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Scheda film la vita è bella, Esercizi di Pedagogia

Esercitazione svolta per la materia pedagogia dell'infanzia. Visione e commento del film la vita è bella

Tipologia: Esercizi

2020/2021
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Caricato il 13/05/2021

gaia-falorni
gaia-falorni 🇮🇹

4.6

(29)

35 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Scheda film la vita è bella e più Esercizi in PDF di Pedagogia solo su Docsity! CdL Scienze dell’educazione e della formazione a.a. 2019-2020 Corso di Pedagogia dell’Infanzia (E34) II anno CINEFORUM Perché l’attività venga convalidata è richiesta la consegna di almeno 3 schede, da caricare su Moodle entro il 25 maggio 2020 Scheda del film da compilare Titolo del film: La vita è bella Regista: Roberto Benigni Anno: 1997 Secondo te, la storia raccontata in questo film si collega in particolare a quale tematica tra quelle affrontate durante il corso?Perché? (rispondere con almeno 2.000 caratteri, spazi inclusi) La storia raccontata in questo film si collega ad una tematica che abbiamo studiato durante il corso ovvero lo sfruttamento del lavoro minorile, anche se i temi principali che vengono affrontati sono l’olocausto e l’amore del padre per il figlio. Il protagonista è Guido Orefice (interpretato da Roberto Benigni) un giovane ebreo sempre sorridente e allegro, che si trasferisce con un suo amico ad Arezzo con l’intento di aprire una libreria, ma che nel frattempo lavora come cameriere nel Grand Hotel in cui suo zio è il maitre. Guido incontra una donna, Dora, della quale si innamorerà perdutamente subito. Lei inizialmente non era coinvolta ma dopo poco i due si innamoreranno e daranno alla luce un figlio meraviglioso, Giosuè. E' il 1944, anno caratterizzato dall'occupazione nazista, ma nella loro famiglia si respira comunque un'aria di felicità. Guido riuscirà anche a realizzare il sogno della libreria, nella quale verrà aiutato molto dal piccolo bambino, ma all’improvviso la loro felicità verrà interrotta. L’Italia era in piena Guerra Mondiale ed il clima era intollerabile soprattutto per i più deboli. Il tema importante del film è la persecuzione e il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti, l’intento del film è far capire ai giovani di oggi realmente cosa hanno subito gli uomini e le donne a partire dalla seconda metà del XX secolo. E’ importante il messaggio che si vuole dare attraverso questo film; è necessario mantenere viva la memoria dell’Olocausto per sempre e far sì che disgrazie del genere non ricapitino mai più nel mondo. Da metà film infatti cala il gelo, se all’inizio c’era la fase del corteggiamento e delle risate, adesso ci troviamo davanti ad un cambio drastico; Guido, suo figlio e suo zio verranno deportati in un lager nazista, al quale si aggiungerà anche Dora, che pur di non abbandonarli, farà di tutto per salire sul treno dove si trovavano i due. E’ bellissimo e allo stesso tempo tragico il fatto che la donna preferisca passare ancora qualche istante con loro anche a costo di morire. Lei sa bene a cosa sta andando incontro, infatti le viene quasi da piangere, però preferisce seguirli con la consapevolezza che loro sono tutto ciò che ha e che le loro sorti saranno negative. Il bambino resta con il padre, che lo preserva dall’orrore dall’inizio alla fine, infatti inventa per lui una storia fantasiosa. La cosa assurda sta nel fatto di come Guido riesca a non far versare nemmeno una lacrime al piccolo bambino, glielo rende come se fosse tutto un gioco con dei punti alla fine del quale, il vincitore otterrà un carro armato vero. Lui cerca in tutti i modi di nascondere al figlio l’atrocità che stavano vivendo per salvaguardare la sua innocenza e farlo crescere serenamente. Infatti negli occhi di Guido quando guarda il bambino, non percepiamo mai il dolore, tiene nascosta tutta la sofferenza di fronte al bambino e anche la fatica che sentiva gliela riesce sempre a mascherare. Si può anche dire che il tema del film infatti non è precisamente l’Olocausto in sé, ma l’amore del padre per il proprio figlio che emerge in maniera costante. Le tematiche principali che tocca il film sono l’amicizia tra Guido e Ferruccio, che notiamo solo all’inizio, il forte sentimento tra il protagonista e la donna amata, l’amore per il bambino e l’atrocità dei campi di concentramento. Per quanto riguarda l’ultimo punto, nonché il più tragico, il film mostra da vicino la vita nei lager e il rapporto tra ebrei e nazisti. Nel corso di Pedagogia dell’infanzia abbiamo analizzato il lavoro sotto molti punti di vista e abbiamo visto che fin dall’antichità, l’infanzia non aveva la giusta considerazione che invece dovrebbe avere. I bambini venivano sfruttati per lavorare, sottostando anche a condizioni di vita atroci, non potevano ribellarsi ma obbedire e basta. Noi non abbiamo approfondito tutto ciò che riguarda i campi di sterminio ma abbiamo studiato i testi di Engels dove ha analizzato la condizione della classe operaia in Inghilterra nel corso del diciannovesimo secolo. Abbiamo parlato del lavoro alle macchine, sia nella filatura che nella tessitura incentrandoci sul fatto che per questo tipo di lavoro venivano impiegate più donne e bambini piuttosto che uomini. Questo perché con le loro dita sottili rendevano meglio e soprattutto per un fattore economico in quanto lo stipendio era molto minore rispetto a quello di un uomo. Cambiano gli squilibri interni, gli industriali occupavano fanciulli anche quando erano molto piccoli (cinque anni), lavoravano nelle vetrerie e nelle miniere … I piccoli erano sempre sottoposti a rischi, in quanto gli operai solitamente venivano colpiti da paralisi di intere parti del corpo, convulsioni e alcuni morivano per lo sfinimento dalla fatica che duravano. Anche la polvere che respiravano era nociva, infatti soffrivano di asma, avevano spesso la tosse e presentavano ulcerazioni alla gola. Nelle vetrerie ci sono lavori che non possono essere sopportati dai fanciulli; devono lavorare anche di notte, vi sono orari irregolari e improponibili e inoltre sono esposti all’alta temperatura dei locali. Personalmente nel complesso questo film mi ha aiutata a riflettere molto su queste tematiche perché spesso diamo per scontato che quello che è successo molto tempo fa si tratti solo del passato e non possa risuccedere, invece questo film ci aiuta a mantenere viva la memoria. Qual è la scena del film che ti ha colpito maggiormente? Perché? (rispondere almeno 2.000 caratteri, spazi inclusi) Personalmente ho scelto di vedere questo film perché trovo che Roberto Benigni sia un fenomeno in tutto ciò che fa, ha una grande personalità e credo che questo sia uno dei suoi capolavori migliori. Essendo sia l’attore che il regista, questo fa di lui una persona con una gran voglia di lavorare, uno spiccato senso dell’umorismo e una buona capacità di intrattenere il pubblico, infatti non annoia mai ed è sempre originale. Poniamo una citazione dal Testamento di Leon Trotsky al quale è ispirato il titolo del film : "La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore". Penso che non si potesse scegliere titolo migliore per un film di questo spessore; ci insegna a trovare sempre il lato positivo in tutto quello che ci succede, ma soprattutto a quanto forte possa essere l’amore di un padre verso suo figlio e verso la donna amata. Ci fa capire che non sempre ci troveremo in situazioni piacevoli, alcune volte sarà davvero difficile, ma dovremo imparare da Guido ad affrontare tutto sempre con il sorriso. Il personaggio che Benigni crea per simboleggiare la corruzione e la distruzione della cultura tedesca è il Dottor Lessing, un cliente al Grand Hotel, che stima molto Guido, lo ritiene un genio perché riesce a risolvere gli indovinelli in pochissimo tempo mentre lui ci mette molto. Questi indovinelli credo che vengano inseriti sia per alleggerire il peso dell’emozione che rilascia il film ma anche per far capire che nella vita non funziona come nel gioco; lì vince chi ha più intuito mentre nella vita purtroppo non va sempre così. Lessing ritroverà Guido nel campo di concentramento, solo che lui è tedesco mentre il secondo è ebreo; inizialmente Guido spera di ricevere una mano da lui per poterlo far uscire dal campo con sua moglie e con il figlioletto ma in realtà non sarà così. Sembra dargli una piccola mano ma in realtà scopriamo che per assurdo era Lessing ad aver bisogno di lui per risolvere un indovinello. In questo personaggio ho captato proprio l’insensibilità dei tedeschi in quel periodo storico, credo che sia stato proprio in quel momento che Guido si è ricreduto totalmente su Lessing che considerava quasi “un amico”. E’ molto emozionante la parte in cui Guido riesce a farsi sentire da Dora nel campo e le urla : “Buongiorno, principessa! Stanotte t'ho sognata tutta la notte, andavamo al cinema, e avevi quel tailleur rosa che ti piace tanto, non penso che a te principessa, penso sempre a te!” Qui capiamo che l’amore se è vero resta sempre, e loro farebbero di tutto l’uno per l’altra. Direi che è forse questa la mia scena preferita. Il film lo possiamo suddividere in due parti; nella prima osserviamo l’incontro tra Guido (interpretato da Roberto Benigni) e Dora, la quale diventerà presto sua moglie, e con la quale farà un figlio che chiameranno Giosuè. Nella seconda parte vediamo con i nostri occhi come vivevano gli ebrei e il trattamento che dovevano subire nei lager. Nonostante il tema trattato sia molto triste e tragico, Roberto Benigni riesce a renderlo leggero e in alcune parti quasi comico; fare ciò è molto difficile in quanto si tratta di una tematica molto cruda e tutto ciò che osserviamo è stato realmente vissuto dalle persone durante il Regime Nazista. Personalmente ho trovato questo film carico di emozioni in continuo contrasto tra loro; fa soffrire molto, ma allo stesso tempo sorridere e poi piangere fortemente. Mi ha colpito molto il modo di fare di Benigni (Guido nel film) impacciato scherzoso e fantasioso fin dall’inizio; questo lato lo si nota dall’inizio alla fine, sia quando tenta di scusarsi in ogni modo nel momento in cui per sbaglio cadono in testa all’ufficiale le uova e anche quando è vestito di bianco e cerca di convincere il datore di lavoro a farsi assumere come cameriere. Guido, nelle “scene” dimostra uno spiccato senso dell’umorismo e della fantasia; è un uomo sicuro delle proprie capacità sia nel campo lavorativo che nelle sue vicende sentimentali, nelle quali si dimostra romanticissimo ma anche furbo e convinto di voler conquistare la sua donzella. Un esempio di quest’ultima cosa lo troviamo quando fa salire Dora sulla sua macchina per puro caso o anche quando si presenta alla scuola elementare solo per farle una sorpresa. Quando si finge direttore per parlare nella classe di bambini dove è presente Dora percepiamo che una delle sue maggiori doti è l’improvvisazione; ha sempre una battuta pronta e trova un modo per fare uscite di scena esilaranti. Questo particolare lo notiamo anche quando Guido sta lavorando e si ritrova a servire alla cerimonia dove la donna amata si trovava con l’attuale compagno; lì inizialmente si intristisce ma nel momento in cui lei da sotto il tavolo gli dice “portami via”, lui non se lo fa ripetere due volte. Trovano il modo di fuggire con il cavallo e mi è piaciuto molto anche il salto temporale che si presenta a metà film dove si passa dalla sera in cui Dora e Guido fuggono insieme a quando i due hanno già formato una famiglia meravigliosa mettendo al mondo Josuè. In questo film riscopriamo quanto la leggerezza e la spensieratezza abbiano un valore enorme per questo ritengo che sia stato più che meritato l’Oscar. Mi ha fatto sorridere anche il momento in cui Guido prende in mano la situazione nel momento in cui il tedesco spiega le regole da rispettare nel campo; chiedevano qualcuno che potesse tradurre quello che stavano dicendo le SS e Guido per impedire che qualcuno che realmente conosceva il tedesco potesse andare a tradurre le atrocità che gli aspettavano ( e quindi per evitare che il bambino ascoltasse) , si alza in piedi e inventa una storia a modo suo facendo finta che il tedesco gli stesse semplicemente spiegando il gioco. Riesce nell’intento di non far mai capire al bambino quanto realmente stava soffrendo, quale triste sorte spettava ad ognuno di loro; lui ci riesce davvero, il piccolo vedrà tutto veramente come un gioco. Purtroppo Guido verrà ucciso, questa è una scena molto tragica ma sono stati corretti nel non renderla troppo cruda a mio avviso; infatti non ci mostrano mai come succede, si vede che un tedesco armato rincorre Guido che aveva disubbidito agli ordini fino a svoltare l’angolo e poi sentiamo il rumore del fucile e deduciamo la triste fine ... Ha un finale molto tragico ma con una nota di positività perché il bambino si ricongiunge con la madre e si abbracciano gridando che ce l’hanno fatta. Il film rende veramente bene l’idea di quello che gli ebrei sono stati costretti a vivere in quel periodo durissimo, però l’amore del padre per il figlio è percepito come amore sopra ogni cosa, ed è meraviglioso il modo in cui lo protegge dall’inizio alla fine. Credo che sia uno dei film più istruttivi che abbia visto in questo periodo perché il tema della persecuzione delle minoranze è ancora oggi una delle tematiche sulle quali riflettere. In tanti, tra turisti e studenti, hanno potuto visitare questi luoghi realmente, anche a Milano ad esempio il binario 21 è rimasto uguale al giorno in cui moltissimi ebrei che vivevano in Italia sono saliti sui treni che partivano da quel binario diretti inconsapevolmente ai campi di sterminio. Personalmente con la classe, nella gita di terza media ho avuto la possibilità di poter andare in Germania e in Austria e di poter quindi visitare il campo di concentramento di Mauthausen. Esso ospitò dal 1939 al 1945 oltre centocinquantamila deportati fra detenuti comuni e detenuti politici appartenenti a diverse nazionalità. Si tratta di un luogo tetro, in parte ricostruito ma camminando su quel terreno rimani senza fiato; è un posto che mette i brividi, basti pensare alle sofferenze e ai dolori che hanno dovuto subire tutte quelle persone. Ricordo che eravamo piccoli ma nessuno di noi riusciva a parlare; pochissime domande, tanti silenzi e tante riflessioni … Probabilmente avessi avuto la possibilità di visitarli adesso quei luoghi, con una consapevolezza diversa, avendo approfondito ancora di più l’argomento, avrei avuto anche la forza di scavare ancora più a fondo a questa crudeltà per volere capire ancora meglio. Ero molto sensibile e piansi molto. Credo che nessun uomo sulla faccia della terra, forse nemmeno il più crudele, meriti di essere umiliato, ridotto in quelle condizioni, denutrito e considerato inferiore. Pensare che queste persone riuscivano a stento ad arrivare a fine giornata, dopo essersi spaccati la schiena tutto il giorno ed essere stati maltrattati, e questa era la sorte dei più fortunati. A Mauthausen ricordo che rimanemmo molto sconvolti dalla presenza delle camere a gas. Con l’introduzione dei gas, i nazisti nei lager decisero di sterminare gli ebrei attraverso quella procedura; il condannato posto all’interno muore respirando e nonostante possa provare a trattenere il respiro, la sua sorte non cambierà e la sua vita terminerà di lì a pochissimi istanti. Un altro punto di quella visita che accusai particolarmente furono i 186 gradini, la scala della morte ci traumatizzò tutti. Si tratta di una scala scavata nella roccia della collina su cui sorgeva il campo; i deportati facevano su e giù per quella ripida scala più volte al giorno, sollevando sacchi pieni di massi; veniva però utilizzata anche come pretesto per uno sterminio di massa, le SS spingevano giù le persone senza pietà.
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