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Scenari del mondo contemporaneo, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Visione dei fatti tra le guerre del Settecento e la Prima guerra Mondiale

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 16/03/2022

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Scarica Scenari del mondo contemporaneo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Scenari del mondo contemporaneo Modulo A “Quando comincia l’età contemporanea?” Questa è una domanda che non può essere elusa se si affronta questa materia. La si può fare coincidere con quella serie di <rivoluzioni> che scuotono il mondo occidentale nel corso del XVIII secolo, visto che c’è una grande discontinuità culturale. Per studiare questa nuova l’età, bisogna analizzare due aspetti: -da un lato i “mutamenti commerciali” che portano commercio, sviluppo, consumazione e riproduzione della popolazione europea, quindi si aggiungono altri fabbisogni come quello della agricoltura e delle colonizzazione e contemporaneamente iniziano gli sviluppi industriali, di conseguenza abbiamo: rivoluzione agronomica, rivoluzione industriale e rivoluzione demografica. - dall’altro lato “due rivoluzione politiche” che riguardano il potere, visto che il potere non è più legittimato in modo quasi trascendentale (quindi da Dio), ma ora è legittimato dalla volontà popolare. Se volessimo fare un esempio, potremo prende l’Indipendenza delle 13 colonie della America del Nord, dall’Inghilterra anche chiamata rivoluzione americana e la rivoluzione francese dopo luigi XVI, questi due eventi stravolgono l’assetto geopolitico esistente e danno il via all’età Contemporanea. Studiare la storia dell'età contemporanea significa non solo andare a studiare i fatti storici ma anche andare a indagare le influenze culturali, i sentimenti e le credenze che hanno influenzato quei determinati attori politici nelle loro azioni storiche e capire i loro contesti storici. La parola chiave di questa materia è la definizione di “cultura” cioè l’insieme delle <<mappe mentali>> che orientano il comportamento delle persone: tali mappe mentali rinviano a sistemi di credenze e di valori trasmessi da sistemi narrativi più o meno complessi. 1 Nuovi modi di commerciare, consumare, produrre 1,1 LE ORIGINI DI UN SISTEMA ECONOMICO GLOBALIZZATO Alla fine del seicento e gli inizi del Settecento è una fase di straordinario dinamismo per gli incredibili viaggi e spedizioni che si organizzano dall’Europa in tutto il mondo. Questo è dovuto alla curiosità di terre nuove da scoprire, prodotti tipici da altri paesi che erano molto richiesti in Europa (tra le quali troviamo spezie, caffè, cotone e seta) infine mancanza di mano d’opera (schiavi). Questi bisogni hanno creato delle vere e proprie rotte marittime che raggiungevano l’Asia, l’Africa e l’America latina. Ciò ha creato una forma embrionale di globalizzazione. C’è stata una merce che ha cambiato e modificato le abitudini di un intero continente cioè il caffè. Infatti nei maggiori porti commerciali cominciano a nascere “le botteghe del caffè”; un luogo dove potere bere una bevanda calda ed esotica che permette di ritrovarsi il quale avviene uno scambio sociale tra diversi individui e che ha avuto un grande successo, poiché dentro queste botteghe si poteva parlare di tutto, da un incontro di amici, a parlare di affari a progettare un complotto. Questa botteghe si sono espanse in tutta l’Europa soprattutto negli stati di Francia e Inghilterra. In questi luoghi avviene la nascita di una società di consumi e la formazione dell’opinione pubblica. 1,2 CIRCUITI COMMERCIALI TRANSOCEANICI I commerci nascevano in Europa e si espandevano da est e da ovest a est avevamo la Via della Seta e delle Spezie, a ovest il commercio triangolare (Europa, America e Africa), che portavano legname, manufatti, zucchero, carne, pesce e schiavi. Ma tra fine Seicento e Settecento questi circuiti sono connotati da una serie di importanti trasformazioni. Cambia, intanto, la struttura merceologica dei beni commerciati. Sul circuito delle Indie orientali diminuisce relativamente molto l’importanza delle spezie, mentre aumenta notevolmente il peso dei tessuti di cotone (prodotti in India), del tè e del caffè. Sul circuito triangolare verso l’America i mutamenti sono anche più spettacolari. a) Man mano che aumenta la popolazione nelle zone d’insediamento, di più aumenta la domanda di quei beni che permettono di edificare e vivere, così nasce una nuova rotta dall’Europa alle colonie. b) Dalle piantagioni del sud America, dei Caraibi e del Nord America si esportano caffè, zucchero, tabacco e cotone. c) Aumenta vertiginosamente il commercio degli schiavi da 1,300.000 a quasi 3 milioni, visto che vengono considerasti come una qualunque merce. Inoltre dobbiamo chiarire che fino al XVI-XVIII secolo i protagonisti dei commercio marittimo erano gli spagnoli, portoghesi e i danesi questi vengono sovrastati dai francesi e dagli Inglesi (soprattutto quest’ultima che grazie alla sua incredibile flotta teneva il controllo sui mari). Infatti i porti più importanti dell’Europa erano Liverpool e Bristol e detenevano i controlli sui mercati. Anche altri stati si sono appoggiati agli inglese come i danesi e gli olandesi per i commerci. 1,3 EFFETTI DEL COMMERCIO TRANSOCEANICO Inizialmente, alla XVII secolo i primi consumatori dei beni che arrivano in Europa, da oltre mare sono i membri delle famiglie aristocratiche e borghesi, perché potevano permettersi quei nuovi costosi prodotti. Ciò va a evidenziale quella separazioni di classi sociali più in difficoltà che ovviamente non potevano permettersi quei prodotti esotici. Inoltre dobbiamo dire che questi prodotti sì per quei tempi erano beni di lusso e per ciò hanno dato una grande spinta al commercio, ma coloro che ne hanno beneficiato maggiormente sono i commercianti e i marinari che non ha solo significato una maggiore domanda di prodotti ma anche un aumento di reddito. Gli esempi per eccellenza sono i porti inglesi di Liverpool e Bristol, ma dobbiamo immaginare che ogni porto Europeo era nella stessa situazione. 1.4 UNA RIVOLUZIONE NELLE CAMPAGNE Queste trasformazioni non avrebbero potuto creare una maggiore crescita economica se in contemporanea non ci fosse stata una rivoluzione agricola, dovuta non all’impiego di nuovi macchinari di produzioni ma da un più razionale organizzazione dello sfruttamento delle terre, questo dovuto al recinzione delle terre già presente nel XVI secolo ma nel XVIII secolo ha una forte accelerazione. Di cosa si tratta? Nel mettere d’accordo più proprietari terrieri nel seguire una collettiva politica di coltivazione, ma ciò era impossibile per la formazione intellettuale dei cittadini di quel epoca, per ciò i grandi proprietari terrieri che aveva già grandi appezzamenti di terra hanno fatto richiesta allo stato per poter usufruire al meglio quelle determinate terre che prima erano riservati ai piccoli proprietari terrieri, lo Stato glie li concede ed emana l’Atto di recinzione (Enclosuse Act). Che cosa ci fanno i proprietari con le terre che, dopo la recinzione, sono totalmente a loro disposizione? In primo luogo le affidano a dei affittuari che al solito sono i veri responsabili delle innovazioni; loro assumono mano d’opera, che saranno gli stessi contadini a cui hanno levato le terre, ma non a tutti poiché altri si sposteranno in città per cercare fortuna. 2.2 LE COLONIE INGLESI D’AMERICA E IL CONFLITTO CON LA MADREPATRIA Le nuove politiche fiscali per le colonie britanniche viene messa in atto con due norme distinte: -Revenue Act del 1764 (le colonie doveva tenere rigorosamente commerci solo con l’Inghilterra) -Stamp Act del 1765 (In ogni merce si metteva un timbro che aveva un costo per finanziare le truppe e i funzionari statali che lavoravano nelle colonie, inoltre questo timbro era una sicurezza per contrastare il brigantaggio) I coloni manifestavano ripudio, attraverso scioperi e articoli di giornali, contro queste imposizioni fiscali, perché ritenevano ingiusto che un parlamento, che non rappresentava le colonie avesse il potere di imporre delle imposte senza nessuna legittimità, senza una dovuta rappresentanza e senza qualcuno che difendesse gli interessi dei coloni. Da ciò i coloni manifestarono la loro frustrazione nello slogan <<no taxation without representation>> (<<nessuna tassa senza rappresentanza parlamentare>>) Il governo britannico rifiutando che si concedesse la libertà di voto nelle colonie abolì la Stamp act e introdusse nel 1773 una legge che affidasse alla EST INDIA COMPANY (compagnia delle indie orientali) il monopolio esclusivo della vendita del tè importato in Nord America dalle colonie asiatiche. Questo fatto rupe il rapporto tra la madrepatria e le colonie poiché colpi molti strati della popolazione che esasperati cominciarono a sabotare i commerci con l’Inghilterra come quello che successe nel porto di Boston il 16 dicembre del 1773 che un gruppo di coloni travestiti da pelle rossa gettarono un intero carico di tè a mare, per mandare un segnale al governo inglese. Tale gesto ha provocato una reazione durissima da parte del governo britannico che fece chiudere il porto di Boston, il Parlamento di Massachusetts venne abolito e il potere venne affidato al governatore e ai militari. Di contro i leader del ribelli, allora, rispondono convocando per l’anno seguente un Congresso dei rappresentanti delle colonie, per fare il punto della situazione e stabilire una linea comune di fronte al governo di Londra. 2.3 LA SECESSIONE Le tredici colonie mandando i loro delegati al Congresso di Filadelfia nel settembre del 1774. Le loro posizioni sono molto varie si va dai Lealisti convinti, determinati a mantenere il vincolo di fedeltà alla corona, agli indipendentisti radicali, inclini a sciogliere qualunque legame con la madre patria. Il Congresso chiede formalmente al governo di Londra di ritirare le norme che sono state adottate negli ultimi mesi e sollecita a qualche compromesso. Ma la risposta di Londra non soddisfa per niente queste aspettative. All’inizio del 1775 i comandati del esercito di Massachusetts ricevono l’ordine di arrestare tutti i Leader che guidavano la ribellione, tali operazioni porta ai primi scontri seri che avvengono a Lexington intorno a Boston. Un secondo congresso svoltosi sempre a Filadelfia il 10 maggio del 1775, prende atto della crisi e decide di illustrare il problema alla popolazione, attraverso una Dichiarazione, con la speranza di avere l’opinione pubblica dalla propria parte. L’indipendenza viene salutata con entusiasmo da una parte degli abitanti delle colonie: i ritratti di re Giorgio III vengono bruciati, si fanno simulazione del funerale del sovrano e a New York viene tagliata la testa alla statua equestre del sovrano. Se la maggior parte della popolazione gioisce, alcune minoranze prendono distanze da queste azioni, perché ancora fedele al sovrano. È con questa geografia politica interna che scoppia la vera e propria guerra delle colonie ribelli contro la Gran Bretagna. 2.4 LA GUERRA A un primo guardo la guerra tra Gran Bretagna e le colonie ribelli sembra essere un gioco per le truppe di sua maestà che contava 13000 marinai e 32000 soldati dell’esercito principalmente composta da mercenari tedeschi che combattevano per profitto. All’inizio del conflitto le truppe della corona stavano avendo il sopravento sui coloni ma alla lunga i coloni si sono rivelati un osso dura da sconfiggere. George Washington che guidava le truppe dei ribelli, evitava gli scontri frontali che sapeva che l’esercito di sua maestà avrebbe avuto la meglio, quindi attaccavano prendendo di sorpresa i loro nemici attraverso imboscate e trappole, puntando al logoramento dei suoi nemici. Questa strategia militare ha avuto effetto anche grazie ai motivi per cui l’esercito dei coloni combatteva, visto che si battevano per la loro patria e famiglia e questo gli permetteva di combattere con più entusiasmo, piuttosto che i mercenari che avevano solo uno scopo di lucro. Inoltre dobbiamo ricordare che questi scontri sono stati anche una guerra civile visto che c’erano i lealisti che erano fedeli al sovrano. Secondo un francese che ha vissuto la guerra d’indipendenza afferma” il furore della discordia civile è avanzato fra di noi con una rapidità sorprendente (…) il figlio si è armato contro il padre, il fratello contro il fratello; più intima è la relazione personale, più aspro il risentimento, più violenta la furia dell’opposizione” Con il passare dei mesi i ribelli con tutto che stanno affrontando un grande nemico cominciano ad avere i primi grandi successi anche grazie alle potenze Europee (Francia, Spagna, Olanda) che sono intervenute in favore delle 13 colonie. La Francia nel 1778 riconosce l’indipendenza degli Stati Uniti d’America. La battaglia definitiva che rappresenta la sconfitta del esercito britannico avviene il 19 ottobre del 1781 a Yorktown, in cui la Gran Bretagna firma la pace a Parigi il 3 settembre 1783, così la Gran Bretagna riconosce d’indipendenza degli Stati Uniti d’America. 2.5 LA COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI Conquistata l’indipendenza con le armi e fatica, per i leader politici dei territori indipendenti spetta la discussione di scegliere la forma istituzionale da dare al nuovo Stato. Tra il 1776 e il 1780 le 13 colonie sono diventate degli Stati autonomi con una propria costituzione di forma repubblicana che però avevano il diritto di voto solo i ricchi, tranne in Pennsylvania che aveva istituito il suffragio universale. I rapporti tra gli stati sono regolati provvisoriamente dal Congresso dei Rappresentanti. Tuttavia nel maggio del 1787 i delegati degli Stati, riuniti a Filadelfia in una Convezione che ha il compito di rivedere le norme transitorie che disciplinano le relaziono tra i singoli Stati e il Congresso: si accingono di scrivere una Costituzione di carattere no Confederale ma bensì, nella forma di una vera e propria Federazione. Sotto la presidenza di George Washington la Convezione di Filadelfia lavora spedita, tanto che a settembre del 1787 la Costituzione è pronta. Il testo disegna l’architettura costituzionale di uno Stato Federale che attrae la sua legittimità dal << popolo degli Stati Uniti>>, un‘entità collettiva che fino a quel momento non aveva trovato una traduzione giuridica precisa. -Questa è la struttura della Costituzione degli Stati Uniti d’America. Per affrofondire leggere pag 39-40-41 2.6 LA NUOVA REPUBBLICA NORDAMERICANA Il punto politicamente più delicato, che disegna la geografia degli schieramenti politici durante e dopo la fase di approvazione della Costituzione, concerne l’equilibrio tra i poteri dei singoli Stati e quello del governo federale quale delle due istanze deve prevalere? -i Federalisti (che sono a favore di uno stato centrale che governi sugli altri stati) tra i sostenitori più illustri abbiamo James Madison - Di contro abbiamo i Repubblicani (sostenitori dei diritti degli Stati di fronte al governo centrale) esponente di spicco Thomas Jefferson (prendere le stesse posizioni poi Madison) racchiude molti strati ella popolazione degli USA dai proprietari dei campi del Sud ai piccoli artigiani del Nord La contrapposizione vede i repubblicani mettere a segno un punto iniziale per l’approvazione del Bill of Right, ovvero l’insieme dei primi 10 emendamenti della costituzione. Questi emendamenti non modificano la costituzione ma evidenziano i limiti che il governo centrale deve rispettare nei confronti dei singoli individui e nei confronti degli Stati dell’Unione. È attraverso questi emendamenti che i repubblicani istaurano un proprio dominio politico. Oltre che questioni relative ai rapporti di potere, la neonata repubblica si pone degli interrogativi: chi sono i statunitensi? e Qual è il territorio degli Stati Uniti? Sono interrogativi urgenti per ciò il Congresso si mette a lavoro per l’attribuzione della cittadinanza americana, che si può riceve perché si è nati in America (per diritto di nascita) o dopo che è passato un tot di tempo (ma man mano che passa il tempo diventano sempre più rigide). Invece riguardo ai confini non sono delineati perché verso ovest c’erano i territori delle tribù dei pellerossa, quindi sono considerate a disposizione di chi voglia spingersi a colonizzarle. Uno stato nuovo, privo di tradizioni e di memoria, ha bisogno di definire le sue norme i suoi confini quanto di costruire i propri simboli, che possano servire da elemento di riconoscimento per tutti i cittadini. I principali simboli sono: -il Gran Sigillo che è il sigillo che viene usato per siglare la Dichiarazione, che si possono notare nella banconota da 1 dollaro  La piramide  L’Aquila -la Bandiera nominati dal governo e inamovibili. Il sistema giudiziario è composto in ordine da giudici di pace elettivi, tribunali dipartimentali, corti di appello e corti di cassazione. Sono previsti anche Tribunali speciali e militari dal carattere repressivo e poliziesco. Fondamentale durante il regno napoleonico è la codificazione con il Codice Civile del 1804 basato sul diritto romano che consacra le grandi conquiste della Rivoluzione: libertà individuale, libertà di lavoro, libertà di coscienza, laicità dello Stato, eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, abolizione del regime feudale, diritto di proprietà assoluta. Il codice napoleonico subisce un’espansione nel 1807 sul tema della famiglia: viene sanzionata l’autorità maritale e l’inferiorità giuridica della donna (che però viene esclusa dalla politica), si mantiene il divorzio e si abolisce la primogenitura, stabilendo un’equa divisione dell’eredità tra i figli. Nel progetto napoleonico assume molta importanza l’insegnamento, soprattutto quello destinato a formare le élite che si occuperanno dell’amministrazione: a tale scopo sono creati i licei, caratterizzati da una rigida disciplina militare. La formazione si completa poi nelle università. Anche in questo campo la struttura è verticistica: c’è un gran maestro che, agli ordini dell’imperatore, concede le autorizzazioni ai professori per l’insegnamento. Con tali premesse, possiamo parlare a pieno titolo di Stato amministrativo, tanto che è in questo ambito che si colloca la nascita del diritto amministrativo, un sistema giuridico che comprende le norme sulla pubblica amministrazione e che rende quest’ultima indipendente dalla giustizia dei giudici. L’ITALIA NAPOLEONICA Con l’arrivo delle truppe francesi in Italia ha inizio un processo di trasformazione degli Stati assoluti sia sotto l’aspetto costituzionale che nell’assetto amministrativo. Due sono le fasi di questo processo: il triennio giacobino (1796-1799) e il periodo napoleonico (1802-1815). Create alcune Repubbliche in Italia sotto il controllo di Napoleone, nella prima fase si procede alla stesura delle costituzioni che, nelle linee generali, si rifanno alla Costituzione del 1795. Viene introdotta la separazione dei poteri, l’eguaglianza giuridica degli abitanti, l’abolizione dei privilegi del clero e della nobiltà, vengono garantiti i diritti fondamentali della Rivoluzione e viene cancellata ogni forma di giurisdizione (feudale, ecclesiastica, corporata, cittadina) alternativa alla giurisdizione dello Stato. Questo è il periodo dell’età giacobina: lo Stato assume esclusiva del pubblico potere ed organizza il territorio con un’amministrazione unitaria e centripeta. Nell’età napoleonica l’Italia è divisa in tre grandi tronconi:  REGNO ITALICO – comprende i territori della Lombardia austriaca e delle Marche  REGNO DI NAPOLI – comprende gran parte del Mezzogiorno, esclusa la Sicilia  IMPERO FRANCESE – comprende lo Stato sabaudo, il Granducato di Toscana e parte dello Stato pontificio Questi ultimi hanno istituzioni praticamente identiche alla legislazione francese del periodo napoleonico. Anche in Italia sotto Napoleone si assiste ad un periodo di riforme costituzionali che limitano le libertà di pensiero, di stampa e di associazione. Al posto di una rappresentanza eletta subentra un sistema di designazioni delle cariche dall’alto. Lo Stato è composto dal Consiglio di Stato che è formato da Senato e Corpo legislativo per quanto riguarda il potere legislativo (anche se quest’ultimo è in realtà nelle mani dell’esecutivo), mentre i compiti giurisdizionali sono svolti dal Consiglio degli uditori che si occupa dei conflitti in sede di appello delle sentenze dei Consigli di prefettura. Le riforme amministrative sono incisive. Sia nell’impero francese che nel regno di Napoli regnano dei parenti di Napoleone e in entrambi i regni il pubblico potere si regge sul sistema ministeriale che è fondato su dicasteri con competenze specifiche (Interno, Esteri, Culto, Guerra e Marina, Giustizia, Finanze). L’intervento statale, sorretto da forti apparati centrali, si dilata in aree sino ad allora riservate ai privati: amministrazioni di ponti e strade, vaccinazioni, creazione di un sistema scolastico elementare e superiore. Le cariche pubbliche vengono occupate da un ceto amministrativo che proviene dalla borghesia e che accede alle cariche per merito. Gli ordinamenti locali vengono ripresi da quelli francesi: identiche circoscrizioni (dipartimenti, distretti, cantoni e comuni) e conforme dimensione organizzativa (prefetti e Consigli generali, sindaci e Consigli comunali) con lo stesso sistema di cariche elette dall’alto. Razionalizzazione e disciplinamento non eliminano le disfunzioni della pubblica amministrazione: le amministrazioni, soppresse dall’esecutivo, mostrano spesso indifferenza, mentre nella popolazione dilagano fenomeni come la renitenza alla leva obbligatoria, la propensione a sottrarsi all’anagrafe e il banditismo. Seppur con tutte le sue limitazioni, è innegabile che il sistema napoleonico abbia modernizzato l’amministrazione istituendo elementi come il servizio allo Stato inteso come una vera e propria professione 6 La restaurazione 6.1 IL CONGRESSO DI VIENNA Dopo la sconfitta di Napoleone nell’autunno del 1814, Vienna viene invasa da diplomatici e corti provenienti dagli stati che avevano sconfitto Napoleone: l’Austria in primo luogo, rappresentata dal suo imperatore, Francesco I, e del suo Cancelliere, l’autorevole Metternich; e poi la Russia, la Prussia e la Gran Bretagna, ognuna con la propria delegazione estera. A costoro si unirono esponenti di altri Stati europei come la Francia Borbonica con il suo abilissimo ministro degli Esteri, Talleyrand. Il resto dell’Europa non sapeva nulla di cosa i viennesi vedono dal 1 novembre del 1814 (data di inaugurazione del Congresso di Vienna) al 9 giugno del 1815 (firma dell’atto finale), solo notizie di seconda mano, dei balli, dei ricevimenti, sugli incontri clandestini, sugli intrighi diplomatici che scandiscono la vita della capitale austriaca. Tutti gli europei sanno presto, invece, quali destini geopolitici i grandi hanno stabilito per loro. Il criterio principale della restaurazione all’interno del Congresso di Vienna è il principio di legittimità: esso implica la restaurazione dei poteri legittimi nelle aree territoriali, prima della rivoluzione francese e del imperialismo di Napoleone. L’ intento è quello di ridisegnare i confini degli stati e le loro istituzioni in modo da riportare l’intera Europa a prima del 1789. Nel complesso i mutamenti sono stati assai significativi: a) La Russia ingloba il Regno costituzionale di Polonia, la cui corona spetta allo zar, e la Finlandia, sottratta alla Svezia. b) La Prussia a est riottiene la Posnania e a ovest i territori renani che nel periodo napoleonico erano stati inclusi nel Regno di Vestfalia. c) L’Austria riprende tutti i territori precedentemente persi, con l’aggiunta del nuovo Regno Lombardo-Veneto. Cede i Paesi Bassi all’Olanda e formano il Regno dei paesi Bassi. d) In Germania, al posto della napoleonica Confederazione del Reno, abolita nel 1813, viene ora costituita la Federazione germanica, organismo sovranazionale che raggruppa 39 stati, tra cui l’impero Austriaco. e) In Spagna ritorna sul trono Ferdinando IV di Borbone (1814-1833), che come primo atto di governo abolisce la Costituzione di Cadice, approvata dalle Cortes nel 1812 durante le guerre antinapoleoniche. f) Infine l’Italia: Bandiera Nome Capitale Dinastia regnante oppure forma di governo Arco cronologico Regno di Sardegna Torino Savoia Vittorio Emanuele I 1814-1861 Principato di Monaco Monaco Grimaldi 1815-oggi Regno Lombardo-Veneto Milano (1815- 1859) Venezia (1859- 1866) Asburgo-Lorena (dipendenza dell'Impero austriaco) Francesco I 1815-1859 (formalmente termina nel 1866) Ducato di Parma e Piacenza Parma Asburgo-Lorena (1814- 1847) Borbone-Parma (1847- 1859) Ex moglie di Napoleone Maria Luisa d’Austria 1814-1859 Ducato di Modena e Reggio Modena Austria-Este Francesco IV d’Austria 1815-1859 Ducato di Massa e Carrara Massa Este Madre di Francesco IV, Maria Beatrice, moglie dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo 1815-1829 Ducato di Lucca Lucca Borbone-Spagna (1815- 1824) Borbone-Parma (1824- 1847) Maria Luisa di Borbone 1815-1847 Francia” di Edmund Burke, edito nel 1790. Egli sottolineava la differenza tra un buon regime politico e uno pessimo è prendeva come esempio; la Gran Bretagna che è un regime politico che si evoluto nel corso del tempo, tramandando la conoscenza ai posteri, di contro il regime politico della Francia rivoluzionaria si è imposta rompendo radicalmente con tutte le precedenti tradizioni, sulla base di progetti completamente astratti. I rivoluzionari francesi si sono mossi con l’intenzione di esportare i principi che li avevano ispirati, poiché credevano che erano universali, senza tenere conto della cultura e delle tradizioni degli altri popoli, questi fattori in questi anni verranno chiamati con una sola parola “spirito” dei popoli. Questa particolare forma di tradizionalismo storicista, che Burke ha elaborato nei primi anni dell’Ottocento si fa strade e influenza altre riflessioni teoriche. 6.5 IL RISVEGLIO DELLO SPIRITO RELIGIOSO In effetti la terribile esperienza di anni e anni di guerra, di sofferenza e di morti, provata durante l’epoca napoleonica, dà nuova forza alla rinascita del sentimento religioso che era già in atto nel XVIII secolo; le autorità degli Stati restaurati, cercano di avvalersi di tale risveglio per consolidare il sostegno alle istituzione del nuovo ordine europeo. Tra le figure più note: -La devozione a Gesù eucaristico -Il culto di Maria Santissima -Salve Regina Nei paesi protestanti il risveglio religioso ha già avuto momenti significativi nel tardo Settecento, con la diffusione del pietismo in Germania e del metodismo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. 6.6 OPINIONE PUBBLICA E SETTE SEGRETE Nessuno dei movimenti religiosi era in contrasto con le nuove politiche della restaurazione, ma questo non significa che c’è un consenso unanime. Infatti agli inizi del 1815, la situazione politica si rivela piuttosto instabile. Le suggestioni si dividono in diverse direzioni: -nei paesi in cui non esiste la censura, il dibattito delle idee, anche politiche viene ospitato sulle pagine dei giornali o all’interno dei club o delle associazioni private. -nei paesi in cui la discussione politica è proibita, lo strumento operativo per esprimere il dissenso diventa quello delle associazioni segrete, principale fra le quali è la Carboneria. Attiva soprattutto in Italia, ma anche in Francia, La Carboneria deriva dal modello associativo massonico e si struttura attraverso reticolo di nuclei operativi detti <<vendite>>, i cui membri sono chiamati <<buoni cugini>>; i militanti sono distinti da 3 gradi di iniziazione (apprendista, maestro e gran maestro) in base ai quali si differenziano per compiti e conoscenza. Le idee alternative al legittimismo monarchico, che corrono dentro e fuori le sette, sono varie e talora in contrasto tra loro, ma trovano un punto di convergenza negli ideali nazionali, che all’epoca costituiscono il linguaggio comune di tutte le opposizione politico-ideologiche. 6.7 L’IDEA DI NAZIONE L’idea di nazione è una delle principali innovazioni registrate dal linguaggio politico europeo di inizio Ottocento. Prima della fine XVIII secolo il lemma nazionale non è era definito bene all’interno dei confini territoriali; tra il XVIII e il XIX secolo esso comincia invece a designare la collettività che ha il diritto di esercitare la sovranità su uno specifico territorio. Questo spostamento avviene a seguito della Rivoluzione Francese all’interno della Dichiarazione dell’uomo e del cittadino del 1789 che, all’art 3, si afferma chiaramente <<il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione>>. La diffusione del linguaggio nazionale oltre i confini della Francia rivoluzionaria è assicurata da due processi che sembra apparentemente contraddittori, ma in effetti intimamente correlati: a) L’uno, di natura imitativa, fa sì che altrove i gruppi antiassolutistici imitino i rivoluzionari francesi e comincino a parlare i linguaggio della nazione che costoro per primi hanno adottato b) L’altro, di natura reattiva, si verifica quando le armate napoleoniche occupano gran parte del territorio europei e ciò suscita nelle élite e nei pensatori di quei luoghi le risposte che trovano nel linguaggio nazionalista il loro vettore ideale Nel corso di questo dinamico passaggio si assiste alla presa di campo della convinzione che la nazione era costituita da individui che condividevano: gli stessi tratti etnici, la stessa storia, la stessa lingua e la stessa cultura; è in ragione di questa presunzione i cittadini della nazione sentivano il diritto di appartenenza a quel territorio delimitato che corrispondeva allo Stato. Il linguaggio del nazionalismo ha avuto molta diffusione, nonostante sia ostacolato da due notevoli difficoltà: a) L’enunciato del nazionalismo (<<la nazione unisce persone che appartengono a una medesima comunità etno-linguistica>>) cozza violentemente con la realtà. La comunanza etno-linguistica non sembra garantire affatto una corrispettiva comunanza di sentimenti politici. b) Dopo il 1815 il discorso nazionalista viene duramente osteggiato dalle grandi potenze, poiché esso appare sulla scena europea con le vesti di un linguaggio minacciosamente eversivo. I suoi sostenitori, infatti, vogliono mutamenti radicali sia nella carta geopolitica sia negli assetti istituzionali dell’Europa, affinché si formino Stati-nazione. I nazionalisti voglio unire o smembrare territori; che questi Stati siano dotati di istituti rappresentativi attraverso i quali, in un modo o in un altro, la nazione di riferimento possa esprimere la sua volontà politica. Date queste contraddizioni si può pensare che il nazionalismo non abbia futuro, invece diventerà il linguaggio politico fondamentale dell’Ottocento europeo, ciò è chiamato “nuova politica”. La proposta della politica nazionalista è nuova perché vuole coinvolgere le masse; e per coinvolgere non fa appello alla ragione degli illuministi, alla solida cultura, all’indagine lucida e distaccata, ma parla all’universo preparazione delle emozioni e non può fare altrimenti visto che la maggior parte della popolazione è analfabeta e ignorante. 6.8 MITI DEL NAZIONALISMO ROMANTICO L’idea di Nazione è un fatto, al tempo stesso biologico e culturale: è una famiglia allargata, un reticolo di parentele che lega tra loro tutti i membri di una comunità, che condivide anche lingua e storia. Detto in altri termini è una comunità di discendenza, in cui le generazioni presenti sono legate alle passate e alle future da legami di sangue, secondo un modello che deriva dallo schema messo a punto da Edmund Burke nelle sue Riflessioni sulla Rivoluzione francese. Dobbiamo sempre ricordare che quest’idea di Nazione si è formata a seguito dell’oppressione di Stati occupatori, quindi dobbiamo considerare che a seguito del Congresso di Vienna, quindi di quella famosa Restaurazione, tutti coloro che manifestavano dissenso (sia attivamente che in segreto) hanno preso posizioni differenti tra o liberisti e i democratici. 6.9 LIBERISMO/DEMOCRAZIA Tra i vari progetti politici liberali, che si svilupparono in questi anni, tutti seguono alcuni principi: a) Esaltazione dei benefici del Libero mercato b) Valorizzazione della Società Civile c) Introduzione dello Stato di Diritto d) Introduzione del Uguaglianza formale, cioè tutti i cittadini sono uguali davanti la legge, quindi L’Esercizio dei Diritti Politici, ovviamente dobbiamo dire che tali diritti li può usufruire solo coloro che hanno i mezzi per esercitarli (esclusi: minori, analfabeti e poveri) Come quello liberale, anche il Pensiero Democratico è attraversato da ideali nazionali, che tuttavia sono proiettate verso uno svolgimento delle forme costituzionali e politiche assai diverse da quelle liberali: a) Si preferisce un assetto politico Repubblicano piuttosto di uno monarchico, poiché rispecchia meglio la sovranità popolare b) Il diritto di voto deve essere dato a tutti i cittadini maschi adulti, questo allargamento è dovuto per un principio di giustizia, visto così ognuno può discutere i propri interessi. Sulla base di questi non piccoli contrasti, oltre che della comune convergenza sull’idea di rappresentanza e di nazione, si muovono gruppi politici di opposizione che nel giro di pochi anni prendono un incredibile consenso preso l’opinione pubblica. L’ Europa restaurata non sembra essere affatto in equilibrio, soprattutto una parte almeno della sua opinione pubblica non è per niente tranquilla. 7. Tornano le rivoluzioni(1820-31) 7.1 CICLI RIVOLUZIONARI Negli anni a susseguire il Congresso di Vienna, gli oppositori cominciarono a convincere gran parte dell’opinione pubblica, incoraggiati nel volere un cambiamento dei costumi politici. Per ottenere questo scopo sembra essere uno solo; ripercorrere la strada che nel 1776 e nel 1789 si è mostrata così efficace, la strada passa attraverso la Rivoluzione. Cosi che, tra il 1820 e il 1849, ben 3 cicli rivoluzionari distinti che si susseguirono tra l’America e l’Europa: a) I primi due (1820-25 e il 1830-31) hanno un carattere liberale b) Nel terzo (1848-49) si assistete a una rivoluzione a livello embrionale di un carattere democratico, se non addirittura di una vera e propria rivoluzione sociale. 7.1 IL PRIMO CICLO RIVOLUZIONARIO (1820-25): CARATTERI GENERALI La prima ondata rivoluzionaria ha il suo inizio nell’America Latina, da dove si trasmette all’Europa attraverso la Spagna, tra 1820-25, una vera e propria sequenza di rivoluzioni scuote l’Europa, mostrando caratteristiche simili: a) Le rivoluzioni di questi anni sembrano quasi tutte collegate tra loro da un regolare sistema diffusivo b) Se si osserva la geografia e la data d’inizio delle rivoluzioni, se ne può intravedere una direttrice di movimento, disposta prevalentemente sull’asse Ovest-Est c) Ruolo decisivo dei militari d) La rilevanza delle Società Segrete e) In tutte le rivoluzioni sono presenti i temi dell’Indipendenza e della Sovranità nazionale f) Tutti i movimenti rivoluzionari sono indeboliti da spaccature interne che seguono morfologie varie Nel 1820 diventa capo della Eterìa Alèzandros Ypsilàntis, aiutante dello zar Alessandro I, spera si convincerlo a sostenere un’eventuale insurrezione antiottomana. Nel 1821 Ypsilàntis decide che era giunto il momento di agire attraverso un insurrezione delle comunità greche di Moldavia e Valacchia, incitati dal suo Proclama. Nonostante Ypsilàntis fù sconfitto la rivolta ebbe successo a seguito della sua sconfitta e nella coordinazione dell’insurrezione delle isole greche e del Peloponneso con Eterìa. La Grecia raggiunge l’indipendenza nel 1822. Ciò porta un incredibile entusiasmo al livello europeo poiché la cultura greca era amata da tutte le élite degli Stati Europei quindi decisero di aiutare la Grecia per raggiungere la sua indipendenza. La lotta indipendentista è molto sanguino anche a causa di discordanze all’interno dell’esercito di liberazione fino a quando il Regno Unito, Francia e Russia firmano a Londra un trattato nel quale si impegnano a garantire l’autonomia della Grecia (26 luglio 1827); i tre stati inviano le loro flotte che il 20 ottobre, lo scontro avviene vicino Novarino, distruggono l’esercito turco-egiziano. L’anno seguente la Francia occupa il Peloponneso e la Russia attacca la Moldavia e Valacchia minacciando di entrare a Istanbul. Nel settembre del 1829 viene firmata la pace di Adrianopoli che riconosceva la Grecia come uno stato indipendente, nel 1832, impongono l’adozione a una monarchia sotto un re tedesco Ottone I di Baviera. 7.7 IL SECONDO CICLO RIVOLUZIONARIO (18130-31) Una seconda ondata di rivoluzioni, che ha inizio nel 1830, segue il medesimo schema diffusivo, per cui la rivoluzione scoppia in un punto d’occidente, e poi si irradia, come per contagio in altre aree, grosso modo verso orientale, coinvolgendo il Regno di Francia, il Regno dei Paesi Bassi, la Polonia e l’Italia. Anche questo ciclo è guidato da parole d’origine di tipo liberare e nazionalista ma, accanto a rivolte promosse da organizzazioni segrete (come accade per esempio in Italia), ve ne sono altre che riassumono più direttamente in sé un modello di grande rivoluzione, con occasionali contrati politici che scatenano profonde tensioni latenti, le quali, a loro volta, si esprimono in manifestazioni di piazza e in scontri per le strade con la forza pubblica. 7.7.1 LA <<RIVOLUZIONE DI LUGLIO>> IN FRANCIA Nel 1824, morto Luigi XVIII, sale al trono Carlo X di Borbone (suo fratello). Il nuovo re cerca di istaurare la dorma monarchica introducendo il rito di incoronazione e influenzando il governo per fare delle norme che: risarciscono/indennizzano quella parte di popolazione che è stata vittima dei moti rivoluzionari e per ciò perse la sua proprietà; norme che puniscono i reati di sacrilegio nei confronti della Chiesa e norme che limitino la libertà di stampa. Questo provoca mal contento nell’opinione pubblica infatti nelle elezioni del 1827 aumentano i deputati liberali, i quali si trovano in maggioranza rispetto le destra monarchica gli “ultras”. Dopo un periodo di governo liberale, il re ritorna sui suoi passi e decide di nominare come primo ministro uno della destra monarchica, ciò fa aumentare ancora di più la tensione nelle camere e il re decide così di scioglierle, con la speranza che si possa rinforzare la destra monarchica, ma avviene tutto il contrario e si rinforza la sinistra liberale. Il re stanco della situazione decide di usare il pugno di ferro per ciò, il 25 luglio interpretando in maniera estrema un articola della Costituzione del 1814- emana 4 ordinanze con le quali sospende la libertà di stampa, scioglie la Camera appena eletta, modifica la legge elettorale e riconvoca le elezioni. La reazione è inattesa e decisa. Il popolo di Parigi, incoraggiato dai giornali liberali e di opposizione che escono ugualmente rispetto il divieto imposto da una delle ordinanze del 25 luglio, scende nelle piazze per protestare; il governo invia l’esercito per sedare le rivolte ma senza successo visto che i liberali nel giro di 3 giorni controllano tutta la città. Il 30 luglio i capi liberali timori che il conflitto possa avere esiti repubblicani o democratici nomina Luigi Filippo D’Orleans- <<luogotenente generale del Regno>> con questa nomina era titolare dell’esecutivo. Luigi Filippo, come primo atto di governo, nomina una commissione incaricata di redigere una nuova Costituzione. Il 6 agosto il testo costituzionale viene presentato alle Camere che lo approvano a larga maggioranza (la promulgazione della costituzione avviene il 14 agosto). La Costituzione prevede che lo Stato francese prenda la forma di una monarchia; l’unica persona che, nelle condizioni correnti, ha i titoli per diventare re è Luigi Filippo. Così, dopo aver giurato alla Costituzione (9 agosto), le due Camere lo proclamano <<re dei francesi>>, una formula che vuole rimarcare l’evidente discontinuità nella successione regia. Le novità principali introdotte dalla Carta del 1830, rispetto a quella del 1814, sono le seguenti: a) La religione cattolica non è più religione di Stato; b) La censura sulla stampa è proibita; c) Il diritto di iniziativa legislativa viene attribuito anche al Parlamento; d) Al re viene espressamente proibito di emanare ordinanze che interpretino o sospendano le leggi approvate dal Parlamento e) E il tricolore rosso-bianco-blu viene adottato come bandiera nazionale francese al posto del drappo borbonico, bianco con i gigli d’oro; La Costituzione rinvia la disciplina della legge elettorale che poi sarà approvata con una legge ordinaria che si baserà sempre sul censo, però abbassando le soglie di voto, così facendo allarga la popolazione che ha diritto di voto da 0,3% all’ 1% della popolazione. 7.7.2 La <<rivoluzione di agosto>> in Belgio Non passa molto tempo che l’esempio della rivoluzione di luglio si trasmette molto rapidamente alle aree meridionali del Regno dei Paesi Bassi. Il regno, costituito nel 1815, è frutto delle decisioni prese dal Congresso di Vienna e nasce dall’unione della Repubblica d’Olanda con gli ex Paesi Bassi austriaci; la corona del nuovo Stato, che ha un assetto monarchico, viene attribuita all’olandese Guglielmo di Nassau-Orange, il quale prende il nome di Guglielmo I. Ben presto appare evidente che la riunificazione non è una buona mossa, visto che gli Paesi Bassi (ex territori austriaci) sono stati divisi per ben 3 secoli dall’Olanda per ciò c’è una differenza socio-culturale tra i vari cittadini che questo porterà a degli scontri. A questa differenza si aggiungono altre relative agli interessi politici ed economici. Le élite beghe si sentono discriminate dalle scelte di Guglielmo I e dei suoi governi, a composizione prevalentemente olandese; inoltre in Belgio si preferirebbe una politica economica di protezione dei prodotti interni, invece i borghesi olandesi fanno una politica economica di tipo liberista. Insomma le tensioni si accumulano fino ad arrivare all’estate del 1830, il quale attraverso un melodramma messo in scesa a Bruxelles il 25 agosto “la muta dei porti” che incitava il valore di nazione, infatti dopo l’opera la popolazione guidata dai soldati indipendentisti, si riversa nelle strade prendendo possesso degli edifici governativi.Il re Guglielmo non vuole cedere nessuna Costituzione e invia l’esercito il 23-26 settembre per le strade ma senza successo.Il 4 ottobre il governo provvisorio proclama l’Indipendenza del Belgio; a novembre si riunisce un’Assemblea nazionale che il 7 febbraio del 1831 approva una Costituzione. 7.7.3 La rivolta polacca Mentre la rivolta belga è in pieno svolgimento più a est, in Polonia, scoppia l’ennesima insurrezione.Nel 1815 il Congresso di Vienna aveva diviso il Regno della Polonia in Polonia, Austria e Russia, il cui sovrano in Polonia è lo zar Alessandro I.A differenza dell’impero Russo la Polonia aveva una propria autonomia e una propria Costituzione, ma alla morte di Alessandro I, sale al trono Nicola I che pone la Polonia sotto il controllo Russo; conferendogli un governatore cioè Konstantin Pavlovich. Le élite Polacca non era entusiasta della situazione fino ad arrivare al 29 novembre del 1830 un gruppo di cadetti dell’Accademia di Varsavia attaccano l’edificio del governatore portando il governatore alla fuga, proclamando un governo provvisorio nel gennaio del 1831 affermando che la Polonia era indipendente da Nicola I. La reazione Russia non si fa attendere è invia un esercito di 115.000 soldati verso Varsavia per riportare la Polonia sotto il proprio controllo e dopo una lunga battaglia con tante perdite da entrambi i schieramenti la Russia si porta sotto il suo controllo la Polonia. 8. IL RISORGIMENTO ITALIANO 8.1. Immaginare una nazione Nei due cicli rivoluzionari che scuotono l'Europa tra il 1820 e il 1831, la penisola italiana è sempre coinvolta: a Napoli, la Sicilia, il Piemonte e la Lombardia nel 1820-21 diverse aree del Regno delle Due Sicilie con turbolenze, congiure di minor portata negli anni successivi: i Ducati padani e lo Stato della chiesa nel 1831. Sono segni chiari di un'ampia diffusione del movimento politico che si ispira alle nuove idee di nazione. Idea di nazione viene veramente ampliata attraverso un fenomeno tipico di tutta l'Europa romantica che tra il 1815 è il 1847 vengono prodotte le opere artistiche di natura molto varia- le raccolte poetiche, tragedie romanzi, saggi storici, melodrammi e pitture che rielaborano in vari modi il mito della nazione italiana, della sua storia passata e delle sue vicende recenti strutturando una narrazione compatta e avvincente intorno a specifici temi e figure. Ancora più interessante è che- nella grandissima varietà di generi e degli stili, delle ispirazioni e degli intrecci - tutti questi testi tendono a disegnare un quadro coerente di che cosa sia la Nazione Italiana e di perché occorre battersi per essa. Intanto chi è che legge è invitato a riconoscere la comunità nazionale italiana con una realtà legata da fattorie bio-culturali. Non diversamente da ciò che accade in altri contesti dell'Europa romantica gli intellettuali italiani che contribuiscono alla formazione nel discorso nazional patriottico immagino una nazione come una comunità di parentela le cui reti di relazione collegano intimamente la generazione presente alle passate e alle future. La metafora della parentela viene impiegata e declinata in ogni possibile contesto: la Patria è madre, tutti i tuoi figli e figlie sono fratelli e sorelle, i capi politici e militari sono padri della patria. Il sangue è uno dei legami forti che tiene insieme la comunità. L'altro è la cultura della nazione, la cui coesione è garantita da una comune confessione religiosa, da una lunga una lingua comune e da un comune passato. Si tratta peraltro di un passato triste, di decadenza, di oppressione straniera e nessuno ha saputo riassumere con straordinaria capacità evocativa, come ha fatto Mazzoni, tutti questi elementi in pochissimi tratti del suo romanzo “Una nazione che abbia un solo esercito, una sola lingua, un'unica religione, memoria comuni, un unico sangue e una passione da tutti condivisa”. Naturalmente le storie narrate sono estremamente varie, ma a loro interno si possono individuare almeno tre figure principali intorno alle quali si snodano i dispositivi narrativi: 9.2 Il <<dominio>> rivoluzionario Un'ondata di rivoluzionaria ha colpito l'Europa nel 1848-49 ciò che già era successo in precedenza negli anni 1820 e del 1830-31, ma mai di queste proporzioni, sono colpiti anche quei stati cardine che si erano fatti portatori degli ideali di Restaurazione. I moti del 1848 in Europa e in Italia: riassunto degli eventi A Parigi dopo diversi moti rivoluzionari si instaurò la Seconda repubblica. Le elezioni però furono vinte da Luigi Napoleone Bonaparte, che salì al potere, nel 1852, come Napoleone III. I moti rivoluzionari divamparono poi in tutta Europa, in Italia soprattutto a Palermo e nello Stato Pontificio. A Milano i moti rivoluzionari portarono a cinque giorni di scontri, passati alla storia come “le Cinque giornate di Milano”. Ecco un riassunto dei moti del 1848 in Italia e in Europa, con informazioni e video utili. Indice • Il 1848: una svolta nella Storia europea • In Francia nasce la Seconda Repubblica • La Seconda Repubblica è controllata dai moderati • Luigi Napoleone III restaura l’Impero • L’impero asburgico fu travolto dalle rivoluzioni • Scoppia la rivolta nella Confederazione germanica • Il 1848 in Italia: i moti risorgimentali iniziano in Sicilia • Venezia e Milano contro gli Austriaci: le Cinque giornate di Milano Il 1848: una svolta nella Storia europea L’ondata rivoluzionaria del 1848 venne provocata da due elementi comuni:  La crisi economica che aumentò disoccupazione e la miseria, specie tra il 1846 e il 1847, che accrebbe ovunque il disagio sociale;  Il rafforzamento dei moti liberali, che si battevano contro i poteri assoluti e per l’indipendenza e l’unità nazionali. Le rivoluzione del 1848 coinvolsero molti Stati e videro la partecipazione delle masse popolari urbane. Il 1848 in Italia: i moti risorgimentali iniziano in Sicilia Una tappa fondamentale del Risorgimento furono le insurrezioni che nel 1848 si susseguirono in Italia. Infatti all’inizio di quell’anno in tutti gli Stati italiani aumentarono le tensioni e si fecero sempre più forti le richieste di liberal-moderati e dei democratici repubblicani che cercavano la costituzione. Il 12 gennaio 1848 a Palermo scoppiò un moto rivoluzionario contro il governo repressivo dei Borbone; in particolare gli insorti rivendicavano l’indipendenza chiedendo la concessione di una costituzione. La sommossa dilagò nel resto del Regno delle Due Sicilie e soprattutto a Napoli. Pertanto, re Ferdinando II dovette accordare una costituzione, sul modello di quella francese del 1830. Questi avvenimenti suscitarono manifestazioni in tutta la Penisola, dove Leopoldo II di Toscana e Papa Pio IX concessero a loro volta le costituzioni nei rispettivi Stati. Il 4 marzo 1848, in Piemonte, Carlo Alberto promulgò lo Statuto Albertino, una carta costituzionale che sarebbe stata adottata nel 1861 dal nuovo Regno d’Italia, per poi rimanere in vigore fino al 1948. Lo Statuto Albertino prendeva a modello la Costituzione francese del 1830 e quella belga del 1831 e prevedeva l’istituzione di due camere: il Senato e la Camera dei deputati. Alla prima appartenevano i membri nominati a vita dal re, alla seconda i membri eletti da un suffragio ristretto basato sul censo. Lo Statuto Albertino inoltre proclamava larghe libertà di stampa e di associazione e garantiva tolleranza religiosa agli ebrei e ai protestanti valdesi, anche se il cattolicesimo venne dichiarata religione dello Stato. In Francia nasce la Seconda Repubblica La crisi economica aveva peggiorato le condizioni di vita del popolo francese. Per tale motivo il re Luigi Filippo d’Orleans aveva adottato una politica conservatrice. Tale politica prevedeva che il diritto di voto era riservato ai ceti più alti e la libertà di stampa e di associazione era limitata. Così, quando il 22 febbraio 1848 le autorità parigine proibirono una riunione politica pubblica, il popolo iniziò una rivolta. Nelle strade furono innalzate barricate e scoppiarono scontri armati che portarono Luigi Filippo ad abdicare. Gli insorti istituirono un governo provvisorio al quale parteciparono per la prima volta due esponenti socialisti (Louis Blanc e Alexandre Martin) che proclamarono la Seconda Repubblica. Il governo introdusse il suffragio universale maschile, abolì la pena di morte per gli atti politici e stabilì la libertà di stampa e associazione. Successivamente fissò a 10 ore la giornata lavorativa e creò gli atelier nationaux, ovvero “officine nazionali”, che, poste sotto il controllo dello Stato offrivano lavoro a molti disoccupati. La Seconda Repubblica è controllata dai moderati Il governo provvisorio dovette affrontare molte difficoltà: gli atelier nationaux suscitarono l’opposizione dei borghesi imprenditori e degli operai delle imprese private che vedevano nelle fabbriche statali una minaccia al loro lavoro, già colpito duramente dalla crisi economica. Nell’aprile 1848, inoltre, le elezioni per l’Assemblea costituente segnarono la sconfitta dei democratici e il rafforzamento della corrente moderata. Di conseguenza i moderati decisero la chiusura degli atelier nationaux, provocando la ribellione degli operai parigini, rimasti senza lavoro. La repressione venne fermata duramente ma, per timore di una rivoluzione socialista, i moderati approvarono una costituzione sul modello di quella statunitense nella quale il potere esecutivo fu attribuito al presidente della Repubblica, eletto ogni quattro anni dai cittadini, mentre il potere legislativo fu affidato all’assemblea che aveva il ruolo di Parlamento. Il 10 dicembre 1848 alle elezioni presidenziali venne nominato Luigi Napoleone Bonaparte come conservatore, figlio di un fratello di Napoleone. Luigi Napoleone III restaura l’Impero Luigi Napoleone restaurò l’impero nel 1851, e con l’appoggio dell’esercito attuò un colpo di stato, sciolse l’Assemblea legislativa e fece scrivere una nuova costituzione che prevedeva la durata di dieci anni del mandato presidenziale, riservando al presidente il diritto di proporre le leggi. Nel 1852 Luigi Napoleone con un plebiscito proclamò la restaurazione dell’impero denominato Secondo impero dopo quello di Napoleone. Inoltre assunse il titolo di imperatore con il nome di Napoleone III, includendo così nella successione anche il figlio di Napoleone I, che era morto in Austria. L’impero asburgico fu travolto dalle rivoluzioni Il 13 marzo 1848 l’insurrezione arrivò a Vienna. Qui una manifestazione organizzata da studenti e da lavoratori, che chiedevano riforme per porre fine al governo assoluto dell’imperatore, si trasformò rapidamente in una rivolta, sedata soltanto con l’intervento dell’esercito. La sommossa spinse però l’imperatore Ferdinando I a rimuovere il cancelliere Metternich dal suo incarico e accettare la formazione di un’Assemblea costituente, formata da borghesi che abolirono la servitù della gleba. Intanto la notizia della ribellione di Vienna aveva raggiunto gli altri territori dell’impero, dove erano sempre più pressanti le rivendicazioni dei diversi popoli, che aspiravano alla libertà e all’indipendenza dell’Austria. Esplosero così moti rivoluzionari a Praga, a Budapest, a Milano e Venezia nel Lombardo-Veneto. Il governo austriaco reagì con l’invio dell’esercito che soffocò le insurrezioni liberali, anche grazie alle divisioni sorte all’interno di movimenti nazionali. Inoltre nel dicembre 1848 Ferdinando I abdicò in favore di suo nipote, il diciottenne Francesco Giuseppe che avrebbe regnato fino al 1916. Il giovane imperatore emanò una nuova costituzione poco liberale, e mantenne solo l’abolizione della servitù della gleba. Nel 1867 poi, per non compromettere la stabilità dell’impero, Francesco Giuseppe concesse ampia autonomia all’Ungheria facendo nascere l’impero austro-ungarico, formato da due Governi e due Parlamenti. Entrambi i regni avevano in comune il sovrano che era al tempo stesso imperatore d’Austria e il re di Ungheria. Scoppia la rivolta nella Confederazione germanica I moti di Parigi e di Vienna diedero nuove esperienze ai movimenti liberali tedeschi che si battevano per ottenere una costituzione e raggiungere l’unificazione politica del territorio, organizzato dopo il Congresso di Vienna in una confederazione di 39 Stati. Nel marzo 1848 iniziarono i primi tumulti a Berlino, capitale del regno di Prussia, e di conseguenza Federico Guglielmo IV dovette convocare un Parlamento per eleggere un’assemblea per redigere la costituzione. Tuttavia, poco dopo, il sovrano contrario al rinnovamento liberale dello Stato, sciolse l’assemblea e promulgò una costituzione conservatrice. Nel frattempo le sommosse arrivarono anche negli altri Stati tedeschi dove gli esponenti liberali ottennero la convocazione dell’assemblea costituente formata da tutti i rappresentanti degli Stati, con lo scopo di affrontare la questione dell’unificazione. L’Assemblea si tenne a Francoforte e la soluzione al problema nazionale vide contrapposti due gruppi:  I membri della Grande Germania che sostituiva la formazione di uno Stato tedesco unificato con a capo l’Austria;  I sostenitori della Piccola Germania che intendevano creare uno Stato tedesco guidato dal regno di Prussia con l’iscrizione dell’Austria dai domini asburgici. Tra i due membri prevalse la Piccola Germania e nell’aprile 1849 si offrì la corona a Federico Guglielmo, il quale rifiutò per timore di una dura reazione da parte dell’Austria. Il rifiuto causò lo scioglimento dell’Assemblea e scatenò diverse ribellioni facilmente represse. Pertanto venne ripristinato l’ordinamento della Confederazione germanica. Venezia e Milano contro gli Austriaci: le Cinque giornate di Milano La rivolta scoppiata a Vienna nel 1848 a marzo, provocò le insurrezioni di Venezia e di Milano, entrambe sotto il dominio austriaco del Lombardo-Veneto. I moti in Italia iniziarono il 17 marzo, a Venezia, quando una dimostrazione popolare obbligò il governatore austriaco a liberare i detenuti politici, tra cui il patriota Daniele Manin, capo dei democratici. Poco dopo, insorsero gli operai dell’arsenale militare, che ottennero l’appoggio di molti ufficiali veneti della marina asburgica. La ribellione si estese alla terraferma veneta e i contingenti austriaci furono costretti a ritirarsi. Il 20 marzo venne istituito un governo provvisorio, guidato da Manin, che proclamò la ricostituzione della Repubblica Veneta. Il 18 marzo insorse Milano, in una rivolta che durò cinque giorni e che passò alla storia come le “Cinque giornate di Milano “. La popolazione milanese affrontò, in ripetuti e sanguinosi scontri la guarnigione austriaca, comandata dal maresciallo Joseph Radetzky. Nelle strade della città vennero innalzate barricate e le operazioni vennero dirette da un Consiglio di guerra formato da democratici e guidato da Carlo Cattaneo. Il 22 marzo venne istituito un governo provvisorio e Radetzky, bloccato con le sue truppe dalle impegnano ad aiutarsi reciprocamente nel caso di bisogno) e poi di veri e propri sindacati (Trade Unions) organizzazioni che cercavano di orientale i lavoratori e di difenderne gli interessi. La descrizione della società contemporanea, presentata o solo accennata nel Manifesto, è certamente giusta. Di errato, nell’analisi di Marx ed Engels, è l’idea che borghesia e proletariato siano gruppi sociali in un certo senso <<naturalmente>> compatti a loro. Non è così. “I processi sociali non danno automaticamente vita a una <<borghesia>> o una <<classe operaia>> “in cui membri abbiano tutti le stesse caratteristiche, le stesse idee, gli stessi interessi. Le differenze possono essere: - Differenze nazionali - Differenze confessionali - La retorica della concorrenza La conclusione della più recente storiografia è che la coesione dei gruppi sociali non sia un effetto <<naturale>> dei processi sociali, bensì un prodotto dell’organizzazione e dell’azione politica. C’è un altro aspetto che merita di essere affrontato della visione di Marx e Engels ovvero la divisione della società non è formata da solo due classi, ma ha una struttura molto più complessa, di una complessità che si accentuando con il passare con gli anni. Tra i gruppi sociali più agiati ci sono anche i liberi professionisti (notai, avvocati, medici, ingegneri) cioè persone che possiedono un ottima educazione e hanno un buon reddito grazie alle loro specializzazioni, questa classe sociale è in netta crescita. Un altro strato della popolazione anche in aumento è il <<ceto medio>>: funzionari e impiegati statali; dirigenti e impiegati di imprese private ecc… Dato il giusto peso a tutte le possibili complessità delle società ottocentesche, salta agli occhi la grande differenza di mezzi e di condizioni di vita tra chi successo, da un lato, e chi si trova in basso nella scala sociale, dall’altro. I nostri protagonisti Borghesi che si sono arricchiti grazie alle loro capacità visto che erano figli di artigiani e commercianti si sono <<fatti da sé>>, e ciò provoca invidia nella gente, perché venivano definiti <<i nuovi ricchi>>. Peraltro ciò che aiuta a stabilizzare le società ottocentesche, insieme con più diretti strumenti di controllo sociale (per esempio i fucili dell'esercito quando c’era bisogno), è la geografia delle città che muta rispetto a l’epoca moderna. I quartieri si differenziano per gruppi sociali, tanto che è difficile che due classi contrapposte si incontrino ma quando succede c’è un incredibile dolore. Proprietari e contadini Nonostante le varie ondate della <<rivoluzione industriale>>, nonostante la sua diffusione dalla Gran Bretagna al continente, nonostante i vistosi successi economici e sociali imprenditoriali l’Europa però resta ancora un’area dominante agricola. A parte la Gran Bretagna che nelle campagne ha impiegato il 22% della popolazione il resto dell’Europa impiega più del 50% della popolazione, visto anche perché i proprietari terrieri sono le famigli con i patrimoni più ingenti. In Francia nel 1860 abbiamo un fatto che va contro corrente, visto che le proprietà terrieri cominciano a diventare sempre di più ma vanno rimpicciolirsi, a causa del codice civile Napoleonico visto che afferma che il patrimonio di famiglia venga distribuito in modo paritario tra gli eredi, con l’effetto di distribuire e frammentare progressivamente le proprietà terriere. Viceversa un fattore di omogeneità è dato dalla tendenza all’abolizione delle giurisdizioni feudali e della servitù della gleba là dove ancora esisteva. Tutto ciò, è un mutamento profondo della società, che era in linea alle due rivoluzioni settecentesche avvenute un secolo prima; e che si traduce concretamente nell’eguaglianza di tutti di fronte alla legge. Strategie della distinzione: con la concezione che tutti gli uomini sono uguali, alcune cittadini delle élite questo non l’accettava per ciò comincio a sottolineare quelle differenze sociali in modo assiduo attraverso la strategia della distinzione e l’uso di essere snob. 12. Passioni e sentimenti Il gioco delle differenze di classe, implacabile, attraversa pure le famiglie. Poiché nell’Ottocento ci sono ancora genitori, soprattutto di classe alta, che continuano a comportarsi come i loro avi e cercano di orientale i figli e le figlie verso un matrimonio che sia un’alleanza economica e sociale tra famiglie ricche e prestigiose. Tuttavia in quel periodo ci sono moltissime coppie che si sposano per amore, anche andando incontro i volere della famiglia, poiché credono che la base di un futuro felice sia l’incontro di due anime appassionate allo stesso modo; questo viene definito l’amore romantico. La passione d’amore non è garanzia di un matrimonio solido, felice e duraturo, nonostante ciò sembra imporsi con forza nei giornali, nei romanzi e nei manuali pedagogici. È un invenzione liberatoria quella dell’amore romantico, non c’è dubbio. Una promessa di calda felicità, invece che una garanzia di arida sicurezza. Il sogno di una vita effettiva ricca, appassionata, intesa. Sono questi i motivi per cui l’amore romantico mette radici in questo periodo. Con tutto ciò non si può dimenticare che i sogno di un amore romantico ha un costo, che solitamente viene pagato dalle donne visto, che il matrimonio si basava sulla castità sessuale della donna, e inoltre si riconosceva la superiorità morale e intellettuale dell’uomo sulla donna. Visto che in quel tempo si andavano formando due correnti la riscossa dei diritti delle donne in Francia e oppressione della donna in Gran Bretagna. Una differenza importante si vede nell’educazione e nel vestire; poiché l’uomo studia per farsi una posizione per poi provvedere alla famiglia invece la donna studia il curricula a casa poiché la loro professione era fare la brava moglie e madre; riguardo i vestiti gli uomini indossavano abiti scuri e pratici per andavano a lavoro, di contro le donne indossavano abiti sontuosi e acconciature eleganti per indicare il rango della famiglia tanto che i mariti e i padri incoraggiavano queste spese. -Interni domestici -Imperativi della rispettabilità (violentissima contraddizione, doppia morale, adulterio, duello, l’essere maschio, l’onore) -Il senso della morte (mito morte eroica, martirio, desiderio di rispetto e desiderio) -Il lato oscuro della virtù (sadismo, aggressività) -Donne controcorrente (Ex: Mary Wollstonecraft) 13. Il modello parlamentare: il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda Dall’inizio dell’Ottocento alla riforma elettorale del 1832 Nel mare in tempesta delle rivoluzioni che incessantemente si abbattono sul Occidente della fine del Settecento al 1849 la grandissima stabilità istituzionale del Regno Unito sembra spiccare con la forza di una straordinaria eccezione e attira le attenzioni di tutti gli osservatori europei. La struttura costituzionale, articolata nella diarchia ovvero (re e Parlamento) è in funzione da ben più di un secolo superando anche quell’ ondata rivoluzionaria proveniente della Rivoluzione francese. Inoltre all'inizio dell'Ottocento alla solida stabilità istituzionale corrisponde una grande fissità del quadro politico. Infatti tra fine Settecento e inizio Ottocento lo schieramento parlamentare Tory si è posto come il più deciso guardiano dell'identità e delle tradizioni britanniche e ha conquistato gran parte dell'opinione pubblica, a differenza The Whig che erano più favorevoli a quelli ideali della Rivoluzione francese. La lunga guerra contro Napoleone viene dunque condotta sotto la guida dei governi Tory è il successo finale, risalta la loro forza politica. A consolidare definitivamente la loro egemonia prevedono, le Corn Laws (le leggi sul grano) introdotte nel 1815: si tratta di norme che innalzano i dazi di importazione sui cereali stranieri, col fine di proteggere la produzione agricola Britannica. Non sorprende dunque che, forti di questi successi i Tory, a lungo controllano incontrastati la scena politica del regno dal 1812 al 1830, costoro danno vita a ben 4 governi mentre I wish non ne presiede nemmeno uno. L'opposizione wish fatica molto nel recuperare consensi e riesci a trovare la sua strada attraverso la riforma nelle “norme che disciplinano le elezioni dei deputati alla camera dei Comuni”. La questione dicono i Whig si impone assolutamente perché è necessario includere nel campo della politica attiva i protagonisti della Rivoluzione Industriale: imprenditori, mercanti, banchieri cioè quell'insieme di soggetti che si chiamano “la middle-class” (la classe media). La questione non riguarda il livello di reddito dei singoli individui ma il modo in cui sono state disegnate “le circoscrizioni elettorali”. Le circoscrizioni sono quelle aree territoriali la cui popolazione ha il diritto di eleggere un certo numero di rappresentanti alla camera dei comuni. Le norme che le definiscono risalgono alla fine del XVII secolo e all'inizio del XVIII secolo ma da allora molte cose sono cambiate c'è stato uno spopolamento delle zone rurali è un aumento della popolazione in quelle città dove si stanno sviluppando le fabbriche. Infatti in quelle circoscrizioni di cui facevano parte pochi elettori si cominciò a diffondere “le pratiche clientelari" tanto da definire queste circoscrizioni “Borghi putridi”. La campagna a favore della riforma e condotta con grande efficacia con argomenti di stampa e manifestazione fuori dal Parlamento ma difficile che lo schieramento dei Whig sarebbe in grado di vincere, se non intervenisse una grave crisi che nel 1829 che spezza l'egemonia dei Tory. Infatti dopo la costituzione del Regno Unito nel 1801 in Irlanda si sono formate organizzazioni cattoliche che hanno chiesto con insistenza l'abolizione della norma di legge di fine XVII secolo (Test Act) che impediscono ai cattolici di partecipare direttamente alla vita politica. Per allentare le tensioni che si stavano creando in tutto il regno il capo del governo Tory, il duca di Welligton, decide di giocare la carta di una doppia riforma, che prevedeva l'emancipazione sia dei protestanti dissidenti cioè quelli di appartenenti a sètte minoritarie, sia ai cattolici. Entrambe le riforme I cambiamenti nell’Europa continentale Diversa dalla stabilità inglese, nel continente il quadro politico è instabile. Sono due i motivi principali di mutamento: 1. Attivismo francese 2. Ideali nazionalisti Di conseguenza: - Si formano due grandi stati (Italia e Germania) - Si diffonde il sistema Rappresentativo Costituzionale All’origine di questi processi vi è soprattutto la politica estera francese. La Francia del Secondo Impero All'uscita del biennio rivoluzionario del 1848 è del 49 la Francia continua a essere ciò che è stata sin dal 1789: lo Stato europeo più instabile sul piano interno sia sul piano internazionale. Tra il 1850 e il 1851 la Seconda Repubblica è attraversata da una forte tensione politica: Il Parlamento è diviso fra diversi raggruppamenti (destre monarchiche, gruppi Liberali, repubblicani, radicali) che cercano di imporsi gli uni sugli altri. La situazione di stallo si risolse nel 1851 quando il Parlamento propose come presidente Luigi Napoleone Bonaparte, ma ciò non si realizzò ed egli, visto che aveva dalla sua l'esercito, fece il 2 dicembre del 1851 un colpo di Stato. Luigi Napoleone Bonaparte diviene Imperatore e l’anno successivo si tiene la cerimonia di investitura dell’imperatore che assunse il nome di Napoleone III come guida del Secondo Impero. Formalmente sopravvive un sistema parlamentare: anzi la Costituzione dell’Impero prevede l’esistenza di un’Assemblea legislativa eletta a suffragio universale maschile, affiancata da un Senato composto da membri nominati a vita. Di fatto, però, l’equilibrio politico-costituzionale è tutto sbilanciato a favore dell’Imperatore, cui spetta il controllo dell’esecutivo e del giudiziario, l’iniziativa legislativa e la guida delle forze armate. Definito l’assetto istituzionale del suo Secondo Impero, Napoleone III segue una politica che incoraggia molto l’innovazione tecnologica e lo sviluppo economico. La rette ferroviaria e il sistema viario vengono notevolmente potenziati e si applica un tipo di economia liberista che culmina con l’accordo commerciale con il Regno unito del 1860. Napoleone segue una politica che guarda all’innovazione e nel 1860 vengono varati vasti programmi di lavori pubblici attraverso i quali l’imperatore costruisce il consenso; inoltre vuole attuare una ristrutturazione urbanistica di Parigi che viene attuata tra il 1853 e il 1869, questa trasformazione porterà con sé, la costruzione di grandi Boulevards, che circondano e tagliano la città, evitando quindi la costruzione di barricate. Altro elemento che caratterizza Napoleone III è il voler ripercorrere la politica estera come suo nonno, una politica estera dinamiche che attraverso gloriose azioni militari ottenga significativi vantaggi. Cosi nel 1853- 55 si impegna assieme al Regno unito contro la Russia e poi con il Regno di Sardegna in una spedizione nella guerra in Crimea contro la Russia. Questo intervento serviva per evitare un espansione della Russia nei Balcani. Questa spedizione sarà vincente, e anche altre risulteranno dare successi, ma non tutte saranno feste felici. Caso particolare è il tentativo di conquista del Messico. Con la scusa di dover difendere gli investitori francesi (che non riceveranno il saldo dei debiti del governo, dopo che con una guerra civile lo schieramento liberale si rifiuta) tenta di aggredire il Paese. Il corpo di spedizione sbarcato in Messico nel 1861 riesce a conquistare Città del Messico, ma nel 1865 dovrà scontrarsi con una dura resistenza, finanziata dagli USA, cosicché nel 1866 l’esercito francese è costretto a lasciare il Messico. Comunque le imprese di politica estera più importanti, che intraprende sono in Europa: con il Regno di Sardegna contro l’Austria(1859) e poi con lo scontro con la Prussia(1870). Queste due mosse trascendono di molto il quadro francese, giacché conducono alla formazione dei due Stati unitari d’Italia e di Germania; data l’importanza di questi mutamenti, vale la pena abbandonare temporaneamente la Francia, per concentrarsi in primo luogo su ciò che accade nella Penisola Italiana. Il regno di Sardegna 1850 al 1859 In Italia gli anni successivamente immediati al fallimento delle rivoluzioni 1848-49 sono segnati da due tratti fondamentali. Innanzitutto i Mazziniani vedono fallire i loro tentativi, ma dall’altra parte, chi rimane deluso da quest’ultimi, trova nel Regno di Sardegna un’isola in cui poter covare i propri sogni unitari. Il re, Vittorio Emanuele II, dopo la sconfitta con gli austriaci a Novara il 23 marzo 1849 conferma lo Statuto Albertino concessa dal padre Carlo Alberto un anno prima. Massimo d’Azeglio, che guida il governo del Regno, decide di accogliere gli emigrati politici in fuga da tutte le aree italiane. Il prestigio che il Regno di Sardegna conquista con queste decisioni si accresce ulteriormente quando la guida del governo viene assunta da Camillo Benso conte di Cavour. Divenuto capo di governo nel 1852 riesce a far affermare (approvando le Leggi Siccardi che limitano i privilegi ecclesiastici) inoltre nello stesso anno fa approvare un'altra legge per espropriare tutti quei beni possedute dalle congregazioni religiose contemplative cioè quelle associazioni che non si dedicano ad attività <<utili>> come l’insegnamento, predicazione, assistenza sanitaria). Questi beni sequestrati e poi venduti, i profitti andavano a pagare lo stipendio dei parrochi del regno. Tutta questa operazione non fu in dolore poiché il re non voleva che aumentassero le tensioni tra il regno e lo Stato pontificio, ma Cavour comunque, riuscì a far prevalere la sua linea, sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare che lo appoggia. Tale episodio è importante per le conseguenze costituzionali che comportarono: da allora in avanti la vita parlamentare del regno si basa sulla regola non scritta secondo la quale i governi debbono essere scelti sulla base della maggioranza politica che si è formata nella Camera dei Deputati, non solo ed esclusivamente sulla base della volontà del re: è un’interpretazione progressiva dello Statuto, quella voluta da Cavour, che contribuisce ulteriormente ad accreditarlo come autentico capo liberale. Ma è in particolare la politica estera di Cavour che contribuisce ad accreditarlo: 1. Partecipa alla guerra di Crimea(1854-55): vengono assicurati prestigio e visibilità internazionali. 2. Alleanza politico-militare con Napoleone III in funzione anti-austriaca: incontratisi a Plombiers il 20- 21 luglio 1858, Napoleone si dice disposto ad aiutare il Regno di Sardegna in una guerra contro l’Austria L’unificazione italiana Intanto la situazione di tensione con l’Austria diventa più acuta cosicché il 24 aprile 1859 l’Austria manda un ultimatum a Torino. Questo è l’inizio della seconda guerra di indipendenza. La guerra ha successo e si arriva all’occupazione della Lombardia, e quando manca poco alla conquista del Veneto, Napoleone III decide di stipulare un armistizio con gli austriaci; a Villafranca 11 luglio 1859. I motivi di Napoleone sono diversi: -Malumore che si diffonde in Francia per l’attissimo numero di vittime -Paura per un possibile attacco Prussiano sul fronte del Reno -Sconvolgimento dei piani presi a Plombiers a causa di avvenimenti che interessano il Ducato di Modena, Parma, Emilia-Romagna, Granducato di Toscana. Tra la fine di aprile e giugno 1859 scoppia una serie di sollevazioni che porta alla cacciata dei ducati di Toscana e alla costituzione di governi provvisori favorevoli all’unione e all’annessione con il Regno di Sardegna. “L’ipotesi di un nuovo stato Italiano con un sovrano controllato dalla Francia sta svanendo!”, ciò contribuisce in modo determinante a spiegare la fretta con la quale Napoleone III decide di interrompere la guerra contro l’Austria. La formazioni dei governi provvisori in Emilia-Romagna e in Toscana è la premessa alla convocazione di plebisciti di annessione, che poi si tengono l’11 e il 12 marzo 1860; gli elettori devono scegliere tra due opzioni <<Unione alla Monarchia Costituzionale del Re Vittorio Emanuele II, oppure Regno separato>> Poco dopo, il 5 e il 6 maggio, Garibaldi si dirige verso la Sicilia (con una spedizione autonoma formata da migliaio di volontari, non guidata dal regno di Sardegna). L’11 maggio sbarca a Marsala e al comando di un esercito che si sta allargando fino a raggiungere le 40-50000 unità sconfigge i borbonici, procedendo da Palermo a Messina, poi dalla Calabria fino a Napoli dove entra trionfante il 7 settembre 1860. In quel giorno Vittorio Emanuele II e Garibaldi si sono incontrati a Teano, a nord di Capua, dove Garibaldi gli assegno i risultati dei plebisciti dei territori che aveva conquistato e per ciò Garibaldi gli cede la sovranità delle guerre conquistate. Infatti il 7 novembre Vittorio Emanuele II entra a Napoli come re del nuovo Stato Unitario. Successivamente il 4 novembre 1860 avvengono i plebisciti di annessione nelle Marche e nell’Umbria con risultati tutti a favore Durante questa marcia si acuiscono le tensioni sociali, che Garibaldi non ascolta e anzi reprime, facendosi garante dell’ordine. Come a Bronte in cui si formano violentissime rivolte popolari: viene inviato Nino Bixio, con un reparto di Garibaldi, che reprime durissimamente la rivolta e procede a giudizi sommari. Garibaldi non ascoltando la voce di chi vorrebbe un’assemblea costituente, il 21 ottobre 1860 ordina in tutto il mezzogiorno dei plebisciti di annessione con risultati nettissimi a favore dell’annessione (bisogna comunque ricordare che il diritto di voti era molto limitato, in tutto il mezzogiorno continentale saranno infatti 1 650 000 e in Sicilia 575 000 i votanti, a fronte di una popolazione di 7 000 000 circa ) : il regno d’Italia è costituito, il primo parlamento si riunisce a Torino il 18 febbraio 1861. I conflitti non sono però finiti, la situazione non è stabile, riemergono ben presto tutte le difficoltà che l’euforia patriottica aveva nascosto. Negli anni successivi si cercano di unire i vari stati aggregati al Regno di Sardegna, unendo i sudditi da un punto di vista politico, sociale, linguistico e strutturale. Infatti in quei anni tra il 1850 e il 1870 si cerca di collegare tutta l’Italia attraverso le retti ferroviarie che si cominciano sviluppare e a diffondere in tutta la penisola. Difficoltà e contrasti Nonostante tutto, però, lo sforzo di costruzione dello Stato unitario è imponente e per molti versi efficace. Tuttavia più di una volta nei primi anni postunitari si sfiora il disastro. La crisi più grave si presenta le 1866: il governo La Marmora si allea con la Prussia per attaccare l’Austria. Quest’ultima per evitare di avere due fronti aperti, avverte il governo che è pronta a cedere il Veneto, con la mediazione di Napoleone III purché l’Italia si ritiri dall’alleanza con la Prussia: il governo rifiuta. remota la possibilità di intervento di altre grandi potenze europee a protezione della Danimarca) e tra gennaio e febbraio 1864 la Danimarca viene costretta alla resa, ufficializzata nell’agosto. Bismarck che già in precedenza aveva in mente di ottenere entrambi i ducati, prepara il campo: si allea nel 1866 con l’Italia e conta sulla neutralità della Francia di Napoleone III. Decide di farsi liberatore dei ducati danesi dall’oppressione dell’amministrazione austriaca (dura e opprimente) come pretesto per attaccare l’Austria il giugno del 1866, e il 3 luglio a Sadowa sconfigge completamente le truppe austriache. L’Austria paga la sconfitta a carissimo prezzo: non solo deve cedere il Veneto all’Italia, ma con la pace di Praga siglata il 23 agosto 1866, l’Austria deve dire addio alle sue ambizioni sull’area germanica. In Prussia e nel resto della Germania l'esito della guerra suscita grandissimo entusiasmo nell'opinione pubblica, il sogno di uno Stato nazionale sembra ormai alla portata di mano. Bismarck ripropone al Parlamento i bilanci per la guerra che negli anni precedenti era stata approvata per decreto reale, ma visto ora il clima di entusiasmo il Parlamento approvò i suoi bilanci militari dimenticando il motivo per cui era contrario. L’ampliamento della Prussia mette in allarme la Francia, che fa un accordo preventivo con Austria e Russia e ciò suscita la paura dei diplomatici prussiani e nell’opinione pubblica tedesca la paura che la nuova Confederazione della Germania Nord sia accerchiata e soffocata da altre potenze europee, in contemporanea c’è una crisi dinastica che si apre in Spagna nel 1868, e che sembra può essere risolta dal principe prussiano, parente di Guglielmo I, Leopoldo di Hohenzollern, questo provoca la paura di Napoleone III poiché se si realizzasse questa situazione sarebbe circondato. Bismarck vuol far precipitare le relazioni diplomatiche per scatenare una guerra: l’occasione arriva quando manipola un telegramma da Ems che il re Guglielmo I aveva inviato in merito alla questione spagnola, in modo da dare l’impressione che il sovrano abbia voluto sfidare la Francia, e poi lo comunica alla stampa. A seguito della pubblicazione della versione abbreviata del telegramma di Ems, sia in Francia sia in Germania vi sono manifestazioni nazionaliste, favorevoli alla guerra. Napoleone III il 19 luglio 1870, dopo qualche esitazioni, dichiara guerra alla Prussia (cosi la Prussia appare come il paese aggredito). I francesi vengono sconfitti a Sedan l’1 settembre 1870, Napoleone III viene catturato e firma la resa, e il 4 settembre il corpo legislativo francese dichiara la repubblica. Nel frattempo il 18 gennaio 1871 Guglielmo I si fa proclamare imperatore tedesco nella sala degli specchi del Palazzo di Versailles, una scelta che umilia la Francia e fa risuonare il Secondo reich (secondo in memoria del Sacro Romani Impero). L’impero tedesco Il 16 aprile viene promulgata una costituzione per l’impero che stabilisce: - L’impero è federale e formato da 25 stati che hanno una certa autonomia, ma sono sottoposti alle decisioni degli istituti fondamentali - Gli istituti fondamentai sono: Imperatore, Primo ministro, Camera dei deputati (Reichstag, eletta a suffragio universale maschile) e il Consiglio Federale (Bundestrat, formato dai rappresentati dei 25 stati) Infine il 10 maggio 1871 viene firmato il trattato di pace con la Francia e lo stato francese deve pagare una pesante indennità di guerra e soprattutto deve cedere le regioni dell’Alsazia e della Lorena che vengono annesse all’Impero Tedesco. La differenza che sta tra il 1860-61 In Italia per le aree di Nizza e Savoia, l’annessione dell’Alsazia e della Lorena non viene sancita da alcun plebiscito, poiché secondo la Francia l’annessione è un puro atto di forza, che brucia ancora di più perché l’imperato si è fatto nominare a Versailles. La comune di Parigi e la Terza Repubblica francese Dopo la caduta di Napoleone III, si istaura la Terza Repubblica, in Francia l’8 febbraio 1871 si tengono le elezioni per la nuova assemblea nazionale. Il governo che domina l’assemblea, guidato da Adolphe Thiers, è duramente contestato dagli strati popolari che hanno posizioni più radicali. Il 18 marzo il governo invia le truppe a Parigi, visto che la sede l’hanno spostata a Versailles, per riprenderne il controllo, ma la città rimane nelle mani degli insorti e della guardia nazionale che li sostiene; il 28 marzo 1871 viene eletto il nuovo consiglio per il Comune parigino (il Commune come si dice in francese) che diventa l’organo di autogoverno della città. Dominata da repubblicani e anarchici la Comune approva norme come la proprietà collettiva di alcune aziende o l’equiparazione nelle retribuzioni di impiegati e operai, inoltre invita gli altri comuni affinché si uniscano. L’esperienza dura fino al 21-28 maggio quando Thiers manda l’esercito e sconfigge gli insorti. La vita della Terza Repubblica, dunque, ha un esordio che definire traumatico sembra molto poco. La sconfitta contro i prussiani; la costituzione di un grande Stato tedesco al confine orientale; l’annessione all’impero tedesco dell’Alsazia e della Lorena; la brutale repressione della Comune; e infine una Camera che ha un orientamento prevalentemente monarchico. Di fronte all’ipotesi di u ritorno alla monarchia sorge il problema “di chi?” per mancanza di un candidato per il trono, i monarchici si piegano all’idea di approvare una Costituzione che riconosca come definitivo l’assetto repubblicano; ma si adoperano affinché la Repubblica sia dotata di una figura –il presidente- in possesso di una grande quantità di poteri, così da poterlo facilmente sostituire, nell’evenienza, con un vero e proprio sovrano. E cosi, dal gennaio al luglio del 1875 approva tre leggi cui è attribuito un valore costituzionale; attribuì il potere legislativo a una Camera dei deputati e a un Senato. Il potere esecutivo venne affidato a un Presidente della Repubblica eletto ogni sette anni dalle Camere, con potere di comando sulle forze armate. L’impero austro-ungarico Oltre che in Francia, l’unificazione tedesca produce gravi contraccolpi anche nell’Impero austriaco. Infatti i problemi dell’Impero Austriaco non sono di natura interna ma di politica estera visto che perde due importanti battaglie, lasciando i territori del Lombardo-Veneto e per il ruolo di egemonia nell’area Germanica. La risposta che viene data alla crisi prodotta dalle due sconfitte in mutamento degli assetti costituzionali. Nel 1861 viene concessa una Costituzione, che riconferma l’assetto centralistico dell’Impero, che suscita dissensi tra le élite ungheresi. Ma a seguito della sconfitta contro la Prussia nel 1867 si istituisce una nuova Costituzione attraverso il cosiddetto <<accomodamento>> che trasforma Impero Austriaco in Impero Austro-Ungarico. La nuova costituzione del 1867 riconosce l'esistenza di due organismi statali distinti e indipendenti ovvero l'Austria e il Regno d’Ungheria dov'è Francesco Giuseppe era imperatore d'Austria e re del regno di Ungheria il confine tra questi due stati era il fiume Leitha. I due stati hanno l'unico sovrano e possiedono in comune un ministro della guerra, un ministro delle finanze e un ministro degli Esteri tutti nominati dall'imperatore. Accanto a questo governo Imperiale ci sono due distinti governi uno che l'Austria l'altro per l'Ungheria i cui siedono ministri competenti per le altre materie. Inoltre ci sono due distinti parlamenti uno a Vienna e l'altro a Budapest. I due parlamenti hanno una struttura bicamerale e entrambi hanno un Senato composto da membri ereditari e di nomina Imperiali vitalizia. Le camere elettive sono regolate da norme differenti il Parlamento austriaco è eletto secondo un complicatissimo sistema che garantisce rappresentante difformi a diverse categorie sociali, invece la camera ungherese invece è eletta a suffragio censitario. 16. Gli Stati Uniti e la Russia Schiavitù e servitù Le trasformazioni e i conflitti interni all’Europa non ne franano affatto l’espansione economica, politica e militare fuori dai suoi confini. A metà dell’Ottocento le migliori mappe disponibili mostrano ancora vasti spazi bianchi in corrispondenza del centro dell’Africa, dell’Asia, dell’Australia o dell’America, sia del Nord che del Sud, mentre nessuno sa niente di preciso dell’Artide e dell’Antartide. A <<colmare le lacune>> pensano intrepidi esploratori o a volte persone animate da curiosità scientifica; qualche altra da spirito missionario; qualche altra ancora da più concreti desideri di scoprire nuove opportunità per arricchirsi. Nell’ottocento l’espansione coloniale si presenta attraverso la retorica attenta a mostrare la civiltà occidentale come portatrice di progresso e di benessere per tutti, compresi i popoli ritenuti meno sviluppati o meno civili. Tra la fine del Settecento e inizio Ottocento l’Occidente europeo scopre quanto orrore ci sia nella schiavitù, che accompagna il suo dominio nelle colonie. Di conseguenza nei primi anni del Settecento in Gran Bretagna si è formato un movimento a favore dell’abolizione del commercio degli schiavi; e nel 1807, ascoltandone le ragioni di William Wilberforce, il Parlamento del Regno Unito vota una legge che abolisce il commercio degli schiavi nelle colonie. La norma viene imitata da altri Stati fra i quali gli Stati Uniti e Francia. È vero che questa legge non abolisce immediatamente questo commercio, ma è un inizio alla chiusura della stagione della schiavitù. Da quando sono state approvate le norme per l’abolizione della schiavitù, sono cambiati i porti di destinazioni, prima erano: le Antille inglesi, francesi, olandesi e degli Stati Uniti; invece ora sono l’isola di Cuba, le isole spagnole e il Brasile (dove l’abolizione arriverà solo nel 1850). L’abolizione della schiavitù viene dalla spinta dell’Illuminismo universalista: cioè una corrente filosofica che si fa portavoce di ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza tra gli uomini. Tali ideali vanno a modificare un'altra forma di assoggettamento personale, cioè la servitù della gleba, ovvero il legame servile che collega un contadino e sua famiglia a un’azienda agricola, non molto diversa dal legame con il bestiame. L’abolizione della schiavitù e della servitù avviene in tutto il <<Vecchio continente>> perché sentivano il bisogno di “riforme morali” che guardavano con grande soddisfazione. In questo quadro di riforme morali dell’Ottocento esistono due grandi eccezioni: - Negli Stati meridionali degli Stati Uniti (dove non solo è ancora legale la schiavitù, ma è il perno del sistema economico che lì domina, basato su vaste piantagioni di cotone e tabacco) - E nella grande estensione della Russia zarista (dove la servitù della gleba continua a essere una delle fondamentali istituzioni che regolano la vita delle sue sterminate campagne) Tali eccezioni colpiscono particolarmente perché si sta parlando di paesi che si impongono all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale come forti e ambizione potenze. Ma proprio a metà secolo la servitù in Russia e la Schiavitù negli Stati Uniti sono al centro del dibattito e nel caso degli Stati Uniti la tensione intorno alla possibile abolizione della schiavitù negli Stati del Sud causa una gravissima guerra civile. Espansione territoriale degli Stati Uniti dall’Ottocento al 1860 Nei primi decenni dell’Ottocento gli Stati Uniti sono una realtà in piena espansione demografica e territoriale. Demografica perché si passa da una popolazione di 5.000.000 d’individui a inizio Ottocento a una popolazione di 31.000.000 individui nel 1860. Da un punto di vista territoriali gli Stati uniti si cominciano a espandere verso ovest dove era abitato da tribù indiane, formate prevalentemente da gruppi non molto numerosi di cacciatori. Nelle elezioni del 1860 vince il candidato repubblicano moderato Abraham Lincoln, un avvocato e politico dell’Illinois (che in realtà non è contrario alla schiavitù e sostiene solo la necessità di proibire la schiavitù negli Stati di nuova acquisizione, mantenendola, tuttavia negli altri). Lincoln prende il 40% dei voti e vince le elezioni presidenziali. A Sud si teme che Lincoln sia un presidente di facciata moderata e che voglia veramente abolire la schiavitù: così gli Stati del Sud, uno dopo l’altro, arrivano alla conclusione che le differenze di interessi e di cultura politica che li separano da quelli del Nord sono troppo profonde per continuare a convivere all’interno dello stesso Stato. Di conseguenza, tra la fine del 1860 e gli inizi del 1861 (South Caroline, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas) proclamano la successione e la costituzione di un’entità politica indipendente, chiamata Stati Confederali d’America (febbraio 1861). Nel marzo 1861 si dota di una Costituzione molto simile a quelli degli Stati Uniti, di un presidente provvisorio (Jefferson Davis) e di una capitale, Montgomery, in Alabama. Adesso non ci sono più spazi per mediazioni: due Stati si fronteggiano, la nuova Confederazione del Sud e l’Unione, cioè la federazione dei restanti Stati del Nord. La guerra di Secessione (1861-65) Il casus belli che scatena la guerra è l’attacco di forze confederate a un forte unionista che resiste in South Carolina; a quell’attacco Lincoln risponde dichiarando guerra e diramando un appello per l’arruolamento di 75 000 volontari. Intanto altri stati si uniscono alla confederazione tra cui (Virginia, Arkansas, il Tennese e la Nord Caroline). La guerra dura cinque anni, utilizzando armi moderne come fucili e cannoni avanzati e armi tradizionali, in questa guerra moriranno in tutto circa 600 000 persone. Nel corso della guerra la moderazione di Lincoln viene superata dagli eventi e quindi fa un Proclama Finale per l’emancipazione nel 1863. Tale proclama ha due finalità essenziali: porre le basi per l’arruolamento dei neri nell’esercito unionista, cosa mai accaduta prima; e intanto indebolire il fonte interno dei confederati, suscitando – nei limiti del possibile la resistenza degli schiavi nei confronti dello Stato confederale o la fuga verso nord. Il proclama è certo importante, ma il reclutamento dei neri nell’esercito unionista non è l’elemento che decide la guerra. Gli Stati del Nord vincono la guerra grazie alla loro capacità di rifornire i soldati e al maggior numero di soldati, il 9 aprile 1865 il comandante dell’esercito confederale Roberto Edward Lee, firma la resa: la secessione è finita; lo Stato confederale è sconfitto; l’integrità degli Stati Uniti è assicurata. 14 aprile 1865: un simpatizzante sudista uccide Lincoln (al di là dei suoi meriti e convinzioni diventa un grande martire della lotta contro la schiavitù) La frattura è stata profondissima formalmente la guerra viene combattuta da due entità statali distinte di fatto è una violentissima guerra civile, combattuta non tanto per mutare gli assetti istituzionali dello Stato ma per preservare l'identità e pratiche socio-economiche differenti. La particolare violenza della guerra oltre che dal terribile effetto prodotto del ricorso simultaneo ad armi moderne e a strategie di attacco tradizionali dipende poi da questo aspetto scontro. Il che pone il grande problema della ricomposizione della comunità politica e sociale statunitense questione complessa perché al momento delle loro rinascita, gli Stati Uniti devono sanare un trauma politico che è molto più grave e profondo di quelli che caratterizzano il Regno d'Italia o la terza Repubblica francese al momento della loro fondazione. Gli Stati Uniti postbellici tra emancipazione e nuovo razzismo Che la frattura non sia sanata dall'esito della guerra è mostrato dal fatto rilevante che il 14 aprile 1865, cinque giorni dopo la fine della guerra, un simpatizzante sudista uccide il presidente Lincoln. Secondo le norme, al Lincoln successe vicepresidente Andreas Johnson l'unico senatore Democratico del Sud, rimasto Fedele all'Unione. Johnson, un razzista convinto, autorizza negli stati del Sud a emanare i cosiddetti Black Codes, codici normativi che sostanzialmente confermano che per il dopoguerra la schiavitù dei Neri. Tuttavia il partito repubblicano reagisce con decisione e nel dicembre del 1865 approva il XIII Emendamento della Costituzione col quale viene abolita la schiavitù, il quale viene completato nel 1868, e che attribuisce la cittadinanza anche neri solamente nel 1870, col XV Emendamento, che attribuisce il diritto di voto anche ai cittadini afroamericani. Dopo l'approvazione del XIII del XV Emendamento sembra che oltre al diritto di voto gli afroamericani siano in grado di conquistare grandi posti rilevanti all'interno della vita politica dello Stato, di fatto questo è il primo esperimento di democrazia multirazziale dell'età contemporanea. Alla fine degli anni Settanta infatti la piena eguaglianza di bianchi e di neri si rivede una semplice parentesi. Tanto che il Congresso federale quanto i Parlamenti dei singoli stati cominciano infatti ad approvare leggi che limitano la libertà sia politiche sia civili dei Neri. È così che comincia una nuova forma di razzismo legittimata ancor di più nel 1896 quando la corte suprema mentre stava pronunciando la sentenza afferma “separati ma uguali” questa frase sta alla base della <<segregazione razziale>>. È così che in pochi anni, soprattutto negli Stati del Sud, ma non sono lì, l'abolizione della schiavitù lascia il posto non ha una piena eguaglianza dei neri, bensì a una loro netta marginalizzazione. Questa marginalizzazione avviene attraverso la costruzione di quartiere e sobborghi destinati a loro. Tra l'altro erano esclusi dalla vita politica e dalla vita sociale, perciò si comincia a diffondere la pratica del linciaggio ovvero “teneri i neri al loro posto”. Per i neri furono gli anni peggiori della loro vita da liberi anche se proprio allora nacquero il movimento di protesta per i diritti civili, per la cooperazione economica e per il razionalismo nero. Riforme e tensioni nella Russia zarista All'inizio del XIX secolo quando è in corso l'epopea Napoleonica, la Russia dello zar Alessandro I persegue una politica di espansione territoriale il quale annette la Finlandia la Bessarabia e diversi territori caucasici sottratti alla Persia. Allo stesso tempo l'impero Russo dà prova di una straordinaria solidarietà sociale e militare tanto che resiste all'attacco di Napoleone ed dà un incredibile aiuto per sconfiggerlo, tanto che al congresso di Vienna, gli viene conferito la Polonia. Alla morte di Alessandro I succede il figlio Nicola I, che segue una politica estera come il padre espandendosi sia a Est, a Sud e a Ovest. L'ampliamento territoriale accompagna una significativa crescita demografica tutta concentrata nell'area rurale. Da punto di vista geografico lo squilibrio è altrettanto forte: le aree orientali, dagli Urali alla Siberia sono quasi spopolate mentre la maggior parte della popolazione si concentra nelle campagne è in poche importanti città della Russia europea. Le campagne sono anche il cuore economico della società russa, in particolare la produzione di grano e della sua esportazione verso l'Europa occidentale: sono attività che garantiscono importanti profitti ai proprietari terrieri. La crescita della produzione non è tenuta con l'innovazione agricola, si conta piuttosto sulla messa a cultura di nuove terre e su una durissima pressione esercitata sui contadini che da secoli ne fanno dei veri e propri servi della gleba. Da un punto di vista politico infine la Russia si presenta come la più dura delle autocrazia amministrativa: Impero Russo è governato dallo Zar, dal comitato dei ministri e dal Consiglio di Stato; da questi ordini dipendono le articolazioni amministrative dell'impero nel quale non esiste alcuna istanza rappresentativa degna di questo nome. Inoltre la continua espansione ha continuo bisogno di risorse, raccolte attraverso un invadente drenaggio fiscale, che colpisce soprattutto la parte non nobile della popolazione. Naturalmente una situazione del genere, genera tensioni: 1. Rivolta decabrista : dicembre 1825 un gruppo di ufficiali tenta un colpo di mano per condurre il successore di Alessandro I, a concedere una costituzione, la rivolata non ha radici nella società e viene rapidamente soppressa; 2. Polonia 1830-31 : insurrezione indipendentista, repressa a fatica dall’esercito; 3. Contadini: nella prima metà del XIX secolo scoppiano diverse centinaia di rivolte contadine 4. Sconfitta nella guerra in Crimea 1853 : si creano tensioni forti, tanto costringere Nicola I a lasciare il trono al figlio Alessandro II, che tenta di realizzare un ambizioso piano di riforma dall’altro. Ma per applicare questo piano lui approva l’abolizione della servitù della gleba nel 1861. Questa procedura prevede che i contadini ex servi debbano riscattare una parte delle terre in cui lavoravano attraverso forme di pagamento rateali, indebitandosi quindi in un modo in cui difficilmente riescano a riscattarlo e per ciò il terreno rimane sempre ai grandi proprietari terrieri. Nel 1864 Alessandro II istituisce consigli provinciali e distrettuali, inoltre riforma il sistema giudiziario, con l’affermazione del principio del uguaglianza formale (cioè che tutti gli individui sono uguali davanti alla legge); con tutto ciò il potere autocratico dello zar non viene intaccato. Queste riforme formano una più ampia opinione pubblica una parte della quale, panslavista, che vede con simpatia lo sforzo dello zar. A lato opposto si insinuano i populisti, che sono delusi dalla modestia delle riforme. 17 Globalizzazione e dominio coloniale Caratteri generali Dal XVIII secolo abbiamo un processo di espansione economica, commerciale, politica dell'Occidente in altre aree del mondo → processo di colonizzazione che ha un'enorme espansione nel corso del XIX secolo. Ciò che fa la differenza è il progresso tecnologico occidentale, che porta all’espansione territoriale ma anche a una integrazione economica mondiale “cioè la Globalizzazione”, con armi di una tecnologia ricercata. I principali modi del dominio coloniale sono essenzialmente tre:  Dominio coloniale di tipo commerciale indiretto → Esercitato dalla Cina e del Giappone, nei confronti dell’Impero Ottomano  Dominio coloniale diretto → occupazione e instaurazione di nuove forme di governo, assoggettamento di popoli (India) o eliminazione (Canada, Sudafrica).  Azioni militari e diplomatica per l’esercizio di un’egemonia economia e/o politica è il tipo di azioni che le potenze europee sviluppano nei confronti dell’Impero Ottomano; In risposta, gli stati colonizzati cercano di aumentare la coesione interna attraverso processi di modernizzazione e identificando i tratti identitari e la religione, che in alcuni casi si fonde con l'autorità politica (Giappone) e in altri convivono (Islamici). Modernizzazione: il termine designa e quell'insieme di mutamenti che ha luogo nell'economia, nella società e nella politica dei paesi occidentali al passaggio tra età moderna e età contemporanea; tali mutamenti sono caratterizzati dallo sviluppo di sistemi produttivi industrializzati, di società attive di gruppi cetuali, di stati basati su leggi valide, per tutti applicate da funzionari e impiegati specializzati, di una lotta Gli europei utilizzano il duplice sistema: espansione politico-militare che va di pari passo con l'espansione economica, questi sono i principali strumenti attraverso i quali globalizzazione e dominio coloniale che si intrecciano. La Persia e l’Afghanistan (pag 353-354) L’india britannica La questione dell'Afghanistan nasce dal desiderio di proteggere il dominio britannico in India e più In generale in Asia orientale dominio che pur essendo fonte di grandi ricchezze non è tranquillo, né pacifico. Il protagonista dell'espansione coloniale è un organismo a metà tra pubblico e privato, l'East India Company, una compagnia azionaria privata costituitasi all’inizio del XVIII secolo. Nel corso del tempo il Parlamento britannico con leggi specifici oltre a particolari monopoli commerciali, le ha riconosciuto anche vari poteri amministrativi. Il governo britannico in India, viene completamente definito l’India Act, una legge che il Parlamento approva 1784: gli azionisti della Company scelgono i direttori che si occupano degli affari economici e della nomina i funzionari amministrativi; le questioni politiche e militari sono invece affidata ad un comitato dipendente dal governo, che in India ha il suo rappresentante principio nella figura del governatore generale. Il sistema fiscale, per garantire il finanziamento dell’apparato coloniale britannico, si fonda soprattutto sulla tassazione dei redditi provenienti dalla coltivazione della terra. Tuttavia vige il principio generale secondo il quale nel caso di insolvenza fiscale di un proprietario la terra debba essere messa all’asta per risarcire il fisco. A causa della pratica di mettere all'asta le terre, questi ultimi si concentrano nelle mani di una nuova borghesia terriera che composto soprattutto da coloro i quali avendo ricevuto il compito di raccogliere localmente le imposte per conto della Company, grazie a queste attività sono riusciti ad accumulare risorse necessarie per l’acquisto dei terreni espropriati. Il notevole mutamento della distribuzione della terra ha un ulteriore effetto visto che i più grandi proprietari terrieri decidono di introdurre le colture specializzate, destinate a facilitare il commercio tra Asia e Europa. Nel XVIII secolo in si coltivano soprattutto cotone, destinato a lavorare nelle Industrie indiane, che producono i calicò esportato in Europa e in Cina. A seguito della seconda rivoluzione industriale avvenuta in Inghilterra, quest'ultima si è rimodernata nell'utilizzo di nuovi filatoi e telai meccanici, queste innovazioni hanno portato a produrre molte più merci a basso costo e in tempi più rapidi, rispetto alle merci di cotone indiano, tanto che le merci indiane sono andati fuori commercio essendo troppo costosi. La grave crisi che sconvolge l'industria Tessile indiana si ripercuote sulla produzione agricola, poiché i contadini coltivano principalmente cotone. Questi ultimi abbandonarono la coltivazione del cotone per concentrarsi verso i mercati dell’indaco, del tabacco, del tè la Juta e il papavero. Intanto negli anni successivi all'India Act nel 1784, l'espansione britannica, coordinata da Londra, è riuscita a conquistare tutta l'India compresa le coste della Birmania e l'entroterra di Rangon, diventando protettorati britannici. L'amministrazione britannica si impegna in un'azione di civilizzazione che non tiene conto del radicamento di usanze e convinzioni dei due principali gruppi confessionali presenti nel paese i musulmani e gli indù. Le reazioni dell'élite di entrambe le fazioni non sono positive. Il disagio provocato dal inclusiva presenza britannica, produce una gravissima di ribellione l'Indian mutiny “ammutinamento indiano”. Lo scontro è duraturo e violentissimo tanto che il governo britannico decina di sciogliere la East India Company e di affidare la gestione dell’India, direttamente a un dipartimento del governo. Il governo centrale ti assume il controllo di tutti i rami dell'amministrazione prende il nome di viceré. Tale politica di civilizzazione seguita prima della Indian mutiny del 1857, lascia ora il campo a una sorta di dispotismo benevolo. Le indie orientali olandesi Nelle aree di colonizzazione olandese (Giava, Sumatra, Borneo) nel corso del XVIII secolo, l’amministrazione delle colonie è gestito alla compagnia olandese delle Indie orientali, con poteri simili a quella britannica. Ciò nonostante la compagnia, molto mal gestita, si trova sommersa di debiti tanto che nel 1800 deve essere sciolta. Nel 1825 avviene una rivolta dai contadini poiché il sistema di prelievo che da anni opprimeva la classe contadina non cambiò. La rivolta guidata dal Principe Dipanegara, il quale in nome di una rivolta di identità musulmana, invita i suoi correligionari a combattere tanto contro gli stranieri, quanto contro l'élite giavanesi corrotte e asservite agli olandesi. Nel 1830 però gli olandesi riescono a sedare la rivolta e riprendere il controllo dell'isola. L'esperienza della rivolta convincere il governo olandese della necessità di cambiare il sistema amministrativo. Nel 1830 il governo introduce una nuova modalità di prelievo economico, chiamato “sistema delle colture”: I proprietari o i contadini se decidevano di non pagare le imposte, doveva destinare ⅕ della loro terra alla coltivazione di prodotti selezionati come: zucchero, indaco, tabacco, caffè, tè e cannella. Poi successivamente questi prodotti venivano versali e poi venduti nel resto del mondo attraverso la nuova compagnia fondata nel 1825. Tale sistema delle colture consente di compensare la perdita economica finanziaria dovuta alla scissione del Belgio che era l’area più industrializzata nel Regno dei Paesi Bassi. La Cina La Cina e forse l'impero più grande e più antico del mondo a metà dell'Ottocento contava una popolazione di 400 milioni di abitanti; a una certa varietà di confessioni e credenze religiose tra cui le più importanti; il buddismo, il Taoismo e il confucianesimo; la struttura politica centrata sulla persona dell'imperatore è ritenuto sacro e superiore a ogni altro individuo - e su un'articolata e complessa struttura burocratica dominata da funzionari che dipendono dall'imperatore (mandarini). Entrato più intensamente in contatto con gli occidentali nel corso del XVIII secolo, l'imperatore ha deciso di chiudere quanto più ermeticamente possibile le penetrazioni proveniente dall'Europa, lasciando unico porto aperto, Canton, dove le varie compagnie avevano magazzini e basi d'appoggio. La linea di chiusura è stata dettata da un senso di superiorità culturale e tecnologico, che ormai nell'Ottocento non ha nessun fondamento. Soprattutto dal punto di vista dell'attrezzatura militare, la Cina non può più competere con i migliori Stati occidentali. Il divario che si è creato appare evidente nel 1839, quando scoppia un incidente diplomatico con il Regno Unito. Il problema nasce dallo scontro tra gli interessi britannici e la preoccupazione dell'imperatore e dei funzionari per l'entrata degli Europei del proprio territorio. Inizialmente la principale attività dei commercianti britannici, a Canton, è l’importazione dei tessuti di cotone dall'India verso la Cina, ma a seguito della seconda rivoluzione industriale, gli inglesi riescono a produrre tessuti di cotone, per qualità e prezzo, migliori dei tessuti provenienti dal l’india. Questa dinamica concorrenziale produce un contraccolpo durissimo in India. Le esportazioni indiane di tessuti ne sono mortalmente colpite, scendendo del 30%. La crisi dell'industria tessile indiana impone mutamenti nelle produzioni agricole dell’india, cominciando a coltivare; tè, l’indaco e il Papavero. Perché proprio il papavero? Perché dalla lavorazione di una varietà di papavero si ottiene l’oppio, una droga che contiene morfina (la sostanza che attualmente serve per raffinare l’eroina). I mercanti britannici comprano volentieri le partite di oppio, perché possono importarle illegalmente in Cina, dove l’uso della droga ha già una significativa diffusione; in questo modo si introducono in un mercato che si auto alimenta da solo. La prosperità di questo commerciò è evidente. È così che, tra gli anni Venti e Trenta prende forma un nuovo attivo commercio triangolare: a) Prodotti industriali dalla Gran Bretagna all’India; b) Oppio dall’India alla Cina; c) Tè, seta, porcellane dalla Cina alla Gran Bretagna. Sbarcato a Canton di contrabbando, l’oppio viene venduto dai mercati britannici ai membri di associazioni segrete di stampo criminale. Oltre ai danni sulla popolazione, sono anche le conseguenze economiche che preoccupano enormemente il governo di Pechino; essendo un’attività commerciale illegale, sul commercio dell’oppio nessuna paga dazi né imposte; inoltre la crescita di questo narcotraffico è talmente imponente da modificare l’equilibrio commerciale tra Cina e India britannica; detto in altri termini <<va in deficit>>. Per tutti questi motivi le autorità cinesi tentano di vietare il commercio e l’uso di oppio. Nel 1839 il governo di Pechino decide, dunque di stroncare il traffico e manda a Canton un funzionario particolarmente efficiente e integro che fa distruggere ben 1300 tonnellate di oppio, scovate nei magazzini dei mercanti inglesi. Le misure del governo di Pechino provocano una violentissima reazione britannica che si traduce nella cosiddetta <<prima guerra dell'oppio>> (1840-42), ovvero in un’aggressione militare alla Cina, volta a sostenere <<i diritti commerciali>> dei mercanti inglesi. La Cina viene rapidamente sconfitta; mercanti britannici ottengono l'isola di Hong Kong, peraltro, che diviene la base direzionale primaria del Commercio dell'oppio in Cina. Tale commercio successivamente sarà allargato enormemente anche ad altri Stati europei. Poco più tardi, nel 1850, in Cina scoppia la più grande rivolta che abbia avuto luogo nel XIX secolo. Se ne fa promotore Hung Hsiu-Ch’uan, un aspirante al ruolo di funzionario imperiale, frustrato, tuttavia, per essere stato bocciato agli esami di ammissione (pratica che regola l’ammissione dei funzionari burocratici). Dopo il suo personale fallimento egli soffre di un esaurimento nervoso che supera attraverso una crisi mistica a conclusione della quale fonda una Società degli adoratori del Cielo (1847-48). Il messaggio che gli offre si basa su una visione tradizionale e molto diffusa derivata dal confucianesimo e relativa al ciclo storico delle dinastie; le quali afferma che si susseguono imperatori capaci e onesti e imperatori incapaci e corrotti. Questa visione sembra cogliere bene la situazione presente con <<la guerra dell'oppio>> degli imperatori della dinastia Manchu. A tutto ciò Hung Hsiu-Ch’uan unisce elaborazioni concettuali derivate dal suo incontro commissionale di cristiani; l'idea di eguaglianza spirituale, che ha imparato da loro, si trasforma nella sua predicazione in una più radicale ideale di uguaglianza da raggiungere attraverso la retribuzione della proprietà terriera. L’Africa è una zona che comunque interesse molto alle potenze europee per l’attività commerciali che vi si possono realizzare e che alla metà dell’Ottocento sono in rapida crescita. Allo stesso tempo nelle aree costiere le compagnie commerciali europee acquistano merci essenziali per i consumatori o –ancor di più- per le industrie europee, dai chiodi di garofano all’avorio, dal sale al grasso vegetale utilizzato per oliare i macchinari industriali. E così, dunque, man mano che si accumulano informazioni e etno-geografiche appare chiaro che l'interesse economico e politico che le principali potenze europee (Regno Unito Francia in primo luogo, ma subito dopo Germania e Italia) nutrono per l'Africa sta crescendo rapidamente: in effetti sarà proprio questo uno dei principali teatri dell'espansione coloniale europea tra il 1870 e i primi decenni del Novecento. 18 Popolazione e produzione <<Bisogna essere del proprio tempo>> Intorno alla metà dell'Ottocento Europa si sta imponendo una nuova corrente artistica, forte di importantissimi sviluppi anche in letteratura, il realismo. <<Bisogna essere del proprio tempo>>: ecco uno degli slogan più efficaci che connotano il nuovo atteggiamento realista nei confronti del mondo circostante. Questo atteggiamento induce molti artisti a cambiare i soggetti delle loro opere, verso soggetti nuovi e tanto attuali: << la sorte degli umili lavoratori delle città e dei campi, la vita quotidiana media, la donna contemporanea (e in particolare la donna traviata) ecc.. Fra tutti questi temi di vita contemporanea, solo uno incarna veramente questo periodo, cioè il tema del lavoro>>. Essere del proprio tempo, guardare con gli occhi nuovi la realtà che si ha intorno e guardare con uno sguardo vivo, penetrante talora partecipe. E ciò che fanno i pittori Millett, Tommasi e Monet. Crescita demografica, inurbamento, emigrazione Grazie a questi nuovi fonti si è riscontrato un aumento della crescita costante della popolazione ma anche un tasso di natalità precocemente basso in rapida discesa. La diminuzione dei tassi di natalità non compromette tuttavia la crescita demografica, poiché, contemporaneamente si registra un'ulteriore accentuazione di discesa dei tassi di mortalità ciò che consente di mantenere un ampio di differenziale positivo, con le nascite che sopravanzano nettamente le morti. Si può dire che tra fine Ottocento e inizi del Novecento “Si muore di meno e si vive più a lungo”. I miglioramenti nell'alimentazione e nell’ igiene personale favoriscono certo questa evoluzione, poi sono soprattutto i grandi lavoratori che vengono realizzati nella città- prima nelle capitali e poi nelle province- a depotenziare le ragioni di mortalità legate le cattive igiene. L'impulso al risanamento Urbano viene dalla necessità di fronteggiare le epidemie di colera che nel corso dell'Ottocento colpiscono a più riprese Londra, Parigi, Napoli e molte altre città. Questi lavori prevedono essenzialmente 5 tipi di intervento: a) La creazione e la cura di grandi parchi interni alla città, ritenuti utili al benessere fisico dei suoi abitanti; b) Il risanamento dei quartieri più poveri; c) La costruzione di un moderno sistema di fogne; d) La costruzione di un sistema idrico, capace di portare l’acqua in ogni casa; e) Infine la depurazione delle acque potabili; Questi interventi trasformano gli ambienti urbani da luoghi maleodoranti a luoghi ospitali e assai più salubri. Oltre a questi interventi urbanistici, i significativi progressi che si registrano nelle conoscenze mediche contribuiscono in modo determinante ad abbattere i livelli di mortalità. Le conoscenze mediche si sviluppano in quattro rilevanti direzioni: a) Si costruiscono nuovi ospedali b) Innovazione delle tecnologie mediche come: il microscopio per lo studio dei microorganismi c) La particolare cura per l’igiene, la sterilizzazione e la disinfestazione degli strumenti chirurgici e delle ferite d) Infine, miglioramenti tecnici delle industrie chimiche- mettendo a disposizione nuovi e più efficaci farmaci Città più sane e una medicina più efficace sono presupposti essenziali alla crescita demografica ottocentesca. Tuttavia in molte aree dell’Europa la crescita della popolazione si rivela nettamente superiore alla domanda di forza lavoro: per questo molte persone, che stentano a trovare un’occupazione qualsiasi, prendendo la decisione di partire. I flussi migratori che derivano da questa decisione sono essenzialmente di due tipi; - A breve/media percorrenza  Urbanizzazione (dalle campagne alle città) - A lunga percorrenza Il circuito migratorio a lunga percorrenza assume nel corso dell’Ottocento proporzioni gigantesche: tra il 1800 e il 1924 all’incirca 50 milioni di persone abbandonano l’Europa, per rifugiarsi negli Stati Uniti e in Australia. La seconda rivoluzione industriale L’Europa intorno alla metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento è colpita da una nuova ondata di innovazioni che ricordano la prima rivoluzione industriale, ma è profondamente differente tanto che prende il nome di seconda rivoluzione industriale: a) In primo luogo le invenzioni non provengono più da inventori dilettanti o da imprenditori, ma da scienziati di professione, che producono gli studi preparatori necessari, per poi essere applicati nel reale b) In secondo luogo tali invenzioni non sono più realizzate e applicate esclusivamente da inventori e imprenditori britannici, bensì da inventori e imprenditori provenienti da tutta l’Europa. c) In terzo luogo, le invenzioni riguardano essenzialmente settori produttivi che non hanno avuto quasi alcun ruolo durante la prima rivoluzione industriale o che, semplicemente all’epoca nemmeno esistevano come; le produzioni di acciaio, di materie chimiche, di energia elettrica, con tutta un’impressionante catena di nuove invenzioni. d) Diversamente dalle industrie di <<prima generazioni>>, i nuovi impianti richiedono macchinari grandi e molto costosi e ciò impone una serie di importanti e durature trasformazioni nelle modalità di finanziamento, di gestione e di organizzazione delle linee produttive. Le nuove invenzione che si sono sviluppate nel corso degli ulti anni dell’Ottocento hanno migliorato il benessere dei cittadini, ma anche a sua volta un ulteriore sviluppo delle industrie. Attraverso l’introduzione dell’energia elettrica, dell’invenzione del motore a scoppio e dell’utilizzo di nuovi carburanti fossili come il petrolio, si è formata l’industria meccanica. Da quest’ultima nasceranno ulteriori innovazioni nel campo delle armi, nel campo della mobilità e nel campo comunicativo. Nuove forme di gestione e di organizzazione produttive In alcuni settori produttivi- il siderurgico, il chimico, il meccanico- le fabbriche stanno diventando sempre più grandi e innovative e questo aumenta il rischio di inefficienza, di ritardi o di cattivo impegno dei macchinari. Per evitare questi problemi, alcuni imprenditori e alcuni studiosi si sono adoperati nella ricerca di sistemi per razionalizzare quanto più è possibile la produzione. Tra i più autorevoli c’è lo statunitense Frederik W. Taylor che idealizza la gestione scientifica del lavoro in fabbrica. <<Egli elabora questo sistema cronometrando, i movimenti dei lavoratori, misurando il costo di ciascuna operazione e stabilendo una sorta di tabella oraria di integrazione ottimale tra le varie fasi del lavoro>>. Il suo metodo nel 1911 si diffonde velocemente negli stati Uniti e in Europa, i cui imprenditori e dirigenti cominciano ad apprezzare i vantaggi del Taylorismo, come viene chiamato questo sistema organizzativo. Invece nel 1913 Henry Ford costruisce la prima catena di montaggio all’interno delle sue officine. Catena di montaggio: Sistema di produzione costituito da un nastro, definito nastro trasportatore, sul quale scorrono parti componenti o semilavorati secondo tempi prefissati e sincronizzati. L'assemblaggio è compiuto nelle stazioni di montaggio distribuite lungo la catena e presidiate da uno o più lavoratori. Le grandi dimensioni degli impianti nelle nuove aziende avevano costi che nessun imprenditore poteva sostenere da solo, poiché mancavano i capitali, perciò in tutti i settori si diffonde il ricorso sistematico all’emissione di azioni, vendute dalle banche azionarie, in modo che migliaia di piccoli risparmiatori possano convogliare i loro capitali verso l’impresa industriale che in quel momento appare più promettente dal punto di vista produttivo. In questo modo l’impresa non è più di proprietà familiare ma diventa una società per azioni. Non meno importante è il contributo delle banche, cioè le cosiddette banche miste, che raccolgono i soldi dei risparmiatori e li rinvestono nelle industrie. Tutti gli aspetti <<positivi>> dello sviluppo industriale tardo-ottocento, sono contraddetti almeno in apparenza da un ciclo economico di tendenza negativa: infatti, dopo un luogo periodo di prosperità e di prezzi industriali crescenti, dal 1873 al 1896 i prezzi dei prodotti industriali diminuiscono. I contemporanei – soprattutto gli imprenditori, preoccupatissimi per questo sviluppano parlano di <<grande depressione>> e la considerano l’effetto di un eccessiva offerta di prodotti industriali su un mercato che – nonostante l’aumento di popolazione – non è i grado di acquistarli e consumarli. Un'altra teoria a questo periodo di stallo e da accusare alle innovazioni industriali, che hanno fatto risparmiare sul prezzi di produzione e ciò può essere sembrata una crisi, invece non è altro che la manifestazione della prosperità e della dinamicità dell’industria euro-americana. I governi europei per far fronte a questo periodo di crisi cominciarono ad utilizzare una politica protezionistica, con l’aumento dei dazi doganali. 19 Studiare, lavorare, comprare, amare Sistemi educativi e strutture sociali: le scuole elementari La formazione di gruppi d’operai qualificati avviene grazie a un Sistema educativo in grado alfabetizzare gli scolari, è essere in grado di fornire loro una preliminare istruzione professionale, per renderli lavoratori più efficienti. Tutto questo è possibile grazie all'istruzione elementare obbligatoria e all'innalzamento dell'età minimi prima della quale non è possibile essere assunti in una fabbrica. Nonostante varie polemica e la Resistenza delle Chiese (che vuole difendere le scuole private da loro gestite), ovunque si impongono sistemi di istruzione elementare obbligatoria regolati e finanziati dallo Stato → i maggiori Stati occidentale si dotano di norme che regolano l'istruzione elementare. Avviene una rivoluzione nei comportamenti sessuali: ora si può cominciare a pensare il sesso come una dimensione propria e più autonoma rispetto a quella del concepimento, della gravidanza, della nascita dei figli, come, in realtà, non si è mai fatto prima. Scienze mediche, misoginia, patriottismo Condanna delle pratiche sessuali più libere da parte di medici e psichiatri: 1886, Richard Von Krafft-Ebing → Psychopathia Sexualis → la donna è caratterizzata da passività sessuale; se la donna fa avances all'uomo è “anormale” meritevole di cure psichiatriche, se la sua “incontrollata sessualità” la spinge a comportarsi in modo estremo (es. prostituzione) è meritevole della massima disapprovazione sociale e morale. 1893, Cesare Lombroso → La donna delinquente, la prostituta e la donna normale → la passività della donna è un effetto positivo del processo di civilizzazione che l'ha portata a controllare gli istinti sessuali, più numerosi e forti di quelli dell'uomo, indirizzandoli verso l'istinto riproduttivo e materno (apoteosi della donna “normale”). Doppia morale sessuale: riconosce agli uomini una “naturale” inclinazione all'attività sessuale, che in mancanza di meglio, può legittimare i rapporti con le prostitute, dall'altro lato nega la possibilità di naturali esperienze erotiche femminili che non siano orientate alla riproduzione e alla maternità. 20 Il <<Sole dell’avvenire>> Le origini del pensiero socialista Nel corso dell’Ottocento l’esperienza sociale degli strati più umili della popolazione occidentali è stata attraversata da un ‘impressionante quantità di trasformazioni. Tanto che si cominciarono a formare nuovi pensieri e nuove speranze, che derivano magari in forma semplificata, dai sistemi filosofici elaborati da numerosi intellettuali di estrazione nobiliare o borghese, i quali osservano la società con uno sguardo critico le trasformanza sociali e politiche. Da queste osservazioni nascerà un nuovo pensiero antagonista che criticherà le novità portate dall’industrialismo. Gli pensatori che spiccano in questo clima rivoluzionario sono: - Saint Simon: afferma la nascita di una futura società dominata da produttori tecnici capaci di impiegare le innovazioni tecnologiche a beneficio dell’intera collettività sociale; - Robert Owen: afferma che per evitare i disastri possono essere costituite tante piccole comunità autosufficienti, che egli chiama falansteri, internamente ordinate sulla base di principi egualitari; - Etienne Cabet: è il primo a usare la parola <<comunismo>> per descrivere la possibile società futura che deve nascere dal superamento delle contraddizioni e dei contrasti della società industriale, per dar vita a una dimensione sociale nelle quale beni e strumenti di produzione siano posseduti e gestiti in modo comunitario; - Pierre-Joseph Proudhon: il quale nel saggio “Che cos’è la proprietà?”, afferma che la proprietà è un furto e si fa sostenitore di iniziative politiche anarchiche, cioè favorevoli a una trasformazione che combatta ogni centro di potere e che porti alla costituzione di una società priva di Stato, perfettamente egualitaria, dove i lavoratori abbiano il possesso dei mezzi di produzione e si organizzano sulla base della cooperazione dell’aiuto reciproco (il mutualismo). Le teorie di tutti questi pensatori non sono in grado di offrire un quadro chiaro e convincente, sul quale basare un’organica azione politica. È invece ciò che riescono a fare due pensatori tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels. Loro devono la loro fama e il loro impatto sul movimento socialista. Tale analisi fonda quello che loro stessi chiamano <<socialismo scientifico>> per differenziale la loro proposta da tutte le precedenti teorie definite <<utopiche>>. Si ha il salto di qualità con la pubblicazione nel 1848 dei saggi di Marx e Engels: pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista (sintesi delle loro riflessioni). Parlano di comunismo ma in testi futuri parleranno di socialismo. Riflessioni di base di Marx: ragiona su quali siano le strutture del nuovo modo di produrre beni, da lui chiamato Capitalismo (dai 3 volumi de “Il Capitale”). Il Sistema Capitalistico (sistema economico nato dalla rivoluzione industriale) contiene in sé i limiti e le contraddizioni che lo porteranno alla propria fine:  Società polarizzata in un numero sempre più elevato di proletari (operai impoveriti) e un numero sempre più piccolo di imprenditori (borghesia) → vero e proprio conflitto sociale, definito da loro “lotta di classe”;  Crisi periodiche di sovrapproduzione. Proposta politica: il capitalismo ha già in sé elementi che lo porteranno a finire, il compito di chi aspira ad una società più giusta, è quello di creare organizzazioni politiche per diffondere le visioni critiche e accelerare la lotta di classe, che porterà alla rivoluzione, alla crisi conclusiva del capitalismo e alla formazione di una società nuova. Sebbene tale analisi sia fallace, poiché non avviene nel luogo e nei termini che essi immaginano. La conclusione del Manifesto sottolinea uno degli aspetti più innovativi del pensiero di Marx ed Engels: proprio in netta contrapposizione con il movimento nazionalista assunto dai movimenti politici borghesi, essi vogliono che il movimento dei proletari sia un movimento internazionalista, poiché i conflitti di classe avvengono in ogni stato industrializzato esistente. Per questo la frase alla fine del “Manifesto del partito comunista”, cioè <<Proletari di tutti i paesi, unitevi>>. Questa proposta internazionalista è presa sul serio da Marx ed Engels sia da molti individui, tanto che nel 1864 a Londra avviene la formazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (Prima Internazionale). Anarchici e socialisti Nella vita interna dell’Associazione vi confluiscono varie componenti politiche, alcune in contrapposizione:  Marx con la prospettiva marxista: ritiene che lo sviluppo del movimento debba passare attraverso la formazione di organizzazioni politiche strutturate, finalizzate a prepara lo scoppio della rivoluzione; saranno queste strutture a condure la fondazione di una società nuova, passando da una fase transitoria- dura ma necessaria- che sarà quella della <<dittatura del proletariato>>.  Bakunin con la proposta anarchica: sostiene che le posizioni di Marx siano sbagliate (non serve un partito guida per la rivoluzione, poiché deve essere spontanea) → secondo lui andrebbero realizzati colpi di mano simbolici/atti terroristici.  Nessun attentato porterà alla rivoluzione. L’ipotesi marxista e quella anarchica sono distanti tra loro me ciò si traduce in uno scontro duro alla fine in una scissione; nel corso del V Congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori tenutasi nel 1872 all'Aia: avviene l’espulsione degli anarchici dall'Internazionale → è diventa indispensabile la costituzione di un partito politico, perché nella battaglia contro il potere collettivo delle classi possidenti, il proletariato può agire attraverso il partito. Il primo vero partito di ispirazione marxista si fonda nel 1875 chiamato “Partito Socialista dei Lavoratori di Germania” (nel 1891 diventerà Partito Socialdemocratico Tedesco), dopo questo seguiranno tutti gli altri: 1880: Partito Operaio Francese 1889: Partito Socialdemocratico Austriaco 1892: Partito dei Lavoratori Italiano 1898: Partito Operaio Socialdemocratico Russo Anarchici: iniziano ad utilizzare la risorsa dell'attentato terroristico, ma la teoria di Bakunin è fallimentare, non accade niente dal punto di vista politico. Partiti politici moderni Cresce la credibilità dei partiti socialisti e per questo entrano all’interno della vita politica e sociale dei cittadini, diventando dei veri e propri associazioni formali: organizzazione delle classi operaie (anche per il tempo libero), si presentano alle elezioni, si danno uno statuto o programma del partito, vengono eletti dei comitati, che difendono il diritto di sciopero nei parlamenti. Repertorio di immagini e simboli dei partiti socialisti:  Bandiera rossa;  Figura femminile;  Immagini primaverili: spighe, rose, sole che nasce; simboli che rimandano alla nascita di una nuova società. I partiti socialisti si armano di giornale come per esempio: nel 1896 fondano l’” Avanti”, un quotidiano socialista italiani (anche molti altri giornali locali, oltre a quello nazionale). Com’è chiaro già da questi elementi, un partito socialista è qualcosa di molto diverso dalle formazioni politiche notabili liberali. Rituali: Festa del 1 maggio, momento di celebrazione del lavoro e dei lavoratori, stabilita nel 1889 (nel 1886 furono impiccati 4 operai a Chicago, perché accusati di omicidio, nonostante fossero innocenti). Divergenze correnti nell’ambiente socialista Inizio del XX secolo → differenze di posizioni all'interno dei partiti: Ala Riformista: necessaria l'introduzione di riforme per migliorare le condizioni; Ala Radicale: va fatto di tutto per affrettare la crisi generale; Tutti condividono l'obiettivo finale della rivoluzione socialista, sono in disaccordo sui mezzi, né fanno mistero dell'idea di poter ricorrere alla violenza. Il movimento socialista si forma nell'Europa continentale ma non in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. GRAN BRETAGNA Non si forma un movimento operaio che punti alla rivoluzione. Nel XIX secolo si ha qui il primo esempio europeo di movimento operaio (1838) che ha come testo di base la Carta del Popolo (richiesta di riforma del sistema elettorale) → <<Movimento Cartista>>. La differenza profonda con il socialismo europeo è che i leader qui non chiedono l'abbattimento del sistema parlamentare ma la sua riforma o cambiamento. Nel 1848 il movimento cartista viene represso duramente. Negli anni seguenti, i movimenti trovano un posto nel partito liberale. “L'origine dell'uomo” → applica la teoria della selezione naturale, affermando la teoria della Monogenetica (presenza di un unico gruppo umano in origine, che poi ha dato vita a varie comunità razziali). Es. passo in cui introduce una visione “razzista” (involontaria) F.GALTON (cugino di Darwin). Statistico e antropologo, applica in modo più rigido e rigoroso le teorie darwininiane. Fonda l'eugenetica: disciplina che ha come finalità quella di conservare un buon patrimonio genetico. G.VACHER e DE LAPOUGE. Sostiene che sebbene ci siano state mescolanze tra razze, questo non ha intaccato la purezza dei caratteri dominanti. Afferma la presenza di una distinzione anche all'interno della popolazione europea → homo europeus/ariano (centro-nord Europa, alto, biondo e carnagione chiara); homo alpinus (più basso e più scuro); homo mediterraneus (basso, capelli neri e occhi marroni). Presenza in Europa anche della razza ebraica (con una propria connotazione biologica): pericolosi per la civiltà europea perché inclini ad essere governati dall'avidità. Secondo lui bisogna tradurre l'eugenetica in un piano d'azione politica → eutanasia razziale (accoppiamento programmato, realizzabile secondo lui solo dopo la rivoluzione socialista). H.S.CHAMBERLAIN. Inglese che vive in Germania; riassume le teorie precedenti aggiungendovi un punto: l'espressione maggiore della razza ariana si trova in Germania e la massima minaccia è rappresentata dalla comunità ebraica (avrà un peso nella formazione di Hitler) Il razzismo militante in Europa In Europa, vi sono manifestazioni di razzismo militante che colpisce gli ebrei. In Russia: le comunità ebraiche ricevono un trattamento più pesante (rispetto al resto d’Europa) → in singole aree vengono aggrediti, picchiati ed uccisi (Pogrom = distruzione). Molti si vedono costretti a emigrare (anche in Palestina). Nel resto d'Europa sin dalla fine del XVIII secolo sono stati avviati processi di emancipazione, grazie ai quali sono state abolite molte norme discriminatorie e molte di queste persone occupano posti in primo piano nel campo delle finanze, della scienza, delle arti, ecc. Esiste comunque una parte di opinione pubblica che è ostile: -Accusati di aver ucciso Gesù Cristo, di compiere pratiche rituali omicide (verso i bambini), di rubare ostie consacrate per profanarle → accuse prive di fondamento; -Ostilità verso i matrimoni intra-comunitari (visti male soprattutto dal discorso nazionalista); -La maggior parte sono commercianti e hanno stretto rapporti stretti con famiglie di altre città portuali (legami conservati); per questo i nazionalisti li considerano una minaccia per l'integrazione (Nazione dentro la Nazione, corpo estraneo). La Francia nel (1894-1906): Caso Dreyfus → lo stato maggiore dell'esercito francese scopre che dei segreti militari sono stati passati all'esercito tedesco da una spia. Dopo un'inchiesta viene accusato Alfred Dreyfus, ebreo impiegato dello stato maggiore, condannato alla deportazione. Scoppiano grandi polemiche, alimentate dalla moglie e dal fratello, che chiedono la revisione del processo. L'opinione pubblica francese è divisa tra colpevolisti (l'Action Française: gruppo antisemita) e innocentisti (tra cui lo scrittore Emile Zola che pubblica sul giornale “L'Aurore” una lettera aperta di protesta dal titolo “J'accuse”. Le posizioni antisemite si basano in gran parte sul libro di E. Drumont “La Francia Giudea” in cui si racconta che la sconfitta contro la Prussia sia stata dovuta ad un complotto degli ebrei francesi (non ci sono prove concrete, ma il libro vende molto). Inoltre nel 1897-98 inizia a circolare un documento falso, scritto dagli antisemiti francesi per conto della polizia segreta zarista, dal titolo “Protocolli dei saggi anziani di Sion” (congiure per prendere il potere nel mondo). Il giornalista Theodor Herzl, molto colpito da questa violenza, pensa che gli ebrei debbano trovare una soluzione, nel libro “Lo stato ebraico” (1896) afferma che gli ebrei devono trovare una propria patria. Nel 1897 convoca un congresso e fonda l'Organizzazione Sionista Mondiale, che dirigerà fino al 1904. All'interno coesistono varie visioni: sionisti pratici e sionisti moderati (cercano il consenso delle potenze europee). Nel frattempo continuano i flussi migratori dalla Russia. Nel 1909 si fonda una comunità ebraica in Palestina, a Tel Aviv. Il razzismo militante negli Stati Uniti Negli ultimi anni dell'800 molti Stati, sia al nord che al sud, varano una politica segregazionista nei confronti dei neri, con una serie di leggi che li escludono dalla vita pubblica (voto concesso a chi sa leggere e scrivere, a chi è figlio o nipote di persone che hanno già votato in precedenti elezioni, pagamento di una tassa apposita per essere iscritti nelle liste elettorali) e che pratiche per dividere bianchi e neri (scuole separate e spazi distinti sui mezzi pubblici). Nel 1881: Booker T. Washington, giovane insegnante figlio di una schiava nera e di un piantatore bianco, fonda in Alabama il Tuskegee Institute (scuola tecnica riservata a studenti neri). Nel 1909: fondata la National Association for the Advancement of Colored People, il promotore è William E.B. Du Bois, un nero de New England con una carriera eccezionale (uno dei più importanti sociologi dell'epoca). Altre minoranze etniche subiscono il razzismo dei bianchi statunitensi:  Decimazione sistematica dei pellerossa (le guerre indiane accompagnano il completamento dell'espansione nei territori dell'ovest 1876-1890) che si accompagna alla distruzione del loro ambiente di vita → i superstiti sono chiusi in aree di ghetto, le “riserve”, dove in parte si abbandonano a depressione e alcolismo.  Difficile integrazione anche per gli immigrati dall'Europa mediterranea e orientale (portoghesi, spagnoli, italiani, russi, slavi, di confessione cattolica/ortodossa, non parlano inglese) → lavori più umili, tendono a formare quartieri che ricostruiscono in parte le comunità d'origine. 22 La politica in Occidente Caratteri generali Le dinamiche politiche in Europa hanno un tema comune: le classi dirigenti mettono a fuoco il problema di dover integrare le masse popolari, perché in questi anni si sta formando un agguerrito movimento socialista che crea dei partiti anti-sistema. Elementi costanti: Allargamento del corpo elettorale. La Germania è presa a modello, in Francia c'è il suffragio universale, in altri stati come Italia e Inghilterra, si ha un ampliamento progressivo del corpo elettorale passando dal 4% al 8% della popolazione. Inoltre si cerca di dare l’impressione all’opinione pubblica che le istituzioni siano l’espressione della volontà popolare. Resta aperta la questione femminile: l'istruzione femminile è maggiore nei paesi protestanti, porta alla nascita del movimento delle suffragette → movimenti molto attivi in USA e Inghilterra. L'Europa continentale è invece caratterizzata da due peculiarità:  Nei paesi cattolici i movimenti sono molto moderati (la tradizione cattolica ha sempre lasciato ampio spazio alle donne, ma è anche vero che è di dominanza maschile);  L’organizzazione dei partiti socialisti non sollecita la formazione dei movimenti suffragisti perché: nei paesi cattolici temono che la concessione del voto alle donne porti un aumento di consensi al partito cattolico; Prima vogliono raggiungere il suffragio maschile;  I leader socialisti (Engels per esempio) pensano che la discriminazione verso la donna sia un prodotto del capitalismo e per questo solo dopo la Rivoluzione sarà possibile risolvere il problema. Nei paesi occidentali iniziano ad essere approvate Politiche Sociali, che puntano a migliorare le condizioni di lavoro: legalizzati i sindacati, ammessi gli scioperi, varati i primi sistemi previdenziali e assistenziali (pensioni). I provvedimenti sono sostenuti in primo luogo dai leader politici conservatori; in Germania è Bismarck ad occuparsene → nel 1878 vara delle leggi anti-socialiste, ma poi comprende che queste leggi non fermano il partito socialista e così vara delle leggi per migliorare le condizioni dei lavoratori e quindi togliere i motivi di protesta al partito socialista. (Contributo dello Stato + Contributo dei datori + Detrazione dagli stipendi = Welfare State). L'operazione riesce in parte: non si ha un cambiamento radicale delle condizioni dei lavoratori; le disuguaglianze sociali sono talmente tanti e grandi che sono comunque attirati dalle idee socialiste. *Lo Stato sociale (o Stato del benessere, welfare state), secondo una definizione largamente accettata, è un insieme di politiche pubbliche con cui lo Stato fornisce ai propri cittadini, o a gruppi di essi, protezione contro rischi e bisogni prestabiliti, in forma di assistenza, assicurazione o sicurezza. Rapporti tra Stati e Chiesa La Chiesa cattolica: con Pio IX, il pontificato è caratterizzato da una linea conservatrice →1864 egli fa un enciclica “Quanta Cura” (contiene il Sillabo degli errori del nostro tempo, condannati ateismo, socialismo, razionalismo, liberalismo); Nel 1870 pubblica l’Infallibilità del Pontefice; Nel 1878 gli succede Leone XIII, pontefice attento alla questione sociale, tanto che nel 1891 con l'Enciclica Rerum Novarum, condanna il socialismo ma afferma che gli imprenditori non devono trattare gli operai come pura e semplice merce, approva i sindacati cattolici (legittimazione). Regno Unito Alternanza di governi conservatori (Disraeli) e liberali (Gladstone). Grazie a diverse riforme sul diritto di voto, aumenta il corpo elettorale da 8% al 16% e iniziano a dotarsi forme organizzative permanenti → avviene la nascita dei partiti politici moderni. Nel 1867: Conservative National Union Nel 1877: National Liberal Federation Tra il 1853-1883: Leggi anticorruzione (dai liberali), richiesta da Cartisti e Puritani Inoltre c’è un introduzione dell’obbligo di concorso per l’accesso a una carica pubblica e la segretezza del voto elettorale. Tutto ciò non servì a cancellare completamente la corruzione o la pratica clientelare; per questo motivo il ruolo del partito diventa ancora più grande. I partiti hanno il compito di avvicinare e convincere i possibili elettori sulla base dei loro programmi di partito. Negli anni Settanta-Ottanta dell’Ottocento due temi politici principali determino l’agenda politica dei due maggiori partiti: 1. Il rapporto con le classi operaie e con il movimento sindacale 2. La questione dell’Irlanda Questione operaia: nel 1871 viene approvato in Parlamento il Trade Union Act (legalizzazione dei sindacati). La norma è molto apprezzata dalle numerose organizzazioni sindacali, anche se nel 1825, Disraeli (conservatore) autorizza il picchettaggio pacifico, senza nessun tipo di violenza; così da permettere agli operai che non voglio scioperare la possibilità di entrare in fabbrica (in questo modo vuole garantirsi i voti della classe operaia) Il partito liberale riesce ad aggiudicarsi i sindacati, poiché si fa promotore nel 1880 del Employer's Liability Act (responsabilità dell'imprenditore in caso di incidente), che garantisce al partito liberale lo stabile appoggio delle Trade Unions Congress (l’organismo che coordina i sindacati britannici). Questione Irlandese: In Irlanda, ormai da un secolo l’unione con la Gran Bretagna è vissuta come una sottomissione a élite nazionalmente distinte. Le proprietà terriere dell'Irlanda del Nord sono in mano agli inglesi. Esistono due diverse culture: - Britannici → protestanti + lingua inglese - Irlandesi → cattolici + lingua gaelica In questo clima di tensione si formano associazioni politico-culturali che avanzano richieste di autonomia e talora perfino di indipendenza. Tali istanze trovano espressione politica nella Irish National Land League fondata nel 1879 durante una grave crisi agraria, che colpisce l’agricoltura irlandese. La Irish League difende gli interessi dei contadini. Contemporaneamente si forma un raggruppamento politico di orientamento nazionalista a capo vi è Charles Parnell, capo di entrambe le associazioni, il quale riesce a far eleggere 60 deputati nella Camera dei Comuni. Parallelamente però sono attive società segrete nazionaliste, che mettono in atto una serie di attentati come nel 8 maggio 1882, uccidono il ministro per l'Irlanda nel governo Gladstone (Lord Frederick Cavendish). Il governo di Londra mette in atto una politica che oscilla tra l'aiuto ai contadini irlandesi e una dura repressione poliziesca ai responsabili. In questo contesto Parnell nel 1882 fonda la Irish National League (Lega nazionale irlandese), organizzazione politica nazionalista che adotta un programma esplicitamente autonomista. La politica di Gladstone (liberale) viene giudicata repressiva dagli irlandesi e troppo debole dagli inglesi: risultato deludente alle elezioni del 1885. Gennaio 1886: inaspettatamente Gladstone concede la Home Rule (“larga autonomia” all'Irlanda seppur dentro la cornice istituzionale del Regno Unito con ricostruzione del Parlamento irlandese) → i nazionalisti irlandesi decidono di appoggiare Gladstone → nuovo governo liberale (febbraio 1886). Ma la crisi non è finita, perché il programma di appoggio alla Home Rule, voluto da Gadstone porta 93 liberali guidati da J. Chamberlain a uscire dal partito in nome della conservazione del Regno Unito → crisi del governo liberale che nell'agosto del 1886 viene sostituito da un governo conservatore, guidato da Salisbury (appoggiato dai liberali unionisti) Mentre le tensioni socio-politiche in Irlanda si riaccendono violentemente, Gadstone, a 7 anni di distanza dal primo tentativo di introdurre, la Home Rule, ne compie ancora un altro. Infatti nel 1892 Gladstone rilancia il progetto della Home Rule e, insieme ai nazionalisti irlandesi, ha di nuovo la maggioranza nel 1898: il progetto della Home Rule, approvato alla Camera dei Comuni viene respinto dalla Camera dei Lord, questa rappresenta l’uscita di Gadstone dalla vita politica. Crisi del partito liberale → il partito conservatore raccoglie consensi tra i proprietari terrieri e le classi medie, grazie ad una politica nazionalista ed imperiale. Iniziative coloniali:  Asia/Africa (guerra contro i boeri)  Competizione con la Germania per la supremazia navale.  Campagna di rafforzamento dell'esercito → sentimento patriottico.  Prestigio della Monarchia → 1876 Vittoria, Imperatrice delle Indie. Assolutamente peculiare della società britannica è che la crescita dei sentimenti nazional- patriottici vada di pari passo con il rispetto per le istituzioni parlamentari, cosa che garantisce alla Gran Bretagna una solidità e una stabilità politica unica. Il Regno Unito dal 1903 al 1914: riforme e conflitti Fine della crisi dei liberali avviene nel 1903: il partito liberale sottoscrive un accordo con il Labour Representation Commettee (Lrc) il nuovo organismo che sta ponendo le basi per un partito autonomo della classe operaia. Nel 1906 grazie all’accordo c’è la vittoria dei liberali. Si riapre una grande stagione di riforme, a tutela dei lavoratori (previdenza sociale) - 1909: Legge Finanziaria (per finanziare le riforme a tutela dei lavoratori e le spese militari) →ribattezzata “People's Budget”, la legge di David Lloyd George prevede, una tassazione dei redditi e delle proprietà terriere. La Camera dei Lord pone il veto (proprietari terrieri) - 1910: Parliament Act → riduce i poteri della Camera dei Lord In questi anni altre due questioni attraggono stabilmente l’attenzione dell’opinione pubblica e dei leader politici: le iniziative di un imponente movimento suffragista e, di nuovo, la questione irlandese. Il movimento suffragista si esaurisce in molte donne militanti che si riuniscono in associazioni, che chiedono l’estensione del diritto di voto. Intanto a questa crisi politica, per l’estensione del diritto di voto alle donna, se ne contrappone un’altra, anche più grave, quella Irlandese. Da tempo il Partito nazionalista irlandese, presenta nel Parlamento di Westminster, la Home Rule. A seguito della cancellazione del diritto di veto dei Lord imposta dal Parlamento Act, la speranza di una rapida approvazione della Home Rule, visto che è in passato sono stati appunto la camera dei Lord ad bocciarla. La proposta prevede <<la costituzione di un parlamento irlandese che si occuperebbe delle questioni interne dell'isola, mentre politica estera e Forze Armate resterebbero di competenza del parlamento di Westminster>>. Nel Ulster, la regione nord occidentale dell'Irlanda a maggioranza protestante i parlamentari locali, manifestano una contrarietà assoluta alla Home Rule e si preparano a resistere in tutti i modi anche con le armi; -1912 cominciarono a formarsi gruppi paramilitari collegati alle associazioni organicisti -1913 viene costituita un'armata volontaria dell'Ulster che raccoglie 100.000 uomini Contemporaneamente nell'Irlanda Cattolica i nazionalisti si organizzano, dal 1905 esiste un partito il Sensei kenga (che in gaelico significa <<proprio noi>>) che sostiene una più larga autonomia rispetto a quella prevista dal progetto Home Rule, presentato da Asquith; nel 1913 fondano un corpo paramilitare di volontari irlandesi che intendono contrapposti attivamente agli orangisti. La situazione in Irlanda enormemente tesa. Tanto che per sciogliere le tensioni, Asquith concede all'Ulster la possibilità di dissociarsi dalla Home Rule attraverso un plebiscito. Finalmente nel 1914 la Home Rule entra in vigore, ma si deve aspettare la fine delle ostilità, poiché scoppia la Prima Guerra Mondiale, per essere applicata. La Francia della Terza Repubblica Con la Costituzione del 1875 la Francia diviene Repubblica Presidenziale (parlamento bicamerale e Camera dei deputati eletta a suffragio universale maschile). La vita politica è guidata principalmente da raggruppamenti parlamentari repubblicani (Leon Gambetta) e radicali (Georges Clemenceau); difficile parlare di partiti perché la loro azione politica si basa spesso su alleanze parlamentari fluide e ricorso frequente a corruzione e pratiche clientelari. Fratture politiche che attraversano l'opinione pubblica: - Destra → filomonarchici, neo-bonapartisti, cattolici integralisti - Sinistra → repubblicani, socialisti, radicali A causa dell'inquietudine dell'opinione politica di destra → due colpi di stato:  Il Generale MacMahon, Presidente della Repubblica (convinzioni autoritarie e monarchiche), dopo che i repubblicani vincono le elezioni (1876), nel 1877 scioglie d'autorità la Camera e indice nuove elezioni, che però confermano la maggioranza repubblicana → si dimette.  Il Ministro della Guerra Georges Boulanger avvia un piano di potenziamento dell'esercito, in funzione antitedesca (spirito di Revanche per la sconfitta di Sedan). Si candida alle presidenziali mirando però ad un colpo di stato. Al momento cruciale gli manca il coraggio necessario e fugge in Belgio, dove muore suicida. Il punto in cui si consuma lo scontro è la questione della lingua visto che a Praga, si parlava con la lingua tedesca, invece i cechi volevano che si parlava a lingua ceca. Nel 1879: Governo del conservatore Eduard Von Taaffe che conserva l’incarico fino al 1893, perché si fa promotore di leggi sociali come: -Pacchetto di leggi per i lavoratori (favoriscono i distretti industriali di Boemia e Moravia); -Divide la Boemia in tanti distretti sulla base delle etnie che vi abitano; La crisi liberale prima e dei conservatori poi, a seguito della divisione in distretti della Boemia, ha portato l’istituzione di 3 nuove formazioni politiche:  Movimento pan-germanico (nazionalista) nel 1885;  Partito socialdemocratico nel 1889;  Partito cristiano-sociale (monarchico e antisemita) nel 1893: tale partito che si fa promotore di una politica democratica, e otterrà→ l’ampliamento del suffragio: L’emergere di questi raggruppamenti complica tremendamente il quadro politico complessivo, mentre la tensione tra varie etnie si fa sempre più evidente. Ai primi del Novecento, anche i Sloveni chiedono forme di riconoscimento della propria lingua, mentre la tensione in Boemia oltrepassa i confini del Parlamento: quando un nuovo governo propone una legge che equipari totalmente la lingua tedesca a quella ceca, la conseguenza fu che per le strade delle città boeme scoppiano tumulti promossi da associazioni nazionaliste tedesche-boeme. La situazione è talmente grave che nel 1908 si annuncia lo stato d'assedio in Boemia, tanto da rinunciare l’equiparazione delle due lingue. Di fronte ha una situazione politica così difficile, i governi di inizio Novecento, cominciano a far ricorso ai “Decreti di emergenza” una forma di legislatura che non serve l'approvazione del Parlamento, e approva l'ampia <<l'ampliamento del diritto di voto>>, che si traduce in due leggi: - La modifica della composizione dell’elettorato - L’altra dell'introduzione del suffragio universale maschile Tale situazione si vede nella parte ungherese dell’impero tanto che la classe politica ungherese rifiuta di concedere autonomie alle minoranza (croati, serbi, rumeni, ruteni e slovacchi). La Russia Zarista Con l’attentato terroristico del 1881 muore Alessandro II, e con lui, un periodo di riforme importanti come l’abolizione della servitù della gleba. Sale al trono il figlio, Alessandro III mette in atto una politica repressiva e una 'russificazione' delle minoranze. Tanto che come avevamo visto, gli ebrei erano visti come un corpo estraneo, oggetto di attacco della chiesa ortodossa e dello Stato. Questa politica repressiva è stata seguita anche dal successore di Alessandro III, cioè Nicola II: egli approva una politica d’industrializzazione ed espansione nei Balcani (cioè l’ipotesi di riunificare tutti i popoli slavi, sotto una Grande Russia=panslavismo) e in Estremo Oriente (1904: guerra contro il Giappone). L'andamento sfavorevole della guerra russo-giapponese ha gravi ripercussioni interne. il prestigio del governo zarista subisce ovviamente un durissimo colpo. i gruppi sociali insoddisfatti dell'azione politica rigorosamente autocratica sono due: - Gli operai di fabbrica che non hanno alcun tutela dal legislativo - E i contadini che erano la vecchia servitù della gleba, ed ormai risultano come semplici braccia, sotto la morsa del prelievo fiscale per finanziare le guerre. LE tensioni interne sfociano nel Gennaio 1905: rivolta anti-zarista a S. Pietroburgo quando operai di alcune fabbriche decidono di indire uno sciopero, ammutinamenti → si formano i Soviet (organismi di rappresentanza di operai). Nel 1906: per evitare un aggravamento della crisi, Nicola II concede la libertà di stampa e associazione e convoca un Parlamento (la Duma). I socialisti della fazione bolscevica (i rivoluzionari) e il Partito socialista rivoluzionario, forte nelle campagne, rifiutano la concessione e non partecipano alle elezione del 1906, che vedono il successo del Partito costituzionale democratico (denominato <<cadetto>> dalle iniziative del nome K e D). Il risultato non soddisfa lo zar, che scioglie subito la Duma. Le elezioni, cui partecipano anche i bolscevichi e social- rivoluzionari, danno lo stesso esito: maggioranza sgradita allo zar e nuovo scioglimento). Per modificare il periodo di stallo lo zar applica una restrizione del corpo elettorale, facendo votare solo le persone più ricche e ottenendo così una maggioranza conservatrice. Il nuovo governo presieduto da Stolypin nel 1907 che cerca di applicare diverse politiche: -Continuare la politica repressiva; -Moderata riforma agraria; -Abolizione dei Mir (assemblee dei capifamiglia dei villaggi) → vorrebbe creare uno strato di più piccoli proprietari terrieri. L'operazione è compiuta tra il 1906 e il 1910 raggiunge risultati significativi aumentando il numero di famiglia contadini con medie proprietari terrieri. Dal punto di vista politico la situazione è tutto l'opposto di essere sotto controllo, visto che suscita reazioni critiche, sia da parte dei partiti della sinistra rivoluzionaria i quali temono che la riforma attenui le tensioni sociali, sia dei Nobili proprietari terrieri che vi vedono una minaccia la loro supremazia sociale. Inoltre bisogna tenere conto che la riforma agraria non ha dato gli effetti sperati visto che i contadini sono stati costretti a vendere le loro proprietà si erano indebitati la situazione non meno tesa nelle città industrializzate, dove si diffonde la protesta degli operai che dalle rivoluzione del 1905 non ha ricavato quasi alcun vantaggio politico. La situazione è tesa, con effetti imprevedibili. Una tipologia dei sistemi politici nella società di massa Ripercorrendo sinteticamente le vicende si posso distinguere diverse tipologie di sistemi politici: a) I Sistemi statunitensi e Inglesi hanno élite dirigenti che si mostrano in grado di innovare profondamente le regole del gioco politico e al tempo per integrare efficacemente le masse operaie, stesso – di trovare soluzioni dotate peraltro di forme organizzative politicamente assai moderate. Ciò non significa che non ci siano prezzi da pagare. Essi, però, si scaricano prevalentemente su ambiti socialmente o geograficamente marginali: negli Stati Uniti i neri e gli indiani sono esclusi dal gioco politico; nel Regno Unito sonio gli irlandesi a vedere sistematicamente deluse le loro aspirazioni a una qualche forma di autonomia. In modo solo apparentemente paradossale questi processi di marginalizzazione contribuiscono a rinsaldare il senso di appartenenza a coese comunità nazionali formate in un caso dai bianchi americani e nell’altro dagli inglesi e dagli scozzesi di confessione protestante; b) In Francia e in Germania le importanti innovazioni politiche e istituzionali che vengono attuate non assicurano una piena e tranquilla integrazione e armonizzazione dei numerosi gruppi politici esistenti i quali spesso hanno visione progetti molto distanti tra loro tuttavia anche in questo caso efficaci i processi di nazionalizzazione delle masse conferiscono una certa stabilità ai sistemi politici: c) A est infine i due Imperi dell'Europa centro-orientale sono in gravissima difficoltà l'élite austro- ungariche si trovano a dover fronteggiare e contemporaneamente le proteste delle minoranze nazionali e le formazioni dei partiti politici antisemita, in Russia l’irrigidimento cieco del governo zarista, conseguenza dell'uccisione dello zar Alessandro II, porta il sistema politico a un punto di rottura, la cui soglia viene superata con lo scoppio della rivoluzione del 1905. Nonostante la loro vastità e il loro peso poi diplomatico, i due imperi sono le formazioni più fragile del mondo occidentale. 23 La politica in Italia da Depretis a Giolitti La Sinistra al potere Dagli anni 70: rottura tra Stato italiano e Chiesa → culminato con l'annessione di Roma nel 1870. Nel 1870 alla richiesta di partecipazione alle elezioni, il Papa risponde con “non expedit” (non è opportuno, cioè che i fedeli cattolici che riconoscono il papa come sovrano, quest’ultimo gli ordina di non partecipare alla vita politica dello Stato). Dominio liberale della scena politica. In quegli anni avviene un cambiamento: una sezione dello schieramento liberale, fino ad allora all'opposizione, punta con decisione a sostituire la Destra Storica → Sinistra liberale. Uomini che non costituiscono un partito ma sono accomunati da un percorso comune: Depretis, Crispi, Cairoli, Nicotera. Tutti in gioventù sono stati seguaci di Mazzini, hanno combattuto con Garibaldi, molti di loro erano repubblicani, ma al momento dell'unificazione hanno deciso di accettare la monarchia e mettere da parte i propri ideali. Tuttavia non dimenticano del tutto le proprie origini: piena consapevolezza della necessità di “fare gli italiani” famosa frase di massimo D’Azeglio. *Dopo le dimissioni di Minghetti, poiché voleva nazionalizzare la rette ferroviarie, siccome molti parlamentari avevano investito sulla rete ferroviarie, approvare ciò significherebbe andare a perdere i loro capitali, perciò bocciarono la proposta di legge, dopo le dimissioni di Minghetti, Vittorio Emanuele II dà l’incarico di formare il governo al capo dell’opposizione, Depretis, nel Marzo del 1876 *A seguito di questo evento c’è un radicale cambiamento del quadro politico, tanto che fu chiamatoa <<rivoluzione parlamentare>> il governo si avvicina all’opposizione per cercare di formare un fronte comune per il bene della nazione. Nel 1876: insoddisfazione meridionale (eccessiva piemontesizzazione) e la crisi interna della Destra storica (il problema relativo alla gestione della rete ferroviaria) → cambia la maggioranza di governo: governo Depretis (rimane comunque molto aperto ai rappresentanti della Destra, per evitare un'opposizione dura). → Trasformazione dei partiti: invito agli esponenti di Destra a sostenere il governo per una concordia nazionale. Due riforme importanti:  1877. Riforma scolastica (Michele Coppino, infatti venne chiamata Legge Coppino) → obbligo della frequenza scolastica portato a 9 anni e stabilite punizioni per i genitori che si rifiutano di mandare i figli a scuola. L'istituzione delle scuole elementari è sempre un compito dei Comuni, che fanno fatica a sostenerne le spese (solo dal 1911 sarà compito dello Stato). Divario economico tra Nord e Sud sempre più accentuato: vi sono importanti distretti industriali (Napoli e nel salernitano) e alcuni ambiti agricoli attraversano una fase positiva, ma le produzioni industriali non decollano e il settore agricolo si sviluppa lentamente → ostacoli ambientali (rete stradale inefficiente, mancanza di acquedotti) e minore concentrazione di competenze tecniche. Questione meridionale Nell'Italia Meridionale sono anche presenti gruppi attivi di criminalità organizzata (furti di bestiame, derubano passeggeri delle carrozze, estorsione, ecc) in Sicilia (la mafia) e nel napoletano (la camorra). In Sicilia si sono formati con l'abolizione delle istituzioni feudali, molti soldati che di mestiere controllavano i feudi, non sanno più cosa fare e si mettono in proprio nel mercato della violenza. Questi gruppi sono rafforzati perché spesso collaborano con leader politici: molti esponenti della maggioranza giolittiana ne fanno uso per fare pressione elettorale (Salvemini ha definito Giolitti “Ministro della mala vita”) → problema sia etico sia economico (impongono costi aggiuntivi). Attuazione di una politica di intervento economico; si impegna molto affinché vengano varate leggi speciali per il Mezzogiorno. Legislazione speciale del Mezzogiorno (interventi diretti dello stato): -Nel 1902 (Governo Zanardelli): viene approvato l’Acquedotto pugliese; -Nel 1904: provvedimenti speciali per Napoli (sgravi fiscali su beni di consumo, esenzione decennale dai dazi doganali per materiale da costruzione e per tutte le attrezzature che possono servire per la costruzione di nuove industrie a Napoli). -Nel 1904: provvedimenti per la Basilicata, poi estesi nel 1906 a tutte le province meridionali. 1906: legge che riforma i contratti agrari (imposte ai proprietari clausole d'affitto più favorevoli agli affittuari). Tutte queste norme non cancellano il divario, ma danno un notevole impulso alle attività industriali e agricole. Riassunto dei campi di intervento dei governi di inizio secolo:  Sostegni diretti alle industrie, soprattutto siderurgiche e meccaniche;  Nuova politica sociale (protezione e previdenza sociale e riduce l'intervento delle forze pubbliche): aumento degli scioperi → aumento delle retribuzioni → aumento della domanda di beni di consumo;  Dinamica favorita da altri interventi (nazionalizzazione delle ferrovie, municipalizzazione dei servizi);  Interventi speciali. Tra il 1899-1914: stagione felice per l'economia italiana Dal punto di vista più puramente politico, il progetto giolittiano vuole includere stabilmente la Sinistra- radicali e socialisti moderata entro il quadro politico dominato dai liberali. L’operazione viene messa in atto con manovre di tipo classicamente personalistico. Tutto ciò non basta ad attirare il Partito Socialista entro la struttura del sistema politico liberale, né a rallentare la diffusione, con a capo Filippo Turati; Anni cruciali per l’Italia: 1911-13 Tra il 1911-13: anni di svolta per il governo Giolitti, perché vengono fatte due scelte:  1911 (cinquantenario dell'Unità d'Italia, grandi celebrazioni e inaugurazione del Vittoriano a Roma). Nello stesso anno viene sfruttata una crisi dell'Impero Ottomano, per attaccarlo in Libia (l'ultimatum viene dato prima dell'ok da parte del governo). Viene riscontrata una forte resistenza nelle aree interne della Libia, vengono usati molti metodi brutali. Nel 1912 finisce la guerra, con la pace di Losanna: riconosciuta la sovranità all'Italia sulla Libia e isole greche del Dodecaneso → consenso notevole da parte dell'opinione pubblica: quotidiani nazionali, nazionalisti, parte significativa dell'opinione pubblica cattolica (il Cardinale Maffidice omelie in favore). A pensarla diversamente sono i socialisti, la parte democratica della sinistra e il Papa Pio X.  1912: Riforma elettorale. Possono votare da questo momento i maschi adulti, che abbiano compiuto 21 anni se sanno leggere/scrivere, altrimenti devono averne compiuti 30, e aver prestato il servizio militare (essenzialmente è un suffragio universale maschile) Nel 1913 ci sono le elezioni a suffragio universale maschile, Giolitti promotore della riforma elettorale sa benissimo, che essa da sola può anche dare frutti avvelenati, poiché potrebbe produrre un mare di voti socialisti. *Problema: il partito socialista è molto attivo e molto cambiato rispetto ad inizio secolo (con la precedente presenza di Turati, il quale pensava che prima andassero fatte delle riforme e poi la rivoluzione, c'erano stati anche dei dialoghi con Giolitti) → cambiati i rapporti interni, i gruppi radicali si impongono (intransigenti), vengono cacciati Pissolati e Bonomi (più “vicini” alle idee di Giolitti), tra i nuovi che emergono vi è anche Benito Mussolini (direttore dell'Avanti) → non può esserci un dialogo con il governo. Per questo motivo vengono sottoscritti degli accordi tra i liberali e il movimento cattolico (Patto Gentiloni): in molti collegi i cattolici accettano di andare a votare, affinché vengano rispettati dei patti (es. protezione di associazioni e scuole cattoliche). Il Papa Pio X afferma che è legittimo fare degli accordi con i liberali in funzione antisocialista (il suo predecessore aveva risposto “non expedit”). In questo modo i liberali ottengono la maggioranza e la spaccatura con i cattolici si sta piano piano richiudendo. Nonostante i risultati favorevoli a Giolitti, la maggioranza liberale è scossa dalle polemiche contro i 200 deputati liberali che hanno accettato di sottoscrivere il Patto Gentiloni, Giolitti stesso li critica sostenendo che non siano dei veri liberali. Situazione insostenibile: Giolitti non può fare ameno di questi deputati ma non si vuole far condizionare → dimissioni da Presidente del Consiglio. Governo affidato ad un esponente della destra liberale, Antonio Salandra → Giolitti la ritiene una soluzione temporale (tattica usata più volte), immagina che il nuovo governo naufraghi presto difronte al difficile quadro politico, in quel caso potrebbe tornare e imporre le proprie priorità e condizioni. Ma il calcolo questa volta è sbagliato, perché Salandra rimarrà a lungo al governo ed in anni molto complicati. 24 L’Occidente alla conquista del mondo Colonialismo e imperialismo Tra il 1870 e il 1914 tutto il mondo non occidentale viene colonizzato. Conquista politica e militare di 3 continenti → globalizzazione economica 1887: Regina Vittoria 'Imperatrice delle Indie' → imperialismo Condizioni favorite dall'enorme divario tecnologico tra Occidente e resto del mondo. Tappe di un dibattito storico sull'Imperialismo, perché viene fatto?:  HOBSON. Il debordare=esagerare di potenze europee in Africa e Asia è spiegato così: la sovrapproduzione e il sovrainvestimento hanno portato a ricercare aree di investimento in direzione di aree africane e asiatiche. Tutto questo nel suo libro L’Imperialismo del 1902.  La linea di Hobson viene sostenuta da un socialdemocratico austriaco RUDOLF HIFERDING, il quale scrive nel suo libro “Il capitalismo finanziario” nel 1910, sostiene che la caratteristica essenziale dell’imperialismo sta nel accordo triangolare tra banche, grandi imprese e governi che li ospitano.  LENIN. Riprende e conferma l'interpretazione di Hobson, aggiungendo che quella da lui descritta è la fase estrema/ultima del capitalismo. Vede la Grande Guerra come guerra imperialista (previsione sbagliata). Tuttavia ci sono forme di dominio economico informale: ovvero senza l’utilizzo di un esercito perenne come: gli Stati Uniti nei territori centromeridionali dell'America. Le grandi aziende statunitensi (come la united fruit) chiedono l'intervento diretto degli Stati Uniti, per stipulare convenzioni che si creano con gli stati che occupano le piantagioni (Honduras, Repubblica Domenicana), questo si chiama capitali e interessi statunitensi. DOMINIO DIRETTO: CONQUISTE POLITICHE E MILITARI Nel 18 settembre 1898: la colonia britannica arriva a Fashoda. Si rischia la guerra anglo-francese, che viene scongiurata solo perché Marchand ritiene di essere militarmente impreparato e si ritira (la flotta inglese è 12 volte quella francese). Questo porta la conquista totale degli inglesi nel Sudan, ma non riescono a unificare Nord e Sud Africa. SUDAFRICA: LA GUERRA BOERA. Dal 1895 per iniziativa di Cecil Rhodes i britannici occupano uno Stato (Rodhesia) a Nord dell'Orange e del Transvaal, popolate da Boeri (discendenti dei primi coloni olandesi). Essendo ricchi di giacimenti preziosi, hanno attirato le attività commerciali inglesi, sottoposte nel Transvaal ad una dura tassazione. Nel 1895: fallito il tentativo di annessione. Nel 1899: si incrociano due ultimatum → quello inglese che chiede pieni diritti e quello boero che minaccia la guerra, se non vengono ritirate le truppe. Tra 1899-1902: sanguinosissima guerra boera → Kitchner stronca le ribellioni con grande violenza →esecuzioni sul campo, famiglie deportate nei primi campi di concentramento della storia. Nel 1902: accordo → Transvaal e Orange, insieme alla Colonia del Capo formano l'Unione Sudafricana. Nel 1910: come già Australia e Canada, l'Unione Sudafricana diventa Dominio britannico (territori autonomi coordinati da Federazione). - Rafforzata la segregazione razziale (separazione bianchi-neri) - Cominciano i primi tentativi di resistenza e ribellione → appello all'identità religiosa → appello alJihad (maggiore: lotta etica contro il male, interiore - minore: lotta armata contro i seguaci di altre religioni):  EGITTO: sviluppo di pensiero più articolato → modernismo islamico (adattamento alle nuove trasformazioni) → 1907: Partito Nazionale Egiziano ad opera di intellettuali  SUDAN: 1884-5 Muhammad Ahmad invita alla Jihad contro gli inglesi e riesce a creare uno stato autonomo, riconquistato poi da Kitchner nel 1898.  SOMALIA: 1898, M. A. Hassan (il Mullah pazzo) dà il via ad una lunga guerriglia, stroncato nel 1920 dall'aviazione britannica. LA GUERRA ISPANO-AMERICANA (IMPERIALISMO INFORMALE AMERICANO) Mentre precipita la guerra Boera in un'altra parte de mondo scoppia un nuova crisi. Nel 1895, Cuba: rivolta indipendentista che la Spagna non riesce a soffocare. Gli USA, che hanno concluso l'espansione verso ovest e hanno risorse sufficienti, decidono che è il momento di procurarsi delle colonie → intervengono nel conflitto a favore degli insorti, cioè Cuba. Nel 1898: per cause ancora sconosciute, l'incrociatore (nave da guerra) americano Maine, ancorato nella Baia dell'Havana esplode, l'opinione pubblica americana lo considera, forse pretestuosamente, un atto di ostilità spagnola e inviano la propria flotta nella Baia dell'Havana a sostegno di Cuba. Nel Dicembre 1898: la flotta spagnola è distrutta, Cuba è uno stato indipendente. Gli USA annettono Filippine, Porto Rico e l'isola di Guam. L'indipendenza di Cuba è formale: protettorato informale degli USA, le cui grandi aziende controllano l'economia cubana. Annessione delle isole Hawaii. Rivolta indipendentista delle Filippine → che nel 1903 il governo di Roosevelt sostiene la secessione di Panama (si distacca dalla Colombia) → l’obiettivo è chiaro il controllo sul canale agli USA. LE GUERRE GIAPPONESI Gli Stati Uniti non sono l’unica potenza extraeuropea a esibire ambizioni imperiali, poiché il Giappone comincia a muoversi con decisione nell’area del Pacifico. Dagli anni Settanta dell’Ottocento il nuovo Stato giapponese, nato con la restaurazione Meij del 1867-68, si è consolidato dal punto di vista istituzionale ed economico: - Istituzionale: perché nel 1889 L’imperatore ha concesso una Costituzione; - Economico: perché vive la fase di industrializzazione e di conseguenza potenza l’esercito anche grazie alla coscrizione obbligatoria. Sulla base di questi presupposti e di una retorica razziale, poiché credono che i giapponesi sono i portatori dei valori superiori a tutte le altre popolazione, cominciano un energica espansione territoriale. Nel 1894: il Giappone attacca la Cina con l'intenzione di conquistare la Corea. Vince la guerra e annette Taiwan → riconoscimento di una formale indipendenza della Corea, sottoposta all'egemonia economica giapponese Nel 1904: la Russia occupa la Manciuria e minaccia di espandersi fino in Corea. Il Giappone attacca e sconfigge l'esercito russo nella battaglia di Tsushima. Nel 1910: Corea annessa direttamente al Giappone. Controllo della Manciuria→ prima sconfitta di una potenza europea (Russia), da una non occidentale (Giappone). DUE CRISI MAROCCHINE (1905 – 1911) Nello stesso anno della guerra russo-giapponese scoppia la prima delle due gravi crisi relative al Marocco che pongono di fronte Germania e Francia. Dal 1904: un accordo prevede sostegno diplomatico inglese ad eventuali iniziative francesi per l'occupazione del Marocco, a seguito della incomprensione relative all’Egitto e al Sudan, che avevano avuto il loro momento più grave nella guerra di Fashdora. Il Kaiser Guglielmo II si oppone: nel 1905 fa scalo a Tàngeri durante una crociera in cui saluta apertamente uno stato indipendente sovrano. La crisi viene temporaneamente risolta nel 1906: conferenza di Algeciras, in Spagna (risultato favorevole all'espansione francese, poiché aveva l’appoggio del Regno Unito e pure perché a livello diplomatico la Germania era isolata) La questione rimane aperta per la Germania, poiché vede l’ingiustizia. Nel 1911: una serie di disordini scoppiati in Marocco offre l'occasione alla Francia di intervenire militarmente → la Germania reagisce inviando una nave cannoniera nel porto di Agadir per protestare e chiede parte del Congo Francese in cambio (concesso), pretesto per non aver rispettato gli accordi di Algeciras. Forme di resistenza antioccidentale Le Linee di governo dei conquistatori, cercano di dare spazio maggiore alle autonomie indiane. Nel 1877: Regina Vittoria nominata Imperatrice delle Indie 1885, Congresso Nazionale Indiano (partito) → formato da indiani che hanno studiato in Gran Bretagna e prevalentemente Indù: -Atteggiamento inizialmente conciliante (vogliono la collaborazione); -Nel 1906: Lega Musulmana → organizzazione politica autonoma che accoglie solo musulmani (segno di spaccatura); All'inizio del XX secolo, nel Congresso iniziano ad emergere pensatori che vogliono l'autogoverno→ spaccature: ala indipendentista radicale → Leader: Tilak; ala collaborazionista (Gokhale). Le spaccature, che si ricomporranno dopo la Grande Guerra, favoriscono il governo britannico. CRISI DELLA CINA Più a Est, dopo le guerre dell’oppio la penetrazione occidentale è andata avanti. Nel 1883-85 la Cina ha cercato di bloccare l’occupazione militare francese del Vietnam, un area di contesa per le potenze europee. Lo scontro militare porta la vittoria dei francesi che cominciano a chiamare Indocina=Vietnam Insoddisfazione interna dovuta alla perdita dell'Indocina (Francia), alle indennità di guerra da pagare al Giappone (prestiti chiesti alle banche europee), insieme ai prestiti sono arrivate le richieste alla concessione di basi a Germania, Francia, Regno Unito (1897). L’opinione pubblica, suscita risentimento verso gli europei da un punto di vista politica e religioso. Si organizza la società segreta dei Boxer (che significa >>i pugno della giustizia e della concordia>>). I Boxer si fondano nelle campagne e poi si espandono nelle città, nelle quali manifestano la loro insoddisfazione per gli stranieri e per il cristianesimo, tanto che aggrediscono ed uccidono un ambasciatore tedesco; viene mandato un corpo di spedizione dall'occidente (formato da 8 potenze occidentali) per fermare la rivolta e chiedere altre concessioni. I boxer vengo sconfitti. Nel 1900: rivolta dei Boxer porta al crollo del prestigio dell'imperatrice Cixi; Nel 1911: rivolta anti-imperiale e formazione della Repubblica Cinese da parte → dittatura personale di Shikai. Sun Yat Sen forma il Kuomintang (partito nazionalista) attraverso l’ispirazione di 3 principi che consistono dell’identità nazionale, nella rappresentanza della democrazia e nel benessere materiale del popolo cinese. Nel 1913 mette in atto una nuova rivolta contro Skikai, ma fallisce ed è costretto all'esilio. Nel 1916: la Repubblica va in frantumi → sotto il controllo dei signori della guerra. Nel 1875-6: rivolte contro l'Impero Ottomano in Erzegovina, Bosnia, Montenegro e Bulgaria, il quale reagisce molto duramente di cui e fanno le spesa i sudditi cristiani (se ne parla in tutto il mondo); Sul ondata della reazione emotiva nei confronti dei cristiani, le grandi potenze europee convocano una conferenza a Istanbul. La situazione affretta una crisi interna al paese con la salita al potere di un nuovo Sultano. Quest’ultimo, prima che si stava per riunire la conferenza, annuncia la concezione di una Costituzione per assicurare la popolazione e le grandi potenze, mentre le operazioni militari per sedare le ribellioni nei Balcani continuano. La situazione degenera definitivamente il 19 aprile del 1877, quando la Russia dichiara guerra all’impero Ottomano per difendere i fratelli slavi dalle oppressioni. Nel 1878: La Russia impone l'egemonia nei Balcani e il Sultano revoca la Costituzione. Nello stesso anno imposto il trattato di pace “Santo Stefano” → la Russia ottiene l’indipendenza di Serbia, Montenegro, Romania e nascita della Grande Bulgaria. La nascita di questo nuovo Stato balcano, cioè la grande Bulgaria, destabilizza l’intera regione, soprattutto perché è uno stato tributario della Russia. Le altre potenze europee non accettano il dominio russo nel Balcani, stabilito dal trattato di Santo Stefano: l’Austria/Ungheria mobilita l’esercito, mentre la flotta inglese si dirige a Istanbul dichiarando di voler protegger l’Impero Ottomano, ma è solo un pretesto per bloccare l’avanzata della Russia. La situazione viene risolta pochi mesi dopo, il 13 luglio 1878, convocato il Congresso di Berlino, voluto da Bismarck: ridimensionata la Bulgaria, che comunque resta un Principato indipendente, riconosciuta l'indipendenza di Serbia, Romania e Montenegro. La Bosnia Erzegovina è protettorato dell'Austria e l'Impero Ottomano cede Cipro alla Gran Bretagna. E' ridimensionata l'egemonia dalla Russia, che esce dalla Lega dei 3 imperatori. La riorganizzazione del sistema delle alleanze (1879-1907) Nel 1879: si forma la Duplice Alleanza (Germania – Austria); Nel 1881: la Francia occupa Tunisi (sfera di influenza dell'Italia); Nel 1882: l'Italia di Depretis decide di allearsi con la Duplice Alleanza che diventa Triplice Alleanza (l'Austria è un nemico storico dell'Italia, possiede ancora le terre irredente, inoltre entra nel alleanza poiché la Francia occupa Tunisi) → l'alleanza prevede il soccorso militare in caso di aggressione. Nel 1887 Bismark procede a stipulare un patto segreto di contro-assicurazione, per assicurarsi che in caso di guerra contro la Francia, la Russia rimane neutrale. Ma con il nuovo imperatore tedesco Guglielmo II fece cadere questo accordo a causa dello spreco di risorse che comportava, inoltre non si aspettava un’alleanza con la Francia. Ma le previsioni sono state sbagliate e nel 1894 ci fu il trattato di Mutua Protezione tra Russia e Francia. Questo patto stabilisce un intervento immediato. Nel 1898 si avvia un piano di potenziamento della Marina tedesca (ammiraglio Alfred Von Tirptz) per fronteggiare la possibile unione della Gran Bretagna alla Francia e alla Russia. In risposta Gli Inglesi potenziano la loro flotta e il loro esercito, per la diffidenza contro la Germania tanto che nel 1904: accordo diplomatico tra Francia e Gran Bretagna (Entente “intesa” Cordiale) Per poi sfociare nel 1907 a un accordo diplomatico tra Gran Bretagna e Russia→ Triplice Intesa Questa formazione di sistemi di alleanza non per forza deve culminare nella guerra, ma le grandi potenze avviano una corsa al riarmo e all’utilizzo di nuove tecnologie, tanto che porta un effetto psicologico, di sicurezza e di una guerra breve. Il fatto che fa destabilizzare gli equilibri diplomatici è la situazione dell’Impero Ottomano. NUOVA CRISI NEI BALCANI: il crollo dell’Impero Ottomano Serie di difficoltà interne portano alla formazione di aggregazioni politiche che, nell'Impero Ottomano, chiedono la reintegrazione della Costituzione. 1908: - La Bulgaria proclama l'indipendenza - Unificazione di Creta con la Grecia - Annessione di Bosnia Erzegovina ad Austria/Ungheria - 1911-12 guerra italo-turca (Libia) 1912-13 Guerre Balcaniche: - Bulgaria, Serbia, Montenegro, Grecia vs Impero Ottomano (per la Macedonia) - Bulgaria vs Grecia e Serbia (per la Macedonia) → sconfitta la Bulgaria 1913 Accordi di Bucarest: divisione della maggior parte della Macedonia tra Serbia e Grecia. L'Impero Ottomano esce quasi del tutto dai Balcani. Movimenti politici che vogliono l'unione di Serbia e Bosnia Erzegovina. 1903: rivolta in Serbia e allontanamento del sovrano filo-austriaco in favore del partito radicale serbo, di orientamento nazionalista. 1906: ritorsioni economiche anti-serbe dell'Austria/Ungheria 1908: annessione della Bosnia Erzegovina all'Austria/Ungheria Popolazione bosniaca: 45% serba e favorevole all'unione con la Serbia → formazione di associazioni segrete che prevedono atti terroristici. L'organizzazione più importante in Bosnia è la Mano Nera, i quali programmano un gesto clamoroso per il giungo 1914. Prevista a Sarajevo (capitale della Bosnia) la visita dell'erede al trono d'Austria, Francesco Ferdinando I → ucciso il 28 giugno 1914 da un anarchico serbo Gavrilo Princip. Due ragioni: - Francesco Ferdinando è una delle personalità politiche favorevoli a concedere autonomie alle minoranze (linea politica che toglierebbe loro dei seguaci); - Data importante per il nazionalismo serbo (battaglia di Ksovo del 1389, persa dai serbi contro i turchi → significati simbolici). Viene lanciata una bomba ma l'operazione fallisce, F. Ferdinando decide di proseguire la visita: la macchina nel tragitto di ritorno finisce per sbaglio in un vicolo cieco, dove si trova un terrorista che lo uccide. 23 luglio: l'Impero Austro-Ungarico decide di reagire con un ultimatum alla Serbia → i responsabili devono venire processati, al processo devono partecipare magistrati austro-ungheresi. La Serbia non accetta l'ultimo punto. Invio di un altro ultimatum in cui viene dichiarata guerra. 29 luglio: inizio del bombardamento su Belgrado 30 luglio: mobilitazione delle truppe russe in protezione della Serbia e quindi inizio del meccanismo dei trattati: - 31 luglio: la Francia alleata della Russia, chiama alle armi i propri uomini; - 1 agosto: la Germania entra in guerra attuando il Piano Schlieffen (attacco della Francia passando per il Belgio). Lo stesso giorno dichiara guerra alla Russia; - 2 agosto: ultimatum della Germania al Belgio; - 3 agosto: la Germania dichiara guerra alla Francia. La Gran Bretagna chiede alla Germania di non attaccare il Belgio. - 4 agosto: poiché la richiesta della Gran Bretagna non viene accettata, dichiara guerra alla Germania - 6 agosto: l'Austria dichiara guerra alla Russia; - 12 agosto: Francia e Regno Unito dichiarano guerra all'Austria/Ungheria; - 23 agosto: il Giappone dichiara guerra alla Germania; - Inizi di novembre: l'Impero Ottomano entra in guerra a fianco degli Imperi centrali. L'Italia non scende in campo, con le scuse che la Triplice Alleanza è “difensiva” e perché non è stata avvertita dalla Germania. In verità teme l'attacco della Marina inglese. Neutralisti: liberali (Giolitti), socialisti, cattolici Interventisti: democratici (→ Intesa), rivoluzionari (Mussolini), nazionalisti. Salandra e Sonnino portano avanti trattative segrete bilaterali contemporaneamente, per ricavare da chi possano ricevere maggiori vantaggi. L'Intesa offre: terre irredente (Trentino e Friuli), Tirolo, Istria, Dalmazia e un protettorato in Albania Aprile 1915 → Patto di Londra (firmato in segreto, Salandra darà poi le dimissioni perché il Parlamento è neutralista) Caratteristiche varie: - Convinzione che si tratterà di una guerra lampo; - Si stabilizzano i fronti → trincee (guerra di posizione); - Guerra lunga e sanguinosissima (dovuta al potenziamento degli eserciti); - I partiti socialisti, nonostante le idee internazionalisti, votano a favore dei crediti di guerra (tranne quello tedesco e quello italiano che si mantiene neutrale “né aderire né sabotare) →disgregazione dell'Internazionale; - Stato di passività spiegabile col movimento nazional-patriottico; - Movimenti femministi: cedono sotto la retorica del nazional-patriottismo; - Per la prima volta dibattiti politici su aggressioni/stupri di guerra (la donna incinta dopo uno stupro da parte di uno straniero ha diritto ad abortire?). Benito Mussolini, espulso dal partito socialista perché interventista, fonda Il Popolo d'Italia in cui denuncia gli stupri etnici (lo fa per favorire l'ingresso dell'Italia in guerra).
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