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Scena del teatro nel Cinquecento, Sintesi del corso di Letteratura

Riassunti di teatro e letteratura nel 500

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 29/06/2017

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Scarica Scena del teatro nel Cinquecento e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! Drammaturgia e spettacolo nel Cinquecento italiano L’invenzione moderna del teatro Medioevo condanna cristiana del teatro (in contraddizione con) grande importanza spettacoli dei giullari e rappresentazioni pubbliche religiose GENERI DRAMMATICI •  Tragedia •  Commedia •  Terzo genere: Pastorale / Tragicommedia / Tragedia silvestre di lieto fine Sperimentazioni sceniche e teoresi drammatica •  Riscoperta del De Architectura di Vitruvio (I sec. a.C.) e diffusione delle sue interpretazioni, specie quella di Sebastiano Serlio, Il secondo libro di Perspettiva, Parigi, 1545 (Venezia, 1560) dedicato ai problemi della messa in scena, che fissava i canoni scenografici dei tre generi: tragedia, commedia, dramma satiresco (Ciclope di Euripide). •  Concomitanza tra la diffusione del libro di Serlio e accendersi delle interpretazioni aristoteliche e oraziane •  Poetica di Aristotele dagli anni ’40 è al centro del dibattito teorico (prima indagine sistematica sull’arte letteraria, testo dominante e canonizzante dal secondo ’500 italiano) Aristotele, Poetica IV sec. a. C. •  Verosimiglianza •  Insegnamento morale / principi organizzativi dell’arte teatrale •  Caratteri universali della vicenda •  Definizione dei generi drammatici le tre unità •  Unità di Luogo: Cap 24 - 1459b 23-26 •  Unità di Azione: Cap 7 - 1451a 10-15 •  Cap 8 - 1451a 30-35 •  Cap 23 - 1459a 16-17 •  Unità di Tempo: Cap 5 1449b 13-15 •  Alla definizione delle tre unità contribuirono: •  Giovan Battista Giraldi Cinzio - Discorsi intorno al comporre delle commedie e delle •  tragedie (scritto nel 1543 e pubblicato nel 1554) - accennò all’Unità di Tempo; •  Giulio Cesare Scaligero, Poetices libri septem,1561 - introdusse l’Unità di Luogo •  Ludovico Castelvetro, Poetica d’Aristotele vulgarizzata et sposta, 1570 - precisò definitivamente le tre Unità di Azione, Luogo e Tempo Sebastiano Serlio, Scena comica, 1545 (da Il secondo libro di perspettiva di Sebastiano Serlio, Parigi, Jean Barbé, 1545). SNO) dA o Nea Te {} e See 1? Ue MI TETTTÀN NURa | AI Pt i Ea Qà SY I A il } Ti ri Ò Scena tragica 2 i (EE SON Coi x Sebastiano Serlio Sebastiano Serlio, Scena satirica Commedia •  Ariosto, Cassaria 1508, Suppositi 1509, Il Negromante 1520, La Lena 1528 •  Machiavelli, Mandragola 1518 e Clizia 1525 •  Bibbiena, Calandria, 1513 •  Aretino, La cortigiana, 1525 •  Anonimo, Veneixiana (1509-18?) •  (Angelo Beolco) Ruzzante, commedia villanesca Pastoral 1518, Moschetta 1530, Anconitana ’34-’35 •  Congrega dei Rozzi a Siena Bernardo Dovizi da Bibbiena, Prologo de La Calandria (1513) PROLOGO Voi sarete oggi spettatori d’una nova commedia intitulata Calandria: in prosa, non in versi; moderna, non antiqua; vulgare, non latina. Calandria detta è da Calandro, el quale voi troverrete sì sciocco che forse difficil vi fia di credere che Natura omo sì sciocco creasse già mai. […] Rappresentandovi la commedia cose familiarmente fatte e dette, non parse allo autore usare il verso, considerato che e’ si parla in prosa, con parole sciolte e non ligate. Che antiqua non sia dispiacer non vi dee, se di sano gusto vi trovate: per ciò che le cose moderne e nove delettano sempre e piacciono più che le antique e vecchie, le quale, per longo uso, sogliano sapere di vieto. Non è latina: però che, dovendosi recitare ad infiniti, che tutti dotti non sono, lo autore, che di piacervi sommamente cerca, ha voluto farla vulgare; a fine che, da ognuno intesa, parimenti a ciascuno diletti. Oltre che, la lingua che Dio e Natura ci ha data non deve, appresso di noi, essere di manco estimazione né di minor grazia che la latina, la greca e la ebraica: alle quali la nostra non saria forse punto inferiore se noi medesimi la esaltassimo, la osservassimo, la polissimo con quella diligente cura che li Greci e altri ferno la loro. Bene è di sé inimico chi l’altrui lingua stima più che la sua propria; so io bene che la mia mi è sì cara che non la darei per quante lingue oggi si trovano: così credo intervenga a voi. Però grato esser vi deve sentire la commedia nella lingua vostra. Avevo errato: nella nostra, udirete la commedia; ché a parlare aviamo noi, voi a tacere. De’ quali se fia chi dirà lo autore essere gran ladro di Plauto, […] a Plauto non è suto rubbato nulla del suo. […]Ma ecco qua chi vi porta lo Argumento. Preparatevi a pigliarlo bene, aprendo ben ciascuno il buco dell’orecchio. Machiavelli, Mandragola, 1518 PROLOGO Idio vi salvi, benigni auditori, […] Se voi seguite di non far romori, noi vogliàn che s'intenda un nuovo caso in questa terra nato. Vedete l'apparato, qual or vi si dimostra: quest'è Firenze vostra, un'altra volta sarà Roma o Pisa, cosa da smascellarsi delle risa. Quello uscio, che mi è qui in sulla man ritta, la casa è d'un dottore, che imparò in sul Buezio legge assai; quella via, che è colà in quel canto fitta, è la via dello Amore, dove chi casca non si rizza mai; conoscer poi potrai a l'abito d'un frate qual priore o abate abita el tempio che all'incontro è posto, se di qui non ti parti troppo tosto. Un giovane, Callimaco Guadagno, venuto or da Parigi, abita là, in quella sinistra porta. Costui, fra tutti gli altri buon compagno, a' segni ed a' vestigi l'onor di gentilezza e pregio porta. Una giovane accorta fu da lui molto amata, e per questo ingannata fu, come intenderete, ed io vorrei che voi fussi ingannate come lei. La favola "Mandragola" si chiama: la cagion voi vedrete nel recitarla, com'i' m'indovino Non è il componitor di molta fama; pur, se vo' non ridete, egli è contento di pagarvi il vino. Un amante meschino, un dottor poco astuto, un frate mal vissuto, un parassito, di malizia il cucco, fie questo giorno el vostro badalucco. E, se questa materia non è degna, per esser pur leggieri, d'un uom, che voglia parer saggio e grave, scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van' pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perché altrove non have dove voltare el viso, ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra virtùe, Ludovico Castelvetro, Poetica d’Aristotele volgarizzata e sposta (1570) (sul “piacere obliquo” del tragico) […] quantunque sia dispiacere quello che sentiamo per lo male del buono, e per lo bene del reo, nondimeno non dee essere considerato come dispiacere, ma più tosto è da essere giudicato piacere, poiché quel dispiacere è congiunto con un piacere che l’addolcisce, e cel rende dilettevole, perciò che con quel dispiacere ci riconosciamo essere buoni, conciosia cosa che ci contristiamo del male del buono e del bene del reo, e ci paia d’essere giusti. Onde godiamo per quel dispiacere della riconoscenza della nostra giustizia. Il che è diletto grandissimo. Adunque il piacere nascente dalla compassione e dallo spavento, che è veramente piacere, è quello che noi di sopra chiamammo piacere obliquo; e è quando noi sentendo dispiacere della miseria altrui ingiustamente avenutagli, ci riconosciamo essere buoni, poiché le cose ingiuste ci dispiacciono; la qual riconoscenza, per l’amore naturale che noi portiamo in noi stessi, ci è di piacere grandissimo. Terzo genere Sono centinaia i drammi pastorali scritti e/o rappresentati nel secondo ’500 e nel primo ’600. È un genere drammatico moderno e ibrido, non inquadrabile nei canoni aristotelici, ma di grandissima fortuna. Tra le opere spiccano i tre capolavori di fama europea: •  Tasso, Aminta, 1573-1580 •  Battista Guarini, Pastor fido,1590 •  Guidubaldo Bonarelli, Filli di Sciro, 1605-1607 Nuclei tematici pastorali intorno al macrotema dell’amore •  Il Mito dell’Età dell'oro •  Locus amoenus •  L'opposizione amore/onore •  Ambivalenza vita/ morte nella dimensione dell’amare •  L'inganno delle apparenze: simulazione e dissimulazione •  L'opposizione costanza/incostanza •  I satiri: tra sessualità ferina e parodia del volgo •  La presenza dell'ultraterreno e del soprannaturale: •  a)- Gli oracoli voce ambigua degli dei •  b)- Il ricorso a incantesimi e magie. •  c)- L' eco: la voce profetica della natura Teatro Olimpico di Vicenza 1585 Andrea Palladio Vincenzo Scamozzi Teatro di Sabbioneta, 1588-1590 Vincenzo Scamozzi Teatro Farnese di Parma 1617-1618 Giovanni Battista Aleotti
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