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Scapigliatura,naturalismo,Verga e opere, decadentismo,estetismo,Pascoli e il fanciullino., Sintesi del corso di Italiano

Riassunto di: Scapigliatura,naturalismo,Verga e opere, decadentismo,estetismo,Pascoli e il fanciullino.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 02/03/2023

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Scarica Scapigliatura,naturalismo,Verga e opere, decadentismo,estetismo,Pascoli e il fanciullino. e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! CONTESTO STORICO: Gli autori di questo periodo si collocano in un contesto di un'Italia all'indomani dell'unificazione. Vi sarà la Scapigliatura, che è una piccola parentesi letteraria tutta italiana e successivamente si avrà il Verismo in Francia e in Europa. Il processo di unificazione italiana ha segnato l'unità ma vi sono diversificazione di regione in regione, le differenze economiche e storiche sono molte e il governo accentratore è espressione solo di una parte molto ristretta della società. Poche persone hanno il diritto di voto che man mano sarà sempre più espanso e solo nel 1946 si giungerà al voto universale. Sale inizialmente al potere la destra che privilegia un'italia più agricola che industriale, è dunque diversa da Francia e Inghilterra. l'Italia è un paese agricolo e la destra tiene tale assetto poiché si ritiene che l'Italia non abbia né le risorse né la capacità di affrontare un processo di industrializzazione che creerebbe anche un nuovo ceto sociale (classe operaia) che causerebbe rivoluzioni come in Francia. Al sud si assiste a presenza di mezzadria e di sistemi riconducibili al feudalesimo. Le infrastrutture vengono avviate e un vero inizio di un processo di industrializzazione si avvia con la sinistra storica al potere, liberale. In campo estero ribaltano le alleanze con la triplice alleanza con Russia e Austria. Si ha la crisi del grano che determina la crisi dell'economia meridionale, la piccola economia viene eliminata e si procede con l'industrializzazione. Il divario tra nord e sud è sempre più accentuato e a fine 800 inizia la questione meridionale che verrà espressa nelle pagine di Verga. Al nord invece si tenta di avviare un processo di industrializzazione, oggi ritenuta irrisoria ma all'epoca travolgente. Gli intellettuali si schierarono dunque favorevoli o contrari. CETI SOCIALI: I ceti sociali protagonisti sono l'aristocrazia che è determinante, molti protagonisti di romanzi di questo periodo sono aristocratici. D'Annunzio per esempio è un esteta, descrive personaggi che perseguono l'amore per l'arte e il culto per la raffinatezza, è un personaggio aristocratico, D'Annunzio vive e interpreta il personaggio dell'esteta, vive in questo modo dunque. Il ceto borghese è invece rappresentato da coloro che si erano arricchiti tramite le terre. Erano dunque grandi possidenti terrieri, ne fanno parte anche magistrati avvocati e dottori. Il ceto popolare è rappresentato da contadini, pescatori. In Francia invece per esempio il ceto popolare è rappresentato da operai. Ciò mette in evidenza la differenza tra naturalismo francese e verismo italiano. Nei malavoglia ad esempio viene rappresentata una famiglia di un ceto popolare che viene così chiamata perché rappresenta l'opposto di ciò che in realtà è. I malavoglia infatti non sono malavoglia ma hanno molta voglia e desiderano risollevare la loro condizione. I ceti popolari percepiscono il nuovo stato opprimente e dittatoriale, la leva obbligatoria ad esempio che viene espansa anche al sud sarà causa di varie ribellioni. I ceti popolari erano ignoranti, l'analfabetismo dilagava all'epoca e l'ignoranza era estremamente espansa. Vi è un divario tra quanto imposto dallo stato e quanto accadeva al popolo dunque. Le famiglie che devono lavorare nei campi dunque non potevano permettersi di mandare membri in guerra o a scuola che intanto era diventata obbligatoria. LETTERATURA: Si diffonde in Italia il positivismo in netto contrasto con l'aria pesante e drammatica della condizione politica e sociale. Gli intellettuali sono divisi tra chi si scaglia contro il progresso (in periodo passato Manzoni e Leopardi erano tra questi, contemporaneo è invece Pascoli) e chi lo accoglie (Carducci). È una corrente filosofica che anticipa il realismo. Nasce in un paese industrializzato e si basa sulla fiducia del progresso della ricerca e del metodo scientifico, se il mondo si conosce infatti si può dominare. Darwin e Spencer infatti saranno rappresentati. Materialismo, evoluzionismo e determinismo sono concetti che ritornano. Materialismo: la vita dell'uomo è tale e quale a quella di qualsiasi altra animale, non esiste lo spirito o la religione che possa giustificare la natura dell'uomo, la materia dell'uomo è la carne non lo spirito. Determinismo: la razza, l'ambiente e il tempo in cui vive l'uomo determina la sua natura interiore. L'evoluzionismo: tutte le specie si evolvono secondo due criteri, sopravvivenza dunque selezione naturale e adattamento dunque lotta per la vita. Sopravvive solo chi si adatta al meglio al contesto in cui è inserito (sarà ripreso da Verga con annessi riferimenti al Darwinismo sociale, infatti l'uomo non è escluso dalla lotta per la vita ove solo l'uomo più forte riesce ad avere la meglio, nei malavoglia il popolo è diviso tra buoni e oppositori, si evidenziano meccanismi secondo i quali non esistono bontà o giustizia ma solo il più forte vive). Si ha l'esaltazione del metodo scientifico, esso è adatto e puntuale per analizzare dati oggettivi e soggettivi dunque materia e spirito. Tramite esso si conosce la realtà e se lo si domina si può dominare il mondo e comprenderlo. LO STILE: Dopo l'unificazione il manzonismo è ritenuto l'unica soluzione (fiorentino vivo parlato da persone colte). Ciò non fu sempre possibile però. D'Ascoli, un linguista, riteneva che una lingua viva non poteva essere imposta ma doveva nascere dalla fusione di vari termini e scelte lessicali. Il problema della lingua in Italia fu sempre molto acceso, prima di avere l'unita linguista si dovrà aspettare l'avvento della TV negli anni 60 del 900. Le migrazioni interne contribuirono al mescolarsi della lingua, il servizio di leva fungeva ai ragazzi del sud e del nord per vivere insieme e conoscersi e parlare una lingua simile. Le scuole aiutarono ad amalgamare diversi ceti sociali e culturali e creare una lingua singola, ciò però richiese anni. LA SCAPIGLIATURA: Negli anni 60 e 70 dell'ottocento nasce in Italia una parentesi letteraria chiamata scapigliatura, si riscontra solo in poche città letterarie come Torino Genova e Milano, l'assetto economico favorevole aiuta il diffondersi di questa parentesi tutta all'italiana. Il nome prende spunto dal titolo di un opera di Carlo Righetti che scrive appunto il romanzo "la Scapigliatura e il 6 febbraio", questo autore compone tale romanzo facendo alludere al termine scapigliatura una serie di giovani che conducono una vita ribelle e rivoluzionaria. Il termine scapigliatura è l'equivalente del termine bohemien secondo la critica, la Scapigliatura è portata avanti da artisti che sono accumunati da un atteggiamento di ribellione e sfida nei confronti della società ricorrendo spesso ad alcol e altre sostanze. I bohemien invece sono intellettuali soprattutto parigini che vivendo tensioni ansie e conflitti durante la loro vita vedono la società degradata dal culto del profitto e del denaro, tali artisti vivono nei quartieri malfamati e frequentavano luoghi malfamati e si credevano esseri privilegiati per questa loro condizione, bohem deriva dagli zingari che provengono dalla Boemia che poco si fondevano con i parigini aristocratici. È un artista maledetto insomma. Gli scapigliati recuperano in Italia quella fase del romanticismo europeo che riprende tematiche irrazionali e l'esplorazione del male, il romanticismo italiano non vive tutto ciò però e viene solo ripreso con la Scapigliatura. l'Italia sta ora vivendo con ritardo le rivoluzioni e si rappresentato, la voce narrante va mimetizzata con i personaggi, il narratore deve agire come agirebbero i personaggi da lui descritti. L'opera deve sembrare essersi fatta da se, dunque nessun legame deve essere presente con il narratore. Si trovano personaggi che sono già in azione, il lettore deve imparare a conoscere i personaggi pian piano tramite le vicende, non servono presentazioni o descrizioni psicologiche di essi. Verga è dunque omodiegetico, si mimetizza nei personaggi, riflette e parla come essi e si immedesima in loro. Verga si eclissa totalmente nella materia trattata, non è mai presente o si intromette nella vicenda. Con l'adesione al verismo si scelgono e preferiscono ambienti popolari, non perché ha saturato gli ambienti aristocratici e non li ritieni più veri e rappresentativi ma poiché il suo intento è rappresentare un ciclo di lotta dei vinti contro le difficoltà della vita sotto tutti i ceti popolari, solo i malavoglia però verranno completati. Si vuole studiare questa lotta contro la vita partendo da dove i meccanismi di lotta sono più facili da descrivere e studiare. Non pone un'attenzione populistica o idealistica. Il populismo è volto a rappresentare il popolo con toni pietosi e manierismo infatti. Verga parta del popolo con lucida consapevolezza, i ceti popolari non sono più autentici e più veri dei ceti più agiati, esiste la sopraffazione anche tra membri dello stesso ceto infatti. Non si rappresenta il paesaggio bucolico e campestre come più autentica e vicina la natura rispetto le città e le industrie nonostante l'avversione che verga aveva per il progresso. Parte dunque dalle basse sfere per descrivere meglio questi fenomeni sociali di lotta. Verga subisce molto il darwinismo sociale. Ciò ha come presupposto le teorie di Darwin, lui sosteneva che le risorse sulla terra non sono sufficienti per tutti gli esseri e dunque si sfocia in una guerra per il più forte che si accaparra le risorse. Ciò vale anche per gli uomini, tutti lottano per la vita ma solo il più forte resiste sopraffacendo l'altro, non vi è compassione o pietà. Questi meccanismi sono presenti anche nei malavoglia che tratta di vinti, sono considerati simili agli umili di Manzoni ma con la differenza che essi sono supportati dalla provvidenza e dalla fede e sono aiutati da essa e hanno riscatto grazie a ciò. I vinti di Verga invece sono soli, non hanno il supporto provvidenziale di dio, verga esclude totalmente questa visione provvidenziale. La differenza tra verga e Zola si evince dal contesto diverso dei due, Zola vive in un paese industrializzato come la Francia proiettato verso il progresso e il futuro e crede in esso, Verga invece vive in un paese arretrato e poco moderno come il sud Italia e dunque non crede affidabili o attuabili il progresso e il miglioramento. FANTASTICHERIA: Tratta dai vita nei campi, prima raccolta di novelle di Verga. è una novella sui generis e un testo programmato. È una sorta di lettera immaginaria che verga invia ad una nobil donna dell'alta società che si ferma ad Acitrezza da cui scappa dopo poco non capendo come sia possibile vivere in questo piccolo borgo. Qui verga espone l'ideale dell'ostrica. Esso espone il pessimismo di Verga e la poca fede nel progresso, come l'ostrica resta attaccata allo scoglio così l'uomo deve rimanere attaccato a certezze e sicurezze presenti, ogni qual volta l'uomo si stacca da essi il mondo lo inghiotte come un pesce vorace inghiotte l'ostrica che si stacca dallo scoglio. La società rappresentata qui è una società statica e immobile. Essa si distanzia dalle altre novelle poiché non è presente il meccanismo della regressione, l'eclisse dell'autore nella materia rappresentata ovvero, è narrata in prima persona dall'autore ed è dedicata esplicitamente a questa nobil donna. ROSSO MALPELO: Novella che segna la conversione al verismo, successiva ad una fase intermedia rappresentata da una novella chiamata Nedda che tratta di una bracciante agricola, essa parla di mortificazioni e della vita sfortunata di questa protagonista. Rosso Malpelo segna il passaggio al verismo, è la storia di un ragazzo che vive e lavora nelle miniere, è un caruso di cui scrivevano anche Franchetti e Sonnino, qui si nota l'eclisse dell'autore nella materia trattata, la voce narrante qui è mimetizzata in un mondo primitivo e rozzo in cui vive Rosso Malpelo, qui si dice che il ragazzo era cattivo poiché aveva i capelli rossi e ciò era una credenza ignorante e popolare di un mondo primitivo e spietato quale narrato da Verga. Malpelo non ha nessuno a cui volere bene. Rosso incarna con lucida consapevolezza il pessimismo di Verga, rosso ha capito le leggi della lotta per la sopravvivenza e l'unica anima a cui si affeziona dopo la morte del padre è un gracile e debole ragazzino chiamato ranocchio al quale rosso cercava di insegnare le leggi della vita anche tramite le percosse. Nella prima parte del testo Malpelo è spesso descritto in maniera deformata. Poiché il narratore non è onnisciente ed è un narratore poco attendibile e si mimetizza nell'ambiente non è depositario di verità, il personaggio di rosso viene costantemente rivisto e mutato e i comportamenti di rosso non vengono spesso compresi dal narratore. Durante la morte del padre ad esempio rosso avvicina l'orecchio alla parete per sentire se il padre fosse ancora vivo eppure quel mondo operaio suggerisce al narratore di non credere alle buone intenzioni del ragazzo. Un altro esempio è quando rosso si prefigge il compito di insegnare le leggi della vita a ranocchio non venendo compreso dagli altri. Questo processo di deformazione si chiama processo di straniamento, esso è una tecnica narrativa che verga usa spesso nelle sue opere. Ciò consiste nel descrivere una persona comunemente normale come un atteggiamento strano e bislacco, il punto di vista adottato però li fa apparire strani nonostante siano essi normali. Vi è anche il discorso diretto libero che consiste nella fusione di discorso diretto e indiretto. Mancano dunque i verbi da cui dipendono i discorsi e i pensieri o frasi dei personaggi vengono introdotti senza ausilio di verbi di supporto. I MALAVOGLIA: PREFAZIONE: Si parte ad analizzare il ceto popolare in cui i meccanismi di lotta alla vita si percepisce più facilmente. I malavoglia fanno pare del ciclo dei vinti, ciclo di 5 opere di cui solo 2 e mezze furono completate ( i malavoglia, mastro don Gesualdo e i primi capitoli della duchessa di Leila). I malavoglia rappresentano il primo ceto quello più basso e verrà descritto con i colori più adatti ad esso, il linguaggio verrà adattato ad esso. Verrà inserita anche la concezione del progresso di Verga. Esso dice che ognuno di noi per desiderio di migliorarsi cerca di partecipare alla corsa al progresso che però vista da lontano sembra qualcosa di epico, però se si osservasse quanti restano indietro allora si vedrebbe il progresso come una corrente impetuosa che calpesta i più deboli e privilegia i più forti. TRAMA: Racconta le vicende della famiglia Toscano chiamata malavoglia poiché era tradizione meridionale assegnare soprannomi che esprimono caratteristiche contrarie e diverse a quelle che si esprimono. Il giovane della famiglia quando deve partire per la guerra farà venir meno alla famiglia braccia operaie per i campi e saranno obbligati a prendere un aiutante. Bisogna anche trovare una dote da dare al promesso sposo della figlia, la famiglia da pescatori dunque si trasforma in commercianti di lupini, i lupini verranno persi sull'imbarcazione a causa di una tempesta e morirà anche il padre della famiglia, la barca si chiama provvidenza in maniera ironica come ad esprimere che non sia presente alcuna provvidenza e l'aiuto divino per questa famiglia. Una serie di disgrazie accadono alla famiglia e muore anche la madre, il giovane partito per la guerra troverà solo sfortune così come la giovane della famiglia che finirà per lavorare in una casa di malaffare. L'opera si chiude in maniera circolare poiché la giovane non si sposa più, si riscatta la casa andata persa e si cerca di ricomporre il nucleo familiare. La struttura è apparentemente circolare, ma la famiglia non è tornata alla condizione originaria. Molti sono morti o si sono allontanati. Il borgo di Acitrezza rappresenta un borgo statico, immobile, eppure la sua povertà rappresenta un mondo sano e tranquillo. Invece maligno è il desiderio di modernità. Lo scontro tra tradizione e modernità finisce per lasciare dei vinti, già anticipati nella prefazione. Contrapposizione tra tempo ciclico e lineare, spazio chiuso e spazio aperto. Il tempo ciclico è quello della tradizione, che ritorna sempre su sé stesso, quasi mitico. Il tempo lineare è la successione di anni che va dal 1863 al 1878, la storia che va a ledere il ritmo della vita sempre uguale del paese di pescatori. Lo spazio chiuso è quello di Acitrezza, quasi tutto quello che succede è espressione di sicurezza, certezza e protezione. Quasi perché la comunità del paese non segue il comportamento dei Malavoglia, serve per farli sembrare estranei. Personaggi non ideali sono lo zio Crocifisso, la Zuppidda, la Vespa, che pensano solo al guadagno o alla pettegolezza. Questa è la tecnica dello straniamento, devono far apparire strano il comportamento corretto dei Malavoglia. Lo spazio esterno è quello che lede la sicurezza della certezza e della protezione dei Malavoglia. La leva militare, la costruzione delle ferrovie, la crisi della pesca, sono viste come minacce esterne. Il mare è insieme un pericolo e un elemento imprescindibile della vita dei Malavoglia. È per loro il lavoro e la voce rassicurante, ma anche un'insidia. LA ROBA: È tratta da novelle rusticane ove le ambientazioni sono campestri e il pessimismo si fa amaro, il protagonista di questa novella anticipa mastro don Gesualdo, Mazzarò è il protagonista ed è un semplice contadino che con caparbietà accumulò moltissima roba da superare i nobili. Mazzarò però che sacrifica la sua vita all'accumulo è un vinto poiché sacrifica tutti i suoi affetti familiari, non si concede alcun lusso, l'unico che si concede è un berretto di seta. Conduce una vita misera nonostante la Gran quantità di roba accumulata. Nell'accumulo della roba la voce narrante è concorde con Mazzarò che viene descritto come un eroe, tutto ciò che accumula è esagerato tramite iperbole. Mazzarò però si rende conto dei propri limiti e si rende conto che non ha nessuno a cui lasciare tutta la sua roba. Disperato allora esce in cortile e comincia a bastonare tutti gli animali dicendo che la sua roba sarebbe andata con lui. Il discorso indiretto libero è presente però lo straniamento (far apparire strano ciò che è normale) è ribaltato (si fa apparire normale ciò che è strano). L'accumulo sembra dunque normale tramite anche la narrazione che è concorde con il protagonista nelle sue stranezze, l'accumulo viene esaltato ed epica dei comportamenti strani e bizzari, l'intento è ridicolizzare e ironizzare su un comportamento bislacco e poco ortodosso. La voce narrante dell'autore invece si percepisce verso la fine quando Mazzarò bastona i suoi animali per farli morire con lui, l'autore qui evidenzia la disperazione del protagonista mentre il narratore ridicolizza la scena, qui Mazzarò si rende conto che è solo e che è un vinto poiché ha sacrificato tutto per la roba. Vi è una sorta di religione della roba quindi che verrà continuata in mastro don Gesualdo. La religione della roba è una religione condivisa dal narratore della storia ma non da Verga, che è una figura differente dalla prima. Mazzarò è protagonista di un dinamismo sociale, ha voglia di cambiare la sua posizione e ci Il distacco dall'impegno morale e civile ha delle eccezioni: Pascoli scriverà la grande proletaria si è mossa nel 1911, discorso con una precisa finalità. D'annunzio dopo l'estetismo passerà al superomismo, reinterpretando le tesi di Nietzsche. Assume atteggiamenti aggressivi, diventa un poeta vate che vuole guidare le masse verso sogni di onnipotenza e imperialismo. La poesia non è più pura e fine a sé stessa ma sprona a riprendere il passato imperialista. Nella poesia del decadentismo, soprattutto nella fase del simbolismo francese, la parola diventa non strumento di comunicazione logica, immediata, ma diventa evocatrice, musicale. Si caratterizza per l'utilizzo della si estesi a, utilizzata per mettere in evidenza tutte le connessioni che esistono tra i vari piani della realtà. Nel Barocco vi era un'ossessione per la metafora in ragione della voglia di stupire. Nel decadentismo torna il procedimento analogico-metaforico ma non più in forma razionale. Si mettono a paragone aspetti della realtà che non hanno alcuna connessione tra di loro. Figure tipiche sono il fanciullino e il superuomo. Vi è l'esaltazione dell'energia vitale, di atteggiamenti ferini. L'atteggiamento opposto, sempre appartenente al decadentismo, è in crogiolarsi nella noia, nella nullafacenza. Altra figura tipica è l'inetto. L'inettitudine è la debolezza della volontà, l'incapacità di reagire e affrontare la vita come persona adulta. Si afferma il concetto di femme fatal, donna vampiro. Tutti i protagonisti maschili vengono inibito dalla presenza della propria compagna. La donna conquista un ruolo più attivo nella società. Sono molto diffusi nei romanzi i temi della morte, della malattia, della decadenza. Quando si parla del decadentismo non ci sono date precise. Nel 1883 si fa cominciare il decadentismo ma in quell'anno in Italia è ancora presente il verismo. Per conoscere la realtà nel decadentismo non ci si deve affidare alla scienza e alla ragione. La realtà non è ciò che appare, ciò che è visibile è simbolo di qualcosa che può essere interpretato solo dall'iniziativa, il poeta. CORRISPONDENZE: Baudelaire compone le corrispondenze ove un uomo è immerso in una foresta piena di simboli, l'uomo che li decifra tutti è in grado di comprendere la realtà nel suo senso più profondo. CONFLITTO TRA INTELLETTUALE E SOCIETÀ: L'andamento economico sociale del romanticismo le ritroviamo anche ora nel decadentismo, esse sono consolidate, si assiste allo sviluppo della società di massa, ad un progresso che ha finito per reificare il rapporto tra uomini, si consolida quella mentalità borghese che si era già vista all'inizio dell'ottocento, l'artista che si sente portare di bellezza si sente emarginato e rifiutato, la società di massa vanifica la vena poetica di un artista. L'artista si sente rifiutato da parte della società e matura sentimenti di rifiuto verso essa, il conflitto tra artista e società verrà espresso dai poeti maledetti che sull'esempio di Baudelaire attraverso le droghe e l'alcol accentuano la differenza col ceto borghese che essi rifiutano e non condividono. Ciò è ben espresso nella Perdita dell'aureola e nell'Albatros. L'AUREOLA: È un dialogo tra due amici intellettuali, il primo si stupisce di trovare il secondo in un ambiente malfamato e il secondo risponde che può farlo poiché ha perso l'aureola e gli è dunque venuto a mancare l'atteggiamento e l'aspetto di un poeta, ha perso le sue qualità e virtù ma ciò non è un motivo di vergonga o di tristezza anzi, è quasi un motivo di vanto, il poeta senza aureola si sente innalzato rispetto gli altri e libero da qualsiasi stilema e dogma imposto in precedenza. Ha raggiunto una comprensione maggiore della realtà dunque. L'ALBATROS: È un grande uccello di mare con grandi ali che lo aiutano nel volo ma quando cammina per terra gli sono di impiccio e viene schernito dai marinai. Così è il poeta che tramite il suo intelletto e la sua vena poetica può librarsi in aria metaforicamente per raggiungere l'assoluto e comprendere maggiormente la realtà ma quando non è immerso nei suoi processi mentali esso viene schernito e allontanato dalla società e diviene quasi goffo nel vivere sul piano terreno. PASCOLI: Nasce da una famiglia della borghesia rurale, il padre era amministratore presso la tenuta dei principi di Ortona, la sua famiglia fu colpita da una disgrazia poiché il padre fu ucciso, dopo altri lutti si susseguirono e la famiglia fu costretta a lasciare la tenuta recandosi ad Urbino dove pascoli intraprese studi al collegio, successivamente andrà a Firenze per studiare e frequenterà l'università a Bologna in seguito alla morte della madre. La sua permanenza a Bologna è segnata dall'adesione al partito socialista poiché viene arrestato poiché partecipò ad alcune manifestazioni, promise quindi di non partecipare più a manifestazioni violente e la sua vena marxista e socialista si tramuterà in una vena più pacifista e meno ribelle. Inizia ad insegnare a Matera in seguito alla sua laurea, crea un nido familiare con le uniche due sorelle che gli erano rimaste, fu un nido importante poiché influirà molto sulla poetica e psicologia di pascoli. Pascoli si chiude in questo nido e vi si affeziona esageratamente anche a causa delle numerose perdite che aveva affrontato, si nota dunque una morbosità del legame di questi tre, nessuno dei tre iniziò ad avere relazioni con altre persone al di fuori di questo nido e qualsiasi relazione venne considerato tradimento. Ciò spiega perché la poesia di pascoli al di là dell'apparente innocenza celi tanto turbamento e morbosità, pascoli avrà quindi. IL FANCIULLINO: Nel 1897 pascoli pubblica sulla rivista letteraria il marzocco un saggio dal titolo il fanciullino, riprendendo un dialogo di platone ( il fedone, dove si parla di un fanciullo) pascoli afferma che in ognuno di noi c'è un fanciullino che ci accompagna per tutta la vita, da piccoli il fanciullo si camuffa con noi, man mano che si cresce però il fanciullo dentro di noi ha sempre meno voce poiché l'adulto ha sempre più voce rispetto al fanciullo, solo il poeta ha la capacità di dare voce a questo fanciullo dentro e dunque fare poesia per pascoli è far parlare quel fanciullo che è dentro di noi, ovvero parlare della realtà con quello stupore infantile come quello che ebbe il primo uomo nell'ammirare il creato. Il poeta si fa veggente e giunge a conoscere la realtà senza scendere i gradini della razionalità ma spogliandosi di essa e dunque pascoli è per questo decadente. Tramite il fanciullo si può esaltare l'irrazionalità quindi senza usare la ragione per analizzare la realtà. La poesia deve essere pura senza aggettivi e senza estrinseche caratteristiche sociali politiche e civili tuttavia essa può comunque diffondere ideali di fratellanza e comunanza come fede Virgilio che involontariamente diffuse armonia e fratellanza. Dando voce al fanciullo interno si possono sopire gli odi poiché il fanciullo non ne prova, perciò non esistono invidie disperazioni o lotte tra le classi, il fanciullo dunque rende tutti contenti di ciò che si ha evitando inutili scontri e ribellioni, ognuno è grato di ciò che ha. Non deve esistere nemmeno la lotta di classe tra poeti, gli stili non devono essere alti o bassi o medi, la poesia dunque si può trovare ovunque, sia in registri più alti che in più bassi. Pascoli auspica un mondo dove non ci sia la lotta di classe per avere più potere e influenza sugli altri, il fanciullino che è dentro di noi fa in modo che ognuno è soddisfatto di ciò che ha, nessuno deve desiderare più di quello che ha in modo da non alimentare la lotta di classe, non è dunque un socialismo di tipo marxista. La poesia è trovare la bellezza nelle piccole cose non per forza in quelle eccessivamente sfarzose e ricercate come la si può trovare nella semplice pimpinella (fiore). LA GRANDE PROLETARIA SI È MOSSA: Nel 1911 Pascoli promuove un discorso che sembra in antitesi con le sue convinzioni contro la lotta di classe e la finalità politica della sua poesia. Promuove infatti la conquista della Libia da parte dell'Italia. Ciò avviene poiché l'Italia in quel periodo stava vivendo il problema dell'immigrazione, Pascoli afferma che le nazioni proletarie (tra cui l'Italia, una nazione povera e sottomessa a quelle capitalistiche e ricche), hanno diritto a sfamare i propri figli anche tramite la guerra, una guerra in questo caso secondo Pascoli di difesa e non offesa. Inoltre la Libia, un tempo provincia romana, era di diritto italiana secondo Pascoli. In realtà l'apparente incoerenza si cela dietro la difesa dell'Italia vista come un grande nido, il nido è molto rilevante dunque secondo Pascoli come sappiamo e la guerra in Libia viene giustificata tramite la difesa del nido familiare esteso in senso nazionale. Pascoli vede la guerra come un'occasione per fare unire uomini di diversi ceti sociali, nella guerra si è tutti uguali e si è quasi costretti ad aiutarsi tra commilitoni. L'intenzione è sociale quindi. LA FORMAZIONE: È positivistica e si evince dalla precisione con cui menziona le nomenclature ornitologiche, floreali e astrali. Interpreta la crisi del metodo scientifico che era auspicato dal positivismo. Vari sono i simboli: gli uccelli evocano la morte, la siepe al contrario di leopardi per pascoli rappresenta ciò che protegge e circonda, la strada mantiene connessi i vivi e i morti
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