttare è una coltivazione collettiva in modo assolutamente tradizionale, con buoi ed aratro. Condizionano inoltre il paesaggio e la campagna dell'Inghilterra. Ma ecco a un certo punto cosa accade: ecco il fenomeno delle Enclosures, che si sviluppa in Inghilterra nel corso del 500', ossia delle recinzioni vere e proprie dei campi che vengono recintati. Troviamo delle recinzioni sia nell'ambito delle Open Fields che delle Common Lands, ma in tal caso si tratta di abuso e usurpazione. Il fenomeno delle enclosures va connesso con le Open Fields che erano di proprietà privata. A un certo punto i privati si mettono d'accordo, compattano le strisce di terra sparse sul territorio e le unificano e le recintano, facendole diventare proprietà private a tutti gli effetti. CAPITOLO VIII La rivoluzione agronomica Nel corso del 600', in Europa, si assiste in alcune aree delle sperimentazioni in campo agricolo che si riveleranno essere cambiamenti piuttosto evidenti soprattutto durante il 700', e in particolare in alcune aree del nord Europa; però ciò non significa che altre aree siano escluse da queste pratiche, in modo particolare da quella che noi chiamiamo " rivoluzione agronomica" perché per esempio troviamo queste pratiche in alcune aree della pianura padana già nel corso del 600', stesso dicasi nell'area olandese. Ecco che si giunge alla rivoluzione agronomica: si parla di "rivoluzione" perché sicuramente rappresenta un cambiamento importante, epocale e per così dire irreversibile, strutturale e non più contingente, legato alla congiuntura ma cominciano ad essere effettuati dei cambiamenti che ristrutturano il modo di coltivare e produrre in campo agricolo. Questa è una rivoluzione agronomica nel senso che tutto quello di cui noi parliamo non deriva dal fatto che si utilizzino dei macchinari nuovi che vengono introdotti nel mondo dell'agricoltura ma è proprio un fatto agronomico, cioè di tecniche agricole che prescindono dall'introduzione di macchinari o di innovazioni tecnologiche, è un fatto di gestione diversa del ciclo produttivo (in questo senso "agronomica" e non tecnologica). Abbiamo visto la rotazione triennale con le tre diverse zone di coltivazione; ma adesso il campo viene diviso in quattro zone con una rotazione che avviene nel triennio, e vengono coltivati cereali, legumi, rape e trifoglio; la cosa interessante è proprio l'introduzione di queste piante che vengono chiamate foraggere (rape, trifoglio) che possono essere utilizzare come nutrimento per gli animali e dunque c'è un vantaggio: agricoltura e allevamento non sono più in contrasto tra loro ma si integrano. La rotazione quadriennale è collegata in Inghilterra ad una località in particolare, quella di Norfolk, dove viene introdotta nel XVIII secolo e che può fare a meno del maggese (quadrato di terra a riposo che generalmente veniva utilizzata per il pascolo). Adesso non c'è più bisogno del maggese perché l'introduzione delle piante foraggere (rapa, quadrifoglio, erba medica) lo sostituisce; queste inoltre hanno la proprietà di arricchire di sostanze chimiche il terreno, non lo sfruttano ed impoveriscono ma anzi al contrario lo arricchiscono fissando l'azoto al suolo e reintegrando la fertilità del terreno consentendogli più rapidamente di riprendersi senza che ci siano dei tempi morti (nel senso di tempi in cui il suolo debba essere lasciato a riposo senza che lo si possa coltivare). Inoltre rape, patate e barbabietole sono piante che permettono di liberare il suolo da erbe infestanti, e in tal modo si ha una perfetta integrazione tra agricoltura e allevamento. Inoltre, l'allevamento consente di disporre non soltanto l'allevamento delle pecore, non solo ovini ma anche bovini, e consente di potere disporre di altri elementi per l'alimentazione: infatti da tali animali si producono latte e tutti i suoi derivati caseari (formaggi), e questo è un notevole aiuto per l'alimentazione anche in relazione ad una popolazione che è in crescita. In questi cicli che riguardano la popolazione, il 500' è un secolo di crescita, il 600' è un secolo di stagnazione generica (nella produzione agricola, nei commerci, nella produzione manifatturiera, considerando però anche il fatto che le velocità di produzione europea non sono standardizzate dappertutto, come ad esempio l'Olanda del 600 che approfitta della crisi dei tradizionali protagonisti), il 700' invece sarà di nuovo un secolo favorevole, quello che per l'Inghilterra sarà il secolo della Rivoluzione Industriale. Infatti, tutto ciò che stiamo analizzando come rivoluzione agronomica saranno pre-requisiti della rivoluzione industriale, cioè tutti i fattori che preparano alla rivoluzione industriale. Un altro fattore positivo relativo alla nuova tipologia di coltivazione è la presenza di concimi naturali dovuti alla presenza di bestiame; tali concimi rendono i terreni più fertili già tali per l'uso delle piante foraggere che non li impoveriscono: chiaramente i concimi naturali ottimizzano le condizioni dei terreni e rappresentano un ulteriore elemento di incremento della fertilità e della produttività del suolo. In centro-settentrionale. Cosa si produceva? Si producevano soprattutto tessuti di lana, di lino, dei fustagni e poi anche la seta. Considerate che la produzione della seta per esempio era una produzione particolarmente vivace anche in Sicilia nell'area di Messina che era legata alla coltivazione della pianta del gelso perchè il baco di seta si nutre delle piante del gelso, quindi là dove c'è la produzione di seta generalmente c'è anche la produzione del gelso. Per un certo periodo si produsse anche in Sicilia nell'area messinese dei tessuti di seta, poi sempre più questa produzione cominciò ad entrare in crisi e cominciò dalla Sicilia ad esportare la seta grezza oppure dei semilavorati: questo tipo di economia è un'economia tipica del sottosviluppo cioè un paese che sul piano produttivo esporta materia prima ed importa invece prodotti finiti, ed è un paese sottosviluppato perché non ha un tessuto produttivo al suo interno che gli consente di produrre da sé i propri e di lavorare le proprie materie. E questo tipo di produzione, cioè quella legata alle Fiandre e all'Italia centro settentrionale, è una produzione legata al mondo urbano, un mondo di piccole città, di tante città; lo abbiamo visto anche quando abbiamo fatto la rivolta dei Paesi Bassi come quest'area sia vivace, piena di comunità urbane, gelose delle proprie autonomie, dei propri privilegi e gelose delle proprie consuetudini, è così anche un po' l'area dell'Italia centro-settentrionale. Bruges, Gand, Firenze, Milano, Como. Anche vicino Firenze, Prato era una città molto importante. Quindi una produzione notevole, una produzione non legata all'autoconsumo ma una produzione destinata all'esportazione e soprattutto destinata ad un mercato di lusso. Ecco in Italia, Milano è il maggiore centro di produzione della seta ma anche altre città come Como, Cremona, Pavia, Venezia, Napoli, Messina e la stessa Palermo, mentre il settore della lana era più sviluppato a Bergamo, Firenze e Venezia. Questi centri tessili dell'Italia furono un po' danneggiate all'inizio del 500' dalla guerra perché nel momento in cui l'Italia tra la fine del 400' e gli inizi del 500° divenne oggetto della contesa tra la Francia e la Spagna (le guerre d'Italia) che insomma di fatto videro tanto l'Italia centrale quanto sul regno di Napoli come Carlo VIII e poi via via nell'età di Carlo V, di Francesco I; diciamo che la pace si realizzò in maniera ferma e decisa soltanto nel 1559 con la pace di Cateau-Cambresis. Quest'Italia fu messa a ferro e fuoco da tutte le guerre, da tutti questi eserciti che la percorrevano; ecco infatti che gli anni. 20' per la Lombardia furono disastrosi. Considerate che il Ducato di Milano è oggetto di questa contesa, poi a partire dagli anni 30 del 500' a Milano si stabilizzeranno gli spagnoli, quindi Milano sarà a tutti gli effetti spagnola e lo rimarrà ancora nel 600'. Milano farà parte di questa compagine dell'Italia spagnola insieme a Napoli, alla Sicilia e alla Sardegna. Però malgrado questa battuta d'arresto in questo periodo, l'Italia riesce comunque a riprendersi, ha una congiuntura favorevole, che è quella cinquecentesca, è quello che gli storici di economia chiamano "L'estate di San Martino dell'economia italiana". Tra gli anni 40' e 60° Toscana e Lombardia avevano recuperato tutto il loro prestigio sebbene però in questa ripresa economica erano già presenti i "germi" di quella che sarà poi la futura decadenza. Come lo sviluppo non è improvviso, questa crescita, questo exploit non nasce dal nulla ma è preparato prima, anche la decadenza non è improvvisa, non si cade nel baratro all'improvviso - questo cadere nel baratro è anche preparato. C'è una lunga rincorsa per quanto riguarda l'exploit ma al tempo stesso anche in questa ripresa ci sono già i germi di quella che sarà poi la decadenza, che ci aiutano a capire perché l'Italia decade ad un certo punto, perché la produzione italiana decade nel periodo successivo. Le manifatture italiane, quando parliamo di tali manifatture come quelle delle Fiandre (la decadenza delle Fiandre ce la spieghiamo con la rivolta dei Paesi Bassi, il fatto che poi cade Anversa e tutto si trasferisce ad Amsterdam, si trasferisce nelle sette province unite e quindi in Olanda ) erano delle manifatture urbane, legate al mondo cittadino, al mondo urbano, e si caratterizzano perché erano rimaste fedeli al prodotto di qualità (il "made in Italy"), già da allora si può parlare di made in Italy perché poi alla fine queste manifatture erano talmente pregiate, talmente prestigiose che di fatto la clientela era una clientela di lusso - quella delle corti, del mondo dell'alta aristocrazia, e la grande manifattura italiana era una manifattura di lusso che garantiva un prodotto di alta qualità, però anche visto che la qualità era elevata anche i prezzi erano elevati, ed essi erano elevati non soltanto per le materie prime pregiate ma erano questi prezzi del prodotto finito erano elevati anche perché il lavoro costava, cioè i costi del lavoro erano dei costi elevati. Quindi: manifatture di pregio, una standardizzazione qualitativa e un controllo della qualità elevato, utilizzazione di una manodopera salariata capace di fare il proprio lavoro, altamente specializzata e dunque questa manodopera la devi pagare anche bene perché ti garantisce un lavoro, un prodotto finito di alta qualità. Alta qualità significa prezzi elevati sul mercato, questi prezzi elevati sul mercato sono elevati anche perché c'è una standardizzazione qualitativa elevata ma c'è anche un costo del lavoro elevato, questi alti costi di produzione alla fine finirono con l'essere anche il "punctum dolens", ricordate quella frase che abbiamo visto per la rifeudalizzazione, il punctum dolens cioè l'elemento di fragilità perché di fatto i prodotti italiani furono oggetti di una concorrenza spietate di altri prodotti che intanto cominciarono ad arrivare sul mercato non soltanto internazionale ma cominciarono a penetrare a prezzi concorrenziali anche sul mercato nazionale, mettendo in difficoltà il prodotto italiano (made in Italy diremmo noi oggi) che però rispondeva a dei criteri qualitativamente fortemente standardizzati (come se noi volessimo oggi paragonare il made in Italy di oggi, dell'alta moda, dove c'è qualità, inventiva con i prodotti di imitazione). Cominciano ad arrivare tessuti più a buon mercato, sul mercato internazionale, adesso vedremo quali, come e perché. La produzione italiana, la produzione artigianale è una produzione di alta qualità che è tale perché c'è il controllo molto forte da parte delle corporazioni. La produzione italiana era una produzione essenzialmente urbana, artigianale, controllata dalle corporazioni il cui potere era molto forte ed erano proprio le corporazioni che garantivano il processo qualitativo elevato, lo standard elevato della produzione italiana garantito dalle corporazioni ma le corporazioni furono ad un certo punto accusate con il loro controllo di tenere troppo alto il costo del lavoro, e dunque poi alla fine del prodotto finito, cioè di "ingessare" per una serie di motivi che adesso vedremo nel dettaglio la produzione italiana rendendola meno elastica, meno permeabile a trasformazioni anche strutturali che invece altrove, per esempio l'Inghilterra, si andavano compiendo perché il sistema era più permeabile, meno strutturato, più elastico. Mentre invece il sistema produttivo italiano era rigido e quindi questa rigidità di fondo nelle relazioni alle quali le corporazioni giocarono un ruolo importante, che garantiva un lavoro altamente qualificato, una manodopera qualificata, ma che finì poi con una serie di vincoli e limiti imposti a rendere il sistema meno elastico e ad un certo punto ad essere sopraffatto dalla concorrenza di prodotti di minore qualità, livello che però era ad un prezzo più competitivo, al quale inevitabilmente il mercato internazionale e "nazionale" anche (all'interno della penisola perché l'Italia non era ancora una nazione) si apre. Le corporazioni garantiscono manodopera altamente specializzata, alti salari e quindi controllano il mercato del lavoro e elevati costi di produzione, rigidità della produzione e tendenza al monopolio, questi sono alcuni elementi strutturali che vincolano la produzione italiana, soprattutto dell'Italia centro- ettentrionale. Le corporazioni operano a livello urbano ma questo controllo corporativo era presente anche nell'area delle Fiandre, che invece è assente in Inghilterra, dove si svilupperà una forma di produzione manifatturiera che non è nelle città ma nelle campagne e che è svincolata dal controllo corporativo. Cosa sono le corporazioni? Le corporazioni sono associazioni di mestiere riconosciute dallo stato, che quindi hanno un loro impianto legale (non si possono paragonare con i Sindacati perché li siamo nell'ottocento) che regolamentano i diversi mestieri che sono un po' presenti in Europa, soprattutto negli ambienti cittadini, urbani non nelle campagne, nelle aree agricole. Nascono da patti associativi, giurati tra individui che esercitano lo stesso mestiere per cui si mettono insieme, si danno degli statuti, delle regole, si regolamentano. Hanno, proprio perché sono associazioni di lavoratori che praticano lo stesso mestiere e ci sono degli interessi comuni anche da tutelare, dei vincoli: soltanto chi è membro della corporazione può svolgere determinati mestieri, sono invasive nel senso che se tu non fai parte della corporazione sei un po' bandito, o ci entri o ci entri. Sono dei modi di tutela, di gestione, di controllo del lavoro, di fatto attraverso le corporazioni passa l'organizzazione del lavoro nelle società preindustriali. Rinviano all'universo urbano preindustriale al mondo delle piccole officine, delle botteghe dove ci sono il maestro, i gregari, gli apprendisti che fanno dei contratti individuali con il maestro della bottega e vanno li per apprendere il mestiere o per lavorare, nel momento in cui apprendono questo mestiere possono essere reclutati come manodopera salariata e ben pagata, perché sanno fare bene il loro mestiere, cioè lavorano bene, una manodopera che si è formata. Nella bottega artigiana (a volte) il maestro li ospita a casa, dipende dai contratti perché questi contratti passano dai notai e studiando la documentazione notarile possiamo recuperare questo tipo di attività; ma ci sono anche degli statuti, gli ordinamenti che queste corporazioni si sono date. Gli statuti sono molto importanti poiché regolamentano un po' i comportamenti, i doveri reciproci, gli obblighi comuni. E la stessa corporazione che si dà al suo interno i regolamenti, per cui tutti coloro che entrano all'interno della corporazione e che svolgono lo stesso mestiere automaticamente condividono gli stessi doveri e gli stessi obblighi: ● Tutela dell'uguaglianza economica dei membri. ● Non danneggiare gli altri, non sottrarsi in manodopera. ● Non introdurre innovazioni che possono danneggiare gli altri: questo sarà uno degli elementi su cui si fonderà una critica nei confronti delle corporazioni nel Settecento, in un' epoca in cui non esiste più il monopolio e lo si vuole superare (monopolio-mercantilismo- controllo oppressivo dello stato), è invece un epoca in cui cominciano a circolare le idee della libertà di commercio, libertà produttiva in cui i vincoli dello stato cominciano ad essere un po' meno pressanti, ecco che le corporazioni saranno soppresse, in particolare nel Settecento. ● Monopolio della produzione tra gli associati: questi rappresentano il "punctum dolens" che poi rende rigido il sistema. Nel momento in cui a Venezia se tu produci il vetro soffiato e sei geloso delle tue tecniche e non le vuoi fare uscire fuori, e accogli lo straniero che ti porta delle tecniche assunte altrove però lo accogli solo perché ti porta delle tecniche perchè altrimenti ti ruba il lavoro (per dirla in termini poveri). C'è una gelosia della propria tecnologia, delle proprie attività, tecniche, del proprio modo di lavorare e se accogli lo straniero lo accogli solo perché ne puoi avere un beneficio, che altrimenti ti chiudi e non vuoi che le tue tecniche vadano a finire altrove perché temi la concorrenza degli altri. ● Il corrispondente delle corporazioni dal punto di vista religioso sono le confraternite, la fratellanza spirituale, il venire in aiuto, che significa anche il prendersi cura delle vedove, delle orfane e magari anche dotarle, raccogliere del denaro per dotare; chi vive in città purtroppo ormai queste cose si sono perse (poi in una città grande come quella di Palermo figuriamoci), ma nei piccoli centri, ancora questa organizzazione fraternale è molto forte, molto sentita ed è poi quella che trova espressione nello spazio fisico soprattutto nel momento delle processioni del santo, negli altari tanto nel cerimoniale delle processioni o nelle cerimonie religiose, li si vede quanto vali. ● Controllo dell'accesso al mestiere dell'apprendistato, quindi una struttura fortemente gerarchizzata all'interno. ● Controllo dell'immigrazione e della manodopera straniera. ● Modalità nello svolgimento del lavoro. ● Controllo della qualità. Quindi elementi anche di positività, cioè elementi che hanno fatto grande l’ Italia, la produzione delle manifatture soprattutto dell'Italia centro settentrionale ma anche nelle Fiandre funzionava così, ma che poi ad un certo punto visto che questo sistema non era elastico strutturalmente e permeabile è chiaro che ne hanno determinato la rovina interna, strutturale. Durante questa estate di San Martino in cui l'economia italiana si riprende questa economia si riprende secondo le stesse caratteristiche modalità del passato, cioè non viene in mente a nessuno di aprire il sistema verso altre modalità, ecco qui il comportamento verso i clienti, verso i dipendenti, e ancora quella tendenza al monopolio. È un sistema che non è più permeabile, che non è elastico, che non consente, strutturalmente chiuso in quelle modalità e che non consente di attuare quelle innovazioni non solo tecnologiche ma anche proprio metodologiche, come metodo di lavoro e tecnologia che possono aprire verso l'innovazione, verso un sistema più aperto. Le enclosures sono un fenomeno addirittura che risale all'età medievale, però noi lo vediamo come fenomeno macroscopico soprattutto a partire dal 500, il che non significa che prima non c'era. Con le enclosures abbiamo detto che si avvantaggia soprattutto la gentry, questi campi nel 500' e ancora una buona parte del 600° vengono destinati all'allevamento delle pecore, tale allevamento significa lana, ottima lana inglese, cioè questa lana inglese è di ottima qualità che fa concorrenza alla lana spagnola, alle pecore "merinos". Prima questa lana inglese di ottima qualità veniva esportata grezza soprattutto nelle Fiandre e in Italia dove nelle botteghe artigiane veniva lavorata seguendo quegli standard di cui abbiamo parlato. Questa produzione inglese era una produzione assolutamente arretrata e comunque un po' si produceva anche in Inghilterra, però gli inglesi cominciarono a produrre dei pannilana grezzi, "pezze di lana", che cominciano ad arrivare come non soltanto lana grezza, quindi la maggior parte viene esportata come lana grezza ma una piccola quantità già nel corso del 500° comincia ad essere lavorata in Inghilterra. Ma queste pezze di lana sono rozze come se voi aveste degli stracci, non erano finite e non erano lavorate, però cominciano già negli anni 7o del 500' a trovarsi nei porti italiani registrate e portate delle navi. cominciano a circolare ma chiaramente in misura ridotta ma cominciano o comparire, poi nel Settecento questa produzione aumenterà. Gli inglesi non sono capaci di lavorare queste pezze di lana in maniera autonoma ma je lavorano in maniera parziale, fanno queste pezze di lana grezza e poi arrivano gli olandesi ("'Olanda del 600') che se le comprano, le lavorano, le colorano, fanno le ultime operazioni di rifinitura, di coloritura e le immettono sul mercato a prezzi più vantaggiosi; sono quelle che si chiamano le "new draperies", non sono altro che questi panni di lana semilavorati, un po' grezzi e rozzi importati dall'inghilterra, loro li definiscono e li rimettono nel mercato guadagnando molto di più e l'Inghilterra sta ancora lì a guardare. Dovete contare che il grande exploit dell'Inghilterra avverrà dopo la rivoluzione inglese quindi, considerate che la prima rivoluzione inglese (Carlo I viene decapitato nel 1649 e poi c'è l'età di Cromwell e nel 1660 l'età di Carlo It, quello della restaurazione della monarchia dopo l'esperienza del Commonwealth, poi c'è la seconda rivoluzione gloriosa nel 1688, quella che porta sul trono d'Inghilterra Guglielmo III d'Orange, lo statolder d'Olanda che aveva sposato una in modo particolare la peste.Per quanto riguarda le carestie c'è stato un certo periodo storico, a cui le storiografie hanno dato una particolare importanza, in cui le carestie venivano considerate come la causa primaria di mortalità catastrofica, il prezzo del grano veniva utilizzato come barometro per capire la pesantezza della crisi (il prezzo aumenta se diminuisce la quantità di grano vendibile) Se confrontiamo i dati delle oscillazioni del prezzo del grano con le oscillazioni della popolazione notiamo vi è una certa corrispondenza. D'altra parte le crisi dell'antico regime sono principalmente delle crisi di sussistenza cioè: nelle economie preindustriali, che sono delle economie agricole, la crisi è di sussistenza ovvero mancanza di risorse, soprattutto cibo. Le carestie sono ricorrenti una particolarmente rilevante colpisce la Sicilia nel 1590 con il crollo della produzione di grano siciliano (la Sicilia era considerata il granaio d'Europa) con conseguente impossibilità di esportazione, così l'Europa dovrà ricorrere a grani provenienti dalla Polonia, dalla Russia, Turchia. Un altro periodo di grande crisi è nella fine degli anni 20 del 600'. Gli storici della demografia notano però che non si muore tanto per fame nell'antico regime ma dalle malattie in modo particolare dalla peste, il principale distruttore delle eccedenze demografiche. Cosa importante non confondete MAI peste e carestie NON sono collegate. Ma è vero che se si uniscono entrambe la situazione diventa particolarmente ingestibile essendo che la denutrizione rende il corpo più debole e meno preparato a fronteggiare la malattia. ● I fase 1522-1530; 1575-1603 (Sicilia, 1575), da cui la Sicilia è uscita grazie all'intervento di un medico strepitoso, Giovanni Filippo Ingrassia. ● II fase 1618-1648 (Sicilia; 1625 (santa rosalia); Londra 1625; Italia sett. 1630/31 (Manzoni) ● III fase 1650-1668 (Londra; 1665 e incendio 1666, Italia ultima ondata 1656) Nel 1654 c'è la peste in Sicilia ma non arriva a Palermo perché si riescono a introdurre una serie di procedure sul fronte esterno per cui grazie ad un cordone molto robusto la peste non entra in città. Però colpisce altre aree dell'Europa: per esempio l'Inghilterra 1655-1656 dove siamo nel pieno della restaurazione, nel passaggio tra la prima e la seconda Rivoluzione Inglese (ormai l'età di Cromwell è passata). Durante la Restaurazione parlamentare c'è l'incendio di Londra che brucia tutto quello che c'è e la città verrà poi ricostruita con delle tecniche nuove. Le case saranno costruite in mattoni piuttosto che di legno e questo sarà un elemento importante come presidio della diffusione della peste. Poi c'è l'ultima ondata quella del 700: Marsiglia 1720 Mosca 1770. Dopodiché la peste scompare dall' Europa. Ancora oggi ci sono delle microzone dove la peste è ancora presente a livello endemico non epidemico. Che cosa è la peste? I medici dell'epoca non lo sapevano. Oggi sappiamo che si trasmetteva tramite un bacillo trasmesso dalle pulci che vivevano nel topo asiatico. Quindi la peste aveva origine asiatica e arrivava attraverso le navi, gli eserciti e le merci. L'esercito soprattutto era un elemento di propagazione. Nelle stive delle navi c'erano le merci e anche i topi e in questo topo nero asiatico si insidiavano le pulci. Quando le merci sbarcavano, sbarcavano anche i topi e spesso capitava che negli equipaggi qualcuno si infettava. Infatti, in un ambiente ristretto come una galera o un galeone la peste si diffondeva con facilità. Dunque, i porti erano luoghi sensibili alla diffusione. A volte si utilizzava la peste dal punto di vista politico, i governi potevano trarre vantaggio dal fatto che il loro nemico era in una situazione di difficoltà. Però in generale c'era una certa solidarietà tra gli Stati, per cui quando si sapeva che c'era una imbarcazione, ad esempio, nel Mediterraneo, che girovagava con dei casi di peste, c'era una sorta di tam-tam e si cercava di bloccare la nave in qualche porto per evitare la diffusione. Ad esempio, la peste del 1575 a Palermo pare sia stata diffusa da un marinaio sceso da un'imbarcazione che era stato da una meretrice ed era rimasto contagiato. La peste è di tre tipi. C'è la peste bubbonica che è quella più diffusa e si presenta con le pustole. La peste bubbonica è quella più diffusa nel 500 ma è una forma dalla quale si può guarire, cioè la mortalità non è al 100%. Ricordiamo che comunque nel 500 malgrado la peste la popolazione cresce. Poi c'è un altro tipo di peste quella polmonare, e poi c'è la peste SETICENTE che prende i polmoni e le vie respiratorie e qui la mortalità è al 100%. E quella più violenta, più letale. Mostra immagine: vedete qui ci sono i medici della peste che indossavano un manto cerato perché si pensava che gli atomi del virus veicolassero attraverso l'aria e che si attaccassero al corpo e dunque i medici intuirono che il mantello cerato facesse scorrere via questi atomi. (molti medici durante il periodo della peste morirono e molti fuggirono). In realtà questo mantello proteggeva solo dalle pulci. I medici osservando il fenomeno della peste si ponevano delle domande e cercavano soluzioni. Quindi nell'immagine possiamo vedere che avevano una bacchetta e i guanti per evitare il contatto e poi una maschera per coprire il volto e che questa maschera aveva un becco dove all'interno venivano inserite sostanze aromatiche che si pensava potessero proteggere le vie respiratorie. Secondo le fonti di Filippo Ingrassia del 1550 a Palermo queste erbe avevano un mercato e venivano vendute sotto forma di palle anche per gli ambienti. Si pensava potessero purificare l'aria e gli ambienti. In questo periodo comincia l'attenzioni per gli ambienti si capisce che dovevano essere aperti, aerati per evitare il contagio e che si doveva prestare attenzione sia all'interno delle case che all'habitat esterno. Si dovevano attenzionare le paludi, le acque stagnanti e le immondizie e nelle città si cominciano a costruire le reti fognarie. A Napoli si costruisce la prima rete fognaria. Si comincia dai palazzi della nobiltà naturalmente. Ne fa un resoconto Filippo Ingrassia che quando ritorna a Palermo scrive le sue considerazioni riguardanti la necessità di mantenere l'habitat. Le cause principali del diffondersi sella pesta venivano individuate nel cielo nella religione: la peste come castigo di Dio. Oppure si individuava una causa politica: la peste manufatta cioè diffusa in modo intenzionale. Questa motivazione è esclusa da Filippo Ingrassia che essendo medico era un uomo molto prudente rifiutava di attribuire la diffusione della peste al diavolo, agli ebrei o agli stranieri. Eppure durante la peste del 1624 un ebreo viene messo in stato d'accusa per aver diffuso la peste. Manzoni che scrive nell'800' della peste manufatta e ne parla ampiamente e quindi l'idea che la peste fosse causata per fini politici e religiosi era molto diffusa a volta come propaganda politica. Anche Girolamo Fracastoro 1566 scrive un'opera importante dove si esaminano le cause del contagio e pensano che sia di origine miasmatica, capiscono l'importanza del contagio e ne esaminano le modalità attraverso le pustole o attraverso il contatto con il materiale infetto. (le mani, le porte). Allora c'erano le pergamene (pelli di animali trattate) e quindi questi fogli dovevano essere disinfettati. Anche tutto ciò che era peloso: lana, piume d'oca veniva considerato pericoloso e quindi disinfettato. Ad esempio, come abbiamo detto anche i vestiti e i letti dei malati di peste venivano bruciati mentre le case venivano barreggiate e le porte inchiodate con assi di legno. I malati venivano trasferiti nei lazzaretti che erano dei luoghi dove venivano curati mentre gli altri membri della famiglia non ancora contagiati venivano isolati e posti in quarantena. A Palermo, ad esempio, nel 1575 il Borgo di Santa Lucia, (zona del porto che ospitava le truppe spagnole) grazie alla richiesta del medico Filippo Ingrassia, diventa un luogo di quarantena per il popolo. I nobili potevano invece rimanere nelle loro case. Il popolo, generalmente, viveva in case di una sola stanza, in cui si faceva tutto, si mangiava, si dormiva, ecc. Dormivano in letti di paglia e quindi con le pulci. Loro non sapevano che erano le pulci e i topi a far veicolare la peste. Quindi a Palermo grazie a questo provvedimento si riuscirono a limitare i danni della peste; diversamente accade a Milano dove scoppia la peste di San Carlo di cui parlerà Manzoni. RIMEDI CONTRO LA PESTE: I magistrati di sanità: (l'Italia è molto all'avanguardia nel mettere in campo delle misure contro la peste, una sorta di laboratorio), molte tecniche vengono elaborate in Italia e poi trasferite in altri luoghi. Si lavorava nel fronte interno e sul fronte esterno delle città, Si cercava di salvaguardare le frontiere di un paese o i confini delle città con sorveglianza alle porte, ad esempio. Ingrassia riferisce che a Palermo era stato era stato istallato un accurato sistema di controllo delle porte di accesso alla città. Però, malgrado il controllo le entrate e le uscite dalla città avvenivano ugualmente(contrabbando) perché le guardie giocavano a "picchetto", un gioco di carte, di origine spagnola. Ingrassia scrive che il destino di una città era nelle mani di imbecilli che invece di controllare le porte della città giocavano. Oltre alla creazione di barriere avviene un controllo attraverso l'identificazione delle persone. È in questo periodo che comincia a porsi il problema di come identificare le persone (non c'era la carta d'identità). Si creano una specie di passaporti e patenti (senza foto o ritratti esterni chiaramente) in cui magari erano evidenziati dei segni di riconoscimento particolari che facilitavano l'identificazione della persona. La quarantena si rifaceva a Galeno e Ippocrate che avevano messo in evidenza il fatto che, in genere una malattia si sviluppava entro un periodo di quaranta giorni dal contagio. Quindi quaranta giorni era il periodo di osservazione, passati i quali ci si poteva considerare non contagiosi. Quaranta era un numero ricorrente anche a livello religioso: quaranta giorni del diluvio universale, quaranta giorni di Gesù nel deserto, ecc. Invece i Lazzaretti si riferivano a Lazzaro che nel vangelo era colpito da lebbra; infatti, questi luoghi all'inizio erano destinati ai malati di lebbra. Nella cultura popolare però questo Lazzaro viene sovrapposto anche ad un altro Lazzaro, più famoso, quello che Gesù risuscita fratello di Marta e Maria. Per finire adesso parliamo di Malthus, un pastore protestante inglese che alla fine del 700 elabora una teoria con la quale cerca di spiegare il rapporto tra la produzione di risorse e la popolazione. Afferma che IN MANCANZA DI FRENI ESTERNI la potenzialità di crescita della popolazione è maggiore della crescita delle risorse agricole. Cioè la popolazione cresce più rapidamente delle risorse disponibili e stabilisce una progressione. La popolazione cresce secondo una progressione geometrica, mentre le risorse agricole crescono secondo una progressione aritmetica. Quindi c'è un dislivello, ammesso che non ci siano freni esterni. Questo comporta che la crescita della popolazione essendo più rapida di quella delle risorse ad un certo punto urta contro il tetto delle risorse disponibili, cioè ad un certo punto le risorse disponibili diventano insufficienti. Quando il valore di crescita della popolazione incrocia il limite massimo delle risorse disponibili, i sistemi produttivi tradizionali entrano in crisi. Quindi se la crescita demografica non è controllata può generare sovrappopolazione, ossia povertà e un rallentamento di marcia del progresso. CAPITOLO X La Prima Rivoluzione industriale Che cos'è la rivoluzione industriale? Come la possiamo definire? La possiamo definire come il risultato di una serie di cambiamenti convergenti (cioè che agivano insieme) in Inghilterra prima che altrove. L'Inghilterra ha dunque rappresentato un modello per il resto del mondo anche se gli stati che hanno raggiunto la rivoluzione industriale non si uniformavano al modello inglese in ogni aspetto. Il processo di industrializzazione appare diverso da nazione a nazione rispetto a quello inglese. La rivoluzione industriale possiamo intenderla considerando un ritmo più lento e un ritmo più rapido, alcuni storici hanno contestato il fatto che la rivoluzione industriale possa essere considerata una vera e propria rivoluzione poiché ha tutta una serie di cambiamenti che si determinano nel lungo periodo e non ci sono picchi e novità che farebbero pensare a qualcosa che esplode rapidamente (caratteristica tipica invece delle rivoluzioni). C'è stata una tendenza storiografica (soprattutto da parte di storici americani) che ha ridimensionamento la rivoluzione industriale in quanto rivoluzione vera e propria. Dunque la rivoluzione industriale che fu un fenomeno unico nel suo genere per le caratteristiche con cui si sviluppò in Inghilterra, si sviluppò in maniera diversa negli altri paesi europei (Francia Germania o Italia). In Inghilterra la rivoluzione industriale fu lo sbocco di una rivoluzione demografica, di vasti cambiamenti agricoli, economici, sociali e di cambiamenti nei trasporti. Questi processi vengono visti come parte di un fenomeno più ampio, quindi non devono essere guardati come eventi a sé stanti e isolati. La rivoluzione demografica abbiamo imparato a conoscerla e interpretarla, si basa sui numeri e sui dati di mortalità, natalità, età di matrimonio, mortalità infantile ecc. Durante gli anni 20 e 40 del 700 'c'è stato un aumento demografico notevole che si è mantenuto costante per tutto il secolo e che ha raggiunto il suo picco nei primi 20 anni del 800'. Le cause di questa rivoluzione demografica sono la riduzione del tasso di mortalità (diminuisce peste e carestie), minore incidenza della mortalità catastrofica quindi, progresso scienza medica e diminuzione della mortalità ordinaria. Questo incremento demografico significa più forza lavoro ma anche più domanda che viene sorretta da una crescita della produzione che evitò il generarsi di crisi. Ecco che svolge un ruolo importante la rivoluzione agraria che consente una produzione maggiore che è in grado di sostenere la crescita della popolazione, con il progresso delle tecnologie e delle tecniche di coltivazione si riduce la necessità di manodopera e inoltre, a causa della fine delle Open Fields, inizia a nascere il fenomeno dei contadini salariati. Altro elemento importante è il commercio estero che acquisisce una notevole crescita. Vi è la fine della rivoluzione inglese, l'Inghilterra è ormai una monarchia parlamentare con un perfetto equilibrio tra monarchia e membri del parlamento (Whigs progressisti e Thories conservatori) e questo causa maggiore stabilità nel paese. Lo sviluppo commerciale avviene anche grazie ad una serie di trattati ed eventi: ● Trattato col portogallo del 1703. ● Trattato di Utrecht che mette fine alla guerra di successione spagnola che ha delle implicazioni politiche importantissime. ● Monopolio del commercio degli schiavi con le Americhe. ● Possesso dello stretto di Gibilterra. ● Termine della querra dei sette anni nel 1763 (conflitto potremmo dire quasi mondiale poiché si sviluppa nel cuore dell'Europa tra l'Austria e la Prussia e ha ripercussioni sul resto d'Europa tramite un sistema di alleanze attorno ai due stati belligeranti). Scoppio della rivoluzione americana 1765-1783 che causa nuovi sconvolgimenti politici e rapporti economici (non di tipo coloniale) con i nuovi Stati Uniti d'America. Nascono così due tratte di commercio triangolare tra Londra, Africa e
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