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Sceneggiatura, Syd Field, riassunti, Appunti di Storia Del Cinema

Esistono, nei percorsi di scrittura di un romanzo o di un testo letterario, delle frasi precise per dare corpo ed espressione a un'idea. Il processo creativo, nel caso della sceneggiatura è identico, solo la forma è diversa. Questo manuale insegna a definire l'idea di base; a creare la struttura e il paradigma entro cui si svolgerà la narrazione; a dar vita ai personaggi e alle dinamiche visive della caratterizzazione; a scrivere i dialoghi.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 23/04/2020

mariano_farina
mariano_farina 🇮🇹

4.6

(38)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Sceneggiatura, Syd Field, riassunti e più Appunti in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! Dove cominciare a scrivere? Scrivere una sceneggiatura è un processo in grado di svilupparsi organicamente e in modo continuo, è un lavoro artigianale che raggiunge le vette dell'arte. Per scrivere una sceneggiatura non bisogna iniziare a scrivere da un “personaggio” o dal “chi” , dal “dove” e dal “cosa” poiché in questo modo si arriva a una storiella esile e senza nessuna tensione drammatica. Bisogna dunque iniziare da un'idea, bisogna svilupparla, vestirla, dunque drammatizzarla. Si inizia a scrivere da un soggetto e una struttura. Prima di iniziare a scrive occurrono avere un arogomento definito, un personaggio e un' azione. L'argomento può essere semplice. Prima di cominciare a scrivere una sceneggiatura bisogna conoscere il soggetto, ossia di cosa si tratta, con riferimento a un personaggio che segue una linea drammatica o comica. Per scrivere una sceneggiatura bisogna fare un passo alla volta. Come prima cosa, trovare l'argomento, poi strutturare l'idea, poi trovare l'autobiografia dei personaggi, poi fare tutte le ricerche necessarie, poi strutturare il primo atto, il secondo e in fine il terzo. Quando il primo abbozzo di stesura è completato, apportate le modifiche necessarie per adattarlo alla lunghezza e poi rimettetelo a posto per farlo vedere in giro. Bisogna sintetizzare l'idea in un personaggio e in un'azione in poche righe, non più di 3 o 4 righe. Questo fase non ha niente a che fare con la sceneggiatura, ma serve da linea guida per il processo di scrittura. La struttura della sceneggiatura La struttura è lo strumento più importante della sceneggiatura, è la forza che tiene unito tutto: personaggi, azioni, trama, fatti, rappresenta lo scheletro, le fondamenta. Senza struttura non esiste la storia e senza storia non esiste sceneggiatura. Una sceneggiatura senza struttura non funziona, gira su sé stessa, è scialba e senza tensione drammatica. Dunque, una buona struttura consente di modellare la sceneggiatura con il massimo valore drammatico. La sceneggiatura è una storia raccontata con immagini e parole. Il paradigma è una struttura drammatica, uno schema concettuale della sceneggiatura, che va passo dopo passo verso la risoluzione. La struttura è la sceneggiatura. Secondo Goldeman è come un chiodo, su cui va appesa la storia. Essa è composta da parti: personaggi, azioni trama, che bisogna modellare e rendere un'unica parte, che ha un inizio, uno svolgimento è una fine. Sappiamo duque che una sceneggiatura è una storia raccontata per immagini e parole. La storia è formata da un inizio che concide con il primo atto, uno svolgimento che concide con il secondo atto e la fine che concide con il terzo atto. Ciò non è altro che il paradigma. Il paradigma Il paradigma è la struttura drammatica, è un processo che permette di arrivare a realizzare in seguito la sceneggiatura. Essa, può definirsi un sistema aperto. Si può progettare quello che si vuole, ma può anche non funzionare. Il paradigma dunque, è uno modello, una specie di schema concettuale. E' un intero blocco suddiviso in parti: Un inizio, una parte centrale e una fine. L'inizio corrisponde al primo atto, la parte centrale al secondo e quella finale al terzo. Un film normale ha la durata di due ore, che corrispondono a 120 minuti. Una pagina di sceneggiatura corrisponde a un minuto di film. – Il primo atto, ovvero l'inizio, è un'unità, un blocco di azioni drammatica o comica, lunga 30 pagine. Inizia a pagina 1 e si conclude con il primo colpo di scena (30). E' tenuta insieme dal contesto drammatico che si definisce impostazione. In questa prima parte viene delineato il soggetto, vanno introdotti i personaggi principali, vengono date le prime informazioni di quello che sarà il film. Verso pagina 25 il primo colpo di scena trascina l'azione in un'altra direzione. – Il secondo atto è un'unità, un blocco di azioni drammatica o comica, lunga 60 pagine. Infatti, esso è più lungo degli altri due atti. Incomincia dalla fine del primo colpo di scena fino al secondo colpo di scena. E' tenuto insieme dal contesto drammatico chiamato confronto.In questa parte, il protagonista si ritrova a superare degli ostacoli per otterenere la sua esigenza drammatica. Il dramma è conflitto: senza conflitto non c'è azione, senza azione non c'è il personaggio , senza personaggio non c'è storia e senza storia non c'è sceneggiatura. Il colpo di scena del secondo atto “spinge la storia” verso il terzo atto. – Il terzo atto, ovvero la fine, è un'unità, un blocco formato da 30 pagine, va dal secondo colpo di scena fino alla fine della storia. E' un'unità tenuta insieme dal contesto drammatico chiamato risoluzione. Nel terzo anno, occupato dal contesto drammatico della risoluzione, la stroria si risolve. Quando si prepara una storia è bene avere chiare quattro cose per strutturare l'idea: l'inizio, la fine e il primo e secondo colpo di scena. Dopo avere questi quattro elementi si può incominciare a ampliare le linea della vicenda. Primo atto 1) Il primo atto è un blocco formato da azioni dramattiche lungo trenta pagine ( da pag 1 – 30). Inizia da pagina uno e continua fino alla fine del primo colpo di scena. Nel primo atto vengono impostati la storia, i personaggi principali, si disegnano scene che ampliano le informazzioni. Tutto nel primo atto serve a impostare la storia. La storia, dunque, può essere definita in 10 pagine, Essa è il contesto drammatico che tiene unito il tutto insieme, il contenuto o l'azione. Per strutturare il primo atto bisogna creare una scheda per ogni scena, ovvero usare solo poche parola, brevi titoli di 5 o massimo 10 parole. Si può fare il tutto in 14 schede fino al primo colpo di scena, usando la libera associazione delle idee. La sceneggiatura, infatti, è un progesso che cambia continuamente, non può essere troppo definita. Deve restare libera e aperta senza limitazione. Inoltre, è bene, descrivere nel primo atto gli antecedenti, ovvero ciò che è successo un'ora, un giorno o una settimana prima che la storia inizi. Bisogna anche descrivere da dove proviene il protagonista, non si può iniziare una sceneggiatura senza sapere dove si andrà a finire. Bastano più o meno una decina di pagine. Gli anticedenti servono per entrare nel vivo della vicenda, creando subito una tensione drammatica. Attraverso la sceneggiatura si avrà “una storia nella storia”, inoltre servono per realizzare il filo del discorso. Strutturare il primo atto Il primo atto si divide inoltre in tre blocchi: nel primo blocco, composto da 10 pagine, viene impostato il personaggio, le premesse e le situazioni drammatiche, inoltre viene a profilarsi il problema. Nel secondo blocco del primo atto, invece, viene approfondito il personaggio. Viene definito il problema. Alla fine il terzo blocco composto anche esso da 10 pagine si conclude con il primo colpo di scena, un incidente, un episodio che spinge l'azione verso un'altra direzione. Inoltre, si viene a definire qual è il problema. Quando si inizia a scrivere le prime 10 pagine del primo atto è bene ricordarle come un'unità drammatica o comica, in base al contesto. Queste prime pagine si devono progettare con immaginazione. Tre sono gli elementi principali da definire : chi è il protagonista, di chi parla la storia ; qual è la premessa drammatica, di cosa parla la storia e qual è la sitizione drammatica, quali sono le circostanze drammatiche all'interno delle quali si svolge l'azione. Durante la strutturazione del secondo blocco da 10 pagine del primo atto bisogna approfondire il personaggio, che deve essere attivo. Mentre nelle prime 10 pagine impostavano il personaggio, la premessa, la situazioni; le dieci pagine successive si focalizzano sul personaggio e sulle premesse drammatiche. Il terzo atto 3) Il terzo atto è lungo 30 pagine, va da pagina 90 a pagina 120, dalla fine del secondo colpo di scena fino alla fine della storia. Nel terzo atto la storia si risolve, e si ha quella che si chiama soluzione. Risolvere significa “trovare una soluzione”. Non è la fine della storia, ma la soluzione. Nel terzo atto dunque, viene decritto quello che accade al protagonista: resta vivo o muore. Riesce o fallisce. Si sposa o divorzia. I due aspetti della storia, mentre nel primo atto vengono impostati, qui, si risolvono. Quando si deve descrivera la conclusione della storia bisogna pensare positivo, dunque, la storia deve terminare con il bene che trionfa sempre. Nel terzo atto secondo Syd Field possono esserci delle “pinze” o colpi di scena, dipende dall'esigenza della storia. Può essere una scena chiave, che colleghi la risoluzione con il resto della vicenda. Arrivati a questo punto occore motivare il cambiamento del personaggio se quest'ultimo durante la storia ha subito dei cambiamenti. In questa fase, quasi tutto andrà bene nonostante i dubbi e le insicurezze. L'importante però è non smettere di scrivere, bisogna sviluppare scena dopo scena, sequenza dopo sequenza. Finita questa stesura la sceneggiatura non è del tutto conclusa, vi sono altre due fasi prima che questa bozza possa dirsi conclusa. La riscrittura : migliorare quanto scritto precedentemente Scrivere una sceneggiatura è un processo. La stesura della prima bozza comprende tre fasi: – una prima stesura – la fase “meccanica” , dove si lavora sulla base delle modifiche apportate durante la prima scrittura – la “ripulitura” In questa fase di riscrittura è necessario apportare modifiche. La riscrittura è essenziale. Di solito la riscrittura del primo atto è quella che richiede più tempo. Poi si passa alla prima parte del secondo atto dove ci assicuriamo che la pinza numero 1 sia ben chiara e il punto centrale sia preciso e definito. Poi si passa alla seconda metà del secondo atto dove ci occuperemo di vedere la pinza numero 2 e il secondo colpo di scena. Riassumere il secondo atto è molto semplice, non dobbiamo fare chissà quante modifiche. Poi, a nostro piacimento possiamo definire il finale. Può tornarci utile il disegno dello story board. Poi possiamo passare alla terza fase: la rifinitura. Lo scopo della rifinitura è quello di migliorare più possibile la sceneggiatura. Il testo buono Una buona sceneggiatura è tale fin dalla prima pagina, i paragrafi di descrizione sono brevi e precisi, il dialogo scorre da una scena all'altra creando interesse e tensione. Chi legge non smetterebbe mai è questo il compito dello scrittore, far si che il lettore continui a leggere senza voler smettere. Una delle cose buone in un testo potrebbe essere lo stile di scrittura, il modo in cui le parole sono disposte sulla pagina, nitide chiare, brillanti, asciutte e visibili. Poi anche le premesse. Un testo crea sempre un'energia, una tensione fin dall'inizio, coinvolgendo il lettore. Quattro pagine: strutturare il soggetto secondo una linea drammatica Prima di potere scrivere qualsiasi cosa dobbiamo avere presenti l'inizio, la fine, il primo e il secondo colpo di scena. Questi quattro elementi tengono unita la vicenda. Dopo aver strutturato il soggetto all'interno di questi quattro elementi, la storia assume un aspetto drammatico, narrativo. Infatti, dramatizzare significa raccontare una storia e darle una direzione, un movimento, una linea di sviluppo che va dall'inizio verso la fine. A questo punto dar vita alla storia sulla carta è fondamentale: comincia un processo creativo che è importante per arrivare a concepire la sceneggitura vera e propria. E' una fase indispensabile per lo svolgimento dell'idea iniziale. Come prima cosa, dunque, prima di scrivere una sceneggiatura bisogna scrivere la storia, per questo è importante il trattamento. Esso la sa sinossi narrativa della storia, sintetizzata in un numero di pagine che va da 4 a 20, con quale dialogo. Per realizzalo Syd Field partiva da un' idea, faceva delle ricerche in biblioteca e ne parlava con gli altri finché non er sicuro del materiale raccolto. Successivamente lavorava su personaggi, ne scriveva la biografia, si confrontava con gli altri e guardava qualche film. Dopo di che si sedeva e iniziava a scrivere. Come strutturare un ottimo personaggio Un buon personaggio è il cuore e l'anima della sceneggiatura. E' attraverso i personaggi che gli spettatori vivono le emozioni. Una sceneggiatura senza un personaggio non avrebbe senzo. Senza personaggio non c'è azione, senza azione non conflitto, senza conflitto niente storia e senza storia non c'è sceneggiatura. Quando si scrive un personaggio si deve conoscere questto dello stesso, sapere quali sono le loro speranze, i loro sogni, le loro aspettative. L'azione è il personaggio. Una persona è ciò che fa, e non ciò che dice di essere. Per creare un personaggio, dobbiamo stabilire il contesto in cui deve agire. Inoltre, per rendere un personaggio credibile bisogna fondarsi su quattro elementi: – l'esistenza drammatica sono quelle che il personaggio vuole conquistare, ma per farlo deve superare degli ostacoli, che può anche non riuscire a superare. Un personaggio che affronta degli ostacoli crea un conflitto, e il conflitto è essenziale per lo svolgimento della vicenda. Il dramma dunque è conflitto. – il punto di vista è il modo in cui il personaggio vede il mondo Dopo aver compreso e definito il punto di vista del personaggio, si può passare alla costruzione del carattere. Un personaggio ben fatto drammatizza un punto di vista decisivo, e ben definito. E' un personaggi attivo che agisce secondo il proprio punto di vista, e non semplicemente reagisce alla situazione. – il cambiamento è la trasformazione del personaggio – l'atteggiamento del personaggio permette di dargli spessore. Può essere positivo o negativo, critico o ingenuo. Grazie a questi quattro elementi si può riuscire a creare e costruire un buon personaggio. Per crere un personaggio ci sono molti metodi. Un buon strumento però è qualsiasi cosa faciliti la creazione di un personaggio. – Dunque, come prima cosa bisogna delineare l'autobiografia di un personaggio : quando è nato. Quanti anni ha. Ha fratelli, sorelle, è figlio unico. Bisogna anche attraversare tutta la sua esistenza: infanzia, scuole elementari, medie, superiori, università e dopo. Occore, inoltre, definire i rapporti che ha restaurato negli anni precedenti l'inizio della vicenda: : essi influenzeranno nelle azioni del personaggio nel corso della stroria e possono fornire “incidenti”,che possono essere raccontati tramite flashback. – Definire anche i rapporti pesonali. Che rapporto ha con il capo: buoni, cattivi si sente trascurato. Che rapporto ha con i suoi colleghi: socializza con loro, dove ha iniziato la carriera. – Lo stesso vale per gli aspetti personali della vita del personaggio. Vive da solo, è sposato, separato. Se è sposato da quanto tempo e con chi? Come ha conosciuto suo marito o sua moglie: in un ristorante, in un viaggio d'affari. E' un matrimonio felice o vicino alla fine? – La vita privata è quellao che fa il personaggio da solo. Che hoppy o interessi ha? Ama cucinare, la pittura, scrivere. Descrivere il personaggio attraverso questi quattro aspetti serve a delineare il suo carattere. Inotre, un altro strumento per costruire un personaggio è la ricerca, che può essere effettuata dal vivo a sui testi. Nella ricerca dal vivo si interroga la gente per ricavarne delle idee, sentimenti, emozioni, e tutto il materiale di base. La ricerca dei testi, invece, si basa sulla ricerca di informazioni riguardanti il personaggio all'interno di bibleoteche o in musei. Un altro strumento fondamentale è il dialogo. E' una delle funzioni del personaggio. Ci sono strumenti, come il registratore, che aiutano a scrivere i diaoghi. A volte molti quando iniziano a scrivere i dialoghi si rendono conto che non corisspondono alle loro aspettative, ma scrivere un buon dialogo è frutto dell'esperienza: più lo si fa, più facile diventa. Un dialogo efficace porta avanti la storia. Inoltre, il dialogo comunica fatti e informazioni, rivela il personaggio. Ogni personaggio parlera di sé, o altri parleranno di lui. Attraverso l'utilizzo dei dialoghi i personaggi rivelano quello che è successo per definire la vicenda. Un'altro modo è l'ultilizzo dell'immagine fissa, con una voce fuori campo. Inoltre, il dialogo, definisce il rappoto tra personaggi. Il dialogo è anche un commento dell'azione e serve a collegare le scene. Le dinamiche visive della caratterizzazione, nel quale vengono illustrati visivamente i personaggi Il film è un mezzo di comunicazione visivo, è una sceneggiatura raccontata per immagini. In una buona sceneggiatura occorre scrivere la storia per immagini in modo che la si possa vedere sulla pagina. C'è una grande differenza tra cinema e la televisione. La televisione non si “vede” si “guarda”. Inoltre, i programmi televisivi non sfruttano in quanto tendono al commerciale le esigenze drammatiche della storia. Se si scrive per la televisione è necessario fare i conti con l'intervallo pubblicitario e dunque la storia va strutturata in base a ciò. All'interno di un film i personaggi descrivonoo i propri sentimenti a parole, non rappresentando in immagini. In un film la storia si “mostra”: la si racconta per immagini. Sapere quali dinamiche visive siano possibili, aumenta la capacità di cogliere il rapporto tra storia e immagini. Dunque, le dinamiche di un film sono visive. L'azione rivela un personaggio. Dunque l'azione è il personaggio stesso, il quale non è quello che dice, ma quello che fa. Un film deve far uscire tutto del personaggio. Ecco perché la dinamica visiva è importante. Per rivelare un personaggio le dinamiche visive utilizzate sono: – In primo luogo, la descrizione fisica : possiamo fare una breve descrizione del personaggio; della sua casa; del suo modo di vestire. – L'ambientazione – Gli oggetti che alludono ai personaggi – 1) immagine e suono – 2) flashback o shiorwards 1) Un altro importante aspetto per scrivere una sceneggiatura è la cura dell'interazione dinamica tra suono e immagine. L'utilizzzo di questi due elementi da più spessore al personaggio e alla storia, creando una dinamica visiva. La voce fuori campo è uno strumento cinematografico efficace. Quando si gira un film come prima cosa si uniscono sequenze di immagini e di dialoghi, poi si fa il primo montaggio, che viene quindi rifinito e successivamente si “congela”la pellicolo. Dopo aver fatto ciò si preparano le colonne sonore, effetti musicali, si montano e vengono “congelate” anche queste. In uno strudio di registrazione il film e la colonna conora si uniscono, diventono un tutt'uno
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