Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

scheda di analisi de "La masseria delle allodole", Guide, Progetti e Ricerche di Italiano

analisi approfondita del libro con sviluppo delle tematiche e commento personale

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2019/2020

Caricato il 26/01/2020

sara-trestin
sara-trestin 🇮🇹

4.7

(10)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica scheda di analisi de "La masseria delle allodole" e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Italiano solo su Docsity! Il seguente libro s'intitola “LA MASSERIA DELLE ALLODOLE” ed è stato scritto da Antonia Arslan. Presenta diverse edizioni:  prima edizione nell'Aprile del 2004, casa editrice Rizzoli;  seconda edizione nell'Aprile del 2015, casa editrice Rizzoli vintage;  quarta edizione nel Dicembre del 2015, casa editrice Rizzoli vintage. E' inoltre tradotto in tutto il mondo, e da esso ne è stato tratto un film uscito nel 2007. La masseria delle allodole è un romanzo di genere storico, trattante una storia realmente accaduta: il genocidi degli Armeni. L'autrice di questo romanzo è Antonia Arslan. Antonia nacque a Padova nel 1938 ma la sua famiglia presenta origini armene. Laureata in archeologia, è stata professoressa di letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d'appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra '800 e '900). E' nota non solo per il suo sofisticato stile di scrittura ma soprattutto per aver dato luce alla storia armena utilizzando i suoi romanzi. Il suo romanzo più famoso è “LA MASSERIA DELLE ALLODOLE” nel quale affronta il tema del genocidio armeno, nel corso della sua carriera da scrittrice ha però scritto altri celebri romanzi: -La triologia armena; -La strada di Smirne, pubblicato nel 2009 sempre con Rizzoli; -Il rumore delle perle di legno, pubblicato nel 2015, all'interno del quale ci racconta della sua infanzia in Italia, della madre e del genocidio; -Il libro di mush, altro importantissimo libro, nel quale ci informa dell'importanza del LIBRO DI MUSH(codice miniato) per il popolo armeno; - Lettera a una ragazza in Turchia, pubblicato nel 2016. 1 PROLOGO. Era il 13 Giugno 1943, la piccola Antonia ed il nonno Yerwant si erano recati alla basilica per onorare il santo protettore della bambina. Insieme a loro era presente anche zia Henriette (la bambina che non crebbe mai). La cerimonia fu molto intensa e profonda; così tanto da far commuovere Antonia e da far tornare nonno Yerwant in quel lontano mondo che una volta chiamava casa... PRIMA PARTE HAMPARZUM E LA SUA FAMIGLIA. ...Yerwant (giovane,all'epoca di quando decise di partire per Venezia. Aveva solo 13 anni. ) proveniva infatti da una benestante famiglia armena, il cui capostipite era Hamparzum. Quest'ultimo era sposato due volte: la prima volta con Iskuhi Kardiashian, la quale purtroppo morì giovane subito dopo aver messo al mondo Sempad. Con Iskhui, Hamparzum aveva due figli: Yerwant(primogenito) e Sempad. Nel secondo matrimonio, il vecchio, si sposò invece con una ricca signora di nome Nevart Alexanian. Con lei ebbe altri 4 figli :Rupen, Veron, Azniv e Zareh. La matrigna però non andava a genio a Yerwant, e questo spiega la sua fuga in Italia. IL FRATELLO SEMPAD. Sempad, al contrario, rimase in Armenia con la sua famiglia (nonostante gli mancasse il fratello), e portò avanti la sua piccola farmacia. Rimasto orfano della madre alla nascita, Sempad visse la sua vita con il nonno e la “matrigna cattiva”. Fin da giovane è sempre stato un grande sognatore; sognava l'Occidente, ma la vita non glielo ha permesso. E' sempre stato anche un gran studioso, diventò medico, o meglio, farmacista. Era un uomo un po' lento, poco spiritoso, ma buonissimo,. Si sposò una volta sola con Sushanig (la moglie chiassosa e feconda che lo dominava lietamente) dalla quale ebbe ben 7 figli: Suren, Garo, Leslie, Nevart, Arussiag, Henriette e Nubar. LA MORTE DI HAMPARZUM. Era l'Agosto del 1914, ed il vecchio Hamparzum si stava spegnendo lentamente. Prima della morte, rivide in un'alluccinazione la tanto amata Iskuhi, sua moglie. Vicino a lui c'era il piccolo Nubar, nipotino adorato, il quale gli teneva stretta la mano, come per impedirgli di andarsene. Intanto il morente Hamparzum, con la poca voce ed il poco fiato che gli restavano, cercava invano di dire qualcosa al nipote, qualcosa di importante, che andava assolutamente detto. “FUGGITE!”, fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di morire mano nella mano con il nipotino, mentre ad Iskuhi e Maria (nella sua mente) consegnava la sua anima. Le ultime parole dette da Hamparzum, non sono altro che un'anticipazione di ciò che succederà in seguito a tutta la famiglia, ma non solo. IL FUNERALE. Il giorno del funerale si mostra movimentato. Non è presente tristezza, bensì un pizzico di arroganza traspare sui volti dei membri della famiglia e degli invitati. Il funerale di Hamparzum è molto sentito da tutta la città (era un uomo di grandi valori); la cerimonia infatti si terrà nella cattedrale (lussuosamente e sontuosamente addobbata per l'accaduto). 2 Il loro partito, i Giovani Turchi (costituito da Taalat, Enver e Djemal Pascià) ha infatti in serbo, per la popolazione armena ,un destino tutt'altro che fiorente. La morte si incunea nei volti degli uomini armeni, dal più giovane al più anziano; tra loro c'è anche Daniel Varujan il quale, dopo aver intravisto nei vitrei occhi degli ufficiali turchi il destino mortale, lasciò con un abbraccio la moglie incinta ed il resto della famiglia. DJELAL Il giovane turco (facendo parte del partito turco), sa benissimo il destino che toccherà alla povera Azniv ed alla sua famiglia. Vuole salvarla, portarsela via con sé, e stavolta lo farà (anche con la forza). Ad appoggiarlo nella sua decisione c'è anche Dediaev, giovane russo di nobile famiglia. (Dediav non fa parte del partito; gli interessa poco). All'idea di questo avventuroso (anche romantico) salvataggio è elettrizzato, e propone così a Djelal di fuggire a Smirne, dove un suo vecchio amico porgerà loro riparo e protezione. Nel frattempo però i progetti del kaymakan proseguono, e a peggiorare le cose furono proprio i loschi spionaggi di Nazim.... NAZIM IL MENDICANTE. ...l'astuto, o meglio, il traditore Nazim (il mendicante), aveva infatti raccontato al kaymakan la romanti storia amorosa dei due giovani, del fatto che lui volesse sposarsela e persino convertirsi. Il comandante però prese la faccenda molto cautamente e decise di fermare i due: Djelal e Dediaev (al momento in fuga verso Damasco), al confine. IL PRIMO AVVISO. Tra gli armeni la notizia si diffonde, ormai non si vedono più giornalisti, imprenditori o, più in generale, operai della loro razza in giro. Viene suggerito loro (da alcuni diplomatici) di avvertire i più benestanti affinchè possano salvarsi; tra loro è presente anche Sempad il quale però, troppo impegnato nei preparativi per l'arrivo del fratello, prende un po' sottogamba la questione (accetta comunque gli avvertimenti che gli erano stati inflitti da amici e polizia; non si deve far torto a nessuno). IL VIAGGIO SI AVVICINA. L'arrivo in Armenia, per Yerwant e la famiglia, era previsto il 10 Giugno. Era tutto pronto:mappe, binocoli, occhiali, autisti; tutto. Ma qualcosa non andava per Yetwart e Khayel : nell'aria si respirava qualcosa di anomalo, di ignoto, ma nulla di positivo... L' Iitalia stava per entrare in guerra; tutte le certezze di Yerwant (il viaggio, la macchina, le strade..) stavano svanendo pian piano. Nella famiglia si respirava un'aria pesante, fitta, intasata da preoccupazioni e dubbi. QUALCOSA NON VA. La stessa sera, Sempad ed il colonnello si recano da Madame Sesostris (la chiromante egiziana; o almeno così dice). Le voci che si sentono in giro non sono delle migliori per Sempad e gli altri. Si sente infatti parlare di massacri di armeni sulla linea Est del fronte. A condividere le preoccupazioni di Sempad è lo stesso colonnello; ma mai avrebbe immaginato che le cattiverie nei confronti del popolo di cui faceva parte e dei suoi stessi soldati sarebbero state così cruenti. IL GIORNO PRIMA DEL MASSACRO. Shushanig ed Ismene avevano già compreso ciò che stava per succedere; convertirono infatti tutti i loro bene, i loro gioielli ed i loro ricordi preziosi in monete d'oro e nascosero tutto. (ad Ismene era il compito di portare il bottino con sé, lei era greca). Tutto ciò avvenne prima dell'arrivo dei turchi alla farmacia (dove si trovavano le due donne). Nel frattempo, Sempad, avvertito da Krikor si rifugiò con quest'ultimo alla masseria per 5 “fuggire” dal Kaymakam. SECONDA PARTE IL RITO FUNEBRE.(113-116) I corpi lacerati dei poveri uomini armeni hanno potuto ricevere un funerale cristiano (cosa che con il proseguire del genocidio non sarà possibile). Mentre le lamentatrici compiono il loro lavoro, prete Isacco (scampato al martirio poiché non era armeno ed era stato salvato da Krikor) procede con la benedizione sopraffatto dalle laceranti grida della povera Shushanig e delle altre donne. Ad assistere alla lugubre cerimonia c'erano anche Henriette ,il piccolo Nubar (vestito da donna; l'unico uomo ad essere sopravvissuto) ed Ismene. IL RITORNO IN CITTA'.(116-120) Agli armeni era stato comandato di lasciare la città entro trentasei ore con l'inganno di ricevere una protezione in cambio di tutti i loro beni. Le donne, che avevano compreso il loro destino, durante la notte nascosero pietre preziose, soldi, gioielli e quant'altro cucendole negli orli e nelle tasche dei vestiti : dovevano salvare i bambini a tutti i costi. Nel frattempo gli uomini erano spariti, li avevano portati via e non erano più tornati. Nessuno, fino al termine del genocidio, saprà mai il destino che era toccato loro; anche se Ismene ne aveva avuto la possibilità dato che dopo la sua ispezione alla bottega aveva ritrovato un biglietto per terra, ma era scritto in armeno e lei non leggeva questa lingua, se lo era messa in tasca ma se lo era dimenticata, per sempre. VERSO ALEPPO.(120-123) Il viaggio verso Aleppo era alle porte. Le donne di affrettavano ad allestire i carri con tutto il necessario, i bambini dormivano ed i pensieri aumentavano. Purtroppo senza uomini non c'erano medici, l'unica figura che se ne intendeva era la povera Serphui,l'ostetrica. Tutti confidavano in lei, e lei faceva quel che poteva, dava il meglio di sé. Prima della partenza Shushanig aveva cambiato i vestiti, ancora inzuppati del sangue di Sempad, alla piccola Henriette e poi li aveva bruciati, intorpidendo la stanza di un bianco fumo e di un odore insopportabile. Proprio in quel momento comparve Nazim (il traditore) il quale, sorpreso dal gesto di Shushanig nei suoi confronti (gli aveva donato del pane, quasi come in segno di affetto nonostante tutto ciò che lui aveva fatto alla sua famiglia), era stato sopraffatto da sensi di colpa e si era pentito. Lui stesso giurerà di essere al servizio della famiglia e farà di tutto per salvarli. IL MESSAGGIO DI YERWANT E LA FESTA PER I BAMBINI.(123-126) Nazim portava notizie dall'Italia: un messaggio di Yerwant. Le parole del fratello di Sempad avevano rattristato Shushanig la quale ricordava ancora il tempo passato con il marito e la sua gioia per l'arrivo del fratello; mai immaginava che non sarebbe mai accaduto. Ma lei non poteva arrendersi, non doveva apparire debole, aveva altro a cui pensare, doveva aiutare gli altri. Intanto Azniv, che aveva compreso il momento di dolore di Shushanig, aveva tirato fuori la vivace e ricamata tovagli della giovane Iskhui (prima moglie di Hamparzum) e i piatti luccicanti per far festa ai bambini: dovevano avere un dolce e felice ricordo. GLI ZAPTIE'.(127-129) I carri erano allineati, pronti per partire. Agitazione e terrore si mescolavano nell'aria, le acute voci dei bambini risuonavano ed i vuoti sguardi degli adulti rivolti ai carri vennero subito smorzati dalle urla degli zaètiè, uomini mandati dal kaymakam per guidare gli armeni nel loro viaggio. Avrebbero voluto farli fuori fin da subito, ma gli ordini superiori glielo impedivano e gli ordini sono ordini. 6 MADAME SESOSTRIS ed il COLONNELLO HYKMET.(129-135) I piani per la disfatta degli armeni proseguivano a gonfie vele e, nonostante fosse un colonnello di grande prestigio, Hikmet era allo scuro di tutto. Gli orrori che succedevano altrove ed il destino della povera gente armena gli verranno raccontati solo dopo aver chiesto ai suoi soldati di prestare aiuto a Shushanig e agli altri. “.....ci hanno detto,nessuno deve aiutare un armeno. Né donne né bambini né vecchi. C'è la pena di morte per chi aiuta un armeno.....” Dopo aver sentito ciò, Hykmet ricevette una lettera che lo mandava a combattere al fronte. IN ITALIA.(135-140) La guerra proseguiva e l'Italia si vantava dei sui “successi” in battaglia. Sui giornali non comparivano altro che notizie dal fronte ma qualcos'altro attirava l'attenzione di Yerwant, fino ad ora tormentato da pensieri mortali sulla sua famiglia del paese lontano e che non rivedrà mai, sono i frammenti di articolo Americani che parlavano (anche se con notizie sparse qua e là e poco chiare) del destino che si stava compiendo sul popolo armeno. Yerwant comprese immediatamente, questo spiegava tutto: le lettere inviate e le risposte mai ricevuto, come se ogni cosa fosse andata cancellata. Deluso, angosciato, incredulo, Yerwant cancellerà per sempre le sue origini, farà modificare il suo cognome eliminando il suffisso armeno “ian”, cancellerà ogni traccia dell'Oriente ai suoi figli, tacerà al lungo (almeno fino all'arrivo di Antonia). Manterrà il contatto solo con i parenti da Zurigo, con i quali trascorrerà pomeriggi a fumare pacchetti di sigarette. Si sentiva oppresso da un infinito senso di colpa; la colpa stessa di esistere come armeno, di essere sopravvissuto, di avere successo. FUORI DALLA CITTA'.(140-146) All'arrivo del sacerdote Hovhannes, Azniv e Veron vista la calda giornata decisero di fermarsi alla fonte dell'Eremita per mangiare alla calda luce del Sole, benedirsi con l'acqua santa ed accendere la candela del viandante (come racconta la leggenda legata a quella fonte). Durante il pranzo si accorsero che gli zapitiè mancavano e si sentivano turbate ma non diedero molto peso alla cosa. Improvvisamente una tribù curda fece capolino dalle colline ed incorse ferocemente verso i carri; fu una strage, uccisero bambini, strapparono gli occhi al sacerdote e lo impiccarono. In pochi minuti, il verde prato e la sorgente, si ricoprirono di sangue caldo. Vartuhi, una giovane donna armena di bell'aspetto, venne vista dal capo della tribù curda che si fece avanti per rapirla e portarla via con sé. In quel momento Shushanig, che fino ad ora era rimasta immobile, si fece avanti e tirò fuori dalla tasca uno splendido rubino che porse al capo della tribù. Fu proprio quel rubino a salvare Vartuhi e gli altri armeni che si trovavano nei carri più lontani. Compiuto il massacro gli zaptiè (che erano accordati con i curdi) tornarono singhiozzando quasi divertiti. LA “VITA” DEGLI ARMENI DEPORTATI.(146-150) I giorni passavano, uno dopo l'altro e con loro aumentavano anche le ingiustizie e le atrocità nei confronti degli armeni. Venivano emesse leggi di proibizione sull'ospitalità ad un armeno, venivano rifiutati, emarginati, uccisi per divertimento, denudati. La speranza delle donna si stava poco a poco spegnendo nel veder morire ingiustamente i loro bambini, gli anziani, i loro cari... anche le violenze da parte degli zaptiè aumentavano: uccidevano i bambini (come fecero con il piccolo Nevart nato da poco), strupavano le donne, abbandonavano gli anziani, 7 Nazim all’alba è strisciato nell’accampamento ed ora nutre la sua Validè Hanum. Lo zapitiè corrotto finge di guardare altrove anche se tra se e se pensa che questa gente dovrà morire prima o poi e prolungargli la vita gli sembra quasi crudele. Nazim, Ismene ed Isacco arrivano alla città sul far della sera, subito Nazim si mette in contatto con la sua Confraternita: c’è grande fermento e grande paura, gli armeni saranno sgomberati a forza e mandati lungo la linea ferroviaria, nel deserto. Nazim cerca Zareh, ma riceve risposte vane. In quel momento un pungente profumo di pane lo cattura, dalla porticina esce Djelal il tenente innamorato di Azinv, Nazim capisce che è un segno, Dio gli ha risposto. ZAREH (193-201) Ismene conosce Zareh il fratello che mandava alle ragazze le pezze di seta da Damasco, prega con fervore e lancia oscure minacce al Dio velato che non sembra ascoltarla. Ismene cammina nella notte,va da un caffè all’altro alla ricerca di Zareh. Lo trova in un suontuoso complesso barocco a giocare a carte e a bridge assieme ai francesi. Ismene racconta per metà la verità ad uno stalliere, il quale in cambio di qualche moneta va a chiamare il Zareh, Ismene lo riconosce, inconfondibili alcuni tratti con la famiglia di Sempad. Ismene si conforta del suo ritrovamento e “felice”/ turbata si allontana. L'ANNUNCIO.(201-208) Zareh nascostamente portò Ismene a casa sua, sapeva benissimo che se lo avessero scoperto sarebbe finito esattamente come tutti quei poveri armeni (nemmeno il suo mestiere di medico lo avrebbe salvato),ma voleva salvare quel poco che rimaneva della sua famiglia. Ad aspettarli nella stanza c'erano anche Nazim ed Isacco in attesa di notizie. Lo scenario dei carri delle carovane armene era terribile: i cadaveri aumentavano e con loro anche la fame, la sete e le malattie. Ritornato in quel lurido postaccio ,Nazim, scoprì Veron morta di fame, Nubar il piccolo dai grandi occhi ed infine Shushanig e la povera Azniv che si contendevano del “cibo” con le altre donne.( Azniv veniva maltrattata dal generale che abusava di lei, non le dava nemmeno più un po' di pane). Improvvisamente ricomparse Ismene, carica di buone notizie: li avrebbe salvati tutti; ma per Shushanig e Azniv la priorità erano i bambini, bisognava salvare loro. Nel frattempo un ufficiale turco, che si era accorto della probabile fuga, fece allontanare Ismene e Nazim e modificò la rotta delle carovane, facendole dirigere verso Deir-es-Zor. TUTTO PRONTO PER IL SALVATAGGIO.(208-219) Ismene e Isacco capirono subito che si trattava di uno degli ittihadisti e immediatamente si rifugiarono dietro ad un platano. Improvvisamente avvistarono un uomo, zoppo, che si avvicinava a loro era Selciuk, la guardia tolta dall'incarico di soldato sul fronte poiché mutilato. Subito capirono che sarebbe stato in grado di aiutarli e, d'accordo con Zareh e Madame- Josephin , si unirono a lui promettendogli una grossa ricompensa. Ad aiutare tutti s'aggiunse anche il comandante Selim il quale si offrirà come cavia la fatidica notte del compimento del perfetto piano da lui stesso creato: si serviranno della carica politica dell'uomo, della carrozza francese offerta dal Consolato di Madame- Josephin, di Zareh(il medico), di Nazim(che farà da anello di congiunzione tra armeni e comandante) e del prete Isacco(che non parlerà altrimenti tutti avrebbero capito la sua origine greca, e le reali intenzioni di tutti loro: salvare Shushanig e gli altri) Tutto era prefissato per l'una di notte, dopo la finta visita medica. ISACCO, IL PRETE.(219-221) Isacco stava sotto il grande platano ad attendere Selciuk che era in ritardo. L'attesa sembrava interminabile, colmata da pensieri di morte e paura contrapposti però dalle visioni di un futuro felice. Finalmente la guardia arrivò (zoppicando, come sempre) : non c'era un attimo da perdere, tutto doveva filare liscio, era un caso di vita o di morte. 1 Intanto nel campo gli armeni avevano iniziato a ribellarsi e questo complicava le cose, aumentava il rischio di essere scoperti dagli zaptiè. Isacco pregava e pregava che tutto andasse nel modo giusto. ISACCO DA SHUSHANIG.(221-22) I due arrivarono al campo. Isacco corse subito da Azniv, le diede del pane che ella afferrò con velocità, le sussurrò qualcosa all'orecchio ma non ricevette risposta; si diresse allora verso Shushanig, fece la stessa cosa che aveva fatto con Azniv, ed al sussurro ricevette una risposta di conforto: Shushanig era contenta. Nel frattempo gli zaptiè decisero di spostare gli armeni( Aleppo era stufa di tutte le pestilenze e del putrido odore dei cadaveri). NAZIM E DJELAL.(222-224) Nazim decise poi di raccontare Ismene del suo incontro con l'ufficiale Djelal durante la notte. Ella non fece una piega. Djelal aspettava intrepido le notizie della sua amata Azniv, la donna che lui voleva salvare ma che in realtà abbandonò,sola, a questa crudele ed ingiusta realtà. All'arrivo di Nazim, non esitò nel chiedergli notizie della ragazza, voleva sapere se era viva. Nazim, vedendo l'immenso interesse da parte del giovane turco, decise di raccontargli del loro piano di salvataggio, se voleva veramente salvare la sua Azniv li avrebbe aiutati. Non ebbe però la pazienza di aspettare una risposta da parte di Djelal, e frettolosamente se ne andò a compiere ciò che gli era stato comandato. TUTTO ERA PRONTO.(224-225) Finalmente quell'intensa giornata si concluse. La carrozza era pronta ed anche i protagonisti di questa missione per la vita. La notte scese, il piano stava per avere inizio... TUTTO HA INIZIO.(225-229) Ismene ed Azniv si trovavano dentro la carrozza, Zareh pallido e tremante si preparava ad entrare( decise di non portare con se Madame-Josephin, colei che aveva permesso tutto questo,sarebbe stato uno scenario troppo orribile per i suoi sensibili occhi). La carrozza partì, più velocemente che mai, Zareh era intimorito, sopraffatto dalla paura di morire, ma le dolci e speranzose parole di Ismene lo rassicurarono, gli diedero forza e coraggio. Si fermarono davanti al cancello del campo, Zareh si avviò per visitare il comandante, Isacco e Selciuk stavano aspettando il momento di agire, Ismene preparò il doppio fondo ed il cocchiere si fumò una sigaretta: tutto tranquillo; poi tutto accelerò improvvisamente,ombre, pianti, grida, lamenti si udivano, una fioca luce donata dalla lampada di alcuni zaptiè illuminava la strada, e nella corsa sfrenata verso la carrozza la dolce e coraggiosa Azniv morì con la testa tagliata da un netto colpo di sciabola; riuscirono però a salvarsi Shushanig e i bambini. La missione terminò con il ritorno di Zareh ed una corsa lontano dal campo. Nazim avrebbe dovuto spiegare tutto a Djelal,, ma non c'era tempo, bisognava scappare lontano. E' così che terminò il tutto: le figlie di Sempad sopravvissero, e si recarono i Italia con Shushanig, che però morì durante il viaggio per crepacuore; Ismene e Isacco rimasero ad Aleppo per poi trasferirsi Smirne, una sera Zareh e Djelal s'incontrarono e piansero insieme la povera Azniv. Fu Djelal stesso a testimoniare le stragi armene avvenute a Costantinopoli nel 1919. “…..nessuno, paziente lettore, è più tornato nella piccola città....” 1 1. Fabula e intreccio: sono presenti alterazione della fabula? Essendo un romanzo, si tratta di un intreccio. Il racconto inizia “in medias res” e nel corso della storia sono numerosi i flashback e le anticipazioni (messe i evidenza con carattere corsivo); presenti sono i pensieri dei personaggi (brevi, ma che ci indicano possibili conclusioni della storia dal punto di vista dei personaggi) oppure alcuni documenti, descrizioni di foto o di oggetti ecc...(abbastanza estesi). 2. Suddivisione del romanzo in: Il romanzo è suddiviso in: -BREVE INTRODUZIONE (pag.1) -DEDICA (pag.5) -PROLOGO (da pag.7 a pag.15) -PRIMA PARTE (“zio Sempad” da pag.17 a pag.110) -SECONDA PARTE (“Shushanig” da pag.111 a pag.230 ) -RINGRAZIAMENTI (da pa.231 a pag.234) 3. individuazione delle fasi narrative: PROLOGO o ANTEFATTO: da pag. 7 a pag. 15 SITUAZIONE INIZIALE: (racconto delle due famiglie generalizzato e dei progetti). Da pag 19 a pag 52 ROTTURA DELL'EQUILIBRIO o CRISI:(cattura degli uomini armeni e l'arrivo dell'ufficiale turco). Da pag 52 a pag 80 PERIPEZIE: (le donne si preparano allìimminente strage e Shushanig prende in mano la situazione). Da pag 80 a pag 99 SPANNUNG: momento della strage alla masseria il 24 Aprile (da pag.99 a pag.110) SCOGLIMENTO: seconda parte (da pag.111 a pag.230) Il momento si spannung vero e proprio. A parer mio, inizia e termina con il massacro alla Masseria, anche se la tensione inizia a salire già dalle pagine precedenti a questo (cioè dal momento in cui i personaggi capiscono che “qualcosa bolliva in pentola”). La suddivisione della fabula è relativa, poiché la tensione va in crescendo ed è l'insieme delle informazioni e delle storie raccontate in precedenza che ne aumentano l'intensità. 4. Sequenze: Nel romanzo prevalgono le sequenze descrittive, molto dettagliate e precise e di molteplici tecniche: come -per esempio- descrizioni basate sui sensi o descrizioni soggettive. Abbastanza presenti sono anche le sequenze riflessive mentre quasi assenti sono le sequenze dialogiche (le poche che compaiono sono anche molto brevi). 1.Collocazione cronologica rispetto al momento in cui l’autore scrive: passata/contemporanea/futura (indica il periodo storico espresso in anni, secoli,...) Gli eventi narrati avvengoni in epoca PASSATA ripetto al momento in cui l'autrice scrive, si narra infatti di eventi accaduti durante la 1° Guerra Mondiale (1915). La durata è relativamente breve: dal 1914 al 1918/1919. Nella storia che ci viene raccontata nel romanzo, Antonia non era ancora nata e tutto ciò che scrive le è stato riferito in un secondo momento della sua vita. 2. Tempo della storia vs tempo (durata) del racconto: 1 Di loro infatti ci vengono descritti personalità, carattere, pensieri ecc. ed inoltre non cambiano durante la storia, rimangono STATICI. PERSONAGGI INDIVIDUO: Tra i molti riconosco Nazim, Shushanig e Azniv. Di loro infatti personalità, carattere, pensieri, abitudini ecc. ci vengono illustrati lungo il racconto, inoltre sono personaggi che si evolvono nel corso della storia e addirittura cambiano (vd. Nazim) : fornisci un ritratto completo di un personaggio da te scelto tra quelli più significativi (aspetto fisico, ambiente sociale, ritratto psicologico, ideologia, livello culturale) 1. interno/esterno, palese (onnisciente) o nascosto? Il narratore è esterno ed onniscente ed è proprio Antonia Arslan, la quale ci racconta le vicende passate che la sua famiglia ha dovuto affrontare. 2. E’ presente un sistema dei narratori? (N1,2,3..) Non è presente un vero e proprio sistema di narratori, ma durante la narrazione molto spesso capita che il punto di vista ricada su alcuni personaggi i quali prendono in mano le redini del racconto e ci illustrano loro vicende, pensieri ed emozioni, in particolar modo nei flashback o nei flashforward, 1. Lessico; sintassi; punteggiatura. Il lessico utilizzato dalla scrittrice è molto ricercato e raffinato. Interessante è anche la presenza di parole (o piccoli pezzi di frasi) appartenenti al gergo armeno. Utilizza molte figure retoriche che aumentano l'intensità del racconto e aiutano il lettore ad “entrare nella parte”. Non mancano aggettivi e descrizioni molto dettagliate , a tal punto da catapultarci quasi direttamente all'interno dell'azione raccontata. La sintassi utilizzata è molto complicata e contorta, questo però non causa una sbagliata collocazione degli avvenimenti o una difficoltà elevata di comprensione. Il testo è diviso in sequenze e /o da spazi, e numerose sono le rientranze a caporiga quando si cambia argomento. Questo semplifica la corretta scansione degli eventi. 1 Punta molto anche sulla punteggiatura che a volte sostituisce alcune parole ( es:l'uomo dei telegrammi: una colonna della comunità :=insomma). Fa molto utilizzo di virgole, punti, virgolette (andando a creare degli inserti). Elenca le più significative figure retoriche riportandole e indicandone la pagina folate di canto: metafora (pag. 11) questa chiesa è come una nave: similitudine (pag.12) come navi possenti: similitudine (pag.15) dominava lietamente: ossimoro (pag.22) cielo metallico: sinestesia (pag. 31) balconi del cielo: metafora + angoscia con dita d'acciaio: personificazione (pag.30) cielo metallico: sinestesia (pag.31) -la vergine aveva camminato sulla terra,tra i papaveri e il grano dorato,e aveva gradito il grappolo d'uva- ;alliterazione (pag.32) rosa di maggio: metafora (pag.55) il vielo è viola e nero, ai bordi lampeggia: simbologia dei colori (pag.56) notte velenosa: sinestesia (pag.57) stupore ovattato e odore acido: sinestesia (pag.90) angelo della morte: ossimoro (pag.94) come una nube acida: sinestesia + similitudine(pag.97) sordo singhiozzo: sinestesia (pag.100) la casa si offreall'ospite :personificazione (pag. 101) fiori di sangue: metafora (pag.103) urla laceranti : ossimoro (pag.115) + come un blocco di carne tremante: similitudine(pag.115) sorda paura : sinestesia(pag.118) aria livida + odore acido + alba livida e sanguigna + torida apatia : sinestesie (pag.120)  un odore acre e dolciastro si doffonde, lugubre, per l'intera casa-: sinestesia (pag.121) morte quitidiana : ossimoro (pag.148) come guardiani dell'eternità : similitudine (pag.152)  loro li vedono, gli angeli corrucciati, e ne temono l'ira...-: ossimoro (pag.152) 1 1. I TEMI PRINCIPALI DEL ROMANZO: ......... (inserisci pertinentemente anche delle CITAZIONI; se hai utilizzato materiali,indica SITOGRAFIA e BIBLIOGRAFIA) Il tema sul quale il romanzo si basa pertinentemente è il ruolo predominante delle DONNE; donne che fanno la forza di un popolo, ne reggono le fondamenta e ne portano avanti ricordi, tradizioni e usi: religiosi (vd. Libro di Mush) e politici, coloro che pur di salvare i propri figli rischiano la loro stessa vita. CIT. “C'è un momento,nella vita di ogni donna armena, in cui la responsabilità della famiglia cade sulle sue spalle.” (dal libro “la Masseria delle Allodole” a pag 88.) Questa grande forza d'animo e questo notevole spicco che svolgono nel racconto ci sta anche ad indicare come -nella popolazione armena- la figura femminile non venisse trascurata o sottomessa,ma anzi come venisse molto presa in considerazione e privilegiata. Il loro quasi disumano coraggio (che si può dedurre leggendo il romanzo) ci va anche a sottolineare una donna che non si ferma, nemmeno davanti agli ostacoli più grandi. Un altro tema che il romanzo propone è la FAMIGLIA. Con l'inizio della narrazione si parla infatti di una famiglia divisa: da una parte l'Oriente e dall'altra l'Occidente; ma che ad un certo punto si riunisce (o almeno ci prova). Sul motivo dell'iniziale divisione e poi dell'improvvisa decisione di una nuova unione ci sarebbe molto da discutere, resta il fatto che nonostante tutto la famiglia Arslan (in modo particolare i membri che vivevano ad Oriente) rimane comunque una famiglia sempre unita e che sviluppa i propri legami interni durante l'evoluzione dei fatti. Una cosa che però ho notato leggendo il romanzo è la “diversità” che caratterizza Yerwant. Durante il corso della narrazione l'ho sempre visto come un uomo cupo, vuoto nell'animo, che si vergogna delle sue origini e che le tiene segrete dentro di sé, però verso la fine mi appare anche come un uomo sofferente, pieno di rimpianti, che sogna una vita felice speranzoso di poter tornare in quella lontana patria di cui lui stesso fa parte. Yerwant mi risulta quindi come una figura ambigua nel contesto della famiglia Arslan, dato che questi ultimi (i membri orientali) non si sono mai vergognati delle loro origini, nemmeno durante il difficile cammino della deportazione. La famiglia Arslan è l'esempio di una famiglia felice, unita, altruista, senza rancori o discriminazioni (vd. quando Shushanig dona il pane a Nazim considerato “il traditore”) e con un forte sentimento d'amore che funge da una colla iper-resistente che ripara ogni danno e aiuta in ogni situazione. In conclusione un altro tema che si può estrapolare dal romanzo è legato alle GUERRE RELIGIOSE e POLITICHE . Questo è inoltre un tema molto attuale, visto che tutti sappiamo quante zone del pianeta sono attualmente in conflitto a causa di queste guerre (http://www.impressionisoggettive.it/in_nome_di_dio.htm) molto spesso utilizzate come “copertura” di scopi ben diversi. E' proprio qui che emerge lo spirato sanguinoso, cruento e orribile dell'uomo, il quale le inventa tutte pur di far soffrire ai massimi livelli quello che lui considera “nemico” ma che in realtà è un essere umano proprio come lui. 1
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved