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L’Europa dal primo dopoguerra
alla fine degli anni Venti 23
1) Il quadro generale: economia, società, politica e cultura.
La guerra, che era costata dieci milioni di morti (cui se ne aggiunsero, tra il 1918 e il 1919, altri sei, dovuti ad una
terribile epidemia d'influenza — la ‘‘spagnola’’ — propagatasi sul terreno di precarie condizioni igieniche e nutriziona-
li), non portò solo un mutamento nel quadro politico e territoriale europeo; lasciò in eredità una grande instabilità eco-
nomica, sociale e politica, una profonda crisi morale, un radicale mutamento della cultura e del costume.
1) Era ormai sconvolto il sistema dei rapporti economici mondiali: nel commercio
internazionale l'Europa era stata soppiantata in Estremo Oriente e nell'America La-
tina da Giappone e USA; di più, era in condizioni di dipendenza economica dagli
Stati Uniti;
2) anche in paesi economicamente più forti, come Francia e Inghilterra, si verificò il
ristagno del commercio e dell'industria, a causa dell'impoverimento del mercato eu-
ropeo e, quindi, di una diminuzione della domanda. Particolarmente spinoso era il
problema delle riparazioni tedesche: i 132 miliardi di marchi-oro richiesti alla Ger-
mania, se potevano servire alla Francia per la ricostruzione delle sue industrie, sot-
traevano all'Inghilterra, il cui apparato produttivo non aveva subito distruzioni, un
potenziale, importante mercato tedesco.
L'economia europea ver-
sava nel primo dopoguer- 3) Le spese di guerra, il ristagno produttivo, il debito coi Paesi amici (gli USA erano
ra in condizioni dramma- creditori dell'Intesa per dieci miliardi di dollari) e il debito pubblico — cioè il debito
tiche. Nel corso degli an- contratto dallo Stato nei confronti di chi aveva sottoscritto prestiti nazionali — in-
ni Venti, a momenti di ri dussero i governi dei vari Paesi a stampare carta-moneta in eccedenza rispetto alle
presa si alternarono crisi reali riserve auree nazionali. Di qui la spirale inflazionistica, con gravi conseguen-
economiche che ebbero ze sociali, anche nei paesi vincitori;
gravissime ripercussioni
politiche. 4) s'imponeva in tutti i Paesi coinvolti nel conflitto la necessità della riconversione delle
industrie di guerra in industrie di pace, e, più in generale, della ‘ricostruzione’.
Di conseguenza, gli Stati accentuarono la loro politica d'intervento economico, fa-
vorendo le industrie con misure protezionistiche, e col sostegno attraverso com-
messe: la situazione fumomentaneamente tamponata, e si assistette anche ad una
effimera ripresa dell'economia. Ma non appena raggiunto un certo riassestamento
dell'apparato produttivo e placata la febbre della ricostruzione, vi fu una diminuzio-
ne della domanda. Una terribile crisi economica investì l’Europa, alla fine del
1920 e per tutto il 1921, con gravi conseguenze, come vedremo anche nel caso
specifico dell’Italia.
Dopo alcuni anni di ripresa economica, conseguenze ancora più tragiche avrebbe
avuto per l'Europa la grande depressione economica mondiale che ebbe inizio
a New York il 24 ottobre 1929.
2) La Germania di Weimar *
Un’ambiguità di fondo
La repressione del moto
spartachista
La Costituzione di Weimar
Due giorni dopo il massacro di Berlino, fu eletta
a suffragio universale una Assemblea Naziona-
le, che svolse i suoi lavori nella città di Weimar,
e presentò nell'agosto una nuova Costituzione,
ispirata a principi di democrazia borghese:
La Repubblica tedesca era stata proclamata nel novembre 1918 all'insegna del connu-
bio tra lo Stato maggiore dell'esercito tedesco e la socialdemocrazia (p. 199); un con-
nubio che, nato dall'esigenza comune di stroncare sul nascere ogni tentativo rivoluzio-
nario di matrice bolscevica, era però viziato da ambiguità. | militari, capeggiati dai ge-
nerali Hindenburg e Ludendorff, erano infatti ben decisi a mantenere in vita le tradizio-
nali gerarchie sociali e i tradizionali privilegi; i socialdemocratici, da una parte intende-
vano giungere attraverso la battaglia parlamentare ad una democratizzazione del si-
stema politico, dall'altra dovettero compensare l’aiuto dei militari con una politica di
‘conservazione.
Nel gennaio 1919 gli ‘“spartachisti” di Rosa Luxemburg e di Karl Liebnecht (p. 199),
che avevano costituito il Partito Comunista Tedesco, tentarono a Berlino la via della
sollevazione con l'appoggio dell'esercito: la socialdemocrazia stroncò ferocemente il
moto (“settimana di sangue”, 10-17 gennaio 1919). Alla repressione parteciparono an-
che i “corpi franchi'' (squadre di volontari, quasi tutti ex militari disoccupati, dirette da
ufficiali reazionari): Rosa Luxemburg e Karl Liebnecht furono trucidati.
1) La Repubblica era organizzata in uno Stato federale, con am-
pie autonomie ai singoli territori (Lénder);
2) il presidente della Repubblica, il cui mandato durava sette an-
ni, era eletto a suffragio universale e dotato di ampi poteri;
3) anche il Parlamento era eletto a suffragio universale, col si-
stema proporzionale (p. 228, n)
4) il ‘‘cancelliere’’, capo del governo, e i ministri erano respon-
sabili di fronte al Parlamento, e non solo di fronte al Presidente;
5) era sancita la piena libertà d'opinione e di parola.
A questa “perfetta” costituzione non corrispose però alcuna modificazione dell'assetto sociale, alcuna riforma sociale
e agraria; la volontà di apertura democratica non fu adeguatamente sostenuta dalla stessa borghesia tedesca.
Per contro, il nuovo clima di libertà favorì lo sviluppo della cultura e delle arti, che ebbero nel periodo della Repubblica
di Weimar una stagione particolarmente felice,