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Sbobine di Storia Medievale, Sbobinature di Storia Medievale

SBOBINE DI STORIA MEDIEVALE DA 12 CFU. PROF FAINI E TERENZI

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

In vendita dal 26/09/2021

ludovica-marchese
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3.7

(9)

12 documenti

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Scarica Sbobine di Storia Medievale e più Sbobinature in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! STORIA MEDIEVALE (PROF. FAINI e TERENZI), a. A. 2020-2021: La STORIA MEDIEVALE inizia nel 476 d.C., ossia l’anno della FINE DELL'IMPERO ROMANO DI OCCIDENTE. Siamo inclini a dire che è una convenzione far cominciare un’epoca con un anno preciso, più o meno intorno a quell’anno le cose cambiano. Su questo ci sono due posizioni differenti: Esistono coloro che tendono a credere che le cose siano cambiate in maniera piuttosto improvvisa nel corso del V secolo; Esistono coloro che dicono che quell’anno conta poco e che bisognerebbe guardare ad una certa età più vasta, di diversi secoli. Abbiamotre grandi capiscuola: * BRYANWARD PERKINS: Nostro contemporaneo, nato a Roma. Secondolui il Medioevo comincia nel V secolo, più o meno intorno al 476 d.C., perché è l’anno dell’arrivo dei Germani, che invadono l'Impero Romano d’Occidente, determinando la fine delle strutture amministrative locali dell'impero. Questo determina cambiamenti di vasta portata (sia culturali che economici). Ad es. la gente smette di saper scrivere bene perché smette di esistere la “scuola”: vi era una cultura scritta che veniva portata avanti da maestri che venivano pagati dalle varie comunità locali, e un certo livello di alfabetismo era molto diffuso e teneva insieme la Britannia e il Bacino Mediterraneo. Si scriveva in unlatino elementare nelle attuali Londra, Napoli, Palermo, comportando così un fattore di coesione, che scompare nel V secolo. Es2. Non vi è più neanchela diffusione della ceramica, che veniva prodotta nella gran parte dell'Impero Romano in alcuni centri di produzione che stanno nel nord- Africa. Perkins, archeologo, nota che il vasellame non arriva più nell'odierna Londra. * WALTERPOHL (contemporaneo): Sostiene che il contatto con i popoli germanici non segnala fine del mondo antico, ma è dovuto a una serie di trasformazioni che iniziano prima del 476 d.C., comincia più o meno nel IT/ITI secolo e continua fino al IX/X secolo, quindi c'è una continuità. +e HENRY PIRENNE (grande studioso della storia medievale [1863-1935]): Sostiene che il mondo antico è finito più o meno nel VIII secolo, al tempo di Carlo Magno. La sua tesi è cheil mondo antico è finito quando si è rotta l’unità del Mediterraneo; quindi, quando gli arabi hanno conquistato l’Africa Settentrionale; quindi, anche per Roma e per Napoli è diventato difficile approvvigionarsi delle merci che venivano dalla progredita e “industrializzata” Africa Settentrionale. Nel Capitolo 3 del Manuale di Zorzi vediamo il titolo “La trasformazione del Mondo Romano”, quindi il manuale abbraccia una visione delle cose, non catastrofista, ma più continuista (comela vede Pohl). Parlare di trasformazione significa dare una valutazione a-valutativa. Questa visione può apparire politicamente corretta, cioè per non offendere la sensibilità di coloro che si identificano col mondo di quelli che arrivano, cioèi Germani (nel caso del V secolo). Però questa correttezza politica corrisponde a una correttezza scientifica. Non possiamo però parlare di decadenza, il fatto che Roma viene spogliata dei suoi marmi non significa che non esistono più, ornano altre chiese. Le cose cambiano, si trasformano. Talvolta è più utile parlare di trasformazione, piuttosto che di fine. Ogni grande rivoluzione passa anche da una rivoluzione del linguaggio (quindi non decadenza ma TRASFORMAZIONE). Cronologia Secc. I-II Editto di Caracalla 212 d.C. Pax Cittadinanza (omogeneità giuridica) Reti di comunicazione: sistemi burocratici, stradali e postali Omogeneità culturale dell’aristocrazia hitos://dizionarioin zanichell it /storiadicitale //mappastorica/349/la L’apogeo del mondo romano Per capire come nasce il Medioevo e perché il 476 è così importante, bisogna capire in cosa consiste l’immagine dell'Impero Romano che abbiamo in mente. Il mondo romano gravita attorno al Mediterraneo, ed è la prima grande differenza con il mondo medievale, che invece ha il suo cuore tra Francia, Germania, Svizzera e Italia. Il mondo romano, anche dal punto di vista I . geografico, è diverso, la sponda sud e Da: Stoca digitale Zanichelli nord sono collegate costantemente da dei viaggi di navi che sono organizzati dallo Stato, sono flotte statali che garantiscono approvvigionamenti, informazioni, circolazioni di uomini e merci da est a ovest, da nord a sud. Siccome c'è di mezzo lo Stato, quando questo viene meno anche il commercio e la circolazione entrano in forte crisi. Il mondo romano è fatto di una rete di comunicazioni navali e viarie su terra molto efficaci. Le grandi strade consolari romane sono quelle la cui rete è stata evidenziata attraversole linee rosse o verdi. Queste strade sono garantite dallo Stato, tenute in costante efficienza e, su di loro, vi è una rete di corrieri statali che permette comunicazioni rapidissime tra Roma e le periferie. È stato calcolato chein pochi giorni si può viaggiare da Roma a Londra, da Roma ad Antiochia/Alessandria, tenendo conto che il viaggio è anche navale. Oltre a questa rete di strade garantite dallo Stato, esiste anche una rete di strade minori che sono una infrastruttura comunque presente, che permette la comunicazione, la circolazione continua e costante delle merci per tutto l'Impero. Ciò viene organizzato nel corso dei secoli, ma tra II e ITI secolo d.C. è in piena efficienza, raggiunge il suo apogeo (cioè momento di massimo sviluppo). Siamo altempo dell’Editto di Caracalla (di origine orientale), conla sua legge (promulgata nel 212 d.C.) si è romani se si nasce e si vive all’interno del territorio dell’Impero Romano. Si estende la cittadinanza a tutti coloro che vivono all’interno dell’Impero, ma con alcune limitazioni: 1. Icittadini romani sono solo maschi, quindi il 50% in meno; Si è cittadini romani solo se non si è schiavi, che sono una quantità spropositata, sono tantissimi, coincidono con la quasi totalità di coloro che sono contadini. La gran parte dei contadini supera il 50%, non sonoliberi. Quindi l'estensione della cittadinanza romana è un grande atto inclusivo, ma è un’inclusione che ha limiti enormi, dei quali non possiamo non tenere conto. In questa fasel' Impero Romano gode di una situazione di pace (in latino “pax”) ai confini, nel senso che i nemici esterni sono pochi, sonorelativamente deboli e non ci sono gravi minacce di invasione. La cittadina estesa ha garantito omogeneità di trattamento giuridico a molti abitanti dell'impero, anche agli schiavi, in quanto sono sotto la tutela giuridica dei cittadini romani, il che significa che il diritto romano vale anche per loro. Non si può non parlare dell’omogeneità culturale. Esistono due grandi lingue di comunicazione nell'Impero: una è la lingua del diritto, la lingua quindi che fa unità amministrativa, il latino; l’altra è la lingua della cultura, cioè il greco. Le aristocrazie dell'impero, cioè quelle che contano, conoscono entrambe le lingue. Però si nasce parlanti latino se si nasce nella metà occidentale dell'Impero, a Parigi, a Cartagine, a Roma, a Londra. Si nasce parlanti greco se si vive nella metà orientale dell'Impero: a Bisanzio, ad Antiochia, ad Alessandria e ad Efeso o ad Atene. Poi ci si mette a studiare l’altra lingua. Questa omogeneità culturale garantisce una certa unità a livello dell’aristocrazia. Il COLONATO, quindi la fissazione della dimora della residenza dei contadini funziona nel senso che possono scappare se vogliono, ma diventano fuorilegge; quindi, non si fa che incrementare il banditismo accennato prima. Funziona il CALMIERE? No. Fissando il prezzo delle merci aumenti il mercato nero. Le riforme di Costantino (306-337) Quindi le riforme di Diocleziano non funzionano perché il mondo sta cambiando. Costantinopoli 330 Separazione tra poteri LE RIFORME DI COSTANTINO (306- Lic; e militari 337): *. Solidus d’oro (il gioco 3 . Lu. Du monetario) Una delle riforme più importanti di *.Editto di Milano 313 Costantino è lo spostamento della (editto di tolleranza) capitale da Roma a Costantinopoli. Costantino però organizza una rifondazione completa della civiltà, Che ps storia digitale - zanicheli passa attraverso anche l'iNdUZIONe Al Pi I nn trasferimento nella città sul Bosforo di 0 parte importante dell’aristocrazia di Roma. La città di Costantino è molto più grande della precedente ed è dotata di una serie di sedi di potere civile e religioso (che in questa fase coincidono) e diventa molto attrattiva. A Costantinopoli Costantino organizza anche un nuovo senato, che quindi diventa un doppione di quello di Roma. Quando Costantino sposta la capitale a Costantinopoli, l’Imperatore è uno solo: è lui, unico augusto per tutto l'impero, però si serve anche di gran parte delle risorse amministrative che erano state create (le organizzazioni delle 12 diocesi). Un'altra grande riforma di Costantino passa attraverso una separazione dei poteri civili e militari dei funzionari, in particolare dei capi delle diocesi. Questo avviene perché la storia stessa di Costantinoce lo spiega: egli è un grande militare, figlio di un altro grande militare/generale, ha preso il potere con un colpo di stato che passa attraverso l’impiego dei propri soldati. Questo fa sì che egli sappia bene chelasciarela diretta gestione dell'esercito a chi contemporaneamente ha anche il potere civile sia altamente pericoloso. Le due autorità devono essere, in qualche modo, divise: generali da una parte e generali civili dall’altra. Questa separazione avrà conseguenze legate a un’altra delle grandi svolte che fa Costantino: come sappiamo, egli è famoso soprattutto per l’EDITTO DI MILANO (313 d.C), che non è solo di Costantino, in quanto non era l’unico augusto, c'era ancora il suo collega Licinio, del quale poi prenderà il posto. Questo editto è quindi condiviso. È un editto che porta la data topica, cioè il luogo dove avviene nell’Occidente, che in questo momento è la città amministrativa dell'Occidente: Milano. Questo però non significa che il valore sia limitato al solo Occidente, la normativa valeva sia per l'Occidente che per l'Oriente. Questo editto non comporta il fatto che il Cristianesimo diventa la religione ufficiale dell'Impero, questo sarà l’editto di Tessalonica (nel 380 d.C.). Questo editto stabilisce che qualunque religione, all’interno dell'Impero, viene tollerata. Perché è stato interpretato come un editto di tolleranza verso il Cristianesimo? Le motivazioni sono successive all’editto e le cause oggettive sono precedenti: Diocleziano era stato un grande esecutore del Cristianesimo, non l’ultimo, ma sicuramente un grande nemico dei Cristiani. Questa persecuzione di Diocleziano, quindi, trova un momento di cessazione definitiva con un editto che va in una direzione decisamente contraria. In questo senso, se la religione più perseguitata era stata il Cristianesimo, chiaramente l’editto rappresenta un momento di svolta per il Cristianesimo, dava la possibilità di uscire dalle catacombe e di costruirsi delle grandi cattedrali/delle basiliche. L’Editto di Milano è importante anche per le conseguenze che avrà: non c’è dubbio che il rapporto di Costantino con le gerarchie cristiane sia molto particolare, sappiamo che Costantino diventa, secondo la leggenda, augusto d'Occidente sconfiggendo il generale Massenzio perché in un sogno avvenuto prima della battaglia decisiva sul Ponte Milvio, avrebbe avuto la consegna, da parte di una potenza proveniente da Dio, di apporre un simbolo cristiano sopra ai vessilli del suo esercito. “Con questo segno vincerai”, così gli dice la voce in latino. Questa leggenda ha motivazioni, però si collocano all’interno dell’attenzione particolare che Costantino riserva al Cristianesimo. Lo fa perché si rende conto che l’organizzazioneche i Cristiani hanno può essere molto utile per una gestione/un controllo attento non soltanto di tutti i propri sudditi/ della condotta dei sudditi, ma anche del modo di pensare dei sudditi. Questo non fa di Costantino un cristiano: lui resta fino alla morte uno dei sommi sacerdoti dei culti pagani, si diceva ‘Pontefice massimo”, ma tra i culti considerati da Costantino c’era anche il Cristianesimo. Prima dell’introduzione della “carta moneta”, le monete avevano il valore dell’intrinseco: cioè della quantità del materiale prezioso che avevano all’interno: se hai tanto oro sei più preziosa di una moneta che ha poco oro. Il sistema monetario dell'Impero Romano si basava su tre tipi di moneta di tre metalli diversi: l’oro, l'argento e il bronzo. Questi tre tipi di moneta si basano su tre metalli diversi, questo significa avere tanto spazio per giocare dal punto di vista economico. In che modo? I sovrani, che hannoil controllo della politica monetaria, individuano quale è la moneta che serve per le transazioni più importanti e per i soggetti più importanti: ovviamente questa moneta è l'oro. I grandi funzionari vengono pagati in oro. Le merci più importanti e le più grandi quantità di merci vengono commerciate con l’oro. Se mantengo una quantità di oro costante nella moneta di riferimento, mi garantisco la fedeltà delle persone che pago attraverso l’oro. Costantino investe molto nel “solidus aureo” (ossia una moneta che diventa forte e tiene insieme l'aristocrazia di tutto l'Impero). Però la quantità di materiali (oro o argento, che si possono mettere nella zecca) rimane più o menola stessa. Posso comprare l’oro con l'argento. Se ho bisogno di tanti soldi d’oro per pagare tanti funzionari, per comprarmi la loro fedeltà, devo sacrificare un po’ di argento. Il sacrificio dell'argento lo pagano coloro che non sono pagati in oro perché così diminuisco la quantità di argento che va nelle monete che continuo a coniare. Queste monete si “svalutano” e quindi riescono a comprare sempre meno ricchezza, sempre meno pane, sempre meno generi di prima necessità. La moneta d'argento serve per pagare la povera gente, quindi se la svaluto qualcuno le spese le fa. Il gioco monetario non è a costo zero. Queste riforme monetarie sono delle scommesse: ho bisogno di investire politicamente in qualcuno, lo privilegio e naturalmente sacrifico qualcun altro. Questi sono elementi che influenzeranno anche quello che succederà dopo. LA DIFFUSIONE DEL CRIS SIMO (p. 68): Il Cristianesimo trova l’inizio di diffusione nel IV secolo, durante il periodo di Costantino. Però cosa è il Cristianesimo? Oggi ne abbiamo una i È visione completamente diversa. Intanto non è una religione Occidentale, ma Orientale. La lingua l “nglod non è il latino ma il greco. I centri di diffusione: in Lontra pa Ù n gran parte nella zona di Gerusalemme, Palestina, "Ad Egitto, Asia Minore, in parte anche in Italia (ma poet, a ravenna soprattutto nell'Africa del Nord). In Europa ci Mafigia "eroi : aSvope . . . Ti Romae costaginoei sono dei centri abbastanza importanti: Lione, la N Capi i PRE e . na . < . Cornia lea gna zona nord di Parigi, la Germania, però parliamo oi Ù . 13 È . è, Srncs MO ire TE i di una religione decisamente orientale. É una ar 6 vw religione decisamente urbana, non rurale. Si a fe, diffonde nelle città, chi la professa è oun MWessffama = P%tra artigiano, o un “borghese” abituato a viaggiare molto, non è una religione che si diffonde trai contadini. È una religione monoteista, in un contesto nel quale prevalgono culti pagani e politeisti. Comunità cristiane nel le ll secolo ® Otffusione nel Il secolo Diffusione nel IV secolo Diffusione nel V secolo Cosa significa RELIGIONE MONOTEISTA? Ne esiste un’altra: Ebraismo. Entrambe queste religioni (in questa fase il Cristianesimo è visto come una derivazione dall’Ebraismo) sono esclusive, non inclusive: è possibile entrare, però si entra non perché lo si vuole ma perché si è accettati attraverso una catechesi (un insegnamento) e da una serie di riti (tra cui il più importante è il Battesimo). Parliamo quindi di un culto al quale si accede attraverso un percorso di conoscenza. Il monoteismo è una religione che impone/propone la propria divinità. I culti pagani più diffusi nell'Impero fino a questa data a una divinità se ne può aggiungere un’altra, senza smettere di credere a quella precedente. Un Impero Romano, che aveva unito molte popolazioni con culti diversi, funzionava dal punto di vista culturale anche dal punto di vista dell’inclusività religiosa. A Roma vi era un grande tempio dove tutte le divinità dell'Impero venivano contemporaneamente adorate. Il punto è questo: il politeismo tradizionale romano, ma non solo, permetteva l’inclusività attraverso il SINCRETISMO. Cosa è? Significa credere contemporaneamente a varie divinità, a vari culti, a vari insegnamenti. Non sorprende che una parte si sia avvicinata al Cristianesimo, in quanto la “nuova moda” arrivava ed entrava tra le possibilità di nuovi culti tra gli aristocratici, con la differenza che questo culto non ammetteva sincretismo, cioè che ci fossero attorno a quella divinità altre divinità. Dal punto di vista dell'Impero, quindi, il Cristianesimo rappresenta un problema all’inizio, per cui ci sono imperatori che perseguitano i cristiani. Da un certo momento in poi ci si rende conto che può essere anche una grande risorsa, perché è un culto esclusivo, ma molto organizzato, riscuote grande popolarità tra l'aristocrazia privilegiata dalle varie riforme di Costantino. Garantisce anche qualche elemento in più: per spiegarlo bisogna spiegare una serie di termini collegati al Cristianesimo, per la maggior parte di origine greca: 1. CHIEIRICI e LAICI > Quelli che sono credenti (i LAICI) e quelli che sono anche amministratori per conto della divinità, coloro che possono impartire i sacramenti (i CHIERICI). Questa distinzione non era presente nel politeismo romano, dove chiunque poteva essere funzionario civile e funzionario ecclesiastico (ad esempio Giulio Cesare che, come Costantino, è stato Pontefice Massimo, senza smettere di essere uomo politico). 2. CONCILIO e SINODO > Sono riunioni di chierici (ma anche di laici). Un concilio è una riunione di Vescovi (i più importanti tra i chierici del cristianesimo, quindi il concilio rappresenta una istanza regolatrice suprema ed è nel Concilio che si prendonole decisioni “problema storiografico che può essere sintetizzato da un punto di vista linguistico: Ha senso chiamare i popoli non romani barbari? Perché ci si pone questo problema? La definizione “barbaro” era ad esclusivo uso per la distinzione tra chi sta in una civiltà e chi sta fuori da essa; termine inteso in senso negativo e dispregiati. Scelta infelice del titolo forse, ma in realtà non è così per varie ragioni: una volta stabilito che barbaro è una mera definizione storica e non una connotazione negativa, è possibile intendere la parola come un modo in cui un popolo greco romano si riferiva a chi non apparteneva a questa stessa civiltà; ovvero a chi non parlava greco e latino. Questa è una giustificazione storica, ma vi sono anche altre giustificazioni più rilevanti. I popoli definiti “barbari” nonostante abbiano anch'essi una tipologia di civiltà strutturata, ma comunque sono eredi dell’etnia persiana, quindi rimangono barbari. Questo termine però è generico, a cui solo la tradizione manualistica ha attribuito un valore etnico preciso (es. provenienti da Nord della Germania, ME rr biondi, capelli lunghi, n barbari, he noi el nostro immaginari indichiamo subito con le popolazioni del Nord, in realtà provengono anche da Sud ed Est. Idea veicolata da elmo con corna. In manuali e cultura o x x ne realtà questa non è chela descrizione di una sola tipologia etnica barbara, i germani). Barbaro, quindi, non è chela terminologia più “adatta” ad esprimere il concetto di assedio, invasione. In questo caso poniamo l’attenzione della nostra ricerca storica solo su alcune civiltà barbare non stanziali, in particolare, i berberi ei germani, poiché questi hanno un legame più stretto con la trasformazione del mondo romano. Affinché si possano studiare in maniera veritiera ed efficace, dobbiamo smontare due idealtipi importanti. Cos'è unTDEALTIPO? È una parola coniata nell’ambito della sociologia tedesca del ‘900, ‘idea/typus’, usata da Max Weber. È un concetto che vuole restituire un qualcosa che è esistito nella storia, esiste ora, ma lo fa senza identificare un individuo in particolare, bensì prendendo alcune caratteristiche peculiari di alcuni, e costruendo un'identità teorica -ideale. Lo scopo è quello di “rendere l’idea” di una serie di casi pratici, anche se nessuno è esattamente come il tipo descritto: ad esempio, l’idealtipo fisico del barbaro Germanico è grosso, vestito di pelle, alto, biondo, con la barba, indossa un elmocon le corna e cavalca senza sella. La verità è che storicamente non si hanno testimonianze certe sul fatto cheun uomo così sia realmente esistito, ma queste caratteristiche, messe insieme, rendono l’idea del “tipico” germano invasore. «Esistono due idealtipi importanti: l’Idealtipo Romano e quello Barbaro, che, come detto prima, non corrispondono esattamente alla ricerca storica. dl IDEALTIPO ROMANO. “Appartiene ad una società organizzata e stratificata “Quello dell’ultimo periodo è quasi sempre già cristiano. «Cittadino per eccellenza, civis romano. -Di conseguenza è urbanizzato. «Individuo stanziale. “Porta la toga, si muove lentamente e in modo elegante, alfabetizzato; viaggia dalla casa alla villa, in estate vain campagna. eCOSA È SBAGLIATO? Organizzata? Forse è vero oggettivamente, ma non ovunque. Si nelle province e nel cuore dell'impero. -Stratificata? Si, ci sono strati sociali ben riconoscibili e vi è una titolatura sugli individui che aiuta a riconoscere la posizione di ogni uomo nella realtà sociale. «Cristiano? Si, molti lo sono, però in questo periodo è ancora presente il paganesimo. C'è inoltre da aggiungere che essere cristiani non significa all’epoca non indicava ancora avere un credo stabilito, o almeno è così fino ad un certo punto. Convivono nell'impero vari credi, anche di matrice orientale provenienti da centri importanti come Alessandria d'Egitto, la Siria, cuore del Cristianesimo tardo antico, e Gerusalemme, meno importante dal punto di vista culturale. -Stanziale? Si, tendenzialmente. Tranne quando decide di essere brigante e inizia a peregrinare e saccheggiare; oppure tranne quando passa da campagna acittà; o ancora tranne quando non è un coltivatore ma un pastore. -Urbanizzata? Se ha un incarico come senatore si, se al contrario fa il contadino no. Il 90% della popolazione è costituita da contadini, quindi non è una condizione assoluta, bensì rara. Ama rappresentarsi tale, ma non lo è nel senso odierno di “civiltà urbana”. —IDEALTIPO BARBARO GERMANO O BERBERO. “Popolazioni estranee alla struttura di impero. -È tribale. «Pagano. «Rurale. «Nomade. eÈ LA VERITÀ? -Nomadismo? In realtà non sono esattamente così. Anzi, dai racconti arrivati dei popoli germani nelle migrazioni, se avessero potuto sarebbero rimasti per anni e anni nello stesso luogo e costruivano unità abitative più elaborate di semplici villaggi: sarebbe quindi più corretto parlare di seminomadismo. Lo spostamento avveniva intatti solo se costretti da crisi alimentari o militari, espansione ad esempio di altro popolo. «Rurale? Si, certo, come quella romana però. Gran parte della popolazione lavora la terra, ma anche qui erano presenti figure di mercanti; la testimonianza di questa attività è riscontrabile nei ritrovamenti provenienti dalle tombe germaniche, che consiste in oggetti di produzione artigianale di manifattura romana. «Pagani? Falso, pochi lo erano ancora in questo momento. Molti erano già cristiani, ma non di ubbidienza romana, bensì ariana, confessione possibile nel cristianesimo delle origini. Era certamente presente una minoranza pagana. «Tribale? Si, ma questa divisione della società attraversa già una crisi nel momento delle migrazioni. -Idealtipi visti in un’ottica più problematica rispetto alla nostra cultura manualistica. In realtà oggi si studiano così, ma la cultura pop ancora veicola immagini “stereotipe” di questo tipo (più semplice da comprendere). * LA DIFFUSONE DEL CRISTIANESIMO eCRISTIANESIMO, cos'è? + RELIGIONI MONOTEISTE “Non è una religione occidentale; nasce in realtà dall'Oriente, e fa riferimento ai miti di questa cultura. Il centro di diffusione primario, infatti, è il mondo siro palestinese, compreso tra Gerusalemme e Antiochia, arriva fino alla costa della Terra Santa e si irradia ancora verso Occidente. ‘È una religione rigidamente monoteistica, caratteristica comune alle altre religioni chiamate “rivelate”, come quella ebraica e quella islamica. Il termine “Rivelata”, significa che essa comincia all’interno della storia, ovvero che non inizia fuori dalla storia, in un tempo indefinito, o prima della creazione del mondo, ma inizia nel corso di essa; ad esempio, l’Ebraismo nasce dalla promessa fatta ad Abramo da parte della Divinità. - Il Cristianesimo si Rivela attraverso la figura storica di Gesù, il “Cristo” profetizzato dalla tradizione ebraica. - Grazie a questa caratteristica, le religioni Rivelate sono diverse da quelle Tradizionali, non rivelate, che non sono altro che una serie di culti delle quali non siha origine nella storia, bensì nascono in un momento indefinito all'origine del mondo (una specie di eredità). Quelle rivelate, al contrario, sono scelte di cui si entra a far parte attraverso riti iniziatici, come il battesimo. - Il monoteismo è rigido e fortemente esclusivo, chi crede in queste non può crede in altre divinità. - Hala caratteristica particolare di essere prettamente urbana: si sviluppa prevalentemente nelle città attraversociviltà urbana ela cultura, chi sa leggere e scrivere. Prevede rapporto presiedevano tutti i vescovi rappresentanti le proprie comunità (assemblea rappresentativa); tipo parlamento, un luogo ideale per Costantino dove accaparrarsi e ottenere consensi. Questi arrivavano nel momento in cui si riusciva ad elaborare una volontà comune, trovare un accordo tra le varie posizioni, mediare tra idee diverse, per portare la pace. Costantino intende fare ciò usando inizialmente un escamotage più religioso che politico; questo metodo pone infatti al centro del dibattito la questione sulla natura di Gesù Cristo: Esso è uomo e dio, 0 solo uomo? In questa fase storica esistevano risposte di vario tipo, ma l’imperatore riesce magistralmente a dirottare il discorso ele varie ‘ipotesi’ attorno ad una posizione che viene vista come nemico, sbagliata, inconcepibile. Si stratta della dottrina professata da un teologo del patriarcato di Alessandria d’Egitto, Ario: questa ‘professione’ ariana sosteneva che Gesù era solo uomo, e così lo era stato per tutta la sua vita; assumeva la caratteristica di divinità solo dopo la sua morte. ‘Durante il concilio si dichiara quindi che questa dottrina è eresia, “scelta sbagliata” etimologicamente, nei confronti dell'ortodossia, la “dottrina giusta”; distinzione molto importante. A Nicea quindi si stabilisce che l’ortodossia è la dottrina scelta dalla maggioranza dei vescovi, quella sbagliata è quella ariana. - Come detto in precedenza però, Costantino non ha mai espresso preferenza per un credo in particolare, e non si è neanche mai stabilito che il cristianesimo fossela religione dell’impero [rimane comunque importante per lui in quanto ha a cuorela stabilità e la pace dell’impero in ogni suo aspetto, sia religioso che politico]. - Inizia un periodo di persecuzioni violente verso gli eretici. - Il Cristianesimo in quel momento è la religione di maggior successo nelle istituzioni, che riesce a centralizzare tutto: garantisce le gerarchie politiche ed è una forza di condizionamento efficace (se convinco i vescovi, questi a catena convincerannoi loro “sottoposti”). - È una forza che si sposa con ideologia monarchica. Può sembrare sovversiva, mala caratteristica principale di una religione rivelata è che c'è qualcuno chela rivela; quindi, c'è una figura a capo eci sarà una figura che parla per lui. Tutto, quindi, converge verso un unicum, al contrario delle tradizioni sincretiche, che sono policentriche. «Un’ideologia dello stato che va verso monarchia quasi divinizzata come Impero Romano dell'ultima fase trova difatti appoggio nelle gerarchie ecclesiastiche: unico profeta, unico messaggio. È un’ideologia che rafforza l’idea di capo unico, non inteso come Dio, ma che comunque può pretendere di essere colui che parla in Suo nome (non è così ancora con Costantino, ma in Oriente inizia). —380, Editto di Tessalonica. «Antica città di Salonicco; città ricca, importante, cristiana fin dalla sua origine. -Quil’Augusto d'Oriente e Occidente, Teodosio, emana un Editto che stabilisce che il Cristianesimo è l’unica religione tollerata nei culti pubblici, (in privato ogni persona può fare quello che vuole). -Nell’arco di meno di 70 anni quella che era una delle religioni più fortemente sottoposte alle persecuzioni diventa religione ufficiale dell'impero. La sua forza di concentrazione del potere espressa dalle gerarchie cristiane diventa un modo per lo stato romano di acquisire potere. “Non è una forza disgregatrice, quanto più forza aggregante. LEZIONE 3 * LE INVASIONI BARBARICHE pag.T7 “periodo di tempo che intercorre tra IV e VI secolo d.C. *Parole chiavi lezione di oggi «INVASIONI, MIGRAZIONI meglio Di nvasioni, migrazioni barbariche. «Parliamo di fenomeni migratori che hanno interessato l'Europa centro orientale e mediterranea tra IV-VI secolo d.C. «Fino a qualche decennio fa si parlava di ‘invasioni’, assumendo in modo irriflesso, in maniera inconscia, il punto di vista della società romana; nella realtà questo è solo uno dei punti di vista possibili. È difatti il mero risultato di una recessione manualistica della storia. È l’”errore” di fare di UN punto di vista IL punto di vista esatto. “la versione/terminologia neutra più accettata del fenomeno è MIGRAZIONE. Vero che i popoli entrano anche in maniera violenta, ma rimane comunque uno spostarsi; non è invasione, in molti casi non lo è. LEterogenesi. “le varie popolazioni germaniche che entrarono nell'impero non esistevano prima del contatto col mondo romano. Quando sentiamo parlare di Vandali, Ostrogoti, etc.... sentiamo in realtà un appellativo convenzionale e tardo. Tardo perché appunto sono definiti così solo una volta entrati nel territorio dell'impero; convenzionale perché non corrispondono ad un'entità etnica preesistente, ma è solo un modo per qualificare il loro esercito. Prendiamo ad esempio i Franchi. Il termine deriva dall’etimologia tedesca e significava “liberi”, ma prima del IV secolo non esisteva un popolo chiamato Franco, fino a quando infatti ‘una serie di gruppi germanici stanziati attorno al Reno decidessero di attraversarlo ed entrare in territorio romano. Solo una volta entrati e aggregatisi si danno un'unità collettiva con questo nome. Di etnico non c'è niente, sono solo nomi che si possono assumere e che si possono anche perdere. Un altro esempio è quello dei Longobardi, che venivano chiamati Vichinghi e provenivano dalle terre della Scandinavia. Solo in un certo momento della storia acquisiscono questo titolo di battaglia, probabilmente da associare all'alleanza con altri gruppi per avere aiuti nel combattimento contro altri. Questa necessità è il motore che spinge all'unità collettiva. - Non è quindi un fatto ancestrale, legato ad un'identità di popolo precedente il periodo delle invasioni. - La ricerca storica stabilisce che sono solo idee false, non surrogate da prove archeologiche. - Il termine etnogenesi indica infatti la nascita di un'identità; l’entos non è un dato di partenza, ma un qualcosa che si genera e trasforma nel corso della storia, quindi un dato storico. LAcculturazione. - Com'è vero che questi popoli non avevano identità precisa prima di incontro con romani, altrettanto vero è che l’incontro con questi ultimi fu portatore di trasformazione sia nell’una che nell’altra cultura, latina e germanica. - Questo processo biunivoco e reciproco di influenza culturale si chiama acculturazione. - La “somiglianza” reciproca si manifesta in vari modi: ad esempio le truppe romane che sorvegliavano il Zimeerano composte anche da quei germani o britanni che il confine mirava a tenere fuori. La distinzione culturale è più morbida, attenuata. Certamente rimangono diversità, ad esempio alcuni erano pagati da Roma e altri no; ma nel vestiario da guerra si somigliavano (non alcuni rossi e altri armatura ed elmo, ma tutti uguali) -I Romani a loro volta assumevano caratteristiche del popolo che combattevano (avvenivain maniere più palese e più di frequente nelle comunità romane di confine); allo stesso modo facevano i popoli stranieri grazie ad attività quali il commercio. «un esempio importante è quello della lingua: l'italiano è senza ombra di dubbio derivante dal latino, ma molte parole di quello corrente però (quello dialettale) vengono da forme arcaiche del tedesco. Secondo studi linguistici questa assimilazione non partirebbe dal periodo dell'occupazione Longobarda, ma da prima delle invasioni. Arrivano appunto tramite questi processi di acculturazione [il latino parlato dal volgo del IV secolo è latino che risente già da influssi di altre culture]. «Panorama sfumato. Non si nega comunque che il momento di ingresso per migrazione o invasione di gruppi barbarici non vi fosse stato; è anzi uno degli elementi che portano alla fine del sistema burocratico e di potere del mondo romano. «le migrazioni sono importanti per due fattori storici: 1. peggioramento del clima + “periodo che si può identificare con la fase finale Impero Romano, dal II sec in poi «interessa sia zone delle popolazioni germaniche che tutti i territori dell’intero mondo. Ci sono ovviamente ripercussioni divere in base alle varie zone. Prendiamo ad esempio la questione delle produzioni agricole: nella zona del Mediterraneo ci sono alcuni prodotti che crescono in quantità maggiore rispetto a zone del nord Europa, come ad esempio grano o cereali simili. Se però l'abbassamento di temperatura nelle prime aree citate non coincide con la carestia, ma solo ad una diminuzione della loro quantità, così non avviene nelle zone più a nord. In queste, infatti, dovei prodotti crescono ma in quantità già di per sé minori, un calo di temperatura potrebbe sfociare in periodi di carestie terribili [da una parte quindi poco, dall’altra niente]. Questo è uno dei motivi che può spingere una popolazione a migrare verso zone di territorio più fertile, che risentono meno del cambiamento climatico. *similmente accade oggi: l’innalzamento di temperatura è foriero di sconvolgimenti e migrazioni, chenoi avvertiamo con meno intensità, ma che porta ad esempio al passaggio di zone semi desertiche a zone completamente desertiche. 2. connessaa guerra — “una grande onda espansionistica imperialistica che parte dal cuore dell'Asia. Gli Unni (popolo di tradizione turco mongola e che costituiscono una grande potenza militare) da ‘un certo momento in poi, si spostano tra i territori dell’odierna Cina ed Europa orientale. Questa vastità territoriale è data dalla loro tradizione nomade strettamente “la vera novità sta nel non autoproclamarsi imperatore, ma rex, re. “non può più in verità proclamarsi tale, poiché la carica non esisterebbe più; diviene però re della propria etnia di appartenenza (gruppo germanico poco definito, nome poco rilevante). ®476 d.C. “da questo anno e per lungo tempo non ci sarà più un imperatore in Occidente. “la situazione in Oriente invece prosegue come se nulla fosse; anzi, l'imperatore d'Oriente ritiene di essere e si proclama unica autorità per tutto il regno. “Mala novità sta nelnon autoproclamarsi imperatore, ma rex, re. Non può proclamarsi tale, carica non esiste, ma diviene re della propria etnia di appartenenza, gruppo germanico poco definito, cui nome p convenzionale. Da 476 dc. Per lungo tempo non più imperatore in occidente. Il fatto che Odoacre si proclami rex della propria etnia è una questione di carattere generale e sociale. La carica di re, infatti, non è un titolo convenzionale tra i germani. “Anche popoli germanici sono soggetti a mutamenti e influenze storiche (studi di vario genere testimoniano). Il contato con Impero Romano, dunque, genera nei germani trasformazioni sociali e politiche importanti. “La società germanica non è monarchica o accentratrice, che si riferisce ad un potere precisi. Si può dire che è stratificata; si individuano 3-4classi (prima delle invasioni): 1 servi, non liberi strato al fondo della catena sociale molto esteso. Arimanni abbastanza ampio, costituito da liberi combattenti. La definizione etimologica è “uomini con i capelli”; erano simboli di virilità nella società (l'uomo rasato a zero era uno scherno). Essi sono liberi, superiori ai servi, ma non quanto l'aristocrazia. Nobili Duces, capi militari ognuno di essi è a capo di un’entità sociale composita dal nome di fara. Alcunila traducono con ‘tribù’, ma non è del tutto esatto: non vi sono all’interno di essa legami di sangue, ma sono entità minori che si aggregano e rispondono ad un unico capo militare. “i popoli quindi si danno un re di rado, quando ad esempio devono organizzare spedizioni militari importanti o migrazioni. Solo in questo caso ci si accorda sul dareil potere ad un’unica persona. Questo processo avveniva attraverso un accordo preso durante delle assemblee tra i vari duchi. «quando si arriva quindi a dei periodi di migrazioni o spedizioni, di eleggono dei re. Da ciò deriva il pensiero che siano fortemente monarchiche, ma non è vero, questa idea deriva dal punto di vista romano (quando entrano da loro così, prima no). Tant'è vero che una volta stanziati, queste popolazioni ritornano all'origine, alla condizione di duchi, alla normalità (visti come anarchici dai romani). Non è escluso comunque che una volta assunto il potere, questi ‘re tentino di conservarlo in tutti i modi, anche dopo lo stanziamento. Ci sono principalmente due modi per mantenerlo: o continuando l’azione espansiva o abbracciando il Cristianesimo. In quest’ultimo caso, prima di entrare sul confine, questi popoli si convertivano in ariani cristiani. Contano in questo modo sulla gerarchia ecclesiastica, che (come avvenuto per Costantino), aiuta a ottenere i consensi attraverso la diffusione versi i sottoposti [ovviamente la conversione è diretta per i duchi e i nobili; per imitazione anche il resto della popolazione] «il fatto storico è la trasformazione monarchica; il fatto politico è quello delle conversioni. *. L'OCCIDENTE POST IMPERIALE cap. 4 “dopo il 476 d.C., dopo le invasioni, si possono notare dei cambiamenti e degli elementi di continuità nella società romana: —cose cambiano in maniera radicale (già dall’inizio del periodo, ma qui aumentano): * Fortecrisi demografica -Diminuisce la popolazione; la guerra e l'instabilità politica determinano il peggioramento generale delle condizioni di vita. «Le grandi città mediterranee potevano contare su grandi derrate alimentati, organizzate in parte privatamente da aristocratici romani che entravano in possesso di aree situate in varie zone del territorio; nel momento in cui queste parti però non sono più sotto loro controllo, le derrate diminuiscono. *Ciò provoca morte per fame, o peggioramento delle condizioni di vita soprattutto a danno dei poveri. -Quindi se le città non garantiscono più al popolo condizioni primarie, ci si ritrova a spostarsiin luoghi dove si possono trovare questi generi. «Fase opposta all’urbanizzazione caratteristica del primo regno romano. * Ruralizzazione “processo di abbandono delle città, lasciate in rovina. Alcune di queste “conseguenze” sono giunti fino ai giorni nostri; addirittura, alcune città sono sparite dal mondo odierno; oppure alcune di quelle che noi consideriamo città sono nate in realtà in epoca medievale. Ad esempio, Rosello, Populonia in Toscana; oppure Orvieto: urde- vetus, abbandonata in epoca romana erifondata in seguito sulle sue orme). -questo fattore cambia in maniera notevole il panorama italiano; conseguenze più gravi nel panorama settentrionale europeo, zona firanco-tedesca (città spazzate via per sempre. —>elementi di continuità: * aristocrazia di tradizione romana senatoria «ovviamente subisce unimpoverimento, ma non scompare e non cambia il suo precedente stile di vita, la sua precedente cultura greco-romana d'appartenenzae neanchela sua formazione. “continua a collaborare quanto più possibile con i nuovi ‘comandanti’. Ad esempio, il romano Boezio apparteneva alla stretta cerchia di collaboratori del re goto Teodorico. “era, comunque, un modo per garantire una sorta di filo conduttore tra il mondo antico e l'epoca loro contemporanea. “questa classe sociale quindi si vede impiegata perfino negli altri ranghi della burocrazia; un'alleanza di questo genere garantiva vantaggi da entrambele parti: i romani potevano mantenere il loro agiato stile di vita, e allo stesso tempoi germani potevano avvalersi della scienza di governo di eredità di tradizione romana antica. * Amministrazione “come detto prima i germani si avvalgono di capacità di governo grazie alla collaborazione con l'aristocrazia romana Com'è possibile mantenere la propria identità culturale e giuridiche in un mondo che di romano non ha più nulla? + * Personalità del diritto. “l'elemento espresso sopra è possibile grazie al concetto della personalità del diritto. Dopola fine dell’Impero Romano d'Occidente, le persone appartengono ad una o ad un'altra appartenenza giuridica, ad una o all'altra famiglia (o tradizione gota, o romana). Il problema sorge qui però: Se uno segue unao l’altra traduzione, chi fa le leggi? Quelle romane le fa imperatore a Costantinopoli e quelle prima vigenti; quelle gote li fa il sovrano goto. Quindi leggi per alcuni e non per altri? Si; ovviamente poi però ci sono anche leggi che valgono per entrambi, che per lo più sono provvedimenti anziché leggi. Questa lieve distinzione terminologica deriva dal fatto che a quel tempo non c’era ancora una raffinatezza lessicale; tutto era legge. In questo modo si permetteva una coesistenza pacifica nello stesso territorio. Le leggi militari invece venivano varate dal re; ma essendo che dell’esercito non facevano parte i romani, le leggi militari valevano solo peri goti. «Ogni regno aveva proprio approccio. Ad esempio, il regno goto d'Italia aveva una distinzione più rigida sotto questo punto di vista rispetto al regno goto di Spagna. Per lo più interpretava le leggi romane, così da comprendere nelle legislazioni anche quelle popolazioni non direttamente sottomesse al regno goto. Ad esempio, la legge sui matrimoni misti: a che leggi dovevano sottoporsi i figli nati da matrimoni tra goti e romani? In questo caso interveniva il principio patriarcale: madre romana-padre goto allora tradizione gota; madre gota-padre romano, allora tradizione romana. LEZIONE 4 *riprende la lezione prima -Chi erano questi? Sono una popolazione legata culturalmente a Visigoti che abbiamo già visto, e cheha subito una forte acculturazione nei confronti soprattutto dell’Impero Romano della parte orientale. «Il re che lo guida in Italia si chiama Teodorico, cresciuto a Costantinopoli come ‘ostaggio’ della famiglia dell’imperatore [non vero e proprio ostaggio; in realtà quello dello “scambio dei giovani” è un’usanza antica; era un modo attraverso cui i popoli entravano in contatto profondo l’un con l’altro. Solitamente erano le persone o il popolo più prestigioso che ospitavano giovani provenienti da popolazioni o classi meno privilegiate (caso dei goti-romani)]. Teodorico era dunque si goto, ma parlava bene anche il greco e il latino, conosceva la legge romana ele pratiche sottili impiegate nel governo (cresce nel palazzo dell’imperatore). Questa educazione aveva anche uno scopo più “pratico”, ovvero i giovani potevano essere controllati dai protettori. In questo caso, nel momento in cui i goti iniziano ad essere un problema per l'impero d'Oriente, l'Imperatore di Costantinopoli rimanda indietro Teodorico al proprio popolo e foraggia la sa ascesa politica. -Teodorico diventa così re, e guida il popolo lontano dalla frontiera con l'Impero Romano. Il caso vuole anche che, nonostante la già presenza di una figura reggente, Odoacre, Teodorico divenga nuovo regnate grazie sia all'appoggio dell’imperatore che a quello del ‘suo’ popolo, eliminando cosìil problema dei barbari ‘nemici’ dell'impero. «nel 558 dunque Teodorico va in Italia e la occupa in nome dell’imperatore romanoche sta a Costantinopoli. “una volta compiuto ciò non smette di chiamarsi re. Anzi, finita l'invasione, lui assume su di se una doppia titolazione: da una parte è patrizio dei romani, tramite dell’imperatore, punto di riferimento dell’amministrazione romana in Italia; dall'altro è re ei goti, ein quanto tale è la figura che gestisce il rispetto della legge chei goti continuano a seguire (la Personalità del diritto si incarna in lui, come doppia faccia della stessa medaglia). Allo stesso tempo rimane dal punto di vista religioso un problema difficilmente risolvibile, dal punto di vista religioso, infatti, i Goti sono ariani. Teodorico riesce però ad arginare anche questo ostacolo con grande abilità: egli stessoincarnava dentro sé questa “diversità” poiché fino a che soggiornava a Costantinopoli, era ritenuto di fede cattolica; quando viene proclamato re del suo popolo invece deve ‘adeguarsi’ alcredo di questo. Trova la soluzione in una rigida separazione non però oppressiva come quella dei Vandali in Africa, ma organizzata attraverso l'attribuzione a ciascunadelle due fazioni di ruoli precisi. Va così a crearsi la situazione in cui all’esercito possono accedere solo i goti, mentre i romani sono gli addetti all’amministrazione (tradizione giuridica molto affinata). Per il problema religioso invece Teodorico trova una soluzione simile se non più semplice: in ogni città ci saranno due vescovi e due cleri, uno per il credo cattolico e l’altro per il credo cristiano ariano. “questa organizzazione per un po' stabilisce un periodo di lieta convivenza e da, inoltre, luogo a quella che è stato l’ultimo grande momento di fioritura dell’Italia. “il sogno di Teodorico però è presto destinato ad infrangersi. Lui stesso ne è in parte la causa, poiché da un certo punto in poi inizia a sospettare che l'aristocrazia romana sia segretamente in combutta con l’imperatore d'Oriente per rovesciarlo dal trono. Inizia quindi a perseguitare la parte di popolazione romana, anche in maniera brutale, ad esempio Boezio viene condannato a morte e Cassiodoro viene esiliato e si ritira nelle sue proprietà nel sud Italia. “quando dunque negli anni’30 del 500 l'offesa bizantina si abbatte sulla Penisola, ilregno non può più contare sull'appoggio dell’intera popolazione (romani perseguitati); non siamo comunque ai livelli dei Vandali; quindi, c'è una forte resistenza, comunque, che porta la guerra a durare circa 20 anni. La sconfitta dei Goti rimane comunque una conclusione inevitabile. «nel 533 quindi l’Italia ritorna sotto il dominio dell’imperatore, che però rimane a Costantinopoli. *i regni citati fino a dora sono caduti per la stessa causa (non completo appoggio della popolazione e quindi scarsa resistenza) e711d.C. «il regno Visigoto di Spana finisce nel 711 ma non per mano dell’imperatore. “Anzi è lo stesso popolo che aveva sconfitto l’imperatore ad Adrianopoli, e che dopo un lungo peregrinare si sono stanziati nella Spagna meridionale e in Francia meridionale. “Sono anch'essi ariani, ma rispetto ai Goti d’Italia e ai Vandali in Africa hanno una posizione più pragmatica: anche loro subiscono l'offensiva di Giustiniano nella prima metà del V secolo, che infatti li porta a perdere le regioni costiere. Si tratta di un rovescio militare che ha alla base stesse cause di quello avvenuto per i Vandali e per i Goti, ovvero la non perfetta assimilazione di popolo locale. In questo caso però la conquista romana non riesce ad andare oltre alla fascia territoriale costiera, e i visigoti apprendono presto la lezione. Si convertono quindi lentamente al cattolicesimo andando così a creare una collaborazione con l’episcopato cattolico all’inizio attraverso convocazione grandi concili. Questo espediente è una “manovra” tipica dell'imperatore d'Oriente, che attraverso la rete stratificata di gestione del cattolicesimo, sono in grado di gestire efficacemente i territori controllati da loro. Lo stesso metodo viene applicato anche dai Visigoti in Spagna. La disponibilità dei re a collaborare con episcopato locale determina su un lungo periodo, e a fronte di un indebolimento romano, la possibilità di riconquistare territorio della Spagna attuale. “il regno Visigoto di Spagna nel VII secolo è tra i più avanzati dei precedenti, dove la fusione tra “occupanti” e “autoctoni” avviene meglio. Mantiene inoltre la propria tradizione antica urbana; proprio qui, infatti, vivono alcuni intellettuali tra i più importanti del tempo, tra questi Isidoro di Siviglia, autore di scritti di carattere etimologico che forniscono spiegazione dei termini e nozioni culturali. “Perché allora se si trovano in una condizione di stabilità militare, politica, religiosa e amministrativa, il loro regno termina nel 711? In questa data avviene un episodio che nessuno prevede ma si verifica. L’antagonista non è come ci si aspettava impero d'Oriente, ma un nuovo impero che ha avuto un'espansione improvvisa dal VI sec. e che è riuscito nella conquista di tutto il nord Africa: l'Impero Arabo. Cavalieri provenienti dall’ Arabia cui aristocrazia è composta dai discendenti che, dopo islamizzazione, espandono il proprio dominio sino al confine con l'impero e che sono anche portatori di un nuovo messaggio religioso (cosa che cercano di farein Spagna). «i Visigoti si vedono quindi costretti a cedere progressivamente territorio, ma non si spengono del tutto. I regni del nord della Spagna sopravvivono anche dopo questa invasione, ma come indipendenti emantenendola tradizione visigota (eredi degni del regno caduto). Ciò si capisce dal fatto che i re continuano a chiamarsi col nome degli antichi re di Spagna visigoti, Alfonso, e come l'appellativo seguente di Decimo, Undicesimo, etc. “ultimo tra i casi che analizziamo è quello dei Franchi. Per quanto riguarda il nome dell’etnica, il loro è un fatto acclarato; sappiamo per certo che questo appellativo selo sono dato quando quattro popoli diversi entrarono in territorio romano. Entranocome alleati romani e si danno una nuova struttura organizzativa eun nuovonome collettivo. «Questi occupano un territorio che si estende dall’estremo nord della Francia fino in particolare ai paesi Bassi, odierno Belgio più o meno (grande territorio tra Francia e Germania è cuore della dominazione franca). “Popolo non cristiano ma pagano, e ciò sulla lunga distanza diviene un grosso vantaggio: poiché quando nel 496 il re dei Franchi decise di convertirsi, egli abbraccia la confessione religiosa della gran parte della popolazione romana che si trovava sul territorio che aveva occupato, ovvero cattolicesimo. Alla fine, V secolo comincia un progressivo processo di integrazione con i romani; le aristocrazie si imparentano tra sé ad esempio. «il Regno franco è il luogo in cui meglio e prima troviamo una mescolanza tra gerarchia ecclesiastica e tradizione germanica. Una questione fondamentale che deriva da questa collaborazione è che l'autorità del re viene rafforzata (chiesa è grande macchina di consensi in questi versi). Il re convertito, Clodoveo, (successivamente in germanico Ludovico, poi in rancese Luigi) si garantisce con questo espediente l’ereditarietà della corona per la propria discendenza, i Merovingi [la tradizione cristiana guardava di buon occhio un potere di tipo centralizzato, che avesse a capo una figura cui riferirsi]. «un’atra conseguenza dell'apertura del regno Franco verso i romani è quella di concedere all’aristocrazia un ruolo anche all’interno dell'esercito. Forte di questo appoggio in più su piano militare, i Franchi possono continuare con il loro piano espansionistico, arrivando a conquistare perfinol’intero spazio coincidente con la Francia attuale, la Borgogna e la Baviera attuale. “L'esercito franco non era organizzato secondo una struttura elaborata come quello romano antico, che era stipendiato (approvvigionamento della moneta era un problema per l'impero). Anzi si auto stipendia attraverso le conquiste che faceva: l’espansionismo militare, infatti, non è che un prodotto del saccheggio organizzato dal re, dal capo militare, e queste vittorie servivano anche a lui per mantenere l’appoggio e Il consenso su di sé del proprio esercito. Il re forte è quello che ottiene più vittorie e conquista più bottini. Il legame, dunque, tra esercito ere si basa su un rapporto personale, si è fedeli finché si vince; quandociò non accade è difficile seguirlo. In questi casi intervengono quindi elementi di consenso indirizzato che può essere esercitato dal clero attraverso la costruzione di un’ideologia di regalità: il re è tale perché così ha voluto Dio. Oltre a una componente spirituale vi è anche una componente materiale, che non si può “sperperare”: ad esempio se un re dopo una vittoria dà come premio un forziere d’oro, tu gli sei fedele fino a che non lo termini; se infatti nella battaglia successiva il tuo «dal 687 con Pipino il Vecchio, questa dinastia riesce a riunificare sotto un’unica corona il regno, che era stato sezionato, di Clodoveo. Non sonoloro i reggenti di questo, ma non si nega comunque che attorno a loro cominci a convergere via via il clero. Questo è evidente soprattutto con la figura di Carlo Martello (figlio di Pipino, “piccolo Marte”). “Proprio lui passerà alla storia con la sua “grande impresa”, la Battaglia di Poitiers, nel 732 d.C. Interpretato dalla storiografia come ‘estrema difesa della civiltà occidentale contro l’invasione islamico araba che Carlo con abilità affrontò’, in realtà non fu che un evento banale durante i quali una piccola spedizione islamica venne respinta come tante altre in precedenza (nella stessa Spagna nonc'erano solo popolazioni islamico-arabe, ma anche regni eredi dell'ex regno visigoto nella zona dei Pirenei; forse i due collaborarono all'invasione). Questa ingigantita rielaborazione fu frutto del clero, che riveste quasi i toni di una Crociata, era un espediente al fine di creare attorno ai Pipinidi il ruolo di soggetti più carismatici dell'intero regno. Gli ecclesiastici cominciano a vederli come coloro che veramente dovrebbero indossare la corona. «in effetti il figlio di Carlo, Pipino il Breve (piccolo di statura), sarà colui che nel 751 proverà a fare il grande passo. Detronizza il re merovingio (lo rasa e lo spedisce in un monastero) e si proclama egli stesso re dei Franchi. Mail re precedente era stato sacralizzato, si poteva rovesciare’ il procedimento per fare posto adun altro re? Per noi è una cosa che si può concepire in parte, nel Medioevo è diverso: non vi era un vero e proprio processo inverso per “desacralizzare” una dinastia poiché il processo di sacralizzazione di questa è avvenuta in tempi molto lunghi, è radicato. c'è bisogno, dunque, di una figura più alta del clero per fare una nuova sacralizzazione del re. Questa figura viene individuata nel Papa di Roma (rapporto speciale tra le due fazioni) Quello che abbiamo chiamato Papa non è ciò che intendiamo noi oggi; non è il capo della cristianità, ma sono uno trai patriarchi della chiesa che in questo momento non è ancora separata tra Occidente e Oriente. I patriarchi più importanti sono cinque: quello di Roma, quello di Costantinopoli, Quello di Gerusalemme, quello di Antiochia e quello di Alessandria d'Egitto (questi ultimi tre sonoi più vasti al punto di vista della tradizione e quella quantità di cristiani). [di questi il più periferico e meno importante è quello di Romal. Qual è il ruolo del patriarca? Sceglie luii vescovi? No, è solamente una carica onorifica che però ha il privilegio di avere l’ultima parola sulle questioni dogmatiche. Ma se sono cinque, chi comanda? Nessuno. La chiesa pur avendo affinità con un sistema politico monarchico non lo è; funziona con i concili convocati dall'imperatore, dove le decisioni vengono prese con il sistema di maggioranza. “In occidente però la questione è un po' più complicata. La figura più autorevole in questa parte di regno risiede nel patriarca di Roma (anche unico patriarcato nella zona occidentale). Nel momento in cui quindi Pipino il Breve decide di detronizzare Ilderico, è proprio a questa figura che si rivolge; figura con la quale ha anche già un rapporto di tipo politico da lungo tempo. Questo ‘contratto’ si basa su delle clausole ben definite: prima fra tutte quella che il regno Franco garantisca al papa protezione dalle minacce di invasione dai Longobardi. Dobbiamo inoltre considerare che il Papato è legato fortemente alla tradizione missionaria, come tutti gli altri grandi episcopati del resto. Questa tradizione consiste nel mandare i sacerdoti oltre i confini delle terre già ‘cristianizzate’ per trasmettere il messaggio religioso e così ampliare il numero di fedeli. Roma, ad esempio, combatte contro gli altri episcopati presenti in Italia; quello di Milano invece concentra la sua missione verso zone come Germania e Antille. Un altro episcopato non apostolico però è quello di Aquileia, caratteristico per mandare i suoi missionari in territori slavi. L'alleanza, dunque, tra Papato e Franchi permette ai primi di compiere missioni religiose nelle terre chei Pipinidi volevano conquistare (tra Reno ed Elba). Vi era già prima di Pipino una relazione tra questi due regni, sia di tipo religioso che politico: i missionari, infatti, come detto prima si muovono nelle zone di territori chei Franchi vogliono sottomettere. “questa alleanza dà i suoi primi risultati quando Pipino diventa Re dei Franchi, e quando nel 754 esige che i figli Carlo e Carlo Manno vengano consacrati anch'essi con il rito dell’unzione (come per i Merovingi in precedenza). Riesce in questo modo a dare prosecuzione monarchica alla propria dinastia. * L'ITALIA TRA LONGOBARDI E BIZANTINI, p 90 “le date che analizzeremo sono 554, 569, 643 e 726-727. «nel 554 d.C., con l'emanazione della legge chiamata Pragmatica Sanzione, l'imperatore romano a Costantinopoli, Giustiniano, annette l’Italia all'impero. Ne faceva già parte, certo, ma nella tradizione antica l’Italia godeva di uno status particolare: non era una ‘qualunque’ provincia. Questo status privilegiato di cui godeva in precedenza le dava esenzioni sul piano fiscale; in questo momento però l'impero aveva bisogno di più entrate economiche possibili; quindi, le viene revocato lo status di privilegiata, “declassandola” a provincia come le altre. L'Italia però, nel momento dell'annessione all'impero, viene da un periodo di 20 anni di guerra contro i Goti, quindi economicamente in ginocchio e devastata. “quando nel 569 un nuovo popolo germanico si affaccia sulle Alpi orientali, i Longobardi, la resistenza opposta dall'Italia è minima. In primo luogo, perché non c'erano abbastanza risorse, in secondo luogo perché in alcuni momenti non vi era neanche una volontà di opporsi. Se un dominatore dev'essere, tanto vale scambiare il ‘vecchio per il nuovo. «i Longobardi hanno avuto scarsissimi contatti con l'impero; il loro grado di acculturazione è minimo. Come nelle altre popolazioni di tradizione germanica il re veniva eletto per condurre l'occupazione, ma era un re guerriero, che non conosceva illatino. Erano di religione ariana, ma anche questa conversione era stata molto superficiale, colti di questi erano ancora politeisti. L'occupazione da loro intrapresa fu molto violenta, non tanto perché trovarono resistenza (anzi), ma per il processo di sostituzione dell’aristocrazia che viveva a fianco a loro in quel periodo (cosa che invece coni goti avvenne più come un’affiancamenti gli uni agli altri). Parlare di governo per i Longobardi non ha senso quindi; entrarono in Italia e semplicemente la trattarono come uno dei tanti territori che avevano conquistato in precedenza, senza considerare la tradizione antica alla base di questo territorio. Vi sono ancora tracce riconoscibile del loro stanziamento fuori dalle città, nei dintorni. Ignorano in questo senso, ad esempio, le zone più ricche. Costruirono edifici in legno, di cui oggi manteniamo solo le testimonianze die fori lasciati nelterreno peri pali di sostegno delle capanne. Questa sì che è fina da principio una vera e propria invasione barbarica. “l'aristocrazia antica romana che è riuscita a sopravvivere, per guadagnarsi ancora privilegi, comincia a cambiare alcuni suoi aspetti caratteristici: ad esempioi nomi smettono di essere di matrice romana, come Onorio, e diventano germanici. Solo i vescovi, dove restano, mantengono la nominazione romana di tradizione. «completata l'occupazione del Nord Italia, come da tradizione, il re viene ucciso, e si torna per un periodo all’’anarchia”.I duchi continuano comunque a occupare altri territori della Penisola in maniera indipendente. Questa occupazione avviene a macchia di leopardo e in varie tappe: “partono dall’Arco Alpino e arrivano da estin Friuli occupandole terre feritili della Pianura Padana “nella prima fase vengono occupate Pavia, Torino e Milano, ei vescovi di queste scappano “ancora però l’occupazione insulare non è completa; mancano ancora le zone della costa della Laguna Veneta, dove si trovano i centri più importanti dal punto di vista demografico, Grado e Venezia. Non facilmente occupabili per la loro doppi protezione: all’interno salvaguardati dalla laguna, all’esterno dai rifornimenti che arrivavano da Costantinopoli. “riescono ad occupare la fascia centrale dell’Appennino, che congiunge queste zone all'allora Ducato di Roma (più o meno il Lazio di oggi, sedeimportante di truppe bizantine). “non riescono però ad occupare la Puglia, la Calabria e le due Isole. “più o meno verso la fine del secolo riescono a conquistare la Liguria ela Toscana e stabiliscono due importanti centri di potere a Spoleto e a Benevento. “questa incompleta occupazione avrà conseguenze storiche di portata notevole. Il territorio che avevano conquistato era rimasto più o meno sempre unitario dal punto di vista politico; da questo momento dovremmo aspettare il 1870 affinché si ritrovi questa unitarietà. «i longobardi cominciano in maniera lenta un’acculturazione; ad esempio, alcuniiniziano a convertirsi al cristianesimo ortodosso cattolico. Cominciano inoltre a sentire il bisogno di organizzare meglio il loro esercito (guerra che continuerà fino all’ VITI secolo con i Bizantini); di un’autorità monarchica (a fine VI secolo rinominano un re); hannobisogno di scrivere la propria tradizione giuridica (fermo restando che i longobardi seguonole leggi longobarde e che i romani seguono quelle romane). «A questo proposito nel 643 il re longobardo Rotari ordina la scrittura di codici di legge. naturalmente nelle mani dell’imperatore d'Oriente anche parte della Puglia, quasi l’intera Calabria e le isole. “Come già anticipato, occorre dire che se l’intero Settentrione, inclusa la Toscana, è integrato in quello che diventa dalla fine del VII secolo un vero e proprio Regno Longobardo; altrettanto non si può dire per l’Italia Centrale e Meridionale. Esse sono invece organizzate attorno a due Ducati sostanzialmente autonomi dal Regno, anche se sottoposti comunque ad un’aristocrazia di ‘nome’ longobardo, che hannocentro uno a Spoleto, l’altro a Benevento. ‘Dunque, l'occupazione italica non solo è incompleta, ma anche nella parte politicamente detta “longobarda”, si ha una divisione. Quando parliamo di Regno Longobardo in effetti, ci riferiamo soltanto alla parte a settentrione del territorio. Esiste una capitale del Regno e si trova a Pavia, nell'odierna Lombardia meridionale, ma dobbiamo dire che dome molte delle Capitali dell’Alto Medioevo è una ‘capitale nominale”, la corte si sposta in realtà. Va inoltre detto che la monarchia longobarda, almeno fino all’inizio dell'VIII secolo, non è così solida da poter contare su una sede precisa di governo. Vi sono altre città sulle quali si fonda la presenza monarchica nel Nord Italia; queste sono, oltre a Pavia, Milano, Monza, Verona, Cividale e Torino. In generale sono grandi città nelle quali hanno sede varie dinastie ducali, che dannoluogo poi apiccole dinastie monarchiche (c'è molta discontinuità dal punto di vista dinastico nella monarchia longobarda). “questa spiegazione sopra conclude la parte della scorsa volta e chiarisce l'affermazione importante che abbiamo fatto riguardola sostanziale perdita dell’unità politica dell’Italia; perdita ricomposta solo molto dopo, nel 1870, al termine della fase Risorgimentale della Storia contemporanea. * GIUSTINIANO E LA RENOVATIO IMPERII, capitolo 5, pag.90 “parliamo ora di un altro grande protagonista, di un altro degli attori politici di questa fase storica. Questo ‘attore’, che abbiamo già evocato varie volte ma su cui non ci siamo mai soffermati più di tanto, è Bisanzio, capitale dell’Impero Romano d'Oriente; conosciuta meglio come Costantinopoli, fu fondata da Costantino all’inizio del IV secolo [geograficamente si colloca tra il Mar Nero e il resto del bacino del Mediterraneo] Abbiamo già ricordato questo personaggio in occasione dell’Editto di Milano e del Consiglio di Nicea; un’altra delle sue “invenzioni” è proprio la fondazione di questa città. «Esisteva già da prima del suo arrivo, era città greca di nome Bisanzio, ma certo non aveva l’importanza strategica e politica che assume quando Costantino decide di farne la sede del suo potere. Qui porta non solola sede imperiale, ma anche un altro senato; ne fa copia di Roma, dapprima in piccolo poi pian piano diventa sempre più importante. “il periodo di cui parliamo oggi è molto vasto, circa 500 anni: partendo dall’impero di Giustiniano (527-565), passando poi ad un’altra fase molto importante dal punto di vista politico e militare, l'impero di Eraclio (610-641), analizziamo poi la grande crisi iconoclasta (decreto di Leone III) (726-843), per infine riprendere la cronologia per studiare la fase ‘massima’, l’apogeo dell'impero bizantino, attorno al 1000. eimpero di Giustiniano “ora ci concentriamo sull’apogeo antico della parte orientale dell'Impero Romano, ovvero il regno di Giustiniano. -Giustiniano è un imperatore di famiglia latina, parla dunque latino anche se risiede nella parte orientale dell'impero, proviene infatti dalla regione costiera dell’attuale Bosnia-Erzegovina. È anche un grande idealista, ma allo tesso tempo capace di tenere le redini dell'impero per un lungo periodo (connota infatti con il proprio nome un'intera epoca). «Il suo progetto politico porta il nome latino di Renovatio imperi, che vuol dire “rinnovamento dell'impero”. Naturalmente la sua idea è quella di ricostruire la grandezza dell'Impero Romano antico, e lo fa attraverso una serie di operazioni, alcune di natura culturale, altre di natura puramente militare. Da una parte la riconquista, che porta alla ripresa di territori come l'Italia (anche se nella* cartina ci si riferisce a qualche decina di anni dopo, quando i longobardi sono già entrati, ma ci sono dei territori come visto prima che rimangono in mano all'impero), tutta l’Africa settentrionale compreso l'Egitto, l’Asia Minore e una buona porzione della Spagna (anche se all’inizio del secolo successivo, gran parte di questa conquista, i Visigoti l'avranno già riconquistata; nontutta, le coste rimangono all'impero). Si tratta di una vera e propria campagna di conquista militare lunghissima (solo la Guerra Gotica durò 20 anni in Italia). La Renovatio passa anche però attraverso due azioni di tipo culturale: da una parte la lotta antiereticale, che fece sì che Giustiniano convocasse altri concili, e il cui fatto più simbolico fu la chiusura definitiva della Scuola filosofica di Atene nel 529 [scuola che affondava le proprie origini nell’Atene antica, di Platone e Aristotele; ma che viene chiusa quando ormai i suoi intellettuali sono sì legati ancora alla tradizione filosofica antica, ma allo stesso tempo sono ormai cristiani]. In ogni caso la rigidità dogmatica che Giustiniano impose al regno fece sì che vennero chiuse tutte le Scuole che potevano portare ad ‘un pensiero in qualche misura divergente. Atene fu proprio uno di questi casi. Dobbiamo ricordare infatti che la compattezza ideologica dell'impero passa in questo periodo attraverso la compattezza dogmatica imposta dalla chiesa. La religione cristiana è in questa fase la religione ufficiale dell'impero, il suo pensiero ufficiale. Questa lotta antiereticale, dunque, è anche il tentativo di coagulare attorno alla figura dell’imperatore tutti i pensieri presenti all’interno del territorio imperiale. “questa iniziativa di cui abbiamo parlato sopra non può prescindere da una riorganizzazione generale della legge. Sempre di Giustiniano è l’iniziativa del Corpus Juris Civilis; suoi giuristi la scrivono ovviamente, tra questi spicca il nome di Triboniano, i quali si dedicano alla raccolta e alla riorganizzazione dell’antico materiale depositato, quindi non solo le leggi promulgate da imperatore e senato (quelle romane), ma anche quelle prodotte dalla giurisprudenza, ovvero tutte le sentenze importanti che i giuristi romani hanno scritto e tramandato nel corso dei secoli. Il Carpusconsta di quattro grandi sezioni: le imstitutiones, che sono una sorta di manuale di istituzioni di diritto romano studiate ancora oggi che danno indicazione generale al fine di comprender quali sono le istituzioni che governano questo diritto; il digesto, raccolta proprio di quella giurisprudenza detta prima; le /eges, ovvero le leggi vere e proprie degli imperatori e del senato; e infine le novellae, le leggi che da Giustiniano in poi verranno emanate dagli imperatori romani. Si tratta di una grande suddivisione del Diritto, che però ha l'ambizione di comprenderlo e spiegarlo tutto. È un’opera colossale, ed è anche tra le opere di Giustiniano la meno effimera, quella che durerà di più, e cherimarrà in eredità non solo all’Oriente, ma anche all'Occidente. Questo perché non solo tutti i romani d'occidente rispondono ancora alla legge romana, ma anche perché il Corpusè scritto in latino, e dunque comprensibile più dall’Occidente che dall’oriente (naturalmente l’opera qui sarà proseguita in lingua greca). Saràinoltre poi anche alla base della grande riscoperta del Diritto nell'XI secolo. «elementi di diritto romano rimangono comunque molto presenti nella legislazione dei vari regni, e sarà poi considerata ufficialmente legislazione del nuovo impero Occidentale che si svilupperà. eimpero di Eraclio -la situazione territoriale di cui abbiamo parlato prima è quella che Giustiniano lascia in eredità ai propri successori. Però all’inizio dell’VITI secolo vediamo che gran parte dei territori, soprattutto quelli africani e balcanici, sono stati persi ormai dagli imperatori bizantini. Questo si deve soprattutto a due grandi nuovi soggetti politici: da una parte gli Slavi, che invadono i Balcani nel VII secolo; queste zone saranno riconquistate solo molto dopo. Dall’altra parte gli Arabi, che porteranno via iterritori di più antico radicamento non solo del cristianesimo, ma anche dell'Impero Romano, della civiltà greca. Questi, al contrario, non saranno mai più riconquistati. *ciò di cui parleremo adesso, ovvero l'iniziativa dell’imperatore Eraclio, riguarda il sistema militare. C'è un passaggio importante nell’impero d'Oriente in questa fase storica; si passa da un esercito prevalentemente mercenario e mobile quel era l'antico esercito dell'impero romano, ad un esercito formato soprattutto da soldati contadini stanziali, i quali sì stanziano nei vari temi, ovvero ‘regioni amministrative” militari dell'impero, governate da un generale, uno stratego, e che garantiscono rispetto all'esercito mercenario una migliore difesa; questo perché i soldati contadini sono stanziali, stanno pronti a ricevere un'eventuale invasione. Naturalmente non sono in grado di compiere offensive, cosa che i mercenari al contrario facevano. -Questo passaggio “sistema tematico” non è immediato, Eraclio comincia ad organizzare temi in particolare in Italia dove l’offensiva longobarda si fa sentire, ma in realtà questo sistema non arriverà mai a compimento, poiché comunque una qualche componente mercenaria rimarrà nell’esercito, e da un certo punto in poi ritornerà ad essere la componente prevalente. ecrisi Iconoclasta “è un momento di crisi che sarà seguito poi da uno dei momenti massimi dell’impero. -l’Iconoclastia è una dottrina religiosa sulla quale insiste molto l’imperatore Leone III. Infatti, nel 726 emana un decreto cheimpone la distruzione delle immagini e la proibizione a qualsiasi cristiano di venerarle. Ma puòun imperatore permettersi di emanare un decreto che riguarda la religione? Certamente sì, avendo lui stesso una funzione -È dunque, quello dell'impero bizantino, un vero e proprio Commonwealth, una comunità che non siidentifica solo i un’unità politica, ma anche in un’unità ideale più vasta. ecristianizzazione degli Slavi (IX-X secolo) “a questa strategia di soft power si lega in questo periodo anche il processo di sviluppo della cristianizzazione degli slavi; in particolare della zona dei Balcani e del territorio vasto che oggi è compreso tra Russia, Ucraina e Bielorussia. Questa cristianizzazione avviene in due fasi: si tratta di un effetto non di una conquista militare ma di un’azione missionaria che parte dal patriarcato di Costantinopoli, che non va intesa come strategia politica, ma attività missionaria, e a farla sono monaci spesso che vengono spinti da motivazioni ideali, non appunto politiche. “la prima Missione a partire è quella dei Santi Cirillo e Metodio e si compie nel corso del IX secolo. In particolare, Metodio lo fa nella regione compresa tra la Boemia e la Slovenia odierne: si tratta di una regione strategica perché è estremamente occidentale per Costantinopoli, e allo stesso tempo estremamente continua a quelli che sono i grandi patriarcati missionari del settentrione d'Italia; in particolare Aquileia, anche se in questo momento ha perso un po' di quella spinta propulsiva che aveva nei secoli precedenti. -Soprattutto è territorio guardato con molta attenzione dal patriarcato di Roma: siamo in un momento in cui l'impero Carolingio esiste, è forte, e queste sono esattamente le frontiere orientali di questo. Andare a convertire i Moravi, come fa Metodio, significa in qualche modo disturbare la strategia espansionistica dal punto di vista religioso del Papa. «L'altro grande momento di conversione si ha alla fine del X secolo, quando a convertirsi sono le stirpi principesche di origine vichinga che dominano i regni stanziati lungoil corso dei grandi fiumi della steppa russo ucraina. Quando avviene questa conversione degli aristocratici, segue dopo non molto anchela conversione di tutti gli altri popoli. Naturalmente si tratta di un successo straordinario dal punto di vista del soft power, che ancora oggi è testimoniato dall'impiego del cirillico o di caratteri simili. Questi caratteri sono stati inventati da Cirillo e Metodio (non proprio quelli attuali, ma quelli antichi si) e servivano proprio per trascrivere i suoni tipici della lingua slava. «Questi due missionari inoltre erano originari di Tessalonica, dovela popolazione slava era una parte importante, come un po' in tutta la penisola greca. Siè parlato slavo nell'entroterra della Grecia per lunghissimo tempo; la ri-grecizzaizone di questi territori è molto successiva. Cirillo e Metodio possiamo immaginare fossero bilingui, greco slavi; altro non fecero quindi che adattare la scrittura che conoscono (greca) alle esigenze della fonetica slava, e proprio questo è all’origine del cirillico antico, nella sua versione primigenia. Dunque, l’attuale espansione territoriale del cirillico è testimonianza di quel successo strategico del soft power, delle Missioni in questo caso. * crisi dell'impero bizantino -la cristianizzazione slava si completa più o meno attorno all'anno Mille. «arriva inseguito però un momentoin cui certi elementi, già presenti del resto nella tradizione e nella storia bizantina, si rivelano portatori di una vera e propria crisi; crisi che si distende lungo alcuni secoli e porterà poi alla caduta dell’Impero; ma ha una radice in alcuni eventi che intercorrono nell’ XI secolo. “In primo luogo, ha una radice economica cui sonolegati tre elementi principali: l'immunità, l'intervento dello stato nell'economia, e poi un evento militare, una sconfitta, che porta alla perdita di una parte importante del territorio bizantino (forse a quella più importante dal punto di vista della produzione agricola), ovvero Asia Minore, la penisola anatolica. “Nella fase espansiva dell’impero, l’imperatore e l’amministrazione si fondavano su un’alleanza con l'aristocrazia. Questa naturalmente partecipa al governo sia dal punto di vista militare che amministrativo, e costituisce anche gran parte dei funzionari chelavorano nelle varie province dell’impero, nei vari temi. In cambio dell’alleanza però, oltre ad ottenere la nomina per ricoprire queste cariche, a volte “riscuote” anche dei premi personali, che vengono dati soprattutto agli aristocratici più vicini al sovrano oppure ai vescovi o agli abati (capi dei monasteri) più fedeli alle direttive del sovrano. -Questi premi consistono in /Immunita: sostanzialmente significa che chi ne è titolare è immune dal fisco, non pagale tasse o le paga in misura molto ridotta. Si tratta di una concessione che fatta una tantum non creerebbe grossi problemi; le complicazioni sorgono però quando questi “privilegi” non sono più fatti ad personam (valgono solo per chi la riceve), ma si estendela loro validità anche agli eredi e, nel caso in cui parlassimo di titolari di incarichi come gli abati, anche per i loro successori. In questo modo diventano esenzioni fiscali perpetue. “A questo dobbiamo aggiungere che nella gran parte gli aristocratici titolari e beneficiari di questa immunità e i grandi monasteri, sono dei latifondisti, possiedono molta parte della terra disponibile nell'impero. Concedere quindi l'immunità ad un’abbazia, ad un monastero importante, significa di fatto esentare dalle tasse per sempre una parte importante della ricchezza del paese. Su lungo periodo questo diventa un serio problema: nell'immediato garantisce la fedeltà al sovrano, ilconsenso verso di lui; alla lunga però crea mancanza di risorse per far andare avanti l’amministrazione. eintervento statale su economia, Crisbolla, 1082 “a questo dobbiamo aggiungere il secondo elemento sopracitato, che possiamo far risalire ad una data precisa, ovvero il 1082: la concessione ai veneziani di una sorta di privilegio commerciale. Anche in questo caso si tratta di un’esenzione dalle tasse che riguardano il commercio, ma è qualcosa di più rispetto alla ‘manovra’ precedente. Dobbiamo considerare infatti che nel contesto bizantino lo Stato, presenza molto forte in generale, interviene in maniera importante nell’economia, è lo Stato che organizza le grandi flotte che si spostano da un lato all’altro dell'impero ed è sempre lo Stato che riscuote le imposte. Quindi l'esenzione concessa si Veneziani dallo Stato da tutte le tasse riguardanti il commercio, ha una rilevanza molto importante perché quelle tasse erano le uniche che i Veneziani pagavano nella vasta parte del Mediterraneo occupata da Bisanzio. Non solo: Venezia è dal punto di vista teorico e nominalmente “suddito” dell'impero di Costantinopoli (mai stata sottomessa dai Longobardi); questo fa sì che gli imperatori di Bisanzio non avvertanoil fatto che in veneziani stanno diventando monopolisti del commercio come un fatto pericoloso. Nella realtài Veneziani sono dunque sostanzialmente indipendenti, fannoi loro affari, non paganole tasse e teoricamente sono responsabili verso l’imperatore di Bisanzio, ma in pratica stanno totalmente svincolati dall’ubbidienza nei suoi confronti. Anche dal punto di vista militare niente li obbliga a rispondere all'imperatore. «il commercio quindi, da un certo momento in poi, risulta di fatto appaltato agli stranieri, i Veneziani. “questa cosa mette in crisi ulteriormente l'impero, e i risultati di ciò si vedrannoin special modo nel secolo successivo. eScisma d'Oriente, 1054 “qualche anno prima la Chiesa d'Oriente si era definitivamente staccata da quella d'Occidente. In occidente il patriarcato di Roma sta cercando di imporre il proprio controllo su tutte le chiese; in oriente il patriarcato di Costantinopoli naturalmente non lo accetta. “Dal punto di vista dottrinale teologico, la controversia riguarda una parte del Credo, preghiera che viene recitata durante la liturgia eucaristica domenicale. Quella preghiera prevede nella versione latina propria della liturgia occidentale l'aggiunta della parola, FILIOQUE, che vuol dire “e dal figlio”, che non c'è nella versione in lingua greca. In effetti questa aggiunta non c’era nella versione originaria del Credo; viene fatta in Occidente per motivazioni contingenti e non è in verità un cambiamento così importante e tra l’altro è stata introdotta tempo prima, nel VII secolo. Comincia a diventare in problema in questo momento, nella prima metà dell'XI secolo, perché vi si intrecciano altri motivi di natura politica che oppongono i due patriarcati di Roma e Costantinopoli: tra questi, come abbiamo già visto, il tentativo di egemonizzare e controllare la Cristianizzazione in Oriente tra gli slavi. Oltre ciò, come vedremo più avanti, un altro motivo era quello di ottenere il controllo sulle diocesi, le sedi vescovili dell’Italia Meridionale. “questi sono i veri motivi che portano al distacco dei due patriarcati: la motivazione più dottrinaria del FILIOQUE, e quella più strumentale del controllo. e Battaglia di Manzikert, 1071 “l'altro elemento che determinala crisi è la pressione militare esercitata dai Turchi. Questi sono una popolazione d'origine asiatica, Asia Centrale, che si sposta nella zona compresa tra Afghanistan, Iran eIraq odierni nel X-XI secolo. -Proprio nell’XI secolo arriva a minacciare direttamente i territori più ricchi dal punto di vista agricolo dell'impero bizantino, quelli anatolici. «In questo luogo avviene una battaglia importante nel 1071, che determinala sconfitta dell'esercito e dell’imperatore bizantino ela perdita anche della parte più significativa dal punto di vista sacrale, ovverola Terra Santa (le città di Betlemme, Gerusalemme, etc..). “abbiamo dunque nell'XI secolo qualcosa che colpisce al cuore l’impero dal punto di vista economico e militare. Non ne determina la fine, anzici sarà nel XII secolo una ripresa decisa dell'Impero Bizantino, nonostante tutto, e una reazione militare molto significativa (riprese offensive in Occidente anche). “questi sono comunque dei ‘tarli’ che scavano nel profondo, e che alla fine porteranno a far prevalere altre forze. «a determinare la sconfitta definitiva di Costantinopoli non saranno tra l’altroi Turchi, popolazione islamizzata e quindi teoricamente nemica dei cristiani di Costantinopoli; saranno «c'è un problema che lo assilla, molto sentito in quegli anni non solo da lui ma anche dalla popolazione cristiana ed ebraica: questo consiste nella difficoltà di far conciliare il monoteismo rigido dell’ebraismo [‘non avrai altro Dio all'infuori di me”; Dio che non può essere rappresentato] e il monoteismo cristiano, più ‘sciolto’ [unico Dio, ma Tre “persone”, manifestazioni di esso]. La questione si basava principalmente sull'aspetto del Figlio ‘cristiano’, poiché è sì Dio, ma anche Uomo e quindi poteva essere rappresentato. Questa difficile conciliazione sull’accettare sia la “novità” di doppia natura di Gesù con l’assolutezza di Dio derivante dal pensiero ebraico, porta Maometto a riflettere su ciò. “Ad un certo punto della sua vita Maometto smette di lavorare poiché non ne ha più bisogno dato che aveva sposato unaricca vedova. Questolo porta a divenire un vero e proprio pensatore; tra l’altro è un’analfabeta, non sané leggere né scrivere, ma questo non significa che non fosse un uomo di vasta cultura (cosa invece che accadeva nelle popolazioni nelle quali la scrittura era un fatto raro). “Nel 610 secondola tradizione riceve una Rivelazione. Rivelazione che viene raccolta successivamente in un libro, il Corano; titolo che deriva da una parola araba a4/-Qur’an che vuol dire “recitazione”. In effetti Maometto, secondo la tradizione, avrebbe ricevuto questo “messaggio” dall’Arcangelo Gabriele e l'avrebbe imparata a memoria per poi renderla nota ad un gruppo, un circolo di persone che si riuniva in conversazione presso la sua dimora. Questa che all’inizioha l’aria di una predicazione privata fondamentalmente limitata a Maometto e la sua ‘cerchia’, comincia a diventare un problema nel momento in cui acquisisce grande fortuna e inizia a mettere in crisi il politeismo che alla Mecca ha un suo centro importante nell’adorazione della Pietra Nera, la Kaaba. Per questo motivo i parenti stessi di Maometto cercano di bandirlo dalla città. -*Lui è dunque costretto a fuggire; si rifugia a Medina nella quale però si ritrova insieme ai suoi ‘fedeli’. Si ritrova difatti con una comunità che diventa una comunità politica, finisce quindi a dover gestire una città che cresce progressivamente data la grande fortuna della sua predicazione. Una città però ha bisogno anche di difendersi, poiché in Meccani non vedono di buon occhio il diffondersi di questa nuova religione monoteista che mette in crisi anche il pellegrinaggio tradizionale dei pastori dell'Arabia interna verso la Mecca. Maometto quindi ad un certo punto si ritrova a gestire una guerra conla Mecca; diventa un leader non solo spirituale, ma anche politico. “nel 630 torna alla Mecca da vincitore e stabilisce lì la sua sede e stabilisce inoltre che non terminerà il pellegrinaggio: la Pietra Nera non è sacra in sé, poiché come già detto Dio non può essere rappresentato in alcuna forma, nemmeno da una pietra; impersona però la testimonianza del patto che Dio ha fatto con il popolo. Tutto il popolo, perché la predicazione non è riservata ai solo arabi, ma viene estesa potenzialmente a tutti senza attenzione all’etnia, alla provenienza. Tutti possono essere islamici, questo è il sogno di Maometto (che in gran parte si realizzerà). -Oltretutto l'Islam è una religione estremamente semplice; dal punto di vista della dottrina è anzi molto più semplice di quella cristiana. C'è un monoteismo rigido; l’unico dio è Allah che è una figura inattingibile, lontana, al quale il fedele deve semplicemente sottomissione (questo significa letteralmente is/am). Difatti ciò che è richiesto ad un fedele si sintetizza in cinque punti, i Cinque Pilastri dell'Islam: * PROFESSIONEDI FEDE + dire credendoci che Allah è l’unico Dio e Maometto è il suo profeta. Attenzione, Maometto è solo il profeta, non è un’incarnazione del Dio; questa è la differenza con il Cristianesimo. Gesù, infatti, e molta parte del suo pensiero e della sua predicazione, viene accolto sì nel Corano; non viene però considerato Figlio di Dio, ma suo Profeta, il più grande prima di Maometto. *. PREGHIERA cinque volte al giorno. Compiuta in direzione della Mecca. * DIGIUNO + avviene in un mese particolare del calendario lunare arabo. Digiuno dall’alba al tramonto che testimonia la fede del credente. * ELEMOSINA + attività benefica nei confronti dei poveri; atto si religioso che civile (non c'è distinzione nell'Islam tra questi due momenti). * PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA + almeno una volta nella vita. Rimane così un centro di diffusione almeno dal punto di vista spirituale, un punto di riferimento; punto di convergenza di tuttii credenti. Religione quindi semplice e potenzialmente aperta a tutti senza limiti di tipo etnico tradizionale, e quindi non sorprende vedere come l'espansione sia estremamente rapida. «Maometto muore nel 632 d.C., e vediamo che, pochi anni dopo, l'Arabia è già sostanzialmente islamizzata. “a questo punto il responsabile dell'unità politico religiosa dell'Islam è il Califfo (in arabo “successore”). ‘Erede’ sia spirituale che per quanto riguarda le cose temporali, dello Stato, quindi l’esercito. “negli anni successivi, come vedremo, ci saranno delle questioni che romperanno l’unità religiosa e politica del Califfato, quindi dell'impero Arabo; ma nei primi 100-200 anni dalla morte di Maometto si ha un’espansione straordinaria. «Agli inizi dell’VII secolo gli Arabi sono già in Spagna; quindi, l'Occidente con l'Africa settentrionale e parte l'Europa sono passati sotto controllo arabo islamico. L'esercito che marcia alla conquista, motivata dalla conversione, è composto da cavalieri arabi beduini; questo non significa però chela popolazione locale non si converta, lo farà. -È un'espansione che va sia verso Occidente che verso Oriente come già detto. Possiamo anche dire che le due grandi famiglie che gestiscono il Califfato dopo il VII secolo, gli Omayyadie Abbasidi, sono anche i promotori di due diverse direttrici d'espansione e di due orientamenti culturali. -Gli Omayyadi (661-750) spostano la capitale dalla Mecca a Damasco, in Siria; grande città bizantina di tradizione greco cristiana. Questo spostamento conferisce all'impero bizantino una matrice mediterranea e greca legata alla tradizione dell'Impero Romano d’Oriente. «gli Abbasidi (750-1258), che sostituiranno anche in maniera violenta il Califfato degli Omayyade, sposterannola capitale a Baghdad (odierna capitale dell'Iran). Questo spostamento dal Mediterraneo al Golfo Persico provoca non solo un interesse mutato e maggiore verso l'espansione a Oriente, ma anche un cambiamento di riferimenti ideali. Ciò perché Baghdad è una città che guarda alla tradizione orientale, quella che era stata la tradizione dell'impero Persiano. Si parla quindi di un mutamento culturale importante. “dunque entro VIII secolo l’impero islamico non soltanto si espande, ma subisce anche die mutamenti culturali significativi: dalla matrice prettamente araba della Mecca si passa all’influsso bizantino di Damasco [va ricordato ad esempio che la moneta araba dirham riprende sia nel nome che nella fattura la moneta antico romana ancora in uso nell'impero d’Oriente, il denario], per poi spostare ancora una volta la capitale a Baghdad che porterà un altro influsso al Califfato. erottura dell'unità islamica, Kerbala 680. -questa rottura all’inizio intendela rottura dell'unità religiosa, e solo successivamente ci sarà una rottura di tipo politico. Questo evento avviene nel corso del VII secolo. «inizialmente l’Islam è tutto rappresentato dalla Umma, la comunità islamica; tutti i fedeli appartenenti devono ubbidienza la Califfo, che è uno solo; come abbiamo già detto l’Umma va oltre le distinzioni etniche, ovvero non ne fanno parte solo gli arabi, ma anche tutte le popolazioni che si convertono [sia detto per inciso, i cristiani e gli ebrei non devono convertirsi, possono farlo e difatti sarebbe quello che gli islamici sperano, ma non sono obbligati; pagano una tassa e possono così proseguire la loro confessione. Questo perché Maometto riconosceva una sorta di debito nei confronti delle “genti del libro”, così chiamati ebrei e cristiani, e dunque come Fratelli Maggioriin qualche modo era loro permesso di continuare a professare la propria religione]. “questo significa che per lunghissimo tempo, almeno fino all'anno 1000, gran parte della popolazione che sta nel cuore dell’impero islamico, cioè in Egitto e Siria, continua ad essere cristiana; e non stiamo parlando di una minoranza cospicua quella popolazione, ma di una maggioranza di questa. Quindi gli islamici in questo momento sono una minoranza, seppur importante. Fino al X secolo almeno questa è la situazione in Egitto; in Siria forse non nella stessa misura, mai cristiani continuano ad essere comunque almeno il 50% della popolazione fino più o meno allo stesso periodo. “Poi le cosecambieranno per molti motivi, ma dobbiamo considerare che il livello di tolleranza dell'Islam è infinitamente superiore a quello non tanto dell'ebraismo, che in questo momento è una religione di minoranza (la diaspora ha fatto sì che la dispersione provocasse questa caratteristica minoritaria, sparsi per il Mediterraneo), ma del Cristianesimo: non si può non essereche cristiani sulla terra europea, mentre si può essere benissimo cristiani in terra islamica. -«YVUmma ad un certo punto si rompe, lo fa quando c’è una lotta per la successione a Maometto che pone in contrasto da una parte coloro che sono aperti ad accettare come successori di Maometto anche chi non ha legami stretti con la famiglia del Profeta, i Sunniti, e dall’altra ci sono coloro che ritengono che solo coloro che appartengono alla famiglia del Profeta, ovvero Alì (marito della figlia del Profeta) e i suoi successori; solo costoro possono aspirare ad essere Califfi, gli Sciiti. “il punto è che nel 680 l’ultimo discendente della famiglia di Maometto viene ucciso nella Battaglia di Kerbala. La guerra civile che aveva diviso la Umma in questo momento sfocia in una cruenta battaglia che determina una divisione che non sarà mai più ricomposta. «Gli Sciiti rimangono quindi di fatto senza un riferimento, un capo visibile, e cominciano ad attribuire il proprio riferimento politico a figure diverse nella storia dell'islam; questi continuano a rimanere però una minoranza nel mondo islamico, popolato nella grande maggioranza dai Sunniti. Fra l’altro questa minoranza non ha unapropria ric onoscibilità politica (proprio perché è sparito come detto prima), situazione che rimane tale fino a che qualcuno non si dichiarerà discendente del Profeta (nel X secolo). dobbiamo anche dire che nel mondo sunnita comincia a manifestarsi una separazione sempre più netta tra i Califfi e coloro che invece sono addetti al culto; si avverte quindi una sorta di divisione fra aspetto politico e religioso. «Carlo Magno nasce da qualche parte (non si sa dove) e in qualche momento (neanche di questo sappiamo qualcosa) attorno al 740. “diversamente dagli imperatori bizantini, che nascono ‘in letti di porpora’ all’interno del palazzo imperiale, e quindi di conseguenzaimmediatamente riconosciuti come portatori di diritto di ereditarietà del trono, la stessa cosa non si può dire per Carlo. È certamene un figlio di Pipino, abbastanza prediletto anche perché è un buon soldato, ma non è il figlio maggiore. Nel 754 viene unto insieme al fratello Carlo Manno; quindi in qualche modo Pipino, già re dei Franchi dal 751 pone una forte ipoteca sulla successione al trono di Carlo, insieme però al fratello. Va ricordato che vige la concezione ‘patrimoniale’ del potere per la quale, alla morte del padre, il regno viene diviso tra i figli, che in questo caso sono due. -Carlo, dunque, ottiene soltanto una parte del regno, tra l’altro la più settentrionale. Non significa che sia la parte peggiore però, anzi tutto il contrario: l'eredità di questa parte fa sì che nelle sue mani vi sia anche il territorio dell’Austrasia, dunque il cuore del regno franco. “diviene unico re nel 771, quando il fratello accidentalmente muore (più o meno, qualcuno sospetta che lo abbia avvelenato Carlo o comunque fatto avvelenare sotto suo ordine). Indubbiamente questo evento fortuito, al di là delle varie “macchinazioni”, favorisce Carlo, il quale si ritrova sempre fortuitamente padrone di un regno che era stato riunito sotto Pipino. “dal 772 in poi inizia una serie di campagne militari volte sia ad aumentare il territorio da lui controllato, sia a cementare la fedeltà dei guerrieri, i quali hanno bisogno di spartirsi il bottino altrimenti non gli sarebbero fedeli. La regalità, come ricordiamo, si fonda infatti in parte su ideologie preparate dagli intellettuali del regno, ein parte su operazioni di tipo militare anche, che sono volte a creare consenso versola figura del re: se il re è vittorioso, l'aristocrazia gli è fedele e le cose andranno bene. Per poter garantire il bottino però bisogna che ci sia uno stato di guerra semipermanente; questa è certamente una condizione che Carlo è in grado di sostenere per più di 30 anni di regno, dal 772 all'’804 d.C. “questo è un periodo nel quale, tra le varie campagne, ci sono anche quelle contro i Sassoni. La Sassonia è la regione all'estremo settentrione del regno, mai romanizzata o cristianizzata; sono quindi ancora pagani, e questa condizione è la motivazione religiosa che dà la spinta a Carlo per l'impresa. Azione che è meramente imperialistica, espansionistica militare, non c'è una motivazione di difesa nell’occupazione di questa terra, il tutto giustificato come opera di cristianizzazione. Ci sono poi un’altra serie di operazioni militari, le quali invece hanno una giustificazione più complessa: ad esempio nel 774 avviene la conquista definitiva del regno longobardo. Da questo momento in poi questo territorio mantiene una sua autonomia nel senso che rimane come regno distinto da quello dei Franchi, ma sostanzialmente governato dallo stesso monarca o da monarchi che lui pone a capo del regno, i suoi vassalli. In ogni casole leggi sono emanate in accordo con le leggi emanate dal re dei Franchi, Carlo. Quali sono le motivazioni che portano alla sconfitta dei Longobardi e all’acquisizione del loro regno? Queste sonolegate alla difesa di Roma. “Come sappiamo, Roma è un territorio nominalmente bizantino ormai da tempo dominato in concreto dal Papato, che quindi è titolare non solo di un potere spirituale ma anche diun potere temporale, politico. Non più difeso da parte dall'imperatore di Bisanzio, che da un certo momento in poi è iconoclasta, il Papa cerca l'appoggio di una popolazione che sia cattolica e che sia però anche lontana, ovvero che non disturbi il suo potere temporale. Questo riferimento politico, come già detto, viene trovato nei Franchi già dall'inizio dell'VIII secolo. La cosa però ha un esito clamoroso quando i Longobardi, sotto gli ultimi re successori e poi di Desiderio, riescono ad impossessarsi definitivamente die territori bizantini, o almeno che ancora rimanevano più o meno nominalmente sotto Bisanzio, ovvero quelli governati da Ravenna; regione che comprendele attuali zone di Emilia-Romagna e Marche, chiamata Esarcato. Impadronitisi di questo non vi era più alcun limite all'espansione verso Roma. «L'alleanza con i Franchi mette quindi in difficoltà i Longobardi, ponendoli nella condizione di dover gestire una lotta su due fronti; da una parte contro il Papa, dall'altra controi Franchi. Infatti, l’assalto a Roma dell'ultimo re, Desiderio, è compensato dall’invasione franca che porta, diversamente dalle altre invasioni del passato, non ad un'operazione di banale razzia, ma ad una conquista, ad una definitiva sottomissione della popolazione Longobarda. Operazione di squisita geopolitica. [dietro alla definizione di Longobardi sappiamo che dobbiamo vedere non un’etnia, ma un complesso vario di popoli, tra cui anche quello romano; come ribadito in precedenza, facevano parte di “questo nome” tutti coloro che potevano accedere ad un certolivello sociale tale da poter garantire il combattimento a cavallo. «un’altra impresa, stavolta però in risposta ad una minaccia militare reale, è la campagna contro la popolazione degli Avari (non ne sappiamo moltoin realtà) si tratta di una delle molte popolazioni che provengono dall'Asia Centrale, parlano unalingua turco mongola e occupano ‘una regione che è l'estremità occidentale della pianura stepposa che collega il paesaggio euroasiatico dall'Ungheria alla Mongolia. Questa popolazione si è stanziata più o menonel territorio dell’attuale Austria, Baviera e Ungheria, e minaccia con una serie di incursioni tutti i territori dell’impero. “La reazione, nel 796, consiste in una campagna militare molto dura che porta però alla totale sconfitta di questo popolo, del quale a dire il vero non rimane neanche più il ricordo. Cioè, ne rimane il ricordo nella cronachistica della Storia, ma non sopravvive in realtà nessuna dinastia appartenente, né nessunalegge che si dichiari all’etnia Avara. «in questo contesto di successive vittorie, avviene nell’800 un fatto piuttosto singolare: il Papa decide di incoronare Carlo imperatore. In tutto questo però ci sono due problemi. Il primo è il fatto che Carlo non è un romano e nemmeno ha alcuna intenzione di diventare ciò; il secondo problema è che un imperatore romano già c'è, o almeno dovrebbe esserci, e sta a Costantinopoli. In questo momento però non è un imperatore uomo, ma una donna, Irene, la quale inizialmente ha gestito a lungo il potere per conto del figlio per poi infine prendere le redini del regnoin maniera definitiva incontrando ovviamente una notevole resistenza da parte dell’aristocrazia. Alla fine, nonostante queste difficoltà, regnerà ma non col nome di IMPERATRICE, bensì con quello di IMPERATORE, come se fosse uomo. “tutto ciò ovviamente non piace a Papa; del resto, tra lui e gli imperatori d'Oriente, (nonostante l’alternarsi di pensieri iconoclasti tra alcuni) si avverte comunque una frattura, anche se non ancora definitiva. Il Patriarca di Roma vuole essere indipendente anche dal punto di vista dottrinale rispetto a loro; non vede quindi l'ora di trovarsi un protettore locale, che poi come già detto più volte verrà individuato nei Franchi. “come è evidente quindi, ci sono già due grosse problematiche per poter parlare di Impero Romanoconla Corona sulla testa di Carlo. Oltre a queste però ven’è un’altra: non è mai esistito fino ad allora e non era mai stato deciso che fosse il Papa a porre la corona sulla testa dell'Imperatore [non è stato così infatti per gli imperatori romani che venivano semmai proclamati tali dal popolo, dal Senato, dall'esercito] e nessuno aveva dichiarato inoltre che dovesse essere proprio il Papa a scegliere l’imperatore e non qualche altro Patriarca. “l'incoronazione di Carlo a imperatore, dunque, che avviene nel Natale dell’ 800 è un’azione che viene percepita dal mondo mediterraneo e bizantino come abusiva. Nel concreto però, nessun’avverso” a questa operazione aveva la forza militare per contrastare questa decisione. Questa situazione di ‘svantaggio generale’ non può far altro che privilegiare Carlo, il quale diventa quindi Imperatore a tutti gli effetti. “le campagne militari non terminano nell’804, anche se bisogna dire che negli ultimi anni Carlo partecipa meno. Sicuramente una delle imprese più note è quella compiuta in Spagna, impresa fondamentalmente non in funzione di riconquista religiosa (nella gran parte è territorio sottomesso ad arabi islamici), quanto più di motivazione imperialistico espansiva, necessità di dare all’aristocrazia aquitana una valvola di sfogo per garantire il consenso all'impero. «L'impresa all’inizio funziona, le truppe di Carlo entrano in profondità nel territorio spagnolo, ma una serie di rovesci militari che poi culminano con la fantomatica Rotta di Roncisvalle portanoi cavalieri franchi a ripiegarsi in un territorio molto ridotto rispetto a dove erano giunti. Questo grosso modo coincide con le valli cui era rimasta la tradizione visigota che non si era mai davvero estinta; queste valli pirenaiche (zona dei Pirenei), che offrono anche una protezione territoriale naturale, dove erano rimasti appunto dei potentati che culturalmente si rifacevano ai Visigoti, mentre politicamente si sviluppa un'entità che si rifà invece all’aristocrazia franca. «È la Marca Ispanica cui a capo viene posto un marchese, Wilfred il Peloso, che è un franco a tutti gli effetti, appartenente alla ristretta cerchia dei compagni di Carlo. «Carlo muore nell’814 e alla sua morte gli rimane solo un figlio, grande fortuna dal punto di vista dell’unità territoriale dell'impero. Questi si chiama Ludovico, noto poi come Ludovico il Pio. «Essendo dunque l’unico erede, diviene regnante dell’intero territorio dell'impero, e ciò è appunto una fortuna perché questo permise al sistema di potere carolingio di consolidarsi. Diviene anche lui imperatore, quindi re dei Longobardi e dei Franchi, e inoltre diviene vertice di un potere, che vedremo, organizzato su più livelli. * Il sistema carolingio “il potere di Carlo Magno e dei suoi primi discendenti si fonda su tre pilastri; questi sono in parte ereditati dalla cultura dei suoi predecessori pipinidi e in parte sono novità. Questi sono RELAZIONE DI FEDELA PERSONALE, RELAZIONE STRATEGICA CON IL PAPATO (conferisce il carisma dell’Impero Romano su questo franco) e AMMINISTRAZIONE (chesi rifà molto alle tradizioni di diritto romano che vengono proseguite e propagandate degli uomini di chiesa, in particolare dai vescovi. “le Relazioni di fedeltà personale sono un pilastro fondamentale. Sono quelle relazioni utili con i guerrieri e con l’esercito garantite dai feudi. Sono in sostanza concessioni di terra, prestiti, non definitivi, ma revocabiliin qualsiasi momento. Chi le concede può non essere direttamente il re, ma anche un ricco qualsiasi che concede parte della sua terra. Dunque, le relazioni più vasti territorialmente (quasi quanto una regione odierna italiana, ad esempio la Toscana). Haacapo un Marchese; e molti comitati possono formare una Marca. eSono queste, dunque, le articolazioni di riferimento del potere. Ce ne sono anche altre, come i Ducati, i quali però hanno una maggiore indipendenza versol’imperatore; sono quindi sempre a rischio secessione, a volte Carlo è persino costretto a compiere delle spedizioni militari per ‘rimetterle in riga’, in Baviera ad esempio. * Economia carolingia, moneta e commercio. “il potere carolingio si fonda su un sistema economico piuttosto fragile però a suo modo abbastanza efficiente. Innanzi tutto, il cuore del potere carolingio, l’Austrasia, si affaccia su una “regione” di scambi economici che non ha nulla a che fare con il mondo mediterraneo; orbita al contrario tutta attorno al Mare del Nord. I grandi fiumi che vi si gettano sono le ‘reti autostradali’ che consentono il collegamento tra le merci che provengono dal mondo scandinavo o britannico e quelle dell’entroterra europeo; viceversa naturalmente le merci pregiate provenienti da oriente risalgono attraversole Alpi oi Pirenei e giungono a qua. «Certamente questo flusso commerciale non è minimamente paragonabile rispetto a quello presente nel mondo mediterraneo dell'età romana, me ha un valido potere commerciale, e come tale garantisce l’esistenza di un gruppo di mercanti che trova poi radicamento nelle future città del nord Europa, e che si mostrano a noi in questa fase come porti mercantili, emporia. Tra questi ad esempio citiamo Dorestad, Haithabu, Amburgo, Londra, York, Birka sul versante baltico di questa circolazione commerciale, etc.... “certamente è un sistema che per funzionare non ha bisogno di una moneta che mobiliti tanta ricchezza, non d'oroinsomma, anche perché questo metallo non c'era in Europa [nell'impero conquistato da Carlo, infatti, l’oro è presente in maniera molto scarsa e solo in forma tesaurizzata, ovvero sotto forma di oggetti di valore che per lo più stanno nelle chiese o nelle tombe dei grandi re]. Non esiste dunque una grande miniera d’oro, proviene solo da fuori, e, se si vuole acquistare si deve mobilitare una quantità di ricchezza molto elevata che però l'impero carolingio non possiede. “per questa scarsità di materiale quello che è il vecchio “sistema bimetallico” che il mondo alto medievale ha ereditato dell’antichità, che consiste in un sistema fatto da moneta d’argento e moneta d’oro (in realtà addirittura da moneta di bronzo, d’argento e d’oro), finisce dunque più o meno in questo periodo. “tra le leggi di Carlo vi è quella della costruzione di un sistema monetario basato unicamente sull'uso dell'argento. La rinuncia all'oro significa allo stesso tempo non solo una diminuzione della quantità di merci spostante durante gli scambi commerciale, ma riguarda anche un diverso rapporto con la società. -“Nell’antichità romana si giocava sul sistema bimetallico, anche il consenso dell’aristocrazia era garantito dal fatto che gli stipendi gli erano pagati in oro. Questa moneta d’oro non veniva mai svalutata, e ciò comportava che il valore d’acquisto di questa non solo rimaneva più o meno sempre la stessa, ma tendeva persino ad aumentare nel corso del tempo poiché l’altra moneta d’argento invece perdeva il proprio valore e via via svalutata (lega d’argento di minore valore, alleggerita). Coloro quindi che venivano pagati con questa moneta, funzionari minori, vedevano ridursi il proprio potere d'acquisto. “nel sistema invece monometallico carolingio tutto ciò non era possibile semplicemente perché non era la moneta ciò che serviva al re per garantirsi appoggio, ma come già ribadito più volte erala terra, il feudo. “questo tipo di monetazione rimarrà alla base della monetazione europea fino a tutto il Medioevo, anche nell’età moderna. “questo sistema funziona che si stabilisce che una quantità d'argento definita Lira (da libra) corrisponde più o meno a mezzo kg di argento. La lira però non è una moneta così come la intendiamo noi, non viene coniata, e allo stesso modo è il Soldo, che corrisponde alla ventesima parte di unallira (1 lira =20 soldi). L'unica moneta coniata che circola come tale è il Denaro, ovverola 240° parte di 1 lira (1 lira = 240 denari) ela 12% parte di un Soldo (1 soldo = 12 denari). «Di quel quasi mezzo kilo di argento quindi che serviva per fare una lira, solo la 240* parte fa il denaro. “si capisce quindi che se quella è l’unica moneta ad essere coniata in tutto l'impero, gli scambi sono molto ridotti. * Economia agricola, il sistema curtense “l'economia agricola è quello che conta davvero all’interno dell'impero carolingio, circa il 90% del totale. “questa si fonda su un’azienda agraria autosufficiente più o meno chiamata in latino Curtis; è da qui che deriva il termine “Sistema Curtense” “questo sistema funziona sulla base di una suddivisione in due parti dello spazio agrario: come dall'immagine ci sono due anelli che circondano dei dati spazi. Il Signore è il proprietario di tutta la zona di terra, ma gestisce direttamente attraversoi suoi servi, solo la parte racchiusa dall’anello più piccolo; e da questa riceve tutto quello chela terra produce (paga i suoi servi dandogli vitto e alloggio gratis). Il resto del terreno, molto più vasto, è affidato a dei Massari, cioè gente che vive autonomamente con la propria famiglia in una condizione di sostanziale libertà, un po' vincolata certo, ma liberi. Ognuno ha un proprio pezzo di terra e di quello che ottiene d questo terrenolo dà al padrone-proprietario. “la parte gestita dai massari si chiama pars massaricia, la parte invece gestita dal signore e dai suoi servi si chiama pars dominica. -Ogni massaro inoltre deve al padrone oltre all’affitto, anche delle corvé, prestazioni di lavoro: ad esempio al momento della mietitura e della vendemmia deve andare nella Pars Dominica e ‘lavorare come gli altri servi, che non sono ovviamente in numero sufficiente per compiere questi “grandi lavori”. ‘naturalmente il sistema curtense è fondamentalmente autarchico, cioè autosufficiente. Non ha bisogno di grandi contatti con l'esterno, tutto vinee prodotto nell’’azienda” stessa della curtis: all’interno di essa, infatti, vi sono anche delle officine, degli opifici, dove si lavora per fornire tutto quello che serve. Tutti gli abitanti della curtis sono anche artigiani (ovviamente non sopraffini poiché non si specializzano, devono anche badare alla propria terra). ‘tutto ciò naturalmente presuppone una limitatissima circolazione commerciale, che però è comunque presente. * Disgregazione dell'impero carolingio «al momento della morte di Ludovico il Pio, la situazione territoriale dell'ex regno di Carlo Magnoche era sopravvissuta fino ad allora cambia. Ciò perché dopola sua morte nell'840, i suoi figli sono 3, due legittimi e l’altro legittimato in seguito. Entrano quindi nell’inevitabile lotta per l'eredità del regno de del potere; una sorta di anarchia invade l’intero territorio. -c’era già un problema, derivante dal fatto che l’impero non si stava più espandendo dalla morte di Carlo, e questa mancanzadi espansione generava naturalmente scontento nell’aristocrazia (legame feudale). A ciò dobbiamo aggiungere il fatto che ci si poteva schierare o con l'una o con l’altra fazione; l'aristocrazia ovviamente va con quello che offre di più. In mancanza però di espansione e quindi di terre da “prestare”, ai tre figli di Ludovico non resta che offrire le Immunità, esenzioni dal pagamento delle tasse, oppure feudi sempre più ricchi. «In ogni caso queste Immunità oi feudi possono garantire sì l'aumento della ricchezza e dell’indipendenza dell’aristocrazia, ma certamente indeboliscono Il potere dei sovrani. Non solo, l'immunità non rimaneva legata solo al discorso delle tasse come nell’impero bizantino, ma nell’impero carolingio diventa addirittura delega del potere pubblico fatta verso coloro che posseggono questa. Ad esempio, tu sei un aristocratico che è un grande proprietario dell'Aquitania; io, Carlo il Calvo, ti concedo l’immunità affinché tu ti schieri dalla mia parte e combatti con me contro i miei fratelli Lotario e Ludovico. L’immunità che ti do però, non si limita solo a garantirti di non pagare le tasse, ma fa sì anche che io non possa intervenire nel tuo territorio per nessun motivo, né ioné i miei funzionari. Ma allora chi gestisce la giustizia? Chi riscuote le tasse? Chi controlla l’esercito su questo territorio? Tu, che sei titolare di questa Immunità. “dunque, quella che inizialmente era un’esenzione dal controllo regio e fiscale si trasforma in delega del potere del re. Proprio da questo deriva la visione ‘generale’ di un Medioevo frammentato, anarchico, feudale, come viene spesso ripetuto nella storiografia meno recente. Nasce da questo momento; momento in cui i partecipanti a questa lotta si contendono il favore dei più importanti tra i guerrieri. “tutto questo naturalmente non può che portare ad una forte, brusca crisi del potere regio. “la situazione si risolve, per modo di dire, nell’848 tramite una divisione dell’impero in tre parti: * la parte che coincide più o meno con la Franci di oggi passa a Carlo il Calvo, parte del regno occidentale. * la parte che viene data a Ludovico II, detto il Germanico, coincide con la parte orientale del regno franco e che coincide anche con le nuove conquiste fatte a suo tempo da Carlo Magno, ad esempiola Sassonia. Questi territori hanno una loro coerenza dal punto di vista linguistico, parlano tedesco. * all’altro fratello maggiore, Lotaro, spetta il titolo imperiale, che in sé vuol dire poco a dire il vero, eun’”’invenzione”: questo regnonon coincide con nessuna delle attuali formazioni nazionali in quanto mette insieme l'Olanda con la Toscana; in mezzo vi è la catena della Alpi; ci sono popolazioni che parlano francese, fiammingo, alcune che parlano un’’italico primordiale”. È quindi un regno estremamente frammentario a sua volta e di conseguenza molto debole. Si spezzetterà quasi subito, e l’ex territorio del regno Longobardo riacquisirà una sua indipendenza. «Il punto è che da questo momentoin poi l’ex impero di Carlo rimarrà frammentato per sempre. E se alcune regioni, il regno d'Italia e quello di Germania, riusciranno a ritornare atlantica dell’attuale Francia fino a giungere alle coste della penisola Iberica. Su lungo periodo queste spedizioni arriveranno anche in Italia. «in Francia, tuttavia, queste spedizioni portano anche ad un vero e proprio insediamento nella parte nord, nella zona che oggi, da loro, prende il nome di Normandia. «i Normanni inizialmente sono semplicemente dei gruppi che occupano un territorio per farne una base per ulteriori spedizioni più a sud; non hanno nessun interesse ad entrare in relazione con il potere dei re della Francia occidentale. È al contrario proprio l'erede del potere carolingio che ha interesse nello stabilire un dialogo con questa popolazione occupante: questo perché dal punto di vista militare i Normanni sono una forza vincente, che mette a rischiola tenuta del regno e il prestigio stesso del re. “si trova quindi una forma d’accordo che accontenta un po' tutti: i Normanni rimarranno nella zona dove si sono stanziati, in Normandia, e saranno sostanzialmente indipendenti; dal punto di vista formale però il loro capo si riconoscerà come conte, un funzionario come da tradizione carolingia del sovrano. Si tratta dell'impiego di categorie politiche carolingie adattate ad una situazione che non ha nulla con quella che era l’organizzazione dell'impero. Il conte, infatti, in questa struttura non è un funzionario, ma ha un potere autonomo; con questo escamotage il sovrano, dunque, finge che sia un suo uomo e il conte per parte sua, sempre con questo ‘mezzo’, si trova riconosciuto dal punto di vista della legittimità l'occupazione di queste terre. «i normanni sono dunque un’altra minaccia che mina il prestigio di coloro che detengono il potere militare perché non si riesce ad opporre una resistenza efficace. e Ungari “se però questi sono pericoli che vengono soprattutto dal mare, ce n'è un altro che viene via terra, gli Ungari. Ennesima popolazione proveniente dall'Asia centrale, sono allevatori di cavalli, e occupano l’ultimo lembo occidentale di quella steppa che è il paesaggio tipico, l'ecosistema degli euroasiatici. “da qui, impossibilitati nel proseguire nella loro migrazione legata ovviamente all'acquisizione di sempre nuovi pascoli, gli Ungari si lanciano in operazioni di saccheggio; ancora una volta non finalizzate ad alcun tipo di occupazione stabile, ma per far bottino, come gli Avari e gli Unni prima di loro (popolazioni imparentate dalla stessa lingua, dagli stessi usi e dalle stesse tecniche militari). “si lanciano quindi in lunghissime cavalcate che devastano, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, l’Italia del nord, passano per la Germania, e arrivano fino in Francia. È proprio questa minaccia che mette in crisi gli eredi del regno di Germania e quello che è l’erede del regno di Lotario in Italia. “Le loro scorrerie saranno fermate soltanto nel 955 dal re di Germania Ottone. “queste invasioni delle quali stiamo parlando non si limitano solo a questo aspetto “distruttivo”. In particolare, in Normanni, come detto prima, fondano questa sorta di stato autonomo, la Normandia, ma fanno anche molto di più: discendendo il corso dei grandi fiumi russi si collegano all'impero bizantino, andando a creare una circolazione commerciale virtuosa che bypassacompletamente il Mediterraneo. Questo fatto è molto importante perché non solo è all’origine di una ricchezza singolare della Scandinavia, fatta anche da esportazioni di prodotti di lusso provenienti dall'Oriente, porta anche sullato dell'impero bizantino la possibilità di instaurare dei legami proficui con coloro che sono diventati una minoranza di commercianti guerrieri che domina nelle pianure slave. È proprio attraverso la conversione di principi Vareghi (vichinghi) di Kiev che l'impero bizantino allarga il suo soffpower culturale versola costa nord del Mar Nero e a tutto il territorio dell'odierna Russia. Sono principi vichinghi, normanni, quelli che dominano la zona russa in questo periodo; la loro conversione li porta ad orbitare culturalmente attorno a Costantinopoli. “nel caso dei Normanni quindi non stiamo parlando solo di ‘distruttori di civiltà’, stiamo parlando di fondatori di nuove rotte commerciali e di nuovi stati: su lungo periodo, infatti, quello che è il principato di Kiev (fondato dai Varenghi nel 882) diventerà il nucleo della Russia moderna LO SVILUPPO DET POTERI LOCALI, X-XII secolo vediamo dunque l’effetto di queste nuove invasioni sulle strutture politiche di quel che resta dell’impero carolingio. Naturalmente è un effetto devastante e si innesta chiaramente in una situazione di debolezza dell'impero stesso; peggiora la situazione e provoca una deriva localistica del potere. “porta, infatti, ad un fenomeno di estrema importanza per tutto l’Occidente: lo sviluppo della Signoria Territoriale, che un tempo veniva definita erroneamente ‘Feudalesimo”. Erroneamente perché il ‘feudo’ è implicato nel discorso, ma è solo una delle componenti di questo fenomeno. -la Signoria Territoriale è un potere privato che diventa pubblico: è un potere fondamentalmente derivante dal proprio possesso e dalla propria capacità di condizionare anche militarmente un territorio preciso, che diventa pubblico nel senso che acquisisce la forza sufficiente per poter imporsi come unico potere egemone su di un certo territorio. Per essere più chiari facciamo un “paragone”: per certi aspetti la Signoria Territoriale è vicina alla Mafia. Prescindendo teoricamente dall’aspetto criminale di questa e consideriamo soltanto gli effetti su territorio: la Mafia in fonda è un’associazione di individui che hanno la capacità di condizionare militarmente un inter territorio; anche contro alle autorità legittime, quelle pubbliche. Questa forza è talmente efficace che a volte si sostituisce direttamente a quest'ultima. Sappiamo checi sono zone in Italia nelle quali certi servizi non sono garantiti dal Pubblico, ma sono garantiti da Privati in collegamento con questo potere mafioso. Ad esempio, la distribuzione dell’acqua; non c'è l'allacciamento all’Acqua Pubblica, ma c'è un rifornimento tramite ditte, più o meno ufficiali, private. “ci sono ovviamente dei limiti con questo paragone, però fa capire bene che il potere privato che vuol diventare pubblico, che si arroga dei diritti che appartengono al pubblico, è un fenomeno che non è relativo soltanto al Medioevo; certamente in questa fase storicaha un'importanza determinante, specialmente tra X-XII secolo, ma che in realtà troviamo anche in contesti molto diversi. Certo anche che non ritroviamo tutte le stesse identiche caratteristiche peculiari della Signoria Territoriale, che valgono appunto per quel periodo lì, ma alcuni aspetti che la caratterizzano possono essere avvicinati anche a fenomeno che connotano situazioni storiche differenti. - (torniamo al punto di partenza) le invasioni naturalmente indeboliscono il potere pubblico, quello regio, e creando una diffusa insicurezza di conseguenza. A ciò contribuisce anche un fattore interno, le Immunità. Sono, come abbiamo più volte detto, diritti che venivano conferiti ai Signori che li esentavano dal pagamento delle tasse e davano loro anche la possibilità di gestire il potere del sovrano entro un dato spazio (erano una sorta di lascia-passare per fare quello che si voleva in poche parole). Sostanzialmente i concessionari dell’Immunità diventavano dei “piccoli re”: potevano tenere le tasse per sé (di fatto continuavano a riscuoterle, ma non le versavano al sovrano se nonin rare occasioni); gestivano la giustizia in proprio (anche qui entro un certo grado, magari non l'appello ma la bassa giustizia certamente si); ovviamente erano coloro che reclutavano l’esercito, chein questa fase significava poter gestire la propria forza pubblica, non soltantoin guerra ma anche nelle “operazioni di polizia”. Non c’è distinzione, gli uomini armati sono sempre tali, vanno indifferentemente in guerra o impiegano la propria forza sul territorio tramite queste operazioni. -la debolezza del poter regio, dunque, viene ulteriormente indebolita dà anche da questo “lascia-passare”, da questi Immunità che vengono date ai Vari signori presenti sul territorio. -vi nasce la necessità di creare castelli e mura. Essi sono in realtà un diritto che spetta al re e ciò è strettamente legato al fatto che il controllo militare sul territorio in questa epoca devo moltissimo alle fortificazioni. «Prima che venisse scoperta la polvere da sparole fortificazioni erano un elemento determinante di vittoria o sconfitta nelle guerre. Un castello infatti per essere assediato ha bisogno di due cose importanti: un esercito che si stabilisca in maniera prolungata fuori dalle mura, il che era poco agevole nel Medioevo perché questo doveva essere rifornito e pagato e queste operazioni, fattein una condizione in cui i poteri sono molto limitati come estensione, non erano facili oggettivamente; oltre a ciò occorrevano macchie da assedio come catapulte, arieti, torri d'assedio, etc. Era insomma più una guerra tecnologica per gli standard del periodo; la tecnologia costa e non è egualmente disponibile ovunque. Tutto ciò spiega perché dovrebbe essere un diritto esclusivo dei sovrani. «Nell Immunità però è incluso anche il diritto di “incastellamento” e ciò rispondeva ad un’esigenzareale della popolazione, sottoposta alle scorrerie dei Saraceni, Vichinghi e Ungari. Una volta dunque che il popolo veniva raccolto sotto un ‘castello’, questo era fedele e inoltre garantiva forza militare a colui che lo aveva costruito. “siamo quindi di fronte ad una “macchina” fondamentale affinché si possa stabilire una signoria territoriale «altre cose utili al suo sviluppo sono certamente le relazioni di fedeltà personale con i cavalieri; quindi, sì, in qualche modo di mezzo s’è anche il feudo, le ‘clientele vassallatiche’, garantite da un certo contributo da parte del signore. «altro elemento è la riduzione della scala degli scambi commerciali: abbiamo parlato di sistema curtense, economia molto limitata negli scambi e fondata sull’autosufficienza. È evidente che questi scambi limitati -Ottone riesce ad istituire una vera e propria dinastia, e lo fa unendosi a quelli che sonoi più importanti e prestigiosi dinasti di tutta l'Europa, ovvero gli imperatori di Bisanzio. Fa sposare il figlio Ottone con Teofano, principessa bizantina. Naturalmente questo nella sua ottica era il tentativo di conciliare le due potestà imperiali una in Occidente e una in Oriente: con la differenza in Oriente siede un imperatore che è ancora, anche dal punto di vista del diritto, il legittimo erede del rango imperiale romano, mentre Ottone con Roma non ha niente a che fare a parte il fatto che è andatolì per farsi incoronare. È lontanissimo da quello che possiamo immaginare come “imperatore romano”, ma del resto così era stato anche Carlo Mango. -Ottone II è in verità un po' sfortunato, sconfitto militarmente nel Sud in un tentativo di difendersi da alcune incursioni saracene. «Personaggio di grande rilevanzasarà invece suo figlio, Ottone III, che diventa imperatore in età giovanissima. Figlio di Ottone II e Teofano, è dunque anche in parte bizantino e gode inoltre di una raffinata educazione affidata a Gerberto d’Aurillac, futuro Papa Silvestro II proprio su sua scelta. «ha un grande progetto che non è fondamentale per quanto riguarda l’asp etto militare (non è un grande militare): vuole riportare la sede dell'impero a Roma. Non vuole cioè soltanto usare la città per le incoronazioni, come se fosse una mera scenografia per una “sceneggiata”; vuole far spostare il cuore del suo impero nel Mediterraneo. “È un'ambizione di grande importanza, poiché legato a questo c'è anche la volontà di rivoluzionare la cultura dell'impero, che da tedesco o almeno italico-settentrionale si sarebbe trasformati in qualcosa di indubbiamente più legato all’Oriente. “muore molto giovane in realtà, nel 1002, e quindi non fa in tempo a dare concretezza a questo progetto. Il fatto stesso però che l’abbia pensato e che ci siano rimaste alcune testimonianze straordinarie è indicativo non tanto di qualcosa che in realtà succederà poi, ma piuttosto di ‘una tensione politica continua che anche i suoi successori avranno: il tentativo di ristabilire dell’Impero Romano non soltanto la potenza militare, ma il clima culturale di quell'età, dell’’età dell'Oro”. “nel 1024 muore Enrico II, che non era figlio di Ottone III ma solo un ‘parente collaterale’ degli Ottoni, e anche l’ultimo erede della dinastia Sassone. «Diversamente dai suoi predecessori, e certamente da Ottone III, si disinteressa dell’Italia; rimane anzi per la gran parte del tempo in Germania. La politica degli ottoni, quindi, non avrà almeno nell'immediato un vero prosecutore. «Enrico II ha invece una funzione importante sul piano della riorganizzazione del rapporto con le autorità ecclesiastiche. » IL SISTEMA OTTONIANO «impero estremamente composito: «Nord +la Germania è un regno non unitario Il cui re è una carica elettiva, non dinastica. È vero che Ottone lascia fondamentalmente il proprio ruolo ai suoi successori, ma ciò avviene solo perché l’alta aristocrazia tedesca è concorde con la scelta di proseguire con la dinastia degli Ottoni. Da quando non c’è più sangue carolingio alregno si accede per elezione [fatto importante che caratterizzerà gran parte della storia Medievale da qui in poi; le cariche di re sia quiche in Italia sono elettivel. “i più grandi ducati della Germania, ovvero i centri nei quali si trova l'aristocrazia maggiore cui duchi rappresentano coloro che fanno “il bello e il cattivo tempo” nella politica sono il Ducato di Sassonia, quello di Franconia, quello di Svevia e quello di Baviera. La Lotaringia è anch'esso territorio di estrema importanza politica ma è divergente: prima di tutto non è (come si vede nella cartina) una zona unitaria ma si frammenterà in Alta e Bassa Lotaringia; i duchi dell’Alta Lotaringia specialmente entreranno presto in contattoin maniera intensa e significativa con la politica italiana. * Altri potentati dell'impero che en fanno parte in maniera stabile sono il regno di Boemia, le varie Marche che caratterizzano l'Oriente meridionale quali Marca di Carinzia, quella di Carniola e la Marca di Verona (che farà parte del regno d’Italia); le Marche settentrionali appena cristianizzate quali la Marca del Nord e quella di Turingia (conquiste militari e culturali più importanti degli Ottoni) «Ottone I cumula un potere che nessuno dopo Carlo Magno e il figlio Ludovico aveva mai avuto e si propone come restauratore dell'ordine dopo la fase dell'anarchia. Però assumendoil ruolo di imperatore egli diviene (come già detto) anche il protettore della chiesa. Ciò avveniva anche per gli imperatori a lui precedenti, ma la differenza si trovava nel fatto che lui, come già Carlo, è in grado di esercitare una tutela militare molto forte. Questa passa attraversola ‘scelta del Papa”. “Giovanni, servo dei servi di Dio, vescovo della città di Roma, agli arcivescovi, ai vescovi, a tutti i timorati di Dio, ed a tutto il consesso dei cristiani. Vogliamo che si sappia che, per ispirazione dello Spirito Santo, per i meriti di Pietro principe degli apostoli, del santissimo Paolo, strumento eletto, e di migliaia di migliaia di martiri di Cristo ad opera di Ottone Augusto imperatore, Cesare incoronato da Dio, grande e tre volte benedetto, Roma, capo del mondointero e della chiesa universale, mandata pressoché in rovina dagli iniqui, é stata risollevata e con la massima reverenza riportata al pristino onore [... ] Infatti proprioin quest'anno, con il favore ed il consenso dell'invittissimo summenzionato imperatore, una grande sinodo si é riunito con noi a Ravenna il giorno 18 aprile, con la partecipazione degli arcivescovi e dei vescovi di ogni parte d'Italia[...]. Il santissimo imperatore con ardente zelo ha posto la questione di come, perla nostra autorità apostolica, la cristianità potesse cominciare ad estendersi nelle plaghe settentrionali. Noi, pieni di ammirazione per Ja mirabile disposizione del suo animo al servizio di Dio, abbiamo ritenuto giusto assecondarlo, ed alla presenza e con il consenso della santa sinodo e dello stesso imperatore abbiamo stabilito che Magdeburgo presso l'Elba (località dove l'imperatore benedetto da Dio ha collocato il corpo del beato Maurizio con molti altri martiri ed ha fatto costruire una chiesa di straordinaria grandezza) d'ora in poi abbia il rango di metropoli”. (Giovanni XIII, Lettere e Decreti, PL 135, 2) «importantissimo documento che permette di capire quale sia la relazione che si viene a stabilire tra il Papa e l'Imperatore. “come già detto con la ripresa delle attività di conquista, specialmente della Marca del Nord che si estenderà nel Brandeburgo e più avanti nella Pomerania, riprende anche l’attività missionaria sotto ovviamente il segno del Patriarcato di Roma e Papa Giovanni XIII, che dà il via aduna nuova stagione missionaria appunto. [naturalmente Papa è stretto alleato di Ottone] “parliamo di un documento, una lettera, che nel caso dei Papi ha un valore particolare, “decretale”. E una ‘missiva’ che non solo è destinata ad un soggetto preciso, ma che deve circolare e diffondersi anche; in particolare il Papa scrive da ‘Vescovo di Roma’ agli altri LEZIONE 9 * LA CHIESAIMPERIALE LE ESPERIENZE CRISTIANE NEL PRIMO MILLENNIO, cap.10 «abbiamo già parlato degli Ottoni e del loro ambiguo ormai rapporto con la Chiesa. “ci dedicheremo ora ad approfondire come cambia la Chiesa, in particolare quella romana, dal X al XII secolo d.C. “è un cambiamento importante perché è in questa fase storica che nasce la Chiesa, la Chiesa Cattolica, come la pensiamo oggi. Ed è sempre in questa fase, ad esempio, chela Chiesa Cattolica si distanzia dalla Chiesa Ortodossa, cioè quella cheha il suo cuore (non ha un centro) nella metà orientale dell'Europa e in Medio Oriente [come già detto una parte della popolazione araba continua ad essere cristiana]. “da questo momentoin poi parliamo della Chiesa occidentale, quella che guarda al Papa come al proprio capo, quella che prende il nome di Chiesa Cattolica Romana. Il termine cattolico in greco vuol dire “universale”; è quindi una Chiesa che aspira ad essere universale. “Prima dell’XI secolo tutte le Chiese orientai o occidentali che fossero si definivano Cattoliche e Ortodosse; erano Chiese che appunto aspiravano all’universalità, non c’era distinzionetra di loro, erano affratellate ed erano Ortodosse nel senso che seguivano una dottrina condivisa considerata giusta (ortodossia, infatti, significa “giusta dottrina’). “separare, dunque, la Chiesa occidentale da quella orientale e assumere il nome Cattolica nel primo caso e Ortodossa nel secondo è una mera convenzione: ciascuna delle due Chiese si ritiene infatti Universale e Ortodossa. » RIFORME DELLA CHIESA “La Chiesa assume il volto che ha oggi attraverso una serie di movimenti chiamati Riforme. Questo termine viene dato perché nella Chiesa non esistono le rivoluzioni, non esistono i cambiamenti. Ogni cambiamento nella mentalità di un uomo che segue una certa tradizione è sbagliato. Per gli uomini del Medioevo il cambiamento è un errore, la novitas è di per sé stessa qualcosa di negativo, guardato con sospetto. “le cose, come ovvio che sia, cambiano; ma si cambiano però pensando di “riformarle”, cioè di ritornare all’origine. Riforma della Chiesa, infatti, significa “tentativo di ritornare all'origine”. Il punto però è proprio questo, qual è l'origine? Chici dice come stavanole cose all'origine? Come facciamo a conoscere le origini, le coseche sappiamo sono vere o sono solo leggende? Ecco il problema di tutte le Riforme; ognuna di esse ovviamente cerca di studiare il passato, cerca di capire come erano i testi originali, e ciò è naturalmente molto interessante e importante. Macome possiamo essere certi che in questa ricerca ci sia alla fine un risultato reale? Questa questione non riguarda solo la Chiesa dell'XI secolo, ma riguarda anche tuttii nostri sforzi di guardare al passato. Le lezioni danno un’immagine del passato, quella chein buona fede chi fa quel mestiere con spirito scientifico ritiene che sia l'immagine giusta. Non bisogna mai perdere lo spirito critico, non bisogna mai abbassare la guardia: un'immagine falsa del passato è il miglior modo per poter cambiare in una maniera interessata, sbagliata, il presente e il futuro. Tutto ciò perché gli uomini si fidano del passato; se una cosa funzionasse in passato potrebbe funzionare anche in futuro. Se dunque si dà un'immagine sbagliata di esso si rischia di alterare fortemente quelle che sono le convinzioni politiche del presente e del futuro. “la storia è forte, importante, per convincere le persone, come lo èla memoria di ciascuno di noi «analizziamo ora un caso di Riforma! si tratta di un'occasione in cui uomini di Chiesa provano a cambiare il mondo (Chiesa) in cui vivono guardando al passato in parte in buona fede e in parte no, cioè in parte per fare del bene, dall’altra per motivazioni strategiche, politiche, volte ad aumentare la propria capacità di intervento politico “dobbiamo chiarire prima una serie di parole: abbiamo già parlato di RIFORMA, CATTOLICO e ORTODOSSO. -Adesso però parliamo di una distinzione di concetti fondamentale per poter capire e iniziare a parlare della Chiesa Cattolica Romana. Quando parliamo di Religioni parliamo di credi completamente diversi. Le possiamo dividerein Religioni Monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), Religioni Politeiste (ad esempio Scintoismo) o ancora in Religioni che non sono propriamente tali (ad esempio Buddismo). All’interno di una stessa Religione troviamo varie Confessioni. Nel Cristianesimo, per esempio, c'è la Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Protestante. Queste tre sono tutte Chiese Cristiane, credono tutte nel Vangelo e in Gesù; si differenziano però per una serie di Dottrine che non mettono comunque in crisi il messaggio originario. Non si parla appunto di “religioni diverse” ma di Confessioni diverse. Anche nell'Islam come abbiamo già analizzato esistono due Confessioni diverse, lo Sciismo e il Sunnismo. Ambe due non mettono in crisi la sacralità del messaggio del profeta, del Corano, malo interpretano in maniera diversa su alcuni aspetti, ad esempio sulla questione del Califfo [in realtà le distinzioni nell’Islam moderno sono molte di più; quella che abbiamo preso ad esempio era una distinzione originaria, ma oggi il Califfo non c'è più (tranne che nell’invenzione priva di qualsiasi validità culturale che è il Califfato dell’Isis)]. Anche nell’Ebraismo in realtà ci sono varie Confessioni (è complicato parlarne poiché non lo abbiamo analizzato). «altre distinzioni riguardano la natura del Clero. Per Clero si intende tutti coloro chehanno fatto una scelta di tipo religioso integrale all'interno del mondo cristiano (ci sono anche i Laici, cristiani ma non religiosi). È composto di due grandi categorie: il Clero Secolare [ovvero i preti delle parrocchie e hanno a che fare con i laici in maniera anche piuttosto intensa] e il Clero Regolare [composto dai preti religiosi sottoposti ad una Regola, per esempio i monaci (es. Regola di San Benedetto, “ora et labora”)]. All’interno del Clero Regolare distinguiamo altre due grandi categorie: ci sono gli Eremiti, che stannoisolati; di solito sono i monaci delle origini, i padri del deserto che si isolavano appunto nell eremos (in greco “deserto”). L'altra categoria sonoi Cenobiti, che invece si ritrovano all’interno di un monastero dove vivono insieme, pregano insieme e tendenzialmente non escono dal monastero; sono anche loro quindi isolati dal mondo, ma non vivono in solitaria come gli eremiti ma in “gruppo”. «Ci sono anche dei concetti in merito a questo che dobbiamo analizzare: per CHIESA CATTEDRALE siintende la chiesa principale di una città nella quale si torva il Vescovo; Egli ha un trono, cattedra, sulla quale “insegna”, annuncia il Vangelo (proprio da cattedra deriva “Cattedrale”) Attorno al Vescovo solitamente c'è un gruppo di preti Secolari chelo aiutano; costoro formano il CAPITOLO Secolare. I monaci Cenobiti, come detto, stanno all’interno di un monastero che può essere anche chiamato ABBAZIA. Il termine deriva dal nome del Capo dei monaci, ABATE che è colui che presiede l'Abbazia e che controlla la vita spirituale dei monaci. Tutti i monaci sono sottoposti ad una REGOLA; “regola di vita” che prescrive delle “norme” ben precise: le ore di sonno, le ore di preghiera, le ore di lavoro, una condotta morale, una dieta persino; sulla base di essa trascorrono la propria vita. “il Clero è importante poiché proprio ad esso si deve la cultura occidentale. Dalla fine dell’età antica, infatti, la scuola Laica (pagata dallo Stato) finisce, e gli unici che continuano a trasmettere la cultura scritta i monaci nei monasteri o il clero cattedrale che sta attorno al Vescovo, il Capitolo. «Chiaramente ciò genera un analfabetismo diffuso nelle zone nonraggiunte dal Cristianesimo, nelle zone che non sono innervate dalla presenza di un clero. Va inoltre ricordato che non tuttoil clero è capace né di insegnare né addirittura di leggere. Ci sono dunque scuole religiose in alcune località, in importanti città (cattedrali) o in alcuni monasteri che sono di solito isolati, fuori dalle città, almenoin Italia. “la tradizione culturale di questa fase si sostanzia nello scriptorium, dal latino “il posto dove si scrive, lo scrittoio”. Gran parte dell’attività culturale dell'Alto Medioevo (XI secolo) si concretizza nella trascrizione dei testi che arrivano dall’antichità o nella trascrizione di testi di tarda antichità — Alto Medioevo (grandi padri della Chiesa, Sant'Agostino, Isidoro di Siviglia, etc.).il lavoro di trascrizione di opere era dovuto al fatto che queste tendevano a usurarsi, rovinarsi col tempo anche se scritti su pergamena; questa operazione, naturalmente tra mille errori, prosegue per tutta l’epoca alto medievale ed è quella checi ha permesso di ricevere la cultura dell’antichità. Siamo in una fase storica dove ovviamente la stampa ancora non esiste; dunque, per quello che poteva essere la diffusione della cultura scritta, l’unico modo era la trascrizione personale di migliaia e migliaia di modesti amanuensi. i grandi Vescovi ad esempio consacrati come tali esercitano un potere che sia spirituale che temporale. Quest'ultimo attributo è dato sulla base del fatto che è l’imperatore a sceglierli, è l'imperatore ad affidargli questo mandato. La sua scelta però non è gratis: come spesso accade nella tradizione pre moderna, colui che riceveva una carica pubblica (mandato pubblico) ricompensava colui che gliel’aveva concessa tramite un ingente donazione, anche di ricchezza mobile quale denaro. Era una ‘prassi’ considerata normale a quel tempo quella di dare al ‘concessore’ un “contro dono”; deriva dalla parola longobarda Launechild (Launegildo), era di tradizione germanica (l’Editto di Rotari già la includeva), ed era inoltre una clausola spesso presente esplicitamente nei contratti. “il Vescovo è vero, non paga i doni dello spirito, ma potrebbe essere accusato di questo nel momento in cui per stare dove sta ha ‘ringraziato’ l'imperatore con del denaro. “la questione è dunque questa: come mai è stato proprio un Papa nominato dall'imperatore a condannare l’atto di Simonia quando è propriolui per certi versi a fare ciò cheha dichiarato peccato? Semplice, si usano “due pesi e due misure”. Il Papa nominato dall'Imperatore è totalmente asservito alle idee della Reichskirche; questa azione, dunque, si può capire bene non può essere stata fatta per colpire le teorie in cui crede e minare agli interessi dell’Impero. È pensata piuttosto per indebolire il potere locale: a livello locale infatti non è l’imperatore che decide chi è prete o pievano e dove operano, ma sono i vari Signori locali che stabiliscono ciò. Questi naturalmente in cambio delle loro scelte ricevono, su diritto del Launechild, lauti compensi. Accusandoli di essere peccatori di Simonia, dunque, si poteva indebolire il loro potere e allo stesso tempo rafforzare il potere centrale. Rimane però presente il senso di ambiguità, incertezza, dato che così come i poteri locali anche il potere dell’imperatore potrebbe essere accusato di questo stesso peccato (questo aspetto emergerà con l'andare del tempo infatti) “Nel 1054 scoppia una controversia allontana definitivamente l'Oriente dall’Occidente, la Chiesa di Roma dalla Chiesa di Costantinopoli. Cova da tanto tempo, soprattutto per il fatto che Oriente e Occidente sono rivali nella cristianizzazione degli Slavi e di tutto l'Oriente europeo. È un problema però anche per l’Italia del Sud, le cui diocesi sono d’ubbidienza costantinopolitana, orientali nella gran parte «negli anni di poco successivi al 1054 il Sud viene interessato da un importante cambiamento politico: in generale questa zona ribolle già da prima del 1054, retaggio del conflitto tra Bizantini e Longobardi, che con iloro principati continuano ad essere presenti nel Meridione [Carolingi conquistano solo nord, non sud]. Quindi queste zonein parte ubbidiscono al Papa di Roma, dall'altra ubbidisce alla Chiesa orientale. “Quando i Longobardi espandono il proprio potere guardano a Roma perché trovano in questa ‘sponda’ un sostegno anche religioso alla propria volontà espansiva. “quando al contrario il Thema di Puglia [* thema, “territorio circoscritto” *] si espande, quell’ubbidienza spetta a Costantinopoli. “questo conflitto di tipo politico religioso diviene poi un conflitto dottrinario perché ci si accapiglia attorno ad una formula, FILIOQUE (*vedilezione 6, par. Scisma d'Oriente”), che fa parte del Credo occidentale. “Come abbiamo già detto è solo una scusa: in realtà le motivazioni sono politiche appunto. “la Reichskirche, questo impero che riesce ad intervenire pesantemente nella struttura della Chiesa per riformarla, è alla base dunque della Chiesa per comela conosciamo oggi: Riformata [ad esempio i preti non si possono sposare, che sono scelti solo dalle autorità religiose e che non devono pagare per divenire tali], e romanocentrica [dove a comandare non è più il Concilio ma sarà, con un lungo processo, sempre più il Papa di Roma.; Papa come capo della Chiesa]. » LE RIFORME DELL'XI SECOLO “sono tante: "c'è la riforma promossa dagli imperatori, che abbiamo appena visto; *una riforma promossa dai monaci, Chiesa a loro immagine e somiglianza; *una riforma promossa dai movimenti popolari laici, *e infine una riforma promossa direttamente dai Papi senza l'appoggio degli imperatori, anzi in contrasto con loro. eRiforma Monastica, abbazia di Cluny e Libertas Ecclesiae “per analizzare questo “cambiamento” dobbiamo fare un passo indietro e analizzare quella grande novità che è la fondazione di un monastero di tipo piuttosto innovativo fondato a Cluny, in Borgogna (Francia) nel 915 d.C. «viene fondato dal Duca di Aquitania (sud-ovest) il quale possiede talmente tanti beni anche fuori dalla zona che governa politicamente da potersi permettere la fondazione di un grande monastero. Progetto che gli permette sia un'assicurazione per la vita eterna essendo un’opera di bene, sia allo stesso tempo di un’assicurazione per la gestione dei beni poiché i monaci gestiscono i beni della famiglia anche nell'interesse della famiglia stessa: gli abati del monastero possono essere ad esempio i “membri cadetti” (non i primogeniti) della famiglia del Duca di Aquitania [i grandi capi di questi monasteri o anche i monaci più importanti delle abbazie possono essere i figli o suoi discendenti]. “la fondazione di un monastero è sempre un “affare” che sta a metà strada tra lo spirituale e il temporale ovviamente, ma sempre un affare è. -Cluny però è un caso particolare: fondata all’inizio del X secolo è resa fin dall’inizio immune all'autorità del vescovo locale. È una sorta di “isola giurisdizionale” di pertinenza ecclesiastica all’interno della diocesi di Cluny. È inoltre caratterizzata da un'attenzione particolarissima per la liturgia, per la dignità dei monaci che non sono sperperatori di beni o sbevazzoni (*che si prendono sbronze seriali*) come poteva succedere in alcuni monasteri d'Occidente; questo perché vi si trovavano i figli ole figlie dell'alta società che magari, era conveniente che non si sposassero per tenere unito il patrimonio ad esempio, etc. [è chiaro che queste persone non avevano alcuna vocazione per entrarein monastero, ed è altrettanto chiaro che continuassero a fare la vita che avevano fuori dal monastero anche dentro]. Questa è la chiesa che i monaci di Cluny pensano di riformare, come abbiamo detto, attraverso un'attenzione particolare per la liturgia, per la cura dell'attività ecclesiastica legata al culto divino. “È un monastero che ha soprattutto una grandissima fortuna culturale, tanto che riesce a fondare dei monasteri “figli”, che si rifanno alle sue consuetudini quali l’attenzione per la liturgia appunto, l’attenzione per la dignità morale dei monaci, e anche l’Immunità dall’autorità del vescovo locale. «i monaci devono comunque essere sottoposti, anche se chiusi all’interno del monastero, all’autorità di un vescovo. Il problema è che nella Regola di San Benedetto non c’è scritto a quale vescovo riferirsi. Se come abbiamo detto non sono quindi sottoposti alvescovolocalein quanto hanno questa particolare Immunità, potrebbero però essere ‘in teoria’ sottoposti all’autorità del vescovo di Roma, Vescovo più importante di tutti in Occidente in questa fase storica. Nel X secolo lui è d'altronde la figura più importante dal punto di vista religioso spirituale, ma non conta niente dal punto di vista politico. Ciò non è che un vantaggio per loro: così facendo si sentiranno liberi politicamente ma devoti spiritualmente a lui. “alungo andare però, quandola sede romana acquisisce sempre più potere, anche politico, quella che inizialmente era una dipendenza del tutto nominale diventa una dipendenza strategicamente fondamentale, e Cluny e le sue dipendenze (monasteri Figli) diventano il “braccio armato” della potenza crescente dei Papi di Roma. “i monaci di Cluny a quel punto vogliono la Libertas Ecclesiae, la libertà cioè da tutte le influenze che possono derivare dalla compromissione col potere secolare (vescovo) e dal potere temporale dei Signori, dei fondatori. Va detto infatti che chi che sceglie gli abati sono quasi sempre i monaci all’interno, ma l’ultima parola spetta ali fondatori; ciò accade perché quasi mai i monaci sono concordi, e in caso di indecisioni le consuetudini dei vari monasteri dicono che si deve guardare ai fondatori per una scelta definitiva. Non solo: i fondatori sono coloro che hanno finanziato la costruzione con denaro e terra e che continuano a mettercele, perciò non si può scontentarli. Quasi sempre, dunque, nei monasteri alto medievali sonoi fondatori a scegliere chiha le cariche più importanti dentro un monastero, quindi certamente chi è l'abate. Per Cluny non è così, poiché non solo ha l'immunità dal Vescovo locale, ma è anche libera nella scelta dei propri abati; e se proprio qualcuno “esterno” deve decidere, allora questo è il Papa di Roma. «è una novità importantissima; i monaci cercano di ricostruire una Chiesa libera dalle influenze dei laici e quindi guardano a sé stessi come ad un esempio per questa riforma (i monaci di Cluny in particolare). «uno degli elementi fondamentali della chiesa prima della riforma dell'XI secolo è che i preti secolari, il clero secolare, si può sposare e può avere figli, come avvien nel clero d'Oriente ancora oggi. I monaci però non possono fare nessuna delle due cose: quindi si autodefiniscono modello anche per il clero secolare riguardo questa questione; non ci dovranno dunque più essere preti secolari sposati o con figli d’orain avanti. -C’è quindi una corrente di riforma che insiste su questo punto e che parte proprio dalla Libertas Ecclesiae di Cluny e dei monasteri che da questa Riforma prendono avvio. Ci sono infatti molte altre Congregazioni (insiemi di monasteri) che si rifanno più o meno alle stesse consuetudini. «a prescindere dalle lievi variazioni, comunque, tutti mirano alla stessa cosa: rifondare la Chiesa liberandola dalle influenze secolari sia dei laici sia degli ecclesiastici. intesa come autonomia. “Anselmo da Baggio (appoggiato dai chierici) e Landolfo Cotta (appoggiato dai laici) furono i promotori di un movimento clandestino ostile al vescovo nominato dal sovrano (ecco qui un primo esempio di politica con armi spirituali). Per il fatto di essere stati entrambi considerati nella rosa del capitolo ma non dall’imperatore decidono di allearsi. “non solo, il diacono Arialdo, altro candidato del clero capitolare, aveva cominciato a predicare contro il clero simoniaco [anche la nomina del Vescovo di Milanoin un certo senso ne è stato un caso, prassi del ‘dono’ perla nomina] e concubinario [accusati di essere sposati, non era un vero e proprio peccato perché la Chiesa del Primo Millennio lo permetteva; però dobbiamo ricordare che siamo negli anni della riforma di Cluny la quale piano piano ha modificato il modo di pensare del sacerdozio: i monaci hanno cominciato a far credere che il loro modo di essere ‘uomini di Chiesa’ sia l’unico e miglior modo possibile]. Arialdo, dunque, che in verità sarebbe un chierico secolare, sposa un’istanza dei monaci riformatori e un’istanza proveniente dalla Chiesa imperiale, e fa ciò al fine di mettere in crisi la stessa Chiesa imperiale. Inoltre, a queste categorie di Simonia e Concubinato appartiene gran parte del clero fedele al Vescovo Giudo da Velate. «inizialmente tutto ciò non ha grande modo di prendere il sopravvento, è più un'opposizione silenziosa. Ma nel 1056 improvvisamente muore Enrico ITI e a Guido da Velate vene a mancare così un protettore e si indebolì. È proprio in questa occasione che si arriva a delle vere rivolte di piazza: gli interessi di Arialdo e di una parte del clero milanese si saldano facendo nascere la PATARIA, movimento popolare per la riforma della Chiesa locale secondo quelle caratteristiche citate nella predicazione di Arialdo quindi contro il Concubinato e la Simonia. La PATARIAnon è solo formata da chierici, anzi è costituita soprattutto da laici [sembra infatti cheil nome PATARIA' derivi proprio dal modo povero di vestirsi, termine dialettale per ‘stracci’. Questo avrebbe potuto essere preso come termine negativo, ma faceva ben capire l'avvicinarsi della Chiesa anche agli strati più popolari della società milanese]. «il movimento patarimico diventa quindi qualcosa che agisce a livello di pubblica opinione. “ci sono delle rivolte sì, però quello che più contava in questi scontri era la capacità di impossessarsi e manovrare l'assemblea pubblica nella quale si discutono e si stabiliscono le norme locali e il cui il leader è chiaramente l'arcivescovo in quanto personaggio politico più importante. “è vero anche che comincia ad esserci dell’opposizione verso di lui, opposizione attutata in qualsiasi modo affinché si capisca il dissenso. Questo poteva essere violento in casi eccezionali, ma nella stragrande maggioranza delle situazioni non lo era. “tutto questo era in sostanza un modo per far capire a chi comandasse che non aveva l'appoggio della popolazione; è un modo per convincere chi non ha deciso da che parte stare. “il fatto chele assemblee pubbliche avevano luogo nelle piazze è importante, lo sono oggi e ancor di più in questa fase che stiamo studiando. Erano l’unico luogo in cui si poteva capire chi stesse con chi. La Pubblica Opinione si mostrava qui, il dibattito era fatto qui. Chi controllava questi luoghi, su lungo periodo avrebbe controllato il potere della città. Non si può pensare di controllare senza avere il consenso di una parte importante della popolazione e quel consenso si costruiva qui. “era, per riassumere dunque, un movimento popolare che aveva origine clericale; il tutto era partito da un malcontento sulla scelta dell'arcivescovo e la PATARIA si unisce a Roma “la morte di Enrico III significa un lungo periodo di interregno. Esisteva un erede certo, ma è ancora troppo piccolo, un bambino, e i nobili tedeschi non si accordano per fargli avere la corona imperiale; si accordano perché sia la madre a gestirela Corona, nel frattempo, ma serpeggia comunque malcontento e volontà di ribellione. Il figlio è troppo piccolo e sua madre è una donna, energica sì, ma sempre donna. La corona è debole in questo momento, e qualcuno naturalmente approfitta della situazione. “nato come movimento di contestazione alla Chiesa locale, la PATARIA milanese intercetta la Chiesa Romana, e riesce a farlo grazie ad Anselmo da Baggio, uno dei perdenti nella nomina a Vescovo di Milano e fervente riformatore divenuto nel 1056 Vescovo di Lucca e stretto collaboratore di Papa Niccolò II (a stretto contatto con Roma). “Roma ha un Papa, il quale può contare su strutture della Chiesa riformate grazie agli imperatori precedenti, che ha un profilo personale di grandissima dignità: Niccolò II è stato, ed è ancora perché mantienela dignità, Vescovo di Firenze e prima di esserlo era un monaco proveniente dalla Lotaringia, dalla Lorena, territorio che, come abbiamo già detto, sarebbe stato in stretto contatto con l’Italia soprattutto in funzione anti imperiale. Il momento è arrivato. “Arialdo ei Patarini cercano tramite Anselmo il contatto con Roma per sottrarre la sede milanese “ad un clero simoniaco, concubinario e non garante della Zibertas” e dal controllo imperiale. La proposta di scambio è che Milano si sarebbe legata al Papato romano e si sarebbe al contrario affrancata dall'impero riguadagnandosi così quella Zibertas che l’imperatore non gli aveva garantito. Roma da quindi la sua benedizione’ ai patarini. Il vantaggio politico è evidente: sottrarrela sede politica al controllo imperiale significava acquisirlo a propria volta. Potremmo però obbiettare dicendo che anche il Papa era in teoria sotto il controllo dell’imperatore. Il fatto è che comunque in quel momento la carica era vacante, c'era un sovrano ma molto debole poiché troppo piccolo; era un momento di interregno, di estrema incertezza politica. Il Papa quindi in questo periodo di arroga il potere di supplire al ruolo dell’imperatore. E naturalmente mentre lo fa guadagna terreno. «Milano si stacca dall’impero e si lega dunque a Roma; così facendo rinuncia però a parte dei propri diritti. * LA CONSTRUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA ROMANA; LA CHIESA PONTIFICIAGREGORIANA, cap. 11 “parliamo dell'ultimo tipo di riforma, cioè quella che parte dal Papato di Roma. Vedremo in particolare due atti importanti: uno è il Decretum in electione papae(1059) di Niccolò II, l’altro è il Dictatus papae(1075) edito da Gregorio VII, Papa a cui è intitolata la Riforma della Chiesa dell'XI secolo. questi sono il punto d’inizio di un processo che porta alla costruzione della Chiesa come noi la conosciamo, monarchica e romanocentrica, nella quale il clero somiglia molto ai monaci dell’XI secolo. “la riforma della Chiesa unisce insieme le istanze della PATARIA, che si diffonde anche fuori Milanoin altre città del centro nord, le istanze dei monaci da Cluny (Gregorio VII era un monaco, così come anche Niccolò II prima di essere Vescovo di Firenze) el’Imperatore, non come promotore di questa fase della riforma ma come avversario acerrimo. e La riforma e il Papato: l'elezione del Papa “certamente questa riforma proveniente dal Papato è l’ultima in ordine di ‘apparizione’, preceduta da quella dell’Imperatore, da quella popolare e da quella monastica. È però quella più influente. “l'elezione del Papa è a tutti gli effetti l’elezione di un Vescovo, quindi in realtà questa novità passa attraverso quella modifica vista in precedenza riguardole elezioni episcopali: tutti i grandi monasteri e i grandi riformisti si erano rifatti a Roma per evitare di avere a che fare con i poteri locali; anche Roma però è un potere locale nel senso che anche qui c'è un’aristocrazia che vuole imporre i suoi uomini, anche qui c’è un clero che vuole essere promosso a Papato e avere una sorta di primogenitura, un'opzione preferenziale per la gestione di una carica che sta diventando sempre più centrale e potente. sostanzialmente volevano ricoprire cariche importanti che non sempre erano garantite nel caso in cui appunto l’imperatore provenisse dall’aristocrazia germanica. L'idea che il Papa fosse il vero detentore dell’autorità imperiale veniva per certi versi incontro a questa idea ‘nazionalistica’ (*nonazioneltalia*) che restituiva al regno un certo primato nella scelta del sovrano: nel momento, infatti, in cui il Papato diventava autorità indipendente e addirittura superiore a quella dell’imperatore, la nomina di questo (anche se di nazionalità tedesca) era una scelta del Papa. E di conseguenza se la Chiesa di Roma fosse stata autonoma nella scelta del suo Papa, sarebbe stato un italico a scegliere l’imperatore. «in motivi, dunque, che decretano la fortuna degli eredi di Gregorio VII, la riforma della Chiesa in senso romanocentrico, sono motivi che si legano anche ad una volontà dell’aristocrazia italica di liberarsi dalla tutela dell’aristocrazia germanica. Questa è una motivazione politica che spiega anche la fortuna dell’idea della riforma di Gregorio VII. Ma non dobbiamo dimenticare che lui è anche come detto un ‘ultras’ della riforma, un integralista che cerca di promuovere la sua idea di libertà della Chiesa affinché vi sia una riforma morale della stessa; vuole liberarla da quei peccati che secondo lui una chiesa compromessa con i poteri locali dava sempre. Le motivazioni sono dunque moralistiche anche sei risultati possono portare a credere che ci sia anche una convenienza politica [non si può negare che vi sia anche questo come interesse in tutta la faccenda]. e Lotta per le Investiture, 1076 “questa Chiesa, questa volontà di Gregorio VII di trasformare la Chiesa porta come risultato alla Lotta per le Investiture. “prima di tutto le Investiture sono la ‘scelta dei Vescovi’, e questi vengono scelti dal Papa o dall'imperatore? È evidente che da parte del Papa il diritto di scelta debba essere riservato a lui medesimo e al contempo anche l’imperatore crede che questo potere sia un suo proprio diritto in quanto è capo non tanto sulle questioni spirituali quanto su quelle politiche, temporali e i Vescovi sono per certe autorità politichetemporali. «questa lotta esplode attorno al 1076, l’anno dopo rispetto al Dictatus papae. «Enrico IV (colui che dovrà diventare imperatore; di fatto lo è già) rimprovera al Papa prima di tutto un’elezione non canonica, non avvenuta secondo le regole che Papa Niccolò II, suo predecessore, aveva stabilito; gli rimprovera anche che di fatto, con la sua idea di scegliere luii Vescovi, il Papa stava per certi versi autorizzando ilaici a ribellarsi all'autorità religiosa perché ha la scelta sua quale sia il Vescovo ‘giusto e quale no. Inoltre, così facendo il Papa si poneva su di un piano di superiorità rispetto all’autorità imperiale. -Tutte queste ‘accuse’ determinanola scomunica di Enrico IV da parte di Papa Gregorio VII. Enrico IV, a fronte di ciò, reagisce eleggendo un nuovo Papa, facendo quindi eleggere da un Concilio un altro Papa. “La situazione che si viene a creare è uno scisma della Chiesa, due Papi, e un imperatore scomunicato. e Canossa, gennaio 1077 “la questione trova una sua risoluzione temporanea con un celebre episodio. “siamo nel gennaio 1077 presso il castello di Canossa. Nella valle è accampato l’esercito di Enrico IV; nel castello si trova Papa Gregorio VII (che si stava muovendo da Roma alla Francia) ospite della sua maggior alleata Matilde di Canossa, figlia di Beatrice, principessa proveniente dalla Lorena, e di Bonifacio di Canossa, grande principe marchese di Toscana che ha avuto per lungo tempo, nella prima metà del XI secolo, la gestione del potere in Italia. Assieme al Papa e a Matilde c’è Ugo, l'abate di Cluny quindi capo di quella congregazione di monaci riformatori alla quale come detto più volte guarda con grande favore il Papa. l’esercito di Enrico decide però di NON marciare controil castello per due motivi: prima di tutto perché un castello è un luogo difficile di per sé da assediare e quello di Canossain particolare è di maggiore difficoltà; figurarsi in inverno poi quando all’interno della struttura le derrate alimentari, l’approvvigionamento e l'acqua sono garantiti ma non altrettanto si può dire per chi sta fuori da questa. Non va dimenticato inoltre che la terra sulla quale dovrebbe avvenire l'assedio è strettamente controllata e legata da relazioni personali dai Canossa; c'era quindi il rischio che gli assedianti si trovassero a propria volta assediati. Si trovano quindi ad avere da un lato un castello che non cede e dall'altra un territorio nemico. «in questa situazione Enrico, scomunicato, decide di chiedere perdono al Papa. Questa ‘umiliazione’ è un fatto senza precedenti, anche se non è del tutto vero: esistono nella storia della Chiesa almeno due episodi nei quali un imperatore ha fatto un atto pubblico di umiliazione e penitenza per riacquistare il favore della Chiesa. È successo a Teodosio il grande, imperatore romano, ed è successo anche a Ludovico il Pio, chiamato così appunto dopo un'azione di penitenza pubblica. La penitenza nel Medioevo e nella Chiesa antica è un atto pubblico, non è un atto formale come nella Chiesa di oggi che si svolge durante la liturgia eucaristica (Mea culpa); non è neanche la confessione auricolare che a dire il veroin questa fase non esiste. La penitenza è un fatto pubblico che si deve vedere. Questa idea di pubblicità’ nel Medioevo è molto importante e molto sentita in generalein tutte le società pre moderne; dobbiamo tenerla ben presente in particolare perché le chiese sonoin realtà “teatri” nei quali vannoin scena delle liturgie pubbliche dal valore non solo religioso ma anche politico. -questo è ciò che fa Enrico IV, cioè riconoscere tramite atto pubblico il proprio torto; e così facendo pone il Papa difronte ad un’unica opzione: difronte al peccatore pentito il successore di Cristo non può che concedere l'assoluzione. Dunque, Gregorio VII accetta il pentimento di Enrico IV e lo ripone nella condizione di sovrano legittimo. Allo stesso tempo naturalmente Enrico gli garantisce che avrebbe accettato le sue decisioni riguardoi Vescovi. «Enrico torna quindiin Germania, risolve i problemi che ha con l'aristocrazia locale (che non vedendolo di buon occhio aveva approfittato della sua scomunica) e, fatto ciò, torna in Italia per regolarei conti con Gregorio VII. Per quest’ultimo però le cose non vanno bene: è costretto a scappare da Roma e ad andare in esilio. «il vincitore del conflitto nell'immediato risulta quindi Enrico IV. ‘nonostante tutto però col tempo si vede che il Papato continua a seguire esattamente il percorso che Gregorio VII aveva pensato al momento di redigere il Dictatus papae; quindi, ne risulta enormemente rafforzato. e il Concordato di Worms, 1122 “dopo decenni di lotta si giunge al Concordato di Worms. Questo non è che un accordo, una soluzione di compromesso tra Papato e Impero. “è una soluzione di tipo latamente nazionale, nel senso che le grandi aristocrazie italica e tedesca decidono una spartizione dei ruoli di potere in ambito ecclesiastico: all'imperatore spetta il controllo della Chiesa tedesca, al Papa quello della Chiesa italica. In maniera semplice, le Investiture spettano sempre all'imperatore, in entrambe le “nazioni”, ma con una differenza: in Italia il Vescovo doveva essere consacrato dal Papa prima dell’investitura, quindi prima della scelta dell’imperatore (Papa — imperatore); in Germania invece la consacrazione avveniva dopo l'investitura dell'imperatore (Imperatore — Papa). “è chiaro che non si risolve neanche qui la questione del primato effettivo del Papa o dell’imperatore, vedremo infatti che la questione si riproporrà anche nei secoli a venire; costante lotta secolare. “è chiaro, comunque, che il Papato ha acquisito un'autonomia che prima non aveva; se prima la Chiesa, infatti, era un potere tra molti nel quadro dell’impero, da qui in poi non lo è e sarà più: è IL potere che si confronta con quello dell'impero, VYALTRO POTERE. e la Chiesa gregoriana «da qui in avanti parliamo dunque di Chiesa gregoriana. È la Chiesa che esce dalla riforma, ed è caratterizzata da tre fattori importanti: sè romanocentrica dal puto di vista amministrativo; è il Papa che ha l’ultima parola nelle questioni di potere e della disciplina ecclesiastica sè dotata di sacerdoti mediamente più preparati ed ubbidienti; questo perché vengono perla gran parte dai ranghi dei monaci, non sono sposati e sono meno compromessi con i poteri locali *ha un criterio molto semplice per definire la dottrina, e questo è sempre un fatto estremamente negativo per la libertà di pensiero ovviamente ma è positivo per la certezza e la chiarezza della dottrina stessa e di conseguenza per la comunicabilità della medesima. Il criterio è che la dottrina coincide con la parola del Papa. «questa Chiesa qui, che ormai ha trovato la sua struttura e il suo credo, non ha nessun bisogno di allearsi con movimenti popolari di riforma come invece era stato fino a qualche tempo prima (ad esempio Milano). La Chiesa fa da sé; anzi, siccome nel XII secolo mira a rafforzare il proprio carattere centralistico, tende a perseguitare quelli che prima erano o potevano essere alleati, cioè i movimenti popolari. Questi ultimi saranno naturalmente presenti nel corso del Medioevo, ma o verranno rigidamente inquadrati nella disciplina della Chiesa o non avranno nulla a che fare con questa. Ciò perché certamente la Chiesa non si fa più ‘dettare’ dal bassola propria agenda. @ 1059 - Decretum in electione papae @ 1075 - Dictatus papae @ 1123-il Concilio Lateranense ll stabilisce la nullità dei matrimoni dei chierici @ 1179- il Concilio Lateranense Ill stabilisce che sia eletto Papa chi ha i 2/3 di voti in Conclave; viene abolita la conferma dell'imperatore @ 1215-il Concilio Lateranense IV e l'opera di Innocenzo Ill “queste tappe ci servono per evidenziare una cesura importante: il 1059 eil 1075 sonole due date dei due Dettati di Niccolò II e di Gregorio VII; con il 1123 comincia la serie dei Concili Lateranensi. Sono grandi concili in cui di nuovo siritrovanoi Vescovi d'Occidente [quelli d'Oriente sono scomunicati dal 1054, Scisma]. «a differenza dei precedenti, il Concilio Lateranense ha due caratteristiche: in primo luogo viene convocato dal Papa, quelli precedenti erano convocati dall'imperatore e infatti da quando Francia, quelle stesse nel cui ambiente lavorava Bernardo di Chartres. Abelardo insegnava che in campo teologico la ricerca personale, fondata sul rispetto della logica, porta al raggiungimento della verità (=metodo dialettico), un esempio: all’interno delle scritture vi sono dei passiin contrasto evidente tra loro, come si fa a stabilire quale è giusto e quale sbagliato? Dipende se si tratta di passi profetici o di passi provenienti da libri storici, se si tratta del Nuovo o del Vecchio Testamento, ovviamente è valido ciò che è più vicino alla parola di Dio, stesso discorso vale per quello chehanno scritto i padri della Chiesa e quello che si trova nella scrittura. C'è quindi una certa gerarchia delle fonti. Quale è il passo meno contraddittorio? È evidente che si deve fare una scrematura su baselogica: si analizza il linguaggio, si vede quale è il più aderente alla realtà, si vede sela fonte è quella giusta (cioè se non ci sono corruzioni, se non è arrivata la versione sbagliata della scrittura), dopodiché si stabilisce la verità. Quale è il corollario di questa ricerca personale? è che il criterio della moralità degli atti non è fissato dalla sola norma esteriore, ma anche dalla conoscenza del soggetto. Queste sono opinioni che destano scandalo quando vengono elaborate, ma non sono elaborate da una mente totalmente disgiunta dal contesto, sono in realtà una serie di considerazioni che sonola prosecuzione naturale di ragionamenti che si stavano facendo attorno agli anni in cui Abelardo non lavorava, più o meno verso l’inizio del XII secolo. Però si tratta di dottrine di scuola, che emergono da quello che maestri e studenti si scambiano a lezione, ovviamente all’interno della chiesa monarchica; quindi, di una chiesa che intende controllare il più possibile il pensiero delle chiese soggette, sono dottrine rischiose. Non ci meraviglia che, durante il Concilio di Sens, nel 1140, le dottrine di Abelardo fossero condannate. L’ispiratore della condanna fu Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) monaco cistercense, diversamente da Pietro Abelardo che è un chierico-sacerdote (chierico perché solo i chierici possono insegnare teologia) è un maestro che gira per molte scuole, anche Bernardo di Chiaravalle si sposta, ma lo fa perché è una mente eccelsa del suo tempo, capo del monastero dei cistercensi, per altro Bernardo è un avversario del metodo dialettico di Pietro in quantoritiene che alla verità di fede si acceda, fondamentalmente, solo attraverso la visione mistica, la preghiera. Bernardo è carismatico, è colui che stende la regola dei cavalieri templari, cioè di un ordine che è al contempo monastico, fatto da monaci, che sono anche cavalieri; quindi, Bernardo è un fautore della Crociata. Abelardo è l’espressione degli intellettuali, che sono la minoranza estrema, Bernardo risponde ad esigenze diffuse trai laici delle aristocrazie. Tuttavia, nell’ambito della chiesa monarchica Abelardo e Bernardo DS saranno anche le È i 1 3 \ dottrine di Pietro ad * Di fronte al fatto che, in mezzo a un mare di parole, anche certe sentenze dei santi . loro diverse ma anche in contraddizione, non possiamo reagire giudicandoli con leggei avere la meglio. di essere bugiardi, o disprezzandoli perché sbagliano ... Risulta che anche i profeti siano stan tatvolta pavat | Com fronti d del dono di profetare e, non Sa ‘abbiano. continuato a parlare senza sn ni cose] VONH'ontiamo que a po a testi: il primo viene da QIEISTFSTETI P “Cetcate e troverete, bissate © vi sar aperto”. un’opera di Abelardo, In Francia abbiamo un nuovo teologo spuntato fuori dal vecchio maestro che era, il quale in gioventù si| j] secondo viene dalle esercitò nella dialettica e ora va vaneggiando nell’interpretazione delle sante Scritture. Si sforza di risuscitare . gpinioni, sia proprie sia altrui, già da tempo condannate e ridotte al silenzio, e in più ne aggiunge altre. Lettere di San Sdegnando di non sapere, di adoperare il solo ‘Non so” su tutte le che cose che sono ‘su in cielo e giù in Boypardo terra’ [Deut. 4,39], affaccia il suo volto su in cielo e scruta i misteri di Dio [Ps. 72,9), e poi tornando a noi " ; e mentre si mostra preparato a rendere ragione d'ogni cosa, pretende d’affermare anche ciò che è al di là della ragione e contro la ragione, e in più contro la fede L'intento di Bernardo * A: PL, CLXXXII, coll. 676 ss, 680; trad. it. in R. RUSCONI, Predicazione e vita religiosa nella società italiana da| © UN PO apologetico, a Carlo Magno alla Controriforma, Torino 1981, pp. 79-81, n. 4 ; B: SAN BERNARDO, Leztere, I, Milano 1986, volte è evidente chei pp.790 ss, n. 190. Trad. di A. Piazza padri della chiesa dicano cose sbagliate. Ma perché? “Non dobbiamo accusarli di essere bugiardi o disprezzarli perché sbagliano”. Per Bernardo di Chiaravalle lo sforzo è la preghiera, è la visione mistica, è la imitazione dell'esempio dei santi di Cristo. Per Abelardo è una ricerca basata sul metodo dialettico. in sostanza sono due opinioni in aperto conflitto, ma è l'opinione di Pietro Abelardo che sfonda sul lungo periodo. Nella prima metà del XII secolo a Parigi, quella che sta diventando il nuovo cuore della ricerca filosofica fondata sulla teologia, cioè sull’indagine sui testi sacri e su Dio, Abelardo aveva proposto un metodo razione nell’interpretazione delle scritture sacre, le dottrine di Abelardo furono giudicate erronee, ma il suo metodo di ricerca non venne abbandonato. Mentre Pietro veniva sconfitto pubblicamente, la vecchia logica di Aristotele tornava in Occidente (il greco in occidente non veniva più capito da secoli), viene rimessa la logica di Aristotele, anche nelle parti che non erano mai arrivate, che non erano mai state tradotte in latino, arrivano tramite le traduzioni in latino fatte attraversotesti arabi. Questa nuova lettura dei testi di Aristotele rafforza ancora di più il metodo dialettico elaborato da Abelardo. Il Concilio Lateranense IV (1215) l’opera di un probabile allievo di Abelardo, Pietro Lombardo, fu accettata e divenne la base dell’insegnamento nelle facoltà di teologia. Quindi Pietro Lombardo non afferma mai di essere allievo di Abelardo, ma si intuisce che il suo modo di ragionare risente del metodo diffuso da Abelardo. Dunque, il metodo dialettico, 100 anni dopo, è accettato dalla Chiesa e diventa il modo normale per risolvere le controversie teologiche. Lo studio del diritto romano a Bologna: La grande svolta culturale di questo periodo non finisce con la teologia e con le scuole del nord della Francia, anzi, dal punto di vista della utilità pratica e della cultura laica, la vera svolta si svolge in Italia, in particolare a Bologna. Nel corso del Medioevo, in tutto l'Occidente, non è che il diritto romano non fosse conosciuto, alcune delle istituzioni del medioevo occidentale sono regolate con leggi che provengono dal Codice di Giustiniano, che è la più grande raccolta, ancora vigente in Occidente, del diritto romano. Ma è una raccolta ancora conosciuta in maniera molto parziale nell'XI secolo. Era rimasta la parte in cui si spiegavanole basi del diritto romano, parte del libro delle leggi, ma era andato perduto il Digesto, cioè la raccolta giurisprudenza, ovvero la parte nella quale il diritto delle leggi veniva adattato alla realtà tramite casi concreti. La giurisprudenza è il materiale prodotto dai giudici che adattano le cause che giudicano alle leggiche hanno a disposizione per giudicarle. Questo digesto era scarsamente conosciuto prima dell’XI secolo. Possiamo dire che ci sono secolo in cui non ci sono nemmeno citazioni di questo libro. Nei primi decenni del XII secolo si comincia a lavorare con brani tratti dal Digesto; quindi, pare che questo libro sia spuntato nuovamente fuori. Il luogo dove sappiamo che si ricomincia ad insegnare il diritto romano e ad applicare le norme presenti nel Digesto è Bologna. Perché? Dobbiamo anticipare la grande svolta economica. La crescita dell'attività commerciale investe le città italiche molto prima del resto d'Europa, perché sono un tres-d ‘unione con l'estremo oriente e con i commerci dell'estremo oriente. Ma anche perché l’Italia è un luogo nel quale, anche a causa di una pressione demografica, di una crescita demografica sempre più impetuosa, la proprietà si frammenta. Quindi, l’attività commerciale e la frammentazione delle proprietà generano una crescita delle dispute che devono essere gestite con norme non più relative al diritto feudale, col quale si giudicava fino a poco tempo prima (il diritto feudale non è il diritto dei feudi, è il diritto del possesso, cioè il diritto riguardante tutte le cose di cui non siha la piena proprietà, ma soltanto il possesso). Questo diritto non basta più. Si va alla ricerca di nuove norme. Siccome la novità, nel Medioevo, è sempre guardata con sospetto, si cerca di giustificare le novità sulle basi del passato. Si riscopre il diritto romano, che non èun diritto adatto a gestire il nuovo diritto commerciale, ma è sicuramente un diritto ben organizzato ed è prodotto da una società del quale si ha una massima considerazione: l’antichità romana. La stessa antichità alla quale si guardava come a dei giganti. Dunque, le soluzioni legali si cerca di tirarle fuori dal vecchio diritto romano, adattandolo e quasi cambiandolo. Quando si organizza questo cambiamento, si sta elaborando un diritto nuovo. Questa ricerca nel diritto romano e questo tentativo di adattamento dell’antico diritto alle nuove esigenze della società, stabilisce un metodo condiviso per la ricerca della verità. Come si fa a adattare il vecchio diritto alle nuove esigenze? Attraverso quello che è il metodo dialettico, adattato al contesto della ricerca sul diritto. Dove è che si pratica questo metodo? A Bologna, nelle scuole di diritto bolognesi. Non parliamo ancora di università in questa fase. Si è solito far risalire l'origine dell'università alla Bologna dell'inizio del XII secolo, ma in realtà le scuole di diritto sono varie e diffuse nelle città italiane, bastava ci fosse un maestroin grado di spiegare diritto per aprire una scuola. Per “scuola” non si intende un edificio, quanto una pratica, la pratica della lettura ad alta voce e la spiegazione di un testo. La fa chiunque sia in grado di farla, la si fa dove capita, con gli strumenti che si hanno a disposizione e con gli allievi che volevano partecipare. Queste scuole prevedono che siano gli studenti a pagare il maestro; quindi, si viene a creare una vera e propria associazione (c.d. “societas”) tra maestri e studenti. Questa societas, a un certo punto, si dota di tutta una serie di autonomie. Le associazioni, nel Medioevo, non sono soltanto dei gruppi sottoposti ad una legge generale. Le associazioni medievali si dannoleggi proprie e organizzano anche tribunali propri. La maggior parte delle volte sono associazioni che sono autonome dal punto di vista giurisdizionale, cioè anche nell’organizzazione dei tribunali e delle punizioni, e autonome anche nel momento in cui si danno dei regolamenti (livello estremo di autonomia). Le associazioni di oggi non garantiscono a chi ne fa parte di essere giudicato dai membri della stessa associazione, cosa che invece era prevista per le università (= cioè l'associazione di allievi e maestri). La caratteristica dell’università medievale è proprio questa: maestri e studenti costituiscono un corpo autonomo all’interno delle città, dotato di privilegi ed esenzioni. Come mai si concede tanto? Intanto, non sonole uniche associazioni che godono di questi privilegi, e poi una scuola di grande prestigio, uno “studium”, garantisce ad una città un afflusso di studenti appartenenti a famiglie abbienti. Quindi arricchisce tantola città. Porta anche intellettuali che, se si occupano di diritto, si occupano anche delle questioni che stanno più a cuore agli elementi più innovatori della società, quelli che si occupano del commercio. IL Centri universitari nei secoli XI Questo modo di organizzare Si È É Il sapere, attraverso queste a scuole laiche e private ha I Non solo grandi studia, una fortuna straordinaria. ma anche scuole (I pallini rossi sono le scuole/università nate Itineranza dei maestri entroil XII secolo- molto poche: Bologna, Salerno, Secessioni studentesche Parigi e Oxford). L'università di Bologna non nasce nel 1088, è una leggenda, a metà del XII secolo ci sono maestri importanti di diritto a Bologna, questo significa che già da tempo si praticava l'insegnamento. Nella seconda metà del XII secoloci sono dei gruppi di studenti e di maestri di Bologna che abbandonano Bologna stessa. Lo fanno per praticare quella che è una delle caratteristiche tipiche degli intellettuali del medioevo: l’itineranza dei maestri, per motivi vari i maestri decidono di spostarsi nelle città (a volte anche per cercare libri). Nel Medioevoi testi sono rari, quindi bisogna spostarsi per andare a cercarli. L’itineranza praticata dai maestri, ma anche Chi sonoi Valdesi? Si tratta di un movimento che ha un’origine precisa. Sonoi seguaci di Valdo di Lione, un laico lavoratore, non è un grande intellettuale. I Valdesi sono fautori della traduzione in La predicazione dei laici: i Valdegi volgare delle scritture, per permettere anche ai laici di predicare. Quindi, dietro Nel concilio romano celebrato sotto il papa Alessandro INI abbiamo visto i Vai Î questo movimento ci sono illetterati, che prendono îl nome dal loro primate Valdo, un cittadino di Lione sl Bodano: 4 | buona parte di elementi banno presentato al signor papa un libro scritto în lingua gallica, nel quale erano contenti îl testo Jturali. Walter M e la glossa del Salterio e di moltissimi libri dell'Antico e del Nuovo Testamento. Con grande | ©U'Varal. Walter Map insistenza costoro chiedevano che fosse loro confermata l'autorità di predicare, poiché credevano di | descrive, nel ‘De nugis essere esperti, mentre appena erano scolaretti ... Costoro non hanno stabili dimore în nessun lu curialum”, fa una descrizione vanno in giro a due a due, con i piedi nudi, pestiti di lana, senza avere nulla, possedendo tutto în comune come gli apostoli. seguendo nudi Cristo nudo Ora cominciano con grande umiltà, poiché " mon passono mellere piede dentro; ma se li ammetteremo, saremo da loro espulsi. Chi non ci credo, | Presentano e quali sono le torni a considerare gli altri esempi del genere che bo trattato sopra. loro istante. Walter Map dà una LL. BROOKE - RA.B MYNORS. | valutazione negativa, ma un po superficiale, nella quale si nasconde un po’ di dei valdesi, come si + W. MAR, De mugis curilium, edited and translated by M.R. JAM Oxford 1983, pp. 124 ss. (Trad. R. Rusconi) 18, revised by C. giustificazione di questo movimento. Immaginiamoci un libro nel quale c'è, al centro della pagina, la scrittura già tradotta (tradurre è tradire) e il commento (la scrittura commentata dai laici). Questa fonte è ambigua. Non soltanto richiedono la predicazione per i laici, non soltanto la traduzione è in volgare, ma vi è anche una adesione pauperistica all’ideale della povertà evangelica (“piedi nudi, non hanno stabili dimore, vanno in giro a due a due, vestiti di lana, senza avere nulla,”). Però, se loro seguono Cristo e fanno tutto come gli Apostoli, perché giudicarli negativamente? Sono pericolosi, sono umili. Se loro avranno la possibilità di presentarsi di fronte alla popolazione come predicatori autorizzati, “quale autorità avremo noi chierici veri?”. L'altro movimento è quello dei Catari. Tesi, ormai assodate dalla storiografia, collegano l'eresia catara, che si radica nel sud-ovest della Francia, ma anche nell'Italia del centro-nord, in realtà provengono da una migrazione di antiche credenze manichee che vengono dall’Iran e che, nell’alto Medioevo, erano transitate nello spazio dell’Impero Bizantino (ad esempio l'eresia dei Questa è la loro eresia. E. pauliciani* hanno aderenti alle vestigia di Cristo e restano i veri ricercatori della vita apostolica, perché molte caratteristiche sono di questo onde non possedendo né casa né campi né patrimonio alcuno, allo st in comune con la “Voi, invece, — ci dicono — unite casa a cas ; » E È . rredicazione catara. campo a campo, e cercate ciò che è di questo mondo: così che) persino coloro che tra di voi sono ritenuti i pi PI . Si tratta comunque perfetti, come i monaci 0 i canonici regolari, se anche non possiedono tali cose in proprio, le possiedono in di una predicazione comune, ed in ogni caso le possiedono tutte’. E di sé dicono: Noi, poveri di Ci senza una sede, fuggendo di città în città, come agnelli in mezzo ai lupi, soffriamo la persecuzione con gli apostoli ed i martiri: ma, + attiva e sempre itinerante). Di cosa tuttavia, conduciamo una vita santa e durissima nel digiuno e nella astinenza, rimanendo il giorno e la notte parlano i Catari? I catari: ‘i veri cristiani" tra preghiere e fatiche: e delle cose della vita cerchiamo solo lo stretto necessario. Noi sopportiamo questo perché non siamo di questo mondo: voi invece, che amate il mondo, avete pace con il mondo, perché siete del mondo .. . Coloro che furono mandati al rogo di dissero, nella loro difesa, che questa eresia si era . . mantenuta di nascosto sino a questi tempi dal tempo dei martiri e che era rimasta viva in Grecia e in alcuni Innanzitutto, i altri paesi. Catari ritengono di * PL, CLXXXII, coll. 676 ss., 680; trad. it. in R. RUSCONI, Predicazione e vita religiosa nella essere non degli società italiana da Carlo Magno alla Controriforma, Torino 1981, pp. 79-81, n.4 Do. . . eretici, mai veri cristiani. Credono nel Vangelo e nelle Sacre Scritture, anche se ne danno una interpretazione molto singolare di gnosticismo. Essendo queste “eresie”, la gran parte degli scritti sono andati perdute, ci rimangono tracce del loro pensiero e gli scritti degli apologeti cristiani, cioè coloro che hanno scritto contro la loro eresia. Essi affermano chela Chiesa è solo presso di loro, al punto che solo loro sono aderenti alle vestigie di Cristo e restanoi veri ricercatori della vita apostolica, perché non cercano le cose che sono di questo mondo, non possedendo né casa, né campi, né patrimoni, così come Cristo non possedette né concesse ai suoi discepoli beni da possedere. L’asceta è colui che si stacca dal mondo e che fa delle rinunce anche grandi, come il digiuno e l'astinenza. Sono figure che si presentano, dal punto di vista della moralità, in maniera radicalmente diversa dai chierici. Chi presenta una propria opinione, diver gente rispetto a quella ufficiale della Chiesa, non può mai dire “questa è una novità”, perché sarebbe stato come condannarlo. Sappiamo che c’è del vero in quel che viene detto nel testo, perché c'è una migrazione, nel corso dei secoli, da est a ovest, di dottrine molto simili a quella dei Catari. La Chiesa Catara dichiara di essere cristiana, ma molti sono gli elementi di I catari: contenuti della predicazio Un fiorentino, appartenente a questa setta, figlio della perdizione», di no Satana «trasformandosi in angelo della luce», ingannando per il suo aspetto venerabile, i SUO divergenza rispetto al onesto incedere, il suo atteggiamento esteriore, per primo, dopo Armannino da Parma, e insieme a | cvicti ; . Ciatti Ss Mario nisi Ola VOL en Riv psn risi cristianesimo. Di questo dei ‘manichei [Catari], sostenendo che: pon esiste per nulla un sacramento del corpo e del sangue di brano (vedi foto) che i L i riguarda un santo, che ha conosciuto i Catari, soggette al suo potere; ogni Homo sine dna nei meriti e (i ricompense al beato Pietro, riusciamo a capire quale è il principe degli apostoli, mentre ogni malvagio sopporta una punizione simile a quella di Giuda, î | contenuto della loro nio a ua i 5 i; predicazione. Non c'è la RI I, S. Pietro Parenzo. nda scritta dal maestro Giovanni canonico di LA Ai ‘o Orvieto, Roma, Pontificio Ateneo Lateranense, 1936, pp. 153-54. trad. R. Rusconi possibilità di alleviare le sofferenze del Purgatorio, in quanto credono che non esista. Icatari non si limitavano a predicare la povertà evangelica e il sacerdozio dei laici (inclusele donne), ma avevano una concezione teologica radicalmente diversa da quella cristiana: ritenevano infatti che il mondo sensibile fosse il prodotto di un dio del Male, del Demonio, tutto ciò che è materiale è male, ciò che è spirituale è bene. Questa distinzione tra materia e spirito non c’è nella dottrina cattolica. Questa è una concezione dualistica, non presente nella dottrina cattolica. Dopo il ritorno di Cristo e la fine del mondo, avremola resurrezione del corpo e vi sarà l'unione dell'anima col corpo. Dunque, il corpo non può essere male. Oltre a questa radicale diversità nei confronti della tradizione cattolica, c'è un altro aspetto che rende il catarismo pericoloso. È una motivazione di tipo geo-politico, in quanto è il primo movimento ereticale che rischia di compromettere l’unità della Chiesa cattolica. È un movimento che ha un radicamento territoriale molto forte. Ci sono poteri locali in cui il dominus è lui stesso un cataro, o convivente con il catarismo e poi coinvolge tutti: poveri e ricchi, tutta la società di quella zona. Quindi, è socialmente diffuso ed è radicato in una regione vasta e ricca. Si reagisce a tutto questo in vari modi, tra questi: La nascita degli ordini mendicanti: Siamo all’inizio del XITI secolo, nel quale giungono due questioni chela Chiesa inizia ad accettare. Già la Chiesa del secolo XI aveva recepito la richiesta di un clero degno, che praticasse la povertà evangelica, era stata la base dell’alleanza di Roma con il movimento patarinico milanese. Quindi, un clero degno e povero, ma anche formato intellettualmente, capace di catechizzare, ma anche di convincere. Alle richieste che vengono dal basso, anche attraversoi movimenti ereticali, il vertice della Chiesa, ormai monarchica, risponde in maniera organizzata e netta, ad esempio nel Concilio Lateranense IV (1215), promotore Innocenzo III, si vieta la predicazione dei laici. La predicazione viene riservata rigidamente al clero Ma poiché alcuni, sotto l'apparenza della pietà, negano però (come dice l'Apostolo) la sua essenza, e si attribuiscono la facoltà di predicare, mentre lo stesso Apostolo dice. Come potranno predicare, se non sono mandati? tutti quelli cui sia stato proîbito, 0 che senza essere stati mandati dalla sede apostolica o dal vescovo cattolico del luogo, presumessero di usurpare in pubblico 0 in privato l'ufficio di predicare, siano scomunicati, €, qualora non si ravvedessero al più presto, siano puniti con altra pena proporzionata. * Concilio Lateranense IV, cost. III. La risposta del vertice: predicazione qu e altre cose che riguardano la salute del popolo cristiano, è noto essergli necessaria in primo) parola di Dio, poiché come il corpo si nutre di cibo materiale, così l'anima di cibo spirituale, proprio perché anon di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio». Pertanto, dal momento che di sovente accade che i vescovi, per le loro molteplic upazioni o per i malanni del corpo oppure per le incursioni belliche 0 altri euolivi — per non dire della loro mancanza di scienza, la quale in essi deve essre biasimata nel modo più assoluto € n = ) gl soprattutto in diocesi vaste ed ampie, stabiliamo per di questa costituzione generule che i vescovi assumano uomini idonei a svolgere in maniera salutare l'ufficio della santa predicazione, spotenti nelle opere e nelle parole», i quali visitino con sollecitudine le popolazioni loro affidate al posto di quelli quando i vescovi non sono in grado di farlo personalmente, e le edifichino con la parola e con l'esempio; i vescovi provvedano loro le cose dî cui abbiano bisogno, in maniera appropriata, affinché non siano costretti a desistere da ciò che hanno iniziato per mancanza del necessario. Pertant che sia nelle cattedrali che nelle altre chi n i i, ch TÀ n i, I ia della predicazione, ma anche nell'ascoltare le confessioni cd imporre le penitenze, e in tutte le altre cose che riguardano la salvezza dell'anima. Fonte: Conciliorum Oecumenicorum decreta cit., pp. 205-6. Trad. R Rusconi. La risposta del vertice: la crociati I cattolici che, presa la croce, si armeranno per sterminare gli eretici, godano santi privilegi, che sono concessi a quelli che vanno în aiuto della Terra Santa. Decreamo, molire, che quelli che prestano fede agli eretici, li ricevono, li difendono, li aiutano, siano soggetti alla scomunica; e stabiliamo con ogni fermezza che chi fosse stato colpito dalla scomunica, e avesse trascurato di dare soddisfazione entro un anno, da allora in poi sia ipso facto colpito da infamia, e non sia ammesso né ai pubblici uffici 0 consigli, né ad eleggere altri a queste stesse cariche, né a far da testimone. Sia anche "intestabile", cioè privato della facoltà di fare testamento e della capacità di succedere nell'eredità. Nessuno, inoltre, sia obbligato a rispondergli st qualsiasi argomento; egl, invece, sia obbligato a rispondere agli altri. Se egli fosse un giudice, la sua sentenza non abbia alcun valore, € nessima causa gli venga sottoposta. Se fosse un avvocato, non gli venga affidata la difesa; se fosse un notaio, i documenti da lui compilati, siano senza valore, anzi siano condannati col loro condannato autore. * Concilio Lateranense IV, cost. III. locale, cioè l’unica eccezione, rispetto al clero mandato dal vescovo, è rappresentata dal Papa, che può mandare lui i suoi predicatori. Il Concilio reagisce anche parlando di “predicazione qualificata”.I vescovi devono prendersi dei predicatori. Questi non sono persone a caso, sono persone che sanno predicare, che si dedicano ai bisogni spirituali della società. Devono essere educati nelle scuole cattedrali. Parallelamente alle università, vengono rinnovate anche le scuole e le cattedrali, c'è volontà di formare una nuova generazione di predicatori. Oltre alla predicazione, oltre al divieto di predicazione peri laici, oltre alla qualificazione della mediazione peri chierici, si parla di Crociata. Le eresie mietevano consensi soprattutto tra i laici che partecipavano di più alla vita pubblica, o partecipavano al commercio, si va quindi a colpire là dove stanno i loro interessi (leggere il testo nella foto). Chiunque li può aggredire, una volta riconosciuti come eretici. Indulgenza vuol dire che se li ammazzi non fai peccato, i tuoi peccati vengono perdonati. Tutto questo richiede la presenza di nuovi ordini religiosi/monastici. Siamo parlanti degli ordini “mendicanti”. Sono molti, ma ci soffermeremo su: Domenicani e Francescani. Sono ordini Cenobiti, non si distaccano dal mondo, vivono insieme e vivono nel mondo, perché fondano iloro monasteri nelle città e rispondono ad una di quelle richieste che erano state fatte dal basso: la povertà. I Domenicani e i Francescani non posseggono niente, campano di elemosina. IDOMENICANI: Ordine fondato da San Domenico, il quale basa la forza del proprio ordine sull’imitazione degli eretici. Domenico de Guzman (Domingo) è un sacerdote del capitolo cattedrale di Osma, di Castiglia, non è un monaco. I capitoli cattedrali sono un luogo dove si concentra la scuola. Domenico è piuttosto colto, è il canonico di una importante chiesa nella Spagna settentrionale;
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