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SBOBINE E RIASSUNTI MANUALE MODULO II ARTE MODERNA 2020-21 PROF GIOMETTI, Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

IL FILE CONTIENE LE SBOBINE DELLE LEZIONI DEL MODULO II TENUTE DAL PROFESSORE GIOMETTI PER IL CURRICULUM STORIA E TUTELA DEI BENI ARTISTICI PRESSO L'UNIFI DURATNTE L'ANNO ACCADEMICO 2020-21 UNITE AI RIASSUNTI ACCURATI DEL MANUALE " ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE 4. DAL BAROCCO ALL'IMPRESSIONISMO" ( MONTANARI-SETTIS) A COMINCIARE DA PARTE DEGLI ULTIMI CAPITOLI DEL MANUALE PRECEDENTE, POICHE' IL PROFESSORE HA SCELTO DI DIVIDERE IL MANIERISMO A META' TRA I DUE MODULI.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 26/01/2022

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matildapinzauti 🇮🇹

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Scarica SBOBINE E RIASSUNTI MANUALE MODULO II ARTE MODERNA 2020-21 PROF GIOMETTI e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! SBOBINE MODULO II STORIA DELL'ARTE MODERNA 2020/21: (PROF. GIOMETTI CRISTIANO). Sbobine di Matilda Pinzauti. ANCORA MANIERISMO A FINE 500: Dopo la seconda edizione delle Vite di Vasari ( 1568) abbiamo da considerare altre fonti per la storia dell'arte che ci accompagneranno anche per tutto il 600: 1) IL RIPOSO di RAFFELLO BORGHINI: Borghini era uno scrittore che scrisse questo dialogo che tratta di arte ambientato nella villa che da' il nome all'opera del colto collezionista BERNARDO VECCHIETTI. L'opera è comunque della fine del 500. 2) LE VITE di GIOVANNI BAGLIONE : pittore e scrittore d'arte che scrisse questa raccolta di biografie di artisti tra la fine del 500 e la prima metà del 600. 3) LE VITE di GIOVANNI PIETRO BELLORI: la prinicplae fonte di notizie per gli artisti del 600 che in parte si sovrappone a quella di Baglione e si ricollega al Vasari. 4) NOTIZIE DE' PROFESSORI DEL DISEGNO di FILIPPO BALDINUCCI: storia dell'arte contemporane a quella di Bellori che parte però da Cimabue fino a fine 600. GIAMBOLOGNA: è uno scultore di origine fiamminga ( il vero nome è Jean De Boulogne) che entra alla corte nedicea alla fine del 500. può essere considerato pienamente un MANIERISTA che ai corpi muscolosi di Michelangelo predilige l'uso di CORPI ATLETICI E SNELLI, un po' come il contemporaneo Cellini. – FONTANA DEL NETTUNO ( Bologna, Piazza del Nettuno, 1566): la prima opera con cui Giambologna si mette in mostra alla corte di Cosimo I è il progetto per una ststua di Nettuno da porre su una fontana che doveva adormare Piazza della Signoria che sarebbe diventata la PRIMA FONTANA PUBBLICA DI FIRENZE. Per realizzare la statua fu indetto un CONCORSO a cui parteciparono personaggi come Cellini, Giambologna e BARTOLOMEO AMMANNATI ( architetto e scultore fiorentino). Il concorso fu vinto dall'Ammannati per decisione dello stesso Cosimo che dunque realizzò l'attuale fontana con una ststua che non ha NULLA DI NUOVO, sembra una copia poco modificata del DAVID di Michelangelo che tra l'altro si trovava anche a pochi passi da essa!!! > pare che vinse il concorso pur essendo poco innovativo grazie allo zampino di Vasari, suo amico, che convinse Cosimo . La statua fu posta sullacima dellastruttura e completata da una serie di statue in bronzo raffiugranti divinità marine.... il porgetto del Gumabologna, molto più moderno e innovativo, venne appllicato invece a Bologna nella piazza che da essa prende il nome e mostra una figura con un MOVIMENTO INEDITO ottenuto grazie alla POSA SERPENTINATA MANIERISTA. La figura è molto più LIBERA grazie a questa POSA INNATURALE ed ELEGANTE, leggera ed è in bronzo, a differenza di quella fiorentina in marmo. – MERCURIO BRONZEO ( 1578, Villa Medici a Roma, oggi al Bargello): si tratta di una statua particolarissima perché sembr VINCERE LA MATERICITA'; non si tiene più conto della pesantezza del materiale di cui è fatta come nel Rinascimento, ma si cerca di andare oltre efare quasi “ volare” la figura. Essa rappresenta Mercurio in atto di spiccare il volo grazie al soffio di vento emanato da una maschera che è che simboleggia il vento del sud e questo volo riesce benissimo grazie alla POSA SERPENTINATA che lo rende ELEGANTE E LEGGERO. Manca il sentimento è il corpo, come si diceva prima, appare ATLETICO E SNELLO e non possente come quelli michelangioleschi esistono diverse varianti di questa opera che fu spesso donata come DONO DIPLOMATICO, ma la versione più grande si trova oggi al Bargello e viene da una ststua di una Villa Medici romana. – RATTO DELLA SABINA ( 1580, Firenze, Loggia de'Lanzi): si dice “ sabina” e non “ sabine” perché nella ststua è rappresentata una sola donna. Viene concepita per stare nella Loggia de'Lanzi insieme alle altre statue e va a sostituire la Giuditta di Donatello che viene posta verso Palazzo Vecchio. Il nome gli viene dato proprio ne Il Riposo di RAFFAELLO BORGHINI che ci dice che con questa statua Giambologna non solo dimostrò di saper lavorare benissimo il marmo ( cosa che in molti dubitavano) ma anche di saper rendere al meglio le diverse caratteristiche dei vari personaggi ( la vecchiezza, la giovinezza e la femminilità). Il nome deriva da lui ma si può facilmnete intuire guardando il RILIEVO DI BASE dela ststua, sempre del Giambologna, che rappresenta una serie di romani dai CORPI MICHELANGIOLESCHI che rapiscono delle donne sullo sfondo di una CITTA' IN PROSPETTIVA. > della ststua esiste un precedente conservato al Museo di caposimonte a Napoli con solo due figure invece che tre dove però elabora già questo MOVIMENTO VORTICOSO che poi esplode nella ststua fiorentina. È una ststua importantissma perchè E' LA PRIMA PENSATA PER UNA VISIONE A 360 GRADI!!!! fino a quel momento infatti le ststue avevano sempre avuto un unico punto di vista, o pochi ma mai 4! infatti non c'è un'angolazione dalla quale è possibile avere una visione completa di tutte le particolarità e il retro di ogni figura è bello tanto quanto il davanti! ( basti vedere in dettaglio il modo in cui l'artista rende la sensazione tattile delle CARNI SCHIACCIATE nel sedere della donna). Tutto ciò grazie all'estremizzaizone della POSA SERPRENTINATA manierista. > tutto ciò anticipa la SCULTURA BAROCCA ma con una grande differenza: le sculture di Bernini, se pur noi ad oggi le vediamo in allestimento visibili da ongi lato, sono concepite per stare in nicchie o comunque per avere un punto di vista privilegiato e gli altri secondari mai tutti e 4 uguali come in questo caso!!!! inoltre il gruppo è realizzato con UN SOLO BLOCCO DI MARMO. FRANCESCO SALVIATI: pittore manierista di origine fiorentina che lavorò tra Firenze, Roma, Venezia. Una delle opere romane a cui partecipa è il ciclo di affreschi che decora l'ORATORIO DI SAN GIOVANNI DECOLLATO. Erano aule rettangolari oblunghe in cui le congregazioni che avevano un santo in comune si riunivano e pregavano. Una delle scene realizzate da Salviati è la VISITAZIONE. Ancora una volta l'affresco in questione ha tutte le caratteristiche della pittura manierista: una serie di caratteristiche INNATURALI volte a rendere la scena ELEGANTE e SPETTACOLARE esagerando le caratteristiche appprese guardando l'arte dei pittori precedenti; in particolare RAFFAELLO DELLE STANZE VATICANE ( varie figure sembrano proprio citare suoi dipinti come l'uomo che si arrampica sulla colonna nellla Cacciata di Eliodoro dal Tempio o la ragazza che reca il vaso sulla testa dall'Incendio di Borgo) e MICHELANGELO nella Volta della Sistina/ Tondo Doni: le figure come le sue sono MONUMNETALI e hanno una tipica POSA SERPRENTINATA.anche i colori ricordano quelli di Raffelo e inoltre l'edificio sul fondo richiama il TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO DI BRAMANTE ( o gli edifici simili dipinti sempre nella Sistina da Perugino e poi ripreso da Raffello nello Sposalizio della Vergine). L'attenzione viene data proprio alla bellezza e all'eleganza delle figure: allo svolazzio delle vesti, alle ANATOMIE ALLUNGATE ( sopratutto il vecchio piegato in primo piano), alle acconciature ricercate quasi con PERIZIA ORAFA. che rendono l'architettura manierista perché spiazzano, incutono lo spetattore suscitandone la meraviglia. In realtà le statue non vennero realizzate da lui, bensì dallo scultore ANTONIO ABBONDIO. DOMENICO THEOTOPULOS “ EL GRECO”: è un artista molto particolare vissuto tra la fine del 500 e il primo quindicennio del 1600. è interessante perché nasce a CRETA; dunque in Grecia e ha una formazione sull'arte bizantina, ma a metà del secolo si trasferisce a Venezia ( perchè vive nel periodo in cui Creta era comandata da Venezia). A venezia si allontana dalla sua formazione e conosce l'arte locale fondata sul COLORE dando vita ad una bellissima interpretazione personale che anticipa anche per certi versi l'opera di CARAVAGGIO. Durante il suo soggiorno italiano fa opere come: – RAGAZZO CHE SOFFIA SUL FUOCO ( Capodimonte, fine 500): è un primo piano di un ragazzo che soffia su un tizzone di fuoco per farlo ardere e accendere una candela. Il ragazzo è costruito tramite il colore e non il disegno, come da tradizione veneziana, ed è estremamente REALISTICO e risalta grazie ad un bellissimo GIOCO DI LUCI E OMBRE. L'opera si trova a Capodimonte perchè entrò nella collezione Farnese. Dietro la scelta del soggetto vi è la citazione di un passo della NATURALIS HISTORIA di Plinio il Vecchio in cui viene detto che un pittore antico realizzò questo soggetto; dunque è come se volesse riproporre un'opera classica. – CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO ( fine 500): anche in questo caso costruisce l'immagine tramite il colore, ma aggiunge a questo aspetto la consocenza dei CORPI MICHELANGIOLESCHI muscolosi e dalle pose innaturali. Il tutto avviene poi su una tradizionele ARCHITETTURA CLASSICA molto pecisa in stile palladiano. Dopo l'espereinza italiana il pittore si trasferisce in Spagna ( è infatti detto anche “ El Greco” in spagnolo in riferimento alla propria origine). Qua lavora sopratutto per FILIPPO II a Toledo facendo ulteriori cambiamenti artistici molto originali che anticipano molti aspetti delle Avanguardie e dell'Impressionismo: – SEPOLTURA DEL CONDE DE ORGAZ ( fine 1500, Toledo): opera realizzata per una chiesa che rappresenta un miracolo avvenuto nella chiesa stessa nel corso del XIV secolo: mentre stava per essere sepolto un benefattore locale apparirono a collocarlo nella tomba i due stanti Stefano e Agostino. Vediamo infatti i due stanti che tengono in braccio il morto circondati da una serie di spetattori e in alto la corte celeste. È uno dei suoi capolavori perché è molto moderno. È molto attento ai DETTAGLI REALISTICI ( come abbiamo visto anche nelle opere precedenti; in partiocolare nel gruppo centrale dove rappresenta le GUANCE ROSSE di Stefano, cos' per lo sfonzo, e addirittura il suo RIFLESSO sull'armatura o ancora è RITRATTISTICO in ognuno degli spetattori ( fa ritratti di persone reali) e pou anche l'aspetto coloristico è interessante; sopratutto le NUVOLE che sembrano dei PANNI DI SETA leggerissimi. – LAOCOONTE ( Toledo, 1610): rappresenta la scena mitologica che era diventata molto famosa dal 1506 dopo il ritrovamento del gruppo scultoreo romano ma in maniera del tutto moderna: il gruppo è sciolto e presenta dei COPRI ALLUNGATI E INNATURALI nella posizione oltre che un COLORE FREDDO e IRREALISTICO che accentua l'atmosfera TETRA in cui si ambineta questa triste vicenda. Le figure affianco che restano ferme potrebbero essere le divinità favorevoli agli achei che vogliono la morte del sacerdote e dei suoi figli. Sullo sfondo si intravede una città che sarebbe Troia ma che viene rappresentata con le sembianze di TOLEDO. AGLI ALBORI DI CARAVAGGIO LA PITTURA DELLA REALTA' IN LOMBARDIA: Importanti per l'attenzione data agli UMILI e per gli effetti luministici che caratterizzano l'arte di Caravaggio ci sono una serie di ARTISTI BRESCIANI che, lontani dai principali centri artistici italiani ed europei, danno vita ad un'arte semplice e concreta che guarda al mondo degli umili piuttosto che al fasto aristocratico.... sono tutti formati sull'arte veneziana dunque hanno una pitrrua basata sul colore, sopratutto lo sfumato di GIORGIONE piuttosto che quello di Tiziano. – GIROLAMO ROMANINO ( PRIMA META' DEL 500): è un po' il caposcuola di questo filone bresciano. Già lui inizia a are attenzione al uan realtà più QUOTIDIANA e semplice rispetto a quella aristocratica rappresentando il tutto in maniera REALISTICA. Sa anche applicare questa sua indole a linguaggi diversi: da quello giocoso e beffarso in una scena come I SUONATORI DI FLAUTO ( affresco di una lunetta del ciclo del CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO a Trento) dove le figure sono rese con il eggero sfumato giorgionesco e suonano con facce budde con abiti eleganti) a quello più serioso che si può osservare nella tavola con CENA A CASA DEL FARISEO in cui indaga la natura quotidiana con estrema attenzione e realismo; sopratutto negli oggetti della tavola e nel mantello della Maddalena anche grazie alla luce che usa. Il tutto in un ambiente non particolarmente sontuoso ma più naturalistico. – SAVOLDO: rende interessante le sue opere lo studio delle luci. In SAN MATTEO E L'ANGELO infatti la scena è un NOTTURNO illuminato da 3 fonti di luce: la luna, il fuoco e la lanterna che Matteo usa per scrivere ol Vangelo che è anche la luce più intensa che rende bella l'opra. Anche lui usa poi un colore veneto. – MORETTO ( seconda metà del 500): stessa scena resa con ancora più realismo e semplicità. L'ambiente è messo in ombra ed è visibile quanto basta per dare la profondità. L'attenzione va tutta sui personaggi che risultano molto realistici e reali oltre che alle NATURE MORTE del tavolo. – GIOVANNI BATTISTA MORONI ( seconda metà del 500): allievo di Moretto. Si specializza nei ritratti di BORGHESI e non di aristocratici come il RITRATTO DEL SARTO. L'uomo è rappresentato con vesti tipiche del suo tempo e della sua attività mentre lavora ed è molto realistico sia nei tratti del volto che nella fisionomia. ARTE NUOVA A INIZIO DEL 600: ( SECONDO LIBRO) Prima di passare direttamente al 500 sono da indagare anche gli ultimissimi decenni del 500; perché in realtà il vero cambiamnto nellarte avviene negli ANNI 80 come conseguenza del CONCILIO DI TRENTO ( 1545-63) voluto da papa Paolo III. I dettami del coniclio vengono da subito applicati, come abbiamo già visto, ma esplodono proprio in questi anni quando sono Papi prima CLEMENTE VIII ( il già nominato Ippolito Aldobrandini) e poi PAOLO V; entrambi importanti mecenati ( Paolo V fa concludere nei suoi anni di pontificato la cupola di San Pietro a Della Porta). – MARTIRIOLOGI: nel tentativo di coinvolgere i fedeli per avvicinarli alla religione hanno particoare fortuna le scene raffiguranti i martiri dei quali viene esasperata la sofferenza con PARTICOLARI CRUENTI proprio per emozionare lo spettatore. Vengono creati dei luoghi appositi tutti dedicati a questo tipo di scene come ad esempio il martiriologo della CHIESA DI SANTO STEFANO ROTONDO a Roma. > il cambianeto infatti parte proprio da Roma. In questo contesto di cambiamento anche di esigenze importantissime saranno le espereinze romane, se pur brevi, di alcuni artisti in particolare tra la fine del 500 e i primi anni del 600 ( sono infatti tutti morti nel 1610): 1) ANNIBALE CARRACCI 2) MICHELANGELO MERISI DETTO “ IL CARAVAGGIO”. 3) ADAM ELSHEIMER ( olandese) 4) PETER PAUL RUBENS. Tutti hanno tendenze diverse ma allo stesso modo portano novità artistiche a Roma destinate a durare nel tempo ( basti pensare alla fame che l'arte di caravaggio ebbe e che seppe investire tutti; anche gli artisti più classicisti come GUIDO RENI!). IL CAVALIER D'ARPINO: il vero nome è GIUSEPPE CESARI; ma viene detto così perché il Papa Clemente VIII, il suo più grande committente, lo nomina cavaliere di Cristo per ringraziarlo di un'opera realizzata per San Giovanni in Laterano ( una Trasfigurazione). Egli opera tra la fine del 500 e l'inizio del 600 e non può essere considerato un odegli innovatori, ma è sicuramnte un pittore in linea con le idee del concilio; infatti le sue pitture sono CHIARE, poiché inserisce poche figure e semplici da distinguere, usa COLORI TENUI ( non esageratamente accesi come quelli manieristi) e NON ESAGERATE ( non eccede mai con l'espressività, è contenuto nei sentimenti). Proprop per questo e per il fatto di avere una GRANDE BOTTEGA, è un pittore che ha molta fortuna a Roma. Tra le sue opere: – TRASFIGURAZIONE ( per San Giovanni in Laterano): la rappresentazione è chiara, SIMMETRICA e semplice anche nella scelta dei colori usati e nelle fisionomie. È evidentemente un pittore di formazione raffaellesca; ma non ha la forza e la bellezza del maestro... – CRISTO DERISO: rappresenta la scena in maniera molto ravvicinata mettendo in primo piano il volto del Cristo e dei suoi aguzzini senza però eccedere nel sentimento: mostra la SOFFERENZA ma in maniera pacata e composta ( si è attratti più dalla belezza della sua anatomia che dalla sua sofferenza). Cura molto anche i DETTAGLI DEI VOLTI senza però eccedere nella caricatura degli aguzzini, sono molto belli come volti. – SACRA CONVERSAZIONE CON PIETRO E PAOLO ( 1609): questa opera a differenza delle precedenti è un pochino più tarda e si colloca in un periodo in cui le novità di Caravaggio o del Carracci erano già esplose ma nonostante questo il Cavaliere non ne è colpito e continua per la sua strada! Ancora una volta la rappresentazione è chiara e semplice e composta: i due santi davanti che con le mani indicano la adonna in Trono. Anche il Bambino è composto ed elegante e anche i colori non sdono troppo accesi. Nella bottega del Cavaliere studia anche CARAVAGGIO ed è qui che impara a raffigurare NATURE MORTE E PAESAGGI a partire dal 1592 quando giunge a Roma ( ancora non sono generi a se stanti, questo accade nel corso del 600). caravaggio giunge infatti dalla località che gli da' il nome vicino Bergamo; dunque ha una primissima formazione lombarda con SIMONE PETERZANO e in Lombardia apprende a rappresntare SOGGETTI UMILI e DELLA VITA QUOTIDIANA e non più solo storici o mitologici! > ha il merito di importare questa caratteristica prettamente nordica di fine 500 a Roma dove fino a quel momento non c'era! cambiamenti significativi! Uno di questi è ad esempio la maggiore VARIATIO rispetto alla simmetria dell'arte classica. – DISEGNI ( ANNIBALE): nell'Accademia un ruolo fondamentale viene dato anche al disegno perché è la base di tutta la pittrua e permette di rappresentare qualsiasi cosa reale. Di annibale si conservano diversi disegni come una TESTA DI BAMBINO DI PROFILO ( un ritratto di un allievo dell'Accademia) che viene ripreso in posa osemplicemnte in un momento di riposo dalle sue attività con espremo realismo o un bellissimo STUDIO DI RAGAZZO ADDORMENTATO che mostra un bambino nudo che dorme con uno SCORCIO ARDITO usato qua però per dare realismo e non per sbalordire lo spetattore come succedeva con il Manierismo> dunque anche soluzioni manieriste vengono riadattate per il nuovo scopo. Tutti i disegni servivano da base di studio per altri quadri come MACELLAIO INTENTO A PESCARE LA CARNE che è alla base di un famoso dipinto di Annibale che è la PICCOLA MACELLERIA... – PICCOLA MACELLERIA/ LA MACELLERIA ( Annibale Carracci, fine 500): si tratta di due quadri diversi realizzati all'incirca negli stessi hanno con lo stesso soggetto alla base; la rappresentazione di alcuni maccellai al lavoro nella propria bottega. > va sottolineato il fatto che a Bologna, così come a Bresia e in generale al Nord, in questi anni era abbastanza diffusa la rappresentazione naturalistica di SCENE DI GENERE ( ovvero della vita quotidiana e non di eventi storico-mitologici) e non era la prima volta nemmeno che si sceglieva di rappresentare una macelleria... ma la novità sta nell'espremo naturalismo che Annibale usa per farlo! Infatti un'opera come LA MACELLERIA DI DOMENICO PASSEROTTI ( di pochi anni precedente) aveva mostrato lo stesso soggetto ma in maniera più “ irreale”: i macellai vengono rappresentati mentre sono intenti a vendere la carne, a mettersi in mostra e infatti guardano lo spettatore dritto negli occhi come a invitarlo a comprare e inoltre non sono dei veri e propri ritratti poiché hanno un ché di CARICATURALE.... le figure di Annibae, in entrambi i casi, vengono rappresentate al lavoro, all'interno della loro bottega mentre svolgono le loro MANZIONI QUOTIDIANE e con dei RITRATTI VERI E PROPRI. – RAGAZZO CHE BEVE ( Annibale): altro dipinto che mostra una persona comune ( forse un altro allievo?) mentre svolge un'attività semplice e quotidiana, priva di decoro come bere un bicchiere d'acqua. È molto bella la RESA COLORISTICA: pur partendo dal disegno alcune parti sono RESE SOMMARIAMENTE come i dettagli della veste ad esempio e sa giocare molto bene con GLI EFFETTI DI LUCE ( lo si vede bene sul riflesso del vetro). – PIETA' ( ANNIBALE 1585, Chiesa dei Cappuccini, Parma): è una pala d'altrae che Annibale realizza per Parma, la città del Correggio, in cui sembra “ farne rivivere lo stile” ma in maniera ancora più accentuata perchè ESASPERA IL PATHOS in maniera così evidente che aluni storici dell'arte la ritengono LA PRIMA OPERA BAROCCA DELLA STORIA. Bello sopratutto l'effetto del chiaroscuro che viene esaltato sul corpo livido del Cristo in centro. – PAESAGGIO FLUVIALE (ANNIBALE, fine 500): i Carracci portano dei cambiamenti anche in un altro futuro genere pittorico che è quello del PAEAGGIO. Un'opera come questa mette infatti come portagonista la natura, mentre la presenza umana è solo rarefatta e quasi casuale: vediamo come infatti vi è solo un piccolo rematore o una barchetta isolata, posta ai margini a ricordare l'uomo mentre ciò che salta all'occhio è la RESA IMMEDIATA DELLA NATURA grazie all'uso di un COLORE SFUMATO che ha i suoi precedenti nella pittrua veneziana. Non si tratta di un'opera realmente e del tutto dipinta dal vero ma si basa su disegni fatti dal vero poi ricosteruiti in bottega ma DANNO L'IDEA CHE SIA UN REALE SPACCATO un po' come una bella fotografia moderna di un paesaggio! > sembra quasi anticipare l'impressionismo! – LA LUPA ALLATTA ROMOLO E REMO ( Annibale; fine 500, Palazzo Magnani): i tre Carraci lavorano insieme per realizzare gli affreschi del PALAZZO MAGNANI a bologna che viene affrescato con scene della STORIA DI ROMA. I tre non specificano chi abbia fatto cosa, segno di una COMUNE VEDUTA DELL'ARTE; tuttavia gli studiosi sono stati in grado di riconsocere le 3 mani che come abbiamo visto sono abbastanza diverse.... e qyuesta cruciale scena della Lupa viene legata alla mano di Annibale per la resa della NATURA IMMEDIATA sia tramite il colore che tramite le sue caratterisiche; perché non vi è niente di idealizzato ma è tutto reso realisticamente e la Lupa non appare essere quasi una protagonista, perchè viene posta a lato della scena anche se in primo piano. Per il resto le figure umane sono molto limitate. Annibale e Agostino giungono insieme a Roma nel 1564, mentre Ludovico rimane a Bologna a dirigere l'Accademia che darà vita a futuri importanti pittori. I due sono chiamati a Roma dal cardinale ODOARDO FARNESE ( uno dei figli di Alessandro Farnese) per affrescare gli interini di PALAZZO FARNESE con le IMPRESE DI ALESSANDRO FARNESE narrate in un libro che si trovava a Parma ( dove risiedeva uno dei suoi fratelli). I due giungono a Roma, ma il libro non arriva e quindi la committenza, per il momento, va a monte: Agostino torna a Bologna, mentre Annibale soddisfa altre commissioni sempre per questo cardinale che vole importare in città le novità del periodo invece che sfruttare modi visti e rivisti... > lo stile di Agostino a Roma si fa un po' più “ classicheggiante” , sopratutto nelle vedute di paesaggio.... - SANTA MARGHERITA ( 1599, Chiesa di Santa Caterina dei Funari, Roma): è la prima opera pubblica che Annibale fa a Roma e che per la prima volta in città testimonia un cambiamento dell'arte che passa dal taro-manierismo al NATURALISMO. La Santa è rappresentata da sola, monumnetale ma con una posa naturale e poco elegante ad una struttura antica anche un po' sbeccata mentre regge in mano un libro santo e la palma del martiio e con il piede pesta il drago, simbolo del demonio. Ella si erge su un PAESAGGIO ROMANO molto realistico, così come lo sono i COLORI. Dunque tutto grida al reale e questa sarà lacaratteristica dell'arte di fine 500 sia di Annibale che di Caravaggio che tanto apprezzò questa opera da dire “ mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore”, dimostrando dunque di apprezzare Annibale se pur suo rivale. La differenza, rispetto allo stile ancora di moda, la si vede bene nella stessa chiesa osservando l'ASSUNZIONE di SCIPIONE PULZONE che invece è senza paesaggio, presenta dei colori accesi e aciduli e delle pose serpentinate, molto mentali. – FUGA IN EGITTO/ LUNETTA ALDOBRANDINI:(post 1595, Roma, Cappella del PALAZZO ALDOBRANDINI): arrivato a Roma appunto Annibale ha qualche cambiamento nel suo stile, anche perchè si inserisce in un luogo dove la tradizione è molto forte e questo lo si vede bene sopratutto nei paesaggi come questi. Se si confronta questa scena ai paesaggi bolognesi si può notare quanto qua il RAPPORTO UOMO-NATURA sia più equilibrato e tradizionale: la natura è sempre protagonista, la Sacra Famiglia sembra posta quasi per obbligo nel dipinto, ma è più evidente rispetto ad altre esprenze: è posta al centro ed è più proporzionata al paesaggio e inoltre la presenza umana è ancora rimarcata dalla CITTA' ANTICA SULLO SFONDO in cui compare anche un edificio che ricorda il PANTHEON. > non è più dunque la resa della natura dal vero, realistica; ama una compsizione molto più “ intellettuale” del paesaggio! La lunetta fa parte di un ciclo di 6 LUNETTE fatte per la cappella privata della famiglia Aldobrandini nel loro palazzo. Le lunette furono realizzate dal Carracci insieme agli allievi e in particolare FRANCESCO ALBANI. – TELE DEL CAMERINO FARNESE ( post 1595, Palazzo Farnese): messa da parte l'idea del salone che verrà decorato in seguito il cardinale Odoardo commissiona ad Annibale la decorazione del suo camerino ( lo studio dello stesso cardinale) che viene decorato con EXLEMPLA VIRTUTIS ( ovvero scene di eroi mitologici che dovevano essere di esempio per le virtù). La stanza viene dunque decorata sulla volta con FINTI STUCCHI che simulano una sorta di GROTTESCA un po' rivisitata e delle cornici dorate all'interno delle quali vengono poste le tele che sono perciò dei QUADRI RIPORTATI. Ancora una volta lo stile appare più CLASSICO ( ma comunque nuovo rispetto ai Manieristi, riprende molto più da vicino Raffaello e Michelangelo e l'arte antica) ed ha la particolarità di ispirarsi anche a STATUE DELLA COLLEZIONE! Una di queste tele rappresenta ad esempio ERCOLE AL BIVIO: Ercole che deve decidere se scegliere la via dei piaceri ( mostratigli dalladonna in veste succinta) o la via della virtù mostratagli dall'altra figura femminile, maggiormente vestita, che indica il monte Elicona con il Pegaso, simbolo di SAGGEZZE E DEI FARNESE! La figura di Ercole nel dipinto riprende molto da vicino la ststua antica dell'ERCOLE FARNESE che appunto faceva parte della collezione della famiglia. > tutto simmetrico e composto, chiaro, rispetto alle opere bolognesi. Altra opera è invece ATLANTE CHE REGGE IL MONDO SULLE SPALLE: anche qui un chiaro riferimento a Michelangelo e alla Volta Sisitna e ancora una volta la figura è ispirata allo stesso soggetto riprodotto in una ststua antica posseduta dalla famiglia > addirittrua i disegni sul globo sono gli stessi! Tutta la collezione farnese oggi si trova a NAPOLI un po' al Museo Archeologico e un po' a quello di Capodimonte in seguito a vicende matrimoniali successive, ma faceva un tempo parte del Palazzo Farnese di Roma. – GALLERIA FARNESE ( 1598, Roma, Palazzo Farnese): Visto il successo della decorazione del Camerino negli anni successivi Odoardo commissiona ad Annibale e al fratello Agostino, che torna a Roma, anche la GALLERIA FARNESE > ricordiamo che Palazzo Farnese era stato commissionato da Alessandro Farnese ad Antonio da Sangallo, poi portato avanti da Michelangelo e da Della Porta. La galleria si affacciava sul giardino del Palazzo tramite delle finestre e si trova a l piano nobile del palazzo ( circondata sopra e sotto da un loggiato). La sua struttura è rettangolare, lunga ed è ricoperta da una VOLTA A BOTTE ( la struttura architettonica di questi luoghi è molto semplice, perchè sarebbero dei corridoi, dei luoghi di raccordo con altre stanze ma diventano anche dei LUOGHI DI RAPPRESENTANZA del palazzo intero). Annibale decide di strutturare la decorazione alle pareti decorata con una sorta di RAFFAELLESCA e di decorazioni di FINTE ARCHITETTURE mischiate a vere e proprie NICCHIE che contengono le STATUE ANTICHE della collezione. Sulla volta invece sono inserite una serie di QUADRI RIPORTATI con FINTI TELAMONI e FINTI TONDI BRONZEI. Il tutto a creare una sensazione di HORROR VAQUI. La soluzione che viene scelta ricorda abbastanza quella della LOGGIA DELLA VILLA CHIGI unita alla stuttura della VOLTA SISTINA di Michelangelo perchè riprende l'idea dei quadri riportati di Raffaello e la sua idea di raffigurazione pittorica, ma la struttura tripartita è quella della Sistina, così come l'idea dei Telamoni e dei finti bronzi e degli gnudi. Il tema che viene scelto per la decorazione è quello della LOTTA TRA AMOR SACRO E AMOR PROFANO con il trionfo di quest'ultimo ( anche perché pur essendo un luogo laico è pur sempre la casa di un cardinale) probabilmente commissionato in occasione del MATRIMONIO TRA RANUCCIO FARNESE E MARCGHERITA ALDOBRANDINI ( in questa sala si tenne il banchetto di nozze molto probabilmente). Ai lati della volta sono aperti degli SQUARCI DI CIELO in cui si intravede una balaustra su cui lottano le due raffigurazioni dell'amore. La scena centrale è la più grande e presenta il TRIONFO DI BACCO E ARIANNA: la decorazione Negli anni successivi ci sarà questo scontro sempre più forte con Lanfranco che vedrà quest'ultimo primeggiare quando otterrà di essere a capo della decorazione della CHIESA DI SANTA'ANDREA DELLA VALLE, mentre Domenichino si dovrà occupare solo dei pennacchi della cupola; perciò si sposterà a Napoli dove morirà. 2. FRANCESCO ALBANI: (1578-1660, Bologna) Altro allievo dell'Accademia che poi si sposta a Roma e lavora con Annibale Carracci e prosegue la sua carriera tra Bologna e Roma partecipando sopratutto a molte COLLABORAZONI. Si specializza sopratutto nella produzione di QUADRETTI DA STUDIOLO ( dunque piccoli e preziosi con la tecnica dell'OLIO SU RAME). – LUNETTA ALDOBRANDINI CON ASSUNZIONE DELLA VERGINE ( post 1595, Roma): è una delle 6 lunette che Annibale deve realizzare per Plazzo Aldobrandini tra le quali già abbiamo visto la Fuga on Egitto. Alcune di queste lunette sono realizzate dagli allievi, soprattutto Albani che realizza quella con l'Assunzione della Vergine. Lo schema è lo stesso di quella già vista: è sostanzialmnete un paesaggio STUDIATO e non del tutto realistico animato al centro dalla scena religiosa che risulta CHIARA E SEMPLICE: apostoli in basso intrno al Sarcofago che ricorda un sarcofago romano e in alto l'Assunzione. > lo si vede in bianco e nero perché ad oggi fa parte di una collezione privata, dunque sistono poche foto. – SACRA FAMIGLIA ( 1610, olio su rame, Roma): si specializza appunto in questa produzione. Anche lui si rifà alla tradizione sia rinascimentale ( sopratutto a Raffello di cui riprende i colori e l'eleganza delle figure) che all'ARTE CLASSICA; in particolare vediamo che cita una sorta di SARCOFAGO romano decorato con una figura allegorica che abbevera dei bambini. Ancora una volta notiamo come questa tecnica fiamminga renda il colore più acceso. – 4 TONDI CON LE STORIE DI VENERE E DIANA ( inizio 1600, Roma): realizza quattro tondi che hanno questo tema, uno per STAGIONE, su committenza di SCIPIONE BORGHESE ( quello stesso cardinale che ruba la Caccia di Diana del Domenichino agli Aldobrandini). Vediamo ad esempio il tondo dedicato alla PRIMAVERA che è decorato con Venere al Bagno circondata dalle Grazie e dagli Amorini. Le figure ancora una volta ricordano la STATUARIA classica ( sopratutto Venere) anche per il PALLORE delle carni che ricorda quasi il bianco del marmo e il PAESAGGIO svolge sempre un ruolo importante anche se è IDEALIZZATO. > notiamo quanto in questo periodo, grazie al potere assunto dalla Chiesa, diviene normale per i cardinali commissionare OPERE SENSUALI come già abbiamo visto succedere per la Galleria Farnese! 3. GIOVANNI LANFRANCO: ( 1582, Parma- 1647, Roma). Nasce a Parma ma entra nell'Accademia dei Carracci e prosegue poi la sua formazione a Roma insieme ad Annibale. Diventa, tra gli allievi già citati, quello più apprezzato a Roma in particolare grazie alla decorazione della CUPOLA DI SANT'ANDREA DELLA VALLE. Lavoraz tra Roma, Bologna e Napoli. – CAMERINO DEGLI EREMITI ( inizio 1600, Roma): una delle rpime commissioni autonome ricevute da Lanfranco a Roma. Si tratta di una stanzina rettangolare che si trovava nel giardino di Palazzo Farnese che il cardinale ODOARDO decide di far decorare a Lanfranco con scene di EREMITAGGIO poiché la stanzetta veniva usata per le preghiere in solitaria del cardinale. La stanzetta viene anche chiamata PALAZZETTO. Ad oggi questo luogo non esiste più, ma se ne conserva in parte la decorazione; perché essa venne realizzata un po' ad affresco ( perduto) e un po' con QUADRI RIPORTATI ( ne restano due a Capodimonte): uno di questi rappresenta CRISTO SERVITO DAGLI ANGELI ( Cristo ad un certo punto va nel deserto per riflettere) rappresentato con queste figure dal gusto Rinascimentale al centro di un paesaggio importante e BRULLO poiché seve invitare a riflettere sulla durezza della condizione dell'eremita; l'altro invece rappresenta MADDALENA PORTATA IN CIELO DAGLI ANGELI sempre con le stesse caratteristiche. Notiamo che in entrambi i casi, e per tutta la sua produzione matura, Lanfranco usa dei COLORI TERROSI E SCURI rispetto al maestro e agli altri allievi dei Carracci e questo rende la sua piuttura più DRAMMATICA. – CUPOLA DI SANT'ANDREA DELLA VALLE ( Roma, 1625-28): va ricordata la data e la cupola in generale perché si tratta della PRIMA CUPOLA BAROCCA! La struttura architettonica della cupola viene fatta dall'architetto CARLO MADERNO mentre la decorazione viene affidata proprio a Lanfranco ( mentre i pennacchi con i 4 EVANGELISTI a Domenichino e questo determina il fatto che egli si trasferisca a Napoli). La cupola viene decorata con l'ASSUNZIONE DELLA VERGINE in un modo che richiama fortemente la CUPOLA DEL DUOMO DI PARMA del CORREGGIO ( della prima metà del 500) > infatti Lanfranco veniva da Parma!!! come la cupola del Correggio infatti MANCA L'ARCHITETTURA e le figure vengono disposte in FOLLA su un' alternanza di nuvole e zone di luce che, anche grazie alla forte luce che entra dalle finestre poste sul tamburo, crea un'ATMOSFERA RAREFATTA che SFONDA la parete! Il senso indistinto che si percepisce crea anche un FORTE DINAMISMO circolare. Anche la disposzione delle figure ricorda quella del Correggio con la Madonna a braccia aperte in basso sulle nuvole e Cristo che la aspetta al centro circondato di luce. > va ricordato che Correggio stesso arriva alla sua soluzione partendo dalla CAMERA PICTA di Mantegna. – CUPOLA DELLA CAPPELLA DEL TESORO DI SAN GENNARO ( Duomo di Napoli, 1640 circa): abbiamo detto che dopo la vicenda romana Domenichino si trasferiì a Napoli e qui fu incaricato di decorare la Cappella del Tesoro di San Gennaro dove viene tenuto il suo sangue oncora oggi che viene decorata con statue e dipinti grandiosi. Domenichino inizia la decorazione pittroica sia delle pale d'altare ( dei giganti OLIO SU RAME) ma anche della cupola partendo dalle LUNETTE E DAI PENNACCHI che sono pienamnete barocchi, pensati per annullare l'atmosfera e giocare con la FOLLA di persone > l'opera più barocca della sua produzione... muore però prima di poter proseguire e i lavori vengono affidati al suo rivale Lanfranco che dipinge la cupola con il PARADISO: lo schema è lo stesso della chiesa di Sant'Andrea della Valle con nuvole che portano le persone e al centro la luce divina con la solita ASSENZA DI ARCHITRTTURA e senzo di SFONDAMENTO. 4. GUIDO RENI: ( 1575-1642, Bologna). Guiro Reni viene da Bologna e studia all'Accademia quando Annibale è già a Roma e infatti non entra mai in contatto con lui ma solo con Ludovico Carracci. Lavora sopratutto tra Bologna, Roma e ha anche committenze internazionali perché diviene ben presto IL PITTORE PIU' APPREZZATO DAI CONTEMPORANEI e in generale nel Seicento ( molto di più di Caravaggio all'inizio) perché è un perfetto CLASSICISTA che rielabora perfettamente in maniera più moderna Raffaello unendolo allo studio del naturale. A Roma ottiene le prime grandi commssioni grazie all'avvicinamento al CAVALIER D'ARPINO che lo mette in contatto con la famiglia del Papa PAOLO V BORGHESE e in particolare con il già citatò SCIPIONE BORGHESE ( conosciuto anche come Cardenal Nepote in quanto nipote del Papa) il quale creò un'enorme collezione d'arte, sia antica che moderna, nella villa di famiglia, dove si trova ancora oggi! È uno degli artisti più pagati della storia e cambiava il prezzo addirittura in base al soggetto da rappresentare! – CAPPELLA DELL'ANNUNZIATA ( inizio 1600, Palazzo del Quirinale, Roma): il Palazzo del Quirinale oggi è sede del Presidente della Repubblica, ma un tempo era una residenza papale di campagna e il Papa PAOLO V Borghese decise di far apprescare la cappella interna con STORIE DELLA VERGINE sia nella Pala d'altare che nelle pareti ad affresco e la decorazione fu affidata interamnete a Guido Reni. Tutte le scene sono caratterizzate da CHIAREZZA, SEMPLICITA' E REALISMO senza quell'esagerazione decorativa che caratterizzava il Manierismo. La pala d'altare è decorata con l'ANNUNCIAZIONE: sono presenti solo le due figure di Michele e della Vergine e in alto degli angeli, dunque pochi personaggi che rendono chiara la scena e il tutto è ambinetato in CIELO sopra alcune nuvole. Il tutto in SCORCIO ma senza esagerare, serbe solo per dare il senso di profondità dell'atmosfera. Il ciclo ad affresco ripercocre tutta la vita della Vergine dalla NATIVITA' con lei tenuta da varie ancelle in primo piano che compiono varie AZIONI REALISTICHE E SEMPLICI ( portare l'acqua, i panni puliti ecc) mentre due porte sullo sfondo fanno intravedere altre due scene: a sinistra la partoriente, a destra l'annuncio dato al padre. Oppure la MADONNA DEL CUCITO che mostra il momento in cui la donna impara a cucire. Anche qui tutto molto semplice e reale sia nelle figure umane che nell'ambientazione lubera di orpelli decorativi > davanti a questo quadro era posto l'inginocchiatoio per il Papa. Sulla cupola infine si ha l'ASSUNZIONE che, come da prassi per le cupole barocche, avviene in cielo SENZA ARCHITETTURE in un'atmosfera di NUBI E LUCE che da' l'idea di ILLUSIONISMO SPAZIALE. – STRAGE DEGLI INNOCENTI ( 1611, Chiesa di San Domenico, Bologna): commissionata per la Cappella Berò della Chiesa bolognese già vista per l'Arca di San Domenico a cui partecipa anche Michelangelo da giovane. Nella pala viene rappresenttao un momento drammatico ma il modo in cui Reni gestisce l'assetto della scena mitiga l'esagerazione del sentimento: esso risulta evidente e realistico nei volti delle figure, sopratutto in quello della madre che viene tirata per i capelli, perché è forte ma non irrealistico o in quello della madre che prega in basso a destra che ricorda la TESTA DI NIOBE acquistata da Agostino Chigi e poi venduta a Dresda che verrebbe dal GRUPPO DEI NIO'BIDI oggi agli Uffizi ma che al tempo si trova a alla VILLA MEDICI DEL PINCIO. L'opera è un perfetto esempio di classicismo tutto basato su CONTRAPPOSTO E CHIASMO: si vede bene nelle braccia dei due aguzzini, nel fatto che la lancia di quello in basso sia il fulcro dell'opera, nella corrispondenza assiale delle teste delle donne, nella perfetta resa anatomica, espressiva e coloristica che come sempre affonda le radici nella consocenza di RAFFAELLO e dell'ARTE CLASSICA; in particolare proprio questo gruppo dei Niobidi ( che seocndo la mitologia erano i 7 figli e le 7 figlie di Niobe che vennero uccisi da Apollo e Artemide sotto gli occhi della madre che aveva peccato di superbia considerandosi più feconda di Leda, madre delle due divinità). – SAN SEBASTIANO ( 1615, Genova): non si sa molto sulla committenza di questa opera. Essa però venne molto apprezzata, tanto che l'artista ne realizzò diverse versioni. La bellezza dell'opera sta nel fatto di rendere questa figura estremamente SENSUALE dotandola di un CORPO PERFETTO E IDEALIZZATO, emblema del classicismo. – SAN FILIPPO NERI IN ESTASI ( 1614, Chiesa della Vallicella, Roma): Filippo Neri era quel saerdote romano che abbiamo già citato come particolare perché fu reso santo quando ancora era in vita e che operava proprio nella Chiesa della Vallicella detta anche Chiesa Nuova che era una delle Chiese successive alla Controriforma. Per lui operò molto il pittore che si trova oggi a GALLERIA BORGHESE perché venne realizzata denro la bottega del Cavalier d'Arpino e da lì fu sequestrata e portata nella Villa di SCIPIONE BORGHESE dove si trova oggi insieme anche al BACCHINO MALATO ( di Caravaggio). Il giovane viene raffigurato di ¾ a mezzo busto mentre porta una canestra du frutta con aria languida, lasciando intravedere una spalla scoperta. La critica ha molto dibattuto sull'iconologia di questa opera cercando di intravedere significati allegorici e superiori ( ad esempio la CADUCITA' DELLA VITA nella frutta ammaccata/ marcia) ma in realtà è da interpretare proprio come ciò che appare ricordando che questo tipo di dipinti al Nord era molto diffuso alla fine del 500! ( ma anche solo a Bologna, basti pensare alla Macelleria di Annibale Carracci!). Come nell'opera precenente anche qui due sono gli aspetti interessanti: il NATURALISMO sia della figura umana che della NATURA MORTA ( che prelude alla futura Canestra di Frutta che apre il genere vero e proprio) indagata con IPER-REALISMO donando particolare lucentezza proprio per risaltare il diverso aspetto, il SENSO TATTILE delle diverse frutte con diversi stati di maturazione e anche l'effetto luministico con questo forte CHIAROSCURO destinato sempre più ad accentuarsi nella produzione successiva che mette in risalto la figura umana e lascia molto poco spazio al fondale che infatti è MONOCROMO. – CANESTRA DI FRUTTA ( post 1593, Pinacoteca Ambrosiana): è un'opera fondtamnetale perché inaugura il genere della NATURA MORTA ( che corrisponde alla raprresentazione isolata di soggetti inanimati dalla frutta alla carne a strumenti musciali ecc...). è interessante perchè da' a della semplice frutta la DIGNITA' DI MONUMENTO sopratutto grazie all'uso della LUCE che mette in ombra tutta la parte destra e al fatto di mettere la cestra in primo piano, appena TRABORDANTE dal tavolo per dare in senso di triimensionalità rispetto al FONDALE MONOCROMO. È bellissimo l'IPER-REALISMO della frutta di matrice fiamminga con tutti i suoi DETTAGLI/ INESTETISMI: sono presenti chicci di uva matura ma anche foglie scecche, una mela bacata addirittura che rappresentano questa volta realmente la CADUCITA' DELLA VITA come attesta la descrizione che più volte ne fa FEDERICO BORROMEO che l'acquista e la elogia al di sopra di ogni altra opera che possiede. > è solo apparentemente reale perché viene messa insieme frutta di stagion i diverse. Uno dei suoi grandi mecenati romani , il marcese VINCENZO GIUSTINIANI, afferma che per Caravaggio la pittrua delle nature morte fosse importante tanto quella di soggetti sacri/ umani. Dopo l'esperienza nella bottega del Cavaliere Cravaggio ottiene diverse importanti committenze prima private e poi pubbliche. È un artista motlo controverso perché la sua evidente novità è al centro del dibattito sin da subito: alcuni lo criticano aspramente come il pittore BAGLIONE ( che lo percepisce come rivale) o lo stesso BELLORI ( che comunque ne parla ugualmente capendone l'importanza) ma ha comunque tantissimi committenti e protettori importanti! Tra questi i principali sono due: 1) FRANCESCO MARIA DEL MONTE: cardinale e ambasciatore a Roma epr conto del Granducato di Toscana. È il primo grande committente di Caravaggio e lo ospita addiritttrua a casa propria: PALAZZO MADAMA ( oggi sede della Repubblica Italiana). 2) VINCENZO GIUSTINIANI: grande collezionista di origini genovesi che insieme al fratello colleziona ben 13 tele di Caravaggio notandolo grazie alla psozione della sua residenza vicino a luoghi dove Caravaggio lavora: sia Villa Madama che la Chesa di San Luigi dei Francesi. – I BARI ( Roma post 1593): è una delle opere commisionate dal cardinale Francesco Maria del Monte che ebbe immediato successo ( esistono più di 30 versioni!). È una SCENA DI GENERE tipica delle taverne del periodo che ci mostra l'inganno ordito contro un giovane di buona famiglia da due bari appunto. Vediamo il giovane, ben abbigliato che sta guardando le sue carte e che non si accorge di essere ingannato dalle altre due che si sono anche VESTITE BENE per non insospettire ma che vengono tradite da alcuni particolari come la MANICA STRAPPATA o I GUANTI ROTTI. Ancora una volta è evidente il NATURALISMO di oggetti ( sopratutto la tavola con la tovaglia damascata) e dei personaggi e il FONDO MONOCROMO con il FASCIO DI LUCE evidente. La direzione data al tavolo fa sì che lo spetatore si senta pinemanete partecipe come se fosse lì con loro. – BUONA VENTURA ( post 1593, Roma): per Francesco Maria del Monte. Altra scena come quella dei Bari ( si pensa infatti che òe due scene siano di poco successive e sono per altro per lo stesso committente). Questa volta viene presentato l'inganno ordito da una zingara che legge la mano ad un giovane nobile dall'aspetto INGENUO ( sottolineato dal fatto di essere un po' paffutello anche). Lei lo inganna con i lsorriso accogliente e fa finta di leggergli la mano ma nel frattempo tenta di rubare un anello ( infatti ha l'indice della mano destra più rialzato del resto) . Ha anche un enorme MANTELLO che serviva a queste figure per nascondere gli oggetti rubati al di sotto di esso. Ancora una volta NATURALISMO nella resa di ritratti e di vesti e FONDO MONOCROMO e ASCIO DI LUCE. > nella Roma del tempo evidentemente erano tipiche queste figure che guadagnavano soldi ingannando i giovani rampolli in visita in città. Anche questa opera ebbe molto successo, tanto che venne riproposta anche da altri artisti con viarie varianti come nel caso dell'INDOVINA di SIMON VOUET. Vouet era un pittore francese che operò a Roma per circa venti anni dopo che Caravaggio era già morto ,dunque non lo conobbe mai ma nonostante questo viene considerato in questi anni come uno dei CARAVAGGESCHI e questa opera lo dimostra oerché ne riprende gli effetti luministici, lo sfondo monocromo e la tematica ( addirittura la zingara ha la stessa veste di quella di Caravaggio!) con dei cambiamenti: la scena è resa ancora più comica dal fatto che la zingara venga a sua volta derubata da una terza figura, è più affollata e inoltre sembra ancora di più legata al mondo della COMMEDIA DELL'ARTE dove veniva spesso inserita una scena in cui una zingara ingannava una donna formosa malata di cuore. > Vouet tornato in Francia è uno dei classicisti quindi è soprendente il modo in cui l'arte di Caravaggio influenzi tutti, anche i più distanti come anche succede a Guido Reni! – BACCO ( post 1593, fatto a Roma ma oggi agli Uffizi): altra opera commissionata da Francesco Maria del monte che si trova però agli Uffizi perchè lui a vendette al Granduca Frerdinando I. E' interessante perché ci mostra come Caravaggio tratti tutte le tematiche allo stesso modo: non solo nelle scene di genere o nelle nature morte, ma anche quando tratta temi più alti mitologici/ religiosi!!! dunque egli rappresenta queste figure “ divine” come fossero PERSONE REALI! Ed è questo l'aspetto che più candalizza al suo tempo! Vediamo il Bacco infatti rappresentato come fosse un giovane paffuto qualsiasi con lo sguardo stralunato dal vino seduto su un MATERASSO DA LETTO e un LENZUOLACCIO che danno l'idea che l'artista non abbia nemmeno provato a nascondere il fatto di aver costruito questa scena a tavolino in atelerier con un modello e oggi di scena! Quindi leva tutta l'aura sacrale del personaggio! C'è un DIALOGO CON LO SPETTATORE motlo forte perché il dio lo guarda dritto negli occhi e gli offre il vino e anche un bellissimo IPER-REALISMO nella resa della frutta e del vetro. Ancora una volta il FONDO MONOCROMO e il RAGGIO DI LUCE. – LA MADDALENA PENITENTE ( post 1593, Roma): opera che ci mostra appunto come viene trattato un tema sacro. La Maddalena viene rappresentata come una cortigiana del tempo con abiti tipici di fine 500 descritti nel dettaglio in un ambiente molto semplice che è quello dell'ATELIER DELL'ARTISTA > da qui in avanti diventa tipico non nascondere il fattoche quadri fossero montati qui, diventa una sorta di affermazione dell'importanza del poeta e anche l'arte cambia: diviene arte per se stessa, valida per la sua bellezza indipendentemente dal soggetto rappresentato e di consegnuenza ogni soggetto è degno allo stesso modo; sia sacro che oggetto! La donna è seduta su una sedia con le braccia icnrociate e il volto chino, malinconico proprio perchè è pentita e infatti accanto a lei ha gettato per terra i gioielli, simbolo della lussuria. È riconoscibile per una Maddalena solo per il suo SIMBOLO: la brocca di olio con cui unge i piedi di Cristo! > Bellori parla male di questa opera dicendo appunto che Caravaggio ha rappresentato una donna e finse che fosse una Maddalena aggiungendovi il vasetto. Forse anche questa è commissionata da Francesco del Monte. – FUGA IN EGITTO ( post 1593, Roma): ancora una volta una scena sacra molto realistica sia nei personaggi ( sopratutto il mondo in cui la Vergine e il Bambino dormono) ma anche nell'ambiente naturale dai sassi all'interna natura che viene rappresentata che è tipicamnete ITALIANA: una natura non addomesticata o idealizzata, ma vera, libera e paludosa come appariva realmente al tempo in autunno ( no nci sono palme, ma una quercia, vi è la palude e non il desero!) – INCREDULITA' DI SAN TOMMASO ( post 1593, Roma): altra commitenza privata di soggetto sacro. Ancora una volta i personaggi sono spogliati dell'aria di sacralità che avevano per tradizione e appaiono come FIGURE REALI, senza abbellimenti di genere; soprattutto Tommaso con il suo volto incredulo, vero centro del dipinto, è l'UNGHIA SPORCA, che allude alla sua POVERTA' da Apostolo. Ancora una volta figure in primo piano in uno spazio buio e uno sfondo monocromo dove vediamo che la luce si fa sempre più intensa > Bellori ci parla del fatto che realizzasse sempre le sue opere nel suo studio totalmente buio se non per un foro praticato nel soffitto che gli permetteva di creare questi effetti luministici particolarmente entusiasmanti che prendono il nome di LUCE RADENTE. È motlo realistico anche il gesto con cui Cristo guida la mano dell'Apostolo nella ferita e la smorfia di dolore sul suo volto. Egli è più bianco di tutti e vestito come un FILOSOFO ANTICO per sottolineare il fatto che sia un' APPARIZIONE rispetto agli altri che hanno vesti contemporanee e molto realistiche. – GIUDITTA E OLOFERNE ( post 1593, Roma): una delle rpiem opere in cui utilizza compiutamante la sua caratteristica LUCE RADENTE. Viene rappresentato con uan visione a mezzo busto il momento drammatico in cui si compie l'omicidio di Oloferne. È molto bello il CRUDO REALISMO con cui viene narrato l'omicidio: da un lato il CORPO SPASMODICO di Oloferne e dall'altro le due donne: GIUDITTA che compie l'atto ma al tempo stesso è INORRIDITA ( si tiene lontana e il volto esprime disgusto) e poi la vecchia serva dallo sguardo arcigno che la osserva e prepara la sua veste per nascondere la testa. A dare DRAMMATCITA' vi è il solito DRAPPO ROSSO visto anche nella Morte della Vergine. Esistono due famose versioni successive fatte dalla pittrice caravaggesca ARTEMISIA GENTILESCHI: una prima cosnervata a Napoli e una seconda oggi agli Uffizi. La prima versione, rispetto alla seconda, è pià ravvicinata e meno decorativa ma anche meno drammatica... la versione finale parte sicuramnte da quella di Cravaggio ma cambia alcuni elementi: è appunto più DECORATIVA ( troppo sangue che zampilla, vesti pià ricche, il braccialetto prezioso) e punta di più l'accento sulla SESSUALITA' e anche il gesto sembra più VIOLENTO ( perchè Artemisia era stata violentata da un collaboratore del padre poco prima di fare questa opera) e questa volta la sua SERVA è giovane e partecipa attivamente all'evento, tanto che Oloferne con una mano tenta di allontanarla... a tratti se si vuole è anche PIU' CRUDA proprio per il sentimento della donna, l'assenza del drappo rosso e la resa del materasso. Bellori, che ama follemente Guido ma non Caravaggio deve avmmetterlo, pur ribadendo che si trattò solo di un periodo sperimentale che Guido fece per dimostrare la sua superiorità. Nell'opera infatti si nota subito un cambiamento diverso alle altre opere dell'artista: il colore è meno smaltato e c'è un forte chiaroscuro, meno eleganza e più attenzione al dato reale come le vene sulla testa di Pietro. Avendo analizzato nel dettaglio le varie scene si nota subito una grossa distanza tra i due pittori: Annibale ha una pittura più accesa e chiassosa e anche basata molto di più sulla tradizione romana; mentre Caravaggio rifugge ogni riferimento rinascimentale preferendo una forte aderenza al dato reale, colori meno accesi e un'aura di silenzio. – DEPOSIZIONE ( post 1593, Roma): oggi si trova ai Musei Vaticani e non più alla Vallicella, perché qua fu riportata dopo le Dispersioni Napoleoniche. L'opera ancora una volta risulta DRAMMATICA e REALISTICA a causa dell'uso della LUCE RADENTE e dei vari dettagli della pellel come le VENE dei piedi di Nicodemo o delle mani di Cristo, la madrezza del corpo, i gesti delle figure. È interessante il modo in cui la mano del Salvatori tocchi la PIETRA dell sepolcro a sottolineare la continuità tra Cristo e la Chiesa e il fatto che l'ANGOLO sia posto in avanti per dare profondità al tutto. In questo modo inoltre il sasso del Sepolcro andava a coincidere con la pietra dell'altra e dava l'idea che Cristo fosse deposto su di esso e diventasse così il PANE DEL'EUCARESTIA che veniva posto sull'altare stesso! È bella anche la MANO DELLA MADONNA che sbuca nel buio per proteggere il figlio con un sentimento profondamnete materno e dunque realistico. > l'opera influenzò particolarmente LA DEPOSIZIONE DI RUBENS di Anversa che la ripopose con qualche variante e con un tipo di colore divers.Va ricordato che il Braccio diseso e senza vita che tanta fortuna ha avuto, deriva dalla PALA BAGLIONI di Raffaello giovane! – LA MORTE DELLA VERGINE ( pre 1607, per una chiesa romana , oggi al Louvre): altra opera pubblica che venne RIFIUTATA questa volta veramnete dagli iniziali committenti perché venne considerata INDECOROSA per vari motivi che riguardano tutti l' ECCESSIVA IMITAZIONE DEL REALE nella Vergine: ad esempio le CAVIGLIE SCOPERTE ( che per una donna pia non andavano bene), l'ASSENZA DI SPERANZA ( qualcosa che alluda all'Assunzione, alla salvezza) o sopratutto la GONFIEZZA di piedi e ventre!!!! > si urlò allo scandalo perchè pare che per raffigurarla in maniera così realistica Caravaggio prese a modello una PROSTITUTA MORTA o quantomeno INCINTA. Ancora una volta c'è la LUCE RADENTE che conferisce DRAMMATICITA' alla scena, pochi dettagli decorativi che rendono l'AMBIENTE IRRICONOSCIBILE. L'opera fu dunque rifutata dai committenti ma ebbe tantissimo SUCCESSO TRA I PITTORI, tanto che RUBENS, che in quegli anni lavorava per il DUCA DI MANTOVA, lo invitò ad acquistarla, cosa che avvenne pur dopo una settimana perchè gli artisti volevano vederla assolutamente! Successivamnete da Mantova l'opera passò prima alla corte del re inglese e poi in Francia con LUIGI XIV e infatti ancora oggi è al Louvre. – MADONNA DEI PELLEGRINI ( pre 1607, Roma): altra commissione romana pubblica. Viene rappresnetata la Madonna dei Pellegrini che in genere è messa in relazione anche con l'iconografia della MADONNA DI LORETO: la Madonna con il Bambino rappresentata durante il trasporto della sua casa da Nazareth a Loreto ma in questo caso manca il riferimento a questo evento ( tradizionalmente rappresentato con la casa trasportata dagli angeli)... forse però il collegamento ci potrebbe essere lo stesso in quanto nel dipinto la Madonna si presenta ai pellegrini poveri sulla SOGLIA DI CASA ( che dunque potrebbe alludere alla casa trasportata?). Ancora una volta LUCE RADENTE che arriva dall'angolo in alto a sinistra che lascia in ombra tutta la casa e irradia invece i protagonisti. Ci sono dei bellissimi DETTAGLI NATURALISTICI: come l' ORECCHIO ROSSO del Bambino ( come se si fosse appe asvegliato) o le guance e ancora i PIEDI SPORCHI dei pellegrini ( con doppia valenza come nella scena della Deposizione di Pietro nella Cappella Cerasi: naturalismo e segno di Umiltà secondo gli scritti di FEDERICO BORROMEO). I pellegrini sono rappresentati appunto come persone molto povere con i vestiti strappati e semplici, le rughe sul volto e i piedi sporchi e anche la Madonna è vestita come una donna del tempo e ha come modella ancora una volta una prostituta. > Baglione anche questa volta critica l'opera dicendo che era scandalosa e indecorosa e che così fu percepita dal popolo. CARAVAGGIO IN FUGA: 1607-1610. dopo essere fuggito da Roma viaggia al sud, in particolare a Napoli dove esporterà il gusto naturalista. – LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA ( Napoli, post 1606): opera realizzata per la confraternita del PIO MONTE che si occupava di aiutare i poveri e indigenti. La confraternita commissiona una tela che riassuma una TEMATICA ASTRATTA; ovvero le sette vie di Misericordia indicare dalla Chiesa. Caravaggio rende anche questo tema allegorico con estremo REALISMO unendo una serie di SIMBOLI, scene del MITO E BIBBIA insieme per soddisfare la richiesta, ma fa sembrare tutte queste fiugre delle PERSONE REALI della Napoli del tempo! Come fossero una serie di persone riunite in un vicolo qualsiasi... dunque è una scena allegorica ma ha l'aspetto di una scena di genere. Partendo da destra troviamo: SEPPERILE I MORTI che viene rappresentato da un uomo che tira una cadavere fuori dal carcere per seppelirlo mentre viene illuminato da una ltro soggetto munito di torcia e poi in basso troviamo altre due opere: VISITARE I CARCERATI/ SFAMARE GLI AFFAMATI che il pittore riassume nel MITO DI CIMONE E PERO ( secondo la storia Cimone fu imprigionato e la figlia Pero lo fece sopravvivere allattandolo ogni giorno) ; sulla sinistra troviamo invece, sempre partendo dall'alto DARE DA BERE AGLI ASSETATI ( con la storia di SANSONE NEL DESERTO che si abbevera da una mascella di asino). Poi si hanno nella stessa scena due altre opere: VESTIRE GLI IGNUDI/ AIUTARE GLI INFERMI ( con SAN MARTINO che divide il proprio mantello aiutando una figura nuda di spalle e uno storpio che chiede l'elemosina) e infine OSPITARE I PELLEGRINI con un oste che fa cenno ad un pellegrino ( riconoscibile per la CONCHIGLIA in testa, simbolo del pellegrinaggio verso Santiago) di entrare nella propria taverna. La scena culmina in alto con la VERGINE DELLA MISERICORDIA che cala portando un' altra FONTE DI LUCE insieme ad alcuni angeli con i suoi panni che si mischiano ai PANNI STESI ad ascigare del vicolo stesso. – FLAGELLAZIONE ( post 1607, Napoli, Capodimonte): ancora una volta domina la scena e la crea la LUCE RADENTE che cala dall'angolo in alto a sinistra ed è quasi acciecante nei punti in cui colpisce le figure, per il resto tutto è buio, si intravedono pochi elmenti di spondo a dare il senso di profondità come la colonna. Questa atmosfera aumenta il senso di dtrammaticità anche grazie all'ESPRESSIVITA' dei volti. Il corpo del Cristo ha una LINEA SINUOSA quasi manierista per certi versi. DETTAGLI curanti nel particolare in maniera motlo realistica. – DECOLLAZIONE DEL BATTISTA(post 1607, Malta): pala d'altrae commissionata dall'ORDINE DEI CAVALIERI DI MALTA di cui Caravaggio, come elogio alla sua pittura, fa parte. È molto CRUDA ma nonostante questo è una pala d'altare! Rappresenta con foret realismo l'uccisione del martirio sempre con ASSENZA DI ELEMENTO DIVINO/ SPERANZA ma come un duro omicidio con il santo sdraiato a terra che sta soffocando nel proprio sangue in attesta che l'aguzzino lo finisca con il pugnale mentre anche le altre figure sono INDIFFERENTI, sopratutto Salomé che si appresta a preparare il piatto per la testa del Battista. Il tutto avviene nel cortile del carcere in cui Giovanni era stato rinchiuso mentre due altri prigionieri osservano la scena dalla finestra. > si firma sotto la testa del Battista con il suo sangue come “ FRA MICHELANGELO” a far capire che fa parte dell'Ordine dei Cavlieri! Il fatto stesso di dare largo spazio all'AMBIENTE SPOGLIO accentua la crudezza della scena, come fosse un omicidio a sangue freddo in un vicolo! È un po' come L'ESPIAZIONE dei peccati stessi del pittore.... – RESURREZIONE DI LAZZARO: ( Messina, post 1607): una delle opere Siciliane fatte dopo la fuga da Malta in seguito all'incarcerazione. Ancora una volta la LUCE RANDETE crea la scena. È interessante il modo in cui questa volta ttta l'attenzione venga data a Lazzaro, mentre Cristo rimane moto meno in vista con il solito gesto della Vocazione di San Amtteo che richiama la mano di Adamo della Volta Sistina. Bello il modo in cui il corpo rigido dellamorte riprende vita allargando le braccia inondato dalla LUCE DIVINA che gli infone energia vitale. L'opera è MAL CONSERVATA e quindi non rende bene ne dettaglio. – DAVID CON LA TESTA DI GOLIA ( 1610 , Napoli): è la sua ultima opera ed è importantissima perché egli inserisce il proprio AUTORITRATTO nella testa di Golia dando avvio ad una tradizione degli artisti di dipingere la propria testa mozzata in contrsti sacri ( anche se vi è il precedente del RITRATTO DI GIORGIONE che si crede che Caravaggio possa aver consociuto solo o per via scritta o comunque tramite copie, dove Giorgione però si rappresnta come David). L'eroe ancora una volta NON HA NULLA DI DIVINO! È una persona normale, RILUTTANTE dell'atto appena fatto ( come la Giuditta di Roma) hc emette in primo paino la testa di Golia/ Caravaggio.ancora una volta è una sorta di TENTATIVO DI ESPIAZIONE dei peccati che Caravaggio porta con sé nel suo viaggio di ritorno a Roma per donarlo come ringraziamento al nipote del Papa, il solito SCIPIONE BORGHESE. 8. I CARAVAGGESCHI: Caravaggio non aveva allievi ma il suo stile diventa una vera e propria moda che da vita ad un vero e proprio “ gruppo” chiamato da Bellori dei NATURALISTI. Si tratta di pittori sia più vecchio/ contemproanei di Carvaggio che giovani, nati dopo la sua morte nel 1610. c'è chi è un caravaggesco per tutta la vita e chi solo per una fase e questo fenomeno COINVOLGE TUTTI! Anche pittori molto diversi come Guodo Reni e comprende anche PITTORI EUROPEI. C'è chi proprio emula Caravaggio e chi invece ne riprende l'aspetto coloristico/luministico o la tipolgia di scene scelte, il tratto naturalista per nuove vie... > il fenomeno dura una decina di anni, si interrompe verso il 20/25. 1) BARTOLOMEO MANFREDI: è un pittore mantovano, che dunque ha la stessa formazione di Carvaggio e dunque attrazione per il dato naturale e per la vita quotidiana, che ha anche modo di conoscere Carvaggio durante il suo soggiorno romano. È quasi un EMULATORE perchè in effetti le sue opere hanno tutti gli ingredienti di quelle di Caravaggio ( la luce radente, la scelta dei temi, il naturalismo...) tanto che molte opere di Manfredi inizialmente sono state attribuite a Caravaggio ma in realtà c'è un aspetto diverso: manca a Manfredi quella FORZA ESPRESSIVA e la DRAMMATICITA' di Caravaggio! È come se ne avesse ripreso il corpo ma non l'anima. Si vede bne la differenza osserva BACCO E UN BEVITORE; Caravaggio non avrebbe mai dato alle sue figure questo senso di ALLEGRIA e non avrebbe usato le luci solo per questini di decorativismo... costruzione di pochi corpi nudi molto DRAMMATICI nell'espressione e nella resa corporale, molto scarna e magra. Diviene l'artista di punta di Napoli della prima metà del secolo e grazie a lui il naturalismo, altrove scomparso velocemente, rimane saldo fino a metà seicento! – SANT'ANDREA ( 1616): è forse la prima opera napoletana del pittore. Evidente è la lezione caravaggesca: la figura del Santo viene rappresentata in primo piano a pezzo bustocon una LUCE RADENTE che lo colpisce dall'alto a rappresentare la luce divina della vocazione. Appena visibile la croce a X, il suo simbolo. La figura è resa nel dettaglio con òl'esasperazione delle vene, delle rughe, della magrezza che rende l'opera particolarmente drammatica. – SUPPLIZIO DI ISSIONE(1632, Prado): la tela fa parte di una serie di 4 tele commissionate dal re spagnolo per rappresentare un messaggio per le privince: questa sarebbe stata la fine che avrebbe fatto chiunque si fosse ribellato alla monarchia. Nella tela viene rappresentato l'episodio mitologico in cui il gigante Issione viene punito per aver osato ribellarsi a Zeus e la resa è interessante perchè sembra quasi ambientare l'episodio nell'INFERNO CRISTIANO. È evidente l'esasperazione della violenza, l'uso della luce caratvaggesca e l'idea di fermare per sempre l'evento nel silenzio. – SOGNO DI GIACOBBE ( 1639, Prado): la tela sembra a primo acchito molto molto diversa dalle precedenti e questo in effetti è vero per quanto riguarda il LUMINISMO: non c'è più òa luce radente ma si ha una luce diffusa, molto chiara e un paesaggio natruale visibile che risente dell'ARTE BAROCCA che ne frattempo era esplosa... però mantiene lo stesso la vena NATURALISTICA nella semplicità compositiva ( si ha sempre una sola figura senza prpelli decorativi) curata nei dettagli ritrattistici e inoltre rimane l'idea dell'ATEMPORALITA' che è una delle caratteristiche più profonde dell'arte caravaggesca. – SAN GENNERO ESCE ILLESO DALLA FORNACE ( 1646, Napoli, Cappella del Tesoro di San Gennaro, Duomo): nella tela viene rappresentata ancora una volta una storia religiosa e come nell'opera precedente operai è visibile in cambaimento avvenuto a livello luministico in relazione con il NEOVENETISMO che tanto aveva influenza nel contemporaneo barocco... .tuttavia mantiene l'aspetto naturalista nella resa dell' espressività, sopratutto nel volto del Santo un po' sudaticcio e pallido ma illeso, la mitra spostata leggermente e non del tutto dritta.... mantiene anche la DRAMMATICITA', evidente sopratutto nella parte bassa del dipinto dove i romani urlano difronte al miracolo. – PROFETI DELLA CERTOSA DI SAN MARTINO ( Napoli): sono interessanti perché Ribera sceglie di decorare la navata della Certosa di San Martino non con l'affresco ( che i naturalisti non praticavano) bensì con una serie di tele tagliate ad hoc da isnerire nei pennacchi degli archi d'accesso alle cappelle. Sono figure di nuovo dal gusto pienamente Caravaggesco anche dal punto di vista lumistico: tutte figure di vecchi che si affacciano inondati da una luce forte che ne evidenzia i tratti somatici e la magrezza del corpo rendendoli crudi e violenti come il giovanile sant'Andrea. LA CULTURA BAROCCA: RUBENS: Il barocco vero e rpoprio nasce con GIAN LORENZO BERNINI, ma fondamntale per il suo sviluppo è lo zampino del pittore e diplomatico fiammingo PETER PAUL RUBENS ( 1577- 1640)egli fu un uomo molto colto che venne formato come paggio, dunque come uomo di corte e fu proprio grazie alla sua carriera da diplomatico che ebbe modo di viaggiare molto e solo successivamnete fu istruito alla pittura nella bottega del pittore fiammingo VON NORTH; ma questo non gli bastò e decise di conoscere la pittrua italiana.... per questo motivo scene inizialmente a Venenzia dove fu colpito dal'aspetto coloristico locale ed elaborò già qua la sua PITTURA DENSA E PASTOSA che ne caratterizza lo stile. A Venenzia ebbe la fortuna diconsocere il duca di Mantova VINCENZO I GONZAGA che ne fece il proprio pittore/ diplomatico di cote permettendogli di fare appunto varia viaggi sia in Italia che in Europa e approfondire le sue consocenze artistiche! In questa serie di viaggi vanno sottolineati i due fatti a Roma: il primo nel 1602 e il secondo tra 1606-08. – TRIONFO DI SANT'ELENA (1602, Roma, Chiesa di Santa Croce di Gerusalemme, oggi in Francia): durante il suo primo viaggio a Roma già riceve la commissione di una serie di tre tele che dovevano ornare una cappella dedicata alla santa Elena per questa chiesa romana. La più interessante è il Trionfo ( oggi in Francia perché venne trafugata dai francesi) che ci mostra la Santa al centro STATUARIA con SGUARDO DEVOTO e delle COLONNE TORTILI o SALOMONICHE sullo sfondo che richiamano da vicino varie opere di RAFFELLO come la Santa Cecilia di Bologna ( prorpio nello sguardo e nella morbidezza della figura) o ancora La Guarigione dello Storpio ( uno dei cartoni fatti per gli Arazzi Vaticani) in cui ci sono le solite colonne > che tra l'altro sarano molto apprezzate dall'architettura barocca, basti pensare al Baldacchino di San Pietro! È una figura molto più naturalistica di quelle tardo-manieriste, in linea con la rivoluzione di Carracci e di Caravaggio. Del secondo sembra riprendereanche un po' l'aspetto luministico ma animato da una PITTURA VIBRANTE che rende le sue opere più dimaniche e caotiche. Rubens infatti con tutti i suoi viaggi studia tantissimo l'arte sia dei Rinascimentali che direttamente l'arte antica e uno dei suoi meriti, sottolineato anche da Bellori, è quello di saper reinterpretare le opere antiche più famose... le fonti inoltre lo descrivono come un tutto fare, cordiale e gentile che riusciva a lavorare e al tempo stesso ascolta e risponde a degli interlocutori. – DEPOSIZIONE DI GALLERIA BORGHESE ( 1605, Galleria Borghese): è un quadro che Rubens realizza dopo aver visto a Madrid l'opera omonima di TIZIANO che infatti riprende ( come farà successivamente per quella di Caravaggio) in maniera èrecisa in alcuni punti; sopratutto nel SARCOFAGO con lo spigolo posto in avanti e nell'aspetto COLORISTICO con la stessa pittrua filamentosa che sembra quasi “ scigliere le figure” ma al tempo stesso varia donando ad esempio maggiore NATURALISMO al paesaggio e all'espressività dei personaggi, sopratutto nella Vergine e nel Corpo di Cristo, così accasciato e scomposto. > si reca a Madrid per il suo lavoro da diplomatico per conto del duca di Mantova. – IMPOSIZIONE DEL NOME A GESU' ( 1605, Genova): ancora una volta un'opera in cui Rubens dimostra di aver appreso e di saper condensare le varie lezioni italiane: dal colorito dell'ultima fase di TIZIANO, alla dolcezza di CORREGGIO, fino alla carica espressiva del LUMINISMO di Caravaggio e al suo NATURALISMO. Notiamo ad esempio la bellezza dei volti delle figure cin questa espressività dolce come la Madonna che si volta per non guardare la circoncisione del figlio, la MONUMENTALITA' delle figure romane , così come l'uso dello SCORCIO ARDITO manierista che dona SCENICITA' all'iconografia e dinamismo. – ALTARE MAGGIORE DI SANTA MARIA IN VALLICELLA ( Roma, 1608 circa): durante il suo secondo soggiorno romano Rubens si candida per ottenere la committenza della pala d'altare per quella che in effetti si può considerare LA PIU' IMPORTANTE CHIESA DEL TEMPO; poiché al suo interno lavorano tutti gli artisti più influenti del periodo ( come Cravaggio o Barocci). A Rubens dunque viene chiesto di realizzare una pala d'altare che funga da COPERTINA DI ICONA ( ovvero contenitore che rendesse più accattivamnte un affresco che si trovava all'esterno della chiesa stessa e che si voleva portare all'interno poiché si stava rovinando...) > la realizzazione delle copertine di questo genere ha molta diffusione in questo periodo proprio perchè ormai queste icone non avevano pi la forza di catturare il fedele come un tempo e dunque la Chiesa si inventa vari stratagemmi per accrescerne il valore come il loro aggiornamento o ancora il fatto di mostrarle solo nelle occasioni più importanti e lasciarle coperte per il resto del tempo! I committenti inoltre chiedono a Rubens di inserire nella copertina, oltre alla MADONNA DELLA VALLICELLA ( il nome dell'icona) anche i ritratti dei santi le cui reliquie si trovavano nella chiesa stessa; in paritcolare SAN GREGORIO e SANTA DOMITILLA. I lavori furono molto lunghi... VERSIONE I: la prima versione dell'opera prevedeva che l'icona fosse posta in alto in una sorta di arco di trionfo, circodata da vari angeli e che in basso si trovassero i due Santi maggiori accompagnati ciascuno da due santi minori posti alle loro spalle. La composizione è molto DORATA, la Domitilla ha l'aspetto un po' da cortigiana e alcuni personaggi guardano in alto verso l'icona, mentre altri verso lo spetattore.... i lavori andarono a rilento perché per terminare l'opera Rubens doevav aspettare che l'affresco fosse staccato e ricollocato nel punto giusto e inoltre alla fine l'opera fu RIFIUTATA. Rubens stesso scrive al DUCA DI MANTOVA ( suo datore di lavoro) che il motivo era la cattiva luce dell'altare che rendeva l'opera praticmante inguardabile ma si tratta di una mezza verità.... VERSIONE DI PREPARAZIONE: prima di giungere alla soluzione finale evidentemente l'artosta sperimentò come testimonia una seconda versione dell'opera conservata oggi a Salisburgo. I cambiamenti sono diversi rispetto alla prima; inanzitutto il FORMATO ORIZZONTALE e non più verticale, il fatto che questa volta entrambi i santi maggiori ( Gregorio e Domitilla) guardino verso l'alto dove si ritiene fosse posta l'icona che però probabilmente non era unita al resto della composizione... > conserviamo anche un disegno a Mosca di come doveva essere concepita inq eusta fase l'Icona, comunque circondata da Angeli e Verticale. VERSIONE FINALE: la soluzione adottata alla fine però è di nuovo diversa perchè la composizione viene articolata in 3 TELE DIVERSE unite tra loro dall'ARCHITETTURA e dalla SCULTURA > unione delle 3 arti vere ( non più finte tramite la pittrua come nel Rinascimento Maturo) che è una delle peculiarità dell'ARTE BAROCCA che verrà portata alle estreme conseguenze solo nella CAPPELLA CORNARO DI BERNINI. In questa soluzionne infatti vediamo la pala d'altare che è decorata solo con un coro di angeli e la Madonna della Vallicella ed è particolare perchè non è più un olio si tela come tutte le versioni precedenti ma un OLIO SU ARDESIA che evita i riflessi > infatti colpita dalla luce si amplia il senso “ divino” perchè gli angeli ottengono un'aurea dorata! Ai lati invece si trovano altre due pale con i santi maggiori e i due minori che guardano verso l'altare e che sono posti pià in basso per far dialogare il tutto. > va detto che questa idea del DIALOGO TRA PITTURA E ARCHITETTURA è qualcosa che viene in mente a Rubens guardando la DEPOSIZIONE DI CARAVAGGIO nella stessa cheisa perché è lì che Caravaggio aveva pensato di dare risalto alla pietra del sepolcro angolare per suggerre la continuità con la poietra dell'altare sottostante ! ( tra l'altro questo particolare deve eaver colpito motlo Rubens che lo inserisce nella sua Deposizione come citazione diretta, mentre molti altri aspetti vengono invece variati. Dopo questa esperienza Rubens tornerà a casa sua a causa della malattia della madre e non tornerà più in Italia ( pur desiderandolo) ma lo stesso questo breve passaggio gli permetterà di divenire il PIU' IMPORTANTE PITTORE EUROPEO del suo tempo; sopratutto grazie a PAPA URBANO VIII della famiglia BARBERINI che ne diviene un importante mecenate ( è però un successo un pochino successivo, negli anni 20 e non immediato). > ci vorranno almeno 10 anni prima che la Raffigura il momento in cui la chiesa viene fondata per volere di questa matrona che aveva ritrovato il copro della Santa intatto dopo vari giorni dalla morte. La scena, come tutti i classicisti, è CHIARA, SEMPLICE, contenuta nell'espressività, da' monumentalità ai personaggi pur vestendoli in maniera moderna e sopratutto SI SVOLGE SU UN UNICO PIANO > come abbiamo visto andare di moda dai Carracci in poi in questa prima metà del secolo. SANTA BIBIANA RIFIUTA DI SACRIFICARE AGLI IDOLI: ( Pietro da Cortona): passando invece alle opere di Pietro si vede subito quanto sia diversa nell' IMPOSTAZIONE e nel COLORITO. L'impostazione è diversa erchè non avviene su un unico piano, bensì in profondità grazie all'uso di LINEE OBLIQUE e per il colore perché è più SCURO E TERROSO, diverso da quello usato nell'area tosco-romana perchè è influenzato dal colorismo veneto! > sono gli anni in cui giungono a Roma i BACCANALI DI TIZIANO ( che aveva dipinto per il Camerino d'Este e che ora erano stati acquistati dagli ALDOBRANDINI) e questo fa sì che ci siano un perido di circa 20 anni di moda di NEO-VENETISMO che è proprio inaugurato da Pietro. Lo stesso avviene anche in altre scene come IL MARTIRIO DI SANTA BIBIANA e la MORTE DI DEMETRIA ( sorella di Bibiana) che muore davanti alla richiesta del governatore della città che loro rinunicno alla loro fede. È interessante come, sopratutto in questa ultima scena, si veda quanto Pietro sia influenzato dalla SCULTURA DI BERNINI della Santa presente nella chiesa. Le due figure hanno infatti la stessa mano alzata verso il cielo e anche l'espressione è simile! > non è la prima statua mai fatta da Bernini ( perchè aeva già lavorato con soggetti mitologici per i Borghese) tuttavia è la PRIMA STATUA VESTITA che fa ed è importante perchè inizia a capire quanto il panneggio con il suo chiaroscuro possa essere importante ai fini ESPRESSIVI! Nella statua di Bernini tra l'altro la figura ha un VOLTO IN ESTASI perchè in questi anni si inizia a pensare al martirio in questo senso e non più alla rappresentazione del dolore fisico; ha inoltre dei RAMI ai piedi perchè secondo la leggenda nel luogo del martirio sorsero delle erbe curative > Bibiana era la protettrice degli attacchi psichici. – IL RATTO DELLE SABINE ( Roma, 1630, per Sacchetti): ancora una volta lavora per Sacchetti che dunque non abbandona nemmeno negli anni in cui ottiene le committenze dai Barberini... la cosa interessante è il PREZZO di questa opera che gli fa pagare ben 280 SCUDI! Una cosa importantissima da tenere in considerazione perché era un prezzo molto alto che poteano richiedere solo gli artisti più in voga e questo testimonia l'importanza che Pietro, dopo la decorazione della Chiesa di Bibiana, ha. Ancora una volta dimostra di essere moderno perchè usa una STRUTTURA IN DIAGONALE con i personaggi principali al centro e ai lati le QUINTE ARCHITETTONICHE che ripropongono dunque una SCENA TEATRALE ( Pietro consoce il teatro perché in Palazzo Barberini ne viene fondato uno ed è lui a curare la scenografia!) con i personaggi molto DINAMICI che risentono sicuramnte dell'arte antica ma la rielaborano in senso moderno: le architetture ad esempio ma anche le pose di alcune figure o le vesti quasi bagnate. Ancora una volta poi mostra di guardare a Bernini e in particolare al RATTO DI PROSERPINA della Galleria Borghese ( che lui appunto fece prima di Bibbiana). Poi l'aspetto coloristico sempre del NEO-VENETISMO sia nella scelta del tono del colori che proprio nell'idea di una PITTURA VELOCE costruita più tramite il colore che tramite il disegno. – SANT'ALESSIO MORENTE: opera che Pietro realizza su ispirazione delle precedenti SCENOGRAFIE realizzate per lo spettacolo che inaugura il TEATRO DI PALAZZO BARBERINI. La storia narrava la vita di Sant'Alessio infatti. Anche qui il teatro risulta fondamntale per la costruzione della scena che sembra proprio rappresentare lo spaccato di uno spettacolo con il santo in primo piano di traverso e questo coro di angeli che cala dall'alto sullo sfondo di una scenografia lignea che sembra quella di un palco appunto. In particolare L'ANGELO BIANCO sembra quasi calato con una fune dall'alto come accadeva negli spettacoli! – SALA DEL TRONO/ SALA DELLA PROVVIDENZA DI PALAZZO BARBERINI:1632-39 dopo essersi così distinto ovvviamente i Barberini gli commissionano la decorazione della sala più importante delo loro palazzo che nella volta, come già avvenuto nella Sala della Sapienza di Sacchi, viene decorata con una scena che celebri la politica della famiglia: IL TRIONFO DELLA PROVVIDENZA. Nella volta dunque vediamo la Provvidenza ordinare la celebrazione della famiglia ( rappresntata tramite due suoi attributi: API E ALLORO dalle VIRTU' TEOLOGALI insieme alla RELIGIONE che porta le Chiavi della Chiesa e a ROMA che invece porta la Tiara Papale. Completano la scena molte altre figure che danno il senso di affollamento. La cosa interessante è di nuovo la modernità: la struttura infatti ricorda quella della VOLTA SISTINA e ancora di più la GALLERIA FARNESE di Annibale Carracci ( costituita da questa incorniciatura decorata con finte statue che serviva adelimitare una serie di quadri riportati), ma la differenza sta nella LIBERTA' che le figure hanno oltrepassando continuamente i confini architettonici che rende veramente l'idea di un VOLO ILLUSIONISTICO e di uno spazio ampliato, oltre che il fatto di usare meno suddivisioni che sembrano una sorta di finestra aperta sul cielo. Quindi supera l'idea del quadro riportato anche giocando con la profondità e questo ovviamente genera ancora maggiore DINAMISMO. > si sa tra l'altro che per questa opera egli usò pochissimi cartoni, disegnò direttamente sul soffitto e questo è segno di una grande maestria perchè sa tenere conto direttamente, senza grandi preparazioni, degli effetti prospettici! È indubbiamento un' OPERA BAROCCA in contrapposizione alla volta classicista fatta nello stesso palazzo da Sacchi! – FACCIATA DELLA CHIESA DEI SANTI LUCA E MARTINA ( 1634, Fori Imperiali): Pietro è anche un architetto e la facciata di questa chiesa è uno dei suoi lavori. Notiamo come giochi sul DINAMISMO della facciata con un gioco di sporgenze e rientranze e LINEE RICURVE. Riprende elemnti antichi ma li rielabora in senso moderno e lo si vede bene dato il fatto che si trova nei contesti dei Fori Imperiali. – FACCIATA DI SANTA MARIA DELLA PACE: a Pietro viene anche chiesto di rinnovare l'aspetto esterno della chiesa in cui si trovava una delle due CAPPELLE CHIGI da Alessandro VII che in questo periodo cerca di esaltare la propria famiglia prima con il progetto per un palazzo a forma di fontana ( affidato allo stesso Pietro) che mai andrà in porto e poi puntando sul rinnovamento delle chiese e rispettive piazze legate alle due cappelle: Santa Maria della Pace fu affidata a Pietro che realizza questa facciata semicircolare che suggerisce un contatto graduale tra la piazza e l'architettura proprio perché l'obbiettivo era quello di modificare lo spazio pubblico esaltandolo; mentre la Piazza del Popolo sarà affidata, come vedremo, a Bernini. – OPERE FIORENTINE ( 1637; 39): durante gli anni in cui lavora lala volta della Sala della Provvidenza di Palazzo Barberini in realtà Pietro interrompe i lavori brevemente per seguire uno dei suoi protettori, GIULIO SACCHETTI, a Firenze e qua conosce il Granduca FERDINANDO II che gli commissiona delle opere. Già durante il suo primo soggiorno gli viene commissionata la decorazione della SALA DELLA STUFA a Palazzo Pitti che decora con le QUATTRO ETA' di cui vediamo quella dell'Oro ( l'ultima) dove si ha questa tmosfera allegra con queste figure dal sapore allegro ma modernizzate con maggiore dinamismo e un colorito veneto che ricorda sopratutto quello del POLIFEMO DI SEBASTIANO DEL PIOMBO > tra l'altro l'alternanza di stucco e pittura è nuova a Firenze; è qualcosa di Barocco che dunque è proprio Pietro ad Importare qua! Dopo aver finito il lavoro per i Barnerini poi Ferdinando lo richiama per fargli decorare l'APPARTAMENTO D'INVERNO con una serie di sale dedicate ai PIANETI. Ogni sala è dedicata ad un pianeta e si concentra sull'idea di educare il prinicipe alle virtù per favorire i lsuo buon governo accompagnato dalla figura di ERCOLE, simbolo di virtù e protettore della famiglia. Una di queste ( la prima che si incontra) è la SALA DI VENERE. Ovviamente gli affreschi devono elogiare la politica della famiglia Medici e infatti in questa prima sala troviamo Ferdinando, nudo come un personaggio mitologico, che viene trasportato via dalle braccia di Venere da MINERVA ( dea della Saggezza) verso la Virtù, impersonata da ERCOLE. Sono dei quadri riportati che danno il senso di sfondamento nuovi per Firenze, perché non si era mai vista qua l'unione di PITTRUA E STUCCO. Nella parte i nstucco vengono realizzati rilievi che raffigurano i membri più importanti della famiglia ( come i due pApi) e una serie di figure del mito. Altre sale poi dedicate ad altre divinità come Giove o Marte che ampliano sempre più l'aspetto barocco rispetto alla prima sale ( che forse è anche quella meno distante dal gusto rinascimentale fiorentino). – VOLTA DELLA GALLERIA PAMPHILJ ( Palazzo Pamphilj, Roma): altra Galleria che viene decorata nella volta SENZA ARCHITETTURE come tipico delle volte barocche. Arricchisce ancora di più il senso di SFONDATO grazie a questo cielo aperto senza interruzioni abitato da tante figure umane in movimento che narrano le STORIE DI ENEA ( che veniva considerato un antenato da questa famiglia). La famiglia commissiona varie opere sia nel palazzo che nella piazza in cui si trova ( PIAZZA NAVONA) quando un suo esponente diviene PAPA INNOCENZO X ( nel 1644). – VOLTA DELLA CHIESA DELLA VALLICELLA: ovviamente non può mancare il suo contributo alla chiesa più importante del periodo in cui egli realizza la decorazione di diverse volte come nella navata centrale e anche quella dell'altare maggiore ( decorato con le 3 pale di Rubens) in cui il cielo crea la profondità SENZA ARCHITETTURE con la FOLLA di persone. NICOLAS POUSSIN: ( 1594, Francia-1665, Roma) Poussin è un pittore di origine francese che si puòà annoverare tra i CLASSICISTI. Ha come prinicplae punto di riferimento sopratutto TIZIANO del quale riprende l'aspetto colorista ( è uno dei NEOVENETISTI) e poi anche l'atteggiamento allegro, sensuale, chiaro e preciso delle sue iconografie. Egli arriva in Italia nel 1624 quando è già papa Urbano VIII da poco e trova qua la sua fortuna anche se viene ricordato come il miglior pittore francese del periodo ( pur lavorando poco in Francia perché viene ad un certo punto invitatao a tornare per occuparsi del rinnovamento del Louvre, ma successivamente abbandona la sua terra per non tornarci più). Opera quindi prevalentemente a Roma. – BACCANALE DI PUTTI ( 1625, Roma): una delle prime opere romane in cui Poussin mostra di essere colpito, come tutti i Neovenetisti, sopratutto dal BACCANALE DEGLI ANDRII di Tiziano che si trovava a Roma al tempo nella collezione Ludovisi. L'opera è diretttamnete ispirata a Tiziano sia nell'aspetto coloristico che nella costruzione generale: c'è un senso di ALLEGRIA e di DOLCEZZA che si era dimenticato nell'arte romana contemporanee che si ricollega direttamnete all'arte del primo 500., oltre che la somgianza nel modo di trattare i paesaggi e anche la SENSUALITA' generale, oltre che la predilezione per tematiche mitologiche e sacre. – L'ISPIRAZIONE DEL POETA ( 1625, Parigi): altra opera chiaramente classicista. È un'allegoria: vediamo Apollo al centro seduto con la sua cetra in compagnia di una Musa e affollata e ricca di PATHOS tipicamenete barocca. L'uso del colore pastoso rimanda a Rubens come ol satiro in primo piano, questi ammassi di angeli possono essere messi in relazioni a quelli di Bernini, ormai presenti un po' ovunque. Altre figure sono monumentali ed eleganti come quelle di Piussin invece > dunque sa mettere insimee tutti questi esempi. PIETER VAN LAER “ IL BAMBOCCIO” E I BAMBOCCIANTI: l'artista fiammingo Pieter Van Laer, giunto a Roma, avvia in città un filone di arte dedicata ai POVERI E AGLI ARTISTI; dunque alle persone in genere dimenticate dall'arte, poiché non degne di essere rappresentate. Ovviamnete la sua pittrua tra le mosse dal naturalismo nordino e di Caravaggio e aumneta ancora di più la diffusione di questo genere a Roma che paradossalmnete viene apprezzato dai nobili, in contesti domestici, senza avere una grossissima diffusione. Laer da' avvio al genere con opere come LA SOSTA che mostrano un semplice viandante anonimo che si abbevera di fronte ad una locanda, senza nemmeno scendere da cavallo con COLORI TERROSI ticpici di questo genere senza abbellimenti di nessun tipo. Egli è detto BAMBOCCIO per i problemi fisici e per qusto i suoi seguaci sono detti BAMBOCCIANTI. Tra di loro, tutti FIAMMINGHI, ma molto attivi a Roma, possiamo ricordare LINGELBACH ( si legge “ linghelbach”) che realizza PIAZZA NAVONA senza mettere al centro i monumenti della piazza ma la vita di mercato; oppure DUJUARDIN e SWEERTS che invece prediligono la rappresentazioni di ARTISTI colti in momenti di riposo o durante il loro lavoro. Non bisogna credere che dietro questi quadri ci sia una sorta di denuncia sociale, ma è una rappresentazione della realtà così come è consapevole della gerarchia esistente e incontrollabile. LA SCULTURA BAROCCA: dopo i primi grandi innovatori l'arte si avvia ad un cambiamento che però verrà capito solo dieci anni dopo la morte di Carracci e di Caravaggio, dunque abbastanza lentamente e sopratutto no nda un pittore; bensì dallo scultore GIAN LORENZO BERNINI. Si può dire che l'arte barocca in Italia fu sopratutto un'ARTE PUBBLICA, legata alle committende dei monarchi che si avviavano verso il declino, perché nel Seicento gli Stati Italiani persero un ruolo dominante, tanto che fu l'ultimo secolo che vide la centralutà della penisola anche sul piano artistico favorito anche da un sostanziale momento pacificio rispetto ai sanguinosi conflitti che nel frattempo naimavano l'Europa. MADERNO, PIETRO BERNINI E FRANCESCO MOCHI: la Scultura Barocca inizia ufficialmente con la ststua della SANTA CECILIA DI STEFANO MADERNO del 1600, però egli non è l'unico scultore “ moderno” del periodo; ma ce ne sono altri tutti accumunati dal fatto di essere attivi sin dalla fine del 500... un importante cantiere a questo proposito è la CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE. il primo degno di nota è PIETRO BERNINI ( padre del più famoso Gian Lorenzo). Egli nacque a Firenze e si considerava il vero discendente di Michelangelo; poi ebbe suo figlio a Napoli prima di finire a Roma. > egli è innovativo perché inizia a dare alle sue sculture un MOVIMENTO PIU' NATURALE rispetto a quello Manierista pur mantenendo alcune caratteristiche di quel movimento come l'attenzione al dettaglio anche là dove non sarebbe necessario... uno dei lavori più significativi, che gli permette di farsi notare a Roma, è l'intervento che egli fa nella CAPPELLA PAOLINA della Chiesa di Santa Maria Maggiore ( la preziosissima cappella in cui al centro viene inseirta una reliquia inuna moderna cornice scultorea realizzata con un coro di angeli, mentre ai lati vengono inserite le tombe dei due Papi PALO V BORGHESE e del predecessore CLEMENTE VIII ALDOBRANDINI. L'architetto della Cappella è il lombardo FLAMINIO PONZIO ( quasi tutti a questa altezza cornologica sono lombardi) mentre gli scultori che vi lavorano sono diversi a cominciare da quello maggiore che è GIACOMO SILLA LINGHI che realizza la statua del Papa Paolo V: a inizio 600 i monumenti funebri prevedevano l'inserimento della statua del Papa sotto un arco trionfale al centro e poi una serie di decorazioni con rilievi. Linghi già dimostra novità poiché non realizza la ststua del Papa sdraiato o posto in trono, come di consueto, bensì INGINOCCHIATO a pregare rivolto verso l'altare. Anche lui cura i dettagli della veste e conferisce un moto molto lieve e naturale alla statua. Alla decorazione sucltore della cappella appunto partecipa anche PIETRO BERNINI che già si era fatto notare nella stessa chiesa per il rilievo con l'ASSUNZIONE DELLA VERGINE nel Battistero e che nella Cappella paolina realizza il rilievo con l'INCORONAZIONE DI CLEMENTE VIII. Si puà notare che egli tende a: usare DIVERSI LIVELLI DI PROFONDITA' e anche che da' attenzione ai DETTAGLI, sopratutto nelle CAPIGLIATURE ( e ciò conferise movimento) così come anche il fatto di usare una LIEVE ASIMMETRIA ( mettere il personaggio principale non esattamente al centro, fare gruppi più o meno numerosi), giocare con POSE E CHIASMI ed è interessante anche il fatto che nel rilievo di Clemente VIII inserisca sul proscenio 3 ASTANTI CHE PARLANO che conferiscono naturalezza all'insieme. Per il resto la cappella è ricchissima perché è decorata con MARMI POLICROMI e la stessa icona ha come sfondo un fondale di LAPISLAZZULI. Altro importante lavoro a cui Pietro partecipa, sempre insieme ad altri scultori, è la decorazione della CAPPELLA BARBERINI nella Chiesa di Sant'Andrea della Valle ( quella della cupola di Lanfranco). La famiglia Abrberini, arricchitasi dopo che un suo esponente diventa Papa Urbano VIII, infatti abbiamo visto quanto inizi a commissionare opere d'arte sia pittoriche che scultoree anche nel proprio Palazzo di famiglia. La cappella è decorata appunto tutta in scultura e in partiocolare vi si trovano 4 nicchie con 4 statue diverse al suo interno, tutte fatte da artisti diversi. Pietro realizza il SAN GIOVANNI BATTISTA in cui si riconosce la solita attenzione alla resa dei PELI CON IL TRAPANO che li rende particolarmente voluminosi e tattili, sia nei capelli che nel vello! La posa è appastanza SERPENTINATA ( dunque tardo-manierista) ma è fatta così per dare l'idea di balzare fuori dalla nicchia in una posa mistra tra il movimento e il riposo e questo testimonia una certa sperimentazione innovativa che sarà portata alle sestreme conseguenze solo dal figlio Gian Lorenzo! Altro importante scultore di questi anni ( anche più di Pietro Bernini) è FRANCESCO MOCHI. Anche lui lavora nella Cappella Barberini ma è sopratutto attivo per la famiglia FARNESE; sono loro infatti a procurargli la prima grande commissione importante nel Duomo di Orvieto per un' ANNUNCIAZIONE da porre sulla balaustra dell'altare maggiore. Il gruppo è molto interessante perchè è molto nuovo nel MOVIMENTO: la Vergine con il corpo e l'espressione da' proprio l'idea di ritrarsi e di avere paura dell'apparizione è l'angelo è il vero capolavoro perché il suo movimento è sottolineato dalla VESTE RIGONFIA E VORTICOSA che poi è un po' la caratteristica più tipica delle sue statue, così come il senso di MOVIMENTO IN AVANTI delle figure. Anche i capelli sono interessanti perchè i riccioli, più o meno lunghi, danno proprio il senso di essere scompigliati dal vento. Dopo questo primo lavoro Francesco interviene appunto nella Cappella Barberini e ben presto diviene lo scultore prediletto dal papa Urbano VIII che non mancherà di coinvolgerlo nei cantieneri più importanti ( anche se sempre in ruoli secondari perchè successivamente è ormai Gian Lorenzo Bernini a governare la scena). Per la Cappella egli si occupa della SANTA MARTA e ancora una volta realizza una figura che si SPORGE IN AVANTI proprio a dare l'idea di stare per uscire dalla nicchia in cui è riposta e sempre con molta cura dei dettagli natralistici. Francesco Mochi però continua a lavorare per i Franese e dunque si allontana per qualche anno andando a PIACENZA dove nella PIAZZA DEI CAVALLI deve realizzare due MONUMENTI EQUESTRI per Ranuccio e poi per Alessandro Farnese. Entrambi sono molto RITRATTISTICI e mostrano una cura del DETTAGLIO ORAFO. Il primo mostra Ranuccio con un MANTELLO RIGONFIO mosso dal vento, così come la criniera del cavallo e la sua cosa. Sono molto belli i dettagli dei peli della sella o l'elsa della spada leonina che foriesce da sotto il mantello. L'altra statua invece ha ancora maggiore libertà ( poiché Ranuccio era vivo quando viene fatta la stuata, mentre Alessandro era morto da poco) e infatti viene rappresentato un movimento più forte, come se Alessandro fosse stato colto sul CAMPO DI BATTAGLIA in pieno galoppo e dunque la posizione del cavallo è più obliqua, così come la sua espressione più enfatizzata e il volto del personaggio è estremamente espressivo , come se fosse concentrato su qualcosa, così come il mantello all'indietro e ancora la zampa del cavallo che fuoriesce dal basamento. Quando torna a Roma appunto ormai Bernini è a capo di tutto, ma grazie al favore che ha dal Papa Mochi viene ugualmente coinvolto nel cantiere di SAN PIETRO nella realizzazione delle 4 NICCHIE alla base della cupola ( lavoro che fu da molti criticato perchè rischiava di compromettere la stabilità della cupola). La figura che venne qui realizzata da Mochi fu la SANTA VERONICA ( le cui esequie si trovavano nella chiesa stessa). Anche qui da l'idea di sporgersi in avanti con il mantello rigonfio e svolazzante a vortice e il volto espressivo. Sul telo si intravede l'effigie di Cristo. La sua ststa poi fu criticata perché considerata troppo mossa > Bernini più volte elogia nei suoi scritti la figura di Mochi, ma i vari biografi del tempo non omettono il fatto che fosse Bernini a capo delle prinicpali commissioni sempre e comunque. GIAN LORENZO BERNINI: ( 1598, Napoli-1680, Roma) Gian Lorenzo è dunque figlio di Pietro e nasce nel periodo che il padre passa a Napoli quando viene ingaggiato dal vicerè; poi con lui si trasferisce a Roma e fin dalla tenera età lavora con lui e questo gli permette di entrare presto in contatto con i grandi PAPI per i quali il padre lavora. È un artita di calibro altissimo capace di superaregli antichi ( come Michelangelo prima di lui). La sua prinicpale fonte di ispirazione è l'ARTE ELLENICA e infatti le sue statue sono caratterizzate da un forte senso di SPAZIALITA' che va oltre la simmetria e l'eleganza delle figure antiche e di DRAMMATICITA'. Lavora dunque motlo per i prinicpali cantieri del secolo per poi essere ACCOLTO COME UN RE alla corte del Re Sole che lo chiama per lavorare al Louvre. L'esperienza francese dura però ben poco, poiché Bernini non si sente a suo agio. Torna a Roma dove continuta lavroare fino alla morte nel 1680. il figlio DOMENICO scrive la sua biografia e ci dice che egli avesse studiato a fondo l'arte classica, sopratutto quella del GIARDINO DEL BELVEDERE e questo è fondtamnetale da ricordare perché nonostante la libertà spaziale del Barocco non si può prescindere dallo studio dell'antico e di Michelangelo! – SAN LORENZO ( 1614, Uffizi): statua giovanile che ci dimostra quanto precocemente egli diventi un talento ( aveva qua solo 16 anni!) e si dice che la sua prima ststua autonoma, la CAPRA AMALTEA, l'avesse fatta a soli 11! l'opera è di valore perché viene rappresenttao un elemento difficilissimo: il momnto del martirio del santo sulla graticola. Il santo ha una posa che rimanda ll'arte tradizionale: una rielaborazione del GALATA MORENTE, ma anche dell'ADAMO DELLA SISITINA di Michelangelo senza copiarli del tutto. Il volto non è dolorante ma colto nel momento di congiungimento con lo spirito santo (una caratteristica già vista per la SANTA BIBIANA e che caratterizza tutti i suoi Santi). Ciò che colpisce è però il FUOCO perché è difficile da rendere ( in quanto è mutevole) ma lui riesce a farlo con un MOVIMENTO VORTICOSO e facendo sì che alcuni lapilli tocchino come TENTACOLI il santo. La ststua è poi posta sopra un RAMO che non si sa se sia stato fatto dallo stesso Bernini o no. Gli OCCHI INCAVATI sono tipici delle prime opere, così come i RICCIOLI A TRAPANO ( che impara dal padre come abbiamo visto) e il MARMO LEVIGATISSIMO. – DAVID ( 1623, Roma, Galleria Borghese): viene inizialmnete commissionato da una molta naturalezza alla statua senza farla sembrare troppo grande rispetto allo spazio, anche sfruttando il leone ai piedi. Bernini hainoltre una capacità TATTILE peerché sa rendere davvero la differenza dei materiali come se fossero veri! Bernini è un artista eccezionale ed eccelle in diversi ambiti come anche la RITRATTISTICA: – RITRATTO DI MONSIGNOR PEDRO MONTOYA ( 1621, Roma, Marmo): uno dei primi che già risulta interessantissimo. La prima novità sta nello SGUARDO che a dfferenza del normale non è frontale, ma guarda in basso! E così da' qaus l'idea di essere affacciato da una fnestra ad osservare i passanti > dunque la struttura è di per sé tradizionale, perché è un mezzo busto che si ferma sotto le spalle ed è frontale, ma gioca su alcuni aspetti donando novità come questo dello sguardo, ma anche prestando sempre attenzione al RAPPORTO TRA SPALLE-COLLO-TESTA che cambia sempre: non usa un impianto tradizionale e assoluto ma ricopia quello reale! Il tutto è completato poi da un estremo REALISMO FISIOGNOMICO nei tratti del volto: i baffi un po' stori, la balba incolta, le rughe e addirittura le OCCHIAIE! Bernini stesso ci informa del fatto di esagerare addirittura taòvolta alcune caratteristiche somatiche per rendere degli effetti realsitic ( come appunto il nero degli occhi reso incavando molto la zona, ma altrimenti nel bianco del marmo non avrebbe potuto rendere bene l'effetto! È un RITRATTO FUNEBRE. – RITRATTO DEL CARDINAL SCIPIONE BORGHESE:( 1632, Roma): altro ritratto molto importante perché inaugura un nuovo genere che è quello del RITRATTO PARLANTE; ovvero il ritratto che rappresenta un personaggio in maniera molto quotidiana, mentre sta parlando con qualcuno. L'effetto è raggiunto immaginando che all'improvviso entri nella stanza i ncui si trova il cardinale un uomo che lui dunque guarda e saluita; ecco perchè è girato e ha la bocca aperta! Ancora una volta è molto realistico nel RAPPORTO TRA LE PARTI e nella resa del VOLTO che dai disegni conservati alla BAV ( Biblioteca Apostolica Vaticana) si capisce essere anche CARICATURALE > è uno dei primi caricaturisti ed è lui ad inventrae questa parola per indicare l'esasperazione fisica di un soggetto in relazione alle sue caratteristiche caratteriali come in questo caso l'attravzione verso i piaceri della vita e la sua curiosità, apertura alla vita. Anche la resa della veste è molto TATTILE. Sono bellissimi anche gli OCCHI VIVIDI. Esistono DUE VERISIONI di questo busto, entrambe conservate alla Galleria Borghese, perché la prima ( ovvero quella che stiamo osservando) ebbe un DIFETTO NEL MARMO ( infatti se visto di lato si vede bene la crepa) che costruinse Bernini a realizzare una seconda versione che il suo primo biografo, FILIPPO BALDINUCCI, ci dice che riuscì a realizzare in soli 15 giorni! ( e il figlio in addirittura 3!) esagerando ovviamente le notizie. – RITRATTO DI COSTANZA BONARELLI ( 1637, Bargello): è un ritratto che Bernini realizza PER SE STESSO della propria amante e infatti non ce la mostra in vesti ufficiali ma con i capelli sciolti e messi all'indietro e una veste da camera. Il ritratto però ad un certo punto fu venduto dalla scultore e finì nelle mani dei Medici; ecco perchè oggi è al Bargello... la donna ci viene mostrata secondo la tipologia del RITRATTO PARLANTE e rende bene il CARATTERE FORTE che ella doveva avere e che sappiamo dalle fonti: era lamoglie di uno scalpellino che lavorava con Bernini e che divenne la sua amante, fino a ché l'artista non scoprì che la donna aveva una relazione anche con suo fratello Luigi e andò su tutte le furie tanto da seguirlo, picchiarlo quasi a morte e far sfregiare lei sul viso da uno schiavo ( simbolo delle prostitute). La vicenda andò talmente oltre che dovette intervenire la madre dell'artista a chiedere aiuto ala famiglia BARBERINI; così Luigi fu allontanato per un periodo da Roma, la donna mandata in riabilitazione anche se pare che in seguito le cose si stistemarono tanto che Costanza tornò con il marito. Oltre a questa vinceda la donna fu anche un' IMPRENDITRICE di successo perchè era lei a gestire la vendita dei marmi del marito e acquistò molte opere d'arte diventando quasi una rivale dello stesso Bernini, dimostrando ilsuo carattere vendicativo. > evento che ci viene narrato anche da una cronaca conservata alla Biblioteca Nazionale di Firenze. TOMASO MONTANARI sottolinea bene la similarità che c'è tra i ritratti di BERNINI E RUBENS, poiché entrambi realizzano ritratti molto vividi, sopratutto nello sguardo che mettono in evidenza il CARATTERE dei loro personaggi; sopratutto grazie agli OCCHI. Ad esempio lo si può subito notare confrontando il ritratto di Costanza con quello che Rubens fa della propria moglie, anche lei donna forte e di carattere. L'opera di Rubens, sopratutto nel disegno più che nell'opera finita mostra benissimo le caratteristiche caratteriali della propria moglie. – RITRATTO DI INNOCENZO X PAMPHILJ ( 1650, Roma): sempre un mezzo busto tradizionale nel formato ma molto realistico nella resa sia della vetse che del volto. Si tratta del Papa che succede a Urbano VIII e che in realtà non è uno di quelli che più apprezza Bernini ( poiché la famiglia Pamphilj era nemica dei Barbernini; dunque quando lui diviene Papa cerca di far emergere tutti degli artisti lasciati in secondo piano dal nemico predecessore, ma alla fine dovette cedere alla superiorità di Bernini, sopratutto dopo che l'artista inviò ad un membro della sua famiglia un modellino argenteo della FONTANA DEI FIUMI. Di questa ststua, come di quella per Scipione, esistono DUE VERSIONI sempre a causa di una crepa nel marmo ( qua sul mento). Anche in questo caso si può far un collegamento con la ritrattistica pittorica, perché dello stesso Papa fa un ritratto anche DIEGO VELAZQUEZ più o meno nello stesso periodo durante il suo SECONDO SOGGIORNO ROMANO ( il primo lo fa per motivi personali di studio, il secondo per conto della corona spagnola, per acquistare opere d'arte). Confrontando i due ritratti si può vedere come la resa fisica sia molto simile, sengo del forte naturalismo dei due pittori e come entrambi ne sottolineino anche l'aspetto CARATTERIALE con queste sopraccigli alzate , la barba filamentosa che de da' questo carattere severo.... > grazie a questo ritratto tra l'altro Velazquez si guadagna l'ingresso nell'ACCADEMIA DI SAN LUCA; il luogo per eccellenza degli artisti. – RITRATTO DI FRANCESCO I D'ESTE ( 1650, Modena): è motlo meno ritrattistico degli altri, perché Bernini non vide mai dipersona Francesco! Lo raffigurò tramite un DIPINTO; dunque era molto diffile essere così realistici come in precedenza.... nonostante questo l'opera fu molto apprezzata perché l'artista riuscì guaulemnte a sottolineare il carattere del personaggio ( nobilee fiero) tramite la resa dei CAPELLI E DEL MANTELLO svolazzanti che conferiscono eroicità al sovrano e LEGGEREZZA al marmo > fu talmente apprezzato da essere pagato 3000 scudi ( tanto quanto il compenso che riceve per la Fontana dei Fiumi!). Realizzerà anche il ritratto di CARLO I D'INGHILTERRA allo stesso modo partendo da un dipinto. Il itratto piace così tanto che Bernini viene incaricato di realizzare per la reggia estense anche un DIO FLUVIALE nel cortile della Reggia dove questa divinità mosculosa cattura un delfino realizzato in STUCCO. La ststua fu progettata da Bernini e poi realizzata in sede da ANTONIO RAGGI, uno dei suoi pià validi aiutanti. – RITRATTO DI LUIGI XIV ( 1665, Versailles): in base ad un contratto di pace Bernini fu costretto ad allontanarsi da Roma e andare a lavorare per il re francese a circa 70 anni... l'esperienza non fu delle migliori; tanto che ci stette pochissimo perchè gli artisti locali lo sbeffeggiarono e alla fine anche il re smise di apprezzarlo, tanto che delle varie opere che durante la sua permanenza francese Bernini realizzò rimane ad oggi solo questo ritratto ( privo però della base che Bernini aveva progettato ma che non fu mai portata a termine: il mondo contornato da trofei con la scirtta “ picciol vasa” ad indicare quanto il mondo fosse piccolo per un sovrano così grande). Il ritratto questa volta è fatto dal vivo, dunque il volto è ritrattistico come quasi tutti i suoi lavori ma al tempo stesso dona questo aspetto da EROE usando gli stessi stratagemmi del ritratto più ideale fatto per FRANCESCO I D'ESTE; ovvero il mantello svolazzante e i capelli vaporosi che sottolineano l'aspetto morale del re. È poi sempre rappreentato di lato a dare idea di essere stato colto all'improvviso dall'arrivo di un passeggero. Tra i progetti che in Francia non vennero mai a termine si deve sottolineare sopratutto quello per la RICOSTRUZIONE DEL LOUVRE ( che al tempo era la residenza reale). Luigi XIV voleva infatti rinnovare l'aspetto culturale del suo regno sul modello di ciò che facevano le corti italiane, sopratutto quella papale e a questo scopo chiamò proprio Bernini che realizzò ben DUE PORGETTI: il primo fu rifiutato, mentre il secondo piacque ( più moderato, ma giocato sempre sul movimento della facciata) e iniziò ad essere costruito. Bernini tornò in Italia mentre il cantiere era in fase di inizio convinto che si sarebbe presto fermato e infatti fu proprio ciò che avvenne: il re mise i suoi più valenti artisti a lavoro in particolare l'architetto LUIS LE VAU) e si giunse presto alla realizzazione della COLONNADE ( facciata orientale del palazzo) libera dalle curve ma giocata con gli effetti di CHIAROSCURO che devono sicuramente qualcosa al barocco italiano, così come la balaustra e l'alto stilobate! La Francia si avviava così a diventare il centro dell'arte moderna indipendentemente dall'Italia. Altro aspetto in cui indagare Bernini è quello dei MONUMENTI FUNEBRI: – MONUMENTO FUNEBRE DI URBANO VIII ( 1627, San Pietro): il monumento ha una forma tradizionale perché si ha il sarcofago decorato con le DUE VOLUTE con ai lati le VIRTU' ( Carità che allatta un bambino e la Giustizia con la Spada); mentre in alto si ha il Papa in trono benedicente con un preciso rimando alle TOMBE MEDICEE di Michelangelo ( ricordiamo infatti che comunque Pietro Bernini era fiorentino e la sua famiglia rimane sempre legata a Firenze). Ci sono però una serie di novità: LA MORTE che in mezzo al sarcofago scrive il nome del Papa ( a rciordare la caducità della vita, lo scorrere del tempo), la POLIMATERICITA' ( usa marmo bianco e nero e oro) e infine anche l'aspetto stesso delle statue: più “ morbide” nel corpo risetto alle fisionomie michelangiolesche e il PANNEGGIO così mosso, che rende la sensazione tattile e che crea forti CHIAROSCURI che danno drammaticità all'insieme > il panneggio è stato ritoccato perchè inizialmnete le due figure erano a PETTO NUDO, poi sono state ricoperte nei secoli successivi come succede anche per l'altro monumento funebre di San Pietro che vedremo... – MEMORIALE DI SUOR MARIA RAGGI ( 1643, Roma, Santa Maria Sopra Minerva): monumento funebre cenotafio che viene realizzato con la tipologia del PARAMETA'SMA: un telo sul quale è issata un'immagine che viene tenuta da due putti, per questa suora in via di canonizzazione al tempo ( che però poi non divenne mai santa). È bellisimo l'effetto TATTILE: è marmo con la rifinitura in bronzo dorato ma sembea certa talmente tanto è malleabile!!! la santa al centro viene presentata come sempre nel momento del MARTIRIO con le braccia incrociate sul petto dove è stata colpita ma l'espressione di estasi per il congiungimento a Dio che la libera dal dolore. – MONUMENTO FUNEBRE DEL CARDINAL PIMENTEL ( 1653, Roma, Santa Maria Sopra Minerva): anche questo realzzato con vari tipi di marmo ( bianco e policromo) in cui sa sfruttare bene l'EFFETTO ILLUSIONISTICO aumentando la quantità di spazio in realtà molto limitato; tanto che due virtù e il Papa non sono ststue, ma degli altorilievi addossati alla parete! Anche in questo caso il MOVIMENTO DELLE VESTI confersice teatralità alle figure. Questa opera, come molte altre della fase avanzata, non è tutta fatta direttamente da Urbano VIII decide di affidare i lavori a Bernini: 1) BALDACCHINO DI SAN PIETRO ( 1624-1635): fino ai lavori di Bernini non esisteva un baldacchino definitivo per la Basilica, ma si erano susseguiti una serie di baldacchini più o meno effimeri che avevano lo scopo di indicare il luogo della SEPOLTURA DI PIETRO ( che insiste sotto il pavimento del baldacchino). Bernini realizza una struttura titanica a metà tra la scultura e l'architettura perchè è completamente in BRONZO in parte dorato e per portarlo a compimento viene fatta la più grande opera di fusione dall'antichità prevedendo addirittura lo spoglio del bronzo della CUPOLA DEL PANTHEON! La commissione gli arriva ne 1624 e per prima cosa vengono realizzate le enormi COLONNE TORTILI (11 m) che richiamavano quelle della vecchia basilica che si diceva arrivassero direttamente dal TEMPIO DI SALOMONE a Gerusalemme. Più complicato fu il lavoro per la copertura: inizialmente egli progetto 4 angeli ai lati e al centro una struttura che reggesse un Cristo Risorto, ma per problemi di statica si decise di modificare la struttura inserendo i soliti 4 angeli ai lati che reggono le corde che tengono ferme la cortina con le enormi nappette ( che però sembrani sottilissime e vere, come fossero di tessuto) e al centro una sorta di enorme corona abitata da angeli, palme e alla sommità la sfera dorata con la croce. > questa enorme struttura doveva sbalordire lo spetattore perché pur essendo enorme dava l'idea di essere quasi IMMATERICA E LEGGERISSIMA. Già nel 33 il monumento fu inaugurato anche se i lavori di rifinitura proseguirono per altri due anni fino al 35. 2) STATUE DEI PILONI: mentre lavora al baldacchino altra cosa che viene fatta da Bernini è quella di ottenere dagli enormi pilastroni che sorreggono la cupola di Michelangelo, 4 nicchioni in cui inserire 4 statue relative alle reliquie conservate in ulteriori 4 nicchie sovrapposte alle 4 statue ( duneuq edue nicchie sovrapposte per pilone). Le 4 statue vengono realizzate da 4 DIVERSI ARTISTI: SANT' ANDREA ( scelto perché si conservava la testa del Santo a San Pietro) viene realizzato da FRANCOIS DUQUESNOY. Egli resalizza il santo con la propria particolare croce ad X su cui fu crocefisso con l'espressione di estasi dovuta al congiungimento con Dio ( come le fa Bernini che comunque decide perchè è a capo del cantiere). SANTA VERONICA ( per il telo): fatta dal già studiato FRANCESCO MOCHI. Abbiamo detto quanto essa fu criticata per il troppo movimento che caratterizza le sue operee il mantello svolazzante. SANT'ELENA ( per la vera croce): fatta da ANDREA BOLGI. Viene raggiurata lei, madre di Costantino, perchè è colei che ritrova la Vera Croce, rappresentata appunto con la corce. SAN LONGINO ( per la punta della lancia): fatta proprio da BERNINI in persona. In questa ststua egli sceglie di rappresentare ancora una volta il momento più patetico: quello in cui Longino si converte dopo la Crocifissione capendo che Gesù è veramente il figlio di Dio. Ha lasciato andare a terra le proprie armi e spalanca le mani, a ricopiare il segno della croce, per rendere palese allo spetattaore la scena, renderla CHIARA. Ancora una volta poi la figura è LIBERA NELLO SPAZIO . La gestazione fu molto lunga anche perché si tratta di statue enormi ( prima fu usato un modello in stucco per capire le proporzioni, poi si iniziò a lavorare il marmo usando 4 BLOCCHI e non uno solo per diminuire i costi. Una cosa molto interessante è il modo in cui Bernini lavora il marmo!!!! esso infatti è STRIATO e non lisciato tanto da sembrare alabastro a differenza di molt altri scultori e questo sempre per giocare con la luce che crea l'effetto di chiaroscuro colorando il marmo. L'opersa nfatti è enorme e posta in alto dunque le striature non si vedrebbero ad occhio nudo, ma aiutano a creare gli effetti di luce. Il volto è espressivo e parlante e ancora una volta i CAPELLI e sopratutto LA VESTE sembrano tattili. 3) CATTEDRA DI SAN PIETRO( 1655-1666): anche questo lavoro dura molto, perché ci vuole tanto tempo per trovare prima la grandezza giusta ( dunque tantissimi modelli sia per il badacchino, che per le statue dei costolini che per la cattedra) e poi per realizzarla perchè la fonditura può andare male ( come tra l'altro succede per le 4 statue dei Padri della Chiesa in questo caso) e poi in generale per montarla ( anche perché tra il 1665 e il 66 Bernini va in Francia) e ovviamente non la fa da sola, ma sfrutta una serie di collaboratori; sopratutto per la fusione in bronzo. La Cattedra funge da PALA D'ALTARE e come reliquario perchè contiene la sedia lignea che si riteneva essere quella usata da San Pietro, ma che in realtà è di epoca carolingia; probabilmente usata per l'elezione di Carlo il Calvo. Il monumento deiato da Bernini prevede al centro una grande sedia bronzea ( all'interno della quale s trova quella in legno) sollevata da una serie di NUBI e 4 PADRI DELLA CHIESA ( due con la mitra ad indicare la Chiesa Occidentale e due senza cappello, per quella orientale)sopra un basamento in MARMI POLICROMI e poi un insieme di nuvole e angeli che calano dall'alto a incorniciare la fienstra con la colomba dello Spirito Santo realizzato in STUCCO DORATO > materiale molto versatile e diffuso tra 600/ 700 perché è resistente, economico e permette di imitare il marmo ad esempio. Ancora una volta quindi c'è POLIMATRRICITA' e sopratutto è una vera e propria MACCHINA SCENICA che funde le diverse arti insieme al fine di MERAVIGLIARE gli spettatori che credevano di assitere in prima persona ad un evento miracoloso. Per questo alvoro Bernini fu pagato 8000 scudi da solo, più i soldi dovuti ai collaboratori!!!! la commissione venne in questo caso dal Papa ALESSANDRO VII CHIGI. L'effetto è ampliato tra l'altro dal fatto che il Baldacchino inquadri la Cattedra perfettamente. Quando le botteghe artistiche non avevano committenze esse si dedicavano ad un'attività che in questi secoli è sempre redditizia: IL RESTAURO. Erano secoli di continui ritrovamenti archeologici e quando questo avveniva le statue erano immediatamnete portate a restaurare dai nobili che le acuistavano per dare loro NUOVA VITA: esse venivano infatti completate delle parti mancanti, cosa che oggi non si farebbe mai! ( addirittura certe volte avendo una sola testa si rifaceva in maniera arbitraria tutto il corpo!!!). > i cambiamenti in questo senso si hanno a FINE 700 con WINCKLEMANN. Anche la bottega di Bernini si dedica ai restauri e uno dei più interessanti è quello dell'ARES/MARTE LUDOVISI: copia romana di un originale greco attribuibile a Skopas o a Lisippo che rappresenta Ares spogliato dell'armatura in atteggiamento meditativo, seduto, acquistato dalla famiglia Ludovisi. Bernini è molo moderno nel trattare questa ststua dimostrando ancora una volta il suo AMORE E RISPETTO PER L'ANTICO: a differenza della consuetudine non rende il resturo invisibile ( si tendeva ad invecchiare il marmo per tentare di nascondere l'intervento anche quando si facevano ricostruzioni totalmente libere) e questo poiché USA UN MARMO BIANCHISSIMO e non nasconde le giunture e infatti si nota ad occhi l'aggiunta del piede e del putto che gioca ai piedi del Dio; così come l'elsa della spada decorata con questo mascherone che fa la linguaccia. Bernini si occupò anche di PITTURA; ma mai in maniera ufficiale, ma solo per se stesso ( nelle commissioni ufficiali preferì usufruire artisti che avessero uno stile affine al suo ma non dipingere mai in prima persona...). Osservado alcuni suoi AUTORITRATTI si può notare quanto in realtà fosse innovativo anche sotto questo punto di visata perché la sua pittrua è fatta di COLORE ed è una pittura PASTOSA che rende il tutto molto tattile e d espressivo. I suoi autoritratti sono molto intensi, sopratutto negli OCCHI, così come accadeva anche nei suoi busti in effetti... tra i pittori che egli sfruttò per le prorpie opere pubbliche va sottolineato sopratutto il genovese BACICCIA ( o Baciccio) che lavorò a più riprese per lui. Già in un'opera come Cristo e la Samaritana ( che fu scambiata nei primi inventari Spada per un'opera di Bernini) si possono notare delle somiglianze nel PANNEGGIO ma anche nella resa FISIOGNOMICA dei personaggi come nell'uso di questa pittura pastosa. Sicuramnete però l'opera di maggiore spessore che fu fatta dal Baciccia è la VOLTA DELLA CHIESA DEL GESU' ( Roma) la cui commissione la ottenne proprio grazie all'intervento di Bernini. La volta è meravigliosa perchè ancora una volta gioca con la volontà di MERAVIGLIARE lo spetattore: al centro viene rappresentata l'Imposizione del Nome di Gesù in mezzo ad un corteo affollato di angeli e Santi e una LUCE ACCECANTE che smaterializza e che produce la caduta degli Angeli ribelli che FUORIESCONO dalla cornice finendo sull'architettura! L'effetto è sbalorditivo perchè non si limita a arappresentare le pitture dipinte sullo stucco della volta ma crea le OMBRE delle nuvole ( dando l'idea che dunque esse calino proprio tridimeniosalmente) e rende alcuni angeli tridimensionali usando lo stucco!!! > NICODEMUS TESSIN, artista attivo alla corte di Caterina di Svezia, nel vedere questa opera commentò dicendo che solo il Baciccia, oltre a Bernini, potrva arrivare ad un così alto livello di UNIONE DELLE ARTI. Va detto però che con la MORTE DI BERNINI nel 1680 l'arte si spacca e inizia un contrasto tra Barocco e Classicismo destinato a durare anche per buona parte del 700 che porta sostanzialmente alla fine delle grandi opere barocche che ha influenza anche negli artisti più barocchi come lo stesso Baciccia!!!! lo si nota subito se si confronta la Volta della Chiesa del Gesù con quella che realizza a inizio 700 nella Chiesa dei Santi Apostoli con il TRIONFO DELL'ORDINE FRANCESCANO: pur mantenendo l'idea della folla, l'idea dello spaccato con la luce accecante e l'unione delle diverse arti non raggiunge per niente il livello orecedente! Tutto è più contenuto nei suoi confini e ordinato. Si può cogliere questo cambiamento ancora di più vedendo che negli stessi anni in cui opera Bacicia opera anche un artista come CARLO MARATTI che è molto più contenuto e tradizionale ad esempio nel TRIONFO DELLA CLEMENZA. L'ultimo ambito in cui studiare Bernini è ovvimanete l'ARCHITETTURA: – IL COLONNATO DI PIAZZA SAN PIETRO ( 1655-67): sempre per volontà di ALESSANDRO VII Bernini è chiamato a lavorare anche nella piazza antistante San Pietro e anche qua crea un EFFETTO SOPRESA che oggi è sato rovinato un pochino dalla distruzione del quartire di borgo perchè oprima si passava da questi stretti vicoli all'ampio spiazzo della piazza mentre oggi la via che conduce lì è molto più larga... però ancora oggi l'idea risulta valida perchè sembra che la chiesa ABBRACCI la piazza con il suo colonnato che sembra quasi MOBILE grazie agli effetti di luce che si creano al suo interno essendo costruito con 3 FILE. – LA FONTANA DEI 4 FIUMI ( Piazza Navona, 1648): fontana che viene commissionata in centro a Piazza Navona dalla famiglia che qua ha il suo palazzo, ovvero i Pamphilj con INNOCENZO X come Papa. La fontana rappresenta infatti il potere che il Papa, e la chiesa, ha nel mondo tramite le allegorie dei 4 fiumi dei 4 contineti conosciuti al tempo: Danubio, Gange, Nilo e Rio de la Plata, rappresentati come dei giganti animati e seduti su uno scoglio realizzato in marmo travertino al quale Bernini in persona dona l'aspetto di PIETRA GREZZA restituendo in un certo senso al marmo il suo primigenio stato. Le figure sono poi accompagnate da attributi che a loro volta animano il gruppo: il cavallo per l'Europa, il leone per l'Africa che si abbevera ad una sorgente all'ombra di una palma mossa dal vento, l'armadillo per l'America. Il tutto è poi sormontato dallo stemma della famiglia Pamphilj, che viene anche indicato da uno dei fiumi, e da un OBELISCO EGIZIO che termina con una COLOMBA che rebbe un rametto di ulivoad indicare appunto il dominio della Chiesa sul mondo intero. – PALAZZO DI MONTECITORIO/ PALAZZO LUDOVISI ( 1653, Roma): nasce come palazzo si famiglia per i Ludovisi ma poi i lavori si interrompono e solo alla fine del secolo vengono – SAN CARLINO ALLE QUATTRO FONTANE ( 1634-38): è la sua prima ufficiale opera pubblica autonoma. Riceve l'incarico di costruire un complesso per i TRINITARI SCALZI ( un ordine povero che raccoglieva soldi per liberare i cristiani catturati dai pirati saraceni). La cosa interessante è che grazie al MOVIMENTO che imprime alla sua struttura sopratutto EVITANDO GLI ANGOLI e giocando con un continua alternarsi di SPORGENZE- RIENTRANZE, lo spazio riuslta molto più grande di quello che è perché in realtà è molto angusto! Le parti più interessanti della struttura sono l'interno del chiostro e quello della chiesa: CHIOSTRO: il chiostro è un abimente molto piccolo, COMPLETAMENTE BIANCO ( come quasi tutta l'architettura e tutte quelle successive, perché Borromini è uno di quegli architetti che ritiene che l'architettura si decori da sola e non abbia bisogno di grandi pitture/ sculture.). La struttura fa sì che evitando gli angoli, ma isnerendo al loro posto delle curvature, sempri un movimento in LOOP continuo. È interessante il fatto che lo faccia come sempre con gli stessi elementi della tradizione ( bisogna sempre ricordare che non si può mai prescindere dal classico nemmeno quando si toccano punte alte di libertà come nel Barocco) modificandoli in parte come nel caso della smussatura degli angoli appunto. CHIESA, INTERNO: nell'interno della chiesa sfrutta la stessa idea degli angoli creando una pianta centrale di forma ovoidale sfruttando una tradizionale REGOLA DELLA TRIANGOLAZIONE ( il fatto di unire per la base due triangoli equilateri) ma smussandone gli angoli cos da creare movimento che viene sottolineato dal cornicione. Mantiene poi la tradizionale alternanza di COLONNE GIGANTI e NICCHIE che accentua il dinamismo. L'aspetto però sicurmante più interessante dell'interno è la CUPOLA che si erge sul tamburo che manitiene la forma della chiesa stessa in quando il tradizionale SOFFITTO A CASSETTONI è modificato unendo una serie di figure geometriche ( croce greca, ottagoni ed esagoni) che si restringono man mano che la cupola sale che sono TRIDIMENSIONALI perché realizzati in STUCCO e non dipinti!! semrna una sorta di ALVEARE > la natura è la principale fonte di ispirazione di Bernini e forse è anche un omaggio alle API BARBRINI che avevano il palazzo di fronte alla stessa chiesa. FACCIATA CHIESA: la facciata in realtà non è terminata subito, ma ci lavora a pià riprese e comuque alla fine è il nipot Bartolomeo a completarla in seguito alla sua morte ( a causa dei pochi fondi dell'ordine committente). È comunque dovuto a Bernini il progetto che ci mostra un'interessantissima TRIPLICE ONDA che viene sottolineata ancora di più dall'alternanza tra le colonne e le nicchie e la finestra al piano superiore e dal cornicione marcapiano. – CHIESA DI SANT'IVO ALLA SAPIENZA ( 1643-66): Borromoni viene incaricato di realizzare l'edificio che deve ositare l'Università della Sapienza ( che oggi non è più la sede dell'Università, bensì dell'Archivio di Stato). L'architetto si trova di fronte una difficoltà: avere a disposzione uno spazio angusto dovuto alla preesistenza del PORTICATO DI GIACOMO DELLA PORTA che all'esterno lo fa optare per lo sviluppo in VERTICALE ( ripoponendo se si vuole anche un certo attaccamento al GOTICO che è motlo inusuale al tempo e che in scultura e pittura sarebbe stato riscoperto molto tempo dopo...). Ancora una volta gioca sull'alternanza di sporgenze e rientranze per creare movimento: in basso sfrutta una grande rientranza a cui però sovrappone una sporgenza con il TIBURIO della cupola ( elemento dell'architettura nordico che deve alle sue origini) e che termina con la bellissima LANTERNA A SPIRALE che sembra dare l'illusione del FUOCO DELLO SPIRITO SANTO che collega il cielo alla terra. Interesante è la pinata dell'edificio che questa volta è compostra sovrapponendo DUE TRIANGOLI EQUILATERI inscritti un un ESAGONO ( cosa di per sé tradizionale) se non per il fatto di smussare gli angoli e creare una sorta di “ fiore” decorato poi sempre a STUCCO con stelle e i MONTI CHIGI. > ancora una volta è l'architettura a decorarsi da sola. – GALLERIA PROSPETTICA DI PALAZZO SPADA ( 1635, Roma): Borromini crea qua uno spazio veramnete illusionistico giocando con la prospettiva così come prima di lui aveva fatto BRAMANTE a San Satiro. Lo spazio è in realtà lungo circa 12 metri ma viene allungato usando un unico punto di fuga in cui piano piano viene fatto SALIRE il pavimento e SCENDERE il soffitto. > lo stesso effetto è usato da Bernini per la SCALA REGIA in Vaticano ( quella dove pone il Costantino). Gli interventi barocchi hanno effetto anche sul paesaggio e quindi di conseguenza sui GIARDINI che pur rimanendo abbastanza “ goemetrici” mostrano sempre di più la piccolezza dell'uomo rispetto alla natura; sono perciò luoghi in cui l' essere umano non può sentirsi tranquillo poiché danno l'idea di essere icnontrollabili. Ne sono esempi la VILLA GARZONE di Collodi o il GIARDINO BORROMEO sul lago maggiore che trasforma l'isolotto in una sorta di grande nave- giardino. Morti Borromini e Bernini anche l'architettura così come pittura e scultura ritornano nei ranghi del classicismo accademico. I germi lanciati da Borromini però troveranno grande successo altrove come ad esempio in GUARINO GUARINI. L'ITALIA PARLA BAROCCO: Dopo la morte delle grande punte barocche ( Pietro da Cortona, Bernini e Borromini) inizia una stagione di declino dell'arte. Ancora però nella seconda metà del 600, in altre regioni italiane, ci sono alcuni artisti barocchi degni di nota: GUARINO GUARINI( Torino): un architetto di origini modenesi che si forma a Roma dove viene particolarmente colpito da Borromini. La sua idea è quella di poter mischiare tra loro le caratteristiche di più periodi per giungere ad un'architettura finale ECLETTICA ( in particolare il GOTICO). Egli realizzò diversi edifici, molti dei quali andati distrutti, ma ne restano 3 esemplari proprio a Torino dove lavorò per i SAVOIA che nel corso del Seicento lavorarono per dare alla città un aspetto nuovo, sopratutto sul piano urbanistico tendendo però a dare agli edifici più o meno sempre lo stesso aspetto, mentre Guarino crea edifici con una travolgente INDIVIDUALITA'. Egli ovviamnete parte dalla lezione di Borromini ma va oltre: se in Borromin isi può notare una certa omogeneità in tutta la struttura, in Guarino invece tutto gioca su una certa INCONGRUENZA voluta. – CAPPELLA DELLA SINDONE: Cappella che viene creata da Guarino addossata al Duomo di Torino per contenere la reliquia della Sindone. È evidente subito il richiamo a SANT'IVO ALLA SAPIENZA di Bernini se si osserva la cupola: si crea anche qua una sorta di fiore ma in maniera diversa; ovvero sovrapponendo ad incastro una serie di archi che vanno a rimpicciolirsi man mano che si sale verso l'alto insieme alla forte luce che dissolve ancora di più il senso di spazio. Parte della Cappella fu rovinata da un incendio alla fine del XX secolo. – SAN LORENZO: per la chiesa del San Lorenzo invece egli pensa ad una cupola ancora più eclettica perché viene attraversata da una serie di nervature che formano una STELLA A 8 PUNTE che richiama le soluzioni adottate nell'architettura GOTICA o addirittura in quella ISLAMICA che poi di nuovo contiene un esagono regolare. – PALAZZO CARIGNANO: palazzo che viene progettato come residenza sabauda ( poi divenuto anche la prima sede del Parlamento italiano nel 1861) che riprende da vicino lo stile delle facciate dei palazzi romani con questa soprta di movimento a onda. LOMBARDIA: la Lombardia nel corso del 600 sviluppa due strade: quella barocca e quella naturalista. – MARTIRIO DELLE SANTE RUFINA E SECONDA ( 1625): il quadro è interessante perché viene realizzato da 3 ARTISTI insieme di formazione TARDO-AMANIERISTA ( Giovan Battista Crespi, Giulio Cesare Procaccini, Morazzone) e mostra il passaggio che in città avvenne in questo periodo dal Manierismo al Barocco evidente nel PATHOS della scena e nell'apparente libertaà compositiva oltre che dal colorito che richiama quello caravaggesco, ma a questo sicuramnte si può aggiungere una certa eleganza ancora manierista, ad esempio nelle mani della santa in primo piano che aspetta il colpo del suo aguzzino o del angioletto al suo fianco. È conosciuto anche come quadro delle tre mani proprio perché ci lavorano 3 artisti insieme. – SAN FRANCESCO di Francesco Cairo: è sicuramnte l'artista più interessante del Barocco lombardo che enffatizza l'aspetto PATETICO e sentimentale. Notiamo anche la tendenza all'uso di questo forte chiaroscuro ( he infatti a Caravaggio derivava proprio dalla lezione lombarda). Cairo diviene l'artista barocco lombardo più importante. Accanto a questa tensione barocca si accosta quella naturalista che aveva dato vita a Caravaggio e che da lui e dai suoi seguaci era stata rinvigorita con lo sviluppo di due generi: la NATURA MORTA e IL RITRATTO. – STRUMENTI MUSICALI di Evaristo Baschenis ( 1675): artista di origini bergamasche che si specializza proprio nel rappresentare nature morte di steumenti musicali influenzato dal contemporaneo spagnolo ZURBARA'N ( poiché Milano al tempo era sotto l'influenza spagnola, dunque le opere spagnole dovevano avere ampia circolazione in queste zone). La particlarità di questo quadro sta nel fatto di imprimere nella tela un ATTIMO, forse successivo ad un concerto, che da' l'idea di PRECARIETA' poiché gli spartiti, così come il ficco sono lì lì per cadere. Anche nellìopera di Zurbaran si può riscontrae comunque una derivazione Caravaggesca, tanto che l'opera crea lo stesso sentimeno di eternità mista a senso religioso della CANESTRA DI FRUTTA. Alcuni hanno tra l'altro voluto vedere in essa magari la Trinità p qualche altro messaggio nascosto essendo un artista prevalmentemente di gsto sacro, ma apparte le varie supposizioni osservandolo salta subito all'occhio la bellezza formale dell'opera con il SENSO TATTILE della frutta. – RITRATTO DI ANZIANO ( Carlo Ceresa, 1650): il più grande ritrattista del 600 lombardo fu certamente CARLO CERESA che aveva la particolarità di BLOCCARE il ritratto come in un attimo eterno dando particolare enfasi a MANI e VOLTO in maniera molto simile a quanto, come vederemo, fa VELAZQUEZ ( con un certo debito verso Caravaggio) anche se non vi è prova di un contatto tra i due ( è pur vero che Filippo Baldinucci parla dell'esistenza di vari ritratti di Velazquez a Milano). – FACCIATA DEL COLLEGIO ELVETICO ( Francesco Maria Richino, Milano): anche dal punto di vista architettonico ovviamnete la lombardia reagisce al Barocco, sopratutto con l'architetto RICHINO.L'edificio infatti presenta la tipica curvatura delle facciate barocche ( anche perchè lo stesso Borromini era lombardo!) unite però ancora a elementi evidentemente rinascimentali che il terdo-manierismo si portava dietro. VENEZIA: Sicuramente Venezia non è il centro dell'arte nel Seicento, però anche qui vi è una stagione barocca successo proprio a fine secolo. GIACOMO SERPOTTA: un posto interessante nel panorama artistico di fine secolo va riservato a questo artista SICILIANO che fu attivo per tutta la sua vita nell'isola natale usando sempre per la decorazione di interi locali lo STUCCO ( viene da una famiglia di stuccatori). Osservando le sue decorazioni di ambienti come l'ORATORIO DI SAN LORENZO o quello della ZITA si può notare la particolarità di questa decorazione monocroma bianca che lui leviga quasi fosse marmo o addirittura porcellana ottenendo scenette e figure quasi a tutto tondo di virtù e angioletti liberi nello spazio che sicurmante sono legati al Barocco ma che si può anche dire anticipino il ROCOCO' per la particolare eleganza dell'insieme e la leggerezza. IL SEICENTO IN EUROPA: DIEGO VELAZQUEZ ( Spagna: 1599-1660) Velazquez nasce in spagna e fin dalle sue prime opere evidentemente deve essere stato colpito da CARAVAGGIO ( che conosce grazie all'arrivo di qualche sua opera/ copia in Spagna) dando vita dunque fin da subito a opere interessanti. Ancor di più lasua consocenza aumenta quando giunge a Madrid alla corte del re Spagnolo del tempo dove RUBENS gli apre gli occhi sulla pittrua di Tiziano che alla corte poteva ben osservare. Infine compie anche un viaggio in Italia che deve essere fondamentale, ma del quale sappiamo poco. Opera comunque per lo più in Spagna come RITRATTISTA alla corte del re. – ACQUAIOLO DI SIVIGLIA ( 1621, Londra): è una delle prime opere che ci dimostra quanta presa su di lui abbia appunto Caravaggio. Nel quadro viene rappresentata una scena di GENERE: sono persone comuni, non santi o personaggi della storia/ mito, che bevono ma nonostante questo si conferisce loro la stessa DIGNITA' di un personaggio noto ( sopratutto nel personaggio in primo piano che porge il bicchiere). La luce è evidentemente un richiamo a Caravaggio che fa emergere dal buoio i volti delle figure conferendo DRAMMATICITA' alla scena > questo genere in Europa ha grande fortuna ed è detto BODEGO'N e si incentra èproprio sulla rappresentazione di persone comuni sopratutto in cucine o ambienti familiari. I personaggi vengono resi senza abbellimenti idealizzati ma in maniera REALISTICA con gli abiti strappatie le varie imperfezioni e colpisce l'idea di dare PARI DIGINITA' A PERSONE E OGGETTI. Anche qui, come già detto per alcuni artisti che seguono questo stesso genere, ci può essere un riferimento anche alla COMMEDIA DELL'ARTE. – FILIPPO IV A FRAGA ( 1644, Ny):ritratto del re che Velazquez realizza durante un periodo di cristi per la corona: quando la Catalogna si ribella proclamandosi Repubblica e rischia di passare sotto le mani della Francia. Il re si fa rappresentare dal suo ritrattista ufficiale per celebrare una piccola vittoria su questa cittadina ma ciò che è interessante è il fatto che non sembra un dipinto celebrativo nonostante sia abbigliato in maniera ufficiale e abbia in mano il bastone del potere, poiché la prima cosa che notiamo è quella che sembra pallido, stanco e dunque ci fa capire quanto l'artista nei suoi ritratti privilegi l'aspetto UMANO e psicologico rispetto alla celebrazione ( come abbiamo visto accadere anche con Van Dyck o con Ceresa, ma Velazquez rimane il migliore in questo campo). Sappiamo inoltre che il quadro venne fatto mandare alla moglie del re, la regina Elisabetta, come una sorta di pegno d'amore durante la battaglia. – VENERE ALLO SPECCHIO ( 1650, Londra): opera che Velazquez probabilmente realizza durante, o subito dopo, il suo SECONDO VIAGGIO IN ITALIA fatto questa volta al servizio del re che vuole rinnovare l'immagine artistica del suo paese e si fa per questo portare più di 500 casse di opere dal suo artista di corte. In effetti l'opera condensa un po' tutte le caratteristiche italiane: il COLORE NEOVENETO, il riferimento alla STATUARIA ANTICA ( sopratutto a quella romana) e l'attenzione allo SPETTATORE che nell'arte italiana c'era da sempre ma che era esploso sopratutto con il Barocco di Bernini! L'opera rappresenta infatti una Venere distesa di spalle ( il che richiama da una parte sicuramnete le Veneri di Tiziano e Giorgione con la loro sensualità, ma dall'altra anche la ststua dell'ERMAFRODITO che al tempo si trovava a Villa Borghese e della quale tra l'altro Velazquez ordinò una copia bronzea da portare in Spagna) e anche il colore appuno è quello veneto. Sappiamo che si tratta di una Venere perchè vi è Cupido alato che le ha portato uno specchio prima appeso al muro ( infatti ha legato il filo che lo teneva) ma lei non si sta specchiando, bensì GUARDA LO SPETATORE negli occhi creando dunque quel contatto visivo tipicamnete italiano. > è l'unico nudo mai fatto da Velazquez e anche nell'arte spagnola fino a GOYA. – RITRATTO DI JUAN DE PAREJA ( 1650): sempre durante il suo viaggio in Italia riprende a fare ritratti e sceglie qua di rappresentare il suo personale SCHIAVO! ( anche pittroe, poi divenuto uno dei suoi massimi collaboratori) liberato proprio in occasione del Giubileo del 1650. ancora una volta ciò che colpisce, grazie alla scelta di usare un fondo neutro e un forte chiaroscuro, è l'UMANITA' della figura. Il ritratto ebbe talmnete tanto successo nella Roma del tempo che da qui derivò la commissione del ritratto del papa del tempo! – RITRATTO DI INNOCENZO X ( 1650, Galleria Doria-Pamphilj): è ancora una volta uno di quei ritratti di Papi che mettono in risalto non solo l'aspetto celebrativo della figura ma anche quello umano come gi visto per Tiziano, Raffaello e Van Dyck. Egli è infatti seduto con un taglio molto simile al GIULIO II DI RAFFAELLO, il che conferisce ancora maggiore vicinanza psicologica alla figura facendolo apparire “ raggiungibile” anche se il modo in cui egli ci guarda conferisce maggiore distacco, in linea aevidentemnete con il carattere del Phampilij. È comese Velazquez fosse riuscito a riprendere il quandro di raffello e aggiornarlo alla luce del COLORITO VENEZIANO e nella ancora maggiore umanità presente nel PAOLO III DI TIZIANO. Viene raffiguranto mentre ha ancora in mano la LETTERA DI PRESENTAZIONE dello stesso pittore ed è come se noi ci trovassimo a condividere il punto di vista dello stesso artista con l'ansia da lui provata nell'attesa di conoscere i pensieri che il Papa aveva su di lui. – VEDUTE DI VILLA MEDICI ( 1650, Madrid): interessanti in realtà sono anche le rappresentazioni paesaggistiche che l'artista fa di Villa Medici ( tra l'altro gli unici paesaggi puri della sua carriera), poiché si tratta delle prime opere dipinte EN PLEIN AIR; ovvero interamnete dal vivo e non con la ricostruzione successiva in laboratorio ( come dimostra il fatto di vaerrappresentato anche la chiusura temporanea lignea fatta in occasione di un restauro)e anche le velocità di esecuzione pittorica. Non è nemmeno facile racchiuderle in un genere perchè al centro dell'attenzione vi è un monumento più che la natura, dunque non è proprio un paesaggio, così come non si può nemmeno considerate una veduta solenne di Roma. – LAS MENINAS ( post 1650, Prado): opera più celebre. Il quadro rappresenta una scena ambinetata nell'ATELIER dell'artista ( novità di Caravaggio che ha molta fortuna in Europa) dove in primo piano si ha la figlia del re, Margherita, accudita da alcune damignelle ( Meninas in portoghese) insieme ad una serie di altri funzionari e personaggi di corte mentre sulla sinistra Velazquez stesso sta dipingendo un ritratto che vediamo riflesso nello SPECCHIO di fondo dei DUE REGNANTI che però evidentemente hanno appena finito la loro posta come si nota da due particolari: l'apparizione del personaggio sulla porta e il fatto che uno dei nani svegli il cane senza il quale il re non si muoveva mai nel palazzo . L'opera dunque ritrae un MOMENTO QUAOTIDIANO, come una pittura di genere, rappresentativo della corte reale mettendo in secondo piano proprio i regnati e lasciando spazio a chi in genere non veniva raffigurato e già così risulta interessante anche per l'effetto coloristico ( in particolare la forte luce che entra da destra e TRASCOLORA lo stipite) ma al contempo potrebbe avere un signficato più profondo: vi era una vecchia idea di considerare la vita governativa come una RAPPRESENTAZIONE TEATRALE a cui solo la morte avrebbe messo fine, tanto che secondo una leggenda Augusto stesso, in punto di morte, avrebbe detto “ la rappresentazione è finita. Applaudite!” e quindi forse con questa opera Velazquez ha proprio voluto far vedere al re il momento della sua liberazione, in questo caso dallo stare in posa ( cosa che lui odiava fare). LA FRANCIA DI LUIGI XIV. Abbiamo già detto che il Re Sole volle far sì che l'arte rappresentasse il Suo Stato e il suo governo come aveva voluto tanti anni prima Cosimo De' Medici e i due cantieri in cui ciò risulta più evidenti sono prima il LOUVRE ( per il quale Bernini fa due progetti mai portati a termine e dunque pii affidati a LUIS LE VAU ) e poi sopratutto VERSAILLES che il re sceglie come nuova residenza ufficile. L'edificio viene creato all'inizio del 600, ma è solo dal 1683 che fu veramnete allargato e il re vi trasferì la corte. Ancora una volta i lavori sono affidati allo stesso architetto e le forme ricordano quelle del Louvre: uno stile più CLASSICO che Barocco, perchè il re voleva farsi considerare come un imperatore antico, però l'idea della RELAZIONE SPAZIALE tra le opere e anche il concetto di MERAVIGLIA devono molto all'arte barocca... la decorazione venne tutta incentrata sul SOLE ( proprio perché era il simbolo che il re voleva per sé) e dunque sul mito di APOLLO-SOLE o sulla LUCE come avviene nella GALLERIE DES GLACE dove l'architettura è semplice ma viene arricchita da un insieme di specchi e mobili in argento che creano un particolare effetto di luce. OLANDA: REMBRANDT E VERMEER. È un pittore di origine olandese che ha alle spalle, come Velazquez, una profonda conoscenza di Carvaggio e del naturalismo che in Olanda aveva dato vita ad una vera e propria scuola a UTRECHT. Egli è famoso come RITRATTISTA e anche per i suoi più di 40 AUTORITRATTI ( sia a disegno che dipinti) che lo accompagnano per tutta la vita e che si fanno sempre più intensi man mano che invecchia, diventando uno dei migliori a rappresentare sulla tela l'UMANITA'. Famoso è sopratutto il ritratto in cui si conferisce dignità rappresentandosi nello stile del BALDASSARRE CASTIGLIONE DI RAFFAELLO che egli ha modo di schizzare ad Amsterdam quando il dipinto va all'asta. – RITRATTO DI TITUS ( 1665): tra i vari ritratti da lui realizzato questo è quello del figlio che viene rappresentato su un banco di scuola mentre pensa intensamnete a cosa scrivere. È molto REALISTICO nel modo in cui reisce a dare l'idea della sua concentrazione, ma anche nel mondo in cui riesce a rendere l'ambiente perché non è abbellito, ma viene presentato così come è addiritttura i DIFETTI DEL LEGNO del banco. – RONDA DI NOTTE ( 1642): si può considerare un RITRATTO DI GRUPPO ( genere molto apprezzato e diffuso nel 600 in Olanda presso i COLLEGI PROFESSIONALI) che è dedicato alla GUARDIA CIVICA da esporre nel luogo in cui operavano: la Sala della Guardia del Palazzo del Municipio di Amsterdam. Rembrant decide di rappresentare il gruppo in maniera realistica ( inserendo appunto molti RITRATTI) e sopratutto nel mentre svolge la propria attività e questo ha fatto sorgere fin dal 700 un equivoco che poi ha conferito all'opera il suo più famoso titolo; ovvero il fatto che in realtà l'artista avesse no) essere questo.... a ben vedere potrebbe essere entrambe le cose perchè vediamo un pittore di spalle ( che potrebbe perciò essere Veermer come un pittore qualsiasi) che dipinge una modella nel suo studio. Il fatto che poi siamo presenti una serie di altri oggetti e la cartina dell'olanda potrebbe farci credere che rappresenti tra l'altro non solo la pittura, ma anche l'arte in generale e poi forse in particolare quella olandese ( vista la presenza della cartina); dunque il libro propone questo tipolo “ oggettivo”. Tutto ciò ci fa capuire quanto il Barocco possa essere considerato il primo vero STILE GLOBALE. Esso infatti non trovò diffusione solo in tutta Europa, ma anche in America e in Asia! IL SETTECENTO: il Settecento verà l'Italia perdere per sempre il primato culturale in favore di Parigi... si tratta però di un cambiamento lento che avviene all'incirca a metà secolo perché nella prima parte di esso l'Italia gode ancora di fioriture Barocche. In ogni caso con la morte di Luigi XIV nel 1715 e l'avvento di Luigi XV ci fu un cambiamento radicale nell'arte e nella società francese: si passò dalla grande vita di corte che aveva il suo centro nei palazzi ad una vita BORGHESE che preferiva OGGETTI PICCOLI E PREZIOSI. Sono dunque mobilieri e gioiellieri ad egemonizzare il gusto del 700 che si ispira alla NATURA ma non nella maniera di Bernini che la voleva sgfurttuare al suo primigenio stato selvaggio ( come nella Fontana dei 4 Fiumi) bensì ad una natura che viene elbaorata mentalmente e resa elegante e pettinata, un po' come con la GROTTESCA che dunque desse vita alla fine a qualcosa di molto astratto che prese il nome di ROCCAILLE che ebbe una travolgente fortuna, tanto da essere usata sia per gli oggetti come i mobili che per le facciate dei palazzi e diffusa non solo in Francia, ma anche nelle aree germaniche > è stato notato che esplode là dove si era maggiormente diffuso il gotico come se la libertà barocca avesse liberato e dato nuova vita al sostrato del Rinascimento! Dal termine Roccaille deriva, come storipiatura, quello di ROCOCO' che è un'etichetta negativa che indica questa decorazione sorta alla fine del Settecento quando questo stile cadde in crisi in favore del NEOCLASSICISMO. ANTONINE WATTEAU: – INSEGNA DI GERSAINT ( 1720): simbolo del cambiamento. Doveva essere l'isegna effettiva del negozio di quadri che vi è rappresentato dentro che ci dimostra le caratteristiche della società del primo 700: una società BORGHESE, dove viene data importanza alla MODA e all'ELEGANZA evidente anche dai temi dei quadri ( amorosi o paesaggi) e ai MOBILI; in particolare è interessante la cornice elaborata dello specchio sulla destra che è particolarmente capricciosa, frastagliata e asimmetrica e anche artificiosa che prende appunto il nome di ROCCAILLE. Significativo è anche il fatto che sulla sinistra venga posto in una cassa il ritratto del RE SOLE come a simboleggiare la fine di un'epoca. Interessante è anche il colore che ricorda RUBENS, ma con la costruzione di figurine ESILI senza ostenzazione anatomica, lontane dai corpi monumentali italiani. – PELLEGRINAGGIO A CITERA ( 1717): è un'opera interessante perchè è BLASFEMA: mischia l'idea del pellegrinaggio ( rappresentato dal tipico cappello indossato dagli uomin9) a quello dell'amore carnale incarnato da tutte queste coppie via via più discinte man mano che si passa da destra ( dove una coppia è seduta sotto la statua di VENERE ricoperta di ROSE) fino a sinistra dove si trova un battello decorato a ROCAILLE in cui le coppie si affrettano ad andare che è un misto tra un baldacchino e l'imbarcazione di Carone, mentre una scia di CUPIDI con FIACCOLE vola alto in cielo; il tutto all'interno di un PAESAGGIO INCANTATO, sereno e armonioso, in linea on quelli italiani. I personaggi sono ancora una volta vestiti con abiti elegantissimi e il colore è sempre quello di RUBENS ma con figurine più esili. – PIERROT ( 1719, Louvre): opera dal sapore MALINCONICO che rappresenta una delle principali maschere della Commedia dell'arte ( il pagliaccio malinconico) che se ne sta in primo paino con volto trsite e vesti troppo grandi mentre sul retro aletre maschere ridono, forse schernendolo alla base del palco improvvisato allestito per strada per lo spettacolo. FRANCOIS BOUCHER: ( si legge “ Buscé) – TOILETTE ( 1742): ci mostra una scena di vita, dunque una scena di genere ma molto diversa da quelle del Seicento che o rappresentavano la vita dei re/ papi/nobili o dei poveri; bensì quella della BORGHESIA che si può definire molto più vicina a noi e lo si capisce bene dal cambiamento degli ambienti: case dai soffitti più bassi ma non vuole come quelle dei poveri, ma ricche di oggetti come le porcellane e il paravento cinesi e mobili decorati con il motivo a Rocaille. La scena è poi SENSUALE ( quasi da' l'idea di essere spiata dal buco della serratura): una donna si sta finendo di vestire in compagnia di una cameriera. – RITRATTO DI MADAME DE POMPADOUR ( 1759): la favorita del re ci viene mostrata in un giardino ricchissimo di fiori e piante in abiti elegantissimi con una statua alle spalle che ci dimostra come nel frattempo anche la statuaria vivesse gli stessi cambiamenti della pittura coeva. > lo si capisce bene osservando AMORE MINACCIOSO di Etienne Falconet che ci mostra Cupido sbarazzino e furbetto. Non si tratta mai di una rappresentazione realistica della natura: si parte dalla realtà delle cose ma la si rielabora in senso ornamentale in studio. – LE FORTUNATE EVENIENZE DELL'ALTALENA ( Fragonard, 1767): opera che ancora una volta si concentra sul TEMA EROTICO: una donna che stando sull'altalena mostra ciò che c'è sotto la sua gonna al giovane che ne sta davanti mentre una terza figura partecipa al gioco, ancora una volta dunque una scena FRIVOLA, abbellita in maniera elegante sia nella natura che nelle vesti e on la presenza del solito AMORE MINACCIOSO. Un altro artista interessante è SIMEON CHARDIN che può essere considerato forse il più grande pittore francese del primo 700 e forse anche Europeo. Egli riesce a dare alle sie figure umanee alle sue nature morte, sempre tratte dalla vita quotidiana senze essere Nè povere né ricchissime, un aspetto EMOTIVO molto intenso. Ad esempio in LA BRIOCHE sembra di riuscire a sentire il profumo di questo alimento o la delicatezza della porcellana e del tappo per lo sciroppo o ancora il profumo del fiore d'arancioo nel più famoso BENEDICTE rappresenta invece una semplcie donna che apparecchia mentre i figli pregano in un ambiente disrdinato, realistico ma non quello poverissimo. Ben presto questo gusto decorativo francese ha delleconseguenze anche in Europa; sopratutto su due pittori: 1) LIOTARD: pittore svizzero la cui pittura è caratterizzata da un NITORE estremo che fa sembrare le sue figure umane assolutamente reali, quasi fossero statue di cera tridimensionali, con un COLORE CHIARO in quasi assenza di ombre.pur essendo iperrealista manca però quel senso di umanità che ritroviamo in Chardin, sembrano delle persone di cera. 2) HOGARTH: è il primo artista di valore inglese ed è un pittore che piega l'arte Rocaille ad una DENUNICA SOCIALE. Egli riprende infatti dal mondo francese contemporaneo l'aspetto sensuale, la società borghese e la frivolezza, ma appunto con un sentimento di denuncia... Una delle opere più significative è PRIMA E DOPO in cui sostanzialmente viene rappresentata una violenza. Il primo quadro mostra un giovane nobile tentare la seduzione di una cameriera che evidentemente è spaventata e tenta di sfuggirgli rovesciando il mobilio e la seconda scena invece mostra l'uomo, scocciato, che viene trattenuto dalla ragzza che non vorrebbe che lui la lasciasse in quanto un simile evento l'avrebbe resa una prostituta! Interessante è anche la sua serie del MATRIMONIO ALLA MODA in cui realizza una serie di incisioni ( talvolta trasformate in quadri) che hanno come tema il matrimonio di convenienza. Una delle scene più particolari è COLAZIONE in cui vediamo una donna fare colazione da sola dopo aver passato una notte di gioco e di amore ( come fa intuire il diordine della casa e sopratutto il piede che sbuca dal quadro coperto dalla tenda sullo sfondo, che allude ad un amplesso) e il marito, appena tornato da una notte passata fuori con in tasca un tipico cappellino da donna che il cagnolino sta annusando. La terza figura è invece l'amministratore che regge in mano gli infiniti DEBITI dei due che però non sembrano preoccuparsene minimamente. L'ITALIA AL TRAMONTO DEL BAROCCO: in Italia nella prima metà del 700 si trovarono a convivere influssi diversi: il Barocco, il Rococò e il neo-rinascimentale e lo si vede a Roma confrontando da vicino i vari edifici come la FACCIATA DELLA CHIESA DELLA MADDALENA ( evidentemnete Rococò) animata da tantissime curve nervole che richiamano da vicino le decorazioni a Rocaille francesi spesso presenti su piccoli oggetti e qua invece applicate a grandi dimensioni ( infatti è uno stile che si diffonde anche in alcuni interni come in alcuni appartamenti di PALAZZO BARBERINI). Dello stesso periodo di questa facciata è però anche quella del SAN GIOVANNI IN LATERANO che invece riprendemolto da vicino gli elmenti classici e Rinascimentali. Sicuramente però tutte queste tensioni si trovano a convivere in un unico monumento: LA FONTANA DI TREVI dell'architetto NICOLA SALVI. Salvi trasforma infatti la facciata di un palazzo nella base per una grande fontana ( stessa idea avuta da PIETRO DA CORTONA) con questo senso di meraviglia e di richiamo al teatro e agli apparati effimeri che tanto piaceva al Barocco... ma se si osserva bene la stuttura si nota che la struttura del palazzo è classica, mentre molti elementi della fontana appaiono FRIVOLI o ARTIFICIALI in linea con il gusto Rococò. Nel parlare di questo periodo però non si può prescindere da FILIPPO JUVARRA che si può ritenere il più grande architetto del 700. egli era messinese di origine e figlio di un orafo, dunque aveva una certa inclinazione per le minuterie e gli apparati decorativi tanto acari al Rococò, ma univa a questa conoscenza anche quella del Barocco che apprese a Roma e le sue architetture lo dimostrano; come ad esempo la BASILICA DI SUPERGA dove la pianta centrale ricorda le soluzioni del Rinascimento pieno, così come il Pronao richiama la classcitò, però l'idea di unire più influssi o anche solo quella di porre questa struttura a capo di un edificio longilineo sono elmenti del Barocco con l'aggiunta di una maggiore ARIOSITA' rococò. È nella realizzazione degli interni che in effetti crea veri e poroi ambienti Rococò ad esempio nei GABINETTI DI PALAZZO REALE gremiti di specchiere, oro, cineserie... anche Napoli vide esperienze miste tra Barocco e Rococò, ma gli apsetti più interesanti ancora una volta non si devono tanto ai pitori, quanto agli scutori e agli architetti. Uno dei luoghi più importanti a questo proposito è la CAPPELLA SANSEVERO in cui non vi è traccia di leggerazza, perchè lo spazio appare con latessa monumnetalità barocca di una Galleria piuttosto che di uno spazio sacr. Nella struttura sono contenute tre statue famosissime: IL DISINGANNO in cui un Genio libera una figura dalla rete ( l'inganno) che lo opprime, la PUDICIZIA ( bellissima nel modo in cui il velo la l'intonaco screpolato, i mattoni, il legno... – IL RITORNO DEL BUCINTORO ( 1729, Venezia): la tela questa volta rappresenta una descrizone di un evento di cronaca: il vesteggiamento, in occasione della festa dell'Ascensione, della Repubblica di Venezia, con i dogi imbarcati sulla galea chiamata bucintoro ( la galea di Stato). La scena è ripresa dal basso, come da una barca che partecipa all'evento stesso e ancora una volta tutto è narrato con dettaglio: gli edifici, le decorazioni delle galee egondole e i paramenti festivi > ricordiamo che usa il dettaglio ma non è mai tutto totalmente realistico! Sono immagini ricostruite in studio in cui vengono elimitai i particolari spiacevoli e ne vengono aggiunti di altri inventati per armonizzare il tutto. – VEDUTA DEL BACINO DI SAN MARCO ( 1738, Venezia): in questa veduta viene presentata una visione in cui la città rimane sullo sfondo, come una sorta di QUINTA ARCHITETTONICA, mentre il protagonismo è del mare e del cielo con le varie imbarcazioni. Ancora una volta tutto è descritto nel dettaglio, ma fin troppo! La visione qua presnetata non era reale, non era visibile così da nessuna angolazione e dei dettagli così in lontanaza non sarebbero visibili in realtà, ma rendono molto più bello il quadro! Ecco dunque un esempio lampante di cosa faceva Canaletto adattando la realtà alle esigenze pittoriche. – VEDUTE DEL TAMIGI: passa anche un perido a Londra e anche qui realizza delle vedute che sono anche importanti documenti storici... in realtà però nessuna di queste vedute è all'altezza di quelle Veneziane. GIOVANNI BATTISTA PIAZZETTA: Piottore Veneto aderente alla realtà che recupera un tipo di pittura aderente alla realtà che ricorda quella di Caravaggio poiché vi è un forte contrasto chiaroscurale come si può evincere dal MARTIRIO DI SAN JACOPO nel 1722. l'opera ci mostra il sanro con i suoi attributi ( il libro e ilbastone da pellegrino) che viene trattenuto da un carnefice. La pittura è molto pastosa. > è uno degli artisti da ricordare perché ispiratori di TIEPOLO. SEBASTIANO RICCI: altro pittore veneziano che fu importante per Tiepolo perché fu lui che per primo riscoprì il COLORITO FREDDO E SMALTATO di PAOLO VERONESE. In un'opera come l'affresco AMORE PUNITO di Palazzo Marucelli ( a Firenze) ci dimostra come egli sia a metà tra il Barocco e il Rococò: ancora c'è quell'effetto di pathos del Barocco ma la scelta del tema frivolo e sensuale unito all'eleganza delle figure e al colore così chiaro aprono lo strada verso l'arte francese. GIOVAN BATTISTA TIEPOLO: ( 1696, Venezia- 1770 Madrid) Tiepolo è lultimo grande pittore italiano che ebbe molto successo anche a livello europeo. La sua arte è un misto tra il COLORE DI VERONESE ( riscoperto per primo da Sebastiano Ricci) e PIAZZETTA senza però usare quesl forte chiarsocuro, ma un colore molto chiaro. – LA VERGINE CON 3 SANTE DOMENICANE ( 1749, Chiesa dei Gesuati, Venezia): pala in cui rappresenta la Vergine seduta su un trono fatto di una nuvola arcanciata consistentissima, nnaturale, tanto che la nappetta vi si adagia sopra come fosse solida con 3 sante domenicane che NON COMUNICANO tra loro, sono allostmante assorte ognuna nei suoi sentimenti come BLOCCATE in un attimo eterno ( la sensazione di silenzio e di blocco che deriva dalla lezione caravaggesca di PIAZZETTA), il tutto però senza il colore chiaroscuro ma con un COLORE FREDDO E SMALTATO che derivata ppunto dal VERONESE che accentua la “ freddezza” della scena. La sensazione è quella di una scena fortemnete ANTINATURALISTICA. – MARTIRIO DI SANT'AGATA ( 1755, Venezia): ancora una volta, pur rappresentando un evento molto drammatico come un martirio, rimane questa sensazione di freddezza, silenzio e mancanza di comunicazione: vediamo la santa alzare gli occhi al cielo dopo che le è stato tolto il seno con una compagna che la copre, ma tutto appare BLOCCATO ( sopratutto il carnefice che si appresta a compiere un altro atto violento). – STORIE DI ANTONIO E CLEOPATRA ( 1746, Palazzo Labia, Venezia): èer questo palazzo nobiliare veneziano vengono richieste queste scene che sono un modo di ealtare la superiorità della colta Veneziarispetto alle nuove potenze militari europee, come la superiorità della colta Cleopatra rispetto al muscoloso Antonio. Nella prima scena viene rappresentato l'INCONTRO: i due sono in primo piano, in diagonale e danno l'idea di stare per entrare nalla grande sala da ballo per la quale il dipinto fu progettato . La donna ha l'aspetto di una ricca dama settecentesca, mentre l'uomo è vestito con l'armatura romana e intorno si ha la corte in cui sono presenti diversi personaggi orientali o serviori di colore, mentre l'architettura, ai lati come una QUINTA TEATRALE, è classica. Ancora una volta manca il contratto visivo tra le figure e tutto sembra bloccato. La seconda scena è invece quella del BANCHETTO: Cleopatra sfida ad una gara di ricchezza Antonio e la vince sciliendo nell'aceto un orecchino di perla. Ancora una volta architettura e figure sono uguali a quelle di prima e Cleopatra è rappresentata come una ricca donna lasciva a seno scoperto. Sembra ambientata in una VILLA PALLADIANA cinquecentesca. Anche in questo caso sembra poi dare l'idea di una grande sala che si affaccia sul salone da ballo. – LA RESIDENZA DI WURZBURG ( 1752-53, Germania): Tiepolo ebbe fortuna europea e infatti morì a Madrid mentre era al servizio del re spagnolo, ma una delle sue opere più famosa è l'AFFRESCO della VOLTA DELLO SCALONE che realizza in questa residenza di un nobile locale dove viene rappresentato il TRIONFO SUI 4 CONTINENTI del pricnipe committente dell'intera residenza. La cosa interessante è che si stratta di uno degli affreschi piùà grossi della storia ed è da un certo punto di vista ricollegabile alle volte barocche ( perchè gioca con l'idea di illusionismo spaziale invadendo tutto il soffitto... però ha una differenza: non è pensata per un solo punto di vista ma per PUNTI DI VISTA PLURIMI, dunque lo spetattore deve muoversi per poterla ammirare del tutto. Sempre sfruttando i suoi colori freddi e questa sensazione di tempo bloccato viene realizzato al centro il trionfo di APOLLO-SOLE, e ai lati i continenti, ognuno coni suoi attributi: l'AMERICA con i pellerossa che arrostiscono teste umane, l'AFRICA con i cammelli e i Mori, l'ASIA con gli elefanti e le piramini e infine l'EUROPA IN TRIONFO davanti alla residenza di Wurzburg con anche il ritratto in primo paino dell'architetto NEUMANN. – SCHERZI DI FANTASIA: interessantissime sono delle incisioni ( 24 in tutto) che furono pubblicate dal figlio di Tiepolo dopo la sua morte che sono un buon precedente per la serie dei CAPRICCI di Goya; poiché sono incisioni ad acquaforte molto misteriose e inquietanti, molto divers e lontane dalla sua produzione ufficiale che ci dimostrano una personalità ben più complessa di quella che viene fuori dalle sue opere più conosciute. Una di queste è LA SCOPERTA DELLA TOMBA DI PULCINELLA che è una versione pià misteriosa dell'ET IN ARCADIA EGO di Poussin in cui i pastori sono divenuti degli abitanti di una terra misteriosa abitata da alligatori, gufi e serpenti che scoprono una tomba di Pulcinella come ad indicare il lato tragico emalinconico del teatro. – IL MONDO NUOVO ( 1791, Venezia, villa della Famiglia Tiepolo): non è un'opera di Tiepolo, bensì di suo figlio GIAN DOMENICO TIEPOLO che si ricorda perchè cotniene il ritratto dei due rappresentati di profilo. Viene nel quadro rappresentata una folla ammassata, nella villa della famiglia, per guardare dentro una camera ottica ambulante le meraviglie del nuovo mondo. IL NEOCLASSICISMO: Nella seconda metà del 700 le cose cambiano e il primato artistico passa indiscutibilmnete alla Francia. Si tratta di un periodo particolarmnete prolifico dal punto di vista culturale: è il memento dell'Enciclopedia in Francia, le Grand Tour che fa dell'Italia il luogo pià visitato al mondo e sopratutto della pubblicazione nel 1764 della “Storia dell'Arte antica” di WINCKELMANN, pubblicata a Dresda. Siamo ovviamente abituati a pensare al 700 come età neoclassica con lo sguardo degli artisti e delle persone rivolto agli antichi non solo esteticamnte ma sopratutto dal punto di vista MORALE....ma in realtà non è solo questo che avviene: ci sono anche in questo periodo una serie di artisti che, comtemporaneamente a Canova e David, indagano e si interessano dell'aspetto IRRAZIONALE della natura umana che poi avrebbe dato vita, nel primo Ottocento, al Romanticismo. La passione per l'antico non era mai passata dal Rinascimento in poi ma ora si parla di vero e proprio Neoclassicismo perché viene recuperata in maniera puntuale la decorazione di luoghi che vengono alla luce definitiva proprio in questo momento e che non avevano precedenti a livello di conservazione, sopratutto pittorica e architettonica: ERCOLANO e POMPEI. Gli scavi hanno tantissima fortuna in tutta Europa anche grazie alla pubblicazione in più volumi voluta dai BORBONE degli scavi di Ercolano, tanto da diventare una vera e propria MODA diffusa nell'arredamento e addirittrua nelle vesti e nelle acconciature! Altro importante ritorovamente di questi anni è quello dei MARMI DEL PARTENONE che furono portati in Inghilterra dopo gli scavi di LORD ELGIN ( diplomatico che per la sua poszioone ottenne il permesso di scavare dagli Ottomani che avevano il controllo della zona). A questo però si aggiunge una nuova RIFLESSIONE SULL'ESTETICA che deriva dal più grande teorico del neoclassicismo: WINCKELMANN appunto che realizza in due opere: Pensieri sull'Imitazione delle opere greche in pittura e scultura ( 1755) che pubblica come una serie di appunti da sconosciuto ma che hanno subito grande diffusione e poi come seconda opera la più importante da ricordare nel 1764 che è Storia dell'arte dell'antichità in cui egli parla della Grecia come il centro irripetibile in cui il valore estetico e quello etico si sommavano perfettamente nelle opere degli artisti, sopratutto espirmendo il concetto di LIBERTA' ( ecco perchè fu questa riflessione ad avere particolare diffusione in un periodo come quello della Rivoluzione Francese). Il Settecento fu anche il secolo della nascita del MUSEO PUBBLICO: il nome “ Museo” deriva dall'antichità e signifca “ luogo delle Muse” che derivava dal Museo istituito dai Tolomei ad Alessandria d'Egitto come luogo di studio e che conteneva la celebre biblioteca ( quindi non adibito alla conservazione delle opere d'arte come oggi). Il nome venne poi ripreso nel corse del 500 da PAOLO GIOVIO per la propria collezione d'arte nella usa dimora che apriva solo ad amici o parenti e così nacquero le prime collezioni. La grande rivoluzione avviene a ROMA dove viene fondato il primo museo pubblico della storia da CLEMENTE XII che decide di aprire a tutti i MUSEI CAPITOLINI nel 1734( nell'idea della funzione educativa delle arti) a cui ne seguono diversi altri in tutta Europa, ma è al LOUVRE che per la prima volta la collezione diviene PROPRIETA' DEL POPOLO. Tra questi musei apre a roma anche VILLA ALBANI che viene creata dal cardinale Alessandro ANTONIO CANOVA: ( 1757, Possagno- 1822, Venezia) Canova si forma come semplice scalpellino nel paese natale, Possagno, poiché viene da una famiglia di scalpellini ma subito nel paesino veneto si dimostra valentecon le prime opere si assicura la protezione di nobili locali e può andare a Roma a studiare l'antico diventando l'altro grande lume del Neoclassicismo. A Roma realizza le sue prime grandi opere e rimarrà sostanzialmente quasi sempre qui, rifiutando più di una volta l'invito a spostarsi in Francia per diventare l'artosta di corte anche se lavorerà per le maggiori corti europee. A roma diviene ISPETTORE GENERALE DELLE BELLE ARTI ed è infatti lui, dopo la sconfitta di Waterloo, ad essere mandato in Francia a recuperare le più di cento opere che Napoleone aveva sottratto all'Italia con il TRATTATO DI CAMPOFORMIO del 1797 riuscendo nell'impresa e sfruttando il viaggio per recarsi anche a Londra a vedere i marmi del PARTENONE appena rinvenuti da Lord Elgin e rifiutandosi di restaurarli ( come invece decise di fare con i MARMI DI EGINA lo scurltore THORVALDSEN). Continua ad avere contatto anche con il veneto e con il paese natale e infatti muore a Venezia per problemi di stomaco che lo affliggono da diversi anni. Esiste oggi la GISPOTECA DI POSSAGNO in cui il fratello di Canova, alla sua morte, decise di inserire e rendere visibili al pubblico tutti i gessi, marbi, modellini in terracotta che trovò nella bottega del fratello a Roma. Lìambiente gioca tutto sul BIANCO che era il colore predominante nel Neoclassicismo, perchè si era convinti che le statue e in generale le opere antiche fossero completamente monocrome e non colorate. Al locale originario fu aggiunto un secondo progettato nel corso del XX secolo da CARLO SCARPA. – TESEO E IL MINOTAURO ( 1783, Londra): la statua viene commissionata da GIROLAMO ZULIAN, ambasciatore venziano a Roma e protettore di Canova e rappresenta, sempre secondo i dettami di Winckelmann, non il momento dell'azione ma quello SUCCESSIVO in cui l'eroe, dopo aver sconfitto il Minotauro, che giace a terra, riflesse sull'azio svolta portando lo spettatore a fare altretatanto e a immaginare semplicemnte l'azione svolta, poiché secondo la teoria neoclassica era meglio eviatre la drammatizzaizone strema dell'oepra a differenza della filosofia barocca. La figura dell'eoroe appare dunque IDEALIZZATA, così come lo stesso Minotauro che da morto continua ad avere un volto abbastanza sereno. – AMORE E PSICHE ( 1788, Louvre): il gruppo rappresenta un passaggio della Favola di Amore e Psiche contenuta nelle METAMORFOSI DI APULEIO in cui si dice che Psiche si addormentò dopo aver aprto un vasetto regalatole da Proserpina con dentroil Sonno e che Amore la svegliò baciandola. Alcuni studi hanno ipotizzato che il gruppo predesse ispirazione diretta da un DIPINTO CON FAUNO E BACCANTE di Ercolano. L'opera venne commissionata da un nobile inglese ( il colonello CAMPBELL) che tuttavia alla fine non riuscì a oagarla e dunque venne acquistata dal generale francese MURAT ed è per questo motivo che oggi si trova al Louvre. Ancora una volta non viene rappresentato il momento esatto del bacio ma quello appena prima e non viene enfatizzata la sensualità eccessivamente. Anche l'anatomia non è eccessiva, sono corpi dalle forme molto dolci e delicate. Un dipinto di un pittore comtemporaneo, HAMILTON, mostra come l'opera abbia subito, come spesso accadeva, delle modifiche in corso d'opera perché il quadro ci mostra un gesso di Amore e Psiche dove il primo è senza ali. > l'originale si trova al Louvre, ma c'è anche una copia autografa all'Hermitage. – LE GRAZIE ( 1814): il tema delle Grazie aveva particolare apprezzamneto nel contesto del Neoclassicismo perché le tre figlie di Zeus impersonificavano tutte le caratteristiche che le statue dovevano avere: dolcezza, armonia, eleganza. Tutte le loro rappresentazioni si basavano su un originale greco più volte copiato dai romani dove le 3 figure venivano sempre raffigurate come 3 sorelle che si abbracciano e si accarezzano con quella cnetrale messa di spalle e nude. Nella sua Versione Canova riprende l'idea della nudità classica ( ponendo sempre però un VELO a coprire le parti intime che accentua il senso di sensualità delicatamente e non in maniera erotica) e rende i gesti esptremamente delicati e dolci rinunciando però a mostrare una delle figure girate. L'opera fu originariamente commissionata dalla prima MOGLIE DI NAPOLEONE e poi una copia venne richiesta anche da JHON RUSSELL ed è questa infatti la versione famosa che si trova oggi a Londra ed ebbe così tanta fortuna che UGO FOSCOLO la celebra nel suo poemetto Le Grazie. Anche lo scultore di origine danese ma attivo a Roma THORVALDSEN realizzò più volte questo soggetto e in una delle versioni a rilievo riprense anche lui il modello antico aggiungendo questa volta un Cupido. Ciè tratta di una BELLEZZA ASTRATTA che veniva preferita nel contesto del Neoclassicismo al ritrattismo perché secondo Winckelmann gli antichi ricercavano proprio una BELLEZZA IDEALE volendo eliminare ogni impurità. – PERSEO TRIONFANTE: rappresenta l'eroe Perseo partendo dall'IMITAZIONE della ststua in Vaticano dell'APOLLO DEL BELVEDERE. La ripresa è evidente nella struttura generale dell'opera, ma ci sono una serie di varianti ( gli attributi di Perseo rispetto a quelli di Apollo e la posa delle gambe) che differenziano le due sculture. Che testimoniano cosa si intendesse nel settecento per imitazione: non si doveva fare una copia di una ststua antica ma ci si doveva ispirare ad una o più opere antiche per assimilarne l'idea di base, lo spirito e riproporlo. Non tutti furono entusiasti dell'opera, perché aluni ritenevano troppo graziosa la struttura dell'Apollo per un eroe come Perseo, ma l'opera ebbe comunque successo perché venne richiesta dal Papa PIO VII ai Musei Avticani per andare a sostituire la perdita dell'Apollo del Belvedere che fu portata in Francia in seguito al TRATTATO DI CAMPOFORMIO nel 1797. quando Canova riuscì a recuperare le opere il suo successo fu celebrato coniando una MEDAGLIA con il ritratto di Canova insieme all'Apollo. – MONUMENTO FUNEBRE A MARIA CRISTINA D'AUSTRIA ( 1798, Vienna): monumento funebre che Canova realizza per una delle figlie di Maria Teresa d'Austria su commissione del marito che viene infatti ricordato nell'iscrizione. Il monumento è molto diverso dal solito perchè non vi è traccia del sarcofago che viene sostituito da una piramide e sopratutto l'attenzione non va tanto al ritratto della defunta ( rappresentata entro un medaglione di profilo circodata dal SEPRENTE CHE SI MANGIA LA CODA, simbolo di infinito), ma al CORTEO FUNEBRE fatto di VIRTU' che ne stanno portando le ceneri dentro la piramide che con la porta llude ovviamnete al passaggio dalla vita alla morte. In particolare seduto sui gradini troviamo un GENIO ( più volte inserito nei contesti funebri di epoca classica) adagiato su un leone malinconico che è simbolo di forza morale. > la stessa attenzione al rapporto che i viv hanno con i morti si tritrova ancora una volta in UGO FOSCOLO nell'opera “ Dei Sepolcri”. – STELI FUNERARIE: repuera per coloro che non si possono permettere un monumento funebre intero l'idea antica della stele funebre: una lastra di marmo, posta nelle Necropoli ( che lui invece pone nelle Chiese) che celebra il defunto con un rilievo e un'iscrizione. Una delle più interessanti è quella che realizza per l'amico GIOVANNI VOLPATO in cui inserisce una figura di donna che piange di fronte al busto del defunto e nell'iscriizone lo ricorda con un aneddoto che li legava: quando Volpato diede il suo consenso al Monumento Funebre per Papa Clemente XIV che Canova aveva appena realizzato. Ne realizza più di una, smepre con questo schema dei vivi che piangono per i morti secondo l'idea applicata al monumento visto in precedenza. – BUSTO DI DOMENICO CIMAROSA: è un odei busti pensato per onorare figure di uomini di cultura nel Pantheon, una pratica che andava avanti sin dal 500 ( infatti al suo interno vi è la tomba di Raffaello). Egli era un compositore eil suo busto viene realizzato senza braccia e NUDO così come erano i busti antichi in modo tale da EROIZZARE la figura, ma al contempo viene data VITALITA' al volto e al corpo che appare abbastanza naturale. – BUSTO DI JULIETTE RECAMIER: ancora una volta un mezzo busto nudo e abbastanza idealizzato che rappresenta la figura come BEATRICE con un omaggio a Dante. – PAOLINA BORGHESE COME VENERE VINCITRICE ( 1804, Galleria Borghese): è il ritratto idealizzato di una delle sorelle di Napoleone ( la famiglia intera di Napoleone richiese a vari artisti varie statue marmoree) che aveva sposato un esponente della famiglia Borghese che richiede a Canova il ritratto dellamoglie. La donna viene rappresnetata come una VENERE vincitrice ( perché ha in mano il pomo che Paride donò alla dea decretandola la più bella) e questo fatto permette di rappresentarla SEMINUDA ( cosa che sarebbe stata impensabile per u nritratto realistico) per celebrarne la bellezza e la sensualità. Sia il triclinio che il nudo che la pettinatura rimandano all'arte antica. – NAPOLEONE COME MARTE PACIFICATORE: napoleone viene rappresentato NUDO poiché è raffigurato non in maniera ritrattistica ma idealizzato come un dio antico, Marte e ha in mano il globo del potere con la Vittoria e una lancia nell'altra mano. L'oera a causa della nudità non piacque a Napoleone che non volleesibirla in pubblico e dopo Waterloo fu acquisatta dagli Inglesi e donata al vincitore: LORD WELLINGHTON. Sempre per Napoleone operarono appunto anche altri artisti come THORDVALSEN che ad esempio realizò per l'Imperatore un fregio ionico che decorava le pareti della SALA DELLE DAME del Quirinale ( il palazzo scelto come residenza napoleonica a Roma, seconda capitale dell'Impero, in cui però egli non abitò mai). Il fregio è evidentemente ispirato a quello ritrovato del Partenone in quegli stessi anni e rappresenta ALESSANDRO MAGNO CHE ENTRA A BABILONIA dopo la conquista e ovviamnete crea un confronto con le recenti vittorie napoleoniche. Nel fregio manca il pathos e le figure dei soldati sono vestite all'antica su un fondo totalmente bianco. La cosa particolare è il materiale perché è il LASTRA DI GESSO e non in marmo. Il gesso era molto usato dagli scultri del tempo, ma in genere veniva usato per lefasi intermedie di lavorazione ( si facevano schizzi preparatori, poi un modellino in cera o terracotta e poi un modello a grandezza naturale in gesso da cui prendere misure per fare il prodotto finale in marmo) mentre in questo caso egli realizzò i disegni su una LASTRA DI ARDESIA su cui modellò la creta e da qui ottenne il prodotto in gesso finale. Alla fine Napoleone chiese anche una replica in marmo ma queste repliche non giunsero mai a Parigi. – COLONNA DI VENDOME: altro importante monumento che Napoleone si fece costruire per celebrare le sue vittorie fu questa colonna che si trova a Parigi nella Piazza Omonima e che andò a sostituire un precedente monumento del re distrutto durante la Rivoluzione. La colonna si ispira evidenmetmente alla COLONNA DI TRAIANO che l'imperatore si era fatto costruire per celebrare le sue vittorie in Dacia con la differenza che quella antica è in marmo, mentre quella francese è in bronzo ed è il bronzo ottenuto dalla fusione dei CANNONI sottratti agli eserciti vinti ( russi e asutriaci). L'orginale fu danneggiata con le insurrezioni di fine 800, però fu subito dopo restaurata. – IL SOGNO DI OSSIAN ( Ingres,1813): è un dipinto che il pittore Ingres ( pittore neoclassico allievo di David) realizza per Napoleone per il suo appartamento in Quirinale. Rappresenta il cantore Ossian ,addormentato sull'arpa, e dietro di lui i personaggi dei suoi canti che prendono vita. La cosa interessante è che i Canti di Ossian, canti celtici, erano un falso che lo scozzese JAMES MACPHERSON aveva finto di aver ritrovato ma che in realtà aveva IL DOMINIO DELL'IMMAGINAZIONE: tra i teorici della seconda metà del 700 bisogna parlare anche di GIOVANNI BATTISTA PIRANESI che, pur ritenendo al centro della sua attività l'arte antica elaborò idee e stili diversi da quelli di Winckelmann: inanzitutto la sua attenzione andava all'architettura ( e non alla scultura) e vedeva il massimo centro nella Roma Repubblicana ( e non nella Grecia classica) e inoltre riteneva che non fosse necessario rispettare in maniera assoluta le regole dei trattati antichi, ma che fosse possibile VARIARE, perchè la variatio piace all'uomo e dunque propone uno stile sempre ispirato all'arte antica, ma che mischia elementi della tradizione romana, egiziana, etrusca, greca creando qualcosa si soprendente e anche PAUROSO dando l'idea di un passato grandioso caduto in rovina come una sorta di INCUBO. > lo si vede bene in alcune tavole dell'opera dedicata alla decorazione dei caminetti ( che solo apparentemente parla di caminetti, ma che in realtà è dedicata a tutto l'apparato decorativo architettonico). Egli è soprattutto un teorico dell'architettura più che un architetto e analizzando alcuni scritti e sue incisioni si capisce quanto le sue idee si allontanassero dal classicismo puro; ad esempio nellw tavole delle CARCERI D'INVENZIONE egli propone una serie di disegni su questi luoghi abbandonati ricchi di passaggi labirintici che danno questa sensazione di paura e incubo , così come avviene anche nelle tavole realizzate per la serie delle ANTICHITA' ROMANE in cui ricostruiva il tessuto urbano e i monumenti della Roma antica ma in alcune di esse non è “ topograficamente corretto” e da' vita a delle VEDUTE VISIONARIE come quella della Via Appia in cui inserisce tuti i monumenti funebri di Roma condensandoli in maniera immaginaria e suscitando questa sensazione di disagio, di terrore. Egli operò poco anche come architetto e uno dei progetti fu quello del rinnovamneto di SANTA MARIA DEL PRIORATO ( Roma) in cui gioca con la decorazione, sia nella piazza che nella facciata della chiesa, danto vita a qualcosa di molto particolare: non vi è un elmento che non richiama la tradizione antica, ma il modo in cui si mischiano elmenti egizi, greci, romani ecc... fa di questo edificio qualcosa di molto particolare per l'epoca in cui si trova ( tanto è che Piranesi fu apprezzatissimo nel Novecento e lo è ancora oggi). Nel progetto realizzò tutto ciò recuperando proprio parti dell'edificio preesistente come un'altare medievale o un sarcofago romano. JOHANN HEINRICH FUSSLI: sempre in questo ambito di artisti che guardacon occhio più libero alla tradizione, vi è Fussli, pittore di origine svizzera che rimane particolarmente colpito da un viaggio a Roma e decide di guardare all'arte antica non solo come stimolo all'imitazione, ma anche come OGGETTO DI MEDITAZIONE. Interessante è il disegno intitolato appunto MEDITAZIONE SULLA GRANDEZZA DELLE ROVINE DELL'ANTICHITA' in cui una figura non meglio identificata ( che non si sa se sia un pittore, un letterato, un uomo comune o un'allegoria) piange accanto al COLOSSO di Costantino dei Musei Vaticani come a rimpiangere qualcosa che rimane un po' ambiguo ( una civiltà intera? Un'epoca? L'arte?) > quindi fin da subito l'arte lo porta a riflettere e a questo senso di AMBIGUITA'. È anche interessante il fatto che egli sia particolarmnete attratto non da Raffaello ( l'artista rinasicmentale di riferimento dei neoclassicisti) ma da MICHELANGELO e l'apprezzamnto di Michelangelo in un'epoca ome il 700 non era affatto socntata! – L'INCUBO: è sicuramente la sua opera più famosa. Una donna dorme in una POSA INNATURALE ( a sottolineare la sua sofferenza mentale dettata dall'incubo) a pancia all'insù e il suo sogno prende vita e la schiaccia materlialmente ( la cavalla allude invece al signficato della parola “ Nightmare” che in inglese unisce il termine notte e cavalla appunto) con un evidente contrasto tra il candore della donna e la cupezza dei suoi sogni. L'attenzione va dunque data all'aspetto IRRAZIONALE dell'uomo e non a quello razionale che veniva privilegiato nella società contemporanea del 700. – TITANIA E BOTTOM: dipinto che Fussli realizza in Inghilterra nella serie di opere finanziate dagli editori di Shakespeare per la diffusione delle sue opere e che infatti dovevano raffigurare personaggi dei suoi lavori. Fussli fu uno dei tanti artisti a partecipare a questo progetto e questo quadro è ispirato ad un pezzo della commedia SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE in cui Titania viene punita dal marito ( il re delle fate) che la fa innamorare di Bottom che nel frattempo è stato reso in parte asino da un servitore del re dele fate. Le fate sullo sfondo hanno vesti settecentesche e il tema è letterario-mitologico e dunque si rifà alla tradizione mitologica, ma l'attenzione data al tema SOVRANNATURALE con tutte queste figurine di fate, folletti ecc.... rende l'opera MISTERIOSA E BIZZARRA in maniera però diversa da quello che aveva fatto con l'incubo ma certamente sempre irrazionale. FRANCISCO GOYA: ( 1746-1828, Spagna) Goya è un pittore di origine spagnola molto importante perché non si può definirlo entro nessuna corrente artistica... important anche per lui è il viaggio fatto in Italia e va detto che per gli artisti spagnoli questa pratica non era comune come per quelli inglesi, francesi o tedeschi... – LA FAMIGLIA DELL'INFANTE SON LOUIS DI BORBONE: i primi successi della grane carriera di Goya sono legati prorpio a Louis di Borbone che era un INFANTE ( membro della famiglia reale spagnola) che non poteva salire al trono. Egli prese sotto la sua ala Goya per circa 10 anni. In questa opera l'artista ritrae un momento qualsiasi della vita quotidiana della famiglia con tanto di servitori e un suo AUTORITRATTO e questa idea del ritratto informale ( così come il suo autoritratto mentre dipinge) richiama subito alla mente LAS MENINAS DI VELAZQUEZ. Al centro troviamo don Louis che gioca a carte ad un tavolino con la moglie che viene pettinata da un parrucchiere prima di ritirarsi nelle sue stanze ( infatti è buoio, c'è una candela ad illuminare il tutto e l donne sono vestite da notte). Il tutto è rappresentato con una velata MALINCONIA che si risente nell'atmosfera generale, ma anche nel volto del servitore a sinistra e in quello stanco del padrone di casa. Interessante è LA FIGLIA di Don Louis perchè è l'unica figura che guarda il pittore anticipando un tema che successivamente avrebbe avuto grande fortuna: il rapoorto tra ARTE E INFANZIA. Con questa opera Goya da' prova della sua bravura da ritrattista. > la malinconia sicuramnte non va d'accordo con il generale ottimismo di epoca illuminista, dunque è qualcosa di nuovo, ma al contempo rimane anche ancorato al dato reale senza scendere, per il momento, alla tematiche fantasiose. Questa committenza fa sì che egli trovi lavoro presso le famiglie nobili e divenga il pittore di corte e dunque sopratutto un ritrattista... ad un certo punto l'artista è colpito da una malattia che lo rende sordo e pare che questo evento aumenti in lui questo senso di tristezza e malinconia e lo porti ancora di più a meditare sull'aspetto dell'IMMAGINAZIONE e dell'IRRAZIONALITA'. – IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI ( capriccio 43): si tratta di una delle 80 incisioni pubblicate come CAPRICCI ( un genere molto diffuso sin dal Rinascimento che in pratica si basava sull'idea di rappresentare la realtà in maniera molto fantasiosa) in cui Goya però pone un obbiettivo importante e diverso rispetto al solito ( che scrive proprio su uno dei fogli preparatori a questo capriccio n 43): il suo obbiettivo è quello di mostrare la realtà nei suoi aspetti più violenti dando spazio a tutto ciò che fino a quel momento non era rappresentabile come le violenze, le ruberie, amori clandestini, stregonerie ecc... il disegno 43 n particolare mostra una figura maschile che si è addormentata ( e che in un foglio preparatorio è indicata come l'ARTISTA STESSO) e il suo sogno che prende vita dietro di lui. Il titolo lascia un po' ambiguità perchè la parola spagnola “ sogno” può in effetti essere interpetata in italiano sia come “ sogno” che come “ sonno” e alcuni hanno ipotizzato che Goya volesse riferirsi al fallimento degi sogni rivoluzionari che avevano portato una violenza inattesa, ma in realtà lo scopo di un artista è un'altro ed è positivo: dire che quando una persona si addormenta si libera dell'aspetto razionale e si lascia andare all'immaginazione che gli mostra quasiasi cosa, anche gli aspetti violenti, e che per un artista questo è essenziale; dunque non è più la razionalità la fonte dell'arte, ma al contrario il sogno! – REPRESSIONE DELL'INSURREZIONE DEL 3 MAGGIO 1808 ( 1814): il quadro mostra un evento di cronaca quando durante l'ccupazione francese della Spagna un gruppo di soldati francesi uccisero una serie di ribelli spagnoli. Durante la guerra Goya aveva realizzato il gruppo di incisioni dei DISASTRI DELLA GUERRA mettendo in evidenza gli aspetti più crudi della gurrra e sopratutto l'effetto che essa aveva sui civili e alla fine, quando la Spagna riprend eil controllo, il consiglio generale creato in attesa del ritorno del re, chiese a Goya di ritrarre questo fatto. Il quadro mostra i soldati pronti ad uccidere gli insorti, dopo averne già fatti fuori alcuni, i cui cadaveri pieni di sangue ( quindi molto crudi rispetto alle solite rappresentazioni un po' idealizzate della morte) giacciono a terra. Tutta la poca luce emanata dalla lanterna nel buio della notte è catturata dalla figura centrale che in maniera umanissima chiede PIETA'. > l'opera ebbe molto successo proprio per questo forte contrasto tra BRUTALITA' e INERMITA' che piacque molto ai posteri e ispirò evidemntente opere come L'Esecuzione dell'Imperatore Massimiliano di Manet e il Massacro di Corea di Picasso. – PITTURE NERE ( da Quinta del Sordo): nel 1815 Goya, ormai da anni malato, si trasferisce in una villa di campagna nei dintorni di Madrid che è conosciuta come QUINTA DEL SORDO ( casa del sordo) di cui dipinge le pareti con COLORI SCURI e una serie di soggetti diversi ( mitologici, religiosi, reali) che però sono tutti accumunati anche dall' aspetto PAUROSO e GROTTESCO: qualunque sia il tema egli deforma le figure e rende l'atmosfera cupa come a testimoniare una VISIONE DRAMMATICA della vita. La più famosa di queste pittrue è anche la più terrificante: SATURNO CHE DIVORA UNO DEI PROPRI FIGLI in cui la divinità è libera di qualunque astrazione idealizzata fino a quel momento riservata alle divinità e ci viene mostrato come un terribile mostro brutto e spettinato e violentissimo. Solo due pitture nella casa sembrano serene: il RITRATTO DELL'AMANTE di Goya ( Leocadia Zorilla) che egli raffigura appoggiata ad una raccia con fare sensuale e disinvolto e un CANE che non si sa bene cosa stia facendo ma che evidentemente è trattato con simbatia dal pittore. PITTORESCO E SUBLIME: Durante il Settecento dunque si aprono varie discussioni sul concetto di Bello: 1) BELLO NEOCLASSICO: un bello IDEALE basato all'arte greca. 2) PITTORESCO: una rappresentazione della natura realistica ma filtrata in qualche modo da una visione fantastica allegra e suggestica che affonda le sue radici nlla pittura di paesaggio seicentesca ( Poussin, Lorrain, Rosa). 3) SUBLIME: una rappresentazione della natura che al tempo stesso impaurisce e affascina e che ha il suo fulcro nei vulcani, nelle tempeste, ne ghiacciai.... la definizione di sublime deriva da EDMUND BURKE. I concetti di pittoresco e di sublime hanno particolare diffusione soprattutto nell'INGHILTERRA
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