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Il Blocco Comunista nel Secondo Dopoguerra: Crisi in Ungheria e Polonia, Dispense di Storia dell'Europa

Storia del socialismoStoria del blocco sovieticoStoria del XX secoloStoria del comunismo

La crisi del blocco comunista nel secondo dopoguerra, con i casi di Ungheria e Polonia. Dopo la morte di Stalin, si cercano nuove vie nazionali al socialismo, minacciando l'egemonia di Mosca. La crisi si manifesta in Germania Est, Polonia e Ungheria. In Germania Est, la costruzione accelerata del socialismo causa proteste operaie, con Mosca che interviene come moderatore. In Ungheria, la destalinizzazione porta al ritorno al potere di Nagy, sostenuto da Malenkov per le riforme economiche. Ma l'ascesa di Chruščëv a Mosca porta alla caduta di Nagy, in un clima di richiesta di riforme. La ricerca di una "terza via" porta a più pluralismo politico e libertà economica, ma la resistenza ungherese porta a una dura repressione da parte di Mosca. In Polonia, le proteste operaie vengono represse, ma Mosca accetta alcuni cambiamenti, come il ritorno di Gomulka al potere e la fine del collettivismo agricolo. La crisi si risolve senza interventi esterni decisivi.

Cosa imparerai

  • Come la crisi si manifesta nelle realtà più avanzate del blocco comunista?
  • Che interventi stabilizzatori vengono intrapresi dopo la morte di Stalin?
  • Come si risolve la crisi in Ungheria e Polonia?

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 21/04/2019

pierfrancesco.lanzillotta
pierfrancesco.lanzillotta 🇮🇹

4.3

(46)

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Scarica Il Blocco Comunista nel Secondo Dopoguerra: Crisi in Ungheria e Polonia e più Dispense in PDF di Storia dell'Europa solo su Docsity! IL BLOCCO COMUNISTA NEL SECONDO DOPOGUERRA - 5 • LE “VIE NAZIONALI” AL SOCIALISMO – Dopo conclusione delle purghe e morte di Stalin si assiste a elaborazione di “vie nazionali al socialismo”: pericoli per l’egemonia di Mosca induce dirigenza sovietica a numerosi interventi “stabilizzatori”. – Crisi si manifesta nelle realtà più avanzate: Germania Est, Polonia, Ungheria; – Il 1953 in Germania Est: edificazione “accelerata” del socialismo da parte della dirigenza della Sed provoca forti proteste operaie, per durezza dei sacrifici imposti: Mosca agisce in senso moderatore: fine delle riparazioni all’Urss, miglioramento dei salari operai, pure confermando i vertici al potere (W. Ulbricht). • IL 1956 IN UNGHERIA a) Destalinizzazione consente ritorno al vertice di I. Nagy (epurato nel 1948 come “deviazionista di destra”); b) Appoggio di G. Malenkov (provvisorio leader sovietico) interessato a riforme economiche propugnate da Nagy; c) Affermazione di Chruščëv a Mosca porta a nuova caduta in disgrazia di Nagy, in clima tuttavia di crescente malessere e richiesta di riforme, che ne determina sua rapida riabilitazione e ritorno al potere, con affossamento del gruppo stalinista; d) Ricerca della “terza via”: mantenimento della guida comunista, ma maggiore pluralismo politico, libertà economiche, neutralizzazione del paese; e) Appesantirsi del clima internazionale (crisi di Suez) è fra possibili cause di irrigidimento della posizione di Mosca: intervento armato con conseguenze tragiche, in seguito alla resistenza della popolazione ungherese; f) Ristabilimento dell’egemonia comunista e dura repressione nei confronti di Nagy e suoi sostenitori. ESITI DELLA RIVOLTA: permanenza dell’Ungheria nel blocco sovietica, riaffermazione del regime comunista (J. Kádár); tuttavia anche relativa liberalizzazione economica e maggiore apertura a rapporti con l’occidente (stile di vita degli ungheresi si avvicina maggiormente a quello dei paesi capitalisti). • LA CRISI DEL 1956 IN POLONIA a) Proteste operaie vengono represse, ma Mosca accetta alcuni mutamenti sostanziali; b) ritorno al vertice di Gomulka (epurato nel 1948); c) fine del collettivismo in agricoltura; d) maggiore riconoscimento dell’autonomia culturale polacca e creazione di rapporti più costruttivi con la Chiesa cattolica. CRISI VIENE RISOLTA SENZA DECISIVI INTERVENTI ESTERNI.
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