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Sbonine della lezione sull'apparato locomotore. Bastano per ottimi voti all'esame., Appunti di Anatomia

Un'introduzione all'anatomia umana, con particolare attenzione all'apparato locomotore. Vengono descritti i diversi tipi di anatomia e le funzioni delle ossa e delle articolazioni. Viene inoltre spiegata l'importanza dell'osservazione e dell'analisi nella comprensione del corpo umano.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/03/2023

erimoca
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Scarica Sbonine della lezione sull'apparato locomotore. Bastano per ottimi voti all'esame. e più Appunti in PDF di Anatomia solo su Docsity! INTRODUZIONE L’anatomia sistematica studia il sistema, ovvero consiste nello studio di tutti gli organi dello stesso apparato. L’anatomia topografica è invece indipendente dagli apparati: considerata una porzione anatomica, si studiano i rapporti tra i vari organi anche se di differenti apparati. L’anatomia patologica è collegata alla patologia. L’anatomia è forma e la forma è associata alla funzione. L’anatomia e la fisiologia sono connesse: l’anatomia è la forma e la fisiologia è la sua funzione, per cui sono strettamente collegate. Il corpo umano è costituito da vari apparati, ogni apparato è formato da organi e gli organi da tessuti: i tessuti sono studiati dall’istologia; l'anatomia studia gli organi. L’anatomia è basata sull’osservazione, per cui usare il proprio corpo per lo studio dell’anatomia è molto comodo. L’osservazione è fondamentale: si possono osservare con l’occhio alcune cose come gli organi, ma non è possibile osservarne altre come le cellule; sono dunque necessari dei macchinari che ingrandiscono la struttura, cioè i microscopi. Dall’esterno possiamo osservare la nostra superficie e le strutture principali; per ciò che non è visibile, si sfruttano invece i punti di repere: i punti di repere vengono utilizzati per localizzare una regione del corpo in maniera univoca; gli anatomisti hanno definito, con un lessico comune, varie parti del corpo, così da poter reperire (=trovare) la posizioni di punti ed aree rispetto ad altri fissi e generali; ad esempio, considerando un volto, avendo osservato la cavità oculare esterna, si può immaginare la presenza di una cavità orbitaria interna. Tutte le strutture hanno una posizione ben definita da conoscere. Per studiare ciò che si trova all’interno o apro e guardo come il chirurgo oppure opero sulla salma come l’anatomico oppure effettuo delle indagini, come quelle radiologiche, che ci permettono di andare in profondità e studiare se ci sono alterazioni di forma. Oltre l’osservazione, vi è sempre un processo di analisi, dal grande al piccolo, sempre con una maggiore attenzione. L’analisi è associata alla sintesi. Osservazione - Analisi - Sintesi Una volta avuta un’idea del corpo umano bisogna usare una terminologia medica adatta: Le estremità possono essere prossimali (più vicine al bacino) o distali (più lontane). I piani possono essere: piano sagittale (verticale), piano coronale (o frontale), piano trasversale (o orizzontale). Questi sono i tre piani dello spazio e non ce n'è uno solamente ma ci sono un'infinità di piani trasversali, un'infinità di piani sagittali e un'infinità di piani coronali o frontali. Si può immaginare di tagliare il corpo seguendo questi piani come si fa nelle indagini radiografiche, che sono delle ricostruzioni di piano. APPARATO LOCOMOTORE L’apparato locomotore è costituito da organi che sono le ossa, le articolazioni e i tessuti. OSSA Le ossa sono costituite da tessuto osseo che è un tessuto molto rigido in quanto presenta una matrice organica su cui sono depositati dei sali minerali che gli conferiscono questa struttura così rigida. Le ossa hanno diverse funzioni: ● di supporto; ● di protezione dei tessuti molli: la scatola cranica protegge l’encefalo; le cavità oculari proteggono gli occhi; la gabbia toracica protegge polmoni e cuore della cavità addominale superiore; ● di conservazione dei sali minerali (come il calcio): i sali minerali depositati sulla matrice organica del tessuto osseo vengono conservati e sono in equilibrio con i sali presenti nel sangue mediante la regolazione di ormoni come il paratormone e la calcitonina; una liberazione eccessiva di sali minerali forma un osso fragile, come accade nell’osteoporosi; i sali sono importanti anche per la conduzione di impulsi elettrici nel sistema nervoso e nella contrazione muscolare; ● di produzione del sangue: all’interno delle ossa lunghe, brevi e piatte vi è il midollo osseo costituito da tessuto emopoietico (che produce le cellule del sangue). In base alle dimensioni, le ossa vengono classificate in piatte, brevi, lunghe: ● nelle ossa piatte due delle dimensioni prevalgono sulla terza (scapola); ● nelle ossa brevi, o corte, le dimensioni si equivalgono (osso capitato del tarso, talo); ● nelle ossa lunghe una dimensione prevale sulle altre (femore, ulna, radio). Alla differenza dimensionale si associano funzioni differenti: ● le ossa piatte hanno funzione di protezione, come nella scatola cranica e nella gabbia toracica; le coste, sebbene sembrino morfologicamente ossa lunghe poiché una dimensione prevale sulle altre, hanno la stessa costituzione delle ossa piatte e dunque la loro stessa funzione protettiva; ARTICOLAZIONI Le articolazioni sono i punti in cui due ossa entrano in contatto e in rapporto tra loro. Le articolazioni sono distinte in: ● Articolazioni mobili, diartrosi o sinoviali, dove è presente la cavità articolare che permette il movimento e dove le ossa non sono in rapporto diretto ma c’è contiguità (invece che continuità), per cui le ossa sono tenute insieme da una struttura legamentosa definita capsula articolare. Le due superfici ossee che entrano in contatto tra loro si presentano rivestite di un altro tessuto, quello cartilagineo, che rende il contatto osseo mobile. Al termine della superficie cartilaginea vi è la sinovia, o membrana sinoviale, che riveste la parte esterna dell’osso e la parte interna della capsula articolare. La cartilagine articolare e la membrana sinoviale delimitano quindi una cavità chiusa, la cavità sinoviale, dove si produce il liquido sinoviale per lubrificare le superfici articolari che entrano in contatto (assente nelle articolazioni fisse). ● Articolazioni fisse, o sinartrosi, dove non c’è una cavità articolare che permette il movimento e vi è continuità diretta tra le ossa. Nelle articolazioni fisse le superfici ossee in contatto tra loro sono dette suture e possono essere: ➢ dentate; ➢ squamose, quando l’articolazione avviene su un piano obliquo; ➢ armoniche, in cui le due superfici si affiancano; ➢ schindilesi, tipica del vomere che forma il setto delle cavità nasali; ➢ gonfosi, articolazione tipica dei denti: il dente non è propriamente un osso, ma è costituito da dentina, ovvero un tessuto rigido molto simile al tessuto osseo; le gonfosi uniscono le radici dei denti con le cavità alveolari dell’osso mascellare e della mandibola: il legamento fibroso che unisce le due componenti è il legamento periodontale, o periodonto. ● Articolazioni semimobili, o anfiartrosi, non vi è continuità (le due superfici ossee non sono in contatto tra loro come nelle suture delle articolazioni fisse) e non vi è cavità articolare (come nelle articolazioni mobili): tra le due ossa in contiguità è interposto un disco di fibrocartilagine che le tiene unite; questo disco di fibrocartilagine è più plastico rispetto al tessuto osseo, si può deformare e perciò permette un lieve movimento. Articolazioni semimobili sono ad esempio: ➢ sinfisi pubica, ovvero l’articolazione tra le ossa del pube; ➢ sinfisi vertebrale, ovvero l’articolazione tra le ossa della colonna vertebrale: le due vertebre sono attaccate dal disco fibrocartilagineo, che presenta una struttura interna semiliquida, il nucleo polposo, che permette un lieve movimento di una vertebra rispetto all’altra (il movimento della colonna vertebrale è dato dalla sommatoria di tutti questi piccoli movimenti tra un corpo vertebrale e l’altro). In base alla forma e alle dimensioni delle superfici articolari mobili, ci sarà un tipo diverso di movimento: ❖ Le superfici piane sono caratterizzate da movimento di scorrimento, ovvero di scivolamento di un osso rispetto all'altro (come nei processi articolari delle vertebre). ❖ Le superfici cilindriche attuano un movimento monoassiale: l’articolazione con presenza di un segmento di cilindro pieno e un segmento di cilindro cavo permette il movimento di rotazione lungo l’asse del cilindro; questo viene detto ginglimo angolare ed è tipico dell’articolazione femoro-tibiale del ginocchio, in cui il movimento è di flesso estensione della gamba. ❖ Le superfici ellittiche, ovoidali, sono caratterizzate da movimento biassiale; la forma ovale concava delle articolazioni permette movimenti su due assi: ad esempio nel carpo permette movimenti di flesso estensione della mano e lateralmente di adduzione o abduzione della mano. ❖ Le superfici a sella sono anch’esse caratterizzate da movimento biassiale: le due superfici che entrano in rapporto sono concave in un senso e convesse nell’altro, come nell’articolazione sternoclavicolare. ❖ Le superfici sferiche, che lavorano su tutti e tre gli assi con movimento triassiale, sono le articolazioni più mobili e sono dette enartrosi o sferartrosi; la superficie articolare ha la forma di una sfera, come l’articolazione tra la scapola e l’omero, e permette movimenti di abduzione (allontanamento), flessione ed estensione, rotazione. Le superfici articolari sono tenute assieme da una capsula di tessuto connettivo fibroso, la capsula articolare. La capsula articolare è rinforzata da legamenti: questi legamenti sono tanto più forti quanto più l’articolazione è sollecitata; ad esempio l’articolazione dell’anca-femore è molto rinforzata dal legamento pubofemorale così da mantenersi in posizione, mentre l’articolazione della spalla (tra l’omero e la scapola) è meno rinforzata dal legamento coraco-omerale e vi è maggiore mobilità. I legamenti limitano la motilità ma sono necessari per la stabilità articolare. Superfici articolari con strutture capsulari non ben rinforzate possono dare luogo a lussazioni: ad esempio la lussazione è tipica della spalla; la lussazione consiste nella perdita del normale rapporto anatomico tra due articolazioni. Le articolazioni possono presentare delle strutture di supporto definite menischi, ovvero dei dischi cartilaginei che mantengono congrue le superfici articolari: sono presenti ad esempio nel ginocchio, dove il menisco permette una distribuzione del peso (trasmesso dal femore sul piatto tibiale) su tutta la superficie, rendendo il carico più omogeneo. La sua funzione è dunque di distribuire meglio il carico ed è presente dove non c’è una congruenza tra le superfici articolari. L’usura delle superfici articolari porta a danneggiamenti prima della cartilagine di rivestimento e poi dell’osso: l’artrosi è una infiammazione cronica dell'articolazione senza più ripristino della normale funzione, provocando dolore e difficoltà nel movimento articolare; l’artrite è invece un’infiammazione acuta dell’articolazione. Le superfici articolari usurate vengono sostituite da protesi mediante intervento chirurgico, così da ripristinare una corretta fisiologia articolare. I muscoli agiscono sulle articolazioni e producono dei movimenti a seconda di dove sono posti: ad esempio a livello del gomito (dal braccio all'avambraccio) un muscolo che si trova anteriormente produce la flessione, un muscolo che si trova posteriormente produce l’estensione. I muscoli agiscono sulle articolazioni come delle forza sulle leve; ci sono tre tipi di leve a seconda di dove sono posizionati il fulcro (= l’articolazione), la potenza (= l’azione del muscolo) e la resistenza (= il peso che deve essere sollevato). I muscoli possono essere agonisti o antagonisti: ● muscoli agonisti hanno stessa azione su una articolazione: ad esempio il muscolo brachiale e il muscolo bicipite brachiale hanno la stessa azione di contrazione a livello dell’articolazione del gomito, producendo una flessione dell’avambraccio come muscoli agonisti; ● muscoli antagonisti hanno azione opposta su una articolazione: ad esempio il tricipite è un muscolo antagonista rispetto al muscolo brachiale e al muscolo bicipite brachiale poiché, contraendosi, produce un’estensione dell’avambraccio. SCHELETRO ASSILE Lo scheletro assile ha un importante ruolo di sostegno e consiste nella parte centrale dell’apparato locomotore. Lo scheletro assile è caratterizzato da scheletro, testa, collo, tronco e dalle coste della gabbia toracica. Tutto il resto delle strutture fa parte dello scheletro appendicolare, formato in particolare dai cingoli e dagli arti superiori e inferiori. CRANIO Il cranio è un complesso osseo molto elaborato, formato da diverse ossa che si articolano tra loro con articolazioni fisse (quindi suture) e con un’unica articolazione mobile a livello dell’osso temporale che è quella della mandibola. Osservazione del cranio in proiezioni: ● In proiezione anteriore/frontale si possono osservare: ➢ l’osso frontale; ➢ le ossa nasali, che contribuiscono a formare l’apertura anteriore delle cavità nasali, ovvero l’apertura piriforme; ➢ l’osso mascellare; ➢ la mandibola; ➢ parte dell’osso parietale, più superiore e laterale; ➢ l’osso temporale, più laterale; ➢ l’osso zigomatico, più laterale; ➢ l’osso sfenoide; ➢ l’osso etmoide; ➢ le conche nasali inferiori (o turbinati o cornetto). Anteriormente vi sono anche delle cavità che contengono degli organi: ❖ cavità orbitaria, nella cui costituzione partecipano l’osso etmoide e l’osso sfenoide; ❖ cavità nasale, nella cui costituzione partecipano l’osso etmoide e le conche/turbinati/cornetto nasali inferiori (che sono delle ossa a se stanti); ❖ cavità boccale. ● In proiezione laterale sono visibili: ➢ l’osso frontale; ➢ l’osso parietale; ➢ l’osso occipitale; ➢ l’osso temporale, formato da una parte squamosa che costituisce la scatola cranica e una parte interna a forma di piramide che contiene le cavità dell’orecchio esterno, medio e interno; ➢ parte dell’osso sfenoide; ➢ l’osso zigomatico; ➢ l’osso etmoide; ➢ l’osso lacrimale, il quale contribuisce a formare un recesso dove è contenuto il sacco lacrimale; ➢ le ossa nasali; ➢ l’osso mascellare; ➢ la mandibola, che si articola con l’osso temporale. ● Posteriormente si vedono: ➢ le due ossa parietali; ➢ l’osso occipitale; ➢ parte dell’osso mascellare; ➢ parte della mandibola; ➢ parte dell’osso temporale, più laterale. ● In proiezione superiore si osservano: ➢ parte dell’osso occipitale; ➢ le due ossa parietali; ➢ l’osso frontale; ➢ parte delle ossa nasali. ● In proiezione inferiore sono visibili: ➢ l’osso occipitale, che continua con una parte basale che contiene il grande foro occipitale: un grosso foro che mette in comunicazione l’encefalo (contenuto nella scatola cranica) con il canale vertebrale e permette dunque alle strutture nervose del tronco encefalico di continuare nel midollo spinale; ➢ l’osso temporale; ➢ l’osso sfenoide, a forma di farfalla, il quale forma gran parte della cavità orbitaria e parte della base cranica; ➢ l’osso zigomatico, più laterale, che si articola con un processo zigomatico dell’osso temporale a formare l'arcata zigomatica; ➢ l’osso mascellare; ➢ la mandibola. Il cranio può essere diviso in due parti sulla base della doppia funzione che svolge: COLONNA VERTEBRALE La colonna vertebrale ha una funzione portante: è un asse portante che sostiene il cranio e, attraverso i cingoli, si raccorda con le ossa che costituiscono gli arti; alla colonna vertebrale sono poi articolate le coste, che formano lo scheletro della gabbia toracica. La colonna vertebrale è costituita da una serie di segmenti, le vertebre, articolati tra loro. Ogni segmento della colonna vertebrale è chiamato vertebra ed è costituito da tante parti. Le vertebre hanno funzione di: ● sostegno; ● protezione del midollo spinale (che fa parte del sistema nervoso) all’interno del canale vertebrale. Le vertebre sono quindi ossa complesse, costituite da: ● corpo vertebrale di sostegno, ovvero una parte anteriore di forma cilindrica che si articola con i corpi vertebrali delle altre vertebre sottostanti e sovrastanti; ● arco vertebrale di protezione, che comprende: ➢ peduncolo; ➢ masse laterali apofisarie; ➢ lamine che si fondono posteriormente. Sull’arco vertebrale si estendono dei processi, che possono avere diverso spessore e diversa lunghezza per ogni vertebra: ❖ processo articolare superiore e processo articolare inferiore, presenti sulle masse apofisarie, si articolano con i processi articolari delle vertebre sovrastanti e sottostanti; ❖ i processi trasversi si estendono lateralmente dall’arco; ❖ i processi spinosi si estendono posteriormente dalle lamine dell’arco. I processi trasversi e spinosi hanno la funzione di fornire dei punti di attacco per muscoli e legamenti: hanno un ruolo nelle articolazioni e nella struttura legamentosa e muscolare per mantenere la stabilità della colonna. Ci sono vari tipi di vertebre con caratteristiche diverse a seconda del tratto della colonna in cui si trovano: ● il tratto cervicale è articolato in 7 vertebre cervicali; ● il tratto dorsale è formato da 12 vertebre dorsali; ● il tratto lombare è articolato in 5 vertebre lombari; ● il tratto sacrale è formato da 5 vertebre fuse tra loro a formare l’osso sacro; ● le vertebre coccigee sono vertebre più rudimentali. I corpi vertebrali aumentano di volume in senso rostro-caudale (= cranio-caudale) poiché andando verso il basso aumenta il carico e la parte di sostegno della vertebra deve quindi essere più robusta: il corpo delle vertebre lombari è dunque più massiccio. Il canale vertebrale si riduce invece in senso prossimo-distale, dall’alto in basso, dato che il midollo spinale (contenuto nel canale vertebrale) si assottiglia dal tronco encefalico verso il tratto inferiore. Le articolazioni intervertebrali sono di due tipi: ● Articolazione intersomatica, tra i corpi vertebrali. Tra i corpi vertebrali, le articolazioni sono fisse e la continuità tra loro è legata alla presenza di un disco di fibrocartilagine interposto tra la faccia inferiore della vertebra superiore e la faccia superiore della vertebra inferiore. Il disco di fibrocartilagine, essendo costituito da tessuto cartilagineo e non da tessuto osseo, permette un certo movimento anche perché presenta internamente una struttura di tipo mucoide, il nucleo polposo: il nucleo polposo aumenta la plasticità del disco intervertebrale che, per quanto ancorato a due vertebre, può essere responsabile di piccoli movimenti di un corpo vertebrale rispetto all'altro. Il disco intervertebrale presenta all’interno un nucleo polposo e all’esterno un anello fibroso. Il nucleo polposo, essendo semiliquido, è soggetto a pressione tramite il carico della colonna vertebrale e tenderebbe ad uscire fuori se non fosse completamente circondato dall’anello di cartilagine fibrosa che gli impedisce di fuoriuscire e che lo mantiene nella sua sede. Il disco di fibrocartilagine può modificarsi quando sotto è soggetto a un carico (ad esempio un carico verticale lo schiaccia) e questa sua plasticità può permettere anche dei movimenti di inclinazione della colonna vertebrale e di una vertebra rispetto all'altra. Il disco di fibrocartilagine è estremamente plastico soprattutto nelle persone giovani mentre, andando avanti nell'età, diventa sempre più rigido: spesso ci possono essere delle rotture della fibrocartilagine che possono portare a una perdita dei rapporti normali per cui il nucleo polposo viene erniato attraverso l'anello fibroso rotto; la cosiddetta ernia del disco può andare a comprimere le radici nervose e provocare dolore. ● Articolazione intertrasversaria, tra i processi trasversi che si trovano sulle masse laterali dell'arco vertebrale. Le articolazioni intertrasversarie tra i processi articolari sono delle semplici artrodie, quindi delle articolazioni a superfici piane che permettono piccoli movimenti di scivolamento tra una vertebra e l’altra. ● L’articolazione atlo-assiale, tra la prima e la seconda vertebra cervicale, costituisce invece un’eccezione. La prima vertebra cervicale, detta atlante poiché sostiene il capo (nella mitologia Atlante sosteneva la Terra), manca del corpo vertebrale ed è costituita unicamente da arco posteriore e arco anteriore. La seconda vertebra cervicale, detta epistrofeo, presenta un corpo anteriore e un arco posteriore, ma sulla faccia superiore del corpo, anteriormente, è agganciato il processo definito dente dell’epistrofeo, o asse. Articolando l'atlante con l’epistrofeo, il dente dell'epistrofeo prende la posizione del corpo dell'atlante: mediante un processo geneticamente determinato, durante lo sviluppo, il corpo dell'atlante si è fuso con la seconda vertebra cervicale, l’epistrofeo, invece di fondersi con le altre strutture dell'atlante. Questa fusione è responsabile della maggiore escursione dei movimenti tra atlante ed epistrofeo: tra atlante ed epistrofeo ci sono le due articolazioni laterali che hanno le faccette trasversali che consentono di seguire i movimenti di rotazione che avvengono tra il dente dell'epistrofeo e l'arco anteriore dell'atlante. L'arco anteriore dell'atlante si articola con il dente dell'epistrofeo e l'articolazione è completata posteriormente dal legamento trasverso dell'atlante, che viene teso tra le due masse laterali e al cui interno si crea una cavità cilindrica in cui ruota questo cilindro pieno che è il dente dell'epistrofeo: si tratta quindi di un'articolazione ginglimo laterale che è responsabile della maggior parte dell’escursione dei movimenti di rotazione della testa. L’articolazione atlo-assiale permette dunque i movimenti di rotazione della testa, che hanno una grande escursione. Il tratto finale della colonna vertebrale è formato dalle vertebre sacrali e dalle vertebre coccigee: ● le vertebre coccigee sono vertebre rudimentali, presentano un arco incompleto posteriormente e sono fuse a formare un piccolo ossicino, il coccige; ● le cinque vertebre sacrali sono fuse a formare l’osso sacro: ➢ anteriormente si può osservare il segno della fusione delle articolazioni intersomatiche tra i corpi vertebrali sacrali; Se aumenta la cifosi toracica, si ha anche un aumento della lordosi lombare perché altrimenti la colonna sarebbe sbilanciata in avanti. La lordosi lombare può portare anche ad una iperlordosi lombare, ad uno schiacciamento delle vertebre e a una sintomatologia dolorosa. Le curve della colonna sul piano frontale sono le scoliosi, che sono normalmente presenti nella colonna normale e sono una convessa verso destra e una convessa verso sinistra. L’aumento della cifosi toracica è tipico della terza età. L’aumento della lordosi lombare è tipico durante la gravidanza: la colonna vertebrale si trova posteriormente, mentre tutti i visceri e quindi tutto il peso si trovano anteriormente alla colonna; la colonna cerca quindi di mantenere il suo equilibrio per sostenere il carico anteriore e produce perciò una lordosi fisiologica. Aspetto topografico: all'interno del canale vertebrale vi è il midollo spinale, a cui è legato il ruolo protettivo della colonna vertebrale. Il midollo spinale è contenuto all'interno del canale vertebrale ed è rivestito da una serie di guaine che sono le meningi: le meningi sono la dura madre, l’aracnoide, la pia madre. Sezionando la parte posteriore della scatola cranica sono visibili: ● il polo occipitale dell’encefalo rivestito dalla meninge più esterna, la dura madre; ● il grande foro occipitale; ● le meningi che continuano a livello del midollo spinale: la dura madre continua a rivestire le parti del sistema nervoso centrale che sono contenute all'interno del canale vertebrale. Nel canale vertebrale ci sono degli spazi tra le meningi e l'osso che sono occupati da tessuto connettivo adiposo ricco di grasso: questo spazio epidurale è importante dal punto di vista clinico perché è la sede di anestesia epidurale. La colonna vertebrale contiene il midollo spinale, che si ferma a livello della seconda vertebra lombare perché il midollo spinale si accresce in maniera diversa rispetto allo scheletro: la colonna si accresce di più del midollo spinale. Lesioni della colonna vertebrale in alto o in basso hanno quindi prognosi diversa: al di sotto della seconda vertebra lombare non c’è più il midollo spinale ma solo una serie di fasci di fibre nervose. Il midollo spinale e la colonna vertebrale si sviluppano insieme anche se hanno due origini diverse, per cui malformazioni della colonna vertebrale sono associate a malformazioni del sistema nervoso, come ad esempio la spina bifida: quando si ha un’incompleta chiusura dell'arco vertebrale posteriormente, si ha l'erniazione delle meningi e del midollo spinale. MOVIMENTI DELLA COLONNA VERTEBRALE Le articolazioni della colonna vertebrale permettono solo piccoli movimenti di una vertebra rispetto all’altra, per cui i movimenti della colonna derivano dalla sommatoria di tutti i singoli movimenti di una vertebra rispetto all’altra. Questi movimenti sono su più assi: ● movimento di inclinazione sul piano frontale, verso destra e verso sinistra; ● movimenti di rotazione sull'asse verticale, che sono molto accentuati a livello cervicale e soprattutto la rotazione più ampia della testa avviene a livello dell’articolazione atlo-assiale tra atlante e epistrofeo (rispettivamente prima e seconda vertebra cervicale); ● movimenti di flesso-estensione della colonna. Le vertebre toraciche, oltre ad articolarsi tra loro, presentano due superfici articolari per l’articolazione costo-vertebrale: ● delle faccette articolari sui processi trasversi delle coste; ● delle superfici articolari sulla parte laterale del corpo. Le coste sono ossa allungate (non lunghe poiché non presentano la tipica parte midollare all’interno), hanno il ruolo di protezione tipico delle ossa piatte e sono infatti costituite come loro, presentando al loro interno il tessuto osseo spugnoso. Le coste presentano due estremità che si articolano tra loro: ● L’estremità posteriore delle coste si articola con le vertebre. L’estremità posteriore presenta: ➢ testa della costa, che appare come una parte ingrossata, che si articola con i corpi di due vertebre contigue; ➢ collo della costa, leggermente ristretto; ➢ tubercolo costale, che si articola con il processo trasverso delle vertebre. Questa doppia articolazione, del corpo vertebrale con la testa della costa e del tubercolo costale con il processo trasverso, permette dei movimenti di sollevamento e di abbassamento delle coste che sono fondamentali per la respirazione. ● L’estremità anteriore delle coste si articola indirettamente (tramite una porzione cartilaginea) con lo sterno: lo sterno è un osso impari e mediano che presenta un manubrio, un corpo e un processo xifoideo. ● Le coste dalla prima alla settima si articolano singolarmente con lo sterno tramite una parte di cartilagine. ● Le coste dall’ottava alla decima si articolano con lo sterno con un unico legamento cartilagineo, formando l’arcata costale (presente anteriormente nella parete toracica). ● Le ultime due coste, l’undicesima e la dodicesima, sono definite coste false o fluttuanti perché si articolano solo con le vertebre e non si articolano anteriormente con lo sterno, rimanendo quindi libere. I movimenti delle coste sono perciò movimenti di elevazione e di abbassamento. In proiezione laterale, le coste presentano un andamento che va dall'alto in basso e da dietro in avanti: quando le coste si sollevano si ha un aumento del diametro antero-posteriore della gabbia toracica, mentre quando le coste si abbassano si ha una diminuzione del diametro antero-posteriore della gabbia toracica. La gabbia toracica è collegata ai polmoni tramite i muscoli, per cui l’aumento di volume della gabbia toracica provoca l’aumento di volume dei polmoni permettendo all'aria di entrarvi. I muscoli che agiscono elevando la gabbia toracica sono muscoli respiratori mentre i muscoli che abbassano le coste sono muscoli espiratori. ➢ il muscolo stiloioideo. ❖ I muscoli sottoioidei, che vanno dall’osso ioide allo sterno, alla clavicola o anche alla cartilagine tiroide della laringe e quindi contribuiscono al movimento della laringe durante la deglutizione, sono: ➢ il muscolo sternoioideo, che va dallo sterno all’osso ioide; ➢ il muscolo sternotiroideo, che va dallo sterno alla cartilagine tiroide; ➢ il muscolo tiroioideo, che dalla cartilagine tiroide va all'osso ioide. Questi due muscoli hanno un'azione sul movimento di innalzamento e di abbassamento della cartilagine tiroide. ❖ Il muscolo omoioideo dall'osso ioide va posteriormente e lateralmente per andarsi ad ancorare e ad inserire sulla scapola. MUSCOLI (POSTERIORI) DEL DORSO I muscoli dorsali sono molto importanti e potenti perché devono contrastare il peso che scarica sulla colonna vertebrale e devono per questo mantenere l'equilibrio. Tra i muscoli del dorso, dei muscoli più superficiali sono più grossi e si possono individuare anche in superficie in una persona molto muscolosa; questi sono: ● il muscolo trapezio, che ha origine dal cranio su tutti i processi spinosi delle vertebre cervicali e toraciche e si inserisce poi sulla spina della scapola, quindi sulla scapola e sulla clavicola; ● il muscolo grande dorsale, si origina dalla colonna vertebrale fino alla parte toracica e fino alla parte sacrale e si inserisce sull'omero. Questi muscoli hanno un'azione importante non solamente contraendosi estendendo la colonna ma estendendo anche il cingolo dell'arto superiore. In profondità i muscoli vanno dalla colonna vertebrale alle coste e sono i muscoli dentati, distinti in dentato postero-superiore e dentato postero-inferiore. Inoltre una serie di muscoli forma due cordoni paralleli lateralmente alla colonna vertebrale: questi sono i muscoli propri del rachide, detti anche muscoli docce vertebrali perché si trovano in un’insenatura naturale che si trova tra i processi spinosi delle vertebre nel punto in cui le coste cambiano direzione, ovvero l'angolo costale. Questi muscoli sono molto importanti e hanno un'azione di estensione della colonna: sono continuamente contratti a fasci che mantengono un certo tono muscolare necessario per il mantenimento della stazione eretta; in particolare: ● i fasci verticali sono fasci che estendono la colonna; ● i fasci verticali-mediani estendono la colonna; ● i fasci verticali-laterali estendono e inclinano la colonna dallo stesso lato; ● i fasci obliqui estendono la colonna con direzione obliqua, in un senso o nell'altro, e (oltre ad avere un'azione di estensione) hanno anche un'azione rotatoria. Tutti questi muscoli che prendono attacco sul cranio, sulla colonna vertebrale e sul cingolo dell'arto superiore producono una massa muscolare che ha un'importante funzione nell'estensione della colonna. MUSCOLI (ANTERIORI) DEL TRONCO I muscoli anteriori sono i muscoli del torace, che vengono definiti muscoli toraco-appendicolari o muscoli pettorali: ● il muscolo grande pettorale origina dalla clavicola, dallo sterno e dalla parete addominale ed è un muscolo triangolare; il muscolo grande pettorale si inserisce sull’omero e quindi adduce l’omero portandolo verso il tronco; è inoltre un muscolo respiratorio poiché ha un’azione di elevazione delle coste; ● il muscolo piccolo pettorale, in profondità, dalle coste si inserisce su un processo che si trova sulla scapola e ha una funzione di sollevamento delle coste: è quindi un muscolo inspiratorio. I muscoli del torace sono completati da una serie di muscoli posti su più piani che sono i muscoli intercostali: ● i muscoli intercostali esterni hanno un'azione di elevazione delle coste; ● i muscoli intercostali interni abbassano le coste. Probabilmente gli intercostali non hanno un'azione specifica di elevazione o di abbassamento delle coste, ma rendono le coste più vicine tra loro: se agiscono sotto l'azione dei muscoli estrinseci più grossi che sollevano le coste, sono elevatori delle coste; se invece si ha un’azione dei muscoli che abbassano le coste, allora anche i muscoli intercostali collaborano all'abbassamento delle coste Un altro muscolo importante del tronco è il diaframma: ● il diaframma è un muscolo laminare che in proiezione frontale ha la forma di una cupola: consiste in una sottile lamina che prende attacco sulle coste e sulla colonna vertebrale fino anteriormente allo sterno; i suoi fasci si inseriscono nella parte mediana della cupola a formare una zona tendinea, il centro tendineo del diaframma; quando il diaframma si contrae si contraggono quindi tutte queste fibre che sono disposte a corona intorno al centro tendineo: si abbassa il centro tendineo e aumenta perciò il diametro verticale della gabbia toracica. Il diaframma è dunque il principale muscolo inspiratorio, che agisce nella inspirazione tranquilla. Che relazione c'è tra l'aumento di volume della gabbia toracica e la dilatazione del polmone? Il polmone è rivestito da una pleura che presenta un foglietto parietale attaccato alla parete del diaframma e attaccato alla gabbia toracica; questo foglietto si ri-flette a rivestire la faccia esterna del polmone; tra questi due foglietti (quello che riveste la parete e quello che riveste il polmone) c’è continuità e c'è una cavità, la cavità pleurica; la cavità pleurica è completamente chiusa: un foglietto è attaccato alla parete e un foglietto è attaccato al polmone, per cui ogni volta che si dilata la parete del torace anche il foglietto viscerale, che è attaccato al polmone, si dilata. Il foglietto parietale non è fisicamente attaccato alla parete toracica ma lo è tramite lo spazio pleurico, che ha una pressione negativa, per cui è come se ci fosse un vuoto all'interno; quindi ogni volta che si modifica il volume della gabbia toracica (per contrazione del diaframma o per elevazione delle coste) la parete del polmone si dilata e quindi l’aria entra dall’esterno, non il contrario. È quindi importante l'integrità anatomica della cavità pleurica: se si fa un buchino nella cavità pleurica, l’aria entra e le pareti si possono dilatare e scollarsi, per cui il polmone collasserebbe all’interno causando il cosiddetto pneumotorace. Muscoli della parete addominale La parte inferiore del tronco non è protetta interamente da ossa ma è parzialmente protetta da una parte ossea: alcuni organi della cavità addominale sono protetti per esempio dall'arcata costale (in quanto il diaframma ha una forma a cupola) e alcuni organi che si trovano inferiormente nella cavità pelvica sono protetti dalle ossa del bacino; la maggior parte degli organi non sono però protetti da una parete ossea ma sono protetti da una parete muscolare. I muscoli dell'addome, oltre alla funzione di movimento, hanno dunque la funzione di protezione degli organi interni. Tra i muscoli dell'addome ci sono: ● muscoli nastriformi: il muscolo retto dell'addome è quello centrale che si trova su due rette, che si trovano lateralmente alla linea mediana, e vanno dall’arcata costale fino al pube; ● una serie di muscoli laminari: il muscolo trasverso (che è quello più interno), il muscolo obliquo interno e il muscolo obliquo esterno, che partono dalla colonna vertebrale, prendono attacco sulle coste e sulle ossa del bacino, e sono come tre lamine muscolari con diverso andamento delle fibre: SCHELETRO APPENDICOLARE Lo scheletro appendicolare ci permette la vita di relazione. Lo scheletro appendicolare è formato dai cingoli dell’arto superiore e dell’arto inferiore. I due cingoli si agganciano entrambi al tronco, anche se in maniera diversa, e sono simili per certi aspetti, nonostante vadano focalizzate le differenze che ci sono per via dei differenti ruoli che svolgono. Per quanto riguarda l'arto superiore lo scheletro appendicolare è formato dal cingolo rappresentato da scapola e clavicola, che prende attacco sul tronco, e da braccio, avambraccio e mano, che in particolare hanno uno scheletro formato da omero, radio e ulna, ossa del carpo, del metacarpo e delle dita. Dal punto di vista dell'arto inferiore il cingolo è formato da un unico osso, l'osso dell'anca, che si articola direttamente con la colonna vertebrale e poi si articola ulteriormente a formare la sinfisi pubica: di conseguenza questo cingolo è molto poco mobile rispetto al cingolo dell'arto superiore e questa poca mobilità è legata anche al fatto che è un cingolo che deve essere molto stabile perché deve supportare un peso notevole. L'arto inferiore è costituito dalla coscia, dalla gamba e dal piede con la caviglia. L’osso che costituisce la coscia è il femore, la gamba è costituita da tibia, fibula o perone, lo scheletro del piede è formato dalle ossa del tarso, del metatarso e delle falangi. ARTO SUPERIORE Il cingolo dell’arto superiore si aggancia al tronco attraverso l’articolazione sterno-clavicolare: questa è un’articolazione a sella che si articola tra l’estremità mediale della clavicola e il manubrio dello sterno. L’articolazione a sella lavora su due assi: quindi permette il movimento di elevazione e abbassamento della clavicola su piano frontale e movimenti di spostamento di protrusione e retrazione della clavicola stessa su piano trasversale. Questi movimenti sono importantissimi perché aumentano l'escursione dell'arto superiore grazie al cingolo che non è particolarmente sollecitato da forze come lo scarico del peso, che avviene invece nell’arto inferiore. L’estremità laterale della clavicola si articola con la scapola, che è un osso piatto triangolare che presenta un margine mediale, un margine laterale e un margine superiore. Inoltre presenta un processo posteriore, la spina della scapola, che si porta lateralmente e sulla sua faccia mediale si continua con un robusto processo che si chiama acromion. L’acromion presenta una faccetta sulla parte mediale che si articola con l’estremità laterale della clavicola e questa articolazione permette solo dei piccoli movimenti di scivolamento. Quindi la clavicola è articolata con lo sterno ed è molto mobile; inoltre si porta dietro anche la scapola e sull’angolo laterale della scapola si ha una superficie articolare per l’omero quindi l’attacco dell’estremità prossimale dell’omero avviene proprio sull’angolo laterale della scapola. La scapola presenta poi un altro processo, il processo coracoideo, che si porta in alto e in avanti ed è presente sotto la clavicola dando inserzione a numerosi muscoli. La scapola è articolata con la clavicola ed è un po’ sospesa perché deve sostenere anche l’arto superiore tramite l’articolazione scapolo-omerale. Essendo sospesa, è supportata da una serie di muscoli che dal torace si inseriscono sulla scapola: ● il muscolo dentato anteriore, che origina delle coste e si inserisce sul margine mediale della scapola; ● il muscolo succlavio; ● il muscolo trapezio, che origina dai processi spinosi delle vertebre cervicali e toraciche e si inserisce sulla spina della scapola, sull’acromion e sulla clavicola anteriormente. Sull’angolo laterale della scapola, una superficie articolare concava ovalare, quasi tondeggiante, si articola all'estremità prossimale dell’omero, con la testa dell’omero. La testa dell’omero ha una forma sferica che va a combaciare perfettamente con la superficie articolare che è presente sull’angolo laterale della scapola. L’articolazione scapolo-omerale è un’articolazione che permette movimenti su tutti gli assi perchè è un enartrosi tra due superfici che sono sferiche, una sfera concava e l'altra sfera convessa. I movimenti che permette sono di: ● adduzione e abduzione dell'arto sull’asse sagittale, ● flesso-estensione sull’asse trasversale, ● rotazione sull'asse verticale. Il movimento complesso è quello di circonduzione che comprende tutti questi movimenti ed è il motivo per cui noi riusciamo a compiere un cerchio completo con l'estremità dell'arto superiore. Lo scheletro del braccio e dell'avambraccio è formato da ossa lunghe: l'omero forma lo scheletro del braccio, mentre l'avambraccio è formato da due ossa che sono il radio e l'ulna. L'ulna è situata medialmente nell'avambraccio e il radio è situato lateralmente. L’estremità prossimale dell’omero, ovvero la testa, si articola con l'angolo laterale della cavità glenoidea, che si trova sull’angolo laterale della scapola. L’estremità distale dell'omero si articola medialmente con l'ulna: questa articolazione avviene tra la troclea dell'omero e l’incisura semilunare che è presente sull’estremità prossimale dell'ulna. Questa articolazione somiglia molto alle articolazioni a ginglimo, con segmento di cilindro pieno e segmento di cilindro vuoto: quindi questa articolazione viene detta ginglimo angolare in quanto i segmenti di cilindro sono disposti trasversalmente rispetto all'asse dell'osso ed è quindi possibile un movimento di angolazione tra le due ossa. Lateralmente l’estremità distale dell'omero si articola con la testa del capitello del radio. Il radio presenta, all'estremità distale, una testa propria, il capitello, che ha una fossetta nella parte superiore che va ad articolarsi con il condilo presente sull’estremità distale dell'omero. L'articolazione del gomito è quindi un'articolazione a ginglimo angolare tra l’omero e l'ulna. La principale articolazione è quella omero-ulnare che permette al ginglimo angolare movimenti di flesso-estensione dell'avambraccio, mentre il radio con il suo capitello si articola con l'incisura presente sull’estremità prossimale dell'ulna lateralmente; questa incisura è poi completata da un legamento che avvolge completamente il capitello del radio e quindi il capitello del radio ruota come un cilindro pieno all'interno del cilindro vuoto a formare un ginglimo laterale in quanto l'asse del cilindro è parallelo all'asse dell'osso. I movimenti sono angolari e permettono la rotazione del radio rispetto all’ulna nei movimenti di prono-supinazione. All'interno dell'articolazione del gomito si attuano movimenti di: ● flesso-estensione; ● pronazione, o rotazione interna; ● supinazione, o rotazione esterna. Le ossa del carpo, ovvero lo scheletro che costituisce le ossa del polso, e della mano sono diverse. Nel carpo le ossa sono molto piccole, di raccordo, disposte su due file: una prossimale e una distale. Le due file si articolano tra loro tramite delle faccette piane che permettono solo piccoli movimenti di scivolamento. Però nell'ambito delle articolazioni del carpo ci sono dei legamenti interossei che rendono solidali le ossa della fila prossimale e separatamente le ossa della fila distale, in modo tale che le ossa della fila prossimale sembrino un osso unico e le ossa della fila distale sembrino un altro osso unico. L’articolazione tra le ossa della fila prossimale e della fila distale si mette quindi in rapporto tramite un’interlinea a forma di S. Lateralmente l'articolazione presenta un condilo nella fila prossimale, lateralmente presenta invece un condilo da parte della fila distale e quindi ha una doppia condiloartrosi che è importante per i movimenti di circonduzione del polso. Le ossa della fila distale del carpo si articolano con le estremità prossimali delle ossa del metacarpo e, a parte il primo osso metacarpale e quindi la prima articolazione definita articolazione trapezio-metacarpica, tutte le altre sono delle semplici artrodie che permettono quindi sono piccoli movimenti di la displasia è grave si deve utilizzare un tutore che va tenuto fino alla risoluzione del problema. L’articolazione coxo-femorale tra anca e femore è un’enartrosi, per cui permette i movimenti come l’articolazione scapolo-omerale ma con una certa riduzione dell'escursione del movimento. La capsula articolare che tiene insieme queste due estremità ossee presenta delle fibre e dei legamenti di rinforzo che sono un po' ruotati l'uno rispetto all'altro e quindi hanno un andamento un po' obliquo nella stazione eretta, mentre nella quadrupedia non presentano questa rotazione. In caso di rotazione delle fibre si ha un avvicinamento delle superfici e quindi una maggiore stabilità articolare, mentre nella quadrupedia i legamenti sono meno tesi e quindi è più facile una lussazione femorale. Oltre ai legamenti, anche dei muscoli sono stabilizzatori dell’articolazione: ● i legamenti sono più tesi e più forti anteriormente; posteriormente sono meno forti, avendo un vettore più piccolo; ● le masse muscolari sono più forti posteriormente e più deboli anteriormente. Perciò si ha una maggiore escursione di flessione piuttosto che di estensione perché durante la flessione le forze muscolari plastiche possono allungarsi, mentre durante l’estensione le forze legamentose statiche limitano il movimento di estensione. OSSA DELLA COSCIA E DELLA GAMBA Lo scheletro della coscia è formato dal femore che, come l'omero, presenta un’estremità prossimale che si articola con l'osso dell'anca e un’estremità distale che invece si articola con la tibia. L’estremità distale del femore presenta due condili che anteriormente sono uniti a formare una superficie articolare a forma di puleggia, di troclea: l’articolazione tra questa superficie e la tibia è un ginglimo di tipo angolare e quindi questa articolazione è assimilabile a un cilindro trasversale convesso e un cilindro concavo disposto sulla tibia; in questa articolazione entra anche un altro osso sesamoide che è la rotula, o patella, che ha solamente la funzione di favorire lo scorrimento del tendine del muscolo quadricipite durante la flessione del ginocchio. La gamba è formata medialmente dalla tibia, paragonabile all’ulna dell’arto superiore, e lateralmente dalla fibula, o perone, paragonabile al radio dell’avambraccio ma in questo caso la fibula non si articola con il femore: l'articolazione è solo tra tibia e femore e in questa articolazione è possibile solo il movimento di flesso-estensione e non movimenti di rotazione come al livello del gomito: questa limitazione del movimento è a favore della stabilità articolare. L'articolazione tra i condili del femore e le cavità glenoidee, che sono presenti nella tibia, è un'articolazione a ginglimo angolare che permette movimenti di flesso-estensione. La fibula si articola solo con la tibia e non con il femore. Nell'articolazione del ginocchio ci sono due menischi, il menisco laterale e il menisco mediale, che rendono congrue le due superfici articolari e permettono lo scarico del peso su tutto il piatto tibiale. L’articolazione del ginocchio è un ginglimo angolare e permette solamente movimenti di flesso-estensione. In sezione sagittale del ginocchio è visibile la rotula, o patella, che è un osso sesamoide (ovvero presente all'interno di un tendine): presenta una faccia posteriore che è rivestita da cartilagine articolare e che si articola con la faccia anteriore della coclea del femore. La rotula è incastrata, sospesa, all'interno del tendine del muscolo quadricipite: infatti il muscolo quadricipite si inserisce all'interno del margine superiore della rotula e poi dal margine inferiore della rotula parte un legamento rotuleo che si inserisce sulla tibia. Durante la flessione del ginocchio la rotula impedisce a questo tendine di strisciare contro l'articolazione tramite l'articolazione con questo osso che si trova interposto e che scivola sulla troclea del femore. L'articolazione del ginocchio è un'articolazione molto rinforzata, come l’articolazione coxo-femorale, ed è rinforzata da una capsula articolare: è rinforzata soprattutto posteriormente e infatti le forze fisse limitano i movimenti di estensione del ginocchio; anteriormente è rinforzata soprattutto da forze muscolari, in particolare dal muscolo quadricipite che è in grado di mantenere il ginocchio esteso, ma permette anche la flessione del ginocchio, mentre l'estensione è limitata da legamenti che si trovano posteriormente che sono forze statiche che non possono allungarsi. L'articolazione è rafforzata anche lateralmente e medialmente da due robusti fasci legamentosi che sono i legamenti collaterali mediale e laterale, o legamenti collaterali tibiale e fibulare. All'interno della capsula articolare ci sono anche dei legamenti crociati che vanno dal piatto tibiale alle facce interne dei condili del femore. OSSA DEL PIEDE E DELLA CAVIGLIA Le ossa della caviglia e del piede sono le ossa brevi del tarso, le ossa brevi del metatarso e le falangi. Analogamente al carpo, sono delle ossa brevi disposte su una fila prossimale e su una fila distale; legamenti interossei rendono solidali le ossa della fila prossimale e separatamente le ossa della fila distale, in modo tale che le ossa della fila prossimale sembrino un osso unico e le ossa della fila distale sembrino un altro osso unico. A differenza del carpo però le ossa della gamba si articolano solo con uno osso della fila prossimale, l'astragalo o talo, e tutte le ossa del metatarso si articolano con le ossa del tarso tramite delle artrodie non presentando l'articolazione a sella per il primo dito (e infatti il primo dito del piede non ha la possibilità di opporsi alle altre dita come avviene invece nella mano). Le articolazioni del metatarso falangeo sono delle condiloartrosi come quelle della mano, permettendo i movimenti di adduzione e abduzione e di flesso-estensione delle dita del piede. Le articolazioni tra le falangi sono tutte articolazioni che permettono solo movimenti di flesso-estensione. La tibia e la fibula sono articolate tra loro nella parte distale e sono tenute insieme dalla articolazione fissa con la presenza di un robusto legamento interosseo. La tibia e la fibula hanno due processi, la tibia medialmente e la fibula lateralmente, che vengono detti i malleoli. I malleoli presentano una faccia interna che, insieme alla superficie inferiore della tibia, formano una specie di mortaio in cui si articola l’astragalo, o talo. La forma della superficie articolare dell'astragalo si presenta a forma di cilindro in cui la superficie articolare, oltre ad essere quella del contorno, presenta due basi: le due basi del cilindro che è disposto trasversalmente si articolano rispettivamente con le facce interne del malleolo mediale e del malleolo laterale. Quindi questa è un'articolazione a ginglimo angolare e, a differenza di quella tra radio e carpo che permette anche movimenti di lateralità, in questo caso permette solo movimenti di flesso-estensione. Il cilindro dell'astragalo non è proprio un cilindro regolare: è più esteso anteriormente rispetto alla sua estensione posteriore e infatti le due basi un MUSCOLI DEL BRACCIO E DELLA MANO I muscoli del braccio sono divisi in anteriori e posteriori. Ci sono anche muscoli laterali che sono però compresi nella loggia posteriore dell’avambraccio. I muscoli anteriori sono quelli che si trovano anteriormente e possono avere origine sia sul cingolo che sull’omero e si inseriscono in una delle ossa dell’avambraccio. Questi muscoli hanno azioni diverse: ● se passano anteriormente all'articolazione scapolo omerale producono una flessione dell'articolazione scapolo omerale; ● se passano anteriormente all'articolazione del gomito producono una flessione dell'avambraccio. Il muscolo anteriore principale è il muscolo bicipite che ha due capi che originano entrambi dalla scapola: uno origina dal processo coracoideo e l’altro origina dalla tuberosità sopraglenoidea della scapola; si inseriscono entrambi sul radio e producono una flessione del braccio e una flessione dell'avambraccio del gomito in quanto passano anteriormente all’articolazione del gomito. Muscoli antagonisti, oltre il bicipite, sono il muscolo coracobrachiale e il muscolo brachiale: ● il muschio coracobrachiale origina dalla scapola e si inserisce sull'omero e quindi ha azione solo sull’articolazione della spalla, flettendo il braccio; ● il muscolo brachiale origina dall'omero e si inserisce sull’ulna e quindi non ha funzioni sulla spalla ma ha funzioni solo sull'avambraccio ed è agonista del bicipite nella flessione dell'avambraccio. Il muscolo posteriore è il muscolo tricipite e ha tre capi che originano dall’omero e dalla scapola e si inseriscono sull’ulna: questo muscolo ha una funzione di estensione del gomito ed è quindi un muscolo antagonista dei muscoli anteriori. Dei muscoli anteriori, i muscoli superficiali si inseriscono dall'omero e vanno ad inserirsi sulle ossa dell'avambraccio o sul carpo e coadiuvano la flessione dell’avambraccio e della mano: sono quindi muscoli flessori della mano. Tra i muscoli più profondi, dei muscoli passano attraverso il carpo e raggiungono le dita e sono i flessori delle dita: ci sono un flessore superficiale e un flessore profondo delle dita. Tra i muscoli obliqui dell'avambraccio, nella loggia anteriore un muscolo obliquo viene detto pronatore rotondo: i muscoli pronatori producono una rotazione interna dell'avambraccio. Posteriormente vi sono una serie di muscoli che sono estensori della mano o delle dita: raggiungono le falangi e quindi hanno un'azione antagonista rispetto ai muscoli anteriori dell'avambraccio. Qui ci sono numerosi flessori, un estensore comune delle dita e poi degli estensori propri del pollice e del mignolo. Tutti questi muscoli hanno un'azione nell’estensione delle dita. L’innervazione è importante in quanto il sintomo deriva da un problema che può essere anche nervoso: il paziente non riferirà mai che ha una lesione ad esempio del nervo ulnare, ma dirà che non riesce a fare un determinato movimento e perciò si deve risalire dal movimento al muscolo e poi al nervo. Nella mano vi è un altro gruppo muscolare importante per i movimenti fini della mano. La mano presenta un rilievo laterale verso il pollice e un rilievo mediale verso il mignolo: queste sono le due eminenze definite eminenza tenar ed eminenza ipotenar. Queste due eminenze sono legate al fatto che sotto ci sono fasci muscolari, che nascono da un legamento trasverso del carpo. Le ossa del carpo sono tutte disposte a doccia ventrale e questa doccia è chiusa da un legamento trasverso. Da questo legamento trasverso nascono dei muscoli che vanno verso il primo dito e quindi agiscono come muscoli flessori opponenti del primo dito e muscoli che invece vanno al quinto dito che sono anche questi flessori e opponenti del quinto dito. Nella mano ci sono anche dei tendini lunghi dei muscoli che sono presenti nell'avambraccio e sono ad esempio i muscoli flessori delle dita che dall'avambraccio attraversano il carpo e vanno verso le dita e agiscono sulla flessione delle dita. Insieme a questi muscoli flessori vi sono anche dei ventri muscolari che vanno dal flessore all'estensore e sono i muscoli lombricali e producono la flessione di una falange e l'estensione delle altre in modo tale da poter fare dei movimenti più fini. Oltre ai muscoli lombricali, i muscoli interossei sono muscoli che si trovano tra le ossa del metacarpo e si inseriscono sull’estremità prossimale delle falangi prossimali, producendo movimenti di abduzione e adduzione delle dita. Il legamento trasverso del carpo sovrasta le ossa del carpo che sono disposte a formare una doccia ventrale. Il legamento trasverso trasforma questa doccia in un canale, o tunnel carpale. Nel tunnel carpale passano i tendini dei muscoli flessori delle dita che si trovano nell’avambraccio e questi tendini poi raggiungeranno le falangi distali delle dita. Insieme a questi tendini passa anche il nervo mediano, che è un nervo importante che innerva soprattutto l'eminenza tenar. Una lesione del tunnel carpale legata al movimento di scorrimento dei tendini dei muscoli flessori delle dita in posizioni particolari e i movimenti reiterati possono portare infiammazione di questa regione e l'infiammazione può portare ad un aumento di volume delle strutture e ha una compressione del nervo mediano che passa all'interno del tunnel carpale che va innervare muscoli che sono diretti al primo dito: infatti nella sindrome del tunnel carpale si può avere una lesione del nervo mediano anche momentanea con una minore forza nei movimenti di opposizione del primo dito. Dorsalmente c’è il legamento che funziona come retinacolo dei tendini dei muscoli estensori, che si trovano sull’avambraccio e hanno la funzione di estendere le dita. Nel dorso della mano è presente una regione triangolare che è la cosiddetta tabacchiera anatomica: estendendo il primo dito, una fossetta triangolare viene delimitata dal sollevamento dei tendini estensore lungo ed estensore breve del pollice. Il fondo della tabacchiera anatomica passa un'arteria importante che è l'arteria radiale. MUSCOLI DEL CINGOLO E DELL’ARTO INFERIORE MUSCOLI DELL’ANCA I muscoli dell'anca, più sviluppati posteriormente, originano dal cingolo e dal sacro e si portano sul femore. La parte anteriore ha dei rinforzi di tipo legamentoso e la parte posteriore ha dei fasci muscolari che stabilizzano l’articolazione. Tra i muscoli posteriori i più importanti sono i glutei: ● il muscolo grande gluteo, che è il più superficiale; ● il muscolo medio gluteo; ● il muscolo piccolo gluteo. Ci sono inoltre: ● muscoli otturatori, ● muscoli gemelli, ● il muscolo quadrato del femore. Tutti questi muscoli, trovandosi posteriormente, producono un'estensione e una rotazione esterna della coscia. I muscoli anteriori dell’anca sono costituiti dall’ileo-psoas, che è il principale muscolo flessore della coscia e passa anteriormente all’articolazione coxo-femorale; il muscolo ileo-psoas origina dal muscolo iliaco, che origina dalla colonna vertebrale, dalla faccia interna dell’anca, passa sotto il legamento inguinale e va ad inserirsi sul femore.
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