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SBOBINE E LIBRO MODULO I ESAME ARTE MODERNA PROF GIOMETTI 2020-21, Appunti di Storia dell'Arte Moderna

IL FILE CONTIENE LE SBOBINE DELLE LEZIONI DEL MODULO I TENUTE NELL'ANNO ACCADEMICO 2020/21 PRESSO L'UNIFI DAL PROFESSORE GIOMETTI CRISTIANO PER IL CURRICULUM DI STORIA E TUTELA DEI BENI ARTISTICI UNITI AI RIASSUNTI ACCURATI DEL MANUALE " ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE 3 DAL QUATTROCENTO LA CONTRORIFORMA" ( MONTANARI-SETTIS)

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 26/01/2022

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matildapinzauti 🇮🇹

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Scarica SBOBINE E LIBRO MODULO I ESAME ARTE MODERNA PROF GIOMETTI 2020-21 e più Appunti in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! SBOBINE E RIASSUNTI DEL MANUALE DI STORIA DELL'ARTE MODERNA 2020/21 MODULO I, PROF.GIOMETTI CRISTIANO : di Matilda Pinzauti. prof. Giometti Cristiano. Non gli interessano tanto date e nomi ma è contento se si acquiscono strumenti metodologici per leggere un' opera , quindi stile e così via ( basta sapere solo le principali storiche che dice lui nel corso delle lezioni, non tutte le date di ogni singola opera o tutti i luoghi). Inoltre chiede approfonditamente anche i libri aggiuntivi rispetto al manuale ( ed eventuali opere in esso contenute anche senza che siano nel manuale). > chiede opere sia spiegate a lezione che dal manuale, talvolta anche senza farle vedere. – Il testo fondamentale è: S. SETTIS E T. MONTANARI “ ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE”. 3. DAL QUATTROCENTO ALLA CONTRORIFORMA, EINAUDI SCUOLA, 2019 ( TUTTO). È diviso in due volumi ( anche le schede informative). Della seconda parte invece fino a pag 219 ( questo secondo si chiama uguale ma DAL BAROCCO ALL'IMPRESSIONISMO). – PITTURA ED ESPERIENZE SOCIALI NELL'ITALIA DEL 400 ( EINAUDI) DI M. BAXANDALL. ( QUALSIASI EDIZIONE). Pone l'attenzione ai contratti, ad esempio quanto blu fosse da usarsi dato che era molto costoso perché veniva dai lapislazzuli. ( spesso si legge che se il pittore ne avesse usato di più di quanto pattuito lo avrebbe pagato direttamente il pittore e non il committente). Poi parla anche delle letture varie di un'opera. – ARTE E SPETTATORE NEL RINASCIMENTO ITALIANO ( MILANO 2008) DI J. SHEARMAN. Propone le modalità in cui gli artisti del Rinascimento cercavano di irretire l'osservatore attraverso la Sagrestia Vecchia, come creando spazi fittizi che si completano con quello reale non solo nei dipinti da cavalletto ma anche nelle cupole. Analizza poi la ritrattistica attraverso la disposizione del personaggio per coinvolgere un dialogo tra opera e osservatore. – IL BAROCCO ( TORINO 2012) DI T. MONANARI. È da leggersi insieme alla parte sul Barocco. È diviso in due parti e analizza alcuni temi fondamentali. – SI RICHIEDE LA VISITA DI ALMENO 3 DI QUESTI MUSEI: 1) UFFIZI 2) GALLERIA PALATINA DI PALAZZO PITTI. 3) MUSEO DELL'OPERA DEL DUOMO 4) MUSEO DI SAN MARCO. 5) BARGELLO 6) SANTA MARIA NOVELLA. 7) BASILICA DI SAN LORENZO. 8) CHIESA DEL CARMINE E CAPPELLA BRANCACCI. È inoltre rischiesto di avere informazioni biografiche su alcuni autori indicati sul programma di moodle. RINASCIMENTO: MITO E REALTA': Per Rinascimento in genere si intende un momento di rinascita culturale che investe l'Italia tra il XV e il XVI secolo con centro a Firenze, Roma e Venezia avvenuto grazie a 3 fattori: – lo studio della natura. – La riscoperta dell'arte antica. – Visione del mondo antropocentrica. Una visione che deve tutto al testo dello studioso svizzero JACOB BURCKHARDT intitolato “ La civiltà del Rinascimento in Italia” ( 1860) che dunque vedeva nel Rinascimento un momento di rottura rispetto al passato medievale; una visione messa in discussione dallo storico JOHAN HUIZINGA che al contrario sosteneva la continuità tra i due periodi nell'opera L'autunno del Medioevo ( 1919). Va anche detto che il rinnovamento artistico che arriva in questi secoli non coincide del tutto con i cambiamenti storici.... l'età moderna infatti inizia con la scoperta dell'America nel 1492, mentre alcuni tendono a datare l'inizio del cambiamento artistico già a fine 300 con i lavori di Giotto anche se tendenzialmente si usa la data ufficiale del 1401 ( perché è la data del famoso concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero vinto da Lorenzo Ghiberti anche se le formelle che in quest'occasione vengono realizzate da lui e da Brunelleschi non sono ancora cratterizzate dal “ rigore” rinascimentale). Si capisce da tutto ciò che è molto difficile incanalare in un perfetto ordine schematico i vari fenomeni storico-culturali. Sostanzialmente si può dire che per indagare ogni periodo storico non bisogna pesare a schemi in cui incanalare i vari artisti ma cercare di interpretarli in maniera più libera dando importanza anche ai testi scritti del loro tempo. Si può dire che il cambiamento inizialmente parte dalla letteratura con personaggi come Dante, Petrarca e Boccaccio che riscoprono i testi antichi, cosa che viene fatta anche da artisti come Brunelleschi e Donatello nei confronti delle rovine romane e che li convince a creare un nuovo linguaggio artistico che avrà il suo culmine nel 500, tanto che gli artisti successivi dovranno a loro volta innovarsi con un linguaggio più artificioso cui si usa dare il nome di Manierismo. IL GOTICO INTERNAZIONALE: Dall'inizio alla fine del XV secolo l'assetto politico-geografico europeo cambia totalmente con la nascita degli Stati nazionali come Francia, Inghilterra e Spagna e anche l'Italia vede affermarsi una serie di Stati interni indipendenti come sopratutto Milano, Venezia, Firenze, Napoli e lo Stato della Chiesa. I vari stati italiani si diedero guerra per tutto il secolo fino a raggiungere un periodo di tregua con la PACE DI LODI ( 1454) che sanciva la nascita della LEGA ITALICA anche se la pace si interruppe a fine secolo con l'inizio delle Guerre d'Italia divenuta oggetto del desiderio degli altri stati nazionali. Tra la metà del 300 e tutto il 400 lo stile dominante è il così detto GOTICO INTERNAZIONALE ( chiamato così perché il continuo viaggio degli artisti rende questo stile pressoché univoco nelle varie corti europee) ma ben presto questo si mischia a un rinnovato interesse verso la natura e l'arte antica che porterà appunto al Rinascimento che però non si affermò all'improvviso, ma convisse a lungo con la tradizione gotica. Si tratta di un tipo di arte che ha da una parte forti legami ancora con il gotico ( l'assenza di profondità e l'importanza data al panneggio e allo sfarzo, alla decorazione) ma che varia da un certo punto di vista ( maggiore attenzione all'ambiente laico e ai gusti delle corti che si riflette nella moda e nel dettaglio naturale). Tra le principali opere di stile gotico internazionale del 400 vanno ricordate: – LE RICCHE ORE DEL DUCA DI BERRY ( 1413-16, FRATELLI DE LIMBOURG): GUIZZANTI che sono la vera cifra distintiva di questo pittore. Tra le sue opere ricordiamo: – LE MINIATURE DELL' ELOGIO FUNEBRE DI GIAN GALEAZZO VISCONTI: Gian Galeazzo muore nel 1402 e si decide di mettere per iscritto e miniare il suo sermone funebre. Le miniature sono appunto di Michelino da Besozzo. Vediamo ad esempio il momento dell'incoronazione dell'uomo da parte del bambino sostenuto dalla Vergine in un corteo di 12 VIRTU' e 8 ANGELI che sorreggono le insegne con IL BISCIONE VISCONTEO e l'ACQUILA IMPERIALE ( a ricordare il fatto che Gian Galeazzo venne eletto Duca di Milano dall'IMperatore). Lo sonfod della scena è geometrico come è tipico nelle miniature ed estremamente decorato, così come le vesti delle virtù che assumono l'aspetto di 12 giovani donne abbigliate secondo la moda del tempo. Manca del tutto la profondità spaziale. – SPOSALIZIO MISTICO DI SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA: si tratta dell' UNICA OPERA FIRMATA dall'artista. Nella scena la santa giovanissima si ingiocchia davanti al bambino, sorretto dalla vErgine, che le dona l'anello alla presenza dei santi Giovanni Battista e Antonio Abate. Notiamo nuovamente la particolarità delle sue figure che sembrano fragilissime e incorporali, quasi fossero modellate con la cera fusa e l'estremo decorativismo questa volta evidente nel fondale oro dove vi è inciso il trono e nelle aureole realizzate con la PASTIGLIA DORATA ( una particolare pasta di oro, gesso e colla che serviva a decorare a rilievo) e decorate ulteriormente da gemme vere ormai perdute. Anche in questo caso sembra una grande oreficeria. In Italia sicuramente dunque fu la Milano Viscontea il centro in cui il Gotico internazionele si diffuse maggiormente sia con Gina Galeazzo che con il figlio FILIPPO MARIA VISCONTI. È sotto i due uomini in questione che viene realizzato il DUOMO DI MILANO, la principale cattedrale gotica italiana la cui decorazione riprende in maniera molto ravvicinata quella delle grandi cattedrali europee, molto più che i precedenti esempi di architettura gotica italiana realizzati tra duecento e trecento, ovvero il Duomo di Siena e il Duomo di Orvieto. Il cantiere del Duomo venne aperto nel 1387 e vi lavorarono maestranze dei territori viscontei e maestranze d'oltralpe per creare una cattedrale dotata di tutti gli elementi dell'architettura gotica: ampie vetrate, slancio verticale, archi rampanti e decorazioni “ merlettate”. Uno degli scultori che vi lavorò a inizio 400 fu JACOPINO DA TRADATE a cui si deve sicuramnete il RILIEVO CON PAPA MARTINO V collocato nel deambulatorio della cattedrale. Il rilievo ci dimostra come questo artista abbia uno stile pienamente tardogotico con questo panneggio avvolgente e innaturale della veste e l'attenzione data al decolo floreale del supporto. > Martino V era infatti il Papa ceh aveva dato fine allo Scisma d'Occidente e sopratutto era colui che aveva consacrato l'altare maggiore del Duomo stesso! Altra sua stata è poi la MADONNA CON BAMBINO del Castello Sforzesco che allo stesso modo mostra un panneggio estremamente virtuosistico e anche una dolcezza profonda nel volto della Vergine. Altra importante opera tardogotica è la CAPPELLA DI TEODOLINDA NEL DUOMO DI MONZA ( 1444-46) decorata dalla BOTTEGA DEGLI ZAVATTARI ( bottega di pittura di famiglia tenita da un padre e dai suoi 3 figli che lavorarono anche nel cantiere del Duomo di Milano). Il decoro ricorda la vita della regina longobarda Teodolinda perché fu lei a fondare la prima cattedrale nel luogo in cui oggi sorge il Duomo e dunque di fatto a “ cristianizzare” la zona. La cosa interessante è che queste decorazioni sembrano delle vere e proprie MINIATURE GIGANTI che ricordano molto lo stile di Michelino da Besozzo: si ha un fondo oro decorato a geometrie, assenza totoale di spazialità, decorativismo estremizzato e attenzione alla moda cortese. > dunque si presenta la storia della regina quasi fosse una moderna regina del XV secolo e non come una regina barbara e la sua vita viene tradotta quasi fosse una fiaba, un romanzo cavalleresco . Il libro mostra ad esempio una scena che ci mostra sulla sinistra Teodolinda e il Marito Agilulfo che vanno a caccia ( tipica attività delle corti del 400), il palazzo privo di alcuna profondità al centro in cui si intravede la regina che sogna di fondare il Duomo e infine la regina che parte per ricercare il luogo adatto per fondare la chiesa. Va anche detto che nelle corti del XV secolo gli artisti non si dedicavano al decoro solo di cicli di affreschi o di statue o di cattedrali ma si dedicava acnhe alla realizzazione di oggetti di uso quotidiano come LE CARTE DA GIOCO E I TAROCCHI. Nel corso del secolo ne furono realizzati diversi e un ricco mazzo è oggi conservato alla Pinacoteca di Brera. Esso presenta tutta una serie di figure dal gusto fiabesco e fortemente tardogotiche su fondo dorato e prive di profondità e furono probabilmente realizzate dalla BOTTEGA DEI FRATELLI BEMBO ( anche se per le somiglianze con la Cappella di Teodolinda furono attribuite agli stessi Zavattari). I tre pinciplai esponenti del tardogotico però sono sicuramnte 3: Gentile da Fabriano, Pisanello ( per la pittura) e Jacopo della Quercia ( per la scultura). GENTILE DA FABRIANO: 1370-1427. Gentile fu considerato in vita il migliore pittore d'Italia e per questo lavorò nelle principali corti del suo tempo ( Visconti, Venezia, Firenze e Roma) e ne venne anche tracciata una biografia da BARTOLOMEO FACIO che lo inserisce nel suo De Viris Illustribus tra gli artisti più influenti del suo tempo. Gentile nacque a Fabriamo ma grazie ai rapporti che il signore della città aveva con le altre cortì potè viaggiare molto e lavorare in tutta Italia a iniziare dalla corte dei Visconti dove potà formarsi a Pavia per poi passare a Venezia dove fu incaricato di realizzare un ciclo di affreschi oggi completamente perduto a Palazzo Ducale con le Storie di Alessandro III e Federico Barbarossa ( ricordate da Facio). In seguito si trasferì a Firenze tra il 1420 e il 1425 quando si spostò a Roma al servizio di Martino V e dove poi morì nel 27. tra le sue opere migliori ricordiamo: – LA PALA DI BERLINO: si tratta di una pala oggi conservata a Berlino ma realizzata per Fabriano ( Marche),città natale del pittore, con al centro la Madonna in trono con il bambino con i Santi Nicola e Caterina d'Alessandria e un donatore inginocchiato ai piedi del trono. Già questo primo dipinto mostra tutte le caratteristiche tipiche del tardogotico: il prato fiorito, il fondo oro che rende minimo la profondità spaziale, la dolcezza delle carni e il decorativismo delle vesti con minuziosi dettagli in oro. > la cifra distintiva di Gentile da Fabriano è proprio la sua “ gentilezza” nella resa della grazia delle figure umane sia tramite l'uso dei colori che le pose. – POLITICO DI VALLE ROMITA: fu realizzata per l'eremo di Valle Romita o Val di Sasso presso Fabriano intorno al 1410 ( periodo in cui Fabriano si trovava per lo più a Venenzia) e che oggi si trova alla Pinacoteca di Brera dove fu ricomposta e assemblata mediante la creazione di una cornice dorata in stile gotico ( guglie, pennacchi, decorazioni fiammeggianti) ma non originale, bensì realizzata nel XX secolo. La pala mostra al centro l'incoronazione della Vergine con Cristo, Dio e un coro di Angeli che sembrano fluttuare nel nulla grazie allo sfondo dorato e ai lati una serie di Santi (onguno in una tavola diversa come era tipico nei polittici medievali) che da sinistra a destra sono: San Girolamo, San Francesco, San Domenico e Santa Maria Maddalena che poggiano i piedi sul classico praticello fiorito del 400. in alto si trovano invece scene della vita di alcuni santi ( diversi da quelli raffigurati in basso): il martirio di San Pietro, San Giovanni Battista nel deserto, le Stimmate di San Francesco e Sant'Antonio che legge. > di nuovo osservando nel dettaglio le scenentte poste in alto si può senz'altro notare l'attenzione al dettaglio, la moda del tempo e l'estrema gentilezza del pittore tanto che il gesto violento delll'aguzzino nellascena del martirio di San Pietrò è annullato! Sembra che l'aguzzino stia facendo una carezza e non uccidendo Pietro. – POLITTICO DELL'ADORAZIONE DEI MAGI: è il suo capolavoro. Lo realizza a Firenze nel 1423 per la sagrestia di Santa Trinita su coppissione di PALLA STROZZI (dove era presente la cappella sepolcrare della sua famiglia)> Firenze a quel tempo è un luogo estremamente florido per l'arte dove si spazia dal gusto tardogotico che si concentra in artisti come Gentile o anche Lorenzo Ghiberti a quello che poi diverrà il Rinascimento che orende avvio con Donatello, Brunelleschi e Masaccio. Oggi agli Uffizi. Il polittico ha la particolarità di non dividere le scene nelle 3 tavole come era comune ma realizzare UNA SCENA UNICA che condensa più episodi senza alcuna divisione: la storia parte in alto a sinistra dove i Magi avvistano la Stella Cometa e partono per il loro viaggio che si conclude in primo piano dove rendono omaggio alla Sacra Famiglia. Anche in questo caso ci sono una serie di elementi tipici come il fondo oro, l'estremo decorativismo e il tutto sembra ambientato in una corte del tempo con animali domestici come i cani o le scimmie e anche dettagli divertenti come il servo che in primo piano aggiusta la scarpa del padrone. Tutto è mangiato dall'opulenza della decorazione: cani, scimmie, falchi, dettagli delle vesti di cui si riconoscono anche i diversi materiale ( tattilità) Questo quadro mostra però, rispetto ad altri esempi, una maggiore volontà di indagare la natura ( pur lasciando poco spazio alla profondità spaziale) come rende evidente la limitatezza del fondo oro nella scena principale ma ancora di più per quello che emerge osservando le scenette della PREDELLA: qua infatti addirittura il cielo non è dorato ma è un CIELO ATMOSFERICO ( cosa che abbiamo già detto essere una novità rispetto a quanto avveniva in genere e che era già stato sperimentato pochi anni prima dai Fratelli Lambourg in Francia) addirittura poi si nota come la luce illumini il paesaggio da sinistra dove infatti viene dipinto il sole. – CICLO DI AFFRESCHI DELLA NAVATA DI DAN GIOVANNI IN LATERANO: il ciclo fu dipinto dal 1425 al 1427 da Gentile e poi proseguito dal suo miglior allievo, Pisanello, in seguito alla morte del maestro. Il ciclo è andato completamente perduto poiché fu sostituito da una nuova decorazione barocca di FRANCESCO BORROMINI nel 600, tuttavia un pittore della sua cerchia ne realizzò un disegno oggi conservato a Berlino che ci dimostra come Gentile avesse articolato il ciclo su due ripiani: il primo istoriato con le storie di San Giovanni Battista e il secondo che doveva dare un valore illusionistico con finti tavbernacoli con profeti alternati alle finestre. PISANELLO: Pisanello è il soprannome di Antonio Pisano e fu chiamato così perché la sua famiglia era originaria di Pisa nonostante lui fosse nato a Verona dove si concentra la maggior parte della sua produzione. Fu allievo di Gentile da Fabriano negli anni veneziani e sicuramente da questo apprendistato ne derivò la grazia delle sue figure, evidente sopratutto nella delicatezza degli incarnati . A Verona Pisanello realizzo: – L'AFFRESCO PER IL MONUMENTO FUNEBRE DI NICCOLO' BRENZONI ( CHIESA DI SAN FERMO, VERONA): il monumento funebre fu realizzato nella parte scultorea da NANNI DI BARTOLO ( scultore fiorentino allievo di Donatello) con la scena della Resurrezione di Cristo, mentre la parte dipinta che circoda la scultura è opera di Pisanello. Egli realizzò una sorta di cornice con ampicanti fioriti che doveva dare l'idea che dietro alla scultura si aprisse un giardino, la finta tappezzeria di sfondo e sopratutto la scena dell'Annunciazione che si trova in alto. È sopratutto in questa scena che si nota l'incarnato dolce da lezione di Gentile e l'attenzione alla resa dell'ambiente contemporaneo con questo UMANESIMO CIVILE, proprio perché Firenze voleva elevarsi ad erede dei grandi valori della Repubblia romana che aveva riscoperto tramite la letteratura promossa dagli uomini del tempo, sopratutto COLUCCIO SALUTATI. L'influsso dell'antico sarebbe poi stato ulteriormente ampliato dal Concilio di Ferrara che fu spostato a Firenze nel 1439 poiché il Papa EUGENIO IV si trovava in quegli anni a Santa Maria Novella e l'arrivo della corte bizantina di GIOVANNI VIII PALEOLOGO avrebbe ulteriormente diffuso la lingua e la cultura greca. Va anche ricordato che Firenze deve molto della sua arte alla commitenza dei MEDICI a partire dal copostipite COSIMO IL VECCHIO che seppe capire l'importanza che l'arte poteva avere a livello propagandistico per la propria famiglia, tanto che ( pur rimanendo nel contesto della Repubblica) alla fine della sua vita ricevette il titolo di “ pater patriae”. Nel 400 Firenze seppe imporsi come una delle potenze italiane pur essendo una Republica prima contro Pisa, poi contro i Visconti con la BATTAGLIA DI ANGHIARI ( 1440). L'arte a Firenze ebbe fin dal trecento un ruolo importante, tanto che per essere ammessi alla politica cittadina bisognava essere iscritti ad una corporazione che a Firenze erano denominate proprio ARTI. Esse in tutto erano 21 di cui 7 maggiori e 14 minori. Tra le maggiori le più importanti da ricordare sono: CALIMALA ( arte dei mercanti di seta: si impegnava ad acquistare panni grezzi da Fiandre ed Inghilterra e a trasformarli in panni pregiati > quella che avvia il concorso del 1401), DEL CAMBIO ( i banchieri tra cui Cosimo Il Vecchio), MEDICI E SPEZIALI ( tra i quali c'erano anche i pittori in quanto commercianti di pigmenti) > gli scultori invece facevano parte dell'arte minore dei MAESTRI DI PIETRA E LEGNAME! IL CONCORSO DEL 1401: Nel 1401 si data l'inizio ufficiale del Rinascimento, poiché è la data del concorso indetto dall'ARTE DI CALIMALA per la realizzazione della PORTA NORD DEL BATTISTERO di Firenze. Il concorso, secondo quanto riportato da Lorenzo Ghiberti nei Commentarii coinvolse 7 artisti del tempo ( tra i quali egli ricorda figure importanti come Jacopo della Quercia e Brunelleschi). Ad occuparsi del concorso fu l'arte di Calimala perché il patrono di riferimento era San Giovanni Battista al quale è intestato il Battistero di Firenze. Fu richiesto a tutti i partecipanti di realizzare una formella MISTILINEA che rappresentasse il SACRIFICIO DI ISACCO che fosse in linea con lo stile adottato nella porta sud del battistero realizzata tra il 1330 e il 1336 da ANDREA PISANO (decorata con 28 formelle leggibili a partire da quella in alto a sinistra con un andamento serpentinato decorate con le storie del Battista, fino ad arrivare alle ultime due fasce con le Virtù). LA PORTA DI ANDREA PISANO: La porta realizzata da Andrea Pisano in realtà inizialmente era stata commissionata all'orafo PIERO DI JACOPO ma il risultato non soddisfò l'arte di Calimala, tanto che l'artista fu mandato a Pisa a studiare la PORTA DI SAN RANIERI del Duomo realizzata a fine XII secolo da BONANNO PISANO. La porta in questione ha un'anima in legno sulla quale è stata appllicata una lamina bronzea decorata con 24 formelle con scene del Nuovo Testamento in cui è ben visibile l'assenza totale di prospettiva e di profondità e uno stile ancora pienamente medievale con queste figurine piccole e vibranti e innaturali, evidente se si osservano da vicino alcune scene come il Cristo Pantocratore tra Angeli. È inoltre possibile osservare il fatto che ogni formella presenta più momenti insieme, secondo una concezione di PROSPETTIVA EMPIRICA ( non è una vera prospettiva ma ci da' in senso della divisione in due momenti diversi ad esempio realizzando alcuni soggetti più grandi per l'episodio principale e alcuni più piccoli). Nella scena della Nativita' ad esempio osserviamo al di sopra della grotta anche l'Annuncio ai Pastori con la particolarità della grotta stessa che ha dunque una doppia funzione di grotta per la prima scena e di terra per la seconda che è sovrastante alla prima per questioni di spazio e per far capire che si tratta di due scene separate e non perché in effetti si ambientasse sopra la grotta. Invece una seconda formella ci mostra l'evento principale del Viaggio del Magi e più piccolo, separato da una striscia di terreno la Cacciata dal Paradiso Terrestre. La cornice è poi decorata con delle tipiche ROSETTE che hanno anche la funzione di nascondere i chiodi di giunzione delle lastre bronzee al legno sottostante. > la porta si è salvata miracolosamente dopo l'incendio che colpì la cattedrale a fine XVI secolo e fu spostata nel Museo dell'Opera del Duomo. Agli incronci invece sono poste delle PROTOMI LEONINE (altro elemento tipico di protezione delle porte medievali). Anche questa seconda esperienza però non serve a convincere l'arte e quindi la porta viene successivamente commissionata ad Andrea Pisano ( che è talmente tanto bravo nel soddisfare la commissione che viene nominato dopo la morte di Giotto CAPOMASTRO DEL CAMPANILE per portare la sua costruzione a termine). > la scelta della cornice mistilinea è ripresa anche nelle formelle del campanile che dunque è un po' il marchio di fabbrica delle formelle di Andrea Pisano ma è anche un elemento tipicamente medievale. Le singole formelle poi presentano una profonda doratura che serve a far emergere le figure dal fondo, cosa che viene ripresa anche da Ghiberti per la porta nord e che è riemersa dopo il restauro. Alcune formelle sono: – LA NATIVITA': sicuramente le figure appaiono meno esili e vibranti di quelle della Porta di San Ranieri ed è evidente la ripresa della posa delle MATRONE nella Vergine, tuttavia manca totalmente il senso di spazialità e si ha dunque ancora una PROSPETTIVA EMPIRICA. Importante è questa mensola che è tipica delle formelle di Andrea Pisano e che funge da PROSCENIO. La scena infatti sembra totalmente sovrapposta: la matrona sembra galleggiare sopra le due servitrici. – IL BATTESIMO DI CRISTO: ci mostra di nuovo questa assenza di prospettiva: l'acqua del fiume sembra più una tinozza con queste ondine che servono a mostrare la sua presenza sopra le gambe di Cristo ma che assomigliano più ad una sorta di coperta e gli alberi e rocce sullo sfondo più piccoli che dovrebbero dare un'idea di spazialità e di sfondo, ma non riescono a farlo. – LA DANZA DI SALOME': presenta la scena su un unico piano con di nuovo la mesola che funge da proscenio. Sulla tavola sono presenti gli elementi tipici e il drappo sullo sfondo vorrebbe dare un senso di ambientazione. – LA CONSEGNA DELLA TESTA DEL BATTISTA AD EORIDADE: è evidente l'assenza di prospettiva ma il tentativo di dare ambientazione con questa scatola scenica che contiene la scena. È anche molto facile capire quanto Pisano preferisca l'elemento decorativo piuttosto che la naturalezza della resa ( infatti le vesti sono molto particolareggiate). IL CONCORSO: In realtà già subito dopo la fine della porta Sud si vorrebbe realizzare la porta nord ma i lavori vengono rimandati al 1401 a causa della PESTE che scoppia nel 1348. Dai Commentarii si appredono varie notizie: Il concorso ha i caratteri INTERNAZIONALI! Non è rivolto solo ad artisti fiorentini ( basti pensare al fatto che Jacopo della Quercia è senese ad esempio) e anche i 34 giudici sono internazionali; inoltre viene dato il materiale agli artisti che vi partecipano direttamente dai giudici ( 4 tavole di bronzo) e il tema è già deciso in partenza uguale per tutti ( il sacrificio di Isacco) in una formella mistilinea ( lui non dice della forma ma è evidente dato che entrambe le formelle sopravvissute hanno questa cornice) e un anno di tempo per realizzarla. > Ghiberti nella sua opera dice che tutti votarono unanimamente per la sua vittoria ma il fatto che insieme allla sua formella sia arrivata a noi anche quella di Brunelleschi è una prova del fatto che la vittoria fu duramente combattuta tra i due! Entrambe le formelle sono conservate oggi al Museo del Bargello. Tendenzialmente si dice che la formella di Ghiberti vinse il concorso perché egli la realizzò in stile pienamente tardogotico, mentre quella di Brunelleschi era troppo innovativa per quel periodo ma in realtà entrambe sono ancora da considerarsi in stile gotico con alcuni elementi di cambiamento però rispetto alla tradizione, forse più evidenti nella formella di Brunelleschi.... è interessante notare come pur avendo più o meno la stessa età e vivendo nello stesso ambiente ( Ghiberti è poco più giovane di Brunelleschi) intraprenderanno due strade che ad un certo punto andaranno in direzioni opposte. A vincere sarà la formella di Ghiberti sia perchè è meno “ spiazzante” sia perché USA MENO MATERLIALE. – LA FORMELLA DI GHIBERTI: è evidentemente in stile gotico come si evince dalla resa dello spazio tramite le tradizionali rocce o lo svolazio delle vesti e le pieghe innaturali dei corpi. La roccia inoltre separa le due scene come era tipico nelle formelle medievali ( basti pensare a cosa succede nella Natività della Porta di San Ranieri). I due servi ai lati sembrano quasi non accorgersi dell'evento, dunque sembrano proprio due momenti separati. Tuttavia IL BUSTO DI ISACCO riprende la forma dei busti classici, sopratutto il così detto TORSO GADDI ( che oggi è agli Uffizi ma che al tempo forse apparteneva alla collezione dello stesso Ghiberti) e affonta la morte con l'atteggiamento spavaldo tipico delle statue successive e antiche e anche il basamento su cui è posto ricorda un decoro antico che poi avrà molta fortuna nelle decorazioni architettoniche rinascimentali. La formella dopo il concorso venne conservata fino al 1587 dall'Arte di Calimala per poi passare alle Collezioni Medicee e oggi è infatti al Bargello. > è la prima opera attestata di Ghiberti che ci è pervenuta ma è evidente che l'artista a questa altezza cronologica avesse già un proprio stile, fosse già pienamente formato. – LA FORMELLA DI BRUNELLESCHI: sembra maggiormente leggibile ma non si può ancora definire come un'opera rinascimentale in quanto manca un elemento fondamentale: LA PROSPETTIVA. Ancora ci sono elementi tipicamente gotici come le pieghe delle vesti ridondanti o i riccioli di barba e capelli pettinati e realizzati “ pelo per pelo” o la piega del braccio dell'angelo. La figura più interessante è sicuramemente il ragazzo in basso a sinistra che si controlla il piede che una precisa citazione dello SPINARIO dei Musei Capitolini ( bronzo del I secolo a.c.). > Brunelleschi però si limita a riprendere l'iconografia classica ma il modo in cui poi riveste il ragazzo di questi panneggi ridondanti e la resa dei capelli lo rendono ancora una figura gotica. Altra cosa interessante è la struttura della scena che riprende una SCENA TEATRALE cosa molto studiata da Brunelleschi che ne è un esperto e anche la DRAMMATICITA': nella formalla di Ghiberti non c'è espressione nei volti di nessuno mentre qui è evidente, nessuno è impassibile, sopratutto il gesto concreto con cui l'angelo blocca il braccio di Abramo, le sopracciglia aggrottate di quest'ultimo e lo spavento che rende Isacco tremolante. La formella di Brunelleschi dopo il concorso venne inserita nell'ALTARE DELLA SAGRESTIA VECCHIA DI SAN LORENZO di cui Brunelleschi fu l'architetto. Entrambi gli scultori hanno dei legami all'oreficeria che permette loro di realizzare questi due capolavori: Ghiberti era figlio di un orafo e Brunelleschi aveva precedentemente realizzato le FORMELLE DELL'ALTARE DI SAN JACOPO per la chiesa omonima di Pistoia. > osservando le formelle di questo altare si nota subito la somiglianza con quella del concorso: i profeti hanno la stessa barba ben curata e gli stessi panneggi con cui viene realizzato Abramo. gesto di Cristo o il mercante che viene quasi schiacciato dalla folla) piuttosto che tramite i volti ancora impassibili. Anche l'architettura cerca di dare uno sfondo unitario alla scena. Rimangono elementi tradizionali come le teste accatestare per dare il senso di moltitudine, i volti imperturbabili e il panneggio eccessivamente pieghettato. Le figure inoltre fuoriescono ancora leggermente dalla cornice. – ENTRATA A GERUSALEMME: la scena molto affollata con le teste sovrapposte e la presenza tipica della roccia di sfondo da' un che di tradizionale ma si cerca comunque di dare uno sfondo più complesso, una spazialità tramite la città disegnata. Molto interessante è la FACCIA DELL'ASINO RIVOLTA VERSO LO SPETTATORE che cerca di catturarne l'attenzione > tipicamente rinascimentale. DAL 1417 AL 1423: nell'ultimo periodo è come se tornasse alla seconda fase: si hanno delle scene di semplice lettura che presentano il protagonista al centro e tutto il resto ai lati ruota intorno a lui. - LA FLAGELLAZIONE mostra bene tutti questi elementi. L'architettura di fondo si estende ormai per tutta la scena e serve a dare spazialità ( tanto che sono appena visibili le colonnine anteriori dell'edificio realizzate con una tecnica simile allo STIACCIATO donatelliano. > dunque il tentativo di usare la prospettiva anche se non riuscito fino in fondo. La figura di Cristo ben evidenziata e sola al centro e i due flagellanti ai lati perfettamente simmetrici e con un MOVIMENTO CHIASTICO ( dunque in questo si ha una novità tipicamenete rinascimentale). Permane il dialogo con la cornice evidente proprio dal mondo i cui le braccia dei due personaggi fuoriescono dalla formella. Le teste che riamangono senza corpo sono ancora medievali così come l'inespressività dei volti in contrasto con l'espressività dei gesti. Dietro la porta ha al centro delle protomi leonine che si fronteggiano a bocca aperta in una cornice a cerchio . A fine marzo del 1423 le formelle sono state tutte relizzate e devono solo essere dorate e la cornice deve essere inserita. La porta è incassata nel Battistero il 19 Aprile 1424. PORTA DEL PARADISO ( LORENZO GHIBERTI, 1425-1452): Dopo aver finito anche questa porta Ghiberti realizzerà tra il 1425 e il 1452 LA PORTA DEL PARADISO ( chiamata così da Michelangelo in riferimento alla sua bellezza che disse che era “ degna del Paradiso”). Questa porta è diversa dalla precedente perché è decorata da 10 formelle quadrate ( Invece che le 28 mistilinee delle due precedenti) forse per dare più spazio alla narrazione. Il ciclo presenta in ogni formella una storia diversa del Vecchio Testamento e anche la cornice è decorata con figure di personaggi biblici e testine all'antica tra le quali anche in questo caso si intravede L'AUTORITRATTO DI GHIBERTI ( ormai in età matura). Osservando nel particolare le formelle si nota che lo stile è ancora gotico dato la predilezione alla decorazione rispetto alla resa del naturalismo e alla drammaticità: si usa lo stiacciato per la decorazione e non per la resa tridimensionale e sopratutto nella scena delle Storie di Giuseppe Ebreo si nota il tentativo sbagliato della resa prospettica nella grande loggia circolare intorno alla quale si si articolano i diversi episodi > ogni formella infatti condensa una storia diversa e dunque presenta una serie di scene al suo interno. Mantiene poi l'uso del solito panneggio e le pieghe innaturali dei corpi ( evidente nel corpo di Adamo nella prima formella nella scena della creazione di Eva). > fa più attenzione ai singoli elementi piuttosto che all'intera composizione. Anche in questo caso Ghiberti si servì di diversi aiuti tra i quali vanno sottolineati sopratutto il figlio VITTORE GHIBERTI, LUCA DELLA ROBBIA E MICHELOZZO. > è interessante il fatto che sul retro ci siano ben 28 spazi invece che 10 come sul davanti! In questo caso Ghiberti ha molta più libertà ( ecco perché ci sono diverse differenze rispetto alla porta precedente) e comunque c'era almeno un umanista che decise l'apparato inconografico delle diverse scene. 1. DONATELLO ( DONATO DI NICCOLO' DI BETTO BARDI): 1386-1466. Donatello nasce a Firenze nel 1386 dal padre ( Niccolò di Betto di Bardo) che è iscritto all'Arte dei Tiratori di lana e che muore quando Donatello è agli esordi della sua carriera. Si forma nella bottega orafa di BARTOLO DI MICHELE ( il presunto padre di Ghiberti) e in importanti cantieri come LA PORTA DELLA MANDORLA, LA PORTA NORD DEL BATTISTERO DI FIRENZE e anche al seguito di BRUNELLESCHI ( con il quale fa anche un viaggio a Roma tra il 1403 e il 1404 da cui nasce l'idea stessa della Cupola). Già nel 1408 ottiene commissioni da parte dell'Opera di Santa Maria del Fiore come il David in marmo che inizialmente doveva essere posto sui contrafforti della tribuna. Inizialmente ha uno stile molto simile a quello del maestro Ghiberti con l'attenzione data alle linee sinuose del corpo, ma piano piano emerge un'attenzione data anche all'arte antica che si manifesta sopratutto nei lavori di Orsanmichele. Donatello non è un uomo colto, si forma in bottega e ha successo grazie al suo precoce talento e ai grandi maestri con cui si forma, viene ricordato spesso come un uomo testardo, orgoglioso. Negli anni 40 si trasferisce a PADOVA per la commissione del Munumento Equestre al Gattamelata dove realizza anche altre opere come Il Crocifisso Bronzeo per la Basilica e 7 statue per poi tornare malato a Firenze dopo una decida d'anni di assenza... In questa ultima fase le sue opere si fanno sofferte e ricche di simbolismo per morire a Firenze nel 1466 ( sepolto a San Lorenzo accanto a Cosimo il Vecchio). Egli inizialmnete torna a Firenze ma poi si trasferisce a Siena nel 1457 probabilmente con l'intenzione di passare là la sua vecchiaia e per lavorare alle porte bronzee del Duomo di Siena, ma il progetto fallì e così, pur lasciando a Siena alcune nuove opere come la statua del San Giovanni Battista nel 1461 tornò a Firenze dove lavorò ad altre opere e morì. Venne sepolto nella Basilica di San Lorenzo, poiché era molto amcio di Cosimo il Vecchio. Sarà granzie a Donatello che la scultura del primo 400 diventerà la prima arte riformata che farà da guida alle altre ( per poi ribaltare la situazione da Masaccio in poi). La sua più grande innovazione e cifra distintiva è l'UMANITA' delle sue sculture. – IL CROCIFISSO DI SANTA CROCE ( 1406-1408, SANTA CROCE): una delle primissime opere in cui infatti è ben evidente l'influsso di Ghiberti se si osserva la Crocefissione della Porta Nord del Battistero > Donatello infatti era stato suo collaboratore nella fase del primo contratto. Si vede l'influsso del maestro sopratutto nel PERIZIONA con queste pieghe innaturali mentre del tutto innovativo per il tempo è LA NATURALEZZA DEL VOLTO ( cosa sconosciuta a Ghiberti). Mancano ancora degli elementi fondamentali però coma l'anatomia del corpo.... Vasari racconta che Brunelleschi dopo aver visto l'opera la criticò dicendo che sembrava più un rozzo contadino che Gesù Cristo e allora Donatello lo sfidò a fare di meglio e così Brunelleschi realizzò il CROCIFISSO PER SANTA MARIA NOVELLA, esempio di Rinascimento maturo per l'estrema naturalezza anatomica ed espressiva. > a quest'altezza cronologica i due avevano già fatto un viaggio a Roma che è fondamentale perché permette loro di studiare l'arte antica ( cosa non scontata al tempo perché ancora Roma, dopo gli anni di assenza del Papa, non era la capitale dell'arte). – PROFETA DELLA PORTA DELLA MANDORLA: nel 1406 inizia ad ottenere le prime grandi commissioni dall'Opera del Duomo e gli viene chiesto di realizzare questo profeta che gli è stato attribuito solo abbastanza recentemente sulla base di un documento in cui si attesta un pagamento avvenuto nei confronti di Donatello... è una delle prime opere dunque anche in questo caso è ben evidenta l'influenza di Ghiberti nella resa del panneggio e nell'inespressività del volto ( sopratutto se lo si mette a confronto con le figure degli Evangelisti della Porta Nord del Battistero come San Matteo riconoscibile dall'Angelo che è il suo simbolo). Un secondo profeta nel frattempo è commissionato all'eterno rivale, NANNI DI BANCO, che invece risulta molto più innovativo a questa altezza cronologica ( come abbiamo anche già visto osservandone l'Ercole) : la posa del corpo è infatti molto più stabile e solida e il panneggio la asseconda) > Nanni era infatti probabilmente un po' più grande di Donatello, ecco perché recepisce prima la novità e al tempo fu un artista molto amato ( tanto che Alberti ne parla come una delle figure di artista più influenti del tempo) tuttavia morì precocemente nel 1421 e fu piano piano dimenticato sopratutto grazie alle parole di Vasari nei suoi confronti che lo definì uno scultore che si dedicava alla scultura nel tempo libero, non come mestiere e che pur essendo abbastanza bravo tuttavia era allievo di Donatello ( cosa assolutamente non vera) e un po' tardetto. Il suo profeta ha un braccio lontano dal corpo, sinonimo di grande perizia tecnica perché non è facile lavorare così il marmo! – DAVID IN MARMO ( DUOMO E POI PALAZZO VECCHIO, 1408-09): un'ulteriore statua è richiesta poco dopo dall'Opera del Duomo sia a Donatello che a Nanni di Banco che realizzà Isaia. È ben evidente nuovamenete la differenza tra i due perché l'Isaia di NANNI presenta ancora una volta degli elementi protorinascimentali più marcati di quanto nello stesso momento fa Donatello ( sopratutto nella veste che segue la gamba, anche se non fino in fondo, e la resa dei riccioli ciocca per ciocca delle statue antiche). Il David invece ha ancora l'inespressività e la delicatezza delle linee di Ghiberti ( anche se è innovativa la scelta di rappresentare l'eroe come un giovane e non come un vecchio profeta come fino a quel momento si era soliti fare). Il brano più realistico e importante della statua si trova in fondo perché si ha la FIONDA CON UN SASSO ancora interno lasciata andare dopo lo sforzo fatto per uccidere Golia che ha il sasso piantato sulla fronte ( anche se non c'è traccia alcuna di questa stanchezza poi nel volto o nel corpo). Vanno indicati anche i DETTAGLI DELLA VESTE ( le cuciture dell'armatura che denotano un'attenzione ai particolari non indifferente). > è come se le due parti della stata però non dialogassero, perciò Donatello era in una fase di sperimentazione ancora che tuttavia abbandona porprio in questo periodo a partire dala statua di San Giovanni per la facciata del Duomo che inizia proprio nello stesso anno del David ma che finisce tempo dopo. La statua fu realizzata inizialmente per la tribuna esterna del Duomo ma già nel 1426 fu spostata in PALAZZO VECCHIO poiché la figura del David divenne ben presto il SIMBOLO DELLA LIBERTA' DELLA REPUBBLICA FIORENTINA ( ecco perchè è un soggetto particolarmente amato e riprodotto diverse volte). – SAN GIOVANNI EVANGELISTA DELLA FACCIATA DEL DUOMO ( 1408): nel 1408 l'Opera del Duomo commissionò 4 Evangelisti a 4 artisti diversi per la facciata del Duomo ( dove rimasero finché la facciata non venne smatellata a fine XVI secolo). Tra i 4 è evidente che mentre due sono totalmente tardogotici ( il San Matteo di CIUFFAGNI e il San Marco di LAMBERTI) gli altri due sono protorinascimentali e infatti sono realizzati da Donatello ( San Giovanni) e da Nanni di Banco ( san Luca). Il San Giovanni di Donatello mostra questa volta molti elementi di cambiamento ( è da qua che si dice che Donatello veramente si avii verso un nuovo linguaggio) come la monumentalità della figura e la posa più naturale. Gli elementi più impressionati sono il interessante di questa statua è che è a prima di questo gruppo IN BRONZO che viene scelto appositamente perché è un materiale più difficile da lavorare per grandi statue e infatti richiede l'esecuzione di parti distinte unite poi successivamente ( in questo caso 4 PARTI) poiché sarebbe troppo riscioso fonderla tutta insieme e il bronzo costava molto > addirittura per tutelare i costi nei documenti era spesso stabilito che in caso di una seconda fusione il bronzo sarebbe stato pagato non più dal committente ma dall'artista in persona! 2) I 4 SANTI CORONATI ( NANNI DI BANCO, 1409-1416): è commissionata dai MAESTRI DI PIETRA E LEGNAME dato che i 4 santi sono 4 scalpellini cristiani che furono martirizzati da Diocleziano per essersi rifiutati di scolpire una statua di un dio pagano. È una statua molto interessante perché nella nicchia devono trovare posto 4 figure e non una e Nanni è molto ingegnoso nel decidere di inserirli in forma circolare ( per seguire la forma della nicchia) come se stessero dialogando tra loro > addirittura il primo a destra ha anche la bocca aperta, come se stesse parlando. Lo stile è innovativo così come abbiamo visto un po' per tutta la statuaria di Nanni. > è talmente tanto formidabile che la rivediamo perfettamente inserita nella scena del TRIBUTO DELLA MONETA dipinto da MASACCIO nella Cappella Brancacci della Chiesa del Carmine, sintono di quanto appunto la scultura di Orsanmichele ispiri la pittura coeva. Le statue vennero realizzate con 3 BLOCCHI DI MARMO ( le figure hanno due basi disitinte come è evidente dal basamento). I volti dei personaggi e le pose denotano un profondo studio delle statue antiche degli imperatori ( come ad esempio il RITRATTO DI CARACALLA). Importantissima è anche la decorazione della PREDELLA ISTORIATA ( per la prima volta) con la storia dei 4 santi a lavoro nella loro bottega indaffarati in diverse attività tipiche delle botteghe artistiche contemporanee del 400! ( si vede uno che usa il forno, un altro che sta intagliando una tipica colonnina tortile, un altro ancora un capitello composito e l'ultimo un putto con gli abiti e gli strumenti tipici come il TRAPANO A VIOLINO, le righe ecc... le figure sono realizzate in ALTORILIEVO su un unico piano > cosa che sarà superata dalla predella del successivo San Giorgio di Donatello proprio a rimarcare questa “ gara” non ufficiale tra le 3 statue. La predella in questo caso permette contemporaneamente di riconsocere le figure e anche l'arte committente. > per sminuire l'importanza di Nanni nei confronti di Donatelo Vasari nelle Vite risporta un aneddoto secondo il quale inizialmente le statue scolpute da Nanni non entravano nel tabernacolo poiché troppo movimentate nella braccia e che dunque egli chiese aiuto a Dinatello che accettò in cambio di una cena per sé e la sua bottega mandando nel frattempo Nanni a Prato per lavorare al posto suo al Pulpito del Duomo ( dunque Vasari prende le difese di Donatello e cerca di giustificarlo così ma non sappiamo che Nanni era in questo periodo avanti rispetto al compagno e che dunque non è plausibile ciò che ci racconta). 3) SAN GIORGIO ( DONATELLO, 1417): gli viene commissionata dall'ARTE DEI CORAZZAI ( che si occupa della realizzazione di armi, scudi ecc...). la figura è particolare perché da un lato mantiene ancora quell'eleganza e quella fragilità delle figure gotiche, ma dall'altra ha anche un aspetto naturalistico che tuttavia viene in qualche modo mitigato dal fatto che la statua sia quasi interamente coperta dallo scudo che ne limita il movimento e la naturalezza.... egli però è abile a conferire molti dettagli alle poche parti scoperte: l' ARMATURA che riprende pari pari una vera e propria armatura, IL VOLTO leggermente piegato di lato con le sopracciglia corrucciate e lo sguardo CONCENTATO E PREOCCUPATO ( è una rappresentazione prima del combattimento poi narrato nalla predella infatti) e LE MANI gonfie e con le vene in evidenza, oltre che inclinare in posizioni diverse le parti così da conferire naturalezza e movimento. La statua inolte stringeva nella mano destra una LANCIA che doveva fuoriuscire dal tabernacolo per colpire lo spettatore > quindi altro elemento di dialogo tipico dal Rinascimento in poi. È interessante anche il CONTRASTO TRA LO STILE DELLA STATUA E QUELLO DEL TABERNACOLO ancora fortemente gotico a sottolineare quanto questo doppio influsso permeasse Firenze in quegli anni. Molto interessante è anche la predella perché supera di nuovo quella del precedente lavoro di Nanni in quanto USA LA PROSPETTIVA LINEARE ( come è evidente dal modo in cui sono orientati la grotta e l'edificio ai lati) che conosce grazie al contatto con BRUNELLESCHI che conduce nel frattempo i suoi famosi esperimenti > addirittura nell'edificio dietro la principessa c'è un PAVIMENTO PIASTRELLATO IN PROSPETTIVA! Non è da sottovalutare il fatto che il palazzo abbia degli ARCHI A TUTTO SESTO E NON ACUTI ( così come è tipico poi dello stile architettonico rinascimentale che si ispira all'architettura antica) e la PRINCIPESSA che sembra una figura antica. > in particolare la Baccante. È qui che inoltre è per la prima volta testimoniato l'uso dello STIACCIATO che è un'invenzione dello stesso Donatello: a differenza di Nanni la predella ha una profondità estremamente raffinata quasi pittorica piuttosto che sculturea tanto che il paesaggio sullo sfondo è INCISO come fosse una pittura appunto e non una scultura ( è tra l'altro anche molto naturalistico con il vento che muove le fronde degli alberi)! Ai lati anche in questo caso c' è LO STEMMA DEI CORAZZAI. 4) SANT'ELIGIO ( NANNI DI BANCO, 1417-21): in realtà la gara tra i 3 psoegue con altre 3 statue ciascuno a cominciare da questa nuova statua realizzata subito dopo la fine del San Giorgio da Nanni di Banco per L'ARTE DEI FABBRI. Si tratta di un Santo vissuto nel XIV secolo che gestiva una bottega di maniscalco in cui un giorno compì un miracolo: riuscì a riattaccare la zampa ad un cavallo tagliata per sbaglio usando la saliva! Egli era inoltre un VESCOVO e infatti èvestito come tale. La figura di nuovo risulta possente e ben piantata a terra con una posa naturale, il panneggio che segue le linee del corpo e sopratutto il VOLTO fortemente naturalistico con le solite sopracciglia corrucciate, lo sguardo rivolto altrove e barba e capelli che ricordano un BUSTO ANTICO. Il retro è non finito sempre perché per risparmiare si evitava di ealizzare nel dettaglio la parte che non era visibile dalla nicchia. Nelle SPECCHIATURE DELLA NICCHIA viene inserito ripetutamente il simbolo dei committenti. Ancora una volta la predella è istoriata ( così come Nanni stesso aveva inventato nella predella dei 4 Santi Coronati) ma è evidente che egli abbia aggiornato a sua volta la predella dopo quella del San Giorgio, infatti questa volta cerca di giocare con diversi piani di profondità inserendo addirittura lo STIACCIATO ( senza però raggiungere la perfezione della predella donatelliana) perchè comunque lo usa per elementi decorativi di fondo e non per i personaggi principali che sono comunque rimasti ad altorilievo. La scena è proprio quella del miracolo esemplificato prima: per sbaglio nella bottega di maniscalco viene tagliato il piede del cavallo mentre gli si stanno cambiando i ferri ed Eligio riesce a riattacarlo con la saliva. > ai lati di nuovo il simbolo dei committenti a sottolineare sempre di più la facilità della lettura delle immagini. 5) SAN MATTEO ( LORENZO GHIBERTI, 1419-23): viene realizzata per L'ARTE DEL CAMBIO. Inizialmente la nicchia era stata affidata all'ARTE DEI FORNAI ma a causa di difficoltà economiche quest'ultima la vedette e dunque venne realizzata con il finanziamento dei banchieri che chiedono a Ghiberti una statua che superi il suo stesso precedente monumento bronzeo di San Giovanni Battista sia nelle dimensioni ( è più alta e più imponente e di conseguenza più costosa) che nella realizzazione: è infatti più aggiornata per la posa più naturale, la veste sulle gambe e soprattutto di nuovo per il volto che ricorda quello della statua di SENECA MORENTE molto più espressiva delle sue solite statue ( anche se il fatto di dare così tanta importanza alla decorazione dei dettagli delle vesti e di nuovo agli occhi rivestiti di argento ne smorza la naturalezza). > è però sicuramnte la stsatua che più si avvicina allo stile di Donatello e Nanni che Ghiberti abbia mai realizzato, cosa che testimonia proprio questa gara tra i 3. Sappiamo che servirono due fusioni per realizzarla perchè la prima non andò a buon fine. 6) SAN LUDOVICO DI TOLOSA ( DONATELLO, 1422-25): viene realizzato da Donatello per LA PARTE GUELFA ( che al momento era il partito dominante a Firenze) che vuole un'opera che gareggi apertamente con la statua appena realizzata da Ghiberti per l'Arte del Cambio ( ecco infatti che viene scelto come materiale il bronzo) poiché è colui che rinunciò al trono di Napoli in favore del fratello Ludovico e diventò un frate francescano ( rappresentano come vescovo ma anche con il saio sottostante alle più ricche vesti) e proprio in nome della sua rinuncia alla politica per la via religiosa viene scelto dai Guelfi come protettore. La statua è un po' diversa dalle altre perché è in bronzo e non in marmo e Donatello vuole sfruttare tutta la lucentezza e i giochi di luce che sono possibili con questo materiale e non con il marmo ( cosa che lo interesserà tanto ed ecco perché da qui in avanti realizzerà una serie di opere in bronzo). L'ampia veste, scelta appunto per i giochi di luce, è finemente dorata usando non la foglia oro bensì UNA MISCELA DI ORO E MERCURIO molto più resistente ( usata perché è una statua che doveva trovarsi all'aperto). Pochi sono dunque gli elementi con cui Donatello può conferire naturalismo a questa opera ma quando lo può fare ci riesce in maniera decisiva, sopratutto nel VOLTO GIOVANILE ( molto naturalistico se si pensa al fatto che San Ludovico morì ad appena 24 anni). Anche lo scettro che ha in mano è estremamente dettagliato come fosse uno scettro vero con addirittura una serie di statuette di putti in movimento entro nicchie sulla cima. Molto interessante è anche LA NICCHIA stessa che non ha più una forma gotica ma pienamente rinascimentale > è la prima nicchia di Orsanmichele di questo tipo, su evidente ispirazione delle architetture di Brunelleschi! La statua ha anche una storia interessante perché nel 1463 la nicchia venne venduta all'ARTE DELLA MERCANZIA, perciò la statua venne spostata nella facciata di Santa Croce ( essendo una chiesa francescana e oggi si trova infatti al Museo di Santa Croce) e al suo posto la nicchia venne riempita negli anni seguenti dall'INCREDULITA' DI SAN TOMMASO DEL VERROCCHIO. – INCREDULITA' DI SAN TOMMASO ( ANDREA DEL VERROCCHIO, 1467-1483): siamo già nella seconda metà del 400 quindi la statua risulta già pienamente in stile Rinascimentale ma bisogna tenere conto del fatto che si può arrivare ad un tale livello sono passando da questi primi innovatori! Il Verrocchio è lo scultore preferito dei Medici dopo la morte di Donatello nel 1466, dunque è come se fosse un po' il suo continuatore a Firenze, lo scultore migliore del suo tempo.il tema si deve al fatto che l'Arte della Mercanzia fosse incaricata di derimere le controversie tra mercanti e interne alle singole arti, dunque erano una sorta di Giudici che dovevano scovare la verità e quindi la scena aveva a che fare con il ruolo di giudici che devono scovare la verità e trovare le prove. Dato che il Verrocchio si trovava una nicchia già realizzata non avrebbe potuto ampliarla ma non sarebbe nemmeno stato possibile inserirci dentro 2 figure intere e quindi inventò uno stratagemma importantissimo ai fini della riuscita dell'opera: inserire Cristo nella nicchia e San Tommano in un piano leggermente ribassato e al di fuori del tabernacolo > in questo modo non solo era possibile inserire entrambe le figure in uno spazio ristretto ma anche CREARE UN DIALOGO CON LO SPETTATORE, perché è come se Tommaso fosse una sorta di intermediario tra Cristo e chi osserva l'opera. La struttura crea una sorta di PIRAMIDE con i vertici nella mano alzata di Cristo che accoglie l'apostolo e i piedi di Tommaso che cerca la piaga nel petto. > è interessantissimo il retro perché le statue danno l'idea di essere a tutto tondo, solidissime ma il retro è completamente vuoto! Perché si vuole risparmiare tempo e denaro e – LA DECORAZIONE DI DONATELLO DELLA SAGRESTIA VECCHIA ( 1428-43): Dal 1428 Donatello viene incaricato di decorare la Sagrestia Vecchia progettata da Brunelleschi su commissione di GIOVANNI DI BICCI DE'MEDICI ( il padre di Cosimo De' Medici) come tomba di famiglia. La scelta di decorare con STUCCHI POLICROMI la sagrestia non piacque a Brunelleschi poiché andava a rovinare la perfetta bicromia tipica delle sue architetture e infatti da questo momento i rapporti tra i due peggiorarono. La decorazione di Donatello è costituita da vari elementi: – I TONDI CON LE STORIE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA ( 4 NEI PENNACCHI): tutti gli stucchi policromi realizzati da Donatello usano tutte le caratteristiche già viste nei suoi rilievi scultorei ( l'uso della prospettiva, lo stiacciato ottenuto sovrapponendo più strati di stucco e l'espressività) > addirittura per realizzare il volume alle figure, così da farle sporgere, si serve di una base fatta di CHIODI che poi colora. Il tema delle storie di San Giovanni Evangelista viene scelto per rendere omaggio al nome del committente e si articola in 4 episodi: Il primo è quello della RESURREZIONE DI DRUSIANA: nella scena viene usata perfettamente la prospettiva e un'ambientazione in stile Rinascimentale ( secondo gli insegnamenti di Brunelleschi) ma è anche fortemente espressiva perchè di fronte al risveglio della donna gli spettatori hanno reazioni diverse: chi fugge impaurito, chi si inginocchia, chi curioso si avvicina!> è interessante in tutte queste scene la presenza di ARCHITETTURE O FIGURE TAGLIATE che servono a instaurare un migliore dialogo con lo spettatore. Secondo la storia la donna era morta prima di esaurire il suo desiderio di vedere il Santo giungere in città e lui dunque la risveglia ( lei ha le mani al cielo per la sorpresa). Il secondo episodio è quello del MARTIRIO in cui il Santo viene cotto nell'olio bollente ma sopravvive. Vediamo anche in questo caso l'architettura in prospettiva e l'espressività dei personaggi stupefatti dall'arrivo dell'Angelo che salva Giovanni. Molto interessanti sono LA SCALA TAGLIATA ( per creare continuità spaziale con l'ambiente in cui si trova lo Spettatore) e le linguette del fuoco. Il terzo è quello di LA VISIONE DELL'APOCALISSE A PATMOS. Il Santo dopo il martirio è esiliano in quest'isola dove ha la visione dell'Apocalisse, ovvero il drago sconfitto da San Michele ( qua armato in alto a destra) che si batte con la Donna vestita di Sole. Giovanni si trova sdraiato per terra a scrivere e ha il volto rivolto verso il cielo con la BOCCA SPALANCATA che gli conferisce espressività. > è l'unica scena senza architettura ma ci sono lo stesso alcuni elementi che creano profondità come la stradina che degrada verso un punto di fuga e la fila di alberelli sullo sfondo. Infine abbiamo la scena dell'ASCENSIONE dove veramente le architetture sono le protagoniste e si intrecciano talmente tanto da rendere difficile capire quale sia davanti e quale dietro. Anche qua c'è espressività, sopratutto una FIGURA CHE SI ARRAMPICA come a imitare l'osservatore che si mette in punta di piedi per osservare meglio la scena dal basso e che si ispira ad una figura presente sull'ARCO DI COSTANTINO che sicuramente Donatello aveva potuto osservare a Roma. Anche qui non mancano le figure tagliate in primo piano. > tutto è pensato in ogni scena per un punto di vista dal basso. – I 4 EVANGELISTI NEI SOTTARCHI: uno per sottarco. Sono figure ispirate all'antico sia nella resa delle vesti che nel mobilio che decora la scena e hanno pose molto naturali, riconoscibili tramite i loro attributi ma che vengono inseriti nelle scena quasi fossero elemento d'arredo! SEMBRANO STATUETTE. Il SAN LUCA si riconosce per il toro alato posto sul tavolo. La sua veste richiama quelle antiche e sembra in alcuni punti quasi bagnata e richiama le toghe, oltre che la forma del suo trono che ricorda quella dei SARCOFAGI ROMANI A TINOZZA. La posizione è molto naturale: viene colto con le gambe incrociate mentre sfoglia le Scritture in una posizione scomposta. Il tavolo mostra la parte sottostante perchè è pensata come tutti i rilievi per una visione dal basso. Il SAN GIOVANNI invece è posto nel sottarco che conduce alla Scarsella porprio perchè è il titolare della Sagrestia. Anche lui è colto in un atteggiamento molto naturale, si sta quasi per addormentare. Tutto richiama l'arte antica: la veste, la barba, il tavolo che ricorda un'arca decorato con la tipica ghirlanda, i putti del trono... – LE COPPIE DEI SANTI ( SAN LORENZO E STEFANO/ SAN COSMA E DAMIANO): vengono realizzati in un secondo momento da Donatello rispetto alle storie di Giovanni su commissione di Cosimo De'Medici e mantengono nelle cornici decorate con anfore da cui fuoriescono delle decorazioni vegetali la bicromia degli stucci precedenti che non piacciono a Brunelleschi. Su una porta vengono realizzati la coppia dei santi LORENZO E STEFANO, i primi martiri riconoscibili proprio dagli elementi del martirio ( Stefano ha una pietra in fronte perché venne lapidato, Lorenzo ha il graticolo perché venne bruciato). I due hanno poi in mano la PALMA DEL MARTIRIO. Sono rappresentati in maniera naturale mentre dialogano come si capisce dalla bocca aperta e dai gesti che si scambiano. > scelti perché la basilica è dedicata a San Lorenzo. Sull'altra porta sono invece rapresentati SAN COSMA E DAMIANO ( protettori dei Medici, i committenti) che sono scelti perché erano due santi fratelli che di professione facevano i medici. Sono riconoscibli dal berretto tipico dei medici che hanno sulle spalle e anche loro dialogano come i primi due. – I BATTENTI DELLE PORTE BRONZEE: sono l'opera più criticata di Donatello dai contemporanei, sopratutto FILARETE e LEON BATTISTA ALBERTI perché le figure sono troppo espressive e concitate cosa che non si adatta secondo loro a figure di Santi... sono due porte bronzee decorate con 10 formelle ciascuna con coppie di figure che dialogano in maniera molto concitata riflettendo i gesti in maniera simmetrica che ricordano un po' i DITTICI CONSOLARI IN AVORIO come ad esempio il DITTICO DI STILICONE. > si tratta di tavolette che venivano donate dall'imperatore dopo la sua nomina rivestite in avorio che venia decorato con immagini frontali, isolate in un'architettura e su cui all'interno di poteva scrivere come fosse una sorta di taccuino. La cornice a rosette e elementi vegetali ricorda quasi la Porta di San Ranieri di BONANNO PISANO. La porta che si trova sotto il rilievo dei due santi martiri è detta PORTA DEI MARTIRI proprio perché rappresenta una serie di martiri riconoscibili dalla palma del martirio che discutono animatamente ( fin troppo per i contemporanei) quasi da deformarsi in maniera caricaturale. La porta che si trova invece sotto i santi protettori dei medici è definita PORTA DEGLI APOSTOLI perché raffigura Apostoli, Padri della Chiesa e Santi ed è espressiva quanto l'altra.> Donatello conferisce tutto questo movimento per non farle sembrare monotone. – IL MAUSOLEO DI GIOVANNI E PICCARDA DE'MEDICI: è il sarcofago di ispirazione romana che si trova sotto il tavolo al centro della stanza che serviva per la vestizione dei vescovi e che viene realizzato da Donatello insieme al BUGGIANO ( il figlio adottivo di Brunelleschi, scultore e architetto). Il sarcofago ricorda la forma e la decorazione romana con i putti che scostano il cartiglio leggermente in prospettiva e le ghirlande tutto realizzato in marmo bianco che si ispira in realtà ad un monumento funebre realizzato da DONATELLO E MICHELOZZO per il Battistero, ovvero il MONUMENTO FUNEBRE DI BALDASSARRE COSCIA ( ex Papa Giovanni XXIII che fu deposto dal Concilio di Costanza, imprigionato e liberato da Giovanni di Bicci poiché era stato favorevole nei confronti della sua famiglia, poi morto a Firenze). Il monumento del Battistero è un tipico monumento a parete ma innovativo perché riprende le decorazioni antiche come il tendaggio e i putti e le conchiglie in cui sono realizzati i rilievi. A Donatello solitamente si attribuisce il Ginsant bronzeo e il bellissimo telo su cui è steso che sembra vera stoffa. Il monumento della Sagrestia di San Lorenzo sembra strano perché si trova sotto il tavolo, quindi in una posizione un po' “ sacrificata” ma il tutto non è casuale ma va di pari passo con la POLITICA DI DISSIMULAZIONE MEDICEA ( i Medici di fatto da Cosimo il Vecchio in poi sono i signori di Firenze ma lo sono in maniera non ufficiale, perché Firenze rimane una Repubblica). Il monumento dunque si trova sotto il tavolo ma ha una serie di accorgimenti che lo mettono in risato: il fatto di essere al centro della Sagrestia e davanti all'ingresso principale, quindi la prima cosa che salta all'occhio entrando nella stanza! > oggi non è più così ma bisogna pensare che nel momento in cui il monumento fu progettato l'ingresso si trovava dove oggi si ha il MONUMENTO FUNEBRE DI GIOVANNI E PIERO DE'MEDICI DEL VERROCCHIO ( commissionato da Lorenzo il Magnifico per la morte del padre Piero e dello Zio Giovanni). Oltre a questo poi Donatello inserisce delle colonnine tuscaniche bronzee che spiccano al centro grazie al fatto che tutto il monumento sia realizzato in marmo bianco e si collegano tramite dell'EDERA ( simbolo di Eternità) allo STEMMA MEDICI che si trova sopra al tavolo sempre in bronzo ( come a dire che i Medici saranno ricordati per sempre). – DAVID BRONZEO ( 1435-40, per Palazzo Vecchio, oggi al Bargello): viene commissionata dai Medici per celebrare probabilmente o la vittoria contro i rivali ALBIZZI o contro i VISCONTI. Il bronzo rappresenta David dopo la sua vittoria contro Golia, la cui testa è sotto i suoi piedi, in un momento di riposo dove le membra e il volto mostrano tutta la naturalezza della sua posa e del momento che sta vivendo uniti ad una certa superiorità e fierezza per la sua azione. La POSA SERPENTINATA e il NUDO sono elementi tipicamente classici che riecheggiano sopratutto le statue di PRASSITELE > si tratta tra l'altro del primo nudo dell'arte moderna!! la raffinatezza è quella cara al tardogotico ma ci sono una serie di riprese antiche e una naturalezza che la rendono assai innovativa. Anche la Testa di Golia-Argo è molto naturalistica sopratutto nella resa della barba. Probabilmente venne commissionata per Palazzo Medici-Riccardi, inizialmente posta in una sala interna e poi nel cortile su una colonna ( come le statue antiche) realizzata secondo Vasari da DESIDERIO DA SETTIGNANO ( oggi perduta ma che doveva essere decorata con Arpie e elementi vegetali) ma dopo la cacciata dei Medici fu spostata a Palazzo Vecchio come simbolo della libertà repubblicana e poi di nuovo in mano medicea fu più volte cambiata di posto nei vari palazzi di famiglia fino a giungere agli Uffizi e poi al Bargello. > il fatto che lo sguardo sia rivolto verso il basso testimonia che fosse stata pensata per una posizione rialzata in modo tale da guardare lo spettatore negli occhi. David viene rappresentato come un giovane androgino con il cappello tipico dei pastori antichi e i calzari che per alcuni hanno fatto pensare che il realtà la statua rappresenti MERCURIO dopo la vittoria su ARGO ( possibile perché Mercurio è il portettore dei Mercati e i Medici erano anche Mercanti e altri ancora hanno pensato ad un'interpretazione NEOPLATONICA nella RAGIONE CHE VINCE LA BRUTALITA'. – LA MADONNA PAZZI ( 1420-25): è un rilievo in marmo raffigurante la Madonna con il Bambino che Donatello realizza per la famiglia Pazzi per una DEVOZIONE PRIVATA ( ecco come si spiega l'assenza delle aureole). È un rilievo che ha avuto tantissimo successo sopratutto a Firenze dove il culto mariano è particolarmnete diffuso nel 400 ( basti pensare al Duomo che è dedicato a Santa Maria del Fiore). È straordinaria perché esalta tantissimo il SENTIMENTO DI AFFETTO TRA MADRE E FIGLIO con la sovrapposizione dei volti, la contentezza del bambino e la tristezza della madre ( che forse sta pensando al futuro del figlio). Di nuovo vediamo la presenza della FINESTRA ALBERTIANA così come nel tradizionale e con il classico fondo oro le figure dei Santi vengono poste su altari come fossero delle statue ( dunque si ispira allle statue che nel frattempo Donatello stava realizzado per l'Altare della Chiesa) e nella pala con il San Girolamo al centro addirittura usa un'architettura dal gusto classico in prospettiva ( pur “ squarciandola” con il cielo dorato, sua caratteristica). Le figure dei santi sono tutte diverse ed espressive, sopratutto il volto del San Giovanni Battista e di ANTONIO ABATE che arriva a mostrarci la schiena ( anche questa espressività è dovuta all'influenza donatelliana). Anche la MADONNA DE LAZARA ( oggi a Berlino) presenta quella migliore anatomia e sopratutto l'umanità che egli apprende da Donatello ( anche in questo caso sulla pala si apre un cielo ma questa volta è tra l'altro un CIELO ATMOSFERICO). Lo spazio poi è reso tridimensionale dalla presenza del davanzale in primo piano su cui il bambino si appoggia. Si vedono in questa tela anche il candelabro e i festoni e la natura morta in primo piano, altre tipiche caratteristiche delle sue pitture. È dunque un pittore molto eccentrico. DONATELLO A SIENA: Dopo essere tornato da Padova a Firenze tra il 1457 e il 61 Donatello lavora per il Duomo di Siena avendo in progetto la realizzazione delle borte bronzee che però non realizzò mai e per questo alla fine tornò a Firenze. Egli lasciò però a Siena una statua che aveva precedentemente realizzato a Firenze per una committenza non andata a buon fine e per questo mai terminata del tutto, ovvero il SAN GIOVANNI BATTISTA IN BRONZO che oggi si trova nella Cappella omonima del Duomo di Siena. La statua venne completata solo molto dopo ( nel corso del XVII secolo) con il braccio destro benedicente. La statua mostra bene i caratteri dell'ultima statuaria di Donatello, ormai più che settantenne e forse convinto di essere vicino alla morte, fortemente intrisa di VALORI RELIGIOSI E MORALI. Il santo ha infatti un volto scarno, rugoso e sofferente che lo avvicina molto alla MADDALENA PENITENTE ( Opera del Duomo di Firenze) a rappresentare la vita difficile che egli ebbe nel deserto dove visse vestito di pelli di animali. > la Maddalena fu realizzata negli stessi anni del San Giovanni a Firenze per il Battistero in legno parzialmente dorato e fu scandalosa per il forte realismo. Questa forte accentuazione espressiva, tpica dunque dell'ultimo Donatello, ispirò molti altri artisti come il VECCHIETTA nel suo CRISTO RISORTO in bronzo, realizzato per la Chiesa della Santissima Annunziata di Siena. Egli riprende infatti l'anatomia tirata, magrissima, il dolore e la magrezza del volto e anche il panneggio aderente alle carni da Donatello. DONATELLO DI NUOVO A FIRENZE: – GIUDITTA E OLOFERNE ( bronzo, 1457-64, per Palazzo Medici, oggi davanti Palazzo Vecchio): è una delle ultime statue realizzate da Donatello per il cortile di Palazzo Medici, come il David, ma poi spostata dopo la cacciata della famiglia a Palazzo Vecchio, come simbolo della libertà ( oggi fuori c'è una copia, l'orginale è all'interno). A Palazzo Vecchio ottenne la poszione iniziale che ha oggi il David di Michelangelo, poi venne spostata più volte poiché più piccola rispetto al nuovo canone delle successive statue. La statua allude al CONTRASTO TRA RAGIONE E BESTIALITA' neoplatonica come il David ma anche all'idea della libertà repubblicana appunto dato che Giuditta è l'eroina biblica che per salvare la sua cittadina dal nemico assiro sedusse il comandante, lo fece ubriacare e poi lo decapitò con due colpi decisi. > è innovativa l'idea di rappresentare per la prima volta il momento tra i due colpi ( il collo di Oloferne è già ferito infatti) con una FORZA ESPRESSIVA disarmante: la donna afferra il nemico per i capelli e lo tiene fermo con i piedi mentre lui è molle perché ubriaco. Evidenti sono anche le differenze che alludono proprio a questo concetto neolpatonico: lei vestita e in ordine, lui nudo, rozzo, con i capelli sciolti e il medaglione sulla schiena con un cavallo imbizzarrito. Sicuramente è evidente quanto Donatello sia cambiato dopo l'esperienza Padovana. La base rappresenta invece SCENE BACCHICHE in allusione all'ebrezza del comandante assiro ( sempre con putti in movimento che danzano, suonano, si baciano) che ricoda anche un po' la Cantoria del Duomo. Nella base è presente LA FIRMA di Donatello. 2. FILIPPO BRUNELLESCHI E I SUOI INFLUSSI: Gli studi sull'antico fatti da Brunelleschi sono fondamentali per la storia dell'arte. Sono studi dovuti ad un viaggio che lui, insieme a Donatello, compie a Roma agli inizio del XV secolo e che sono determinanti sia per l'architettura che per la scultura e la pittura coeva. – LO SPEDALE DEGLI INNOCENTI ( post 1419, Piazza della Santissima Annunziata): è un edificio già esistente che l'ARTE DELLA SETA chiede a Brunelleschi di rinnovare nel 1419, cosa che lui farà realizzando con il suo LOGGIATO la PRIMA ARCHITETTURA MODERNA D'EUROPA. Questo perché non è più una struttura asimmetrica e diversa ( cosa dovuta al grande uso dello Spoglio di epoca medievale) ma un'architettura assolutamente misurata e simmetrica in tutte le sue parti poiché segue una COSTRUZIONE MODULARE basata sulla colonna ( la colonna è alta 9 volte il suo diametro e il rapporto tra l'altezza della colonna e la distanza è di 2:3) dando l'idea di poterla ripetere uguale all'infinito! Che egli riprende dalle architetture romane e da Vitruvio. La scelta del loggiato tra l'altro rende un perfetto passaggio tra l'interno e l'esterno della città, un luogo in cui è possibile passeggiare amalgamandolo perfettamente alla piazza e invogliando le persone a guardare e a dialogare con l'edificio destinato ad accogliere i bambini abbandonati dai genitori nella RUOTA. Brunelleschi progetta un edificio che abbia anche una BICROMIA basata sul grigio della PIETRA SERENA e il bianco dell'intonaco ( che è tipica delle sue architetture) e che possiamo dire venne “ tradita” dall'inserimento successivo delle terracotte invetriate di ANDREA DELLA ROBBIA ( Brunelleschi infatti aveva previsto che i tondi dei pennacchi rimanessero vuoti, bianchi). I tondi eliminano la bicromia ma rappresentano dei bambini in fasce per richiamare sia l'episodio biblico della STRAGE DEGLI INNOCENTI che la funzione stessa dell'edificio. > l'edificio è stato ampliato nel XIX secolo in stile usando le stesse campate di Brunelleschi e addirittura le stesse robbiane progettate dalla Manifattura di Doccia. L'edificio è talmente importante che viene citato più volte in diverse pitture di poco successive: 1) LA GUARIGIONE DELLO STORPIO E RESURREZIONE DI TABITA ( MASOLINO, 1424- 25, Affresco della Cappella Brancacci): si tratta di una pittura piena di dettagli della Firenze del Tempo ( la moda, i panni stesi, i Palazzi-torre) ma ciò che sorprende di più è il loggiato che dialoga con la piazza che richiama proprio lo Spedale. 2) LA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI GESU' ( GENTILE DA FABRIANO, 1423, Louvre):anche in questo caso Gentile, pur essendo un'artista tardogotico cita puntualmente, con il decorativiso che lo contraddistingue, il Loggiato degli Innocenti di cui riprende la simmetria e addirittura il particolare dei CAPITELLI CORINZI ( scelti da Brunelleschi perché a suo avviso sono la tipologia più elegante di capitello). Davanti al loggiato si collocano tra l'altro due MENDICANTI che per alcuni studiosi sono un ulteriore riferimento al loggiato che accoglieva i bambini poveri. 3) LA FORMELLA DELL'INCONTRO TRA SALOMONE E LA REGINA DI SABA ( GHIBERTI, Porta del Paradiso, 1425-52): non influenza solo la pittura, ma anche la scultura. Qua Ghiberti sembra citarlo nell'edificio di sfondo che si apre ai lati con due loggiati aperti ( anche se con l'arco ogivale gotico...). L'INVENZIONE DELLA PROSPETTIVA LINEARE: A Brunelleschi si attribuisce l'invenzione della prospettiva che non è altro che il metodo matematico che permette di rappresentare uno spazio tridimensionale su una superficie bidimensionale sfruttando un PUNTO DI FUGA unico che viene posto all'altezza dell'orizzonte corrispondente all'occhio dell'osservatore dove vengono fatte convergere tutte le linee della rappresentazione. È un'invenzione importantissima che fino a quel momento era solo stata realizzata a occhio secondo quella che viene chiamata PROSPETTIVA EMPIRICA a cominciare da GIOTTO che la usa ad esempio nei due Coretti fittizi della Cappella degli Scrovegni riuscendo a creare l'illusione di uno spazio al di là del muro che in realtà non esiste. Brunelleschi non si limita all'invenzione teorica ma la dimostra creando DUE TAVOLETTE ( secondo quanto ci racconta il suo primo biografo ANTONIO MANETTI) di cui la prima e la più famosa rappresentava il Battistero con un punto di vista dal Duomo, la seconda era invece una veduta di Piazza della Signoria. L'esperimento che Brunelleschi testò sui fiorentini fu quello di far posizionare una persona davanti al Duomo dal punto di vista da cui lui lo aveva dipinto sulla tavola e porgli davanti la sua tavola su cui aveva creato un foro al di là del quale veniva invece posizionato uno specchio in maniera tale da provare che la rappresentazione da lui creata corrispondeva alla realtà vista dal foro come fosse il “ punto di fuga” della rappresentazione pittorica. La sua invenzione ha subito fortuna e il primo a riuscire ad utilizzara in maniera eccelsa è sicuramente Donatello nella predella del San Giorgio, ma ha anche grande influenza in pittura. Un esempio un po' più tardo che mostra la prospettiva lineare in pittura è la PALA DELL'ANNUNCIAZIONE DI FILIPPO LIPPI ( Basilica di San Lorenzo, 1440) che è molto importante da ricordare perché è la PRIMA PALA QUADRANGOLARE FIORENTINA. – LA CUPOLA DEL DUOMO ( 1429-36): è sicuramente l'opera più famosa che egli realizza a e che gli concede l'onore di un monumento in Duomo. Il Duomo di Firenze era stato progettato a fine XIII secolo da ARNOLFO DI CAMBIO ma a causa del fatto che i lavori non erano iniziati come di consueto dalla zona absidale, bensì dalla facciata ( dato che Arnolfo era sopratutto uno scultore interessato perciò a realizzare la facciata) nessuno riuscì a realizzare una cupola di tali dimensioni fino all'arrivo di Bruelleschi ( il vero problema era infatti che per le grandi dimensioni la cupola avrebbe richiesto delle CENTINE, ovvero delle impalucature, enormi). Brunelleschi già all'inizio del secolo aveva affermato di essere in grado di progettare questa cupola ma era poi partito per Roma e quindi l'ARTE DELLA LANA aveva indetto un concorso nel 1418 internazionale per realizzarla.... una volta tornato da Roma Filippo indicò il suo famoso progetto che non prevedeva centinature e vinse anche se fu dichiarato pazzo ( Vasari addirittura afferma che fu portato fuori di peso dalla sala d'udienza e che i fiorentini lo additavano come pazzo per le strade della città quando lo vedevano passare) e per questo gli vennero posti inizialmente dei paletti: controllare la stabilità della struttura quando avesse raggiunto le due braccia di altezza e qualcuno che lo sorvegliasse: LORENZO GHIBERTI. > Ghiberti non ebbe alcun ruolo nella costruzione della Cupola come dimostrano i documenti sui pagamenti che attestano un pagamento di 3 fiorni l'anno nei suoi confronti contro i 100 di Brunelleschi. Il progetto di Brunelleschi si basava sulle tecniche di costruzione romane e sopratutto sulla cupola del PANTHEON: si voleva realizzare una cupola di 8 vele e altrettani costoloni che poteva reggere senza centine grazie all'impiego della posa dei laterizi a SPINA PESCE e grazie sopratutto alla struttura a DOPPIA CALOTTA. > anche se le tecniche furono quelle romane la cupola ha una forma finale innovativa perché non è semisferica ma ha i costoloni ogivali dunque ha una forma più “ gotica” e ha la LANTERNA che invece non c'era nelle cupole romane che avevano il così detto ZENITH ( un oculo posto al centro della cupola poiché non si era in grado di coprirla ritagliato e viene completato in una forma rettangolare inserendo delle decorazioni ex novo di Rosselli come questi santi su fondo oro che si trovano sopra le cuspidi o ancora la corniche che ha tutte le caratteristiche di quella vista nell'opera del Ghierlandaio: architrave, qua decorata con teste di angeli, e le paraste con capitello corinzio. – ADORAZIONE DEI MAGI DI LORENZO MONACO ( riquadrata da Cosimo Rosselli, fine 300, Uffizi): è un'opera già più innovativa perché ci mostra quanto a inizio 400, ancora prima di Brunelleschi, il polittico fiorentino stia cambiamo mostrando un' UNICA SCENA CENTRALE pur mantenedo una cornice cuspidata che la contiene ma non più le singole figure entro le diverse tavole come si vedeva anche solo nell'opera analizzata prima.... per innovarla ulteriormente e renderla adatta alla nuova tipologia di pala Cosimo Rosselli taglia la cornice originale e inserisce nella riquadratura delle nuove figure su fondo oro ( usato per riprendere quello dell'opera originale) l'Annunciazione e due Profeti ai lati. – MAESTA' TRA SANT/ PALA DI FIESOLE DI BEATO ANGELICO ( con sfondo e cambaimenti di LORENZO DI CREDI: la Pala originale è già di per sé innovativa perché viene realizzata usando un'unica scena pur se costruita su più tavole ( sappiamo che è un polittico dalle fonti) ma ha subito dei profondi rimaneggiamenti a inizio XVI secolo da parte di LORENZO DI CREDI che ne cambiò lo sfondo, probabilmente in origine dorato o comunque in colore unico, inserendo un paesaggio in stile leonardesco ( è allievo di Leonardo Da Vinci infatti) e eliminando le cornici cuspidate. > il suo intervento non è apprezzato dalle fonti, sopratutto da Vasari che lo accusa di aver rovinato l'opera. – POLITTICO BARONCELLI DI GIOTTO ( riquadrato dalla Bottega del GHIRLANDAIO, Cappella Baroncelli, Santa Croce): anche questa opera viene riquadrata ma vediamo come anche la bottega del Ghirlandaio sia più rispettosa dell'originale rispetto magari a quanto fa Lorenzo di Credi ( anche perché si tratta di un'opera di Giotto, dunque un autore importantissimo). Il Ghirlandaio interviene mantenendo il più possibile la struttura originale, che però taglia nella scena dell'Incoronazione al centro perché troppo alta e riempie gli spazi vuoti con TESTE DI CHERUBINI rosse scarlatte su fondo nero e dona al tutto una nuova cornice sempre con architrave e paraste che è molto preziosa. 4. MASACCIO: (1401, San Giovanni Valdarno-1428, Roma). Il vero nome di Masaccio è Tommaso ma fu detto così a causa della sua trascuratezza ( Tommaso > Tommasaccio>Masaccio). Egli veniva da una famiglia di costruttori di CASSONI MATRIMONIALI già dall'epoca del nonno che potrebbe dunque essere il primo maestro, mentre il padre è un notaio. Nasce a San Giovanni Valdarno. Anche il fratello minore è un artista specializzato proprio nella produzione di cassoni e DESCHI DA PARTO ed è conosciuto come GIOVANNI LO SCHEGGIA. > Anche Masaccio ne produce alcuni. Negli anni 20 si trasferisce a Firenze dove diventerà ben presto il pittore più innovativo del suo tempo ( il migliore dopo Giotto a detta di Vasari) poiché riuscirà nel corso degli ani 20 a portare la pittura al pari della grandezza che in quegli anni aveva raggiunto la scultura con Donatello. Inizialmente a Firenze si pensa abbia vuto altri maestri come sicuramente il pittore NICCOLO' DI LAPO( di cui si sa poco)con il quale collaborò e BRUNELLESCHI ( dato che Masaccio ne apprende subito la prospettiva lineare) e forse ebbe un'esperienza anche nella bottega di BICCI DI LORENZO che era la più importante bottega del tempo a Firenze. Sempre a Firenze si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali dal 1422 della quale anche i pittori facevano parte. Le sue opere più famose sono entrambe avviate nel 1422: la SANT'ANNA METTERZA e LA CAPPELLA BRANCACCI che gli danno modo di conoscere MASOLINO DA PANICALE, il suo più importante maestro ( un artista a metà ancora tra le eleganze gotiche e una nuova volumetria che dona ai corpi delle sue figure). Le strade dei due si separano nel corso della lavorazione alla Cappella quando Masolino parte per l'Ungheria in seguito ad un contratto nel 1425 e poi a Roma dove però si ricontrerà con Masaccio il quale morirà là nel 1428 mentre sta lavorando alla Pala di Santa Maria Maggiore. Sarà sepolto a Firenze nella sua Chiesa del Carmine nel 1443. > Masaccio non lavorerà per i Medici ma più per i Carmelitani a Firenze in quanto Brancacci, che gli commissiona il suo capolavoro, è amico di PALLA STROZZI, nemico dei Medici. MASACCIO PRIMA DI MASOLINO: – IL TRITTICO DI SAN GIOVENALE ( 1422 per la Chiesa di San Giovenale, Reggello, oggi al Museo Masaccio di Reggello): è l'opera più precoce che ci è pervenuta attribuita sicuramente a Masaccio ma che è stata ritrovata solo negli anni 60 e attribuita dal critico LUCIANO BERTI ( attribuzione confermata dalle analisi condotte dai restauri, sopratutto sulla base dello stile innovativo che solo Masaccio poteva avere nel 1422, data che viene inserita nell'opera). L'opera venne realizzata nel 1422 dopo pochi mesi dall'iscrizione di Masaccio all'Arte dei Medici e Speziali, dunque è una delle prime opere che realizza da solo dopo essere giunto a Firenze, cosa che è resa evidente dall'influenza che sull'opera hanno gli insegnamenti di BRUNELLESCHI ( per la prospettiva) e DONATELLO ( per l'umanità delle figure). A prima occhiata l'opera non sembra molto innovativa perché LA FORMA DEL POLITTICO e IL FONDO ORO sono ancora di stile gotico: la forma infatti non è quadrata secondo la nuova tipologia di pala voluta da Brunelleschi proprio perché Masaccio viene dalla provincia dove questa novità si afferma solo dagli anni 30 e per ogni tavola si hanno delle diverse “ scene”. La parte più innovativa è la tavola centrale. Qua è evidente la ripresa dello stile di GIOTTO con la volontà di dare pesantezza e possenza alla Madonna in Trono e il PROFILO PERDUTO degli angeli, ma al tempo stesso lo stile è aggiornato dall'uso della PROSPETTIVA LINEARE di Brunelleschi ( evidente nel trono e nelle piastrelle del pavimento) e la naturalezza delle pose e degli incarnati: il bambino si mette le dita in bocca dopo aver mangiato l'uva che ha nella mano sinistra ( simbolo che allude all'Eucarestia) e la Madonna è triste, come se stesse pensando al futuro del figlio e l'incarnato non è quel bianco estremamente pallido unito alle guance troppo rosse, ma è molto più omogeneo e veritiero ( tutti elementi appresi da Donatello se si pensa ad un'opera come la Madonna Pazzi) e anche i capelli degli angeli, resi a ciocche semparate, riprendono i capelli delle varie statue di artisti moderni che abbiamo visto ( Donatello e Nanni di Banco sopratutto) o ancora il modo in cui la madre tiene i piedini del figlioletto come a riscaldarli. L'opera poi rifugge il decorativismo tardogotico dando vesti molto semplici e maggiore stazza alle fiugre, anche se i santi risultano meno innovativi della Madonna... a destra abbiamo i santi GIOVENALE ( a cui è dedicata la chiesa) che si riconosce perché ha il libro aperto al SALMO 110, insieme a SANT'ANTONIO ABATE ( protettore delle campagne, dunque spesso inserito nelle decorazioni delle chiese rurali); mentre nella tavola di sinistra abbiamo SAN BARTOLOMEO ( riconoscibile dagli oggetti che ha in mano: il coltello con il quale venne scuoiato e il Vangelo di Matteo che portò con sé in India nella sua missione evangelizzatrice) e SAN BIAGIO (con abiti vescovili e lo strumento della CARDATURA, l'operazione con cui si batte la lana prima di filarla, con cui venne martirizzato). Forse la scelta di questa seconda coppia è legata alle famiglie più ricche del luogo. – DESCO DA PARTO ( Berlino, 1422 circa): anche Masaccio in gioventù si cimenta nella realizzazione di deschi da parto ( in cui il fratello Giovanni era specializzato e forse un po' tutta la sua famiglia). Si tratta dei tipici vassoi di legno con cui veniva dato il cibo alle partorienti. Uno dei deschi attribuiti a Masaccio presenta da una parte la scena di una nascita: si vede sulla destra una stanza in cui la donna che ha appena partorito sta a letto, mentre alcune donne si occupano di faccende diverse ( dunque di nuovo uno spaccato abbastanza veritiero, naturalistico, come apprende da Donatello) e al di fuori in un chiostro esterno un corteo di donne che le stanno per fare visita e un corteo festivo che suona per annunciare pubblicamente la nascita del rampollo. Il tutto è ambientato in una struttura prospettica ( secondo l'insegnamento di Brunelleschi) che ricorda la decorazione romanica di edifici tipicamente fiorentini come potrebbero essere il Battistero o San Miniato al Monte. Sul retro abbiamo invece una scena in cui un putto ammaestra un animale selvaggio che non è chiaro nel significato. > questa seconda scena ha aiutato nell'attribuzione perché il volto del putto ricorda molto quello di Gesù nel Trittico di San Giovenale, oltre che le caratteristiche della prospettiva e dell'umanità dell'altro lato. MASACCIO E MASOLINO: Ad un certo punto a Firenze Masaccio incontra il più vecchio pittore MASOLINO DA PANICALE che aveva uno stile che mischiava il tardogotico al giottismo. Una delle poche opere che si ricordiano di Masolino, prima dell'incontro con Masaccio, è una MADONNA CON BAMBINO ( a Brema, Germania del 1423) che presenta ancora l'eleganza tardogotica ma anche la volontà di riprendere la pesantezza e l'espressività delle figure Giottesche. I due lavorano a più opere insieme: – SANT'ANNA METTERZA ( 1424-25, Masaccio e Masolino per la Chiesa di Sant'Ambrogio, oggi agli Uffizi): è la prima opera che i due realizzano insieme ed è infatti abbastanza visibile la differenza. In realtà l'opera è ricordata da Vasari come interamente realizzata da Masaccio,ma lo storico dell'arte ROBERTO LONGHI ha evidenziato il fatto che l'opera fu in realtà realizzata per la maggior parte da Masolino e che solo 3 figure risultano essere realizzate da Masaccio: la Madonna con il Bambino e l'Angelo in alto a destra con la veste cangiante, che sono sicuramente le più innovative del complesso. > a questi si aggiungono aiuti reciproci in piccole parti e la presenza forse di altri figure della bottega di Masolino. Si chiama così perché la Sant'Anna è posta come terza figura sul trono. L'opera presenta della caratteristiche ancora gotiche forse dovute al fatto che in pittura le novità si instaurano più tardi come la forma della Pala e il fondo oro dal quale le figure centrali sono isolate tramite un DRAPPO CON MELOGRANI E VERZURE che allude forse al committente NOFRI BUONAMICI ( un ricco mercante di seta). Le figure di Masolino sono sproporzionate e ancora eleganti alla maniera gotica, molto meno realistiche e lo si vede bene nei volti e nelle pose degli angeli ma anche nella Sant'Anna che è sproporzionata. Nel volto tenta di dare naturalezza rendendolo rugoso ma rimane insempressivo! Le figure di Masaccio sono invece molto più moderne e seguono l'umanità delle figure di Donatello: lo si vede nei volti, negli incarnati e nei segni di affetto come il bambino che posa la sua manina su quella della madre o lei che gli tocca la gamba. Anche le figure sono più statuarie e pesanti e il panneggio le evidenzia in maniera naturale, non eccessivo ( molte più pieghe sulla Sant'Anna). L'angelo verde di Masaccio ha inoltre un viso espressivo, triste rispetto agli altri, e una VESTE CANGIANTE. Il bambino ricorda quasi una STATUA ANTICA, un Ercole e ha uno studio approfondito dell'anatomia che deriva o dallo studio diretto dell'antichità ( come anche nei capelli) o forse dal Crocifisso di Brunelleschi a Santa Maria Novella. – IL POLITTICO DI PISA ( Masaccio, 1426 per la Chiesa del Carmine di Pisa): Pisa viene conquistata da Firenze nel 1406 e così molti artisti fiorentini nella prima metà del secolo lucenti, quasi senza sessualità e i volti totalmente inespressivi > tra i due quello di Adamo ha dei riferimenti alle figure antiche ma è comunque inespressivo. La scena della CACCIATA DAL PARADISO TERRESTRE di Masaccio invece è totalmente diversa: lui da' naturalezza a tutto, dalle carni, ai gesti alla resta spaziale con questo ambiente brullo e la porta che da' tridimensionalità ed è correttamente più alta delle figure. Addirittura viene materializzato l'URLO DI DIO con queste “ lame” che escono dalla porta e quasi colpiscono Adamo e LE OMBRE. I volti rappresentano il dolore in maniera opposta ma sono entrambi assolutamente credibili, Eva è quasi deformata dal dolore con occhi e bocca nera in maniera molto drammatica e il suo gesto di coprirsi le nudità riprende la tipica inconografia classica della VENERE PUDICA ( conosciuta grazie alla ripresa fatta nel corso del XIV secolo nelle figure del PULPITO DEL DUOMO DI PISA DI GIOVANNI PISANO. > Ricordiamo che Masaccio apprende l'espressività dalle figure di Donatello e in particolare nel volto di Adamo si riconosce l'influsso del PROFETA ABACUC detto “ Lo Zuccone” a causa della sua testa calva, che egli realizzò in quegli stessi anni per il Campanile di Giotto. Si tratta della statua più espressiva dei profeti fatti per il Campanile. Anche la porta del Paradiso richiama quella della grotta del drago nella predella del San Giorgio di Orsanmichele. Anche l' ANATOMIA è molto più precisa e vera di quella di Masolino. 2) IL TRIBUTO DELLA MONETA ( MASACCIO) VS LA PREDICA DI SAN PIETRO ( MASOLINO): la scena del Tributo di Masaccio riprende una vicenda narrata nel VANGELO DI MATTEO in cui si dice che arrivati a Cafàrnao fu chiesto un tributo e Gesù disse a San Pietro di pescarne una dalla pocca di un pesce e di consegnarla al gabelliere. La scena è sapientemente narrata in maniera continua in 3 episodi nella stessa scena: al centro Gesù da' l'ordine a Pietro > la disposizione delle figure ricorda molto quella dei Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco a Orsanmichele e di nuovo ci fa capire quanto la statuaria di inizio 400 influenzi la pittura e dunque guidi le altre arti . L'unico volto meno espressivo è quello di Cristo al cento, delicatissimo e forse unico elemento realizzato nella scena da Masolino! Poi abbiamo a sinistra Pietro che esegue l'ordine ed estrae la moneta dalla bocca del pesce > vediamo come la lettura sia favorita dal Pietro che ripete il gesto di Cristo e indica se stesso a lato; e infine a sinistra Pietro che paga il gabelliere > reso riconoscibile dalla stessa corta veste che ha al centro. Il tutto è architettato in uno spazio naturale e BRULLO > gli spazi di Masaccio sono sempre spogli perché non vuole distrarre l'osservatore per farlo concentrare sulla scena e sull'espressività dei personaggi! Il tutto è realistico grazie all'uso della prospettiva lineare ( che ha il centro nel volto di Cristo), del cielo atmosferico, della stazza delle figure e dalla loro espressività > sono ritratti di persone coeve, per questo tutti veri. Sono anche diversi per l'età: i vecchi hanno barbe folte e rughe, i giovani barbette incolte. Sempre usa le OMBRE e LE AUREOLE IN SCORCIO per conferire profondità. Addirittura la mano del gabelliere che riceve la moneta è in scorcio! Una scena come LA PREDICA DI SAN PIETRO di Masolino invece mostra quanto Masaccio sia superiore: Masolino tenta di mitare i paesaggi e l'espressività del giovane collega ma non ci riesce! Le figure si stagliano piatte sulle montagne e i volti sono più delicati, meno espressivi. 3) SAN PIETRO GUARISCE LO STORPIO E RESURREZIONE DI TABITA ( MASOLINO): è una scena che vede Masolino riprendere la prospettiva e l'attenzione al quotidiano di Masaccio senza riuscire a toccare i suoi risultati; è infatti evidente la troppa attenzione che da' ai particolari anedottici, alle cose che penzolano dalle finestre, gli animaletti, ciottoli e le particolarità delle vesti, cosa che Masaccio non avrebbe mai fatto > ROBERTO LONGHI aveva attribuito lo sfondo a Masaccio ma questa considerazione sui particolari decorativi oggi fa escludere questa ipotesi alla critica. Interessante il LOGGIATO sulla destra che riprende quello degli Innocenti di Brunelleschi che ci dimostra quanto questa invenzione sia innovativa per il tempo. Le figure sono espressive, ma più nei gesti che nei volti cosa meno innovativa dello stile masaccesco e anche la divisione della scena è meno naturale di quella del Tributo ma più impostata e divisa in due dallo stratagemma delle SCHIENE GIUSTAPPOSTE così come avvveniva nelle miniature medievali , unite al centro da questi due giovani alla moda. 4) IL BATTESIMO DEI NEOFITI ( MASACCIO): anche qui sono presenti molti elementi naturalistici come le ombre, la prospettiva e l'espressività dei volti e anche le aureole in scorcio. È molto bello il modo in cui rende GLI ATTEGGIAMENTI: vengono rappresentati personaggi in atto di svestirsi, infreddoliti in maniera molto realistica e con un'ANATOMIA PERFETTA > addirittura il neofita che è battezzato in primo piano ha i capelli cadenti e lunghi perché bagnati! Vanno anche notate le figure con il turbante che sono ASTANTI contemporanei resi riconoscibili dalle vesti ma inseriti alla stessa grandezza dei personaggi della storia, non più piccoli come nel Medievo. 5) LA DISTRIBUZIONE DEI BENI E MORTE DI ANANIA ( MASACCIO): in questo caso la scena è ambientata in un contesto cittadino ma allo stesso modo Masaccio non di dilunga troppo sui dettagli e rende il tutto naturalistico con edifici tipici della Firenze del tempo. Anche le persone presenti sono un brano di vista quotidiana ( la madre con il bambino, uno storpio, figure vestite molto povere e altre vestite meglio) con volti ispirati a persone coeve probabilmente, figure solide, ombre e aureole in scorcio. > è molto interessante il modo in cui il sedere del bambino si deforma grazie al braccio della madre, un brano estremamente realistico. Interessanti i VOLTI DEGLI APOSTOLI che si intersecano e dialogano tra loro a ricordare i 4 SANTI CORONATI DI ORSANMICHELE. Secondo la storia tutti i cristiani vendendo i propri beni dovevano condividere con tutti i ricavi ma Anania mente e per questo muore. 6) SAN PIETRO RISANA CON LA PROPRIA OMBRA ( MASACCIO): anche questa scena è ambientata in città con gli edifici tipici ( uno classico sullo sfondo con un capitello corinzio, edifici più poveri sospesi, un edificio più ricco a bugnato... il tutto in prospettiva. Le figure ancora possenti, espressive e con l'ombra proiettata > molto diversi i volti di Pietro e Giovanni, uno vecchio e l'altro giovane e imberbe. Attorno a loro sono radunati curiosi e speranzosi dei poveri abitanti locali per ricevere il beneficio dagli Apostoli, alcuni infermi e resi in maniera molto realistica. I LAVORI DI FILIPPINO LIPPI ALLA CAPPELLA BRANCACCI: Filippino Lippi viene dunque scelto in quanto il padre, FILIPPO LIPPI, era stato allievo di Masaccio stesso e lui si era formato a sua volta con il padre e con BOTTICELLI ( del quale riprende il segno grafico). Filippino lavora al completamento della Cappella tra il 1480 e il 1485 nel registro inferiore realizzando da capo le scene di : San Pietro in carcere riceve la visita di San Paolo, San Pietro liberato dal Carcere e la Crocefissione di San Pietro ma restaura e completa anche l'affresco di Masaccio della Resurrezione del figlio di Teofilo. – LA RESURREZIONE DEL FIGLIO DI TEOFILO E SAN PIETRO IN CATTEDRA ( MASACCIO E LIPPI): l'intera scena è realizzata da Masaccio ma Lippi la restaura nella parte centrale e nei panneggi delle figure sulla sinistra. Masaccio usa qua tutte le sue caratteristiche peculiari ma la resa prospettica è migliore ancora rispetto ad altre scene perchè è una delle ultime che rappresenta prima di interrompere i lavori nel 1427. secondo la storia San Pietro viene liberato dal carcere a patto che dimostri a Teofilo i suoi poteri resuscitando il figlio morto da 14 anni, cosa che avviene e così tutti si convertono e creano per San Pietro una prima chiesa ad Antiochia in cui lui viene posto in cattedra mentre prega. Tutti i volti sono diversificati e sono molto interessanti quelli delle figure in piedi sull'estrema destra che sono stati identificati come i ritratti ( a partire da sinistra) di: Masolino, Masaccio stesso, Leon Battista Alberti e Filippo Brunelleschi oltre a Filippo Lippi ( nel carmelitano in piedi poco più a destra). – LA DISPUTA CON SIMON MAGO E LA CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO ( FILIPPINO LIPPI): la scena è ambientata alle porte di Roma che sono rese in maniera molto realistica riconoscibili grazie alla PIRAMIDE CESTIA ( la tomba di un epulone romano del I secolo a.c.) in maniera prospettica ma senza troppi abbellimenti come nello stile masaccesco, così anche le figure sono solide allo stesso modo e sopratutto San Pietro è molto ispirato alla figura del santo così come è resa da Masaccio; tuttavia IL GRAFISMO è doverso perché viene ripreso dalla grazia di Botticelli, visibile sopratutto nei volti ( le due figure che guardano verso lo spettatore sono due ritratti dello stesso Filippino ( a sinistra) e di Botticelli ( al centro) e nell'uso del colore: si usano pennellate precise e colori chiari con una forte linea di contorno nera, Masaccio usava invece un colore più pastoso e pennellate più veloci e brevi. Il paesaggio è semplice come quello Masaccesco ma meno brullo ( le colline sono verdi, non rocciose perché lo stile nel frattempo è cambiato). Secondo la storia San Pietro dimostra il suo potere invitando Simon Mago ad indovinare il suo pensiero, cosa che egli non riesce a fare, così per lo stupore l'Imperatore NERONE fa cadere l'idolo pagano; tuttavia ciò non basta per salvarlo e dunque viene crocifisso all'ingiù perché si rifiuta di essere crocifisso come Cristo. OPERE TARDE DI MASACCIO: – LA TRINITA' ( 1427, Santa Maria Novella, Firenze) : si ritiene l'ultima opera fiorentina di Masaccio che poi nel 27 si trasferisce a Roma al servizio di Papa Martino V, dove morirà nel 28. l'opera ambienta la Trinità in un preciso spazio architettonico che alcuni ritengono essere stato progettato da BRUNELLESCHI in persona ( o che quantomeno si ispira alle sue architetture, sopratutto quella della CAPPELLA BARBADORI di Santa Felicita). Anche in questo caso le figure appaiono solide, materiali e realistiche inserite in uno spazio pienamente prospettico tanto da simulare un'intera CAPPELLA fittizia che inizialmente si trovava nel TRAMEZZO della chiesa e che si è conservata grazie a Vasari che capendone l'alto valore storico-artistico decise di porci sopra un altare quando fu incaricato di smantellarlo. Nel corso del XIX secolo ci fu un primo recupero dell'opera che venne spostata su tela nella controfacciata, poi nel corso del XX secolo fu riportata nella sua collocazione originaria e liberata anche nella parte bassa dove si inserisce un sarcofago con lo schetro di Adamo ( che secondo la tradizione è sepolto sotto il Calvario che allude alla caducità della vita). Appena fuori dallo spazio della cappella dove si collocano i personaggi sacri si hanno i due committenti: BERTO DI BARTOLOMEO ( architetto che partecipò al cantiere della Cupola del Duomo) e la moglie SANDRA che a differenza della tradizione medievale sono realizzati con le proporzioni reali, senza essere rimpiccioliti in segno di sottomissione alle figure sacre. > una novità introdotta in pittura poprio da Masaccio nelle varie opere viste. Anche la figura di Dio è interessante perché non è astratta ma è solida come le altre e regge in maniera materiale la croce e la colomba dello Spirito Santo in picchiata, in scorcio così come le solite aureole. Non traspare dall'opera quell'estrema drammaticità che si vede nelle scene della Cappella Brancacci, la stessa Maria è realisticamente rappresentata come una donna non giovane ma ha uno sguardo più rassegnato che disperato e guarda verso lo spettatore per coinvolgerlo. A SEMICERCHIO. > come Masaccio fa nella disposizione del Tributo della Moneta. Abbiamo anche detto che è uno di quei pittori che sperimenta la LUCE che qua proviene da sinistra e irradia con dolcezza e grazia tutta la composizione e contribuisce a unificare la scena. Se si confrontano le due Madonne di quest'opera con quella precedente si nota subito l'evoluzione: le pieghe delle vesti della Madonna nella Pala di Fiesole sono più spigolose e anche il bambino è più sinuoso, mentre in questa si ha sempre delicatezza ma più naturale e morbida. – TABERNACOLO DEI LINAIOLI ( 1433-35, Museo di San Marco, Firenze): è un'opera che venne commissionata dall'Arte dei Linaioli per la facciata della loro sede cittadina e che oggi si trova al Museo di San Marco. La pala ha dimensioni monumentali, le figure sono a grandezza naturale e sembra quasi un portale che vuole rivaleggiare con le opere che a Orsanmichele proprio le arti stavano via via commissionado. L'EDICOLA è realizzata su disegno di LORENZO GHIBERTI e ha una forma tradizionale: con timpano e colonnine laterali in cui viene realizzata un'immagine di Dio in mandorla con i cherubini ai lati. Al centro della pala troviamo una Madonna con Bambino in trono che per alcuni aspetti segue la novità poiché la struttura corporea è massiccia e il trono è in prospettiva > come da lezione masaccescha; tuttavia ancora si ha il fondo dorato che rende minore la profondità anche se qua il tutto è movimentato dal fatto che c'è un TENDAGGIO DORATO ( forse in allusione ai committenti) dietro al quale si intravede un cielo stellato con la colomba dello spirito Santo. La Madonna è circondata poi da un CORO DI ANGELI disposti sull'arco, molto allungati, frontali e con una piega innaturale del corpo che li rende ancora gotici. Ai lati troviamo invece due santi: all'interno sono San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. I due santi si stagliano su fondo dorato ma sono possenti e ci sono alcuni elementi che conferiscono profondità come questo PAVIMENTO ROCCIOSO ( che ricorda i paesaggi brulli di Masaccio) o alcuni dettagli come l'asta del Battista messa davanti al suo corpo o la Mano benedicente dell'Evangelista in prospettiva. La loro posa è però ancora molto frontale. All'eserno troviamo bene o male la stessa struttura con i santi San Marco ( patrono dei Linaioli) riconoscibile dal Leone alato e San Pietro con la chiave. Anche loro hanno le stesse caratteristiche dei santi posizionati all'interno ma si stagliano su un fondo scuro. > i panni avvolgenti e le pose ricordano molto le statue di GHIBERTI per ORSANMICHELE e forse potrebbero essere state realizzate direttamente da lui o comunque su sua ispirazione. Questa volta la luce è frontale ed è sempre dolce e i colori chiari come tipico del Beato Angelico. – ANNUNCIAZIONE ( Affresco del Convento di San Marco, 1440 circa): Beato Angelico è colui che fu incaricato di decorare, con pale e con ciclo di affreschi, i locali del Convento domenicano di San Marco che dai benedettini fu in questi anni affidati ai domenicani e venne ristrutturato su commissione di COSIMO IL VECCHIO da MICHELOZZO ( architetto di formazione brunelleschiana). L'Annunciazione è uno degli Affreschi realizzati nel piano delle celle dei frati > infatti non si limita a decorare i luoghi pubblici, ma anche le singole celle creano uno straordinario unicum nella storia dell'arte italiana! L'annunciazione è SOBRIA: manca tutto il decorativismo esasperante tardogotico. Le due figure sono disposte IN DIAGONALE, per meglio sfruttare lo spazio, all'interno di un portico in stile rinascimentale senza alcuna decorazione ad eccezione della descrittività dei CAPITELLI CORINIZI E IONICI ( secondo quell'unione di più stili indicata da Leon Battista Alberti). Sullo sfondo si apre una stanza, anch'essa semplice e spoglia come il resto. Ai lati si intravede un giardino separato da un boschetto retrostante tramite una staccionata lignea semplice. L'HORTUS CONCLUSUS è un'iconografia tipica che allude alla verginità di Maria che accoglie l'angelo seduta su uno sgabello ligneo semplice con un gesto che viene ripetuto dall'Angelo. Le vesti anche sono molto semplici e i colori chiari e caldi, così come i volti delicati. > la scena è così sobria perché è creata per le stanze dei frati che vivono nella semplicità e dunque la richezza decorativa non si sarebbe sposata con il loro stile di vita. Lo spazio ovvimente è in prospettiva. – PALA DI SAN MARCO ( 1440 circa, Museo di San Marco):venne commissionata come pala per l'Altare della Chiesa di San Marco dedicato ai Santi Cosma e Damiano. Si nota subito il formato QUADRANGOLARE che è ideato da Brunelleschi e che diventa il principale a Firenze. La pala è stata smembrata nel corso del tempo sopratutto nelle scene della predella ma osservando queste scenette si nota subito un COLORE ACCESO molto più che nella scena centrale cosa che ci fa capire che la pala è stata restaurata in maniera invasiva e il restauro ne ha modificato i colori. La pala mostra dunque una scena unica che è una SACRA CONVERSAZIONE ( la Madonna in trono circondata da Santi) ambientata in un interno che si apre alle spalle su un HORTUS CONCLUSUS ( allusione alla Verginità) al buio dal quale deriva parte della luce che inonda la scena, oltre a quella interna che viene da davanti. Si usa la PROSPETTIVA che ha il punto di fuga nel collo della vergine ed è accentuata dalla presenza di questo tappeto persiano e dalla disposizione dei santi in diagonale tra i quali sono ben evidenti i domenicani ( 3 per lato). Davanti al trono inginocchiati sono presenti SAN COSMA E DAMIANO ( i protettori dei Medici che dunque vengono iseriti per alludere al committente in maniera tale da confondersi per importanza con gli altri senza essere più piccoli come avveniva nel Medievo e questo lo abbiamo visto come uno degli elementi innovativi introdotti da Masaccio). Sul braccio di San Daminao si ha un COLORE CANGIANTE che deriva proprio dallo studio degli effetti di luce che in questi anni evidentemente l'Angelico approfondisce grazie sopratutto all'influeza fiamminga che si farà sempre più determinante. In primo piano si ha una TAVOLETTA CON LA CROCEFISSIONE che invece ha uno stile gotico, in contrasto con il resto della composizione. Ci sono anche diverse figure che guardano verso lo spettatore a creare un legame visio. È naturale anche il modo in cui i santi conversano tra di loro anche se le figure di sfondo risultano ancora un po' bidimensionali nell'accatastio delle teste e la Vergine stagliata sul drappo dorato. Dietro di lei si apre però un'architettura in stile rinascimentale. Una delle scene della predella che si conserva a San Marco insieme alla pala è quella con LA GUARIGIONE DI COSTANTINO che viene curato da Cosma e Damiano alla gamba in sogno. Egli sogna che i due santi gli sostituiscono la gamba malata con quella di un uomo morto poco prima e quando si sveglia nota infatti una gamba scura. La cosa interessante sono i colori accesi e anche la luce che inonda lo spazio rendendo i colori CANGIANTI sia dalla finestra che dalla porta disposte ai lati. – PALA STROZZI/ DEPOSIZIONE DALLA CROCE ( per gli Strozzi a Santa Trinita, oggi al Museo di San Marco, 1443 circa): è la seconda Pala, insieme a quella di Gentile da Fabriano con l' Adorazione dei Magi, che viene commissionata per la Chiesa di Santa Trinita dagli Strozzi che inizialmente venne commissionata a LORENZO MONACO ma che dopo la sua morte nel 1424 venne affidata al Beato Angelico. La pala presenta una scena unica ma ancora un FORMATO GOTICO ( cosa che ci fa capire quanto le due tipologie convivessero per diverso tempo). La scena della Deposizione si svolge al centro e la gravità è diminuita dai COLORI CALDI E VIVACI tipici dell'Angelico che inodano la scena che è ambientata in un momento mattutino, quando il sole è particolarmente forte e caldo. Si svolge in verticale ma viene data armonia alla composizone inserendo ai lati un paesaggio degradante che è molto interessante perché E' RESO NEI MINIMI DETTAGLI anche in lontananza come era tipico nella PITTURA FIAMMINGA: la città è Gerusalemme ma ha le sembianze di Firenze con un edificio che ricorda Palazzo Vecchio. L'uso della prospettiva conferisce profondità. Anche il prato è reso dettagliato ma con dettagli in stile fiammingo e non gotici volti a dare preziosità eccessiva. – MADONNA CON BAMBINO ( 1440 circa, Galleria Sabauda): giunse a Torino tramite il collezionismo ma viene da Firenze. L'opera è molto interessante proprio per lo studio della luce. La luce viene sia da davanti che dal bambino ( come indica anche il cartiglio che ha in mano) ma la cosa più interessante di tutte è la FINESTRA che emerge d'angolo sulla sinistra dietro al tendaggio che ci viene mostrata non a caso! Essa infatti da una parte ci conferisce profondità separando la Madonna dalla struttura architettonica a paraste dello sfondo, ma dall'altro giustifica gli effetti di COLORE CANGIANTE sulle paraste stesse! La scena ci è mostrata da questo tendaggio dorato scostato in primo piano. – AFFRESCHI PER LA CAPPELLA NICCOLINA ( 1447-48, Palazzo Apostolico, Roma): l'Angelico si reca per ben 3 volte a Roma: una prima volta viene chiamato da Papa EUGENIO IV per affrescare San Pietro, poi si reca ad Orvieto brevemente per lavorare al Duomo e torna a Roma per lavorare proprio alla Cappella Niccolina nel 47 nel Palazzo Apostolico su commissione di NICCOLO' V, il Papa Umanista. > unica fonte dei suoi lavori romani. La cappella viene realizzata in unione al suo allievo BENOZZO GOZZOLI. L'Angelico affresca le 3 pareti della cappella con 3 registri sovrapposti dove i primi due sono affrescati con le Storie dei Santi Lorenzo e Stefano e quello inferiore con finte tappezzerie. Osservando alcune scene in particolare si nota una maggiore PREZIOSITA' di dettagli; una ricchezza che va imputata alla diversa committenza rispetto a San Marco dove gli affreschi dovevano accompagnare i frati nella meditazione, poiché qua si vuole esaltare la cultura e il fasto della corte papale e del nuovo Papa. Le scene brulicano dunque di particolari, EVIDENZA RITRATTISTICA e LUCE FORTE. La Scena di Lorenzo che è consacrato diacono da Sisto II viene ambientato in una tipica basilica paleocristiana in prospettiva, con figure solide del tipo masaccesco e una particolarità strabiliante di ritratti ( quello del Papa riprende il volto di Niccolò V ed è uguale in tutte le storie). La scena di Sisto II che affida a Lorenzo i Tesori della Chiesa ci mostra due episodi uniti: sulla sinistra troviamo i soldati che tentano di aprire il portale della chiesa e sulla destra l'episodio principale dove il Papa tenta di mettere in salvo i beni. Tutto è realizzato nei particolari, dai volti alle architetture, alle vesti. 6. FILIPPO LIPPI: ( 1406-69) Filippo Lippi fu un pittore e un religioso daLla vita controversa ( dato che i volti delle sue figure femminili sono ispirati a quello della monaca LUCREZIA BUTI, poi diventata madre dei suoi due figli tra i quali FILIPPINO LIPPI ( anch'egli pittore del quattrocento). Prende i voti nel convento carmelitano di Firenze e assiste ai lavori della Cappella Brancacci dunque è uno dei precoci pittori masacceschi ma sa donare anche una dolcezza languina e tenerissima alle sue figure che lo contraddistinguono e che ricorda quella di Botticelli. – MADONNA TRIVULZIO ( 1430 circa, realizzata per la Chiesa del Carmine di Firenze, oggi alla Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano): venne realizzata per un altare della Chiesa del Carmine intorno ai primi anni 30 dove Lippi era frate. La pala ha un formato particolare per questa età quando si era affermata la pala quadrata brunelleschiana forse perché andò a sostituire una pala precedente. Si tratta di una Madonna dell'Umiltà ( ovvero una Madonna con bambino seduta per terra) circondata da Angeli ( senza ali né aureole) e santi con l'aureola tra i quali sulla destra emergono due carmelitani ( come si capisce dal fatto che indossano il tipico mantello chiaro su abito scuro dell'ordine). Fin da questa prima opera Lippi mostra di rinunicare ai decorativismi gotici: manca il tipico prato fiorito e il fondo fortuna anche nel contesto privato della figura delle Madonne con Bambino sia in scultura che in pittura. Questa Madonna viene infatti realizzata da Lippi per la famiglia Riccardi, probbailmnete per una loro villa, poi trasferita a Palazzo Medici nel cros del 600 quando l'edificio venne acquistato dai Riccardi. L'opera è molto famosa perché mostra lo spendido livello di pittura raggiunto da Lippi: la dolcezza del gesto ( che deriva dalle Madonne di Donatello) già aaplicata nella Madonna di Tarquinia messo in risalto dalla bellezza delle carni e dalla linea di contorno evidente ma delicata che lo contraddistingue, i giochi di luce morbidi che rendono le figure voluminose e il dettaglio fiammingo dello sfondo con la solita VALVA DI CONCHIGLIA derivante dalla nicchia della Parte Guelfa di Donatello a Orsanmichele. 7. PAOLO UCCELLO: ( 1397, provincia di Arezzo-1475, Firenze). Paolo Doni ( detto Uccello per le pitture di uccelli e animali con cui aveva ornato la propria casa) nacque in provincia di Arezzo a Pratovecchio nel 1397 in una famiglia benestante dove il padre era barbiere e chirurgo. Ha il suo apprendistato con Ghiberti durante i lavori alla Porta nord del Battistero di Firenze (come era tipico per molti pittori perché nelle botteghe di scultura apprendevano l'arte del disegno). Si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali nel 1415 e compone le prime opere indipendenti negli anni 20 ancora in pieno gusto tardogotico con attenzione ai dettagli decorativi e all'eleganza delle figure ( di cui sappiamo ben poco). Importante è il fatto che negli anni 20 soggiorni per diversi anni a Venenzia dove lavora presso San Marco sia ai marmi del pavimento che ad alcune opere pittoriche nella facciata e nelle cappelle. > è importante da ricordare perché è assente da Firenze negli anni più cruciali: quelli in cui Masaccio lavora alla cappella Brancacci! E il soggiorno veneziano gli da' modo di accentuare le caratteristiche fantastiche delle sue pitture. Tornò a Firenze nel 1431 dove lavorò per lo più al CHIOSTRO VERDE di Santa Maria Novella e dove inizò a recepire le novità Masaccesche dando maggiore spessore alle proprie figure e inziando a realizzarle inscritte in geometrie precise ( sua peculiarità) ma rimarrà sempre una figurà a metà con il tardogotico perché mantiene l'attenzione ai dettagli naturalistici decorativi. Lavorò anche a Bologna per un breve periodo per poi tornare a Firenze. Decisivo, come per tutti questi artisti del primo 400, è il 1435, l'anno in cui Leon Battista Alberti teorizzò definitivamente un nuovo tipo di pittura nel suo trattato De Pictura. Successivamente lavorò al Duomo di Prato e poi a quello di Firenze e poi brevemente a Padova per un solo anno nel 1445 per poi tornare a Firenze dove rimase fino agli anni 60 quando lavorò a Palazzo Ducale a Urbino per poi tornare gli ultimi anni di vita, ormai infermo, a Firenze dove morì. Fu sepolto in Santo Spirito. – MONUMENTO EQUESTRE (AFFRESCO) DI GIOVANNI ACUTO ( 1436, Duomo di Firenze): si tratta di un Affresco che si trova nella parete sinistra del Duomo in unione ad un successiovo affresco con munumento equestre di Andrea del Castagno. Il monumento rende omaggio al condottiero inglese John Hawkwood che aveva servito Firenze nel secolo precedente che fu inizialmente sepolto nel Duomo. L'affresco è eseguito a MONOCROMO con il VEDRACCIO così da dare l'idea del colore del bronzo delle statue e imita i tipici monumenti equestri romani, primo tra tutti il MONUMENTO EQUESTRE DI MARCO AURELIO ( poi usato anche da Donatello per il Gattamelata). Il cavallo incede con espressività e forza e il cavaliere esprime potenza tramite la sua posa e il bastone che ha in mano. Il monumento si trova sulla cima di un altare decorato con gli stemmi del cavaliere e firmato dall'artista su cui a sua volta si erge il sarcofago vero e proprio di Giovanni. La cosa interessante è il modo in cui Paolo Uccello usa la prospettiva perché si hanno DUE PROSPETTIVE DIVERSE: una per la base che è vista dal basso, l'altra per il monumento equestre che invece è visto frontalmente. > questo ci fa capire quanto il pittore osservi le novità masaccesche ma le reinterpreti in un gusto più FIABESCO E DECORATIVO. Il suo intento non è rendere lo spazio reale ma usarlo per effetti scenografici. Apprende la prospettiva di Masaccio sopratutto mentre lavora, dopo essere tornato da Venenzia, al Chiostro Verde di Santa Maria Novella, perchè qua Masaccio nel 1427 aveva realizzato la Trinità. Si nota la tendenza alla GEOMETRIZZAZIONE delle forme e lo STUDIO DELLA LUCE che crea un forte chiaroscuro sulla statua con la luce che deriva da sinistra ( rappresentando la luce naturale del Duomo) e che infatti illumina la schiena del cavaliere e ne lascia in ombra il volto. Il chiaroscuro contribuisce a dare volume alle sue figure oltre che la geometrizzazione. – TRITTICO DELLA BATTAGLIA DI SAN ROMAN O ( 1438, divisi in 3 musei: National Gallery di Londra, Uffizi e Louvre): le tre tavole vennero commissionate da LEONARDO BARTOLINI SALIMBENI per ricordare la vittoria fiorentina di San Romano del 1432 contro i Senesi a cui lui aveva partecipato in prima persona. I pannelli mostrano i 3 momenti salienti della battaglia e mostrano nuovamente questa mescolanza di influenze presenti in Paolo Uccello: il decorativismo tardogotico nei paesaggi di sfondo e nelle vesti dei cavalieri ( che sembrano più vestiti da parata, da torneo che da battaglia) con le armature rivestite di laminee metalliche oggi per lo più perdute e questi copricapo rotondi ed enormi detti “mazzocchi”) e dall'altra LA PROSPETTIVA masaccesca che come nell'altro caso usa in maniera innovativa perché la applica sulle figure con più punti di vista senza necessariamente rispettare le proporzioni. L'opera fu poi acquistata dai Medici per il Palazzo Medici ma successivamente i pannelli vennero dispersi nei 3 musei perché concepiti come “ doppioni”; perciò si pensò di lasciare agli Uffizi quello meglio conservato e vendere gli altri due. 1. La prima scena è quella oggi conservata a Londra con NICCOLO' DA TOLENTINO CHE GUIDA I FIORENTINI. Egli era il condottiero dell'esercito fiorentino, inizialmente in minoranza, che tuttavia ad un certo punto ricevendo degli aiuti riuscì ad ottenere la vittoria. È la tavola che si è conservata peggio e il COLORE E' CADUTO in ampie porzioni ( sopratutto sul suolo) lasciando intravedere il fondo di preparazione bianco. Si rappresenta qua un momento iniziale della battaglia ( poche vittime e armi a terra) e l'esercito fiorentino è in svantaggio ( e infatti sullo sfondo troviamo due cavalieri che si sono allontanati per andare a chiedere rinforzi). Il protagonista è evidenziato al centro della composizione dal mazzocco e dal cavallo bianco mentre combatte. Dalla composizione si ottiene DINAMISMO e PROFONDITÀ ottenuta di nuovo con più punti di fuga tramite lo sfondo ma anche tramite la disposizione sapientemente studiata delle armi in primo piano a creare una griglia e del corpo morto in scorcio. Sono però ben evidenti anche gli elementi gotici nelle vesti preziose da parata dei soldati e nello sfondo che richiama l'AMBIENTE CORTESE ignaro della battaglia dove i personaggi si stanno esercitando. 2. DISARCIONAMENTO DEL CONDOTTIERO SENESE BERNARDINO DELLA CARDA ( UFFIZI): la seconda tavola a differenza dela prima presenta la battaglia in pieno svolgimento con al centro il comandante dell'esercito senese, Bernardino della Carda, che viene disarcionato e forse il movimento del cavallo al suo fianco suggerisce l'inizio della ritirata. Anche in questo caso la folla e il movimento dei cavalli da' dinamismo, si trovano elementi decorativi tardogotici nelle armature ( in questa scena si conservano le armature metalliche, cosa che non avviene nelle altre) e nello sfondo dove ci sono scene di caccia alla lepre ( con una prospettiva non rispettata, perché sono troppo grandi) e il tutto viene reso fiabesco dalla scelta dei COLORI INNATURALI ( rosa, bianco e azzurro). Interessanti gli SCORCI IN PRIMO PIANO suggeriti questa volta dalle armi e dai cavalli caduti. Il geometrismo è evidente sopratutto nel triangolo formato dalla gamba del condottiero senese insieme alle lance, ma anche nella griglia disegnata dalle armi. 3. MICHELE ATTENDOLO GUIDA I FIORENTINI ALLA VITTORIA ( LOUVRE):si rappresenta l'arrivo dell'esercito che salva le sorti di Firenze. È diversa dalle altre due perché MANCA IL PAESAGGIO DI SFONDO e tutti gli elementi che formano quella “ griglia” sul terreno poiché non si è sullo stesso campo di battaglia. Pur mancando questi elementi comunque il pittore riesce a dare profondità alla scena usando le figure umane. Il decorativismo emerge comunque dai colori e dal metallo delle vesti. – PREDELLA DELLA PALA DEL CORPUS DOMINI ( 1467-68, Urbino): negli anni 60 Paolo Uccello ebbe una breve esperienza ad Urbino dove lavorà per Federico da Montefeltro e iniziò a lavorare ad una pala d'altare per la Compagnia del Corpus Domini di Urbino contrariamente al solito dalla predella. Dopo aver realizzato questa tornò a Firenze e la pala venne realizzata tempo dopo dal pittore fiammingo GIUSTO DI GAND. Nella predella viene raccontato in 6 EPISODI il Miracolo dell'ostia profanata secondo il quale un ebreo tentò di profanare l'ostia a Parigi e dopo essere stato scoperto fu bruciato sul rogo. Nel primo episodio viene narrata la Vendita dell'Ostia. Si può facilmente capire quanto in questi anni la Pittura di Paolo Uccello usi in maniera diversa la prospettiva ( creano sopratutto in questa scena d'interno una sorta di scatola prospettica) senza tuttavia dare ulteriore profondità alla scena con le figure che rimangono indefinite e poco possenti. 8. DOMENICO VENEZIANO: ( 1410, Venezia?-1461, Firenze). Domanico di Bartolomeo detto veneziano nacque forse a Venezia nel 1410 e non si sa se ebbe la sua formazione iniziale a Venezia o direttamente a Firenze. Sicuramente ebbe dei maestri tardogotici come si capisce dall'attenzione al dettaglio decorativo, al lusso che vi è nelle sue opere ( Gentile o Pisanello che forse seguì anche a Roma) ma seppe unire a questi influssi anche le novità masaccesche. Avviò la sua carriera indipendente con il rientro a Firenze intorno agli anni 30 dove realizzò la maggior parte delle opere della sua carriera, pur facendo dei viaggi a Perugia ( anni 30) dove lavorò agli affreschi oggi perduti di Palazzo Baglioni e nelle Marche nel 47 con Piero della Francesca per decorare la volta del Santuario di Loreto, ma i due se ne andarono velocemente a causa della peste. Morì secondo Vasari assassinato da Andrea del Castagno, ma in realtà è stato provato che questa notizia è falsa, perché Venenziano morì 4 anni dopo Andrea del Castagno. È il pittore che più di tutti si dedica allo studio della luce che poi si diffuse in tutto il centro Italia grazie al suo allievo Piero della Francesca. Si tratta di una pittura dai COLORI PASTELLO, dalla composizione essenziale e ordinata e che usa la prospettiva. – TONDO DI BERLINO CON L'ADORAZIONE DEI MAGI ( 1439-40, per Palazzo Medici, oggi a Berlino): ci mostra come Domenico Venenziano abbia avuto questa formazione tardogotica perché presta attenzione a una serie di preziosismi tipicamente gotici come gli animali ( levreri, uccelli, il pavone), alla preziosità delle vesti e al prato fiorito in primo piano ma al contempo assimili anche le novità del periodo: sia quelle fiamminghe ( il paesaggio si dirama all'infinito con attenzione lenticolare anche sulla città dello sfondo) sia a quelle pittoriche italiane: usa la prospettiva tramite lo scorcio della capanna del castello, delle strade... e i COLORI CHIARI che denotano uno studio della luce ( cosa appresa da i dipinti del Beato Angelico e di Lippi). È uno dei pochi tondi del primo 400 che non ha una funzione pratica da vassoio o da desco da parto ma di sola decorazione e devozione. Venne commissionato si pensa per Palazzo Medici da PIERO IL GOTTOSO ( dato che è registrato nel Palazzo dall'inventario redatto alla morte di Lorenzo il Magnifico) gli ignudi ed è anche questo più decorato di quello di Paolo Uccello e maggiore è la differenza tra l'irrequietezza del cavallo e l'impassibilità del cavaliere in battaglia che si rifà al MONUMENTO DI MARCO AURELIO ma anche a quello ormai completta del GATTAMELATA di Donatello. 10. PIERO DELLA FRANCESCA: ( 1415-92, Borgo San Sepolcro) Nasce a Borgo San Sepolcro da una famiglia di mercanti nel 1415 circa e ha come principale maestro DOMENICO VENEZIANO con il quale si forma nel CICLO DI AFFRESCHI DEL CORO DELLA CHIESA DI SANT' EGIDIO al quale Veneziano lavora tra il 1439 e il 1445 lasciandolo incompiuto ( poi completato da Andrea del Castagno) oggi perduto. Dopo questo lavoro ottiene diverse commissioni indipendenti in Toscana, ma anche nelle Marche, in Umbria e in Emilia ( perché San Sepolcro si trova su un'altura strategica collegata a tutti questi punti), ma lavora sopratutto per il paese natale e Arezzo, dove nel 1451 realizza il Ciclo di Affreschi della Vera Croce nella Chiesa di San Francesco. Nel 1455 viene chiamato alle Stanze Vaticane da Papa NICCOLO' V ( intervento cancellato da Raffaello) . Torna poi ad Arezzo e continua a lavorare là. Tra il 1475 e il 1480 realizza il famoso trattato DE PROSPECTIVA PINGENDI in volgare, dove parla delle novità pittoriche da lui raggiunte. Muore malato e cieco nel 1492 nel paese natale ed è sepolto nella cappella di famiglia. La sua pittura è caratterizzata dall'uso della prospettiva che definisce spazi misurabili, l'uso di un colore chiaro e brillante che riprende dal maestro e l'attenzione all'architettura classica ( mentre il maestro spesso su questo aspetto era legato ancora al gotico). Egli inoltre dona alle sue figure ESPRESSIVITA' PACATA più simile a quella di Donatello che a quella esasperata di Masaccio. > questo conferisce alla sua pittura un aspetto matematico, più intellettuale che passionale. – IL BATTESIMO DI CRISTO ( 1445 circa per la Chiesa di San Giovanni Battista a Sansepolcro, oggi a Londra): è una delle prime opere che realizza da solo dopo la fine del ciclo della chiesa di Sant'Egidio. La scena è divisa in GRUPPI: il Cristo al centro che viene battezzato da San Giovanni, gli Angeli a destra che si tengono la mano e i neofiti sullo sfondo > novità iconografica perché in genere gli angeli tengono le vesti del Cristo ma qua rappresentano LA CONCORDIA in seguito alla riconciliazione tra chiesa ortodossa e cattolica avvenuta con il Concilio di Ferrara-Firenze del 1439, anno in cui Piero aveva inizito il suo apprendistato con Domenico Venenziano! il gruppo di Neofiti sullo sfondo acchindati in maniera orientale ricorda l'abbigliamento dei bizantini che Piero può osservare durante il Concilio. Evidente è la FORTE LUCE che attraversa tutta la composizione, quasi abbagliante che evidentemente deriva dalla lezione di Domenico Veneziano, alla quale viene aggiunta la PROSPETTIVA ( evidente nel degradare degli alberi sullo sfondo) e il meraviglioso e realistico RIFLESSO DELL'ACQUA evidente sopratutto nei pressi della figura che si sta spogliando. Sullo sfondo vediamo le mura della città di Sansepolcro e ci sono delle decorazioni anche sullo sfondo ma non esagerate alla maniera tardogotica come il suo stesso maestro applicava ancora ( basti bensare al Tondo di Berlino). I volti degli angeli richiamano quelli di DELLA ROBBIA, forse osservando la ripresa che già ne aveva fatto Lippi. La pala doveva far parte di un polittico di forma ancora gotica realizzato per la stessa chiesa da MATTEO DI GIOVANNI ( un pittore senese) oggi conservata al Museo Civico di Sansepolcro. – IL POLITTICO DELLA MISERICORDIA ( 1445-62, Confraternita della Misericordia di Sansepolcro, oggi Museo Civico di Sansepolcro): il polittico venne realizzato per la Confraternita di Sansepolcro, paese legato ancora alla tradizione, per questo venne espressamente richiesto un formato ancora cuspidato e il tradizionale fondo dorato, ma il suo valore deriva dal fatto che nonostante le limitazione del caso l'artista riuscì a dare grande profondità al tutto tramite LUCE E PROSPETTIVA. La pala principale è occupata al centro dalla Madonna della Misericodia ( tipica iconografia in cui la Vergine con il suo mantello copre i fedeli) con ai lati dei Santi ( uno per tavola, secondo la tradizione). > la predella non è considerata autografa dalla critica. Importante è anche la scena della Crocifissione in alto che richiama profondamente quella di Masaccio nel POLITTICO DI PISA. La Pala centrale viene unificata da un UNICO PAVIMENTO MARMOREO che unisce il paino di posa della Madonna a quello dei Santi, nonostante la divisione data dalla cornice ( oggi perduta). La Madonna crea con il corpo una sorta di architettura con linee ben definite grazie al proprio mantello che converge sul pavimento che conferisce profondità, accentuata anche dal gruppo dei fedeli disposto a SEMICERCHIO vuoto al centro per immettere lo spettatore nella composizione. Ha una GRANDEZZA INNATURALE ( un po' come la Sant'Anna Metterza) con i fedeli visibilmente più piccoli della donna ma è comunque moderna per l'uso che fa della prospettiva e della luce che arriva da sinistra e irradia le vesti con un BIANCO ACCECANTE. Interessante è anche la scena della CROCIFISSIONE che richiama molto da vicino quella di Masaccio, sia per la posa del COLLO del Cristo sia per la FORTE ESPRESSIVITA' ( che abbiamo detto non essere tipica delle opere di Piero della Francesca, dunque è un po' un unicum della sua produzione). A differenza di Masaccio però Piero usa molto meglio la luce creando dei forti chiaroscuri sul corpo di Cristo e di San Giovanni, evidenziato dal colore chiaro pastello del suo mantello ed ELIMINA LA MADDALENA ( che in Masaccio si trovava davanti, sempre per portare l'attenzione dello spettatore verso la Croce). L'espressività viene espressa tramite i gesti ( che conferiscono anche scorcio) sia tramite i volti con le bocche aperte. – CICLO DIAFFRESCHI DELLA VERA CROCE ( Cappella Maggiore di San Francesco, Arezzo, 1452-66): il ciclo era stato commissionato dalla FAMIGLIA BACCI, mercanti di stoffa ( era tipico all'epoca che una famiglia che si era arricchita con attività considerate illecite dalla Chiesa cercasse di farsi perdonare commissionando opere religiose) a BICCI DI LORENZO ( pittore gotico che morì nel 1452 facendo in tempo a decorare solo le VELE della cappella). In seguito alla morte di Bicci il ciclo venne affidato a Piero della Francesca che realizzò la STORIA DELLA VERA CROCE ( ovvero la storia del legno della croce di Cristo, dalla sua origine al suo ritrovamento da parte di Elena, madre di Costantino) con due allievi; un tema molto caro ai francescani che derivava dal testo medievale LA LEGENDA AUREA di JACOPO DA VARAZZE. Il ciclo non segue un ordine cronologico, ma piuttosto un ordine dettato dalla tipologia di scene. Ne vediamo alcune: 1) LA MORTE DI ADAMO: si tratta della prima scena del ciclo posta in alto sulla parete di destra. Il ciclo parte da questa scena perché secondo la leggenda quando Abramo morì il figlio SETH pose all'interno della sua bocca 3 germogli dai quali sarebbe nato l'albero da cui si ottenne il legno della croce. Nella scena troviamo sulla destra Adamo ed Eva ormai vecchi che chiedono a Seth di intercedere presso l'Arcangelo Michele affinché l'uomo in fin di vita possa nuovamente accedere al Paradiso. > questa scenetta è già ricca di citazioni. La figura di spalle nuda richiama ad esempio POTHOS DI SKOPAS ( di cui ci sono varie copie sia a Roma che a Firenze), così come la formazione a semicerchio riprende i QUATTRO SANTI CORONATI di Orsanmichele. In fondo a destra vediamo poi Seth parare con Michele che decide di dargli 3 germogli che egli dovrà inserire nella bocca del padre alla sua morte. Poi sulla sinistra avviene l'evento principale al quale siamo portati a guardare grazie alla donna con le braccia aperte e la bocca spalancata in segno di disperazione che richiama la Maddalena della CROCIFISSIONE DEL POLITTICO DI PISA di Masaccio ( che a sua volta si ispirava al Compianto su Cristo della Cappella degli Scrovegni) e la figura nuda di spalle richiama la posizione del gabelliere nel TRIBUTO DELLA MONETA di Masaccio nella Cappella Brancacci. Nella scena Adamo muore circondato da varie figure e Seth ( quasi cancellato dallo stato di conservazione oggi) gli mette in bocca i semi. Nella scena sono presenti i soliti elementi: forte uso della luce e dell'ombra (CHIAROSCURO), UMANITA' delle figure pacata ( tranne nella donna urlante) che richiama Donatello e Masaccio, L'ARTE ANTICA e la PROSPETTIVA che però non degrada mai all'infinito ma si “ blacca” con il paesaggio. 2) STORIA DELLA REGINA DI SABA E SALOMONE: è la seconda scena del ciclo e mostra due momenti successivi della stessa storia: sulla sinistra la regina di Saba che mentre si sta recando ad incontrare Salomone, attraversando un ponte, si ferma ad adorarlo, perché si rende conto che quel legno sarà lo stesso con cui sarà ucciso il futuro salvatore del mondo e poi l'incontro tra i due che avviene a destra in un' ARCHITETTURA ALL' ANTICA che mette al centro una COLONNA CORINZIA che unifica i due spazi e i due tempi pur trattandosi di due momenti totalmente diversi e che per la presenza dei MARMI POLICROMI richiama anche il gusto architettonico di LEON BATTISTA ALBERTI. Nell'opera emerge una FORTE SIMMETRIA data dalle pose ma anche dai colori ( basti vedere l'alternanza calzari-veste dei servitori sulla sinistra, o i marmi dell'architettura) o per quanto riguarda le pose viene usato LO STESSO CARTONE RIBALTATO per le figure della regina che si inchina e le due serve. Le caratteristiche dei dipinti di Piero della Francesca sono le stesse dette prima, ma va sottolineato il fatto che questa idea di usare lo spazio architettonico per definire due spazi e tempi diversi ma unificati nella scena è ricorrente e richiama sopratutto LA FLAGELLAZIONE DI URBINO. La Flalagellazione era di poco pecedente ma riprende l'esatta stessa rappresentazione interno-esterno ad indicare tempi e luoghi diversi: in primo piano sulla destra si trovano 3 personaggi non identificabili con certezza ( sono state fatte molte ipotesi come il fatto che si tratti della corte di Federico da Montefeltro o dell'incontro tra la sua corte e quella orientale per una crociata essendo negli anni vicini alla caduta di Costantinopoli del 1453), mentre all'interno dell'architettura all'antica si trova l'evento della Falgellazione che dunque è posto in SECONDO PIANO come se fosse la raffiugrazione dell ARGOMENTO DI CUI DIBATTONO LE 3 FIGURE. Sullo sfondo si intravedono degli edifici in stile Albertiano. Va sottolineato il RAPPORTO AUREO matematico delle proprozioni che rende la pittura di Piero della Francesca interessante e intellettuale con l'archiettura che è una vera portagonista, ma anche il complessissimo GIOCO DI LUCI: la luce all'esterno viene da sinistra ( come si evince dalle ombre ai piedi dei 3 personaggi) mentre all'esterno è ancora più varia perché porviene dalle diverse aperture ed esplode nella sezione del soffitto cassettonato centrale, sopra la figura di Cristo. Molto importante è il personaggio di PILATO che è ipirato al profilo della MEDAGLIA DI GIOVANNI VIII PALEOLOGO DI PISANELLO ( oggi al Bargello) sempre forse a richiamare la caduta di Costantinopoli > lo stesso ritratto viene ripreso da Piero anche nella Cappella di Arezzo nella scena della BATTAGLIA DI PONTE MILVIO. Le figure anche in questo caso hanno un'umanità moderata, sembrano statiche come fossero statue antiche ( con i volti che riprendono sempre quelli di Della Robbia) ma l'armonia perfetta le rende molto moderne. 5) IL SOGNO DI COSTANTINO: è una scena importantissima e famossissima perché è un NOTTURNO in cui si colgono bellissimi effetti luministici (sopratutto nel volto e nell'armatura dei soldati) e anche di prospettiva ( nel volume del padiglione e nell'ANGELO DI SCORCIO, difficilissimo da rappresentare). È talmente innovativa che influenza molto notturni successivi come nota già Vasari come LA LIBERAZIONE DI SAN PIETRO DI RAFFAELLO ( Stanze Vaticane) ma ROBERTO LONGHI ( il più grande studioso di Piero della Francesca) nota anche quanto pittori scritta recita al passato come se il suo ritratto fosse stato aggiunto dopo la sua morte per parto nel 1472, dunque sembra essere successivo a quello di Federico. Fu probabilmente realizzato per un uso privato. – PALA DI BRERA/ PALA MONTEFELTRO ( 1472 circa, Chiesa di San Berbardino, Urbino, oggi alla Pinacoteca di Brera): è una pala molto importante perché è la prima sacra conversazione che ha uno sviluppo in verticale anziche in orizzontale grazie al nuovo formato introdotto da Brunelleschi che ormai si era diffuso in tutto il centro Italia. La pala fu commissionata da FEDERICO DA MONTEFELTRO che infatti viene ritratto mentre prega ai piedi della Madonna, sempre dal profilo sinistro per via dell'occhio mancante a destra in maniera molto naturalistica con le sue imperfezioni ( elemento come abbiamo già detto fiammingo). Si trovava originariamente nella CHIESA DI SAN BARNARDINO ad Urbino ( che infatti figura tra i Santi sulla sinistra in secondo piano) e giunse a Milano in seguito alle Soppressioni Napoleoniche nel corso del XIX secolo. Evidente è l'INFLUENZA FIAMMINGA nella precisione dei dettagli e degli effetti di luce, sopratutto sull'ARMATURA di Federico ( il casco è addirittura ammaccato), ma anche nelle vesti preziose di tutti i personaggi e nell'architettura classicheggiante retrostante che riprende molto da vicino sopratutto quelle di ALBERTI ( in particolare la CHIESA DI SANT'ANDREA di Mantova). La Vergine al centro è seduta in trono con il bambino addormentato sulle ginocchia ( allusione alla futura morte) che indossa una COLLANA DI CORALLO ROSSA che allude sia al valore salvifico di Cristo che alla Passione ( il rosso richiama il colore del sangue infatti). I volti degli angeli richiamano nuovamente le figure di DELLA ROBBIA e di LIPPI. Tra i santi figura anche SAN GIROLAMO ( con il sasso in mano per percuotersi il petto e la veste rovinata dell'eremita) protettore degli umanisti in quanto tradutore della Bibbia. Un elemento su cui si è molto discusso è la VALVA CON L'UOVO D STRUZZO. Per il manuale Montanri-Settis si tratta semplicemente di un oggetto usato da Piero della Francesca per aumentare il valore prospettico della struttura perché l'uvo di struzzo ( oggetto molto comune nelle corti del tempo) permette giochi di luce e da' profondità alla valva, ma molti ci hanno voluto vedere un forte simbolismo che allude al divino: la conchiglia allude alla verginità di Maria e la presenza dell'uovo potrebbe essere o simbolo di NASCITA/RINASCITA ( spesso attaccato al catino absidale nelle chiese ortodosse con questo valore) o ancora, unito alla conchiglia, potrebbe allude al fatto che la Vergine non ha avuto bisogno del seme maschile per la Creazione, dunque completerebbe il significato della verginità. L'uovo è inoltre simbolo della CASATA MONTEFELTRO e il fatto di appenderlo alla valva potrebbe alludere alla nascita del figlio di Federico. La MANO DI FEDERICO non sarebbe stata realizzata da Piero, bensì da PEDRO BERRUGUETE ( si legge “ berrughéte”), artista spagnolo di formazione fiamminga attivo alla corte di Federico negli anni 70 del 400!!! è infatti fin troppo oleosa per essere stata realizzata da Piero. – MADONNA DI SENIGALLIA ( 1474, dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, oggi alla Galleria Nazionale di Urbino): è molto simile alla Pala di Brera e per questo è stato ipotizzato che le due opere siano state create in tempi vicini tra loro. L'opera ha molti elementi derivanti dalla tradizione fiamminga come l'attenzione al dettaglio, lo spazio dell'altra stanza che si apre sulla sinistra fecendo entrare la luce con anche il PULVISCOLO ATMOSFERICO e LE NATURE MORTE presenti nella nicchia di destra con decorazione a CANDELABRA ( tipica nel Palazzo Ducale di Urbino), oltre che l' AMBIENTAZIONE INTERNA DOMESTICA. Gli angeli sono identici a quelli di Brera dunque forse sono copiati da quelli da alcuni allievi e la pala ha un FORMATO INSOLITO, appare quasi come fosse stata tagliata da una pala più ampia. Ancora una volta il bambino ha una COLLANA DI CORALLO che allude alla Passione e al valore salvifico di Gesù qui benedicente con il mano una ROSA BIANCA che allude alla verginità della Madonna. L'opera è chiamata così perché giunse alla Galleria Nazionale dalla Chiesa di Senigallia però non era la sua collocazione originaria dato che quando vennere creta la chiesa in questione ancora non esisteva. ALTRI ARTISTI DEL PRIMO 400: LA MADONNA DELL'UMILTA' DI DOMENICO DI BARTOLO ( 1433, Pinacoteca di Siena): è una delle date sicure perché vi è un cartiglio che riporta la firma dell'autore e la data di composizione dell'opera. È una di quelle opere che dimostra l' INFLUENZA DELLA STATUARIA IN PITTURA dei primi anni del Rinascimento; infatti ciò che risalta è la possenza della Madonna, del Bambino e degli angeli dietro, le gambe messe in risalto dalla veste come fosse bagnata ( dall'insegnamento diretto di DONATELLO). Domenico di Bartolo è un pittore senense ma nonostante questo recepisce immediatamente le novità dell'arte fiorentina e lo rende evidente con questa opera dove i volti degli angeli assomigliano a quelli della CANTORIA DI DELLA ROBBIA > quindi insieme a Lippi è uno degli artisti che imita anche la statuaria di Della Robbia. Lo sfondo è dorato e la Madonna siede su un prato fiorito che sono elementi ancora gotici ma non vi è l'esasperazione del decorativismo, perché ciò che è importante è la resa volumistica delle figure umane. LUCA DELLA ROBBIA: Abbiamo già parlato di Luca in relazione alla sua Cantoria per il Duomo che realizzò negli anni 30 del 400 insieme e in contrapposizione a quella di Donatello posta sul lato opposto che ci ha dato modo di notare quanto Della Robbia fosse uno scultore fortemente ispirato all'ARTE ANTICA con una CLASSICISMO PURO, RIGIDO E FORMALE, molto diverso da quello di Donatello. Egli realizzò opere in marmo ma è diventato famoso sopratutto per le sue TERRACOTTE INVETRIATE: sculture in terracotta policroma ( tecnica antica ma abbandonata nel Medioevo e ripresa a Firenze nel primo 400) cotta con uno smalto che le rendeva sia più resistenti che lucide e caratterizzate anche da una BICROMIA A FONDO BLU E FIGURE BIANCHE. La sua invenzione delle terracotte fu talmente tanto rivoluzionaria e caratteristica di lui e della sua famiglia che ancora oggi ci si riferisce a queste terracotte come ROBBIANE che trovarono diffusione ben presto in tutta Italia. > abbiamo anche già visto quelle che realizza per il LOGGIATO DEGLI INNOCENTI. – LUNETTA DELLA RESURREZIONE ( porta della Sagrestia sotto la sua Cantoria in Duomo, Firenze, 1440 circa): la sua cantoria colpì molto Brunelleschi che gestiva il progetto della Cupola del Duomo e della decorazione del presbiterio sottostante che quindi decise di commissionare all'artista anche la decorazione della lunetta della porta della Sagrestia sotto la sua Cantoria che è LA PRIMA TERRACOTTA INVENTRIATA che ne diventerà il marchio di fabbrica. La sua tecnica piace molto a Brunelleschi perché si accorda bene con la rigidità formale e con la bicromia delle sue architetture. La scena mostra alla base i soldati addormentati i cui volti e le cui armature richiamano le figure classiche in maniera puntuale, Cristo perfettamente al centro in piedi sopra il sarcofago circondato da angeli. Anche in questo caso l'iconografia è perfettamente calibrata, rigida e chiara. Dato il successo di questa prima lunetta Brunelleschi gli affida anche la decorazione di quella della porta dela Sagrestia sotto la CANTORIA DI DONATELLO decorata con la scena dell'ASCENSIONE che realizza poco dopo. – ANGELI CEROFOBI ( Duomo di Firenze): sono ulteriori terracotte invetriate che Della Robbia realizza per il Duomo di Firenze che denotano l'immediato successo di questa tecnica e sopratutto ci dimostrano come egli la applicasse non solo sui rilievi ma anche in STATUE A TUTTO TONDO. Si tratta anche in questo caso di una scultura che mostra le forme sottostanti, fortemente solenne che richiama il suo classicismo puro. – TABERNACOLO DI SANT'EGIDIO ( 1440 circa. Per la Chiesa di Sant'Egidio, Firenze). Il tabernacolo è la custodia dei sacramenti che Della Robbia innova dandogli un' ARCHITETTURA ANTICA con la forma delle facciate classiche imparata dai dettami di Brunelleschi ( architrave tripartita, tipano, frontone decorato, paraste). L'aspetto interessante di questa opera è che è POLIMATERICA: la maggior parte della struttura architettonica e le figure sono realizzate in MARMO, però il tutto è arricchito dai colori ( verde e blu) in TERRACOTTA INVETRIATA ( il motivo decorativo alla base, i pennacchi, il fondo della Pietà della lunetta, gli angeli e festoni dell'architrave) e anche alcune parti BRONZEE ( si ritiene che la Colomba dello Spirito Santo sia realizzata da ANDREA DEL VERROCCHIO). Dopo gli anni 40 Luca smise di sperimentare e si dedicò completamente alla produzione di terracotte inaugurando una bottega specializzata che sarebbe continuata anche con i suoi successori, sopratutto grazie al nipote ANDREA DELLA ROBBIA fino alla metà del 500 e le robbiane si diffusero sia in Italia che nella penisola con PRODUZIONI SERIALI ( sopratutto di Madonne con Bambino) e con PEZZI UNICI ( che venivano spesso realizzate a pezzi per essere più facilmente ricostruibili in loco). Molte chiese richiedevano terracotte invetriate anche come PALE D'ALTARE come ad esempio la PALA CON L'ANNUNCIAZIONE ( Andrea della Robbia, Santaurio della Verna, Arezzo) sopratutto dai francescani e dagli ordini mendicanti in generale che ne apprezzavano il rigore. Va anche detto però che le robbiane ebbero enorme diffusione anche negli AMBIENTI LAICI come testimoniano i rilievi dello Spedale degli Innocenti ( di Luca della Robbia) o il FREGIO DELLA VILLA MEDICE DI POGGIO A CAIANO ( di BERTOLDO DI GIOVANNI) del 1490. MICHELOZZO DI BARTOLOMEO: altro artista importante della prima metà del 400 è MICHELOZZO DI BARTOLOMEO che è stato sia uno scultore che un architetto ma è famoso sopratutto come architetto perché divenne l'architetto di fiducia di COSIMO IL VECCHIO. Il suo stile richiama l'architettura antica e si potrebbe quasi definire come a metà tra il RIGORISMO BRUNELLESCHIANO ( la cui architettura era basata sull'elemento modulare) e la VARIETAS ALBERTIANA. Uno degli edifici più importanti realizzati da Michelozzo è PALAZZO MEDICI-RICCARDI ( 1444- 1460), ovvero la prima residenza medicea commissionata proprio da Cosimo il Vecchio per rappresentare il nuovo ruolo che egli aveva raggiunto in città e che dunque doveva essere un palazzo imponente, che si potesse notare come edificio nobile, ma che tuttavia doveva anche essere SOBRIO per non far arrabbiare i cittadini come se fosse un edificio regale ( in quanto Firenze ufficialmente era una Repubblica) > dunque si riporpone un po' la stessa POLITICA DI DISSIMULAZIONE di cui abbiamo parlato per la Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. L'edifico progettato da Michelozzo in realtà era leggermente diverso da come appare oggi perché aveva una FORMA CUBICA ( comprendeva 10 finestre) però l'impianto decorativo della facciata è rimasto sostanzialmente lo stesso, perché i Riccardi quando acquistarono nel corso del XVII secolo l'edificio e lo ampliarono decidero di seguire lo stile rinascimentale e non barocco sia per “ rispetto” nei confronti dell'importanza che i Medici avevano assunto in città, sia per l'importanza che il Rinascimento stesso aveva avuto a Firenze. Dunque Michelozzo decide di realizzare un edificio cubico che avesse alla base un loggiato aperto a BUGNATO RUSTICO ( usato dai Medici per la loro attività mercantile), al primo piano una serie di 10 bifore ad arco a – MADONNA DEL CANCELLIERE NICOLAS ROLIN ( 1430 circa, per la cappella del cancelliere nella chiesa di Autun, oggi al Louvre): il cancelliere Rolin era una figura politica molto importante in Borgogna perché era il consigliere del duca e commissiona questa pala di formato quadrato per la sua cappella nella chiesa di Autum e che oggi si trova al Louvre. Nella scena il cancelliere è inginocchiato davanti alla Vergine con il bambino che viene incoronata da un Angelo in un INTERNO DOMESTICO affacciato su un HORTUS CONCLUSUS che a sua volta si affaccia su un PAESAGGIO estremamente dettagliato che siamo portati ad indagare grazie alle due figure di UOMINI AFFACCIATI AL DAVANZALE. Non rinuncia in nessun punto al dettaglio e il tutto è prezziosissimo! Vediamo ad esempio che nell'interno la veste dell'uomo è in BROCCATO ( un tessuto indagato nelle minime decorazioni, che sembra tattile) , così come I MARMI POLICROMI del pavimento, LA CORONA che è così perfetta e minuziosa che si ritiene che sia stata copiata da una corona realmente esistente e i CAPITELLI ( uno diverso dall'altro come era tipico negli edifici Medievali, forse realizzati copiano i rilievi dei capitelli dell'abitazione del cancelliere) oltre che la resa della carne nel volto dell'uomo. Strabilianti sono anche gli effetti di luce: la luce entra da diversi punti come ci dimostra l'attentissima ombreggiatura ( da davanti, da dietro in maniera molto forte, ma anche dalle finestre laterali e alte che fanno entrare una luce filtarata e di colore e intensità molto diversa rispetto a quella che entra dal loggiato! Passando al paesaggio è strabiliante la minuzia: si riconoscono gli edifici gotici della città, la vegetazione delle colline e sopratutto LE PERSONE CHE PASSEGGIANO SUL PONTE. Manca di nuovo la prospettiva. ROGIER VAN DER WEYDEN ( 1399-1464): è l'altro grande pittore fiammingo oltre a Van Eyck, poco più giovane di lui. – LA DEPOSIZIONE DEL PRADO ( Museo del Prado, Madrid, 1443): fu un'opera che ebbe immediato successo tanto che ne furono realizzate tantissime copie. L'originale si trova oggi al Prado pensata originariamente per una cappella di Lovanio ( Belgio). La deposizione ha una forma a T molto particolare ed è ambientata in uno spazio dal fondo dorato che tuttavia assume le sembianze di una sorta di NICCHIA e unita alla pesantezza e alla GESTUALITA' TEATRALE delle figure richiama I GRUPPI STATATUARI DELLA DEPOSIZIONE molto diffusi in epoca medievale usati per gli eventi religiosi. Rogier è molto attento a rendere i particolari delle vesti ( si notano i DIVERSI MATERIALI come il broccato, il visone e le varie stoffe) ma anche l'ESPRESSIVITA' ( vediamo in particolare uno dei presenti che piange e le lacrime sono evidentissime o ancora le rughe) > i fiamminghi hanno questa attenzione al dettaglio che spesso “non serve” perché lo mantengono anche per le opere pensare per stare in alto, dove non si noterebbero mai! Anche qui c'è poi l'uso di chiaroscuro e giochi di luce con la pittura ad olio. – POLITTICO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE ( per l'ospedale di Beaune, Borgogna) : è un'opera che viene commissionata per l'ospedale fondato a Beaune ( si legge “ Bon”) fondato dal già menzionato Nicolas Poussin che era appunto cancelliere per il duca di Borgonga. Il polittico assomiglia molto per concezione al POLITTICO DELL'AGNELLO MISTICO DI VAN EYCK di pochi anni precedente: anche qui infatti la scena è presentata su più scomparti separati ma si cerca di unificarla tramite gli elementi paesaggistici e anche questo poi presenta una decorazione esterna e una interna. Ad ANTE CHIUSE si vedono i due committenti ai lati ( Nicolas e la moglie) inginocchiati ad adorare le statue di San Sebastiano e Sant'Antonio Abate > protettori delle epidemie e dunque adatti ad un ospedale. Sopra c'è invece l'Annunciazione. Ad ANTE APERTE è invece disteso su tutte le pale il Giudizio: al centro troviamo Cristo con degli angeli e la corte celeste che osserva Michele che divide Beati e Dannati che reagiscono in maniera molto ESPRESSIVA alle sue decisioni dirigendosi o vero la porta dorata del Paradiso, che ha le sembianze di una facciata gotica, o verso la grotta in cui sprofondano e dentrano nell'Inferno. – FRONTESPIZIO DELLE CHRONIQUES DE HAINAUT ( 1446-48, Belgio): Rogier Van Der Weyden è anche l'autore della miniatura che si trova sul forntespizio della traduzione francese delle Chroniques de Hainaut, un testo del trecento scritto in latino, che un alto funzionario di questa cittadina francese ( Hainaut) decise di donare a FILIPPO IL BUONO, duca di Borgogna. La Miniatura è incorniciata da una serie di stemmi e ha tutte le caratteristiche della pittura fiamminga: rispetto alle miniature di fine 300 dei FRATELLI DE LIMBOURG ad esempio manca quella decorazione estremamente ricca e l'ambientazione cortese fiabesca. La scena è ambientata in un semplice interno domestrico dove il committente si inginocchia e dona il libro a Filippo vestito di nero circondato dalla sua corte. Si nota l'attenzione data ai particolari dei tessuti e della stanza ma non per rendere prezioso il tutto, bensì per renderlo naturale alla maniera fiamminga! – DEPOSIZIONE DI CRISTO DAL SEPOLCRO ( Uffizi, 1450): si tratta di una seconda deposizione, oltre a quella del Prado, che egli realizza dopo un viaggio in Italia in occasione dell'Anno Santo di metà secolo, per la VILLA DI CAREGGI dei Medici. L'opera presenta una forte ESPRESSIVITA' nei volti degli addolorati e l'ATTENZIONE AL DETTAGLIO che giunge fino in lontanaza ( basti vedere le piccole persone in fondo alle vie laterali o il paese in alto a destra) oltre che LA PITTURA A OLIO. HANS MEMLING: Seconda metà del 400. Fu allievo di Van Der Weyden e alla morte del maestro creò una propria bottega a Bruges dopo la morte del maestro nel 1465 e divenne il pittore fiammingo più importante della seconda metà del 400 inserendo nelle proprie opera una certa evoluzione rispetto a quelle del maestro. – GIUDIZIO UNIVERSALE DI DANZICA ( 1473, Danzica, Polonia, inizialmente realizzato per Fiesole): questa opera fu commissionata ad Hans a Bruges dal direttore del banco mediceo locale, ANGELO TANI, tanto che l'opera viene anche definita TRITTICO TANI per la cappella di famiglia a Fiesole; tuttavia durante il viaggio l'opera venne trafugata da un corsaro polacco e infatti ancora oggi l'opera si trova in Polonia. È l'opera che meglio ci mostra il confronto e l'evoluzione rispetto al maestro che aveva realizzato anni prima il Giudizio Universale per l'ospedale di Beaune. L'opera risulta molto più COMPATTA E DINAMICA rispetto a quella del maestro perché sono usati meno scomparti e c'è anche molto meno oro relegato alla parte alta della pala centrale dove si staglia la corte celeste, mentre il resto della pala centrale è occupato dalla divisone degli uomini attuata da Michele. Le pale laterali invece presentano una l'accesso al Paradiso la cui porta ha la forma del PORTALE DI UNA CHIESA GOTICA > come anche nella pala del maestro ma resa ancora più dettagliata e naturalistica nei colori, mentre l'altra presenta le fiamme dell'inferno in cui i dannati cadono. E' anche indagata maggiormente l'ESPRESSIVITA' dei personaggi. – TRITTICO DONNE ( 1470 circa, National Gallery, Londra): è un piccolo trittico creato per un contesto privato per JOHN DONNE ( si legge “ Don”), un diplomatico inglese che è rappresentato nella tavola centrale insieme alla moglie e alla figlia mentre adora la Madonna con il bambino circondata da Santa Caterina e Santa Barbara e due Angeli. Nelle pale laterali trovano posto San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Il trittico è reso unitario dallo sfondo che rimane lo stesso nei tre scomparti ed è anche unficato dall'USO DELLA PROSPETTIVA LINEARE evidente nelle piastrelle del pavimento che tuttavia viene abbandonata per il paesaggio che si apre oltre il loggiato > questo denota quanto egli vada oltre rispetto al maestro ma al contempo quanto ancora le Fiandre fossero rimaste indietro rispetto alla conoscenza delle recenti scoperte italiane. Si trovano poi i soliti elementi della pittura fiamminga; ovvero la pittura a olio, l'attenzione lenticolare ai dettagli ( addirittura sullo sfondo si intravede un mugnaio vicino al mulino o un uomo che si affaccia dal loggiato che per alcuni sarebbe un autoritratto dell'artista) e lo studio della luce che lascia in CONTROLUCE le colonne del loggiato ed entra da varie parti contemporaneamente con diversa intensità: frontalmente, da dietro, dai lati tramite le solite porte e finestre creando dei CANGIANTISMI. I committenti sono resi riconoscibili dalle DIMENSIONI INFERIORI secondo un'idea di gerarchia tipicamnete medievale ( che in Italia Masaccio aveva interrotto). – RITRATTO DI UOMO CON MONETA ROMANA ( 1470 circa, Anversa, Belgio): Hans Memling innova anche il ritratto inserendo IL PAESAGGIO DI SFONDO espremamente dettagliato come si nota in quesot caso dalle architetture sullo sfondo o il riflesso nell'acqua). Mantiene però altre caratteristiche comuni nei ritratti fiamminghi quali il MEZZO BUSTO e LA POSA DI ¾ e il SENSO DI TATTILITA' ( si coglie la morbidezza delle carni, la leggerezza dei capelli e la pesantezza delle stoffe) ma aggiunge un altro elmento inconsueto che è la MANO CHE REGGE UNA MONETA DI NERONE a sottilineare il gusto antiquario italiano; tanto che alcuni ritengono che l'uomo rappresentato sia BERNARDO BEMBO, umanista veneziano e padre del più famoso Pietro. > questa tipologia di ritratto viene subito recepita e ripresa da LEONARDO DA VINCI e PERUGINO. HUGO VAN DER GOES ( si legge “ Gusc”): fu un altro pittore fiammingo attivo a Bruges contemporaneo a Hans Memling. – TRITTICO PORTINARI (1477/78, Uffizi): il trittico venne commissionato a Hugo Van Der Goes da TOMMASO PORTINARI, capo banchiere di Bruges, che infatti viene rappresentato nel trittico con la sua famiglia in SCALA PIU' PICCOLA (cosa che in Italia abbiamo visto ormai superata con Masaccio). Come tipico dei trittici nordici è richiudibile e anche le ante chiuse hanno una decorazione che richiama il GRUPPO STATUARIO LIGNEO DELL'ANNUNCIAZIONE > le statue al nord erano spesso lignee perché importare il marmo dalle cave italiane era molto costoso. Interessante è la posa di Michele che viene rappresentato nel momento in cui sta per posare le ginocchia a terra sembrando barcollante e la grande profondità nella nicchia che crea forti chiaroscuri. All'interno poi il trittico rappresenta al centro l'ADORAZIONE DEI PASTORI riconoscibili in triangolo in alto a destra dai vestiti poveri e semplici nel mentre un quarto pastore si appresta a raggiungerli. La capanna sembra UN LOGGIATO ANTICO e alla scena partecipano allo stesso modo umani e angeli disposti a gruppi a riempire lo spazio. Il BAMBINO EMANA LUCE che infatti illumina in maniera molto forte l'angelo che si trova sopra di lui. Lo sfondo come sempre è particolareggiato ma MANCA LA PROSPETTIVA. Molto importanti sono anche le NATURE MORTE in primo piano che alludono a simbologie relative alla Passione e all'Eucarestia e creano interessanti effetti luministici nell'acqua del vaso ( cosa che colpì molto gli italiani, lo abbiamo infatti visto riproposto nell'Annunciazione Martelli di Lippi). resa delle vesti e del trono e dei gioielli e la forma così voluminosa richiama sopratutto PIERO DELLA FRANCESCA. Abbiamo detto che le influenze fiamminghe hanno particolare diffusione anche a URBINO alla corte di FEDERICO DA MONTEFELTRO dove lavorano due artisti faimminghi nello stesso periodo di Piero della Francesca: GIUSTO DI GAND e PEDRO BERRUGUETE. – PALA DEL CORPUS DOMINI DI GIUSTO DI GAND ( 1474, Galleria Nazionale delle Marche): abbiamo già parlato di questa pala in relazione ala predella con il Miracolo dell'Ostia Profanata realizzata alla fine degli anni 60 da PAOLO UCCELLO. Paolo uccello fu infatti il primo artista incaricato di realizzare questa tavola per la Compagnia del Corpus Domini di Urbino, tuttavia partì dalla predella e realizzò solo quella, così si decise inizialmente di commissionare la tavola principale a Piero dell Francesca, ma alla fine la commissione andò al pittore fiammingo Giusto di Gand. La tavola ha tutte le caratteristiche nordiche: assenza quasi totale di profondità, attenzione al dettaglio ( si intravede una statua con una Madonna con Bambino sullo sfondo a destra, la resa degli oggetti e della NATURA MORTA IN PRIMO PIANO che deriva dagli insegnamenti di Jan Van Eyck, i dettagli delle vesti), l'uso delle FINESTRE LATERALI DA CUI SI INTRAVEDE UN PAESAGGIO dettagliato e la resa delle PIEGHE SPIGOLOSE DELLE VESTI, sopratutto negli angeli. Compare la figura di FEDERICO DA MONTEFELTRO DI PROFILO insieme a un gruppo di cortigiani, estremamente riconoscibile grazie ai DETTAGLI FISIOGNOMICI, sopratutto il naso. > i ritratti fiamminghi infatti non nascondevano le imperfezioni ed erano dunque profondamente realistici. – RITRATTO DI FEDERICO DA MONTEFELTO CON IL FIGLIO GUIDOBALDO DI PEDRO BERRUGUETE ( 1476, Galleria Nazionale delle Marche): un intimo ritratto che venne commisisonato a questo pittore di origine catalana ma di stile fiammingo ( perché vi erano profondi rapporti commerciali al tempo tra le Fiandre e la Spagna). Avevamo già parlato di Pedro come l'autore della MANO DI FEDERICO NELLA PALA DI BRERA che se confrontato con le mani di questo ritratto mostra bene le somiglianze. Il ritratto mostra in un' ATMOSFERA FAMILIARE con la LUCE SOFFUSA Federico che legge in un momento di riposo, ancora vestito con l'armatura, in compagnia del figlioletto. Intressanti sono proprio i giochi di luce che si riflettono sull'armatura metallica e il dettaglio delle vesti ma anche delle carni > la pelle del bambino è liscia e perfetta, quella del padre è invece rovinata dal tempo! Il ritratto è dunque fortemente realistico e non nasconde le imperfezioni. LA DIFFUSIONE DEL RINASCIMENTO IN ITALIA: Tra gli anni 40 e 50 l'Italia fu attraversata da profondi cambiamenti politici e le nuove corti diventarono dei centri propulsori per la cultura rinascimentale che dunque trovò grande diffusione in tutta la penisola; dalla Milano degli Sfroza al Regno di Napoli si Alfonso V d' Aragona. Al contempo grazie sopratutto ad alcuni Papi umanisti anche Roma si apprestava a diventare uno dei centri Rinascimentali, sopratutto grazie a NICCOLO' V e PIO II. Nel corso del 400 inoltre cambia molto anche l'architettura delle intere città per motivi politici, militari e religiosi. Le città in epoca medievale erano ben delimitate da mura protettive costituite di torrioni ma nel corso del 400, sopratutto dalla sua metà, esse iniziarono ad ampliarsi al di fuori delle mura e le mura stesse vennero rese più solide e moderne sostituendo le torri con dei bastioni. Nel frattempo si capì anche la bellezza e l'importanza del paesaggio e vennero costruite intere città con progetti urbani ben precisi e armonizzati al paesaggio come PALMANOVA o PIENZA. Proprio per l'attento studio dato alla forma e alla struttura queste città sono in genere dette CITTA' IDEALI. Talvolta dei cambiamenti ( spesso la costruzione di chiese fuori dalle mura per essere facilmente raggiungibili sia dai cittadini che dagli abitanti della campagna, furono costruite per custodire importanti reliquie. Sicuramente però la città che verso la metà del '400 subì i maggiori cambiamenti fu ROMA per volontà dei Papi. Il progetto di rinnovamento era già iniziato con MARTINO V, il primo Papasuccessivo allo Scisma, tra gli anni 20 e 30 che aveva avviato una serie di cantieri e chiamato artisti come Masolino e Masaccio, Gentile da Fabriano e Pisanello. Successivamente furono EUGENIO IV negli anni 40 e poi NICCOLO' V a dare grande impulso ai lavori con artisti quali Filarete, Beato Angelico e Leon Battista Alberti. ANTONIO AVERLINO DETTO “ IL FILARETE” ( 1400-69): Antonio Averlino è uno degli artisti fiornetini che viene chiamato a Roma da papa Eugenio IV per rinnovare la città negli anni 40 del '400 come scultore. A Roma egli realizza delle opere che ci dimostrano quanto sia sicuramente uno scultore che ama l'arte antica e che la vuole imitare ( lo stesso soprannome “ Filarete” significa in greco “ amare la virtù”) ma che non sa applicare ad essa la novità che la scultura aveva raggiunto nel Rinascimento con Donatello! Manca PROFONDITA' E UMANITA' alle sue figure. Tra le sue opere romane ricordiamo: – BRONZETTO DEL MARCO AURELIO ( 1440-45): si tratta di una copia che egli donò a Piero de' Medici del monumento equestre più famoso dell'antichità, il Marco Aurelio che a questa altezza cronologica non era posto dove oggi si trova la sua copia ala mpidoglio ( dove venne spostata da Michelangelo), bensì davanti alla cattedrale romana, San Giovanni in Laterano poiché si riteneva erroneamente che fosse il ritratto del primo imperatore cristiano, Costantino. È importante questo bronzetto perché la tipologia del BRONZETTO ebbe grande diffusione nel Rinascimento e questo ne fu il PROTOTIPO. – BATTENTI BRONZEI DELLA BASILICA DI SAN PIETRO ( 1433-45): è sicuramente l'opera più importante che Filarete realizza a Roma ma che venne fortemente criticata da Vasari poiché effettivamente pur essendo ispirate all'antico le figure non spiccano, rimangono piatte e confuse rispetto al resto. La porta rappresenta in 6 formelle le figure di Cristo, della Vergine e dei Santi Pietro e Palo con le scene del loro martirio, mentre le fasce decorative in alto e in basso sono state aggiunte solo nel 600 per adattare la porta alle nuove dimensioni della Basilica per volere di Papa PAOLO V che viene infatti ricordato nell'iscrizione superiore. Dopo questi lavori romani Filarete si spostò nella Milano di FRANCESCO SFORZA dove realizzò altre opere come ARCHITETTO. > viene inviatò là perché siamo in un periodo di pace tra Firenze e Milano e molti artisti fiorentini frequentano la città e viene qua motlo apprezzato perché c'è la volontà da parte del capostipite della nuova dinastia di duchi di differenziare anche la propria corte da quella gotica dei Visconti. Le sue opere architettoniche ci mostrauna una MESCOLANZA DI GOTICO E RINASCIMENTALE che risulta evidente anche dal Trattatto scritto introno agli anni 60 e ricco di disegni esplicativi per la creazione di una città ideale, mai realizzata, denominata SFORZINDA. Tra i lavori milanesi del Filarete ricordiamo: – TORRE DEL FILARETE ( Castello Sforzesco, 1450 circa): Francesco Sforza, divenuto il capostipite della nuova dinastia di duchi di Milano in seguito al matrimonio con l'ultima erede dei Visconti fece restaurare il CASTELLO DI PORTA GIOVIA e creando quello che oggi è noto come CASTELLO SFORZESCO. La torre che fu realizzata per proteggere l'ingresso, ancora in stile gotico, si attribuisce ad un progetto del Filarete ed è per questo consociuta come “ torre del Filarete” che andò completamente distrutta nel corso del XVI secolo e ad oggi è visibile tramite una RICOSTRUZIONE TOTALE attuata a inizio XX secolo da LUCA BELTRAMI per restituire all'edificio l'originale aspetto quattrocentesco. – OSPEDALE MAGGIORE ( Milano, 1456): è la sua opera più importante e ci mostra bene questa mescolanza di stili gotico e rinascimentale caratteristica del Filarete escplicitata anche nel suo Trattato Architettonico di poco successivo. L'ospedale maggiore oggi è sede dell'Ateneo milanese nella sua facciata m0stra delle tipiche BIFORE GOTICHE unite però ad un LOGGIATO AD ARCHI A TUTTO SESTO di stile rinascimnetale. LEON BATTISTA ALBERTI: abbiamo già parlato dei lavori che il Beato Angelico realizzò a Roma sotto Eugenip IV e Niccolò V e del fatto che gli unici lavori sopravvissuti ad oggi sono quelli della CAPPELLA NICCOLINA con le Storie di Santo Stefano e San Lorenzo. Il Papa Niccolò V, essendo un umanista, si impegnò molto nel rinnovamneto culturale e artistico della capitale facendo diverse commissioni importanti. Tra queste commissioni va anche ricordato che egli affidò un profgetto di RISTRUTTURAZIONE DELLA VECCHIA SAN PIETRO che fu realizzato da BERNARDO ROSSELLINO, architetto fiorentino, intorno alla metà del secolo che avrebbe sostanzialmente mantenuto le forme della vecchia basilica intervendo a rinnovare il TRANSETTO E IL CORO. Il progetto di Rossellino fu soltato avviato ma costituì un'importante premessa per i successivi lavori cinquecenteschi commissionati da GIULIO II a BRAMANTE. Altro grande Artista chiamato a lavorare a Roma da EUGENIO IV fu Leon Battista Alberti, di origine fiorentina, ma nato a Genova da un mercante fiorentino in esilio. Egli ebbe un'istruzione umanistica tra Padova e Bologna e per questo fu ingaggiato nella CANCELLERIA APOSTOLICA dal papa nel 1432. sempre negli anni 30 al servizio del Papa potè tornare a Firenze dove terminò il suo primo trattato: il De Pictura ( 1435-36), scritto prima in volgare per gli artisti e poi in latino con dei cambaimenti che lo rendono meno “ tecnico”, e dove realizzò un suo presunto AUTORITRATTO SU PLACCHETTA BRONZEA che ci dimostra quanto lartista fosse attratto dall'arte antica. L'autoritratto infatti ce lo mostra di PROFILO con CAPELLI E MANTELLO che richiamano l'aspetto degli Imperatori Romani ( dunque un ritratto non veritiero ma idealizzato) corredato dalla sua firma e dal suo emblema ( l'occhio alato). > risalendo agli anni 30 pare che Alberti abbia anticipato con questo ritratto l'invenzione della MEDAGLIA RINASCIMENTALE DEL PISANELLO! A questo primo trattato seguirono nel 1452 il De Re Aedificatoria ( trattato latino di architettura ispirato al De Architectura di Vitruvio in 10 libri) e infine il De Statua ( in latino, in cui definiva l'idea di una ststuaria a tutto tondo perfettamente definita nelle proprozioni e nell'anatomia). Alberti è famoso come architetto e il suo stile è caratterizzato da una riprese dell'antico ispirata sopratutto alla magnificenza degli EDIFICI IMPERIALI e per questo caratterizzati da una RICCA DECORAZIONE ( rispetto alla semplicità austera Brunelleschiana) e alla VARIETAS ( rispetto alla modularietà brunelleschiana). Tra i suoi edifici ricordiamo: – IL TEMPIO MALATESTIANO ( 1453-57): PANDOLFO SIGISMONDO MALATESTA era il Signore di Rimini a metà secolo e discendeva da una famiglia che deteneva questo potere sin dalla fine del 200. egli decise di ristrutturare una CHIESA DI SAN FRANCESCO nella sua città in cui GIOTTO aveva realizzato anche una Croce conservata ancora oggi nel transetto. Egli inizialmente aveva idea di ristrutturare solo due cappelle interne che voleva utilizzare come sepolcro per se stessa e per l'amata; tuttavia successivamente tipicamente a parete come avveniva in italia ma rispetto ad latri visti precedentemente riprende la tipologia classica dell'ARCOSOLIO; ovvero un monumento funebre inserito in una nicchia con arco a tutto sesto. La quantità di citazioni antiche e la decorazione proprompente rispecchia lo stile albertiano, sopratutto la scelta di inserire sullo sfondo dei MARMI POLICROMI. Classici sono le decorazioni dei putti con festoni, gli elmenti vegetali, le paraste scanalate con capitello corinzio e la ghirlanda che contiene il simbolo della famiglia Bruni e anche la forma del sarcofago che riprende quelli romani con il cartiglio retto da due vittorie alate/angeli. Solo la lunetta racchiude un'immagine cristiana di una Madonna con Bambino in un medaglione sorretto da angeli. Di estremo realismo è anche il VOLTO del ginsanti che è talmente tanto vivido da essere stato senza dubbio ottenuto da una maschera funebre. – MONUMENTO MARSUPPINI DI DESIDERIO DA SETTIGNANO (1460): pochi anni dopo un altro artista realizza un monumento funebre al successore di Bruni, CARLO MARSUPPINI che riceve lo stesso onore del monumento in Duomo che si ispira e supera lo schema di quello di Rossellino. La struttura è infatti evidentemente la solita ad ARCOSOLIO e anche la decorazione è molto simile ma qua acquista maggiore FORZA E INDIPENDENZA rispetto all'architettura! La ghirlanda che cade dall'alto è più pesante, si crea maggiore DINAMISMO ED ESPRESSIVITA' anche solo tramite la forma arrotondata del sarcofago. – BAMBINO SORRIDENTE , DESIDERIO DA SETTIGNANO ( 1460 circa, oggi a Vienna): Desiderio è famoso sopratutto per le sue statue di bambini e fanciulle, perché riesce a conferire loro una forte naturalezza sopratutto nell'ESPRESSIVITA' E NELLA DOLCEZZA. URBINO E LA CORTE DI FEDERICO DA MONTEFELTRO: Una delle più importanti corti culturali italiane del 400 è sicuramnete la corte di Urbino che fiorisce grazie a FEDERICO DA MONTEFELTRO, discendente da una famiglia di conti e divenuto poi duca per volere del papa nel 1474. egli seppe infatti riunire nella sua corte i più importanti intellettuali del tempo e artisti innovativi, sia italiani che fiamminghi, poiché Federico stesso era un umanista. Il centro della sua corte fu il PALAZZO DUCALE che si creò andando ad incorporare una serie di edifici preesistenti alla metà del secolo per creare un edificio cheè in linea con l'idea architettonica di Alberti. Due dei luoghi più importanti e caratteristici del palazzo vennero realizzati dall'architetto LUCIANO LAURANA, attivo prima nella Mantova dei Ginzaga e poi a Urbino tra gli anni 60 e 70. Questi due luoghi sono: 1) LA FACCIATA DEI TORRICINI: si tratta della parte del palazzo che si affacciava sulla città detta così perché racchiusa da due torrette di corma cilindricalaterali. Al centro danno sviluppo verticale delle loggette sovrapposte che richiamano l'architettura antica per la loro forma e per la loro decorazione ( come la volta a botte cassettonata al loro interno). L'edificio è inoltre caratterizzato da una BICROMIA DI LATERIZIO E MARMO BIANCO tipica di queste zone. 2) IL CORTILE: anche il cortile ha una forma tipicamnete rinascimentale. Esso è costituito da una struttura regola ee identica sui 4 lati che vede al primo piano un LOGGIATO con archi a tutto sesto combinati tramite dei PILASTRI ANGOLARI ( una soluzione inedita), poi una CORNICE MARCAPIANO presenta un'iscrizione latina che celebra il committente e al piano superiore troviamo una serie di FINESTRE ARCHIATRAVATE separate in maniera regolare da LESENE. Anche in questo caso viene mantenuta la BICROMIA. Importantissimo nel palazzo è anche lo STUDIOLO DI FEDERICO DA MONTEFELTRO che venne realizzato negli anni 70 e decorato da diversi artisti: nella parte alta vi è un CICLO DI UOMINI ILLUSTRI dipinto dai due artisti fiamminghi della corte: GIUSTO DI GAND e PEDRO BERRUGUETE ( i tratti dei due sono così simili che è difficile capire chi abbia fatto cosa). La parte bassa è invece decorata con delle interessantissime TARSIE LIGNEE che creano un forte ILLUSIONISMO SPAZIALE realizzate da GIULIANO E BENEDETTO DA MAIANO ( che le avevano per la prima volta usate negli armadi lignei della Sagrestia del Duomo di Firenze). Abbiamo poi già parlato degli importanti lavori che PIERO DELLA FRANCESCA realizza ad Urbino dove perfeziona la sua pittura con la consocenza diretta dei pittori fiamminghi sopracitati e degli altri lavori dei due fiamminghi. Federico però chiamò al suo servizio anche un altro architetto divenuto poi famoso per le sue innovative ARCHITETTURE MILITARI, ovvero FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI che innovò le architetture difensive in vari parti dei possedimenti del duca di urbino sopratutto per DIFENDERSI DALLE ARMI DA FUOCO. Francesco scrisse anche un trattato sull'argomento e le sue archirtture sono caratterizzate da: PIANTA ZOOMORFA/ ANTROPOMORFA ( poiché le forme particolari permettevano meglio la difese dalle armi da fuoco, perché erano più difficili da colpire e distruggere), PARETI OBLIQUE e TORRIONI CIRCOLARI. Alcuni esempi più importanti sono la ROCCA DI SASSOCORVARO ( dalla particolare froma a tartaruga) e la ROCCA DI SAN LEO. Le sue invenzioni sono funzionali e per questo si sono conservate così bene fino ai giorni nostri! LA PIENZA DI PIO II ( 1460 circa): Oltre a progettare interi edifici e riallesti le città alcuni signori decisero di far costruire intere città e i progetti urbani furono talmente tanto razionali da essere definite CITTA' IDEALI. Molte d queste rimasero solo progetti teorici ( bati pensare a Sforzinda o al famoso dipinto di città ideale presente ad Urbino), ma altre si conretizzarono come Palmanova e la famossissima Pienza di Papa Pio II. Il Papa Pio II era infatti un UMANISTA ( il nome stesso che si sceglie fa riferimento alla pietas di Enea) e decise di cotruire una città nel suo villaggio natale nei pressi di Siena che prese il nome da lui. Egli affidò il profgetto della sua città ideale a BERNARDO ROSSELLINO di cui abbiamo già parlato come il più fedele architetto di stile albertiano che costuì una bellissima piazza intitolata porprio a Pio II di FORMA TRAPEZOIDALE ( per dare l'idea di uno spazio maggiore cosa che farà anche Michelangelo per la Pizza del Campidoglio) con al centro la CATTEDRALE la cui facciata si ispira evidentemente alle facciate templari di Alberti, sopratutto a quella del TEMPIO MALATESTIANO e che presenta al centro del timpano lo STEMMA PICCOLOMINI ( il vero nome del Papa era infatti ENEA SILVIO PICCOLOMINI). Ai lati della cattedrale viene lasciato uno spazio vuoto che permette di intravedere il bellissimo paesaggio della Val d'Orcia. > con l'umaniesimo si ricospre infatti il rapporto con il paesaggio che le archietture avevano nel mondo antico. Come nel Tempio c'è una forte differenza tra lo stile della facciata e quello dell'interno della cattedrale che si presenta come una CHIESA AD AULA NORDICA ( ovvero una chiesa che ha la stesa latezza per tutte le navate) con PILASTRI A FASCIO, enormi FINESTRONI e VOLTE A CROCIERA. Anche l'interno è progettato da Rossellino con questo stile su richiesta del committente. È anche interessante il fatto che per la Cattedrale Pio II volle commissionare ad una serie di pittori senesi una serie di pale che non fossero più polittici gotici ma che fossero in linea con il FORMATO QUADRATO RINASCIMENTALE senza i pinnacoli. Una di queste è la MADONNA CON BAMBINO E SANTI di MATTEO DI GIOVANNI ( pittore che abbiamo già nominato come colui che realizza la pala in cui si inserisce il BATTESIMO DI CRISTO di Piero della Francesca). La palaoltre al formato presenta una bella forma dei copri con i panneggi che vi aderiscono, una bella lucentezza e l'uso della prospettiva del pavimento; quindi è moderna da vari pounti di vista anche se mantiene il FONDO ORO ( che tuttavia da questo momento in poi tenderà a sparire nei pressi di Siena). Altro edificio importante nella piazza è PALAZZO PICCOLOMINI, a destra della cattedrale, che doveva essere la dimora di vacanza del Papa. L'edificio è evidentemente ispirato a PALAZZO RUCELLAI ( per il quale Rossellino aveva fatto da capocantiere)del quale si mantiene l'uso del BUGNATO LISCIO sui 3 piani, la SCANSIONE CON I 3 ORDINI e l'alternanza tra paraste e bifore a tutto sesto con la differenza nell'uso di una BICROMIA ottenuta con il laterizio e il MARMO TRAVERTINO. Ma la cosa più importante e caratteristica del paesaggio è sicuramente il BELVEDERE del lato opposto; ovvero un loggiato su più piani con archi a tutto sesto che permette un dialogo con il paesaggio circostante. 11. ANDREA MANTEGNA: (1431, Padova-1506, Mantova) Mantegna nasce in provincia di Padova da un padre falegname e si forma nella BOTTEGA DELLO SQUARCIONE dal quale viene adottato ( come faceva con i migliori allievi) e dal quale impara il gusto per l'arte antica che tuttavia applicherà non solo come citazione erudita ma in maniera archeologica, per ricostruire un contesto storico giusto alle sue opere. La formazione con lo Squarcione dura 6 anni finché nel 1448 Mantegnà lo citò in giudizio per avere il risarcimento per le proprie opere ( di cui il maestro si era appropriato) e iniziò a lavorare indipendentemente a Padova. Tra le prime opre padovane più importanti egli partecipò alla decorazione della CAPPELLA OVETARI. Nel frattempo si sposò anche con la sorella di un altro importante pittore, GIOVANNI BELLINI. Anche questo aspetto è importante perché Bellini ne imità spesso le opere. > la famiglia Bellini aveva una sua bottega di stile tardogotico ma proprio alla metà del secolo stava iniziando ad aggiornarsi in senso rinascimentale. Sono poi gli anni in cui a Padova si reca anche DONATELLO per il Monumento al Gattamelata che tanto ispirano lo Squarcione ma anche Mantegna. In questi primi anni di attività dunque Mantegna lavora tra Padova e Verona e si reca anche brevemente a Ferrara dove realizza alcune opere per LIONELLO 'DESTE. Nella seconda metà degli anni 50 fu poi invitato da LUDOVICO GONZAGA a Mantova dove otterrà le sue più importanti commissioni e dove sostanzialmente vivrà tutto il resto della sua vita anche se fece altri viaggio ad esempio a Roma dove venne chiamato per la decorazione del BELVEDERE nel 1488 e tornare a Mantova nel 1490, deluso dal soggiorno Romano dove rimase fino alla morte nel 1506 ricevendo una sepoltura in SANT'ANDREA ( chiesa come abbiamo visto ristrutturata da Alberti). Mantegna è un pittore importantissimo perché darà il via alla SCUOLA PITTORICA VENEZIANA che diventerà importantissima in contrapposizone nel 500 con quella fiorentina ( anche se bisogna sicuramente ricordare l'importanza che nella sua formazione ha la visione diretta di Donatello!). – AFFRESCHI DELLA CAPPELLA OVETARI ( Padova, Chiesa degli Eremitani, 1448-57): dopo i conflitti con lo Squarcione Mantegnà fu incaricato di partecipare alla decorazione di questa cappella padovana INSIEME AD ALTRI 3 PITTORI ( due veneti e un altro squarcionesco) che tuttavia nel corso dei primi ann 50 morirono via via o abbandonarono i lavori e quindi in effetti a realizzare la maggior parte del ciclo, così giovane, fu proprio il Mantegna. Egli realizzò in particolare: TUTTA LA PARETE SINISTRA ( con le Storie di San Giacomo) e gli ULTIMI DUE AFFRESCHI DELLA PARETE DESTRA ( Storie di San Cristoforo) oltre che l' Assunzione della Vergine dell'ABSIDE. Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale la cappella venne distrutta dai bombardamenti e quindi solo i due affreschi del Martirio e del Trasporto del corpo di San Cristoforo, staccati nell'800 a causa del cattivo stato di conservazione, si sono salvati! Il resto ad oggi è ricostruibile digitalmente tramite fotografie antecedenti al bombardamento... nelle scene che si sono conservate in ogni caso è possibile vedere poco perché comunque lo poi dipinge sulla destra una scalinata che scende. Ludovico sta interagendo con un personaggio che gli ha consegnato una lettera ( in genere si ritiene che fosse l'annuncio della cattiva salute di FRANCESCO SFORZA che lo porterà a mettersi in viaggio e durante il vaiggio incontrerà il figlio divenuto cardinale, incontro rappresentato sulla parete ovest. > ancora una volta nella scena è evidente la ripresa dell'umanità delle figure di Donatello, l'attenzione alla quotidianità, i bellissimi scorci e l'attenzione all'arte antica con i festoni dello Squarcione. L'INCONTRO: è la seconda scena dipinta resa visibile dal tendaggio aperto. Qua si vede Ludovico, in vesti ufficiali, incontrare il figlio FRANCESCO divenuto cardinale da poco insieme all'altro figlio ( che il cardinale tiene per mano) e i nipoti, figli di FEDERICO dipinto sull'estrema destra di porfilo mentre conversa con altri due personaggi. Ancora una volta gli ATTEGGIAMENTI sono naturali e realistici. Sullo sfondo viene dipinta ROMA seconda una visione irreale che concentra tutti i suoi più antichi edifici ( Colosseo, Piramide Cestia ecc... ) e alcuni anche inventati come la colossale statua. IL SOFFITTO: l'illusionismo spaziale continua e diventa assolutamente un capolavoro nel soffitto che è decorato nelle volte con dei FINTI FASCI che racchiudono dei FINTI CLIPEI CON BUSTI DI CESARI ( indicati dai loro nomi) che simulano delle finte statue che alludono sempre all'antico su fondo dorato ornati poi con putti, festoni e ai lati con dei PENNACCHI con SCENE MITOLOGICHE in finto bassorilievo che alludono alle virtù del signore di Mantova. Al centro si apre poi un OCULO decorato come se fosse aperto sul cielo a ricordare quello delle cupole antiche, sopratutto il PANTHEON. L'effetto illusionistico dell'oculo è meraviglioso: da una finta balustra si affacciano putti, un vaso e delle donne con volti DIVERTITI come se stessero per fare uno scherzo e un pavone ( che richiama la presenza di animali esotici alla corte di Mantova). I putti sono tutti in POSIZIONI DIVERSE: alcuni si affacciano, altri mostrano solo una mano, altri ancora penzolano perciolosamente dalla balaustra. /E' IL PRIMO A CERCARE DI ANNULLARE GLI ELEMENTI ARCHITETTONICI PER RENDERE UNITARIO IL CICLO, cosa che sarà fondamentale per le STANZE VATICANE di Raffaello! / – IL CRISTO MORTO ( 1475-80, Pinacoteca di Brera, Milano): sicuramente gli scorci prospettici sono la grande novità di Mantegna che toccano il loro apice in questa opera che rinnova l'iconografia classica del COMPIANTO su Cristo Morto dove i dolenti sono però rappresntati sono lateralmente, appena visibili con le teste ma estremamente ESPRESSIVI E REALISTICI ( vengono rese le rughe, le lacrime) con evidente influenza donatelliana e fiamminga. La scena è invece dominata da questo Cristo in scorcio perfettamente modellato nell'ANATOMIA con le ferite in primo piano e i dettagli relistici. Le pighe della veste sono metalliche crea effetti di LUCE DORATA. Altra novità di questa opera è il fatto di essere SU TELA e non su tavola, abbastanza inusuale nel 400! È importante ricordare che in questi anni Mantegna non è l'unico artista di corte, ma vi è anche LEON BATTISTA ALBERTI che vi realizza i rimodernamenti del Sant'Andrea e del San Sebastiano. – MADONNA DELLA VITTORIA ( 1496, per la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Mantova... oggi al Louvre): il dipinto viene realizzato dopo la VITTORIA DI FORNOVO del 1495 ottenuta da FRANCESCO GONZAGA sui francesi di CARLO VIII. Dopo la vittoria infatti a Mantova era stata eretta la Chiesa di Santa Maria della Vittoria e questa opera ne era la pala d'altare ( oggi al Louvre perché fu depredata da Napoleone). La pala mostra le varie caratteristiche tipiche del Mantegna: SCORCIO DI SOTTO IN SU che rende le figure monumentali, FIGURE SOLIDE ED ESPRESSIVE come quelle di Donatello, VESTI SPIGOLOSE ma comunque attaccate al corpo, FASTOSITA' SQUARCIONESCA evidente sopratutto dal pergolato decorato con ghirlande, animali e frutti di diverso tipo e nella base del trono decorata con STORIE DELLA GENESI. La Madonna siede sul trono con il bambino circondata da santi ( dunque una SACRA CONVERSAZIONE) e benedice FRANCESCO in primo piano sulla sinistra con il volto in scorcio ancora vestito da battaglia e parzialmente coperto dal moantello della vErgine come simbolo di protezione. Il pergolato forse allude al Paradiso al quale si pouò arrivare per intercessione della Madonna. – DIPINTI PER LO STUDIOLO DI ISABELLA D'ESTE: IL PARNASO ( 1497, ciclo per lo studiolo di Castel San Giorgio, oggi al Louvre): Isabella d'Este venne data in sposa a Francesco Gonzaga e i due si impegnarono molto nel mecenatismo artistico e lei divenne la prima e unica donna nel 400 ad avere uno studiolo personale. In realtà la donna fece realizzare per l'arte due ambienti in Castel San Giorgio a Mantova: una GROTTA in cui celebrare l'arte antica e uno STUDIOLO in cui celebrare se stessa e l'arte tramite una serie di tele di stesse dimensioni di SOGGETTO MITOLOGICO E ALLEGORICO che commissionò ai migliori artisti del tempo, creando una sorta di competizione. Il primo dipinto realizzato nello studiolo fu il PARNASO di Andrea Mantegna. Nell'opera Mantegna realizza le 9 Muse che danzano sotto la musica di Apollo ( alle quali è caro in Monte Parnaso) in compagnia di altre divinità legate alle figure di VENERE E MARTE che generano dalla loro unione Amore che rappresentrebbero ISABELLA E FEDERICO come protettori delle Arti ( indicate dalle Muse e da Apollo), con loro si trovano Pegaso e Mercurio ( che aveva protetto l'amore adulteriono delle due divinità) e Vulcano, sposo di Venere, che lavora nella sua grotta. Come sempre le figure umane hanno atteggiamento disinvolto, sono varie ed espressive, statuarie, soprattutto Venere che ha la posa di una statua antica ma è carnosa come una vera donna. > LEONARDO DA VINCI realizzò un disegno con ritratto di Isabella oggi al Louvre dove la donna appare in carne , di profilo . La scena è dunque profondamnte simbologica in ogni dettaglio e si ambienta in un paesaggio all'aperto che lascia intravedere delle città sullo sfondo ( questa volta senza rimandi ad edifici antichi come suo solito). Matenga realizzò anche per lo studiolo in Trionfo della Virtù. Sempre nello studiolo una tela fu realizzata dal PERUGINO che realizzò la scena della Lotta Tra Amore e Castità dove lo scontro in primo piano è ambientato in un PAESAGGIO URBINATE tipico dell'artista ma che non si può considerare una delle sue opere migliori, forze perché le richieste di Isabella sono tropo difficili da realizzare. CAMERINO ( MARCHE): Camerino era nel corso del 400 una florida città culturale centro della signoria della famiglia DA VARANO che tuttavia oggi non è altro che una città fantasma in seguito ad un terremoto disastroso del 2016. Sarebbe importante ricordare però la grandezza che questo centro ebbe sopratutto nel panorama della pittrua del 400 come testimonia ad esempio la PALA DELL'ANNUNCIAZIONE DI CAMERINO dipinta da un maestro non meglio noto verso gli anni 50 del '400 che mostra di aver bene appreso la lezione dei pittori più importanti del secolo: la citazione dell'architettura antica, l'uso della prospettiva e figure solide e corporali come DONATELLO, ma allo stesso tempo i volti ovali, i colori accesi e i marmi policromi di PIERO DELLA FRANCESCA, DOMENICO VENEZIANO e ALBERTI. Probabilmente i due committenti, dipinti alle spalle dell'angelo, sono i signori della città, i Da Varano. 12. GIOVANNI BELLINI E L'ORIGINE DELLA PITTURA VENEZIANA: ( 1430?-1516). Giovanni Bellini sin dalla nascita è inserito nel panorama artistico veneziano perché ilpadre JACOPO BELLINI aveva creato a Venenzia unìimportante bottega di stile TARDOGOTICO che tuttavia mostrò la volontà di volersi aggiornare verso la metà del secolo alle novità rinascimentali cosa che Giovanni riuscirà sicuramente a fare. Anche suo fratello maggiore, GENTILE BELLINI è un importante pittore, ma tra i due è Giovanni il più innovativo, tanto che lo si definisce in genere il CAPOSTIPITE DELLA PITTURA VENEZIANA. La sua esperienza artistica è molto particolare perché parte da uno stile tardogotico e arriva ad essere uno dei più moderni pittori del secolo, al pari di quelli che si avviano a diventare i grandi maestri della nuova generazione. È quindi uno dei pittori che più si evolvono nel corso della loro formazione. Le prime opere dunque sono tardogotiche ma una volta entrato in contatto con ANDREA MANTEGNA, he ne sposa la sorella, inizia ad aggiornarsi riprendendone il tratto del disegno e l'espressività ma emerge anche una profonda differenza tra i due dovuta sopratutto al COLORE che in Mantegna è freddo e crea una certa espressività negativa, distaccata, mentre in Bellini è CALDO E DORATO, TONALE e usa anche un TRATTO PIU' MORBIDO E DOLCE. > le differenze sono visibli sopratutto in una serie di opere con lo stesso soggetto come le due Orazioni nell'Orto già viste. La sua pittura è spesso concentrata ad analizzare la realtà da un PUNTO DI VISTA SOGGETTIVO VELATO DI MALINCONIA. Il suo capolavoro è LA MADONNA DEL PRADO. Per questo aspetto dell'umanità è fondamentale la conoscenza di ANTONELLO DA MESSINA che nei suoi ritratti rende le figure espressive senza tuttavia eccedere nell'iperrealismo dei dettagli come quelli Fiamminghi e che giunge in laguna alla metà degli anni '70. Addirittura in vecchiaia arriva ad assimilare le novità delle nuove generazioni, sia di pittori di passaggio come DURER e DA VINCI che di pittori veneziani come il TONALISMO DI GIORGIONE. Partendo dalle opere giovanili ( anni 60- primi anni 70) è dunque possiible vedere l'influenza che Mantegna ha su Bellini ma anche le differenze che fin da subito egli ha nell'uso del colore: – PIETA' CORRER ( 1460, Museo Correr, Venezia): Venezia nel 300 era rimasta fortemente ancorata alla TRADIZIONE BIZANTINA senza aggiornarsi più di tanto sulla pittura giottesca, ma nella metà del 400, grazie alle novità pittoriche di Padova, si aggiorna in senso rinascimentale e uno dei primi pittori a farlo in maniera più completa è proprio Giovanni Bellini grazie sopratutto agli insegnamenti di Mantegna. In questa opera è evidente l'uso della prospettiva, dell'espressività e l'attenzione data all'anatomia che gli derivano dal maestro padovano ma anche una diversità nel colore che si fa più CALDO E ACCESO e che rende dunque il TRATTO PIU' DOLCE e anche MENO PARTICOLAREGGIATO ( in Mantegna i volti sono con le rughe marcate, segni evidenti, in Bellini no! ) . Sempre da Mantegna riprende anche l'uso delle ARCHITETTURE ANTICHE MISTE A QUELLE MODERNE del paesaggio di sfondo in cui è presente una cittadina veneta mista a questi edifici antichi sicuramente non veneti e una stradina su cui si osservano delle persone camminare con dei dettagli di stile nordico, fiammingo. – ORAZIONE DELL'ORTO ( 1460, Londra): altra opera giovanile realizzata da Bellini e che mostra bene il confronto con il Mantegna è questa. I due realizzano infatti spesso lo stesso soggetto come in questo caso e ovviamente in questo tipo di opere è ancora più facile cogliere differenze e somiglianze. Anche qui pur riprendendo gli scorci, l'attenzione alla vita quotidiana,i panneggi e l'espressività di Mantegna, Bellini usa un colore molto più caldo che rende come un'AUREA SOGGETTIVA RICCA DI MALINCONIA. Anche qui poi usa attenzione al dettaglio anche nello sfondo ma con dei contorni meno nitidi, senza – RITRATTO DEL DOGE LEONARDO LOREDAN ( 1501, Venezia, oggi alla National Gallery): Bellini realizza questo ritratto per il succesivo doge continuando ad utilizzare il modello fiammingo introdotto a Venenzia da Antonello da Messina sempre con la differenza che egli sceglie di non far guardare al personaggio dipinto negli occhi l'osservatore, cosa che rende una minore espressività. Rispetto ai precedenti ritratti ci sono due cambianeti: la MAGGIORE ATTENZIONE AI DETTAGLI ( nella veste e nelle righe del volto) che lo avvicina maggiormente allo stile fiammingo e sopratutto IL FONDO LAPISLAZZULI e non nero, assolutamente inedito che, essendo un materiale preziosissimo, allude alla ricchezza del personaggio. – PALA DI SAN ZACCARIA ( 1505, Venezia, Chiesa di San Zaccaria): pur essendo ormai anziano Bellini continua ad aggiornarsi sugli studi dei suoi contemporanei e in questo caso è evidente l'influenza del TONALISMO DI GIORGIONE ( visibile dagli esterni del loggiato) e sopratutto LO SFUMATO DI DA VINCI ( che era giunto a Venenzia nel 1500) ben visibile nei volti ombrosi e assorti dei due santi laterali ( Pietro a sx e Girolamo a dx) che a differenza del solito si estraniano dalla Sacra Conversazione. Mantiene la struttura che abbiamo visto in altre pale ( San Giobbe, Trittico dei Frari) dell'ambientazione nell'abside con MOSAICO VENEZIANO ( anche se qua il mosaico è decorato con elementi vegetali più tardoantichi che bizantini). – MADONNA DEL PRATO ( 1505 , Venezia, oggi alla National Galleri di Londra): opera importantissima di cui bisogna ricordare la data!!! ci dimostra quanto Bellini da vecchio ancora sia innovativo e in questa fase imiti sopratutto il TONALISMO DI GIORGIONE. Il paesaggio degrada dolcemente dal verde al marrone e c'è un passaggio graduale dalla figura umana all'ambiente circostante proprio perchè è il colore a creare la figura. Il paesaggio è dettagliato e ci sono una serie di simbologie ( come il corpo sull'albero secco che allude alla morte). Il Bambino dorme con una posa che allude alla futura Morte, così come il colore pallido del suo incarnato. Il cielo è atmosferico e mostra quasi un momento di cambiamento con le nuvole cangianti e una LUCE TENUE che irradia il tutto, una luce PRIMAVERILE che richiama la Resurrezione e dunque il trionfo di Cristo sulla morte. Importante da ricordare è proprio la presenza così importante del PAESAGGIO CON RADA PRESENZA UMANA. Queste caratteristiche sono applicate ad una serie di opere di devozione privata ( anche la Madonna del Prato nasce come opera privata) come anche la MADONNA CON BAMBINO DELLA PINACOTECA DI BRERA. 13. ANTONELLO DA MESSINA: ( 1430- 1479, Messina). Antonello nacque a Messina da un padre scalpellino ed ebbe la sua formazione artistica a NAPOLI presso COLANTONIO ( il pittore napoletano che fu particolarmente influenzato dalla pittura di BARTHE'LEMY D'EYCK) verso la metà del secolo e infatti la sua pittura ripende l'attenzione al dettaglio e gli effetti luministici fiamminghi, sopratutto LA PITTURA A OLIO ( che come abbiamo già detto importerà anche a Venezia dove verrà appresa da Giovanni Bellini). Nel 1457 è già pittore autonomo a Messina dove dunque inizia la sua vera carriera. Negli anni 70 iniziò poi a volersi aggiornare e per questo risalì l'Italia e dal 75 soggiornò a VENEZIA dove realizzò alcune opere per poi tornare nuovamente a Messina dove morì inaspettatamente nel 1479. – LA CROCIFISSIONE DI SIBIU ( 1460, Sibiu, Romania): è una delle opere giovanili di Antonello. Egli dimostra di aver appreso la lezione fiamminga ( proprio grazie a quesa formazione Napoletana dove le opere fiamminghe arrivavano in maniera copiosa) come risulta evidente dall'uso della PITTURA A OLIO, le PIEGHE SPIGOLOSE DELLE VESTI, la STAZZA delle figure, L'ATTENZIONE AL DETTAGLIO e la SIMBOLOGIA ( le ossa, il corvo, il apesaggio brullo che alludono alla morte). Molto interessante è il paesaggio retrostante che è una veduta dello STRETTO DI MESSINA curato nel dettaglio, tanto che si intravedono le Eolie, le persone e le barche ma reso con una PROFONDITA' che i fiamminghi spesso non sanno applicare in maniera compiuta. – RITRATTO DI IGNOTO ( Cefalù, 1460): ci dimostra come anche e sopratutto Antonello sia influenzato dai fiamminghi nella tipologia del ritratto ( ne realizzerà tanti, ce ne son ogiunti ben 14). Egli riprende infatti l'idea di un fondo scuro su cui impostare una figura a mezzo busto con posa di ¾ da far emergere grazie alla LUCE mettendone in risalto i PARTICOLARI FISIOGNOMICI e LA PSICOLOGIA andnado oltre la tipologia del ritratto italiano di profilo inaugurata da Pisanello, ma anche oltre quello fiammingo perché le sue figure, grazie alle scoperte italiane, sono PIU' VOLUMINOSE e dunque realistiche e questo gli peremette di giocare di più sull'aspetto psicologico e fisiognomico. Questo ritratto è uno dei più famosi per il SORRISO ENIGMATICO che questa figura irriconoscibile ha e che in genere si ritiene fosse un MARINAIO ma che è stato ipotizzato potesse essere anche un NOBILE. – POLITTICO DI SAN GREGORIO ( 1470 circa, Messina): ci dimostra quanto Antonello anche quando usa un formato di pala ancora a polittico gotico e con il FONDO ORO sappia applicare le regole della prospettiva donando profondità alle figure grazie alla resa di uno SPAZIO UNITARIO nelle diverse pale dato da questo basamento su cui in primo piano viene messa in risalto una NATURA MORTA, cara a Van Eyck, con il ROSARIO E IL CARTIGLIO. Interessante anche i piedi dei Santi che scendono lo scalino a suggerire profondità e unione allo spettatore. – ANNUNCIAZIONE ( Siracusa, 1474): anche in questo caso spientemente mischia gli elmenti fiamminghi con una migliore volumetria e profondità italiana. Si ha un' ambientazione in un INTERNO DOMESTICO ( tipicamnete fiammingo) che si affaccia su altre stanze e fa intravedere tramite le FINESTRE il PAESAGGIO in lontaanza. Interessante è la scelta di porre una COLONNA centrale in primo piano che regge una trabeazione che diviene la cornice stessa del dipinto. Importanti anche i dettagli interni coe lo sranno della Vergine, il VASO IN PRIMO PIANO ( la classica natura morta) e altri elementi d'arredo che si intravedono dalle altre stanze come il letto, così come il broccato della veste dell'angelo. > l'altro artista che aveva saputo così perfettamente armonizzare gli effetti di luce proveniente da più fonti con la profondità prospettica era PIERO DELLA FRANCESCA. Dopo queste prime opere fatte a Messina, Antonello compie un viaggio verso il nord Italia, probabilmente per aggiorsarsi, e giunge nel 1475 a Venezia.in questi anni realizza: – LA PALA DI SAN CASSIANO ( per Venenzia, 1475, oggi a Vienna): ne abbiamo già parlato confrontandola con la Pala di San Giobbe di Bellini di poco dopo. È una pala frammentaria che tuttavia si immagina fosse abientata in un'abside, struttura che apprende proprio da Bellini. Di nuovo ci mostra l'attenzione a l dettaglio, l'uso della pittura a olio di tipo fiammingo che egli importa a Venenzia condizionando proprio Bellini. Abbiamo anche detto che sempre a Venenzia Antonello deve aver realizzato alcuni ritratti che influenzano Bellini come il GIOVANE CON VESTE ROSSA. – SAN GIROLAMO NELLO STUDIO ( Venezia 1475, oggi alla National Gallery, Londra): è anche questo un dipinto che realizza negli anni venenziani. Egli raffigura Sna Girolamo in vesti cardinalizie ( come spesso avviene perchè è una figura molto importante per la Chiesa in quanto scrisse la Vulgata) assorto nella lettura come un UMANISTA ( egli aveva infatti avuto una formazione teologica e letteraria a Roma prima di andare nel deserto) con il LEONE che si sta avvicinando dalla navata laterale. Il suo studio è ricco di dettagli fiamminghi (libri, vasi, il suo cappello, addrittura un gatto) con diverse simbologie e si inserisce all'interno di una CHIEAA GOTICA in stile CATALANO così come era diffuso maggiormanete il gotico nei domini di ALFONSO V D'ARAGONA. Ancora una volta sulla scena si aprono numerose FINESTRE che finltrano una luce diversa che crea effetti luministici interessanti nella scena ( che ci ricordano PIERO DELLA FRANCESCA). Anche la cornice, così come giò abbiamo visto nell'Annunciazione, è una finestra sul cui davanzale sono posti altri 3 elementi simbolici e nature morte fiamminghe. Rispetto ai fiamminghi Antonello riesce a conferire maggiore volume e profondità alla scena grazie all'uso della prospettiva italiana. Alcuni studiosi ritengono che la composizione sia ispirata alla figura del San Girolamo nello studio dipinta da Van Eyck ( oggi perduto) che Antonello aveva potuto osservare a Napoli nelle collezioni di Alfonso d'Aragona. – LA VERGINE ANNUNCIATA ( Palermo, Palazzo Abatellis): sempre a Venenzia Antonello realizzò questo dipinto che raffigura la Vergine, quasi come uno dei suo iritratti, nell'atto di rivolgere il saluto all'Angelo che con il suo arrivo l'ha distratta dalla lettura. È un'opera famosissima perchè è molto particolare: la struttura si avvicina appunto a quella dei ritratti di Antonello con lo sfondo scuro e la luce radente che evidenzia l'espressività della figura rappresentata in senso fiammingo dando però maggiore attenzione alla volumetria della figura emeno al SENSO EPIDERMICO.... tuttavia rispetto ai classici ritratti ci sono delle differenze perché la posa non è di ¾ ma è QUASI FRONTALE e li occhi non fissano lo spettatore ma sono rivolti come ad una terza persona ( Michele appunto). Con pochi e semplici elmenti Antonello supera le difficoltà della volumetria conferendo profondità alla figura che con questo MANTELLO e la posa frontale diventa molto difficile da rendere, ma egli ci riesce grazie al gioco del CHIAROSCURO e al TAVOLO CON IL LIBRO APERTO in primo piano e con LA MANO. Il volto perfettamente ovale della Vergine ricorda le geometrie di PIERO DELLA FRANCESCA. – SAN SEBASTIANO ( dipinto a Venenzia come parte di un trittico, oggi a Dresda, Germania, 1475): è una delle ultime opere che Antonello realizza a Venenzia e una delle sue opere più famose. Ha questo sviluppo verticale perché faceva parte di un Trittico per la Chiesa di San Giuliano ( Trittico di San Giuliano). Il Santo viene rappresntato al centro con la sua tièica iconografia: nudo e colpito da 5 frecce e legato ad un albero. Le forme levigate e l'idea di inserire nella composizione un AMBIENTE MATEMATICO E SIMMETRICO deriva da PIETRO DELLA FRANCESCA ma al contempo è presente l'ATTENZIONE AL DETTAGLIO FIAMMINGA e una serie di SCENETTE DI GENERE inserite sullo sfondo ( una donnna con un bambino in braccio, un soldato ubriaco, due soldati che parlano, due stranieri, donne affacciate dal balcone, tappeti). Il santo è reso MONUMENTALE grazie al forte scorcio, evidente dalle linee del pavimento e da alcun ielmenti come la colonna in primo piano o il soldato sdraiato sulla sinistra che richiamano le soluzioni adottate da MANTEGNA nel MARTIRIO DI SAN CRISTOFORO nella CAPPELLA OVETARI. Il santo rimane inespressivo sopportando il martirio e ci sono dei bellissimi effetti di luce che batte tenue sulle carni come nelle pitture di GIOVANNI BELLINI. > Antonello dunque è un odi quei pittori che risce a acatturare le diverse ingluenze amalgamandole tra loro im naiera perfetta. Negli anni successivi al 1477 Antonello torna a Messina dove realizza altre opere e dove muore improvvisamente nel 1479. 14. COSME' TURA: ( 1433-1495, Ferrara) Comè Tura è un artista proveniente da una famiglia umile di Ferarra che diviene l'artista di corte da Borso d'Este in poi. Della sua formazione si sa poco: si formò a Ferrara ed ebbe probabilmnete un secondo momento di formazione a PADOVA sotto lo SQUARCIONE ( dal quale riprende la LINEA TAGLIENTE e L'ESUBERANZA DECORATIVA con CITAZIONI DELL'ANTICO) , ma ebbe influenza su di lui anche PIERO DELLA FRANCESCA ( che forse conobbe proprio a Ferarra) dal quale riprende l' ATTENZIONE GEOMETRICA degli spazi e delle figure e infine i FIAMMINGHI da cui deriva L'ATTENZIONE LENTICOLARE AL DETTAGLIO. Dopo questa esperienza è documnetato nuovamnete a Ferrara dal 1456 dove diventa pittore di corte. Le sue pitture sono in sintesi spesso create tramite l'uso di COLORI ACCESI IRREALI che fanno sembrare le figure quasi metalliche, FORME GEOMETRICHE comese mischiasse l'aspetto favolistico del gotico internazionale con le conquiste matematiche e pittoriche del Rinascimento. – MUSA ( 1460 circa, Ferrara, Studiolo di Belfiore nella Delizia di Belfiore, oggi alla National Gallery di Londra): una delle prime opere di spessore realizzate da Cosmè Tura è questa Musa che lui realizza per un ciclo molto complesso a cui lavorarono diversi artisti per lo Studiolo della Delizia di Belfiore ( una residenza estense distrutta nel corso del XVII secolo) ideato dall'umanista GUARINO VERONESE. Non si sa bene quale delle Muse sia rappresentata ma è una tavola importante percé ci dimostra in concreto proprio tutti questi riferimenti presenti nella pittura di Tura che lo portano ad elaborare una pereftta mescolanza tra la pittura fiabesca, cortese del gotico internazionale e le nuove scoperte rinascimentali. Evidente è l'aspetto decorativo esuberante che deriva proprio dallo SQUARCIONE ( la fastosità del trono decorato con elmenti antichi come i MARMI POLICROMI o i CAPITELLI uniti a decorazioni marine che superano addirittura l'esasperazione del maestro, a questo primo aspetto però si aggiunge il TONO CORTESE che invece deriva dagli artisti del gotico internazionale che lavorarono a Ferrara, sopratutto da PISANELLO ( quest'atmosfera irreale, fiabesca unita a colori accesi) unita a FORME GEOMETRICHE E MATEMATICHE, L'ATTENZIONE ALLE FORME DEL CORPO di PIERO DELLA FRANCESCA, così come LE PIEGHE NORDICHE E LA LUCENTEZZA fiamminga unite però all'attenzione data alle forme del corpo sul ginocchio e alla PESANTEZZA che le rende verosimili, un po' come fossero bagnate. La scelta di una linea spezzata e un punto di vista dal basso danno monumentalità alla figura come avveniva con Mantegna. – POLITTICO ROVERELLA ( 1476 circa, Ferrara presso la Chiesa di San Giorgio fuori le mura, oggi smembrato in diversi musei): si tratta di un polittico che oggi è smembrato e che in orgine era stato realizzato per la CAPPELLA ROVERELLA. Era composto di una struttura dove le diverse tavole erano separate da una cornice che crea la struttura aplittico ma che in realtà sono unificate dallo spazio dipinto , sopratutto dalla prospettiva. La pala aveva una forma rettangolare con una lunetta finale decorata con una Pietà. Delle tavole rimangono pochi scomparti ma si sa che raffiguravano santi e committenti , mentre la predella era decorata con dei tondi. La palacentrale è completa e si conserva oggi alla NATIONAL GALLERY A LONDRA. Rappresenta una Madonna con Bambino in trono rialzato sulle cui gradinate trovano posto alcuni Angeli Musicanti. La struttura dell'insieme ricorda molto quella della Musa: i colori sono accesi e vividi grazie alla scelta dei colori e all'uso dell'olio misto a tempera, le pieghe sono spigolose e creno pesantezza nelle vesti come fossero bagnate senza però nascondere il corpo, la decorazione è estasperata, sopratutto nella parte alta del trono con varie citazioni antiche ( anche solo nella volta a botte cassettonata) il punto di vista è sempre ribassato. Ferrara si rinnova anche dal punto di vista urbanistico giocando sempre con il tema della CITTA' DEALE del 400, grazie a ERCOLE D'ESTE ( altro fratello di Lionello e Borso che succede a quest'ultimo alla fine del 400). Egli infatti fece stravolgere la città allargando e migliorando le vie tramite un progetto di BIAGIO ROSSETTI che prende il nome di ADDIZIONE ERCULEA che si basa sulla divisione della città secondo lo schema romano dell'intrsecazione di due vie ( cardo e decumano) imparata dal De Architectura di Vitruvio. Nello spazio di intersecazione delle due strade fu poi costruito successivamente per il successore SIGISMONDO D'ESTE ( altro fratello) PALAZZO DEI DIAMANTI progettato sempre da Biagio Rossetti. Il palazzo è particolarmente famoso è interessante perché il suo bugnato è realizzato in MARMO BIANCO A FORMA DI DIAMANTE e crea particolari effetti di luce. Ai lati è decorato poi con rilievi fitomorfi e balconcini. MILANO E GLI SFORZA: Abbiamo già detto che Milano vide nella seconda metà del 400 il passaggio di potere dai VISCONTI agli SFORZA tramite il matrimonio tra BIANCA MARIA VISCONTI ( ultima erede della famiglia) e il condottiere FRANCESCO SFORZA e che ins eguito a questo passaggio Francesco volle sottolinearlo anche dal punto vi sta culturale e artistico privilegiando il nuovo stile rinascimentale ( mentre i Visconti, in linea con le corti europee, avevano privilegiato il gotico internazionale). Abbiamo già èarlato degli interventi urbanistici che vennero realizzati dal FILARETE nel CASTELLO SFROZESCO e all'OSPEDALE MAGGIORE con questa miscellanea di gotico e rinascimentale e anche la sua idea di creare una città ideale che celebrasse gli Sforza, SFORZINDA, mai realizzata. A Milano ben prestoanche gli artisti locali risentono delle influenze fiorentine e il primo a farlo è il pittore lombardo VINCENZO FOPPA che doveva averle apprese in particolare osservando i lavori di DONATELLO alla Basilica del Santo come si evince dal suo stile degli AFFRESCHI DELLA CAPPELLA PORTINARI ( una famiglia fiorentina che possedeva una cappella progettata da un architetto sconosciuto ma evidententemente di matrice brunelleschiana dato che ripropone l'esatta struttura della SAGRESTIA VECCHIA DI SAN LORENZO a Firenze, nella basilica di Sant'Eustorgio a Milano, decorata con affreschi da Vincenzo Foppa). La cappella venne decorata con le STORIE DI SAN PIETRO MARTIRE e se si osservano gli episodi in particolare come IL MIRACOLO DI NARNI ( in cui un giovane viene risanato dal santo dopo essersi tagliato la gamba per punirsi di aver dato un calcio alla madre) si osserva una complessa struttura architettonica che mostra diversi ambienti così come era solito fare Donatello! Anche le figure richiamano il suo stile. Nelle sue pitture in realtà egli imita anche il GUSTO NORDICO come si evicne sopratutto dalla MADONNA CON BAMBINO DEL CASTELLO SFORZESCO in cui egli ambienta la scena in un INTERNO DOMESTICO tipicamnete fiammingo con una serie di NATURE MORTE, forte luce, DETTAGLI E FINESTRE. L'opera richima da vicino sopratutto un dipinto in particolare realizzato negli stessi anni ( 1465 circa) da un allievo di Rogier Van Der Weyden, DIRK BOUTS ( si legge Bauz) in cui la struttura è esattamente la stessa ( il bambino seduto su un cuscino che poggia sul davanzale in primo piano in una stanza domestica con una finestra di sfondo. La differenza maggiore tra le due opere però è sicuramente e la POSSENZA E LA PROFONDITA' che gli artisti italiani hanno e i fiamminghi no... ancor più fiammingo è però un alto artista amatissimo alla corte degli sforza, ovvero ZANETTO BUGATTO che Bianca Maria Visconti volle addirttura mandare alla bottega di Rogier Van der Weyden a Bruges ad essere istruio. Nonostante il suo apprezzamnto non abbiamo opere sue certe ma gli si attribuisce in genere la così detta MADONNA CAGNOLA di Varese ( che prende il nome dalla Villa Cagnola). Questa opera ha nfatti una resa stilistica molto più nordica come si evince dalle pieghe delle vesti della Madonna o dalle ali appuntite degli angeli e la minore profondità generale delle figure e dell'ambiente. NAPOLI E ALFONSO V D'ARAGONA: anche Napoli è un'importante corte culturale sopratutto dal momento in cui giunge nel 1443 ALFONSO V D'ARAGONA e diviene il nuovo re cacciando RENATO D'ANGIO'. La sede della sua corte è CASTEL NUOVO che viene creato sul rifacimento di un vecchio edificio angioino che viene appositamente modernizzato dall'architetto catalano GUILLERMO SAGRERA ( si legge “ ghigiermo”) per rispondere alle nuove esigenze difensive ( come ad esempio la scelta di usare torri rotondeggianti per difendersi dalle armi da fuoco) e il portale d'ingresso che richiama l'arte antica, come da disposizioni Albertiane, con una forte decorazione in stile imepriale che vede come scena principale il TRIONFO DI ALFONSO V quando entrò a Napoli nel 1443. > la struttura così verticalizzata però mantienete anche un ché di gotico che si maniene motlo apprezzato a Napoli, come dimostrano gli elogi riservati nel De Viris Illustribus di Biondo Facio a Pisanello e Gentile da Fabriano. Al portale, chiamato in genere ARCO DI CASTEL NUOVO, lavorarono maestrie internazionali difficilmente distinguibili, ma pare che fu commissionato a DONATELLO un MONUMENTO EQUESTRE BRONZEO di Alfonso V da porre al centro della'rco superiore. L'opera non fu mai finita e si conserva ad oggi solo la testa del Cavallo al Museo Archoelogico di Napoli che , per il profondo verismo che la caratterizza, fu a lungo considerata direttamente una parte di opera antica! Dal punto di vista pittorico invece Alfonso predilesse lo STILE NORDICO piuttosto che le novità rinascimentali e questo si riflette anche negli artisti locali come COLANTONIO che fu il più importante del periodo e che poi troviamno anche in ANTONELLO che studia nella sua bottega a Napoli. VENEZIA : Abbiamo già detto quanto Venezia fosse stata restia nel 300 ai cambaimenti più moderni dell'arte occidentale e fosse rimansta ancorata allo stile bizantino ma anche come allla metà del 400, sopratutto grazie alle esperienze padovane, la città si fosse aperta alle novità con GIOVANNI BELLINI. Nell'entroterra dei domini tuttavia lo stile gotico continua ad essere preferito. – POLITTICO DELLA CATTEDRALE DI ASCOLI PICENO di CARLO CRIVELLI ( 1473, Ascoli PIceno): uno di questi artisti che mantiene uno stile gotico, sopratutto nella scelta della forma da dare alle pale ancora in POLITTICO è CARLO CRIVELLI di origine venenziana ma che lavorò sopratutto nelle Marche. Questo polittico ad Ascoli Piceno è un esempio delle sue opere tipiche: un formato ancora gotico con fondo oro misto però allo STILE SQUARCIONESCO ppreso a Padova come si evince dall'ESPRESSIVITA' DEI VOLTI, DALLE GHIRLANDE e dai PANNEGGI METALLICI delle figure che rendono l'oera fortemente VIVACE. – POLITTICO DI MONTEFIORENTINO , ALVISE VIVARINI ( 1476, Marche): altro artistica che continua a realizzare polittici gotici con influenze moderne è Alvise Vivarini che proviene da una importante bottega di famiglia co nsede a Venenzia. In questo polittico – BATTAGLIA DI NUDI ( 1470, incisione a bulino su rame, Gabinetto degli Uffizi): Antonio fu appunto anche orafo e scultore e si servì di una importante nuova tecnica che Vasari ci dice essere stata inventata a Firenze negli ani 60 del 400 dall'orafo MASO FINIGUERRA, amico del Pollaiolo: la tecnica dell' INCISIONE A BULINO. È una tecnica che consiste nell'incidere un'immagine su una lastra di metallo che poi, ricoperta di inchiostro, permette a sua volta di essere impressa infinite volte su carta. Grazie a questa tecnica il Pollaiolo potè far diffondere le proprie innovazione in giro per l'Europa. Non si sa bene cosa questa incisione in particolare rappresenti, quale sia il soggetto ma si pensa che il suo scopo principale fosse esercitarsi sulla resa anatomica di corpi in movimento ( che appunto è l'aspetto più interessante e innovativo del Pollaiolo). Antonio ha un fratello minore, anch'egli pittore che è PIERO DEL POLLAIOLO. Anche lui nelle sue pitture sviluppa tutte le caratteristiche del fratello maggiore come si può notare nel MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO ( Oratorio di San Sebastiano alla Santissima Annunziata di Firenze). Qua infatti si ha il solito paesaggio a VOLO D'UCCELLO, la citazione dell'antico ( in questo caso non nel tema ma nella presenza di una rovina sullo sfondo) e sopratutto L'INDAGINE CORPOREA evidente negli aguzzini ( i volti concentrati con la bocca aperta, le pose differenti e casuali, l'anatomia) e la solita LINEA DI CONTORNO MARCATA MA SINUOSA. – MONUMENTO FUNEBRE DI PAPA SISTO IV ( San Pietro, 1480): Antonio e Pietro finirono però la loro vita a Roma dove si trasferirono per realizzare delle committenze per il Papa; in particolare Antonio fu incaricato di realizzare il MONUMENTO FUNEBRE DI PAPA SISTO IV nel 1484 nell'antica basilica di San Pietro ( oggi al Tesoro poiché la cappella in cui si trovava venne distrutta con i successivi rifacimenti della chiesa). Il monumento è diverso dal solito perché non è a parete ma è a tutto tondo, ci si può camminare intorno ed era inserito in una CAPPELLA PERSONALE. Il papa è rappresentato tipicamente sul letto di morte con volto e corpo realistico e attorno a lui ci sono i suoi stemmi e le VIRTU'. Anche la base è decorata: i lati del catafalco sono concavi ( crea dunque un movimento sinuoso anche nell'architettura) e ci rappresenta 10 ARTI per rendere omaggio ad un papa sicuramente colto e umanista. Tra queste arti vi prende posto, per la prima volta in assoluto, LA PROSPETTIVA a sottolinare la sua importanza per la pittura del 400! – MONUMENTO FUNEBRE A PAPA INNOCENZO VIII ( San Pietro, 1493): Antonio, rimasto a Roma, fu anche incaricato di realizzare il monumento funebre per il successore di Sisto IV, Innocenzo VIII. Questo monumento ha una forma più tradizionale dell'altro perché è a parete ma è preziosissimo allo stesso modo. È in BRONZO con qualche doratura ed è interessante il fatto che, contrariamente al solito, il Papa non è rappresentato solo una volta sul letto di morte ma anche una seconda volta, in altro tra le Virtù in posizione benedicente con il mano la PUNTA DELLA LANCIA DI LONGINO ( reliquia arrivata proprio in quegli anni a San Pietro e conservata nei pressi del monumento funebre stesso). Attorno al Papa ci sono raffigurate le 4 virtù cardinali, nella lunetta invece si trovano le 3 virtù teologali. – TOMBA DI ANTONIO E PIETRO DEL POLLAIOLO ( Anonimo, Roma): i due artisti furono entrambi sepolti a Roma e il loro monumento funebre venne realizzato da un artista non noto in uno stile molto diverso dal loro... la loro tomba infatti è MARMOREA e rappresenta i busti dei due ( realistici) al centro di una struttura che richiama quella della FACCIATA DI UN TEMPIETTO, molto semplificata. 15. ANDREA DEL VERROCCHIO: deve il suo cognome al suo primo maesto ed è un artista importante perché apre una bottega a Firenze in cui si formano artisti importantissimi, primo tra tutti LEONARDO DA VINCI. È pittore, scultore e orafo e deve la sua fortuna al fatto di diventare LO SCULTORE DEI MEDICI dopo la morte di Donatello sotto Pietro e Lorenzo il Magnifico. La sua bottega è importantissima, un po' come quella dello SQUARCIONE, perché fa studiare ai suoi allievi tantissimo la figura umana, l'anatomia tramite DISEGNI E CALCHI eseguiti DAL VERO. Questi studi sono molto importanti perchè poi i vari artisti potevano usarli per le varie opere ( si dice ad esempio che Leonardo da Vinci partì per Milano con una valigia ricolma di calchi di mani e piedi da usare nelle sue opere). Per quanto riguarda la pittura il punto di rifermimento più prossimo per questo artista è sicuramente FILIPPO LIPPI di cui aggiorna la DELICATEZZA e la BELLEZZA delle figure. Per la scultura invece parte sopratutto da DESIDERIO DA SETTIGNANO. Dei calchi parla Vasari dicendo appunto che venivano realizzati di mani, piedi, gambe, braccia e torsi sia per studiare dal vero il corpo sia proprio per utilizzarle poi per le composizioni artistiche quindi una duplice funzione: FORMATIVA E ARTISTICA. Rimangono poi testimonianze di alcuni disegni della sua bottega come: – STUDIO PER UNA TESTA DI DONNA ( Verrocchio, British Museum): si tratta di un disegno fatto dal Verrocchio da riutilizzare che diviene importantissimo per dipinti successivi ( le teste delle figure di BOTTICELLI ad esempio sono molto simili). È una figura molto DOLCE che richiama lo stile di FILIPPO LIPPI rendendo la figura ancora più naturalistica e aggiornata, sopratutto grazie al diverso modo in cui viene realizzato il disegno che in alcuni punti è ben delineato, in altri e SFUMATO! E questo è importantissimo perchè evidentemente Leonardo da Vinci, che è famoso proprio per questa tecnica, non la inventa ma la apprende alla bottega del Verrocchio! – STUDIO DI MANI ( Leonardo da Vinci, Windstor): tra le varie parti del corpo su cui ci si concentra molta attenzione viene data proprio alle mani perché da ora in avanti vengono inserite nei ritratti, sopratutto quelli femminili come espressione della loro PACATEZZA, del loro DECORO ( è infatti lo strumento che le donne del tempo usavano per le manzioni quotidiane come il cucito). > quindi altra cosa da ricordare alla fine del 400 è che CAMBIA IL TAGLIO DEI RITRATTI che ora non si ferma più alle spalle ma incorpora anche le mani. Verrocchio realizza però anche delle vere e proprie opere scultoree fondamentali in cui forte è il richiamo a DESIDERIO DA SETTIGNANO con cui infatti le confrontiamo via via: – PUTTO CON DELFINO ( 1478, fontana del chiostro di Palazzo Vecchio, Firenze): è una statuetta bronzea molto interessante perché emana VIVACITA' E FRESCHEZZA che sono caratteristiche che ricollegano il Verrocchio allo stile di Desiderio da Settignano, famoso per i suoi busti di bambini e giovani donne tra i quali uno dei più famosi è BUSTO DI BAMBINO CHE RIDE che oggi si trova a Vienna. La statua di Desiderio esprime infatti una forte vivacità, tipicamente infantile, grazie all'espressione, ai capelli arruffati e all'estrema LUCENTEZZA DEL MARMO, talmente levigato da sembrare alabastro. I due artisti sono pressoché contemporanei ( Desiderio muore prematuramente negli anni 60) e infatti tutte le sue caratteristiche passano al Verrocchio e in questa statua lo si vede bene: il putto è vivace perché ha una POSIZONE PRECARIA su una sola gamba e si sforza nel tenere legato a sé il delfino che ha tra le braccia e per questo apre la bocca. Si tratta inoltre di una fontana da cui l'acqua usciva proprio dal delfino colpendo in alcuni punti il putto che di fatti ha alcuni accorgimenti tecnici che ne rendono i CAPELLI SULLA FRONTE E LA VESTE BAGNATI, aderenti al corpo. Il volto poi è realistico. > Desiderio non realizza solo statue a tutto tondo ma anche bassorilievi come il TONDO ARCONATI del Louvre in cui mantiene tutte le caratteristiche dei busti ( marmo levigato, vivacità e naturalezza). Questo usa lo STIACCIATO. – DAMA CON IL MAZZOLINO DI FIORI /GENTILDONNA DALLE BELLE MANI ( 1475, Bargello, Firenze): non si sa di chi sia il ritratto ma è una statua importantissima perché con questa si RIVOLUZIONA LE CARATTERISTICHE DEI BUSTI. Fino a questo momento infatti non abbiamo mai visto LE MANI inserite in un busto e il primo a farlo è proprio il Verrocchio a partire da questa statua! Ancora una voltà però il Verrocchio deve molto a Desiderio da Settignano, perché ne riprende le caratteristiche usate per fare i busti di giovani donne e le applica alle proprie opere e lo si vede bene confrontando questa statua con IL BUSTO DI MARIETTA STROZZI di Desiderio. Marietta è rappresentata con una bellissima acconciatura realistica, così come la veste con il corpetto dal quale fuoriesce una sottoveste di mussola abbottonata e di nuovo con il marmo estremamente levigato e dunque lucido. Tutto ciò è presente anche nel busto del Verrocchio con questa bellissima acconciatura con i riccioli che incorniciano il volto, e la veste ( questa volta abbiamo ben due sottovesti, una più leggera e l'altra più pesante dove però si ha lo stesso gioco con il bottone). Emerge anche la più grande differenza nel taglio: già Desiderio evidentemente aveva iniziato a sperimentare con le misure dei busti ( infatti ha un taglio diverso questa rispetto a quelle dei bambini che si fermano appena sotto le ascelle) ma è il Verrocchio a fare il grande cambiamento inserendo le mani! Sono proprio le mani il dettaglio più bello e interessante dell'opera perché sono delicatissime ( volte infatti a rappresentare la PUREZZA E IL DECORO DELLA DONNA) nella posizione delle dita che reggono appena sfiorando il mazzolino di fiori e creano un'interessante spazio tra di loro. Altri dettagli inoltre creano EFFETTI DI LUCE tramite le pieghette della veste e i riccioli realizzati a trapano. Queste sperimentazioni del Verrocchio sono applicate subito dai suoi allievi come testimonia ad esempio IL RITRATTO DI GINEVRA DE' BENCI ( 1474-78, Whasinghton) di LEONARDO DA VINCI. Nel quadro infatti Leonardo riprende dalla Dama del Verrocchio la CAPIGLIATURA, il gioco delle VESTI e probabilmente anche LE MANI ( oggi non più visibili perché il quadro fu tagliato, come si evince dagli alberi sul retro che sono” spezzati”, ma alcuni studi, fatti sopratutto dal curatore della National Gallery di Whasinghton, hanno ipotizzato che le mani della donna dovessero essere del tutto simili a quelle della Dama del Verrocchio, tanto che accostando lo STUDIO DI MANI visto prima di Leonardo la posizione si adatterebbe a questa opera! Il ritratto in questione rappresenta questa ragazza figlia di un importante banchiere fiorentino e riconoscibile grazie alla pianta sullo sfondo, un GINEPRO che allude al nome della fanciulla. Si ritiene che il committente dell'opera fosse BERNARDO BEMBO ( ambasciatore venenziano giunto negli anni 80 a Firenze), poiché sul retro del dipinto vi è il suo EMBLEMA, forse come dono di nozze o forse perché si era invaghito della donna ( che è ricordata come una delle più colte del tempo a Firenze). Il quadro mostra sullo sfondo una delle peculiarità di Leonardo: LA PROSPETTIVA AEREA ( ovvero il degradare dei colori in lontanaza verso un'unica tonalità azzurrina). Anche un RITRATTO DI DONNA di LORENZO DI CREDI, altro allievo del Verrocchio, mostra i rimandi alla Dama con il mazzolino di fiori nella posizione delle mani e dunque anche nel taglio del ritratto. – MONUMENTO FUNEBRE DI PIERO E GIOVANNI DE'MEDICI ( 1469, Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, Firenze): abbiamo già detto quanto l'inserimento di questo monumento, che
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