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Scheda libro Simposio di Platone, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

Descrizione accurata del contenuto del Simposio di Platone con analisi dei capitoli, collegamenti interdisciplinari e commento personale

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

In vendita dal 13/09/2022

alicepascale
alicepascale 🇮🇹

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Scheda libro Simposio di Platone e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! Il Simposio di Platone 1. Introduzione 1.1 Sun-posion Il Simposio (in greco antico Συμπόσιον, Sympósion) è uno dei più famosi dialoghi di Platone. La data di composizione dello scritto non è facilmente determinabile, ma sappiamo che si tratta certamente di una delle opere della maturità di Platone; si pensa che sia stato scritto intorno al 400 a.C. - 300 a.C., considerando che la data in cui avvengono gli avvenimenti di cui si parla è il 416 a.C. Cronologicamente, si situa tra il primo viaggio di Platone in Sicilia (388-387) e il secondo viaggio siciliano (366-365). In particolare, il termine Sun-posion designa l’atto di banchettare insieme, ma etimologicamente significa “bere insieme”; questa pratica era altamente diffusa tra i costumi della Grecia classica. Solitamente, terminata la cena, si iniziava a bere facendo girare, secondo un ordine preciso, la coppa contenente il vino; durante il banchetto si parlava di temi importanti come questioni etiche e valori della vita che consentivano la diffusione delle idee e del valore educativo. “E non avevamo anche detto che in tali circostanze le anime dei bevitori fondono come il ferro e perciò si fanno più malleabili e ritornano allo stato infantile sì da risultare facile oggetto di educazione nelle mani di chi può e sa formarle e plasmarle appunto come fossero in giovane età?” (Platone, Leggi, 671 B-C) Il simposio aveva anche aspetti negativi: il vino, infatti, facilitava la malleabilità togliendo i freni inibitori e permettendo di iniziare un percorso educativo che poteva essere positivo o negativo. Inoltre, Platone critica l’utilizzo della musica delle suonatrici di flauto durante i banchetti, perché impediva i discorsi personali: “...essendo incapaci di trarre da se stessi la materia di conversazione per il simposio ed esprimerla con voce e discorsi propri, per mancanza di formazione spirituale, fanno rincarare le suonatrici di flauto”. (Platone, Protagora, 347 C-D) 1.2 Struttura In realtà, il Simposio non è un vero e proprio dialogo platonico, ma si articola nelle varie parti di un agone oratorio dove ogni personaggio o maschera rappresenta diverse posizioni della tradizione sul tema del testo: l’Eros. - Fedro è la maschera del letterato, retore dilettante ma sensibile ed intelligente, il quale sostiene che Eros sia il più antico e saggio Dio - Pausania è la maschera del raffinato retore-politico che cerca di giustificare l’amore maschile dei giovani e distingue l’amore volgare da quello genuino tentando di nobilitare il piacere erotico e ponderistico, ma senza mai affrontare la definizione di Eros - Erissimaco è la maschera del medico che si ispira ai filosofi naturalisti e considera Eros come il principio universale della natura, che consiste nell’armonia tra gli opposti; egli non perviene ad un principio primo e supremo che è l’Uno - Agatone è la maschera della musa dell’arte poetica della tragedia e considera Eros come il più giovane degli Dei ispiratori della poesia; il suo discorso è quello del poeta sofista che elogia se medesimo in Eros e risolve la materia nella forma, il concetto nell’immagine - Aristofane è la maschera della musa dell’arte della commedia dove Eros è la nostalgia, rimedio che consegue all’arte della divisione in due, ricerca della metà, fare di due uno nel tentativo di risanare l’umana natura in quella antica - Socrate è la maschera emblematica del filosofo dialettico per eccellenza che imposta il problema come Agatone ma, a differenza sua, riesce anche a risolverlo - Alcibiade è la maschera del giovane che possiede grandi doti ma è incapace di ascoltare Socrate fino alla fine del suo discorso I discorsi si succedono in ordine senza il classico botta e risposta ma seguendo una struttura formata da una parte distruttiva ironica e una parte distruttiva maieutica; fa eccezione solo il discorso di Socrate che ripropone la struttura classica del dialogo platonico. 1.3 Temi La tematica della bellezza non viene collegata da Platone con la tematica dell’arte, bensì con la tematica dell'eros, dell’amore, che viene inteso come forza mediatrice fra sensibile e soprasensibile, forza che dà ali ed eleva, attraverso i vari gradi della bellezza, alla metempirica Bellezza in sé. E siccome il Bello, per il mondo greco, coincide col Bene, o è comunque un aspetto del Bene, così éros è forza che eleva al Bene. Il principale tema trattato è quindi l’elogio all’Amore o Eros, sul quale si susseguono una serie di discorsi circa le sue qualità e caratteristiche. Il tema dell’amore è già ampiamente oggetto della riflessione dei poeti lirici e tragici, e in parte anche dei pensatori precedenti: Empedocle oppone Amore e Odio quali forze che unendo e scomponendo i quattro elementi determinano l’avvicendarsi delle sorti del cosmo; i sofisti, allontanatisi dal problema cosmologico e concentrandosi sull’analisi dell’uomo, interpretano l’amore come un pathos, un sentimento; con Socrate, l’amore diventa invece condizione vitale nella comune ricerca del vero e cessa di esaurirsi come cieco impulso rivelandosi aspirazione cosciente dello spirito. Ma con che significato è inteso l’Eros nel Simposio? Il termine italiano “amore” unifica la traduzione di due vocaboli greci: - EroV identifica la concezione dell’amore propria della filosofia classica ed ellenistico-romana - Agaph esprime il significato cristiano dell’eros, inteso come amore verso il prossimo e verso Dio. Nel dialogo troviamo il termine EroV. Nel pensiero greco “amore” è inteso come forza e tensione. L’amore ha un ruolo importante nell’educazione e in particolare, nella cultura aristocratica greca era centrale la funzione educativa dell’eros omosessuale. La relazione fra maschio adulto e ragazzo si era affermata come importante vincolo sociale nell’ambiente militare nel quale era nato. È da sottolineare che era un importante veicolo di trasmissione di valori sociali, dal mondo adulto a quello dei giovani, anche se in ambiente ateniese era criticato dai sofisti. L’amore è la forza istintiva che anima il processo educativo e colui che ama si pone al servizio dell’amato, lo aiuta a sviluppare positivamente la sua personalità e a tendere verso grandi ideali. 1.4 Stile e tecniche narrative L'uso di cornici narrative messe l'una dentro l'altra sembra pensato proprio per suscitare nel lettore un dubbio sistematico sui mezzi di comunicazione e su coloro che ne fanno uso. Nonostante gli argomenti centrali, la trama scritta dell’opera si presenta nella sua prima parte particolarmente complessa, cercando di affrontare il tema dell’eros con un distacco emotivo sufficiente a non cadere all’interno dell’immedesimazione, cercando di inserire il pensiero di Fedro nell’utilitarismo e nella mania della vita quotidiana. 2.7 Il discorso di Socrate Prima di iniziare il discorso, Socrate confuta Agatone e si dichiara impotente, depotenziando così la competizione retorica per indirizzare il suo uditorio ad altra ricerca. Egli comincia elogiando Agatone servendosi di uno spirito tassonomico e supera le regole del simposio spostando la discussione dalla macrobiologia alla brachilogia e dalla retorica alla dialettica. Il suo discorso punta sulla verità o piano conoscitivo dell’anima attraverso la negazione degli aspetti retorici ed elogiativi presenti nei discorsi precedenti: la verità va cercata in quanto tale senza preoccuparsi di cercare parole raffinate per esprimerla. Per lui, l’unico mezzo per raggiungerla è il dialogo, che svolge prima con Agatone e poi con Diotima, la sacerdotessa maestra che racconta la verità, che rappresenta in qualche modo una rivelazione sacra. Socrate inizia spiegando che Eros è sempre amore di qualcosa e che, in quanto desidera qualcosa, non lo possiede; è quindi desiderio di ciò che manca e non può essere né bello né buono, considerando che tra bello e brutto non c’è una nozione di contrarietà o contraddittorietà. Egli designa Eros come un demone intermedio tra gli Dei e gli uomini, figlio di Poros (abbondanza) e Penia (povertà), e si trova costantemente tra la sapienza e l’ignoranza, ciò che fa di lui un filosofo; per questo Eros non è né un dio né un comune mortale. E’ invece desiderio di bello con lo scopo di possederlo ed essere felice senza nessuno scopo; è tendenza al Bene e aspirazione all’immortalità. Fattore importante da prendere in considerazione è il fatto che la filosofia non è una conversazione esclusiva né una creazione individuale; Socrate può e deve essere confutato, non la verità che trascende da lui e da noi tutti. E anche giusto ricordare come nel Gorgia non ci sia continuità tra le ambizioni dell’uomo comune, che trovano la loro esasperazione nell’Eros dell’anima tirannica, e la vita filosofica; Socrate non convince retoricamente l’interlocutore perchè avere ragione non significa essere politicamente ed esistenzialmente persuasivo; Diotima invece cerca di superare psicologicamente l’opposizione tra Eros comune ed Eros filosofico attraverso l’ascensione dal sensibile e l'intelligibile alla ricerca di paradigmi razionali della realtà 2.8 Il discorso di Alcibiade Alcibiade è un giovane e brillante politico, ricco di fascino, il cui ingresso ha un effetto anti climatico. Come nel Protagora, ha il ruolo di smascherare Socrate sulla scena del mondo, oltre il velo dell’ironia. Si presenta ubriaco al Simposio per festeggiare, senza aver sentito il discorso di Socrate. Mostra subito la sua gelosia per il rapporto tra Socrate e Agatone e decide di partecipare con un suo elogio personale, non ad Eros, bensì a Socrate. Egli confessa la sua vergogna nei confronti del filosofo e confessa i numerosi tentativi falliti di conquistarlo; descrive Socrate come brutto esteriormente, bello interiormente e coraggioso in guerra per aver salvato Alcibiade in battaglia. Ma l’abilità maggiore di Socrate risiede nei discorsi: “...e lui invece, che nei discorsi vince tutti gli uomini…” (Platone, Simposio, 213 E). Secondo Alcibiade, Socrate mostra una doppia natura perché si propone come amante per poi mettersi in condizione di diventare amato. Decide così di raccontare l’episodio del suo corteggiamento e della dichiarazione a Socrate, seguita dal suo rifiuto per ciò che egli stesso offriva. Il distacco di Socrate misura la distanza tra l’Eros ordinario e quello filosofico rivelando la retorica di Diotima; Alcibiade accusa così Socrate rivolgendosi a immaginari giudici e presentando la corruzione dei giovani, cercando di mettere in guardia Agatone. Platone critica fortemente il pensiero di Alcibiade secondo cui l’idea di amore viene proposta come uno scambio tra la saggezza del sapiente e la bellezza fisica del giovane. 2.9 Conclusione “Tu vedresti in me una bellezza straordinaria, molto diversa dalla tua avvenenza fisica. E se, contemplandola, cerchi di averne parte con me, e di scambiare bellezza con bellezza, pensi di trarre non poco vantaggio ai miei danni: in cambio dell’apparenza del bello, tu cerchi di guadagnarti la verità del bello, e veramente pensi di scambiare armi d’oro con armi di bronzo” (Platone, Simposio, 218 E) Il Simposio si conclude con la decisione di Agatone di allontanarsi da Alcibiade per sdraiarsi vicino a Socrate. Successivamente, gli invitati ruppero la regola precedentemente impostata e decisero di abbandonarsi al vino; alcuni se ne andarono e Aristodemo fu preso dal sonno. Quando si svegliò, vide che Agatone, Aristofane e Socrate erano i soli a rimanere svegli, ma disse di non ricordarsi dei discorsi che fecero. Dopo che tutti si furono nuovamente addormentati, Socrate abbandonò la casa e, dopo aver trascorso il resto della giornata al Liceo, si incamminò verso la sua dimora per riposare. 3. Commento Giunto quasi alla metà del suo terzo millennio di vita, il Simposio possiede sempre il “fiore della gioventù”; e grazie a questo s’impone prima di ogni riflessione anche nei giovani, come la musica. L’immortalità è uno dei suoi temi, ed è lecito affermare come Platone sia diventato immortale grazie a quest’opera, immutabile e senza pari. Il fatto che il Simposio si basi su prospettive diverse secondo l’originalità dei vari individui che ne partecipano, aperte su un’unica esperienza comune, gli dona quell’aspetto misterioso e al contempo interessante che non passa inosservato nemmeno da coloro non appassionati alla materia. Qui, l’Eros è colui che collega ogni cosa, è l’oggetto della bellezza, l’eccellenza, la dolcezza e l’effusione del vivere; eppure, l’idea del bello iniziale considerata da noi studenti da quel tocco di disinteresse noioso, finché ognuno di noi non si rende davvero conto di aver provato o intravisto almeno una volta, nel corso della nostra esistenza, l’estasi narrata da Platone verso il Bello e il Bene. E forse, nonostante l’idea platonica sia altamente lontana dal nostro immaginare, ci basta una minima concentrazione per comprendere nel profondo i discorsi affrontati e dipingerli nella nostra esperienza di vita. Personalmente credo quindi che il Simposio rappresenti un’opportunità per tutti di conoscere e addentrarsi nella inconscia idea dell’amore e nel suo significato più profondo; infatti, ciò che si sottolinea è che l’Amore, oltre che un sentimento, per Platone è soprattutto un percorso educativo. E come conferma di ciò che ho sempre creduto, molti in Platone cercano il pensiero e finiscono per trovare un grande e abile scrittore: “Tutti diventano poeti, anche se prima non erano predisposti verso le Muse, quando li tocca amore.” (Platone, Simposio) Concludo questa riflessione sul Simposio accennando a un altro capolavoro sull’amore che ho letto qualche anno fa, ossia “L’arte di amare” del filosofo tedesco Erich Fromm. Nel saggio, egli intende mostrare come l'amore sia una vera e propria arte e come ogni tentativo di amare sia destinato al fallimento senza uno sviluppo attivo della propria personalità e senza la capacità di amare il prossimo con fede, umiltà e coraggio. Nonostante credo che non possa essere messo al confronto con il Simposio, è interessante fare un paragone tra le differenti concezioni di amore che hanno i due filosofi, tentando di trovare delle somiglianze, seppur sottili, a discapito dell’opposizione delle due idee di amore, una legata all’educazione e alla conoscenza, l’altra legata all’arte. Alice Pascale, 3 esc
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