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La Riforma Agraria e le Guerre Romane: Tiberio, Caio Gracco, Giugurta e Caio Mario, Schemi e mappe concettuali di Storia

La proposta di Tiberio di una legge agraria per limitare le terre possedute e la successiva opposizione senatoriale. Caio Gracco riprende l'iniziativa, estendendo la cittadinanza romana agli italici, ma anche lui viene ucciso. Successivamente, Roma deve affrontare guerre in Africa e Gallia, dove si impongono figure come Giugurta e Caio Mario. Mario introduce la riforma dell'esercito per permettere la partecipazione di poveri e proletari, e sconfigge Giugurta. Successivamente, Silla e Pompeo si contendono il potere, portando alla guerra civile e la concessione della cittadinanza a chi aveva deposto le armi.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 05/11/2022

laura0015
laura0015 🇮🇹

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Scarica La Riforma Agraria e le Guerre Romane: Tiberio, Caio Gracco, Giugurta e Caio Mario e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! LA RIFORMA AGRARIA Il tribuno della plebe Tiberio Gracco si fa interprete del malessere dei poveri : l’ager publicus (= la terra pubblica) era finito solo nelle mani di pochi. Tiberio rimane molto colpito dall’abbandono delle campagne dove lavorano solo schiavi stranieri e perciò pensa di ricreare la piccola proprietà terriera che prima era la forza di Roma. Nel 133 a. C propone una legge agraria secondo la quale nessuno deve avere più di 125 ettari. La terra tolta ai latifondisti deve essere assegnata ai poveri (7 ettari ciascuno) e il podere non può essere né venduto né comprato. I senatori però si oppongono e fanno apparire il tribuno avido di potere; così Tiberio fu ucciso in un tumulto nel 133 a. C. Caio Gracco fratello di Tiberio, tribuno della plebe nel 123 a. C, riprende il progetto : dato però che il popolo è stato troppo manovrabile, egli si rivolge a tutti gli italici che hanno combattuto al fianco di Roma, proponendo per loro la cittadinanza romana infatti la riforma agraria sarebbe stata poi estesa alle loro terre. Questa volta i ricchi senatori fanno leva sull’orgoglio dei cittadini di Roma, sostenendo che le proposte del tribuno ne minacciavano i privilegi e riescono a far apparire Caio Gracco come un abominevole tiranno, facendolo massacrare in un tumulto nel 121 a. C. Qualche anno dopo però le popolazioni italiche si ribellano con violenza e iniziano la guerra sociale (dei socii) al termine della quale il Senato di Roma deve concedere agli Italici la cittadinanza romana. LA GUERRA CONTRO GIUGURTA E L’ASCESA DI CAIO MARIO Nel 125 a. C i Celti e i Liguri attaccano Marsiglia, nella Gallia meridionale, città alleata di Roma, e Roma reagisce estendendo il suo controllo fino ai Pirenei e creando la provincia della Gallia Narbonese . Poco dopo Roma deve sedare un’altra guerra in Africa: alla morte del re della Numidia Massinissa, è iniziata una lotta per la successione. Giugurta, il più spregiudicato tra gli eredi, elimina i rivali e fa massacrare i commercianti italici che parteggiano per loro. Subito Roma non reagisce in modo risoluto perché comprata dall’oro di Giugurta . Le prime campagne sono inconcludenti e la classe politica romana appare sempre più debole e corrotta. In questa situazione si impone Caio Mario : egli, abile negli affari, ha intrapreso la carriera senatoria e sposato Giulia, la zia di Giulio Cesare. Così si è imparentato con la gens patrizia più antica di Roma che fa risalire le sue origini ad Enea. Uomo molto ambizioso, Mario chiede di poter condurre la guerra contro Giugurta che termina nel 104 a. C. Mario fronteggia anche il problema della scomparsa della piccola proprietà terriera: dopo anni di guerre, i piccoli proprietari terrieri, costretti a combattere, sono ridotti in miseria e costretti a vendere la casa. Vanno così in città ad aumentare le file del proletariato urbano. Dato che fino a quel momento l’esercito è composto solo da chi può pagarsi l’equipaggiamento, la situazione sta diventando delicata (i proletari non possiedono nulla), allora Mario fa approvare la riforma dell’esercito: per avere un esercito numeroso e fedele, egli da la possibilità di combattere anche a poveri e proletari, stabilendo che lo Stato da uno “stipendium” e la dotazione di armi. In caso di vittoria ci sarà stata la spartizione del bottino e l’assegnazione di terre. Il vero cittadino romano è infatti colui che ha un suo appezzamento di terra. Promettere l’assegnazione di terra significa restituire dignità a cittadini e proletari che l’hanno perduta. Questa riforma fa diventare l’esercito un corpo costituito da professionisti , molto legati al capo militare. Combattere diviene un mestiere e consente di guadagnare molto. É un’occupazione per il proletariato urbano. Sempre più spesso nelle lotte di potere ci sono i generali e la lotta politica diventa guerra civile. Mario è molto amato dai suoi uomini. Combatte anche contro Cimbri e Teutoni, popolazioni germaniche che vengono dalla penisola dello Jutland e minacciavano la Gallia. Mario li sconfigge ad Aquae Sextiae Marsiglia (102 a. C) e Campi Raudii (presso Vercelli) nel 101 a.C. L’ASCESA DI POMPEO Gneo Pompeo è stato uno dei più brillanti seguaci di Silla. Inizialmente è legato alla parte aristocratica ma poi è divenuto populares perche spera così di fare prima carriera politica. Dopo aver dimostrato le sue doti militari durante la rivolta di Sertorio, Pompeo si è distinto nell’opera di pacificazione della Spagna che gli rimane poi sempre fedele. Poi torna in Italia con il suo esercito e aiuta Crasso nella guerra contro Spartaco. Nel 71 a. C entrambi celebrano il trionfo e sono eletti consoli. Pompeo non ha percorso il cursus honorum ma il Senato gli concede una dispensa. Così inizia la sua brillante carriera. Negli anni successivi ottiene poteri straordinari: nel 67 a.C. una votazione popolare (plebiscito) promossa dai tribuni della plebe, gli conferì l’imperium proconsolare infinitum per combattere i pirati , divenuti una piaga per i commerci romani. Il suo potere è illimitato su tutto il Mediterraneo e sulle coste fino a 50 miglia dall’interno; può arruolare soldati, allestire flotte e nominare suoi luogotenenti. Ha un’autorità spaventosa. La campagna è condotta con successo e anche in questo caso Pompeo promuove con chi si arrende una vantaggiosa riconciliazione che gli procura nuovi clienti. Il potere di Pompeo cresce rapidamente perciò, nel 66 a.C, gli è assegnato il comando della nuova guerra contro Mitridate che ha invaso la Bitinia (nell’odierna Turchia). Pompeo avanza vittorioso nel Ponto, in Crimea, in Armenia, Siria e Palestina. Per le sue imprese merita il soprannome di “magnus”, cioè “il grande”. Tornato in Italia, celebra uno splendido trionfo. OTTIMATI E POPOLARI Mentre Silla è lontano da Roma si sono acuiti i conflitti tra la classe nobiliare, gli optimates, fedeli al dittatore e i popolari. Questi sono contrari alle riforme attuate da Silla e sostengono provvedimenti più democratici. Molti fra i capi populares appartengono a famiglie in vista dell’aristocrazia romana ma si sono schierati dalla parte del popolo per convinzione e nella speranza di una rapida carriera. Sono intentati molti processi contro i governatori accusati di sfruttamento (tra tutti Verre, governatore della Sicilia, contro il quale il celebre retore Cicerone aveva scritto delle orazioni dette Verrine), i tribunali incaricati di giudicarli si sono lasciarti corrompere. I popolari chiedono più giustizia , migliori condizioni per il popolo e soprattutto il ripristino dei poteri del tribunato della plebe. LA CONGIURA DI CATILINA Lucio Sergio Catilina appartiene al ceto patrizio ed è emerso sulla scena politica perché ha approfittato delle proscrizioni sillane. Dopo aver dilapidato la sua fortuna, tenta la carriera politica appoggiando le richieste dei nobili indebitati come lui e della plebe di Roma. Si presenta tre volte al consolato e per tre volte fallì; la seconda fu sconfitto da Marco Tullio Cicerone, homo novus, cioè non appartenente all’aristocrazia senatoria ma famoso per le sue doti da oratore (vedi le Verrine) e per l’onestà dimostrata ricoprendo le precedenti cariche. Alla terza sconfitta, nel 63 a.C, Catilina organizzaò una congiura per impadronirsi del potere. La congiura è sventata da Cicerone che contro Catilina scrive le famose orazioni Catilinarie. Alcuni congiurati sono catturati ed uccisi. Catilina muore combattendo a Pistoia. Le schiere ribelli si disperdono e Cicerone raggiunge l’apice del suo potere politico ed è acclamato “padre della patria”. IL PRIMO TRIUMVIRATO Quando Pompeo torna dall’Asia, Crasso, geloso del suo successo, sobilla il senato contro di lui. Caio Giulio Cesare, imparentato con Mario e legato ai popolari, nel processo contro i seguaci di Catilina, egli ha parlato con saggezza e moderazione contro la loro messa a morte. Nel 60 a.C si intromise nella disputa tra Pompeo e Crasso perché desideroso di raggiungere il consolato e di assicurarsi una provincia. Mette così d’accordo Crasso e Pompeo unendoli nel cosiddetto “primo triumvirato”(dal latino trium=di tre e viri=uomini). Non è una nuova magistratura ma di un’alleanza che svuota di fatto le magistrature dei loro poteri , accentrandole nelle mani dei triumviri. Il patto è suggellato dal matrimonio della figlia di Cesare, Giulia, con Pompeo CESARE CONQUISTA IL POTERE Gli effetti dell’accordo tra Cesare, Crasso e Pompeo sono subito evidenti: Cesare ottiene il consolato per l’anno 59 a.C e cerca di ridurre l’autorità del senato; il suo collega console è privato di tutti i poteri ed escluso dalle assemblee per tutto l’anno di carica: quell’anno infatti è ricordato come “del consolato di Cesare” perché il console è di fatto solo lui. Tra i primi provvedimenti votati dal senato vi sono la ratifica dell’operato di Pompeo in Oriente e la distribuzione di terre ai veterani. Crasso ottiene che sono varate alcune disposizioni favorevoli al ceto dei cavalieri , mentre Cesare, al termine dell’anno di consolato, ottiene il governo della Gallia Cisalpina (attuale Italia settentrionale) e Narbonese (attuale Provenza). Il mandato come proconsole in queste regioni durerà durato cinque anni e prevede che egli goda di ampi poteri militari. LA GUERRA IN GALLIA La Gallia è un’area ai margini del vasto dominio di Roma, abitata da popoli meno civilizzati e con grandi risorse da sfruttare. Cesare è in cerca di quella gloria militare che soprattutto Pompeo ma anche Crasso già hanno. Si mostra così abilissimo generale e scrive il resoconto delle sue imprese nei Commentarii de bello gallico (= Resoconti della guerra in Gallia) in un latino limpido ed elegante. Nei primi due anni (58-57 a. C) insegue i Galli oltre le Alpi e poi inizia una vera azione di conquista. Combatte anche contro i Germani capeggiati da Ariovisto; sconfitti, essi devono tornare oltre il Reno. Avanzando lentamente, Cesare si garantisce una vastissima porzione della Gallia centro-settentrionale. I suoi successi suscitano sospetto e invidia in Pompeo e Crasso. I loro rapporti con Cesare diventano difficili, così Cesare organizza un incontro con Crasso e Pompeo a Lucca, nel 56 a. C a cui partecipano molti senatori. I triumviri a Lucca rinsaldano il loro patto con nuovi accordi : Cesare ottiene il rinnovo del proconsolato nelle Gallie per altri 5 anni; Pompeo e Crasso sono nominati consoli nel 55 a. C e si assicurano per gli anni successivi un proconsolato: Pompeo ottenne la Spagna e Crasso la Siria.
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