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Schema filmica 'Ladri di biciclette', Dispense di Storia Del Cinema

Scheda di ripasso per l'esame di storia del cinema

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 29/06/2019

m__a
m__a 🇮🇹

4.1

(25)

33 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Schema filmica 'Ladri di biciclette' e più Dispense in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! Ladri di biciclette Vittorio De Sica, Italia, 1948 B/N, 93 minuti, drammatico Capolavoro della coppia De Sica – Zavattini, segue l’insuccesso commerciale di Sciuscià, ma come questo pratica, rispetto al ‘cinema dei telefoni bianchi’ un ‘ritorno alla realtà’. Per seguire la sua idea, De Sica rifiutò i sostanziosi aiuti dei produttori statunitensi, che però avrebbero voluto addirittura Cary Grant al posto di Maggiorani e finì per investire il proprio denaro nella produzione. Maggiorani venne scelto per il suo modo di camminare, e così anche Staiola, che De Sica trovò nel quartiere popolare romano della Garbatella. Inizialmente, anche questa pellicola non trovò l’approvazione degli italiani e fu il pubblico straniero a portarlo al successo. Nella Roma del secondo dopoguerra, un disoccupato trova lavoro come attacchino comunale ma il primo giorno gli viene rubata gli viene rubata la bicicletta appositamente riscattata dal Monte di Pietà grazie all’aiuto della moglie Maria, costretta a dare in pegno le lenzuola. Falliti l’inseguimento del ladro e la denuncia alla polizia, cerca la bicicletta in Piazza Vittorio e poi a Porta Portese, dove riconosce il ladro in compagnia di un vecchio senzatetto. Lo segue per farsi indicare la casa del ladro ma lui riesce a scappare. Nella disperazione, quindi, chiede anche l’aiuto di una santona. Trovato poi il colpevole in un rione malfamato, è costretto a ritirarsi, fronteggiato dagli altri abitanti del luogo. Stravolto dalla stanchezza mentre aspetta il tram con suo figlio Bruno, nota una bicicletta incustodita e tenta disperatamente il furto, ma viene subito fermato ed aggredito dai passanti. Solo il pianto disperato del figlio, che muove a pietà i presenti, gli evita il carcere. Bruno stringe quindi la mano al padre e i due si allontanano tra la folla, mentre su Roma scende la sera. Bazin ne elogiò ‘la dialettica cinematografica capace di superare la contraddizione dell'azione spettacolare e dell'avvenimento’. Ladri di biciclette è infatti il risultato di un lavoro di minimalizzazione dell’intreccio narrativo, in favore di una valorizzazione della quotidianità. Quest’ultima è esaltata dal film attraverso un linguaggio nuovo che interpreta il neorealismo al di là del concetto di mimesi e si realizza pienamente nel ‘pedinamento’ di cui parlava Zavattini: la macchina da presa segue i personaggi ed entra nel loro universo.
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