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Schemi integrati con il libro “i nodi del tempo” 5 anno dal capitolo 8 al capitolo 10.2, Appunti di Storia

Argomenti trattati: la terza Germania dalla crisi della Repubblica di Weimar al terzo Reich, i regimi autoritari in Europa, l’Urss dalla dittatura del proletariato al regime di Stalin, l’imperialismo e il nazionalismo in Asia, il riarmo nazista e la crisi degli equilibri europei, la guerra civile spagnola, l’asse Roma Berlino, il patto anticomintern, gli anni in Italia che precedono l’entrata in guerra, le prime operazioni belliche, l’ordine nuovo del terzo Reich

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 31/03/2023

Marameo01
Marameo01 🇮🇹

4.4

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Scarica Schemi integrati con il libro “i nodi del tempo” 5 anno dal capitolo 8 al capitolo 10.2 e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 8.1 La terza Germania dalla crisi della Repubblica di Weimar al terzo Reich 30 gennaio 1933 Hitler diventa cancelliere 1 luglio 1934 notte dei lunghi coltelli settembre 1935 leggi di Norimberga 9 novembre 1938 notte dei cristalli La scalata al potere di Hitler Tra il 1924 e il 1928 la Germania conobbe un periodo di assestamento grazie: all’emissione di una nuova moneta, l’attuazione del piano Dawes e l’ammissione nella società delle nazioni. Tuttavia la Germania si doveva ancora impegnare, secondo il trattato di Versailles, a ripagare i danni commessi durante la guerra alle nazioni vincitrici; nell’aprile 1930 entra così in vigore, su iniziativa degli Stati Uniti, il piano Young che dilazionava il pagamento e riduceva l’ammontare totale dell’indennità da pagare. Il debito estero finì comunque per diventare un cavallo di battaglia della destra radicale che lo utilizzò per delegittimare la classe dirigente accusata di essere incapace di fronte alle potenze straniere. La Germania tuttavia rappresentava un caso di democratizzazione incompiuta: si trattava infatti di un sistema politico basato su una costituzione e su un regime parlamentare liberale, ma il consolidamento delle nuove istituzioni era ostacolato da una burocrazia e da un esercito ostili ai principi repubblicani. Tra i ceti medi iniziava a serpeggiare anche la nostalgia dell’età imperiale di Guglielmo Secondo idealizzata come un’epoca di prestigio e prosperità. Un ulteriore elemento di debolezza istituzionale era costituito dalla coesistenza del regime parlamentare con la figura del presidente dello Stato. A seguito del putsch di Monaco (1923) il partito nazista era stato messo al bando mentre Hitler era stato incarcerato, nel 1924 in seguito alla sua liberazione Hitler procedette alla costruzione del partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, ciò aveva come scopo la partecipazione del partito alle elezioni. Nel 1925 furono create le SS, guardie del corpo di Hitler; vennero inoltre create le SA (conosciute come “camice brune” erano squadre d’assalto)che erano viste come un’organizzazione paramilitare. Le SS vennero poste sotto il controllo di Himmler ed avevano il compito di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni non solo sugli avversari politici ma anche sui dirigenti delle SA di cui Hitler non si fidava. Il partito nazista agiva servendosi di tre diversi strumenti: • La partecipazione al voto • L’azione violenta contro gli oppositori • Le grandi manifestazioni di massa guidate dal capo di propaganda Goebbles Nel 1925 venne pubblicato il Mein Kampf un libro in cui Hitler sosteneva che per far uscire il paese dalla situazione in cui era precipitato occorresse procedere alla liquidazione del sistema democratico e intraprendere così un’offensiva contro i nemici della Germania ovvero contro gli ebrei, i socialisti e le potenze straniere; l’obiettivo principale era la costruzione della “grande Germania“. Il nazionalismo, l’anticomunismo, l’antisemitismo e l’antiliberalismo stavano così diventando strumenti ideologici e di propaganda in grado di raccogliere consensi sia fra le classi popolari sia da parte la borghesia, Hitler riuscì inoltre ad ottenere l’appoggio da parte della grande industria e dell’alta finanzia. Il crollo della borsa di Wall Street ebbe ripercussioni pesanti anche in Germania dove il sistema bancario precipitò verso il collasso e la moneta perse il suo valore. I governi iniziarono ad applicare una serie di misure severe contro l’inflazione e a difesa della valuta: tagliarono le spese capitali e iniziarono a confidare sulle imprese private(no lavori pubblici) per il rilancio dell’economia, ciò comportò una profonda crisi economica che determinò anche un’ondata di disoccupazione (i disoccupati nel 1932 rappresentavano un terzo della popolazione attiva). I disoccupati e tutti coloro che temevano di perdere il posto di lavoro iniziarono a protestare contro il nazismo che ritenevano la causa di tutto ciò. Il partito popolare nazionale-tedesco (guidato da Paul Von Hindenburg) così come altri schieramenti della destra conservatrice erano favorevoli a una svolta autoritaria: lo schieramento conservatore credeva infatti di poter “addomesticare” Hitler e guardava alla sua affermazione come a un’occasione per stabilizzare il sistema politico. Il pericolo rappresentato dal nazismo fu sottovalutato anche dalla sinistra: il partito socialdemocratico tedesco non vedeva infatti la necessità di costruire un fronte unito contro Hitler, vedevano infatti la sua salita al potere come un fattore che avrebbe potuto accelerare lo scontro con la borghesia creando così le condizioni per l’innesco di una rivoluzione. Nel settembre del 1930 il cancelliere Brüning aveva tentato la via delle elezioni anticipate contando di ottenere una maggioranza moderata, le urne dichiararono la vittoria dei nazisti, ciò determinò il fallimento dei governi successivi all’esecutivo del cancelliere. Il 30 gennaio 1933 Hitler fu incaricato di presiedere il governo, il 1 febbraio il parlamento venne sciolto e pochi giorni dopo la sede del reichstag fu data alle fiamme per mano dei nazisti. Il 23 marzo fu votata la legge sui pieni poteri grazie alla quale Hitler venne autorizzato a promulgare le leggi senza l’approvazione del parlamento. Nel giro di pochi mesi i partiti politici furono soppressi e quello nazista venne proclamato come unico partito, i sindacati furono sciolti e vennero sostituiti da organizzazioni del regime, vennero allestiti i primi campi di concentramento, vennero dati alle fiamme all’interno di roghi pubblici libri di autori malvisti dai nazisti (esempio: Freud) ed ebbe così inizio una campagna antisemita. La Gestapo e le SS si occuparono di reprimere qualsiasi opposizione. Nella notte tra il 30 giugno e il 1 luglio 1934 (“notte dei lunghi coltelli“) gran parte delle SA vennero uccisi o arrestati, in quanto secondo il pensiero di Hitler non servivano più e potevano rappresentare un ostacolo alla stabilizzazione del potere nazista, questo tipo di violenza toccò anche i membri della destra così come qualsiasi altro schieramento d’opposizione. La struttura totalitaria del terzo Reich Alla morte di idem Bourg Hitler assunse il totale controllo dello Stato: nacque così il terzo Reich (terzo dopo quello di Carlo Magno e quello di Hohenzollern). Hitler creò una nuova carica quella del Fuhrer cioè un capo supremo della Germania, il Fuhrer era inoltre considerato come la coscienza della Germania e la fonte stessa del diritto e della legittimità. Egli aveva un duplice compito: risollevare la Germania e restituirle il rango di grande potenza in Europa. La società tedesca venne così indottrinata ai principi nazisti, secondo i fondamenti di questa ideologia totalitaria, il singolo i suoi diritti dovevano essere subordinati alla comunità di appartenenza; il regime nazista mirava così ad assorbire nella sfera pubblica ogni aspetto della vita privata. Gli individui esistevano solo in quanto parte di una “comunità di popolo“: ovvero un insieme di persone unite tra di loro dalla comune appartenenza a un’etnia originaria: quella ariana. Lo Stato del Fuhrer aveva un duplice obiettivo: reprimere le potenziali manifestazioni di dissenso e alimentare un consenso di massa attorno al nazismo. Si venne così a creare un nuovo spirito tedesco, i bambini dai 10 anni in su per esempio vennero inclusi nella “gioventù hitleriana“ un’organizzazione volta a forgiare i nuovi combattenti della Germania. L’adesione della società tedesca al nazismo fu il risultato di una strategia che combinava la violenza fisica e la liquidazione del dissenso con l’organizzazione del consenso. Venne istituita la Gestapo (Polizia segreta di Stato) che aveva come scopo quella di spiare i cittadini e andando così ad estinguere l’opposizione politica. I comunisti i socialisti e i democratici vennero infatti esiliati; E la classe operaia venne adulata dal regime che si occupò di riassorbire la disoccupazione conseguente alla crisi. Nel 1933 Hitler giusta stipulare una concordato con la Santa sede e un accordo analogo con le chiese protestanti: in cambio del silenzio su quanto avveniva nel terzo Reich, le diverse confessioni religiose avrebbero potuto esercitare il loro magistero sia pure entro certi limiti, tuttavia chi si rifiutò (come testimoni di Geova) furono duramente perseguitati. Un altro motivo che garantì il successo del nazismo fu il nuovo indirizzo di politica estera. Nel 1933 la Germania uscì dalla società delle nazioni e Hitler diede avvio a una politica espansionista, egli giustificò ciò contro i suoi avversari politici attraverso le purghe ovvero l’eliminazione degli avversari tramite l’espulsione o la condanna a morte. Da questo momento la ceka iniziò a colpire alcuni membri del partito comunista dell’unione sovietica attribuendo loro la responsabilità di atti ostili al regime. Iniziarono ad essere attuati quindi processi pubblici durante i quali tramite la tortura molte persone furono costrette a confessare crimini politici mai commessi, nel complesso nel biennio fra il 1937 e il 1938 persero la vita circa 700.000 persone. In unione sovietica il regime comunista aveva risuscitato i Gulag (“direzione centrale dei campi di lavoro correttivi“) situati in prevalenza in Siberia; all’interno di questi stabilimenti i deportati erano costretti a lavorare duramente per costruire grandi opere infrastrutturali necessarie alla colonizzazione delle zone interne al paese, i Gulag non erano nati come luoghi di sterminio ma tuttavia a causa del mal nutrimento e delle pessime condizioni igieniche la maggior parte delle persone morì di stenti. 8.5 imperialismo e nazionalismo in Asia In Giappone dopo la crisi del 29 prese avvio una politica espansionistica verso la Cina che inizio con l’occupazione della Manciuria(dagli anni 20 questo territorio godeva di un’amministrazione autonoma anche se geograficamente e storicamente era legata alla Cina, tuttavia la Manciuria era stata vinta dal Giappone in seguito alla sua vittoria nella guerra russo-giapponese, il Giappone aveva quindi il diritto di acquistare questi territori) nel 1931. Nel 1937 il Giappone dichiarò guerra alla Cina. In Cina l’alleanza tra i nazionalisti e i comunisti si incrinò quando il nazionalista Chiang Kai-Shek divenne il massimo leader politico. L’esercito nazionalista si scontrò nel 1927 con l’esercito comunista per il controllo di Pechino: dopo averla conquistata, i nazionalisti misero fuori legge il partito comunista e spostarono la sede del governo a Nanchino. I comunisti nel frattempo si organizzarono in clandestinità sotto la guida di Mao Zedong, di fronte alle “campagne di annientamento“ iniziate dai nazionalisti Mao guidò i suoi attraverso la lunga marcia durata un anno, nel corso della quale attraverso tutta la Cina centrale(1934-1935). Solo di fronte alla sempre più pressante minaccia giapponese entrambe le parti conclusero nel 1937 un accordo per la costituzione di un fronte comune contro l’invasore Giappone. 9.1 il riarmo nazista e la crisi degli equilibri europei Marzo 1935 la Germania reintroduce la coscrizione obbligatoria 11-14 aprile 1935 conferenza di Stresa contro il riarmo tedesco gennaio 1936 avvicinamento dell’Italia di Mussolini alla Germania di Hitler 7 marzo 1936 Hitler avvia la rimilitarizzazione della Renania La Germania di Hitler aveva messo in luce la sua vocazione revisionista volta a mettere in discussione l’accordo di Locarno (1925 le potenze continentali si impegnavano a non modificare il quadro territoriale definito a Versailles). Il terzo Reich rivendicava il suo diritto ad espandersi, la Germania uscì quindi pochi giorni dopo dalla società delle nazioni. La Germania infatti mirava a impadronirsi dell’Austria, a impedire ciò fu Mussolini che inviò dei militari italiani al Brennero in difesa dell’indipendenza dell’Austria. La Germania puntava infatti alla conquista di un suo spazio vitale, Hitler varò quindi una politica di riarmo: venne reintrodotta la coscrizione obbligatoria e venne ricostituita anche una grossa aviazione militare. I capi di governo della Francia, della Gran Bretagna e dell’Italia si riunirono quindi nella conferenza di Stresa (1935) condannando il riarmo tedesco ma non assunsero in concreto nessun provvedimento contro la Germania. Nel marzo del 35 la Francia sottoscrisse con l’unione sovietica un accordo di reciproca assistenza nel caso di un attacco da parte di uno Stato europeo, questo trattato favoriva inoltre l’ascesa di governi democratici in Russia impedendo così l’avvento di nuovi regimi fascisti. Nel 35 inoltre l’Inghilterra stipulò con la Germania un trattato navale che consentiva la ricostruzione della flotta tedesca, andando così a violare un trattato stipulato poco tempo prima Francia-Italia. L’aggressione italiana all’Etiopia sancì il definitivo allontanamento di Mussolini dalle democrazie occidentali e l’avvicinamento dell’Italia a Berlino, nel 36 Mussolini dichiarò infatti i tedeschi che il fronte di Stresa era morto per sempre. La rottura del fronte antitedesco consentì a Hitler di rimilitarizzazione la Renania, senza reazioni da parte della società delle nazioni, che si limitò a una deplorazione formale nei confronti del governo tedesco. La mancata reazione della Francia era dovuta alla profonda crisi che affliggeva da tempo le istituzioni repubblicane, in seguito alla depressione economica tra il 1929 il 1936 si erano succeduti in Francia 17 governi. In questa situazione presero sempre più piede movimenti di ispirazione antidemocratica e razzista di stampo fascista, tuttavia all’alba della formazione di un governo fascista la sede dell’assemblea nazionale venne assalita dai difensori della Repubblica i quali si riunirono nel 36 con i comunisti, i socialisti e i radicali formando il fronte popolare che vinse le elezioni politiche di quell’anno. Si formò quindi un governo guidato dal socialista Leon Bloom che arginò momentaneamente la minaccia fascista ma accese sempre più lo scontro con gli oppositori di destra, Bloom fu infatti costretto a dimettersi l’anno successivo. 9.2 la guerra civile spagnola 16 febbraio 1936 il fronte popolare vinse le elezioni 17-19 luglio 1936 alzamiento 29 settembre 1936 Franco instaura a Burgos il primo governo golpista 28 marzo 1936 le truppe di Franco conquistano Madrid In Spagna tra il 1936 e il 1939 scoppiò una guerra civile tra le forze democratiche e le forze fasciste. Le elezioni politiche del 1931 vennero vinte dai repubblicani, ciò aveva determinato la fine della monarchia e la proclamazione della Repubblica. Manuel Azana fondò un nuovo governo e varò una serie di riforme, la importante fu la riforma agraria, egli si trovò però ben presto a fare i conti con l’estrema destra monarchica la quale tentò un colpo di stato che però fallì. Tuttavia le elezioni del 1933 vennero vinte dalla destra e le forze repubblicane ne uscirono sconfitte, ciò però portò a una serie di rivolte popolari nel biennio( biennio nero 33-35) in cui la destra guidò il paese. Il 16 febbraio 1936 le elezioni furono vinte dal fronte popolare che unificava per la prima volta i repubblicani, i socialisti, i comunisti e gli anarchici. Tuttavia i membri della destra non intendevano riconoscere il risultato del voto, iniziarono dunque una serie di violenze squadriste fomentate dalla falange (un movimento fascista spagnolo che mirava a rovesciare il regime repubblicano); I gruppi squadristi erano capeggiati dal generale Francisco Franco che mise in atto un “alzamiento“ ovvero una sollevazione contro i poteri legali che ebbe il sostegno delle truppe coloniali del Marocco e l’appoggio di tutta la Spagna. Gli insorti riuscirono quindi in breve tempo a conquistare una parte della Spagna occidentale grazie soprattutto all’aiuto di Italia e Germania, il 29 settembre 1936 nella città di Burgos venne costituito il primo governo golpista presieduto da Franco. I repubblicani poterono contare su un diffuso appoggio popolare e sulla parte dell’esercito rimasta loro fedele, essi cominciarono così a contrastare l’azione dei golpisti. D’altro canto il soccorso di Franco si mobilitarono i governi di Berlino e di Roma: la Germania inviò una squadriglia di aerei (“la legione Condor“) che bombardò a tappeto la città di Guernica il 26 aprile 1937, l’Italia invece inviò alla Spagna più di 50.000 uomini. Il golpe si trasformò quindi in un regime simile a regime fascista tedesco e italiano, venne infatti costituito un unico partito e la falange nazionalista. La Spagna non ricevette alcun aiuto concreto dalle democrazie europee: la Francia di Leon Bloom, temendo che venissero intralciate i collegamenti con le colonie nord africane, propose alle altre potenze europee un patto di non intervento, a questo patto aderirono Inghilterra, Germania e Italia (anche se quest’ultime due continuarono a inviare aiuti militari ai nazionalisti) l’unico paese che aiuta concretamente la Spagna fu la Russia di Stalin che inviò consiglieri militari e munizioni, Mosca diede inoltre un robusto appoggio anche alle brigate internazionali (reparti composti da volontari antifascisti provenienti da molti paesi anche fuori dall’Europa). Il fronte popolare era inoltre diviso da molteplici contrasti interni la lacerazione più forte interrompeva tra la componente anarchica (favorevole alla trasformazione della guerra civile in rivoluzione sociale) e altre forze politiche che intendevano difendere la Repubblica. Nel 37 la frattura politica si tradusse in uno scontro armato: a Barcellona l’esercito repubblicano e i comunisti affrontarono in un conflitto a fuoco gli anarchici e i militanti del PUOM (partito operaio di unificazione marxista) che uscì vittima del conflitto. Le ragioni che resero sempre più debole lo schieramento repubblicano furono: l’esaurimento dell’entusiasmo e l’inferiorità militare rispetto alle forze nazionaliste. Franco arrivò nel 38 a controllare tutto il nord della Spagna e le brigate repubblicane furono costrette a dichiarare partita persa. Iniziò così l’offensiva finale dei franchisti: la caduta di Barcellona precedette di poco quella di Madrid (28 marzo 1939). Con il crollo della Repubblica si instaurò in modo definitivo il regime di Francisco Franco che scatenò una repressione durissima e portò portò a molte vittime e espatriati politici. 9.3 tra l’asse Roma-Berlino e il patto Anticomintern 1936 asse Roma-Berlino 25 novembre 1936 la Germania firmò con il Giappone il patto Anticocomintern 12-13 marzo 1938 annessione dell’Austria Allo scoppio della guerra civile in Spagna, la convergenza fra l’Italia e la Germania divenne sempre più stretta. Nel 36 Galeazzo Ciano stipulò un accordo con Berlino definito asse Roma-Berlino: esso contemplava un sostegno comune alla lotta di Francisco Franco, l’impegno di entrambi i governi contro il pericolo bolscevico rappresentato dall’Urss e la loro collaborazione economica nell’area dei Balcani. Nei piani di Hitler figurava anche la contrapposizione frontale all’unione sovietica, il 25 novembre 1936 la Germania firmò con il Giappone il patto anticomintern Che prevedeva una stretta cooperazione politica e ideologica per la difesa comune contro l’opera disgregatrice dell’internazionale comunista (contro l’URSS), a questo patto aderì anche l’Italia formando l’asse Roma-Berlino-Tokyo (“asse Ro-ber-to“). Hitler intendeva unificare nel terzo Reich tutte le popolazioni di stirpe tedesca presenti in Europa procedendo anche se necessario alla conquista militare delle terre in cui esse risiedevano. Il 12 marzo 1938 l’esercito tedesco entrò in Austria dove il leader austriaco con il pretesto di porre freno ai disordini scatenati dagli stessi nazisti, chiese l’intervento tedesco per salvare il paese dal caos. Il 13 marzo l’Austria venne incorporata alla Germania. Londra si astenne da qualsiasi intervento diretto nella questione austriaca poiché il premier Chamberlain perseguiva una politica di appeasement (riteneva che, facendo concessioni a Hitler su alcune questioni specifiche, si sarebbe riusciti a placarlo e a evitare una pericolosa escalation militare). Londra inoltre decise di non partecipare in quanto era ancora scossa dalla crisi economica e temeva che I suoi dominions non l’avrebbero seguita in un altro conflitto europeo. Le voci contrarie alla politica di Chamberlain erano quelle di alcuni gruppi minoritari di conservatori con a capo Churchill.Anche la Francia decise di non partecipare poiché paralizzata dal ricordo spaventoso della prima guerra mondiale. parte restante fu affidata invece a un governo francese con sede nella città di Vichy. L’assemblea nazionale riunita a Vichy formulò una nuova costituzione. La “rivoluzione nazionale“ promessa dal comandante francese era appoggiata da una coalizione di forze politiche antiliberali favorevoli alla nascita di un regime collaborazionista affine a quello nazista. Non tutti i francesi erano però a favore il generale Charles de Gaulle, rifugiatosi in Gran Bretagna, da Radio Londra esortò i suoi connazionali alla resistenza contro l’occupazione. L’Italia era del tutto impreparata a partecipare al conflitto per la mancanza di materie prime e per inadeguatezza degli equipaggiamenti bellici. Non furono solo gli alti gradi delle forze armate a sconsigliare la partecipazione dell’Italia al conflitto accanto alla Germania ma anche gli industriali e le gerarchie ecclesiastiche, anche Mussolini era infatti consapevole di ciò e fu infatti costretto a dichiarare la non belligeranza dell’Italia nel primo periodo di combattimenti. Fu il crollo della Francia a indurre Mussolini a rompere gli indugi ritenendo in questo modo di potersi avvantaggiare.all’Italia fascista sarebbe bastata l’acquisizione di un area di espansione economica in modo da poter giocare un ruolo autonomo da Berlino. Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò dal balcone del palazzo di piazza Venezia a Roma l’ingresso in guerra dell’Italia contro la Francia e l’Inghilterra. Il 21 giugno venne sferrato un offensiva sulle Alpi contro le postazioni francesi, La Francia firmò qualche giorno dopo un armistizio anche con l’Italia, acconsentendo a cedere una piccola striscia di territorio al confine e la smilitarizzazione di una fascia contigua di 50 km. La battaglia d’Inghilterra e le prime difficoltà per l’asse Churchill dichiarò la volontà da parte dell’Inghilterra di resistere fino alla vittoria, gli inglesi potevano infatti contare su una flotta di combattimento superiore a quella tedesca e quella italiana e su una versione di altissima qualità. Hitler a inizio luglio diede avvio all’operazione Seelöwe il cui obiettivo era l’invasione e l’occupazione dell’Inghilterra. Fra luglio e l’ottobre 1940 si combattè infatti la “battaglia d’Inghilterra” nei cieli della manica e dell’Inghilterra tra gli aerei tedeschi e i caccia inglesi della RAF. Contemporaneamente le città inglesi subirono gravi bombardamenti dall’aviazione tedesca. Tuttavia l’offensiva non produsse risultati che Berlino si aspettava: il fronte interno inglese non venne mai meno grazie ai rifornimenti di uomini e materiali provenienti dai dominions, grazie alla flotta che conservò la propria superiorità nei confronti di quella tedesca, e grazie alla grande partecipazione dei civili allo sforzo bellico. L’idea di poter sconfiggere anche l’Inghilterra con una guerra lampo fallì tant’è che Hitler si trovò costretto a chiedere aiuto al dittatore spagnolo Franco che però decise di non partecipare alla guerra. Nella prospettiva di un armistizio anglo tedesco Mussolini pensò di guadagnare una posizione di forza puntando a scardinare la presenza inglese nel Mediterraneo e in Africa. Il piano era quello di condurre una guerra parallela per farsi che l’Italia si potesse costruire una propria sfera di influenza, l’Italia bombardò così Malta, il Sudan, la Somalia britannica e la Libia; queste offensive risultarono però essere dei fallimenti. Fu allora che il 28 ottobre 1940 l’esercito italiano attaccò la Grecia, l’intenzione di Mussolini era infatti quella di controbilanciare la penetrazione tedesca in Romania per realizzare un equilibrio dei rapporti di forza all’interno dell’asse. A causa di una forte resistenza greca gli italiani furono costretti a ripiegare in territorio albanese, ci fu inoltre una crisi di fiducia all’interno dell’esercito italiano sia nei confronti del duce ma causa anche delle dimissioni di Badoglio. Al fallimento dell’offensiva sul fronte greco si aggiunse il rovescio subito nel nord Africa: gli inglesi avevano infatti contrattaccato giungendo a conquistare la Cirenaica (regione della Libia) e costringendo alla resa le truppe italiane, al fallimento concorse anche un deficit di direttive sul piano strategico. Nel marzo 1941 Hitler inviò in Libia dei corpi di spedizione tedesca e affrontò gli inglesi costretti poco dopo ad abbandonare la Cirenaica. Gli italiani tuttavia persero Addis Abeba e dopo Massaua e il 19 maggio furono costretti alla resa. Nell’aprile 1941 la Germania intervenne sia in Jugoslavia sia in Grecia per aiutare gli italiani. La Jugoslavia firmò un armistizio cessando così di essere uno Stato sovrano(l’Italia conquistò la Slovenia), la Grecia firmando un armistizio fu sottoposta a un regime di occupazione militare congiunto italo tedesco. L’operazione Barbarossa contro l’unione sovietica Hitler decise di attaccare l’unione sovietica, i cui territori avrebbero dovuto costituire il naturale spazio vitale per il dominio del grande Reich; con la conquista di quel vastissimo spazio la Germania avrebbe potuto infatti impadronirsi delle enormi risorse locali come il grano ucraino e il petrolio caucasico, avrebbe potuto inoltre schiavizzare la popolazione al servizio del terzo Reich. Divenne celebre con il nome di operazione Barbarossa il piano sviluppato dalla Germania che prevedeva l’adozione di una tecnica di rapido sfondamento in direzione del cuore dell’unione sovietica. Il 22 giugno 1941 i reparti tedeschi erano appoggiati da rumeni, ungheresi, slovacchi, finlandesi e da un corpo di spedizione italiano, l’armata Rossa fu colta alla sprovvista perché Stalin era convinto che Hitler non avrebbe attaccato l’Urss prima di aver sconfitto l’Inghilterra e perché le truppe sovietiche non erano ancora pronte a una guerra di movimento. Alla fine dell’autunno i tedeschi avevano già conquistato le repubbliche baltiche, la Bielorussia, l’Ucraina e la Crimea; inoltre circa 650.000 soldati ucraini erano stati fatti prigionieri dei tedeschi.l’impresa in terra sovietica era stata presentata dai nazisti come una crociata contro la minaccia planetaria costituita dal giudaismo bolscevico, i nazisti consideravano infatti gli slavi come appartenenti a una razza inferiore, perciò non tutelati dalle convenzioni internazionali per il trattamento dei prigionieri di guerra, gli slavi iniziarono infatti ad essere mandati nei campi di concentramento e di sterminio. A fine novembre 1941 Mosca non era stata ancora conquistata e iniziava a incombere il grande freddo dell’inverno russo che costrinse i tedeschi a fermarsi.Stalin diede quindi l’ordine di dar vita nei territori occupati dai tedeschi, a una guerra partigiana, presentata come una “grande guerra patriottica“ di tutte le popolazioni slave contro l’invasore.a dicembre i sovietici avviarono una controffensiva che costrinsero i tedeschi ad allontanarsi da Mosca. La guerra divenne dunque una guerra di usura (resistenza) sfavorevole alle armate tedesche. L’attacco giapponese a Pearl Harbor e l’ingresso in guerra degli stati uniti Allo scoppio del conflitto gli Stati Uniti avevano ribadito la loro linea di non intervento negli affari europei. Tuttavia il presidente Roosevelt aveva deciso di accelerare la preparazione dell’esercito americano per un eventuale ingresso nel conflitto e di dichiarare guerra all’Inghilterra. Roosevelt accentuò inoltre il suo impegno antifascista che resero gli Stati Uniti una sorta di “arsenale della democrazia“ e adottò una serie di provvedimenti come la “legge affitti e prestiti“ che autorizzava il governo ad affittare, prestare o vendere forniture di materiale bellico. Roosevelt firmò con Churchill, il 14 agosto 1941, la carta atlantica: un documento in cui si affermava che Gran Bretagna e Stati Uniti erano impegnati in una lotta antifascista. Venivano inoltre sancite: la rinuncia da parte dei vincitori a guadagni territoriali; il rifiuto all’uso della forza e la promozione della cooperazione economica internazionale. Con questo atto solenne gli Stati Uniti assumevano il ruolo di capofila nello sforzo bellico in opposizione alla Germania. Tuttavia a portare gli Stati Uniti all’effettiva entrata in guerra furono gli avvenimenti che nel frattempo stavano interessando lo scenario asiatico, dominato dalla politica espansionistica del Giappone. Il governo di Tokyo stava approfittando degli iniziali successi tedeschi per associare alla guerra contro la Cina un piano di penetrazione militare negli ampi possedimenti coloniali di Inghilterra, Francia e Olanda nel sud-est asiatico. Il 7 dicembre l’aviazione giapponese aggredì la Base navale americana di Pearl Harbor, giapponese spazzò via le esitazioni personali e le resistenze interne che avevano trattenuto Roosevelt dall’intervenire contro le potenze dell’asse. L’8 dicembre gli Stati Uniti entrarono in guerra contro i giapponesi e dichiararono guerra alla Germania e all’Italia. Con l’attacco a sorpresa dei giapponesi agli Stati Uniti furono sottratte le Filippine, all’Inghilterra la Malesia, Hong Kong, Singapore e la Birmania e all’Olanda l’Indonesia. Con l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, russi e anglo americani iniziarono a condividere un comune obiettivo di sconfiggere le forze dell’asse. Nel corso della conferenza di Washington (dicembre 1941-gennaio 1942) le 26 nazioni in lotta contro il nazifascismo sottoscrissero il patto delle Nazioni Unite il quale contemplava l’impegno comune a impiegare tutte le risorse disponibili nella guerra contro le potenze dell’asse, il patto venne firmato anche da alcune nazioni sotto il Commonwealth (Belgio, Polonia e Paesi Bassi) 10.2 L’ordine nuovo del terzo Reich Fra il 1941 e il 1942, quando l’andamento del conflitto era favorevole alle potenze dell’asse, Hitler poté mettere in pratica il suo progetto di istituire un “nuovo ordine“ nel continente europeo. La guerra era vista dai nazisti come lo strumento per disgregare il vecchio aspetto statale internazionale, a cui doveva sostituirsi una rigida gerarchia piramidale: 1. Il grande Reich 2. Gli alleati del grande Reich 3. I paesi sottoposti a controllo militare (Norvegia Danimarca Olanda Belgio) 4. Le colonie prive di qualsiasi autonomia —> protettorati (Boemia-Moravia) , governatorati (Polonia, Ucraina). L’Italia tuttavia all’interno di questa gerarchia aveva un ruolo marginale a causa della sua debolezza militare, ma soprattutto per la considerazione che Hitler aveva nei confronti di Mussolini. A questo assetto politico doveva corrispondere un sistema socio economico integrato, basato sul dominio assoluto tedesco. Si verificò quindi uno sfruttamento economico: i paesi dell’est Europa furono trasformati in colonie agricole Dove le popolazioni erano soggette a giurisdizione feudale; l’Europa occupata inizio a subire un saccheggio senza precedenti; le imprese locali diventavano di proprietà tedesca; il tasso di cambio tra il marco e le diverse valute nazionali venne fissato in modo da favorire i rapporti di scambio tedeschi; trasferimento della manodopera dai paesi d’origine alla Germania. La struttura piramidale di Stati era fondata dai nazisti su un parametro di ordine razziale. Essi ritenevano infatti che la popolazione ariana avesse il diritto di dominare sulle altre considerate inferiori. I paesi dell’est europeo, abitati da slavi, erano quindi soggetti a saccheggi e divennero presto delle colonie di comunità ariane. All’interno di questa struttura piramidale gli slavi e gli ebrei occupavano il gradino più basso, i tedeschi puntavano a cancellare una volta per tutte la presenza di queste popolazioni dal territorio europeo. Si decise inizialmente di concentrare gli ebrei dell’Europa occupata all’interno di appositi ghetti(soprattutto in Polonia). Dai paesi dell’Europa occidentale cominciarono intanto le deportazioni delle locali comunità ebraiche verso l’est, e la fucilazione sistematica di tutti gli ebrei e di quanti fossero ritenuti comunisti. Tuttavia nell’autunno del 1941 i ghetti polacchi iniziarono ad essere sovrappopolati, Hitler decise che occorreva trovare un modo per eliminare il maggior numero possibile di persone con il minor onere possibile. Nella conferenza di Wannsee (gennaio 1942) i nazisti misero a punto un piano per lo sterminio di massa di circa 15 milioni di ebrei la cosiddetta “soluzione finale alla questione ebraica“. Le ebrei iniziarono quindi ad essere deportati all’interno di campi di concentramento dove essi venivano uccisi attraverso l’uso di un insetticida, lo Zyklon B, all’interno delle camere a gas. In tutti i paesi caduti sotto il dominio tedesco si registrarono: resistenza, collaborazionismo e l’attendismo. L’opposizione al nazismo assunse ben presto i caratteri di una lotta armata. Inizialmente la resistenza fu patrimonio di piccoli gruppi antifascisti la cui attività consisteva in atti di sabotaggio e distribuzione clandestina di materiale propagandistico. Dopo l’estate del 1941 i partiti comunisti si impegnarono nelle resistenze nazionali che divennero veri e propri movimenti popolari soprattutto nei Balcani, in Jugoslavia e in Grecia. Le formazioni partigiane arrivarono anche in Italia dopo l’8 settembre 1943 soprattutto nella zona Centro-Nord. I movimenti di
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