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Vita e Opere di Victor Hugo: La Tragica Esperienza del 'Condannato', Esercizi di Italiano

Storia della cultura europeaStoria della letteratura franceseTeoria della letteratura

La vita e le opere di victor hugo, uno scrittore francese di fama mondiale. Il testo traccia la biografia di hugo, dalla sua infanzia itinerante fino all'affermazione come capo della nuova scuola romantica. In particolare, si focusserà sull'opera 'il condannato', in cui hugo affronta temi come la pena di morte e la dignità umana. Informazioni sulle origini, la carriera e le opere di hugo, oltre a un'analisi del significato e dell'impacto di 'il condannato'.

Cosa imparerai

  • Che anno fu pubblicata la prima edizione di 'Il conservatore letterario' di Victor Hugo?
  • Che tema affronta l'opera 'Il condannato' di Victor Hugo?
  • In quale anno Victor Hugo sposò Adele Foucher?

Tipologia: Esercizi

2020/2021

Caricato il 08/02/2022

pablowski
pablowski 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vita e Opere di Victor Hugo: La Tragica Esperienza del 'Condannato' e più Esercizi in PDF di Italiano solo su Docsity! Paolo Roncallo IV-SE Scheda Libro de “L’Ultimo Giorno di un Condannato” Genere: romanzo, narrativo. La prima edizione venne pubblicata nel 1829 in Francia, in Italia, invece, nel 1854. Victor Hugo nasce a Besançon, in Francia, il 26 febbraio 1802. Il padre è un generale dell’esercito napoleonico, cosa che ha portato la famiglia Hugo a spostarsi frequentemente per l’Europa. Con la “Restaurazione”, la vita itinerante di Victor Hugo termina, e si stabilisce a Parigi nel convitto “Cordier” dal 1815 al 1818, su volere del padre, affinché si dedicasse agli studi per essere ammesso all’ “Ecole Polytechnique”. Victor Hugo, invece, si dedica alla letteratura e nel 1819 fonda il foglio "Il conservatore letterario”, insieme al fratello Abel. I suoi primi scritti risalgono al 1822, di impronta cattolica e monarchica,  "Odi e poesie diverse", che gli fruttano 1000 franchi di pensione da parte di re Luigi XVIII, somma aumentata poi dopo la pubblicazione di "Han d’Islande" nel 1823. Questo è anche l’anno in cui Victor Hugo sposa Adele Foucher, con la quale ha cinque figli. In questi anni Hugo entra in contatto per la prima volta coi circoli romantici parigini. Nel 1827 viene pubblicato "Cromwell", dramma che divenne manifesto delle nuove teorie romantiche, nel quale egli scrisse la prefazione. E grazie a questo, il suo nome divenne uno dei più popolari all’interno del movimento romantico francese. Sempre in quel periodo, coinvolge nella sua attività letteraria l’attenzione per temi di attualità sociale, come ad esempio la pena di morte; tema affrontato in “l’Ultimo giorno di un condannato a morte” del 1829. In questo periodo Hugo si interessa alla cultura dell’oriente ed a pittori come Delacroix, cosa che lo ispira nella produzione dell’opera "Le Orientali". Nel 1830 Victor Hugo porta in scena l’"Hernani", che lo consacra definitivamente come capo della nuova scuola romantica. A partire da questo momento la produzione letteraria di Hugo si fa vasta, con una serie di pubblicazioni molto ravvicinate tra cui anche il celebre romanzo “Nôtre Dame de Paris”. Nel 1841 Hugo diventa membro dell’Accademia Francese ma la sua prolifera carriera si blocca a causa della morte di sua figlia nel 1843 ed a causa del fallimento de "I burgravi", che lo segnò a tal punto da spingerlo a rinunciare al teatro. Nel 1845 e nel 1848 venne nominato “Pari di Francia” da Luigi Filippo e deputato dell’Assemblea Costituente, ruolo che gli valse il merito di essere uno degli avversari più temuti da Luigi Bonaparte. Dopo il colpo di stato del 1851, però, inizia il suo esilio, che si protrae fino al 4 settembre 1870. Questo è un periodo prolifico per l’autore, che si dedica alla stesura di scritti politici e de “I Miserabili”, una delle opere più celebri dello scrittore; scrisse inoltre “La Leggenda dei secoli” definita come “epopea dell’umanità” nel 1859, e “le Canzoni delle strade e dei boschi” nel 1865. Victor Hugo rientra a Parigi solamente dopo il crollo del III impero, diventando membro del Senato a partire dal 1976. Muore il 22 maggio 1885 con tutti gli onori all’età di 83 anni: la sua salma viene lasciata una notte sotto l’Arco di Trionfo e vegliata da dodici poeti. “L'ultimo giorno di un condannato” è la narrazione, in prima persona, degli ultimi giorni di vita di un prigioniero del carcere di Bicêtre, destinato al patibolo. Nel libro sono presenti i seguenti personaggi:  Il protagonista è anonimo, infatti si conosce generalmente che sia di età adulta e di ceto borghese;  Gli aiutanti sono sua moglie e sua figlia, le quali vengono a fargli visita solo una volta;  L’antagonista è la giustizia, la quale lo ha condannato al termine della sua vita;  Gli avversari, ovvero il boia e tutti coloro che lavorano al patibolo per le esecuzioni, ma anche la folla che attende ed esorta alla sua esecuzione;  L’oggetto nel romanzo è il diritto alla vita ed all’integrità. Il romanzo inizia in medias res, con il protagonista che parla in prima persona e racconta la sua esperienza di prigionia, in attesa della sua esecuzione. Per sei settimane il tempo lo consumerà attraverso paranoie e ricordi malinconici della sua famiglia, e scrive su dei fogli con la speranza vana che questo lo possa sostenere nella sua lunga attesa, e più volte tenta e fa richiesta di grazia alle autorità giudiziarie. Il protagonista è anonimo, non si conosce nulla della sua identità, se non vagamente che egli faccia parte della borghesia dell’epoca. Gli unici dettagli che l’autore ci concede, sono la moglie e la figlia del protagonista. Non si conosce nemmeno il reato che egli ha commesso, e nei sui ricordi vengono citati alcuni dettagli visivi ma senza indicare ciò che lo ha portato ad essere condannato. Il protagonista pensa intensamente alla sua famiglia, sperando che possano mantenere vivo il ricordo di lui dopo la morte e spera che lo pensino durante questo periodo di detenzione. Come da protocollo, gli viene concesso un ultimo incontro, nel quale vede la figlia di tre anni e la moglie. L’incontro è drammatico, e devastante da un punto di vista psicologico, perché la figlia non lo riconosce, ed anzi è quasi spaventata nel fare visita ad un uomo da lei sconosciuto. La madre dovette raccontarle che ella non aveva padre, per evitare che la bambina dovesse affrontare un addio troppo violento. Purtroppo questo reca danno anche al condannato stesso, che si rivede come uno sconosciuto per la sua famiglia. Egli era già morto nelle loro memorie, e questa fu l’ultima disgrazia che lo segnò nella sua attesa. Vi è un balzo narrativo, e si passa al giorno in cui viene trasportato verso il luogo dell’esecuzione. Nel tragitto egli descrive con meticolosità tutto ciò che vede, i suoi ultimi attimi da vivo, come se cercasse di aggrapparsi a qualsiasi cosa che appartenesse al mondo reale. Giunto sul palco vede una scena raccapricciante: una folla di persone, giunte anche da campagne sperdute, con il solo intento di assistere ad una esecuzione capitale in piazza, che si agitava ed esortava alla sua uccisione. Uno spettacolo aberrante, che lo porta a perdere qualsiasi credenza o fiducia egli potesse avere nelle persone, che lo rende più inanimato di quanto non lo fosse prima di giungere sul patibolo. Paradossalmente, vi è più empatia da parte del boia e dei suoi collaboratori, i quali sembrano gli unici in quella situazione a riconoscere il valore di una vita umana. Queste sono le ultime memorie che vengono riportate dal condannato. Nel racconto viene utilizzato un lessico alto, questo per via della provenienza sociale del protagonista. Ma, i periodi sono semplici e diretti, proprio per la colloquialità che il narratore ha nella sua scrittura; i capitoli alle volte durano meno di una pagina, questo rende la lettura fluida e con poche interruzioni. Il romanzo, essendo scritto in prima persona, offre una visione della vicenda dal punto di vista del protagonista; in questo modo il fatto che verrà giustiziato alla conclusione pur essendo noto rimane sullo sfondo, questo è dato dal continuo susseguirsi dei suoi pensieri e dai suoi ragionamenti, che portano il lettore ad empatizzare per la situazione in cui il protagonista si trova. La narrazione segue un ordine cronologico. Questo libro fa rammentare le agonie di un prigioniero, torturato dal solo pensiero di attendere per sei settimane la morte, oltre ad essere un’aspra critica alla pena capitale vigente nella Francia ottocentesca. Il messaggio che Victor Hugo comunicare, è la sua contrarietà alla pena capitale, portando come tesi l'angoscia, la paura e l'impotenza del condannato stesso, rendendo in tal modo il lettore partecipe della tortura dell'attesa. Senza difendere un caso specifico, infatti sono ignoti sia il nome che il delitto commesso dal condannato. Sostiene la causa dei condannati in generale e si erge contro la pena di morte e il sistema giudiziario. Ho apprezzato molto la lettura di questo libro, che nonostante la sua lunghezza riesce ad essere intenso e coinvolgente, e riesce a far dubitare la propria opinione riguardo a tematiche di tipo morale e di giustizia. Il romanzo non è incentrato su una storia precisa quanto invece ha più uno scopo didascalico, ecco appunto la decisione da parte di Victor Hugo di voler rendere il protagonista anonimo; questa opera si incentra sul tema della pena di morte, di come sia un atto spregevole nei confronti di un essere umano il quale si ritrova a dover abbandonare ciò a cui era caro. Il protagonista, infatti, lascia sole la moglie e la figlia, e quest’ultima essendo in tenera età non può avere nemmeno un ricordo concreto di chi è stato suo padre; di fatti la bambina non lo riconosce, ed anzi è intimorita da quella persona a lei sconosciuta.
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