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Schema manuale storia medievale di Luigi Provero, Massimo Vallerani, Schemi e mappe concettuali di Storia Medievale

Schema del manuale di storia medievale di Luigi Provero, Massimo Vallerani

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 11/09/2022

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Scarica Schema manuale storia medievale di Luigi Provero, Massimo Vallerani e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Schemi riassuntivi tratti da Storia medievale Di Luigi Provero, Massimo Vallerani  Ed. Le Monnier, 2016 I - CAP 1 L'IMPERO CRISTIANO 1. Il sistema imperiale tardoromano: potere e prelievi L'impero Tardoantico inizia nel II secolo d.C. con la stabilizzazione del limes del Reno e Danubio Nel III secolo l'impero vive una crisi, serie  di lotte per il trono Diocleziano ripristina il potere imperiale Dal 285 divide il potere con Massimiano, dando vita alla diarchia Si crea polarità tra Oriente  ed Occidente, accentuata dalla tetrarchia Nel 324 viene fondata Costantinopoli, nasce come residenza imperiale e vi è un senato, ancora appendice del senato di Roma Solo dal V secolo Costantinopoli diventa una  vera capitale Con la successione a Teodosio I nel 396 avviene una divisione stabile tra parte orientale ed occidentale Figli Arcadio (Oriente) ed Onorio (Occidente) Capillare prelievo fiscale,  essenziale l'annona Grande circolazione fiscale nel Mediterraneo Si creano rapporti di interdipendenza tra  diverse regioni dell'impero La fine dell'espansione militare coincide con la fine dell'espansione economica: declina la schiavitù I costi dell'unificazione diventano maggiori dei vantaggi L'Italia perde rivelvanza produttiva, Cartagine diventa polo di produzione agraria ed artigianale Giuliano, imperatore tra 360-363 reintroduce il paganesimo  Editto di Tessalonica (380) emanato da Teodosio: cristianesimo diventa religione di stato Si perseguitano forme considerate eretiche  e si convertono molti ceti nobili 4. Vescovi e monaci Alla fine del IV secolo non c'è una Chiesa universale La diocesi ed il vescovo sono i punti centrali Tra i vescovi confluisce l'aristocrazia senatoria, i vescovi in continuità con la cultura tardoromana Superiorità di prestigio delle sedi patriarcali Roma, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme (Costantinopoli dal V secolo) I vescovi sono il veicolo dell'evangelizzazione nei territori dell'impero Ai confini dell'impero l'evangelizzazione è di bassa efficacia L'Irlanda invece si orienta precocemente al cristianesimo Nel mediterraneo orientale ha origine l'esperienza monastica Si valorizza l'ascesi come penitenza Inizialmente il percorso è incentrato  sulla salvezza personale del monaco,  nessuna attenzione a forme di carità Nel IV secolo abbiamo cenobiti (Pacomio) ed eremiti I cenobiti fanno riferimento all'abate I - CAP 2 BARBARI E REGNI 1. Mobilità degli eserciti Crollo del limes (406-407) è espressione di uno squilibrio strutturale Gli eserciti cercano bottino individualmente, con iniziativa propria VISIGOTI Tra il 414 ed il 418 creano un regno nel sud della Francia, federato dell'impero ma di fatto con ampia autonomia VANDALI Si insediano nel 417 nella penisola iberica Nel 429, guidati dal re Genserico, si spostano nella parte occidentale dell'Africa Romana Il loro regno durerà un secolo (439-534) UNNI Dall'Asia centrale si stanziano nel V secolo ai bordi dell'impero Attila al potere (445) inizia serie di campagne nei territori dell'impero Nel 451 vengono sconfitti da Ezio e la morte di Attila due anni dopo porta alla loro dissoluzione La morte di Ezio e Valentiniano III nel 454 porterà ad un nuovo saccheggio di Roma da parte dei Vandali nel 455 Nel V secolo il potere imperiale è molto debole Il generale sciro Odoacre nel 476 depone Romolo Augustolo (imperatore fantoccio) ed invia le insegne imperiali a Costantinopoli Presa di coscienza dell'inutilità di  un imperatore d'occidente Il dominio di Odoacre sull'Italia come ampia autonomia militare riconosciuta dall'impero Zenone, pochi anni dopo, permette a Teodorico di conquistare l'Italia Si impadronisce solo  dell'Italia 2. Nuovi regni Semplificazione delle tecnologie e continuità sul piano culturale Spostamento degli equilibri verso una base regionale, rottura dell'unità europea e mediterranea I militari germanici prendono il posto dell'élite romana: ne conservano le istituzioni ma le semplificano Nei regni sussistono vescovi e funzionari romani come consiglieri dei re Processo di rielaborazione e fusione  della cultura romana con quella barbara Crollo del sistema di prelievo romano Il re ricompensa l'esercito (composto da persone libere e non professionisti stipendiati) con terre Tra V e VI secolo i re non prelevano più tasse Si rompe l'unità commerciale del mediterraneo che era in primo luogo unità fiscaleI nuovi regni sono più poveri 3. L'Italia ostrogota Odoacre fonda il suo sistema su una collaborazione con l'aristocrazia senatoria L'Italia tra 476 e 489 è dominata da amministrazione di stampo romano Odoacre si presenta come <patricius> e <rex gentium> L'imperatore Zenone non si fida di Odoacre e si appoggia a Teodorico Nel 474 Teodorico diventa re degli Ostrogoti Su indicazione di Zenone nel 489 Teodorico scende in Italia Sconfigge facilmente Odoacre (493) Diventa re indiscusso della penisolaI Goti sono una minoranza rispetto all'etnia latina,  restano concentrati nel nord Teodorico collega le due culture Controllo militare goto e  burocrazia di stampo romano Personalità del diritto: ogni individuo sceglieva se sottostare al diritto romano o goto Re degli Ostrogoti e Patrizio imperiale Consistorium: consiglio del re formato da romani e goti I due popoli sono complementari ma non integrati Teodorico è ariano ma si pone come protettore di tutte le chiese La Chiesa di Roma riconosce Teodorico come legittimo imperatore I - CAP 3 LA SIMBIOSI FRANCA 1. Clodoveo I Franchi realizzano una perfetta simbiosi con il ceto romano Si affermano come regno più potente d'Europa La Gallia nel tardo impero: Territorio di integrazione tra Romani e Celti Luogo di affermazione del potere dell'aristocrazia senatoria Tra il IV e V secolo l'aristocrazia mira alle cattedre vescovili, fonti di potere sociale importante Su questa regione nel V secolo  prende il potere il popolo dei Franchi I Franchi erano una confederazione di tribù,  estranei all'idea di latifondo e città, prevalentemente pagani Subiscono un processo di  romanizzazione Childerico I combatte i visigoti sotto il comando di Egidio, figlio di Ezio Il re franco connota tale campagna come  lotta contro i visigoti ariani Questo vale ai Franchi una nuova legittimazione Clodoveo succede al padre nel 481 Un'efficace azione militare gli permette di ottenere il controllo della Gallia Sottomette i Burgundi e riduce il dominio visigoto CONVERSIONE al cattolicesimo  di Clodoveo e del suo popolo Clodoveo viene equiparato a Costantino, ottenendo una fortissima legittimazione I vescovi convergono intorno al potere regio e trasmettono la cultura di tradizione romana ai Franchi Il punto di forza del sistema franco  è la costruzione di un'aristocrazia mista Unisce l'attenzione per il latifondo e cariche ecclesiatiche (tipicamente romana) alla forza militare e legami clientelari (tipicamente franca) 2. Le chiese franche e la diffusione del monachesimo Dopo la conversione si accentua il modello del vescovo aristocratico Vescovo come vertice della diocesi e portatore di cultura I vescovi erano grandi patroni con una rete clientelare importante I re si appoggiano con frequenza  al potere vescovile Grande importanza del monachesimo sia di stampo eremitico che cenobitico Martino di Tours (morto 397) dopo Clodoveo diventerà patrono del regno e figura di riferimento Profonda interazione tra mondo monastico e vescovile In Italia diverse esperienze monastiche vengono promosse da San Gerolamo già nel IV secolo Nell'Italia del VI secolo il modello benedettino, che sarà dominante, era solo una delle tante forme di monachesimo Benedetto fonda l'abbazia di Montecassino nel 529 La Regola presenta una forma di ascesi moderata concentrata  sulla preghiera, il lavoro è marginale Il cenobitismo si struttura orizzontalmente per i monaci, verticalmente per l'abate (unica autorità) All'inizio del IX secolo sarà un testo normativo di riferimento per tutti i monasteri Importante anche il monachesimo irlandese, segnato da dimensione penitenziale e spinta missionaria San Colombano, fine del VI secolo fonda una serie di monasteri in Gallia, in Italia fonda l'abbazia di Gobbio I monasteri hanno intensa rete di relazioni con il contesto  in cui sono inseriti, creando un intenso rapporto tra aristocrazia e monaci 3. I regni e l'aristocrazia La solidità del regno franco deriva in larga misura dal coordinamento della forte  aristocrazia intorno al re Clodoveo promuove una redazione scritta delle leggi franche, la LEX SALICA (510) Protagonista è il popolo e l'aristocrazia,  al centro del sistema politico c'è l'assemblea degli uomini liberi (il mallus) Il territorio diviso in distretti, ognuno affidato ad un comes (conte) Il re affidava funzioni alle persone di  fiducia, la sua <trustis> Il regno franco segue il modello germanico, ricompensando l'esercito con concessioni di terra Il prelievo di imposte diventa superfluo e viene abbandonato nel VI e VII secolo Il re era relativamente ricco e questo  porta ad una polarizzazione dell'aristocrazia intorno al re Non esiste una dinamica di corte, i franchi non avevano una capitale Si attenua il potere dell'assemblea dell'esercito, la quale però rimane luogo delle principali scelte politche Assumono importanza le assemblee regionali,  luoghi prevalentemente di deliberazione giudiziaria Le assemblee non portano ad una frammentazione politica, cosa che avviene per motivi di successione Il regno spartito tra i discendenti del re La famiglia merovingia è la sola a  poter reclamare il tronoAlcune partizioni fondamentali: Austrasia Neustria Burgundia Aquitania Giustiniano mira alla riconquista della parte occidentale dell'impero Le premesse all'azione militare sono 3: 1. Tranquillità del limes persiano 2. Rafforzamento ideologico nato dalla riflessione giuridica 3. Politica fiscale e disimpegno bellico a est creano relativa prosperità Potenziamento della flotta imperiale Le truppe guidate da Belisario conquistano facilmente il regno vandalo in Africa (534), più faticosa la conquista dell'Italia Guerra greco gotica (535-553) Belisario conquista la Sicilia  ed inizia la risalita Conquista di Ravenna (540) Si raggiunge una pace precaria con divisione territoriale. Totila (nuovo re goto, 541) rilancia l'azione militare gota Giustiniano sostituisce Narsete a Belisario per una nuova campagna a partire dalla Dalmazia che porta alla piena conquista dell'Italia nel 553 La guerra provoca grandi danni all'Italia e indebolisce l'aristocrazia senatoria Nel 554 Giustiniano emana la Prammatica sanzione che prevede di ristabilire le condizioni precedenti al regno di Totila (si restituiscono all'aristocrazia le terre sottratte loro da Totila) L'Esarca di Ravenna diventa il centro del quadro di  governo imperiale sull'Italia Tale dominazione è fragile: la conquista longobarda a partire dal 568 lo dimostra I Longobardi controllano: 1. Pianura padana 2. Tuscia 3. Ducato di Spoleto 4. Ducato di Benevento All'impero restano: 1. Il Lazio 2. L'area di Ravenna 3.La laguna veneta 4. Marche, Liguria 5. Meridione e le grandi isole Entrambe le dominazioni sono discontinue 3. Dibattiti teologici e identità locali Nel V e VI secolo il dibattito teologico si sposta sul piano cristologico Nestorio discute sul ruolo di Maria come <madre di Cristo>: viene condannato da Concilio di Efeso nel 431, su iniziativa di Teodosio II Opposizione tra sedi patriarcali: Antiochia (Nestorio) contro Roma - Alessandria Il Monofisismo si elabora in ambito alessandrino Il concilio di Calcedonia (451) condanna questa corrente Si elabora una corrente di compromesso,  il Diofisismo, sostenuto da Roma, Antiochia e Costantinopoli Con questo concilio Costantinopoli diventa sede patriarcale Inizia processo di identificazione tra teologia ed impero Il Diofisismo sarà dominante nell'Impero ed in Occidente II - CAP 1 NOBILI, CHIESE E RE Tra VI e VIII secolo la geografia politica europea è più stabile Conflittualità tra i regni porta solo a mobilità dei confini senza stravolgimenti territoriali 1. Nobili e re Processi di redistribuzione clientelare e carattere militare del potere regio I re sono principalmente capi militari Inizio del VII secolo il regno visigoto è in consolidamento (625 conquista completa della penisola iberica) Processo di centralizzazione del potere Re Recesvinto nel 654 completa la  redazione delle leggi (Liber iudiciorum) Richiamo alla tradizione imperiale, fondata sulla cooperazione con i vescovi I Concili di Toledo hanno funzione complessiva di guida del popolo (cura d'anime e governo) Frequenti le lotte per il trono: i duchi ora mirano al potere centrale e non all'autonomia locale Il regno visigoto era coeso ma non aveva  un totale controllo militare dei territori L'Irlanda resta una realtà estremamente frammentata In Britannia si assume tendenza alla gerarchizzazione Il VII secolo porta alla conversione al cristianesimo e all'apertura all'influenza franca I modelli politici sono comuni tra i regni ma non c'è unità politica Mercia e Nothumbria sono i regni principali,  seguono il Wessex, L'east Anglia, ecc Tra VII e VIII secolo di afferma in modo discontinuo un'egemonia dei Re di Mercia sui regni meridionali Solo nel IX secolo si può constatare un regno inglese unitario I Merovingi erano re itineranti, assenza di una capitale Il loro potere di fondava sul legame con l'aristocrazia Erano molto più ricchi dell'aristocrazia ed erano percepiti come gli unici possibili re 3. Reti di scambio Le curtes di fatto erano un sistema APERTO Nel Capitulare de villis, emanato da Carlo Magno, emerge la volontà di autosufficienza delle curtes regie Nella realtà esisteva un sistema  di scambi locali con una piccola disponibilità monetaria La ricchezza fondiaria dell'aristocrazia le permetteva di esercitare pressioni sui contadini I proprietari della curtis puntavano  alla massima redditività possibile I mercati cittadini sono luoghi di vendita privilegiati Molte curtes di grandi dimensioni diventano il motore portante di questi mercati I censi in natura permettono ai proprietari di ottenere ancora più prodotti da vendere La tendenza all'autosufficienza era forte a livello di sistema: l'autonomia economica era garantita dall'insieme dei possedimenti (curtis) dei grandi monasteri Nel VI secolo si semplifica la coniazione monetaria, con una netta prevalenza della monetazione in argento I Carolingi determinano il sistema prevalente a livello europeo:  l'unica moneta effettivamente coniata era il denarius Moneta destinata al commercio e agli acquisti di terra, non d'uso comune Nell'VIII secolo Inghilterra e Europa settentrionale iniziano ad essere integrati in un sistema di scambi Si crea un sistema di scambio florido tra i Franchi  e le élite del nord Nascono gli emporia: talvolta ex-novo, altre volte su sistemi urbani pre-esistenti Anche le fiere sono sintomi della ripresa commerciale di questi secoli Fiera di Saint-Denis Fiera di Piacenza II - CAP 2 IL REGNO LONGOBARDO 1. I Longobardi in Italia I longobardi si inseriscono in un contesto di egemonia franca su larghi settori europei e di profonda ridefinizione dell'impero orientale Di probabile origine scandinava, si stanziano prima in Germania settentrionale (I secolo)  e poi in Pannonia (IV-V secolo) In Pannonia si insediano vincendo sui Gepidi Stipulano un foedus con l'impero, talvolta combattendo come mercenari Conoscono la romanità ma non sono romanizzati In seguito alle pressioni degli Avari e alle opportunità di bottino, i Longobardi muovono verso l'Italia al seguito del re Alboino (568) Sono un popolo-esercito L'esercito longobardo attira altri gruppi in cerca di ricchezza, favorendo il processo di etnogenesi: entrare nell'esercito significava entrare nel popolo Alla fine la dominazione longobarda si contrappone a quella bizantina, entrambe discontinue (vedi I-4) Il potere del re longobardo era limitato e condizionato L'esercito diviso in farae al cui capo troviamo i duchi Il potere regio nasce dal coordinamento di farae e duchi La conquista di Alboino frutto anche  dell'iniziativa privata dei duchi Si parla di SEDI DUCALI e non di ducati: i duchi regnavano sulle persone, minore era l'interesse verso gli spazi Il re era in primo luogo una guida militare Veniva ELETTO in teoria dall'assembla degli uomini liberi, nella pratica era eletto dai duchi Re Alboino viene ucciso nel 572 Sostituito da Clefi, ucciso nel 574 Dal 574 al 584 i longobardi restano senza re Finita la fase di conquista, i duchi ritengono inutile  eleggere un nuovo re: il potere di fatto è nelle loro mani Le pressioni dei Franchi portano alla scelta  di un nuovo re nel 584Diventa re Autari, figlio di Clefi D'ora in avanti i due principi (elettivo e dinastico) si alternano Alla morte di Autari, la vedova Teodolinda, sposando Agilulfo, lo rende nuovo re (590-616) Molti dei re successivi discenderanno da questa coppia I Longobardi scelgono PAVIA come capitale Si insediano in misura importante anche in molte altre città che in generale subiscono un declino ma non una rottura 2. Longobardi e Romani Metà del VII secolo viene redatta Origo gentis longobardorum Racconta l'orgine del popolo longobardo: i Winnili combattono i Vandali e ricevono da Wodan il nome di Longobardi Inizialmente l'aristocrazia senatoria viene esclusa dal potere, saldo nelle mani dei longobardi Nel giro di poche generazioni questa distinzione etnica viene sfumando, anche a causa dei matrimoni misti I longobardi sono pagani ed ariani Non vengono assimilati dal cattolicesimo: nelle città vescovi ariani affiancano quelli cattolici Ad esempio Teodolinda era cattolica mentre Agilulfo era ariano. Il figlio Adaloaldo viene però battezzato  La conversione al cattolicesimo è lenta, il regno diventa cattolico nei primi decenni dell'VIII secolo Non si realizza simbiosi tra vescovi e re L'ostilità papale non viene mai del tutto superata Papa Gregorio Magno (590-604),  discendente di una famiglia dell'aristocrazia senatoria Usa il ricco patrimonio vescovile per garantire afflusso di grano alla città di Roma Si pone come sostituto dell'impero ormai lontano ed assente,  come vertice politico dell'Italia centrale La Sicilia fino al IX secolo (conquista araba) resta il grande polo produttivo alimentare dell'impero L'orientamento iconoclasta orientale porterà ad una rottura definitiva: Roma volgerà lo sguardo ai Franchi per ottenere una tutela non più garantita dall'impero II - CAP 3 IMPERO CAROLINGIO, ECCLESIA CAROLINGIA Piena simbiosi tra impero carolingio ed ecclesia carolingia Ecclesia era l'insieme dei fedeli cristiani che trovavano la propria guida nei vescovi e nell'imperatore Impero e Chiesa sono due modi di leggere la stessa realtà 1. Dal regno all'impero L'azione dei pipinidi culmina con  l'incoronazione del 751 di Pipino III (o Pipino il breve) Negli "Annali del regno dei Franchi" si pone l'intervento papale prima della deposizione, dando ulteriore legittimazione all'azione di Pipino L'intervento papale in realtà è postumo: nel 754 Stefano II incontra Pipino a Saint-Denis dove ripete l'unzione per il re e i figli (Carlo e Carlomanno) Tale incontro è la premessa per  la spedizione franca in Italia Pipino nel 754 scende in Italia, ottenendo l'esarcato dai Longobardi e cedendolo alla Chiesa Eginardo, biografo di Carlo Magno, darà vita al mito dei <re merovingi fannulloni>, ancora per rafforzare la legittimità della deposizione Dopo la morte di Pipino (768), i figli avviano politica matrimoniale con  Longobardi e Bavari Dopo la morte di Carlomanno (771), Carlo si muove in prospettiva di espansione rompendo i legami amichevoli Di fatto, nonostante la tradizione di dividere il regno tra gli eredi, dal 751 al 840 vi sarà un solo re franco Carlo Magno nel 774 conquista il regno longobardo, annettendolo all'impero franco Rimane autonomo il ducato di Benevento, il meridione bizantino e il Lazio papale (La Romagna era contesa tra Bisanzio e Papa) Dal 778 al 813 brevi conflitti portano alla costituzione della Marca Hispanica Dal 772 al 803 Carlo tenta di inglobare la Sassonia al regno, connotando tale impresa in senso religioso La Baviera viene sottoposta ad  un più rigido controllo; si forma la marca orientale per controllare le popolazioni pagane estranee al dominio Di fatto l'influenza carolingia andava ben oltre i confini del regno Nell'VIII e IX secolo il papato mira al consolidamento di un'egemonia in Italia centrale e alla collaborazione con i franchi Il giorno di Natale dell'800 Carlo viene incoronato imperatore da papa Leone III Non si sa quanto questa fosse iniziativa papale o franca Il papato mira ad ottenere protezione che, storicamente, era appunto prerogativa dell'imperatore (richiamo a Costantino) Nell'VIII secolo la curia papale produce la Donazione di Costantino. Però il papa non rivendica apertamente tali terre: ciò dimostra che la collaborazione con i franchi non era l'unica opzione della sede papale. L'incoronazione porta a tensione con Bisanzio che pure era  indebolita dal movimento iconoclasta 2. Conti, vassalli e liberi Necessario il controllo regio sui sudditi, grazie a rappresentanti regi e controllo su questi ultimi I conti vengono incaricati dal re di governare un territorio (comitato). Le marche erano circoscrizioni più ampie dei comitati. Separazione del potere personale dal potere del conte: le funzioni di conte/marchese esercitate in luoghi diversi da quelli di provenienza La carica di conte è temporanea I missi regi sono meno definibili: garantiscono il collegamento tra centro e periferia Verso la fine dell'VIII secolo con Pipino III e Carlo Magno si definisce il VASSALLAGGIO Il vassallo giura fedeltà militare ad un potente in cambio di un beneficio (spesso una terra) Si crea una vera e propria cerimonia, come  avviene tra Tassilone duca di Baviera e PipinoPrecedentemente esistevano legami  di fedeltà ma non erano  ben definiti Il re ora si pone al vertice di  una rete clientelare diffusa anche tra l'aristocrazia Conti e vassalli non si confondono, ma di fatto i conti erano reclutati tra i fedeli (vassalli), mentre essere vassallo non implicava diventare conte Esiste anche un filo diretto tra potere  regio e pauperes (liberi) Casi di contadini che si presentano alla corte regia per chiedere protezione da un potente, spesso una chiesa 3. Le chiese carolingie I vescovi non diventano vassalli del re, nemmeno ci sono casi di vescovi-conti Spesso invece vediamo vescovi in qualità di missi regi, dove prevale la funzione giudiziaria, politica e di mediazione sull'aspetto militare tipico del vassallaggio I vassalli dei vescovi erano considerati appartenenti alla forza armata del re che quindi li poteva comandare I vescovi favoriscono l'ubbidienza al re ed hanno clientele vassallatiche Anche i monasteri diventano centri fondamentali per l'elaborazione culturale e punti di concentrazione delle ricchezze Ludovico il Pio interviene nella regolamentazione della vita religiosa portando all'elaborazione di regole monastiche e sancendo la superiorità della regola benedettina Il re concede spesso IMMUNITA' a diversi enti ecclesiatici I funzionari regi non possono entrare nei possessi della chiesa per riscuotere tassi o amministrare la giustizia La cultura di corte è spesso di elaborazione ecclesiastica, quindi sono le chiese ad offrirci la rappresentazione  del potere carolingio nelle fonti scritte Nel IX secolo vediamo la comparsa delle lingue volgari Il latino resta la lingua del potere, della liturgia e dello scritto 4. Dall'impero ai regni Nel'806 con la Divisio regni Carlo Magno si prepara a dividere il regno tra i 3 figli, insistendo però sull'idea di un impero unitario Nel 814, data della morte di Carlo, di fatto l'unico figlio in vita era Ludovico il Pio Ludovico nel'817 emana l'Ordinatio imperi in cui afferma l'unità dell'impero designando Lotario come unico erede. Ai figli Pipino e Ludovico spetteranno nuclei minori Bernardo, nipote di Ludovico e re d'Italia, si ribella poichè totalmente escluso dall'eredità La ribellione non ha successo ma dimostra come intorno a  Bernardo si fosse creata una clientela di forte connotazione territoriale (italica) Con la nascita di Carlo il Calvo nell'823 si riapre la questione della spartizione dell'impero. Judith, la madre, tenta di portare Ludovico a  posizioni diverse da quelle assunte nell'Ordinatio, cercando di riaffermare la divisione patrimoniale tra i figli Nell'833 i tre figli (Lotario, Pipino, Ludovico), minacciati dal ruolo di Carlo il Calvo, sconfiggono Ludovico a Colmar e lo depongono Le discordie interne permettono a Ludovico di tornare  sul trono l'anno successivo restaurando il suo pieno potere 2. Bisanzio: crisi e riorganizzazione di un impero L'impero nel VII e VIII secolo si riconfigura su strutture regionali, polarizzato sull'Egeo Dopo Giustiniano inizia un periodo di crisi: problemi teologici (condanna al monofisismo) e fiscali Eraclio (610-641) si afferma sull'impero persiano poco prima che questo diventi dominio arabo Introduce l'ordinamento tematico Viene meno l'eredità romana: separazione potere militare e potere amministrativo,  esercito stipendiato La parola thema, che originariamente indicava un corpo militare, indica il complessivo inquadramento (militare e giurisdizionale) di una regione. I militari sono ricompensati con terre ed esenzioni fiscali Fu una trasformazione lenta e profonda, dettata anche dalla perdita delle provincie africane Un nuovo momento di rottura avviene con il problema dell'iconoclastismo Nel 730 l'imperatore Leone III vieta la venerazione del culto delle immagini Ciò pone l'oriente in netta contrapposizione con l'occidente C'è volontà di riaffermare l'imperatore come centro assoluto della società bizantina, come principale mediatore tra il mondo e Dio Con il concilio di Hierea (754) Costantino V ottiene la condanna formale del culto delle immagini Tale condanna non fu opera di un concilio ecumenico ma solo della Chiesa bizantina Con Leone IV e la moglie Irene (reggente dal 780) l'iconoclastismo si attenua Concilio di Nicea del 787 riafferma la leicità del culto delle immagini Seguono altri conflitti, ma alla fine il movimento iconoclasta viene condannato dal Concilio di Costantinopoli nel 843 Tali conflitti portano l'impero bizantino ad allontanarsi dall'occidente che ormai ruota intorno alla sede papale e al regno franco 3. Le articolazioni del mondo islamico e bizantino Nel 750 gli Omayyadi vengono sostituiti dagli Abbasidi Spostano la capitale a Baghdad: il califfato perde la connotazione araba  Gli emiri ottengono una maggiore autonomia  Nell' 800 il califfo Harun al-Rashid delega il  governo del nord Africa all'emiro Al-Aghlab, permettendogli di trasferire la carica all'interno del gruppo parentale Nella penisola iberica l'emirato di al-Andalus diviene una delle potenze europee del X secolo Nel 929 assumono il titolo califfale, in  concorrenza con gli Abbassidi di Baghdad ed i Fatimidi d'Egitto Nel corso del IX secolo avviene la conquista della Sicilia Dal 827 gli Aghlabiti iniziano una campagna di conquista, conclusa a fine secolo Dal 916-917 la Sicilia è sottomessa alla dinastia dei Fatimidi, concentrati però sull'Egitto: autonomie locali convergono in un governo sostanzialmente autonomo fino alla fine XI secolo, quando vengono conquistati dai Normanni Nel 867 sale al potere a Bisanzio Basilio I, i cui discendenti conservano il potere fino al 1025 Fase di rafforzamento di Bisanzio: ampliamento dell'impero e della sua influenza Divisioni teologiche con Roma sulla questione del Filioque Gli Slavi diventano motivo di opposizione tra i due imperi (bizantino e carolingio) I Bulgari nel X secolo minacciano direttamente Bisanzio, ottenendo un favorevole tratto di pace La loro influenza cala dopo la morte del Kahn Simeone e l'ascesa dell'imperatore Romano Lecapeno La Grande Moravia coordina diverse popolazioni slave nel IX secolo ma finisce con il dissolversi nel X secolo Tali dominazioni slave si orientano al cristianesimo nel IX secolo grazie all'opera di Cirillo e Metodio Grazie all'introduzione di un alfabeto e alla traduzione dei testi sacri, le popolazioni slave iniziano a gravitare culturalmente intorno a Bisanzio Basilio I consolida il controllo su Puglia e Calabria  eliminando basi islamiche II - CAP 5 SOCIETA' E POTERI NEL X SECOLO 1. Mutamenti dei poteri comitali La divisione dell'impero carolingio porta a una debolezza militare che favorisce le incursioni Nella metà del IX secolo si inverte il rapporto re-aristocrazia: i re hanno meno terre da concedere e sono costretti a compromessi favorevoli all'aristocrazia Sempre più a lungo i funzionari  restano nella loro sede e trasmettono il ruolo ai figli Le funzioni di conte/marchese si sovrappongono a quelle di vassallo Capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo nel 877 Carlo delibera una situazione di fatto già presente: l'imperatore si riserva la nomina del successore del conte ma è chiaro che nella prassi tale nomina spettava al figlio Carlo sottolinea e riafferma la distinzione tra conti e vassalli Nel X secolo la funzione comitale e potenza dinastica si fondono, radicando tali dinastie nei territori da loro governati Processo di regionalizzazione delle aristocrazie Al tempo stesso i conti si astengono dal controllo di alcune aree del comitato sotto influenza di chiese o altre dinastie, che fondavano la loro forza sul possesso fondiario. I conti si concentrano solo su territori in cui hanno i loro beni Nel X secolo, specialmente in Italia, molti poteri si concentrano nelle mani dei vescovi Il potere dei conti è discontinuo Indebolimento del controllo regio sui territori e sui funzionari stessi,  militarmente ciò si traduce in scarsa coordinazione difensiva La politica di questi anni fu segnata dall'opposizione tra le maggiori famiglie aristocratiche  Rodolfo di Borgogna viene chiamato da ampi settori dell'aristocrazia a contendere la corona a Berengario Ugo di Provenza sconfiggerà Rodolfo,  costringendolo a tornare in Borgogna ed  ottenendo la corona dopo la morte di Berengario (924) Ugo tiene la corona fino al 946, lasciando poi il regno italico nella mani del figlio Lotario Berengario II succede a Lotario, morto nel 950 Ottone I di Germania affermerà il proprio controllo sull'Italia unendola al regno di Germania (961) 3.2 Germania L'ultimo re carolingio a controllare il regno dei franchi orientali fu Ludovico il fanciullo, morto nel 911 Nel regno tedesco si impone il principio elettivo: il nuovo re scelto dai duchi Tale principio conviverà in attrito con alterne tendenze alla dinastizzazione Viene scelto come re dai duchi Corrado di Franconia Il suo principale oppositore è Enrico di Sassonia Alla morte di Corrado (919) Enrico ottiene il trono Fino alla morte di Enrico II nel 1024, la corona si trasmise tra i duchi di Sassonia Enrico I (919-936) Ottone I (936-973) Ottone II (973-983) Ottone III (983-1002) Enrico II (cugino, 1002-1024) Ottone I a partire dal 951 si volge alla conquista del Regno d'Italia L'intervento di Ottone si articola come affermazione della protezione su Adelaide, vedova di Lotario e come prova di superiorità su Berengario II, che in passato si era posto sotto la protezione di Ottone Liutdolfo, figlio di Ottone, approfitta della assenza del padre (impegnato in Italia) per usurparne il trono Ottone in Italia riconosce Berengario come re sottoposto per poi tornare in Germania, dove nel 954 fa sottomettere Liutdolfo Nel 961 Ottone torna in Italia, ottiene possesso del regno e nel 962 ottiene la corona imperiale (come nuovo protettore della Chiesa cattolica) Si definisce un quadro istituzionale che rimarrà tale per tutto il Medioevo: l'impero costituito dai regni di Germania e Italia, con l'aggiunta nel 1034 del regno di Borgogna Da Ottone si delinea una successione spiccatamente dinastica Ottone I muore nel 973, lascia il regno al figlio Ottone II. Ottone II nel 983 lascia il regno al figlio Ottone III La successione avveniva all'interno della dinastia ma sempre con il consenso dei grandi del regno La successione va a vantaggio del primogenito, escludendo gli altri figli Per controllare l'aristocrazia ducale Ottone I consegna le cariche ducali nelle mani di parenti Ottone III pone al centro della propria ideologia la nozione di Renovatio Imperii Romanorum Il cerimoniale si arricchisce di  elementi occidentali e bizantini, portando centrale il riferimento a Roma Nel 996 Ottone impone come papa il cugino Bruno di Worms (Gregorio V) La novità consiste nella provenienza del papa dall'aristocrazia tedesca I Romani si ribellano e Ottone seda la rivolta reinsediando Gregorio V sul trono papale. Anche il successore Silvestro II sarà nominato da Ottone (999) Tale prassi di nomina di papi d'oltralpe non ebbe seguito Ottone III muore nel 1002, crisi dinastica porta all'ascesa di Enrico II (cugino) Enrico II rompe la tradizione di nomina ducale familiare, favorendo l'ascesa di una nuova aristocrazia Alla morte di Ottone, in Italia viene incoronato Arduino Enrico sconfigge Arduino nel 1004, definitivamente nel 1014 Emerge la volontà dell'aristocrazia italica di imporre le proprie decisioni nella nomina regia 3.3 Francia Alla morte di Carlo il Grosso nell'888 prende il potere in Francia Oddone di Parigi L'aristocrazia incorona Carlo il semplice nel 893, carolingio, che si contrappone a Oddone Con la morte di Oddone (898) Carlo resta l'unico re di Francia Carlo fu un re debole e viene deposto dai grandi  nel 922 In Francia si formano principati regionali largamente autonomi: Borgogna, Champagne, Aquitania e Anjou L'aristocrazia pone sul trono Roberto di Neustria, Rodolfo di Borgogna (interni alla famiglia di Oddone, i Robertini) ma si evita di dare la corona a Ugo il Grande, figlio di Oddone Nel 936 muore Rodolfo: Ugo il Grande non impone la propria elezione e Ludovico IV va al trono (carolingi al potere fino al 987) Ludovico IV era il figlio di Carlo il Semplice Nel X secolo si costruisce la forza dei Robertini (discendenti di Oddone), che culmina nel 987 con l'ascesa al trono di Ugo Capeto, nipote di Ugo il Grande Da qui prende il via la dinastia capetingia che conserva la corona fino al 1328 3.4 Ai margini del mondo carolingio In Inghilterra il IX secolo vede un aumento delle incursioni normanne e la crescente egemonia del Wessex Durante il regno di Alfred il Grande (871-899) il Wessex sottomette la Mercia e i regni non normanni Il figlio Edoardo (899-924) porta avanti con fatica il progetto del padre, si riafferma sulla Mercia nel 911 Alla sua morte i destini di Mercia e Wessex si separano ancora Il re norvegese Knut nel 1016 porta i domini normanni al controllo sul Wessex e gli altri regni inglesi. Knut controlla al tempo stesso Danimarca e Norvegia Da adesso in poi l'Inghilterra può essere considerata un regno unitario Alla morte di Edoardo nel 1066 la corona viene contesa Il duca di Normandia Guglielmo (detto il Conquistatore) sconfigge il duca del Wessex Godwinson ad Hastings (1066) Dopo questo evento si afferma l'aristocrazia normanna che si fonderà con quella inglese e porterà ad un rafforzamento del potere regio III - CAP 1 LE ISTITUZIONI DELLA CHIESA E  L'INQUADRAMENTO RELIGIOSO  FRA XI E XIII SECOLO 1. Per una riforma della Chiesa: vescovi, imperatori e papi nella prima metà dell'XI secolo Inizialmente una spinta importante verso la riforma viene anche dai vescovi Si ribadiva una concezione sacrale della funzione ecclesiastica, quindi la necessità del rispetto dei costumi Enrico III (imp 1039-1056) si fa tutore di una riforma generale della Chiesa Il papato era in balia delle lotte tra famiglie romane: Enrico nel 1046, a Sutri, fa deporre i tre papi romani ed impone l'elezione di Clemente II Inizia la successione di una serie di papi tedeschi: Damaso II, Leone IX, Vittore II, Stefano IX Si fanno promotori della riforma, votata verso la  lotta alla simonia e concubinato Nella prassi comune esisteva una forma di "simonia" diffusa: donare alle autorità laiche/ecclesiastiche nel momento in cui si otteneva una carica Uno scambio accettato nella mentalità dei potenti di allora Criminalizzare la simonia diventa per i riformatori necessario per riaffermare la funzione sacrale del sacerdozio Anche il concubinato del clero era alquanto diffuso e spesso accettato. Anche il matrimonio non era espressamente vietato Con il Concilio di Reims (1049) i riformatori denunciano e depongono pubblicamente alcuni vescovi Si delinea la procedura di accusa pubblica e l'idea di una sottomissione dei vescovi, che potevano essere rimossi per immoralità, alla volontà papale  I beni della chiesa erano equiparati alle cose sacre, quindi una parte del pensiero riformatore nasce dall'esigenza di difendere i beni ecclesiastici A Milano si delinea un aspro conflitto tra riformatori (patarini) e l'alto clero locale Arialdo riesce a trascinare i fedeli verso un'insurrezione contro i preti giudicati indegni Sostiene anche la nullità dei sacramenti amministrati da preti indegni L'eccessivo radicalizzarsi della pataria porta il papato a togliere il supporto e condannarla come eresia In particolare preoccupava la concezione dei sacramenti (divini)  come <macchiabili> dalla semplice azione umana (il peccato del prete) Ambiguità: i laici si fanno promotori di un clero più puro ma la Chiesa li respinge come indebite intrusioni Scisma della Chiesa orientale nel 1054 Da secoli le due chiese seguivano  riti e credenze diverse Il papa vede le altre chiese come serve di Roma, mentre Bisanzio ammette come capo Gesù e non Pietro Il disastroso risultato dell'ambasceria di Umberto finisce con la scomunica del patriarca Si pone il problema dell'elezione papale, ancora non bene definita Ildebrando di Soana, sostenitore della riforma delle chiese locali, impone Gerardo, vescovo di Firenze, come papa Niccolò II Nel 1059 Niccolò II propone un nuovo sistema di elezione, limitando il diritto di voto solo ai cardinali-vescovi (limitando il popolo e il clero di Roma) Il papato, svincolando l'elezione al ristretto ambito romano, si connota di un rilievo universale 2. Il pontificato di Gregorio VII Ildebrando di Soana diventa papa nel 1074 con il nome di Gregorio VII tramite elezione per acclamazione Prosegue con vigore l'azione di riforma In Italia e Germania incontra molte opposizioni, così anche in Francia Si contesta anche l'ampiezza dei poteri rivendicati dal papato Con il concilio di Roma del 1075, Gregorio attacca l'investitura laica dei vescovi Fin dall'età carolingia esisteva il potere regio di nomina dei vescovi Il Dictatus Pape rivendica per la Chiesa un potere senza precedenti Il papa può deporre o spostare i vescovi, usare  le insegne imperiali e scomunicare e deporre gli imperatori Identificazione assoluta della Chiesa con il papa e dei fedeli con la Chiesa Dalla nomina del vescovo di Milano nasce un contenzioso tra Gregorio ed Enrico IV (1056-1084) Nel concilio di Worms del 1076 Gregorio VII viene deposto dai vescovi dell'impero Il sinodo romano dello stesso anno scomunica e depone Enrico IV Enrico IV elegge anche un antipapa, Guilberto, che per dieci anni governò come pontefice leggittimo agli occhi dell'impero Grazie a Matilde di Canossa nel 1077 si  giunge ad una tregua ma di breve durata Nel concilio di Roma del 1080 Gregorio scomunica nuovamente Enrico. Quest'ultimo scende a Roma per insediare Guiberto e farsi incoronare imperatore nel 1081 Gregorio viene salvato dai Normanni ma morirà in esilio a Salerno Da questa lunga serie di lotte entrambe le autorità escono indebolite I papi successivi continuarono a tratti la visione rigorista di Gregorio, rinnovando il divieto di ottenere investiture di chiese da parte di laici Pasquale II (eletto 1099) raggiunge un accordo con i re di Francia ed Inghilterra che si limitavano a confermare i neoeletti vescovi In Germania Enrico V si oppone con fermezza, supportato anche dai vescovi tedeschi ed italiani, e fa arrestare Pasquale II che riconosce il potere regio di investitura Trattato di Worms del 1122 tra Enrico V e papa Callisto II: 1. Al papa spetta l'investitura con anello e pastorale 2. Al re spetta l'investitura dei regalia con lo scettro 3. In Germania le elezioni di vescovi ed abati erano fatte a presenza dell'imperatore 4. Nel resto dell'impero veniva prima la consacrazione e dopo sei mesi l'investitura 4. Inquadramento religioso dei laici La tradizionale divisione tra laici e chierici è di lunga attestazione, fin  dagli scritti dei padri della chiesa Il Decreto di Graziano riprende queste concezioni I Chierici dovevano essere mantenuti in virtù della loro utilità sociale e difesi dai laici, necessaria anche una protezione giuridica Il clero si giudica da sè La rivalutazione della figura  del sacerdote porta con sè la rivalutazione dei sacramenti che diventano centrali nel culto La penitenza diventa un forte strumento di manipolazione del fedele Con la nascita nel XII secolo del concetto di Purgatorio si rivaluta la funzione della preghiera per il defunto Numerose sono le donazioni in eredità ad enti ecclesiastici per aiutare l'ascensione al paradiso della propria anima Le azioni terrene possono modificare con maggiore incisività l'entità di pene o ricompense nell'aldilà Nel secolo XI scoppia il fenomeno  delle eresie Le nostre fonti sono principalmente scritti ecclesiastici, quindi non oggettivi Numerosi movimenti ereticali propugnano un ritorno alla povertà evangelica, criticano l'istituzione e non la dottrina in sè Eretici sono anche coloro che rifiutano la mediazione della Chiesa in materia di fede Valdesio di Lione fonda una comunità di ispirazione pauperistica, il papato approva tale vocazione ma vieta la predicazione: disobbedendo Valdo viene scomunicato come eretico nel 1184 Alle sette catare si attribuisce invece una  dottrina apertamente non cristiana Le pochissime fonti ci impediscono di  leggere con chiarezza il fenomeno La repressione delle eresie fu senz'altro violenta Lucio III, Ad abolendam: si colpiscono numerose sette definite eretiche la cui colpa più grave sarebbe predicare dopo aver ricevuto la proibizione Il vescovo indaga nelle parrocchie, sufficiente un sospetto per subire una pubblica accusa L'eretico va sterminato per mezzo delle autorità pubbliche III - CAP 2 LA GUERRA, LA CHIESA,  LA CAVALLERIA 1. Il controllo della violenza e le Paci di Dio Nelle cronache dei secoli XI e XII,  opera di religiosi, il tema della violenza incontrollata di una milizia senza regole diventa rilevante Nella Francia del sud si diffondono le Paci di Dio Emerge in primo luogo la difesa dei beni  delle chiese dalle rapine degli aristocratici. Tale difesa sarebbe carico di autorità laiche fedeli all'episcopato 2. Sacralizzazione della guerra e le prime crociate Si apre un processo di  inserimento della guerra nella vita religiosa Nei decenni successivi al 1050 si delinea un'intensa attività bellica volta alla conquista di zone in mano a infedeli o eretici I papi riformatori sostengono queste guerre: nel 1063 Alessandro II concede la remissione dei peccati per chi combatte musulmani in Spagna Già Leone IX aveva chiamato bande di milites in difesa di Roma contro i Normanni che vinsero facilmente a Civitate nel 1053 Saranno gli stessi Normanni, una volta tornati alleati del papa, a riconoscersi come fedeli vassalli pontifici Gregorio VII in una missiva del 1073 invitava alla riconquista dei regni di Spagna in mano pagana Si diffonde la qualifica di <Soldato di Cristo>  per molti laici che si impegnavano in conflitti religiosi 3. Spedizioni in Terrasanta La Chiesa inizia a concedere indulgenze  e remissione dei peccati per i morti nelle guerre di liberazione o nei pellegrinaggi armati Nel XI secolo i pellegrinaggi hanno uno straordinario successo, così come il mercato delle reliquie Gerusalemme diventa una forte attrattiva come meta di pellegrinaggi: frequente era il ricorso ad una protezione armata per recarsi in questi luoghi Urbano II, nel concilio di Clermont del 1095, lancia l'appello al pellegrinaggio armato a Gerusalemme assicurando l'indulgenza plenaria a tutti i pellegrini Incita i cristiani ad unirsi e combattere i nemici della fede La risposta è forte: una prima armata spontanea si disperde prima di arrivare a destinazione La seconda armata è composta da nuclei scelti di cavalieri normanni e francesi e riuscì ad arrivare a  Gerusalemme Quattro armate indipendenti l'una dall'altra: 1. Lorenesi guidati da Goffredo di Buglione 2. Cavalieri della Francia Meridionale 3. Fedeli del duca di Normandia 4. Contingenti normanni dell'Italia del sud La liberazione, in primo luogo, riguardava le vie del pellegrinaggio L'armata giunge a Costantinopoli dove inizia la discesa in Palestina, con fortunate campagne militari Conquistano Nicea (1097) e Antiochia (1098) Dopo Antiochia i gruppi si dividono Alcuni proseguono verso Gerusalemme e la cingono d'assedio Il 15 Luglio 1099 i cavalieri entrano a Gerusalemme Baldovino di Boulogne si fa incoronare re, nascono principati automi dalle precedenti conquiste Contee di Edessa e Tripoli, Principato di Antiochia e Regno di Gerusalemme La fortuna di questi regni dura poco e pochi decenni dopo inizia il loro declino Dopo la caduta di Edessa nel 1144, Luigi VII di Francia organizza una seconda spedizione Finisce in un nulla di fatto Il Saladino sconfigge i latini ad Hattin nel 1187, imprigionando Guido di Lusignano Tale vittoria porta il Saladino alla conquista della Palestina, di Gerusalemme e degli altri regni cristiani sulla costa Una nuova spedizione sarà disastrosa (1189-1192):  Federico I muore attraversando un fiume, un'epidemia imperversa e il re di Francia abbandona la spedizione. Il Saladino concede tuttavia il permesso di venire in pellegrinaggio a Gerusalemme III - CAP 3 IL DOMINIO SIGNORILE 1. Un potere senza delega: terre, castelli, clientele I protagonisti del mutamento sono i signori, termine riferito sia alle dinastie che alle chiese Nell'alto medioevo essere ricchi significava essere ricchi di terre La terra permetteva di legare a sè una rete clientelare Le terre hanno importanza economica,  sociale e simbolica Tale rilevanza sociale era alta già in età carolingia Quando il coordinamento regio viene meno, i contadini in cerca di protezione si rivolgono al signore Con castelli e clientele armate il signore  diviene indipendente e può intervenire concretamente Tale capacità di azione militare aristocratica avvia  la trasformazione dei contadini in sudditi La nascita dei castelli nel X secolo non è esclusivamente causata da esigenze di difesa militare (incursioni) Esisteva una violenza diffusa anche causata da <pagani e cattivi cristiani> di cui il re prende atto ed invita alla costruzione di castelli Il castello diventa luogo di esercizio della giurisdizione e la base del potere signorile Si inizia ad identificare chi offre protezione con chi detiene il potere I rapporti con i "sudditi" si costruiscono secondo uno scambio protezione-servizi (es. corvee per la manutenzione del castello) I fedeli armati del signore da un lato combattono i potenti vicini, dall'altro minacciano i sudditi per ottenere obbedienza Il legame vassallatico diviene l'unico strumento di coordinamento efficace di gruppi armati I grandi aristocratici seguono il re in quanto fedeli e non in quanto delegati Immagine delle rete vassallatica: non una piramide, ma un rete confusa con nodi più importanti di altri  Il vassallaggio integra due basi fondamentali del potere signorile: la ricchezza fondiaria e la capacità militare 2. La formazione dei poteri signorili Nel secolo XI il potere dei marchesi e conti si proietta su territori più limitati, costruiti sulla concreta capacità di intervento delle dinastie Conti e marchesi non si oppongono alle spinte signorili ma diventano parte del processo In Italia le dinastie di tradizione funzionariale sviluppano poteri analoghi alle altre dinastie signorili In Francia, Germania e Borgogna le dinastie funzionariali  sviluppano veri e propri principati territoriali, molto  più strutturati di semplici signorie di castello Conti e marchesi non controllano l'intero comitato ma solo le proprie terre Il titolo di conte si svuota della sua specificità, viene tramandato ma diventa soltanto un titolo (che conserva comunque prestigio sociale) Il patrimonio signorile, fuori dal castello, è frammentato e disperso: in un villaggio coesistono patrimoni di  chiese e dinastie diverse Derivano conflitti tra signori ma anche spartizioni (che prevedono tasse e diritti) Nel territorio intorno ad un castello (signoria territoriale) convivevano signorie minori (signorie fondiarie) Si crea un quadro di altissima frammentazione del potere: ogni contadino del villaggio pagava imposte diverse a signori diversi 3. Chiese potenti e chiese private Le chiese sono punti di  altissimo addensamento fondiario Non subendo spartizioni ereditarie tali beni si accumulano Le chiese usano le terre per creare legami con maggiore efficacia vista la grande disponibilità fondiaria Dall'età carolingia l'immunità favorisce ulteriormente le chiese Anche le chiese attuano violenze contro rivali e sudditi Numerose sono le chiese private, fondate da aristocratici o altre chiese Le pievi si occupano di circoscrizioni molto ampie e sono connotate dalla presenza della fonte battesimale Nei singoli villaggi troviamo chiese minori,  luoghi del culto regolare. Tali chiese erano spesso fondate dai signori La chiesa è il centro della vita comunitaria La signoria territoriale è organizzata intorno ad un castello e proiettata sul territorio circostante; la signoria fondiaria è basata sul patrimonio fondiario del signore e sul controllo dei contadini che la coltivano Molti monasteri nascono per iniziativa di una famiglia aristocratica  La famiglia ottiene benefici spirituali e si riserva il diritto sulla nomina degli abati Il monastero ha anche funzione di riserva patrimoniale: le chiese non possono vendere le terre ottenute e la famiglia ne tiene il controllo grazie alla nomina dell'abate Nel corso del XI secolo numerosi monasteri si slegano dai laici e questo porta ad un fallimento del progetto Nell'atto di fondazione si definiscono accuratamente i beneficiari, si dà forma alle solidarietà famigliari 4. Produzione e prelievo in un'età di sviluppo Nel corso del XI secolo i contadini diventano sudditi del signore, ormai rappresentante di un potere pienamente pubblico La logica economica signorile è anzitutto una economia di spesa Si usano le ricchezze per  creare il proprio potere (donazioni, clientele, ecc) Tra XI e XIII secolo in Europa avviene una fase di crescita sia demografica che economica Le famiglie contadine si allargano, si introducono innovazioni tecniche (attrezzi in ferro, aratro a versoio) Si coltiva la terra secondo uno scopo maggiormente "economico" Aumenta la resa del raccolto che talvolta diventa redditizio Aumentano i prelievi signorili Fodro Albergaria Taglia Focatico I contadini non beneficiano molto della ripresa economica 5. Inquadramento delle popolazioni rurali e l'azione politica contadina I rustici sono un gruppo socialmente ampio e diversificato: vanno dal bracciante al medio proprietario terriero I contadini più ricchi possono legarsi ai monasteri facendo donazioni Altri svolgono funzioni per i signori come riscuotere le imposte; si struttura un legame clientelare Nel XII secolo si diffondono i  comuni rurali, la forma più strutturata dell'azione politica contadina Si parla di comuni rurali quando la popolazione di un villaggio si organizza ed agisce collettivamente sul piano politico Il potere signorile non è fondato unicamente sulla forza ma scende a patti con tali realtà politiche Le franchigie sono atti in cui signori e contadini mettono per scritto diritti e doveri In molte regioni del regno di Francia la nascita di un'autonoma rappresentanza cittadina (comune) fu osteggiata dai signori Tale opposizione è più forte in città antiche di dominazione ecclesiatica Le città prendono una forma istituzionale  dopo il riconoscimento da parte dell'autorità Nelle città della Francia meridionale,  l'autonomia è maggiore Negli anni trenta del secolo XII si eleggono magistrati chiamati CONSOLI Si tratta di un governo collegiale di cittadini; i consoli eletti tra l'elitè urbana formata dalla aristocrazia militare I consoli erano comunque magistrati riconosciuti da un potere superiore, quello del signore I residenti chiedono tutela dei loro interessi e al  tempo stesso si riconoscono fedeli al principe 2. Le città tra XII e XIII secolo: unificazione e differenziazione sociale Nel XII secolo le città vengono riunite in un'unica realtà territoriale urbana La costruzione di nuove mura ingloba ampie zone di territorio non costruito, coltivato con vigne ed orti Le mura diventano il simbolo della città I poteri territoriali concedono carte di franchigia o di comune; i cittadini vedono i propri diritti messi per scritto La crescita economica porta ad un acuirsi delle differenze sociali I nuovi borghesi, arricchitisi con i commerci,  rivendicano una partecipazione politica contendendola all'aristocrazia Il mondo dell'artigianato era quanto mai frastagliato, attraversato da tensioni interne Solo i maestri si vedono riconosciuto un certo merito, mentre gli infami lavorano a contatto con cose impure Il salariato urbano nel Duecento diventa quasi un contratto servile III - CAP 5 I REGNI E SISTEMI POLITICI EUROPEI TRA XI-XIII SECOLO 1. Limiti dei regni nei secoli XI e XIII Le dinastie regnanti si fondavano sulla precarietà delle alleanze matrimoniali In pochi anni si potevano creare quadri territoriali molto diversi Enrico II, della dinastia plantageneta, unisce per  via matrimoniale il ducato di Aquitania alla contea di Angiò e Normandia, oltre all'Inghilterra Normanni in Sicilia: Ruggero II (1130) unisce Sicilia, Puglia e Calabria che passerà per via matrimoniale all'imperatore svevo Enrico VI che lo lascerà in eredità a Federico II Di fatto la geografia dei regni è assai incerta: prevalgono forme di  potere come i principati locali Il sistema dei vassalli non è affidabile: i re possono contare solo sui vassalli diretti Gli aristocratici detenevano gran parte delle cariche burocratiche Ulteriore limitazione dell'intervento regio 2. L'Inghilterra dalla conquista al Duecento La Battaglia di Hastings (1066) porta al potere il re normanno Guglielmo il Conquistatore (1066-1087) Prima delle conquista il regno era diviso in circoscrizioni di origine militare e fiscale (shires) affidate ad ufficiali pubblici (ealdormen) Sotto gli shires ci sono le centene, circoscrizioni minori, formate da tithing, gruppi di dieci famiglie Godevano di ampia autonomia ed il loro fine principale era l'amministrazione della giustizia Per il mantenimento dell'ordine la pace diventa centrale anche  nella legislazione regia Guglielmo tenta di porsi in continuità con questa tradizione Emergono conflitti con i baroni normanni che vorrebbero autonomia politica e terre Guglielmo nomina un suo rappresentante in Inghilterra, chiamato giustiziere Sostituisce i conti con gli sceriffi, amministrano giustizia e controllano finanze dei singoli shire In Inghilterra era rimasto forte il possesso per eredità o acquisizione delle terre Guglielmo fa una inchiesta sulle terre inglesi, al fine di ricreare un sistema vassallatico che riaffermasse la superiorità regia Domesday Book, censimento delle terre e del potenziale economico di queste Scende dalle contee fino al manor, l'unità base della proprietà contadina Enrico I (1100-1135), secondo successore  di Guglielmo, cerca assiduamente un rapporto con il popolo inglese Emana la <Carta delle libertà> Promette un ritorno alle antiche consuetudini inglesi precedenti alle nuove illegittime normanne Limita l'azione dei baroni normanni e rafforza la giustizia regia nelle singole località Stefano di Blois (1135-1154) succede a Enrico I, ma la guerra di successione con Matilda rafforza il potere dei baroni Enrico II (1154-1189, plantageneto e conte d'Angiò)  vuole porre fine a questo stato di violenza Sposa Eleonora D'Aquitania, unendo Normandia, Inghilterra e Aquitania La corte diviene il centro del potere regio, luogo di controllo e mediazione tra centro e comunità Il primo sistema istituzionale era centrato sul  giustiziere e sulla curia regia che esprimeva un consenso alle decisioni regie. lo Scacchiere è il responsabile delle finanze regie con potere di controllo su tutti i funzionari Il secondo sistema prevede un collegio di giudici itineranti che amministrano la giustizia nelle singole contee Istituisce le giurie dei <dodici uomini saggi> che giudicavano i colpevoli e li tenevano in custodia fino all'arrivo dei giudici regi Ciò rafforza la giustizia locale. Inoltre Enrico II potenzia le funzioni della corte centrale a Londra  che divenne un tribunale aperto a tutti Enrico II vuole stabilizzare l'esercito nazionale ed ordina a tutti i sudditi possessori e liberi di partecipare con un armamento proporzionale al reddito L'inchiesta diventa uno strumento efficace di controllo e politico Il peso dei possedimenti continentali e delle guerre porta ad un aggravio delle tasse sia nel regno inglese che nei domini francesi 4. I regni spagnoli I regni spagnoli del XI secolo  sono più precisamente contee di dimensione regionale Contea di Barcellona, legata alla vicende della Francia meridionale Castiglia assorbe il Leon, con alcune fasi di separazione Navarra e Aragona sono unite fino al 1134, poi avranno due sovrani diversi Non esiste una netta separazione  tra regni del nord e califfati del sud Alfonso VI di Castiglia (1043-1109), cacciato dal fratello, trova ospitalità presso il califfo di Toledo Anche il famoso cavaliere Cid, Rodrigo Diaz, prestò servizio presso principi cristiani e musulmani Al tempo stesso la guerra all'infedele era un tema ricorrente tra i regni spagnoli Alfonso VI di Castiglia conquista Toledo nel 1085 I Catalani occupano le Baleari Presa di Saragozza da parte degli Aragonesi (1118) Sono sempre vittorie passeggere, razzie e saccheggi piuttosto che vere e proprie guerre di conquista La crisi interna al regno almoravide apre la  possibilità di un cambiamento Una setta marocchina, gli Almohadi, conquista il Marocco e si espande in Andalusia; nel 1144-1147 le maggiori città spagnole passano dalla parte degli Almohadi Nel 1195 ad Arcalos i musulmani sconfiggono Alfonso VIII di Castiglia, segnando un arresto alla Reconquista Nel 1211 Innocenzo III proclama una crociata antimusulmana Inizia la reazione cristiana: tra il 1212 e il 1240 i cristiani conquistano molti territori che diventano possedimenti dei re di Castiglia (Estremadura e Andalusia); minori furono i possedimenti ottenuti dal regno catalano-aragonese La nuova conquista diventa anche un ripopolamento: le terre si distribuiscono in base alla capacità militare; la gestione dei musulmani rimasti diventa un problema Il potere regio non si impone in modo uniforme e fin dal XII secolo hanno grande rilievo le Cortes, assemblee dei grandi del regno, città e consigli comunali Carattere fortemente militare dell'aristocrazia spagnola Città e centri abitati godono di un'autonomia <protetta>; le monarchie spagnole mantennero a lungo un carattere pattizio che spinge i re alla convocazione delle Cortes 5. La Germania e l'Impero La Germania di XI secolo presenta un quadro territoriale piuttosto stabile 4 Ducati tradizionali: Franconia, Sassonia, Baviera e Svevia Rispetto alla Francia il ruolo dei conti è meno potente e visibile Una forte crescita demografica porta alla colonizzazione dei territori ad est, mentre gli slavi sono costretti a migrare (XII-XIII secolo) L'impero come istituzione continua ad avere un funzionamento intermittente Editto dei benefici, 1037, emanato da Corrado II che tenta di rafforzare il ruolo regio La crisi con il papato sotto Enrico IV (1056-1106) porta ad un indebolimento del potere regio: si mette in discussione la linea dinastica Dopo Enrico V (1105-1125) avviene un cambio di casata: Lotario III (1125-1137) e Corrado III (1138-1152), scelti dai principi elettori anche per la loro relativa debolezza La fedeltà militare al re diventa un problema: numerose erano le terre di proprietà in mano alle dinastie e  l'ereditarietà delle cariche era assai diffusa In questo contesto inizia il regno di Federico I di Svevia (imp 1152-1190) Anche Federico, come Luigi VII, fa propria la funzione di paciere e ricorre al diritto feudale di confisca dei ducati ai principi ribelli Federico opera una bipartizione dei nuovi ducati, limitando la forza dei singoli principati. Fa così per la Baviera (tolta a Enrico il Leone) e per la Sassonia Alla fine del regno i principi laici sono circa 20 e altrettanti quelli ecclesiastici legati direttamente all'imperatore Nella dieta di Roncaglia (1158) si stabilisce che ogni potere di natura pubblica deve  provenire dal re L'investitura diventa la legittimazione dei poteri anche già esistenti La fedeltà al sovrano è superiore a quella al signore: Federico tenta di mettersi al vertice di una gerarchia vassallatica In Italia Federico è in contrasto con i comuni: il sistema tuttavia regge anche dopo la sconfitta dell'imperatore, sancita dalla pace di Costanza del 1183 Frequenti erano le ribellioni dei vassalli Enrico VI, figlio di Federico I, tenterà di imporre un forte principio dinastico sul principio elettivo Dopo una prima adesione i principi rifiutano, preferendo riservarsi il diritto di scegliere il futuro imperatore Enrico VI (imp 1190-1197) sposa Costanza d'Altavilla, ultima erede dei re normanni; nascerà Federico Ruggero (il futuro Federico II) Enrico VI, nonostante le ribellioni, riesce ad entrare a Palermo nel 1194 e viene eletto Re di Sicilia Federico II eredita sia il titolo di re di Germania e re d'Italia. Inizialmente, alla morte del padre, venne messo da parte nella successione imperiale: più salda era la sua posizione in Sicilia 6. Il regno di Sicilia I cavalieri normanni sbarcano nell'Italia meridionale intorno al 1013-1016, mettendosi al servizio di principi longobardi come mercenari Si stabiliscono ad Aversa (1030) e si impadroniscono del principato di Capua (1058) Conosciuti per la loro rapacità, non avevano un ordinamento gerarchico Intorno al 1070 emerge la  dinastia degli Altavilla come punto di riferimento unitario Già dal 1040 tale dinastia seppe legittimarsi sia agli occhi dell'impero che della Chiesa Drogone viene letto duca nel 1047 dall'imperatore Enrico III Il fratello Umfredo cercò un accordo più stretto col papato Roberto il Guiscardo nel 1059 riprende il titolo di duca di Puglia e giura fedeltà al papa Roberto e suo fratello Ruggero nel 1071 occupano Bari, ultimo avamposto bizantino; nel 1072 conquistano Palermo Ruggero viene legittimato dal papa e  ottiene la carica di legato apostolico in Sicilia (1098), ottenendo un controllo diretto sulle istituzioni ecclesiastiche dell'isola Ruggero II (1095-1154) inizia a pensare ad un progetto monarchico che abbracciasse l'intero meridione Nel 1130 (anti)papa Anacleto II concede il titolo di re, in cambio di un riconoscimento di dipendenza vassallatica dalla Chiesa Quando Ruggero prova a esportare tali forme di controllo sul continente incontra la resistenza dell'aristocrazia normanna Il regno normanno non era feudale: le terre erano state conquistate dai cavalieri ed erano sentite come di proprietà; esistevano legami di fedeltà ma non relativi a concessioni di terre Il catalogo dei baroni (1142) è un censimento riportante l'elenco dei soldati che i baroni normanni potevano armare 2. Funzioni di governo: giustizia, economia, controllo del territorio La crescita della città porta al nascere di nuove tensioni La giustizia diviene una funzione prioritaria della nuova magistratura Nascono dei tribunali cittadini (corti comunali) La giustizia pubblica diviene essenziale al mantenimento della vita associata Generalmente erano conflitti sui beni; raramente si giungeva ad una sentenza Le imposte in città sono straordinarie; nel contado invece erano raccolte ogni anno come segno di dipendenza dalla città Essere cives era un privilegio ed anche un dovere, così come pagare le tasse da liberi Anche l'amministrazione economica diventa un compito fondamentale dei consoli I consoli tentano di ottenere un potere di coordinamento sul territorio circostante la città Importanza dei centri strategici di difesa e tassazione del contado Con i signori talvolta si giunge a compromessi; molti signori di inurbano e talvolta, donato il castello, i signori lo ricevono in feudo dai consoli (feudo oblato) Altre volte si ricorre alla forza assediando i castelli dei signori ribelli Vengono concessi privilegi alle comunità rurali che si sottraggono al dominio di un signore. Talvolta tali abitanti trasferiti in villefranche o villenove Altre volte i comuni comprano i castelli dai signori impoveriti: tale forma di acquisizione si rivelò la più efficace sul lungo periodo Il controllo sul contado era spesso discontinuo e molte comunità erano contese tra diverse città Mosaico territoriale: città e territori comunali punteggiati da isole signorili autonome; principati signorili che inglobano città minori; territori senza città, popolati da rete di villaggi minori All'inizio del XIII secolo Genova, Pisa e Venezia diventano grandi empori commerciali Creano colonie nel mediterraneo,  dalle coste nordafricane alla Sicilia; Venezia nell'Adriatico e ad Oriente Milano diventa il centro dei traffici commerciali tra Italia e l'Impero Molte sono le realtà, diverse tra loro, ma accomunate da un unico modello politico 3. Lo scontro con Federico Barbarossa I comuni italiani, visti dagli occhi dell'impero, sono un'anomalia a tutti gli effetti Nel 1153 Federico viene a conoscenza che i milanesi avrebbero distrutto Lodi: solo all'imperatore era permesso distruggere e rifondare città I milanesi tentano di comprare tale diritto dall'imperatore, il quale bandisce i milanesi e dichiara guerra Nel 1155 Federico conquista Asti, nel 1158 attacca Brescia e saccheggia Milano La dieta di Roncaglia del 1158 svuota il potere dei consoli e sancisce la restituzione delle tasse prelevate indebitamente dai comuni Federico nomina dei podestà imperiali nelle città ribelli che si distinsero per la rapacità di prelievo fiscale; Milano viene distrutta una seconda volta (1162) I maggiori comuni del nord iniziano a vedere minacciata la loro autonomia e si alleano contro l'imperatore Sul modello delle città venete, anche quelle lombarde si alleano: nel 1168 si costituisce la Lega Lombarda La Lega è governata da rettori, eletti da tutte le città; ha un proprio tribunale e coordina le azioni militari delle singole città Fondamentale anche l'alleanza con papa Alessandro III Federico aveva risorse limitate Nel 1176 a Legnano i comuni sconfiggono l'imperatore Nel 1177 il papa strappa all'imperatore una tregua di cinque anni a cui seguì l'accordo a Costanza nel 1183 Per Federico è una <grazia imperiale>; i comuni vedono invece sancito il riconoscimento delle istituzioni consolari come forma di autogoverno Dopo il 1183 Federico pone fine alle guerre d'Italia; nel 1190 muore attraversando un fiume, in cammino verso la riconquista di Gerusalemme La fine della guerra con l'impero porta il riacuirsi delle tensioni tra i comuni I normali cittadini avevano fatto parte dell'esercito (pedites) e ora iniziano a chiedere una maggiore inclusione nel governo della città 4. Affermazione del comune aperto Tra fine XII secolo e inizio del Duecento le città sono percorse da tumulti Si contesta la ristrettezza del ceto dirigente; i milites non pagano tasse e ottengono risarcimenti di guerra: il carico fiscale è sulle spalle dei pedites I cittadini non nobili si organizzano in società: nascono le società rionali seguite da  società di mestiere Le società si danno una struttura comune in un organismo unitario, il Popolo Il Popolo fa richieste di natura politica; il consolato si rivela inadeguato nella risposta Si sostituiscono i conti con il PODESTA': era un rettore unico, eletto per un anno, investito dei maggiori poteri di governo; i podestà sono forestieri e ciò permette garanzie di imparzialità Fra il 1190 e il 1220 tutte le città passano al governo podestarile Quello del podestà diventa un ruolo politico preciso: molti podestà si specializzano nella politica itinerante, ottenendo la carica in diversi comuni per diversi anni consecutivi Si scrivono libri di politica per istruire il podestà (libri de regimine) I consigli cittadini assumono un ruolo sempre maggiore, allargati a centinaia di cittadini Il consiglio elegge il podestà e ne approva le decisioni; il consiglio discute la proposta del podestà e decide se approvarla o meno (principio di maggioranza) Le corporazioni delle Arti vedono accresciuto il loro potere con l'arricchimento del ceto artigianale I consoli delle Arti confluiscono nel consiglio unitario del Popolo, che prende decisioni sempre più importanti per la città IV - CAP 1 IL PAPATO, GLI ORDINI  MENDICANTI E LA CRISI DELLA CHIESA (1215-1378) 1. La Chiesa del papa: apogeo e crisi del papato Il concilio lateranense IV (1215) con  Innocenzo III sistematizza la costruzione della riforma Si disciplina la procedura giudiziaria, la  lotta agli eretici, pratiche pastorali, la centralità del papa Con Innocenzo III (1198-1216) viene resa ordinaria la procedura inquisitoria verso i chierici, l'obbligo di confessione annuale ed il matrimonio rigorosamente celebrato in chiesa Le posizioni eterodosse vengono condannate con la scomunica, di fatto una vera morte civile Le correnti di pensiero favorevoli al  papa si concentrano sulla natura giuridica di tale potere I canonisti di metà Duecento distinguono tra: 1. potere ordinario del papa, in accordo con le leggi; 2. potere assoluto del papa, superiore alle leggi Si sostiene anche l'infallibilità del papa La figura del legato pontificio viene rafforzata, sancendo la sua superiorità rispetto ai singoli vescovi I pontefici cercano di tenere sotto controllo l'elezione dei vescovi,  ciò suscita anche resistenze Emerge una corrente politica d'opposizione, chiamata <conciliarismo> in quanto affermava la superiorità del concilio sul papa Le decretali (risposte del papa a questioni processuali) vengono poste come base del diritto Il <Liber Extra> voluto da Gregorio IX nel 1234 diventa un codice unico Rimane il testo di riferimento fino a primo vero Codice di diritto canonico del 1917 La curia romana cerca di  articolare meglio le sue funzioni di governo Il diritto d'appello, stabilito da Alessandro III, favorisce la formazione di una giurisdizione piramidale che culmina con il papa La curia romana diventa la sede giudiziaria più importante d'Occidente Due strumenti di governo fondamentali: 1. i peccati che solo il papa poteva assolvere 2. la concessione di una dispensa dall'osservanza di alcune norme canoniche  Si istituisce la Penitenzieria 2. Nuove forme di religiosità monastica: gli ordini mendicanti PREDICATORI, fondati da Domenico di Caleruega MINORI, fondati da Francesco d'Assisi (1183-1226) Propongono un modello vicino alla povertà evangelica, fondato sulla carità e predicazione. Grazie alla capacità di interagire con la popolazione, svolgono un ruolo di mediazione importantissimo Ai due ordini sarà anche affidata l'Inquisizione contro l'eresia I predicatori L'origine dei predicatori (detti più tardi domenicani) è legata alla lotta antiereticale Domenico presta la sua opera missionaria per combattere l'eresia catara nella Francia meridionale Domenico crea una predicazione esemplare e dottrinale in grado di rispondere alle teorie catare Vuole dimostrare che la povertà era possibile anche all'interno della Chiesa cattolica Onorio III nel 1216 approva l'ordine; nel 1221 vengono redatte le Costituzioni Povertà individuale, elemosina come sostentamento, intensa attività di predicazione, formazione di un capitolo generale Si richiede una grande formazione ai predicatori, per questo entrano in contatto con molte università, sia come allievi che come maestri I minori L'ordine dei minori è legato alla figura di Francesco d'Assisi, nato nel 1182 Dall'incontro con i lebbrosi nasce la sua conversione: nel 1207-1208 inizia la predicazione itinerante Si conosce poco di questo primo periodo,  tramite il Testamento e la regola <non bollata> del 1221 Rinuncia ai propri beni in favore dei poveri, vestire semplicemente, lavorare per fuggire l'ozio, non avere beni individuali o comuni, evitare il contatto con il denaro La rinuncia è anche interiore per consentire a Dio di entrare nell'animo umano, un patto rinnovato tramite il sacramento fondamentale dell'eucarestia I conflitti interni aumentano e Francesco nel 1220 rinuncia alla guida della comunità Ugolino d'Ostia (futuro Gregorio IX) sostituisce Francesco e con lui scrive la seconda regola dell'ordine, approvata da Onorio III nel 1223 Nel Testamento Francesco percepisce la distanza tra la comunità originale e quella ormai isituzionalizzata Francesco muore nel 1226, viene beatificato due anni dopo ed inizia il suo culto di lunghissima durata Nel 1239 il capitolo generale dei minori riseva il reclutamento solo a chi era già chierico L'ordine è ormai completamente sacerdotalizzato Nel 1254 i minori, insieme ai predicatori,  ottengono l'ufficio dell'Inquisizione contro l'eresia Nel Trecento un nucleo di rigoristi (spirituali) reclama una ricerca di povertà assoluta Ciò mette in discussione i patrimoni della Chiesa: il papato dal 1319 bolla gli spirituali come eretici Il ritorno del papato a Roma nel 1378 non riesce a pacificare la Chiesa L'elezione di Urbano VI viene contestata dai cardinali francesi che eleggono Clemente VII, insediato ad Avignone La divisione del papato porta ad una discussione sull'istituzione pontificia Si sviluppa un movimento riformatore che vedeva la Chiesa come organo collettivo, sancendo la superiorità del concilio sull'istituzione papale Martino V riuscirà a confermare la supremazia papale IV - CAP 2 LA COSTRUZIONE DELLO SPAZIO POLITICO DEI REGNI EUROPEI 1. La difficile costruzione di uno spazio politico dei regni di Francia e Inghilterra La Francia bassomedievale può giovarsi dell'eredità di due grandi sovrani Luigi IX (1226-1270), modello del buon re; Filippo IV il Bello (1285-1315) Luigi IX sottomette le regioni meridionali della Linguadoca; aumenta la competenza regia in materia legislativa, in particolare la giustizia diviene sempre più un  attributo sovrano Filippo il Bello rinnova le finanze con un carico fiscale più oppressivo; si svincola dall'autorità papale, trasferendo la sede papale ad Avignone La debolezza emerge sotto il successore Luigi X; Nel 1315 una rivolta dei baroni porta il re a concedere ampia autonomia ai paesi ribelli Nel 1328 (morte di Carlo IV) si esaurisce la dinastia capetingia e il regno passa alla linea dei Valois Si riaccende un contenzioso con l'Inghilterra che avanza pretese dinastiche sul trono francese; inizia la guerra dei cent'anni Emergono le debolezze del regno di Francia: esercito pesante e lento; scarsa capacità di mobilitazione; sistema fiscale imperfetto La Francia si scopre assai limitata ed accerchiata, frammentata territorialmente Nelle prime fasi di guerra subisce innumerevoli sconfitte: a Crecy nel 1346, a Poitiers nel 1356, dove viene catturato il re francese Giovanni il Buono Nel 1392 inizia una guerra civile dal contenzioso tra due membri della corte di Carlo VI: Giovanni senza Paura, duca di Borgogna; Luigi duca d'Orleans Luigi impone una nuova tassa, respinta dagli altri principi. Si formano due partiti: Armagnacchi (fedeli a Luigi) e Borgognoni (seguaci di Giovanni) che prendono controllo di Parigi e della Francia settentrionale Gli Armagnacchi creano un regno itinerante nelle regioni centrali, il regno di Bourges; per diversi anni non si seppe chi fosse il re di Francia Il conflitto sulle tasse diventa conflitto sulla forma stessa della monarchia; autonomia dal fisco si traduce in autonomia dal re. Tale linea di pensiero sostenuta dai Borgognoni, favorevoli a un assetto politico più decentrato Dopo la pace di Troyes con l'Inghilterra (1420), il re inglese Enrico V (1387-1422) sposa Caterina, figlia del re francese Carlo VI Carlo VI esautora il figlio Carlo (futuro Carlo VII) dal trono ed elegge l'inglese Enrico V come successore Alla morte di Carlo VI ed Enrico V, l'erede inglese Enrico VI pretende di essere eletto re di Francia I Borgognoni sostengono Enrico VI (inglese); Gli Armagnacchi sostengono Carlo VII (francese) Tra il 1428 e il 1431 si colloca la vicenda di Giovanna d'Arco, sostenitrice di Carlo VII,  partecipa alla difesa di Orleans dall'assedio inglese nel 1429 Nell'ultimo ventennio la guerra volge a favore dei francesi; Carlo VII incoronato nel 1429 Tra il 1449 e il 1453 Carlo VII riesce a riconquistare diverse zone in mano inglese La guerra si spegne per i conflitti interni all'Inghilterra (1453) Luigi XI (1461-1483) cerca di riaffermare la sovranità francese su tutti i principati Tenta di costruire un'immagine regia di carattere sacrale ed intoccabile Tuttavia avevano ancora ampia influenza le alleanze dinastiche e le morti senza eredi di principi vassalli che assegnavano al re di Francia il principato vacante In tal modo tra il 1460 e il 1490 vengono accorpate al regno francese le regioni più distanti: il Delfinato, l'Angiò, una parte del ducato di Borgogna, Provenza e Bretagna (1498) Dopo Edoardo I (1272-1307) la monarchia inglese dimostra la sua debolezza 1. Un regno incapace di finanziarsi in modo efficace 2. Un ruolo spropositato dei baroni 3. Un Parlamento incapace di proporsi come tutore di un assetto istituzionale stabile Nel corso del XIV secolo la monarchia inglese vede una lunga serie di re deposti, dimessi o uccisi (Edoardo II, Edoardo III, Riccardo II) Nel Quattrocento il vuoto di potere continua, tra il 1420 e il 1440 il regno è affidato ad un reggente durante l'infanzia di Enrico VI Due sono le forze che possono aspirare all'ordine: il Parlamento ed i Grandi Jan Hus predica in Boemia: la Dieta e Praga si schierano in favore della riforma hussita, la Moravia sotto Sigismondo vi si oppone Nel 1436, Sigismondo riconosce la chiesa hussita; si forma l'unità del paese con due confessioni diverse In Ungheria, dopo la morte di Mattia Corvino, i nobili preferiscono unirsi sotto il governo del re Ladislao II Jagellone, re di Boemia Impero Ottomano Assoggettano Macedonia, Bulgaria, Albania Nel 1453 conquistano Bisanzio, segnando la fine del dominio bizantino 3. Il caso italiano: gli Stati regionali dal XIV a fine XV secolo Tre aree politico-territoriali principali: Grandi stati regionali principeschi: Ducato di Savoia Stato dei Visconti Stato estense Stato della Chiesa Regimi repubblicani: Repubblica di Venezia Repubblica di Firenze Repubblica di Genova Regioni meridionali inserite nei regni: Sicilia sotto Angioini (1266-1282) e poi Aragonesi Regno di Napoli (Angioino fino al 1442, poi unito alla corona di Aragona) Oltre a queste dominazioni rimangono piccoli stati incentrati sulle città o contee rurali Ogni potere proto-signorile necessitava di  una legittimità, dal basso o dall'alto che fosse Esempio dei Visconti di Milano, che si presentavano come restauratori dell'ordine, salvatori delle città dilaniate dalle lotte civili Spesso i signori si appropriano  di attributi tipici della sovranità Bartolo da Sassoferrato, giurista italiano del Trecento, rifiuta la legittimazione "regia" viscontea, osservando come il voto nelle assemblee avvenisse sotto minaccia delle armi e pertanto non libero Le diverse dominazioni territoriali acquisiscono territori e città per blocchi separati, con forme diverse di patteggiamento Il ducato sabaudo solo nel 1418 riunisce formalmente il principato d'Acaia (Piemonte) con il ducato d'oltralpe in Savoia e nella Tarentaise Lo Stato della Chiesa era assai incerto, costanti erano le ribellioni nei territori acquisiti. Durante il periodo avignonese (1309-1378) si formano numerose signorie autonome, come quelle dei Malatesta o degli Sforza La formazione del ducato veneto fu più compatta: lo stato rispetta la precedente struttura comunale delle città, integrando le oligarchie urbane in un sistema di governo condiviso (gestivano l'ordine locale) L'azione dello stato fiorentino è invece rivolta alla ridefinizione dei contadi, affidati a  governatori fiorentini e staccati dalla città madre La costruzione di una burocrazia centrale avanza ovunque, grazie anche alla presenza di personale tecnico di estrazione borghese Fiscalità e diritto vengono armonizzati in ogni parte del dominio Solo dal 1355 le decisioni dei Visconti erano applicate a tutto il dominio (prima erano mirate a singole città); nel 1395 Gian Galeazzo ottiene dall'Impero il titolo di principe e lo Stato visconteo diventa un ducato Le diverse comunità cittadine godono di ampia autonomia: il governo centrale si assicura il controllo sulle scelte politiche  attraverso magistrati esterni Il conflitto era principalmente tra città e il suo territorio La sottomissione del contado, avviata in età comunale, era ancora imperfetta e fragile Le signorie locali invece rivendicano apertamente un'autonomia rispetto alla dominazione territoriale Gli stati territoriali ricorrono ad una formale investitura feudale dei signori che rendeva evidente la nuova gerarchia pur lasciando ampie autonomie ai signori Gli stati tuttavia erano deboli: spesso si aprivano conflitti di successione alla morte del principe o per ottenere parti del principato Nel 1282, in seguito ad una rivolta contro gli angioini a Palermo (i Vespri siciliani) la Sicilia era passata sotto il controllo aragonese Il governo favorisce i baroni locali e città, assegnando loro ampia autonomia e poteri Una fase di debolezza regia porta al governo condiviso dell'isola da quattro vicari (periodo vicariale, 1377-1392) Nel regno di Napoli, dopo la morte della regina Giovanna (1381) inizia un guerra per il potere tra due rami della famiglia degli Angiò Alfonso il Magnanimo, re d'Aragona, nel 1442 sconfigge gli Angioini e unisce il regno di Napoli ai domini aragonesi Durante tale fase conflittuale, i baroni rafforzano ulteriormente il loro potere Nel 1443 Alfonso d'Aragona conferma i privilegi baronali, aggiungendo anche  un'ampia esenzione fiscale Il principe di Taranto, Orsini, riesce a costruire un ampio dominato signorile in Puglia e Basilicata. Riuscì in parte ad ottenere un'autonomia dal regno ma  nel 1463, alla morte di Orsini, il re Ferrante d'Aragona invade e smantella il principato I re aragonesi riescono tuttavia ad inserire i poteri locali in un contesto di collaborazione con il regno Firenze, nonostante le instabilità, riesce a mantenere il proprio assetto repubblicano Nel XV secolo si afferma un tendenza  oligarchica all'interno dell'élite, in sfavore del regime repubblicano Grazie alla costituzione del <monte delle prestanze>, la città si arricchisce enormemente Anche Genova e Venezia  usano il  sistema fiorentino del <monte> Avevano vasti domini coloniali a  carattere commerciale: l'oligarchia finanziaria era molto più importante Il doge, capo supremo del governo,  visto come figura di stabilità Venezia ottiene un perfetto equilibrio nella spartizione del potere pubblico, ma si tratta di una oligarchia chiusa dopo le norme del 1297 3. Assemblee e parlamenti: la società locale nel sistema  monarchico Per governare territori ampi diventa necessaria la collaborazione delle comunità Le tradizionali assemblee acquistano nuova importanza già dal Duecento In Inghilterra il Parlamento (camera bassa dei comuni e alta dei lords) In Francia gli Stati Generali (divisi in nobiltà, clero e borghesia) In Spagna le Cortes Nell'Impero le diete e il Consiglio degli Elettori In Inghilterra, il Parlamento vota per concedere al re prestiti in base al rispetto dei suoi impegni Le assemblee diventano luoghi di discussione legislativa del regno Gli <statuti> del parlamento inglese non potevano essere modificati dal re Tuttavia le assemblee mantengono caratteristiche strutturali: 1. Sono ancora temporanee 2. Avevano una rappresentanza sociale limitata 3. Non sono ideologicamente contro la monarchia 4. Fissarono la divisione in ordini ed il prestigio pubblico della nobiltà Le assemblee hanno una composizione sociale molto sbilanciata, favorendo gli ordini maggiori, mentre le comunità cittadine erano poco rappresentate Inoltre le riunioni continuano ad essere occasionali, con una frequenza di convocazione piuttosto bassa In alcuni casi le assemblee limitano il potere regio, in altri casi lo supportano Le Cortes castigliane furono esplicite nell'appoggio alla monarchia In Francia il re tenta di portare l'azione di riunione degli Stati come atto generoso del buon re verso i sudditi; al tempo stesso gli Stati non mettono mai in dubbio la legittimità del re In generale le alte aristocrazie territoriali sono  un nucleo costante delle assemblee di tutta Europa e riescono ad esercitare una certa influenza sull'operato della stessa assemblea Alla fine del XV secolo avviene un drastico declino delle assemblee rappresentative: 1. I re avevano reintegrato beni, limitato le guerre e quindi diminuito le richieste di aiuto dei sudditi; 2. La tassazione ordinaria era ormai un fatto accettato; 3. La nobiltà e borghesia medio-alta erano esenti dalla  tassazione e ciò porta ad un disinteresse verso le assemblee A fine Quattrocento l'aristocrazia mira all'amministrazione del regno In Inghilterra molti potenti locali diventano <giudici di pace>, funzionari regi con  poteri giudiziari e di polizia La nobiltà spagnola è sempre molto forte,  con ampi territori di potere autonomo (estados) Il re tenta di coinvolgere la nobiltà in forme private di cogestione del potere (privados) IV - CAP 4 GERARCHIE SOCIALI  ALLA FINE DEL MEDIOEVO 1. Crisi e ristrutturazione dei rapporti sociali nella campagne Il basso medioevo si apre con una crisi: carestie, guerre, aumento delle tasse La peste del 1348 porta ad un calo demografico significativo Le tasse nei centri rurali erano calcolate sul numero di abitanti che non veniva aggiornato in base ai morti, quindi la ridotta popolazione si trova a dover pagare tasse pesanti Abbandono di molti centri rurali Nei secoli centrali del medioevo esistevano prevalentemente due  tipologie contrattuali: il <livello> e <enfiteusi> Erano contratti di affitto della terra molto lunghi, rinnovabili anche per tre generazioni Il contadino ottiene una certa disponibilità sulla terra anche se non di proprietà; per alcuni è mezzo di ascesa sociale Il contadino paga generalmente un censo, talvolta in natura Nel corso del Duecento si assiste ad un prevalere del pagamento in natura (derrate alimentari), vista la maggiore richiesta di provvigioni dei centri abitati I mercati cittadini sono soddisfatti dalle grandi aziende agrarie Nelle città si crea un nuovo ceto di possidenti, la media borghesia che  investe capitale nelle campagne Cambia la forma dei contratti sociali, dove ora prevale la brevità La brevità ha alcune motivazioni alla base:  ridiscussione dei canoni, riappropriarsi della disponibilità della terra, limitare l'autonomia contadina Maggiore precarietà dei rapporti di lavoro In Italia compare la mezzadria,  affitto a breve termine che prevede la spartizione a metà dei prodotti tra contadino e proprietario Nel corso del Duecento aumentano le obbligazioni del contadino che doveva copartecipare ai miglioramenti sul terreno Con il podere il contadino vive al centro del podere e si definiscono i rapporti lavorativi di tutti i membri della famiglia contadina Con la mezzadria il contadino spesso si indebitava ed il signore aveva una maggiore ingerenza nella vita del mezzadro
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