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Scheda film: La passione di Giovanna d'Arco, Sintesi del corso di Storia Del Cinema

Riassunto schematico film: La passione di Giovanna D'Arco

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 10/02/2020

cecinestpasunpipe
cecinestpasunpipe 🇮🇹

4.7

(10)

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Scarica Scheda film: La passione di Giovanna d'Arco e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! La passione di Giovanna d'Arco (La passion de Jeanne d'Arc) è un film muto del 1928 diretto da Carl Theodor Dreyer, tratto dal romanzo Vie de Jeanne d'Arc di Joseph Delteil e dagli atti del processo.  Prima data di uscita: 1928 (Germania)  Regista: Carl Theodor Dreyer  Musiche: Richard Einhorn, Ole Schmidt  Paese di produzione: Francia TRAMA: In una sola giornata, il 30 maggio 1431, a Rouen, la contadina analfabeta viene portata davanti al giudice Cauchon, ma le sue risposte non sono sufficienti a condannarla. L'inquisitore e i giudici tentano, invano, di strapparle una confessione. Nella camera della tortura, Giovanna non scende a compromessi e sviene. Portata nel cimitero, la contadina, circondata dall'affetto popolare, cambia idea e decide di firmare l'abiura, atto che potrebbe salvarle la vita. Però quando le viene rasato il capo in segno d'infamia, si pente nuovamente e ritratta. Per lei è previsto il rogo. Il popolo insorge invano. PRODUZIONE: Questo film ha subito diverse vicissitudini. Il progetto originario del film prevedeva un'opera di genere storico, con attori in costume e la ricostruzione dell'ambiente dell'epoca tramite scenografie. Durante la produzione del film Dreyer cambiò idea, tagliando e poi eliminando gran parte del girato. Il costo della costruzione di set e scenografie fu il più alto dell'epoca in Europa. Sette milioni di franchi furono spesi solo per assecondare la volontà di Dreyer di ricostruire fedelmente nella periferia parigina il Castello di Rouen, la fortezza dove avvenne il processo e il rogo e di cui oggi rimane una sola torre. Le pareti degli interni furono dipinte di rosa per ottenere il tono grigio sulla pellicola in bianco e nero. La prospettiva scorretta e la disposizione degli spazi sono ispirate ai codici miniati medioevali e ricordano le ambientazioni del cinema espressionista. Hermann Warm, scenografo de Il gabinetto del dottor Caligari (1920), costruì anche dettagliati modellini in miniatura dei luoghi. Con lo sgomento dei produttori, Dreyer però non mostrò mai nella sua interezza l'apparato scenico (che appare solo a 50 minuti dall'inizio del film), perché decise di dare un'impronta stilistica al film attraverso inquadrature ravvicinate come primi e primissimi piani. L'accuratezza e la qualità della scenografia avevano per Dreyer la sola funzione di rendere l'ambiente adeguato all'immedesimazione degli attori. L'architettura è "ignorata, sfidata e decostruita" attraverso un montaggio che rende lo spazio discontinuo e visivamente non percorribile. Il regista volle infatti creare una "sinfonia" di primi e primissimi piani dell'eroina, dei suoi accusatori e degli altri personaggi, prescindendo quasi completamente dal tempo e dal luogo della rappresentazione. Il risultato fu così un film senza tempo, dove il tema assoluto è il dolore nelle sue diverse forme, uno dei migliori poemi cinematografici sulla sofferenza e sul volto umano. Oltre al largo utilizzo di primi piani, Dreyer utilizza un movimento di macchina pendolare per scandagliare lo spazio a 180° gradi.
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