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SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD, Appunti di Filosofia

Appunti di filosofia sul pensiero filosofico di Schopenhauer e Kierkegaard. Vi è anche un confronto tra la visione di Schopenhauer e quella di Leopardi

Cosa imparerai

  • Come influiscono le idee di Schopenhauer e Kierkegaard sulla sofferenza umana?
  • Come la realtà testimonia qualcosa di diverso dalle speranze degli illuministi?
  • Come i pensatori Schopenhauer e Kierkegaard mettono in discussione la speranza posta nella ragione dall'Illuminismo?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 08/08/2022

flavia-torcea
flavia-torcea 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD Con questi due autori siamo negli stessi anni dell’idealismo, marxismo e positivismo, ma il pensiero è completamente diverso. Queste tre correnti si basavano soprattutto sull’enorme fiducia nella ragione, scienza e tecnica, elementi i quali avrebbero portato a risolvere i problemi dell’umanità, della società. L’idealismo basa tutto sul pensiero, il discorso di Hegel è un discorso sociologico, cioè il percorso della civiltà in base allo sviluppo del pensiero e al centro di tutto il discorso idealista c’è il pensiero cioè la ragione, che porta ad una realtà razionale. Anche l’analisi scientifica che farà Marx della società è un’analisi basata sulla ragione, perchè altrimenti non sarebbe un’analisi scientifica. Il positivismo da un’importanza fondamentale alla scienza e alla tecnica che avrebbero dovuto portare felicità e benessere, risolvendo tutti i problemi e conflitti di quel periodo cioè tra fine 700 e 800. Ma l’analisi fatta da queste tre correnti viene messa in discussione da Schopenauer e Kierkegaard che invece fanno capire come questa visione della realtà sia una realtà illusoria, un mistificare la realtà ed un imbrogliare l’uomo sia teoricamente che moralmente, facendogli credere che effettivamente la realtà è razionale ed è necessario che sia in quel modo quando invece la vera realtà non ha nulla a che vedere con la razionalità, per cui c’è la scoperta di dimensioni che non possono essere riportate alla razionalità come l’inconscio, l’affettività, la corporeità, la disperazione, la volontà, le quali non hanno niente a che vedere con la ragione. Tutto ciò viene analizzato unito alla sofferenza legata all'esistenza dell'uomo che viene gettato nel mondo. Questi due autori non hanno molto successo nel loro periodo proprio perché hanno il coraggio di denunciare una filosofia che ritengono mistificante della realtà, cioè un pensiero che invece di presentare la realtà come è la presenta in modo illusorio. La ragione da questi autori non viene desautorata, però hanno il merito di aver sottolineato una realtà che non ha niente a che vedere con la ragione, per cui sono due modi di vedere completamente diversi, e anche le soluzioni presentate per superare le contraddizioni ed i conflitti della società saranno molto diverse da quelle di Marx ad esempio, ma anche molto diverse fra di loro: Schopenhauer è colui che vede una soluzione nel distacco dell’uomo dal mondo terreno, invece per Kierkegaard l’aiuto lo può dare solo la fede. Rimane il concetto che l'esistenza è un'esistenza dolorosa, ecco perché in Schopenhauer troviamo tanto del Leopardi, anche la soluzione proposta da quest’ultimo è diversa. Questi filosofi contrappongono soprattutto all'ottimismo hegeliano una visione pessimistica della realtà; è il periodo in cui la borghesia si fa sentire sempre più forte, dell’industrializzazione, della tecnica, in cui si crea l’etica del profitto che si contrappone all'etica morale, è il periodo di una società individualista, e sono effettivamente due modi di concepire la realtà completamente contrapposti. Con Schopenhauer e Kierkegaard la grande speranza che l’Illuminismo aveva posto sulla ragione crolla completamente perchè la realtà testimonia qualcosa di molto diverso dalle speranze che gli illuministi avevano e che sono state riprese dall’idealismo, come il fatto che il progresso non si sia rivelato uguale per tutte le categorie sociali. Pertanto anche l’oggetto della filosofia cambia completamente e non è più assoluto come quello di Hegel o del positivismo, non c’è nulla di assoluto nell’esistenza dell’uomo la quale è contingente e che dipende soprattutto dal contesto in cui l'uomo si trova con i problemi che l’uomo deve affrontare e pertanto si parla di finitezza dell’uomo, non più dell’infinito, perché se tutto è contingente tutto è limitato e finito, anche il sapere. Il concreto è l’uomo che esiste nella realtà, che deve lottare e superare i problemi, non il pensiero. Quello che criticano ad esempio è che Hegel non abbia analizzato l’esistenza dell’individuo concreto fatto di carne ed ossa, ma abbia analizzato solo l’aspetto astratto dell’uomo che è il pensiero. Il loro pensiero è strettamente legato alla loro esistenza: Schopenhauer apparteneva a una famiglia piuttosto ricca, borghese, viaggerà molto con il padre il quale è un mercante, e saranno proprio questi viaggi a mostrargli quanta sofferenza esiste nel mondo e a far si che il giovane si ponga i grossi dilemmi dell’esistenza cioè che cos'è la vita, che cos'è la morte, e anche che si ponga il concetto di natura e della fragilità dell'uomo rispetto alla potenza della natura. Ma questo lui lo ha visto con i suoi occhi, lo ha vissuto e pertanto si è un po’ ribellato alla società di cui faceva parte. Sono molto importanti gli studi classici che Schopenhauer ha fatto, per cui troveremo Platone, Kant e soprattutto una profonda cultura che la sapienza orientale gli ha trasferito, sia induista che buddhista. - Dello studio di Platone vede soprattutto la realtà sensibile vista come illusione e pertanto non come vera realtà e pertanto la necessità di trovare in questa realtà quella che ne è l’essenza, infatti per Platone la vera realtà non era il mondo sensibile ma quello ideale, quindi noteremo l’importanza dell’essenza. - In Kant troveremo il bisogno dell’uomo di oltrepassare i limiti cioè di andare nel mondo noumenico però ad un certo punto Schopenhauer si stacca da Kant, però per quest’ultimo il mondo noumenico era solo pensabile mentre per Schopenhauer è anche conoscibile. - La filosofia induista e buddista che presentano l’uomo come un essere estremamente fragile, l’esistenza come un caotico fluire di eventi e pertanto non è razionale, e soprattutto un’esistenza che non ha fine. Questo discorso vale per qualsiasi cosa solo che l’uomo avendo la ragione se ne rende conto e ci soffre. Liberarsi dalla sofferenza vuol dire liberarsi dalla realtà che provoca questa sofferenza e quindi liberarsi dal mondo delle apparenze con l’ascesi. PESSIMISMO STORICO DI LEOPARDI: La natura non era ancora del tutto malvagia perchè ha creato nell’uomo l’immaginazione che era ancora in grado di illuderci, a creare un'altra dimensione. Il pessimismo storico è il considerare la storia prima di uno scopo, di un fine e logicamente questo va a contrapporsi con il concetto di storia hegeliana. PESSIMISMO SOCIALE: è proprio inerente al tipo di società di quel periodo cioè capitalista, egoista ed individualista dove domina l’etica del profitto e questo lo troviamo sia in Schopenhauer che in Leopardi PESSIMISMO METAFISICO: è la critica alla natura intesa come universo per Leopardi. Nell’universo non c’è nulla che abbia uno scopo. Schopenhauer riprende il concetto di universo dagli orientali e lo vede come un caotico fluire di eventi e fenomeni privi di scopo. L’esistenza pertanto non è razionale ma conflittuale. A livello esistenziale Leopardi dice che l’orizzonte della vita è la morte, e la stessa cosa dirà Schopenhauer. Il piacere viene considerato da Leopardi come negativo perché è assenza di dolore e l’alternativa al dolore è il tedio, la noia. Questo viene detto da entrambi, cioè che l’esistenza oscilla tra il dolore e la noia In entrambi l’uomo nei confronti della natura è insignificante, non è nulla. Mentre Leopardi parla di natura, Schopenhauer parla di volontà di vivere; entrambe sono fonte di dolore. La natura per Leopardi lo è perché il dolore parte dalla perenne ricerca nell’uomo del piacere (nel momento in cui si ha una gioia non si è più contenti per la gioia ma si passa subito alla ricerca di un’altra gioia), addirittura in senso infinito, che contrasta con la natura finita dell’uomo. In tutto ciò la natura predispone l’uomo affinchè vada sempre alla ricerca di questa felicità ma poi non gli da la possibilità di soddisfare completamente questo bisogno. Nel momento in cui l’uomo soffre la natura è completamente indifferente alle sofferenze dell’uomo e questo lo troviamo anche in Schopenhauer intesa come volontà Speranza: in Leopardi la troviamo legata al concetto di attesa. In Schopenauer non c’è neache questo aspetto di sollievo per l’individuo Via di uscita dal dolore: la poesia attraverso la quale si sfrutta quel dono che la natura ha dato all'uomo che è l'immaginazione può sollevarlo dal dolore e rendere meno dura la vita. La poesia ha una funzione catartica come tutta l'arte perché ci illude. Schopenhauer invece pur credendo nell'arte dice che non basta, ci vogliono altre vie. Leopardi è un materialista perché nonostante consideri la natura matrigna, nello stesso tempo lui la ama appassionatamente e crede nella natura intesa in modo concreto. Schopenhauer non lo è. Il materialismo Il mondo, la natura, le forze naturali non sono razionali, non costituiscono l’universo razionale perché il principio di ragion sufficiente non risiede nella natura, ma risiede nell’uomo, pertanto se il mondo non costituisce una realtà razionale non si può parlare di teleologismo cioè di una struttura finalistica che abbia uno scopo nella natura. L’universo è dominato dalla volontà di vivere, che è una forza cieca e dialettica cioè conflittuale. C’è un modo attraverso il quale l’uomo può squarciare il telo di Maya, cioè può andare oltre il mondo fenomenico e cogliere la vera essenza della vita, della realtà. Schopenhauer dice attraverso la CORPOREITÀ l’uomo raggiungerà la cosa in sé, il noumeno (in termini kantiani.) Il noumeno per Kant era solamente pensabile, ma non conoscibile, per Schopenhauer lo può conoscere e lo deve conoscere se vuole superare la sofferenza. Perché attraverso il corpo? Perché l’uomo non è solo conoscenza, l’uomo non è solo capace di rappresentarsi le cose dall’esterno, ma attraverso il proprio corpo fa esperienza della propria vita interiore e per cui coglie la sofferenza, la gioia, ma è facendo esperienza del proprio corpo che l’uomo coglierà la brama di vivere. La coglie l’uomo che viene considerato da Schopenhauer un ANIMALE METAFISICO, cioè l’uomo che riflette, la coglie solo l’uomo che sa stupirsi davanti alla natura, la coglie solo l’uomo che è consapevole di ciò che sta succedendo. L’uomo consapevole, l’uomo che riflette, è l’uomo che soffre. Nell’uomo nasce un’inquietudine e il bisogno di scoprire il perché della sofferenza ed è l’uomo che riesce a squarciare il velo di Maya. Esempio di Schopenhauer: pensate noi in una bella giornata al mare, con la persona che amiamo accanto a noi. Questo lo sente il corpo ed è dal corpo che nasce un momento di serenità, di piacere e nasce anche il desiderio che non finisca. Il desiderio si riassume nella brama di vivere, di esistere. È il nostro corpo che ci fa consapevoli delle nostre sofferenze e delle nostre gioie. Queste gioie e sofferenze sono rappresentate dalla VOLONTÀ DI VIVERE, che è un forte impulso ad esistere e ad agire, è il nocciolo che si trova all’interno di tutti gli esseri viventi, è l’affermazione della propria individualità, del proprio essere. La lotta per la sopravvivenza es: un tumore che cresce all’interno di un corpo sono due esseri viventi che lottano l’uno contro l’altro per affermare l’individualità o dell’uno o dell’altro. Il corpo lotta per far morire il tumore, il tumore lotta per far morire il corpo. La volontà di autoconservazione la troviamo in tutti gli esseri viventi e la troviamo in ogni azione, la troviamo al massimo della sua radicalizzazione nell’amore sessuale, nel rapporto sessuale, perché mentre il combattere per la vita interessa un segmento che ha un inizio e una fine, il dare vita ad un'altra creatura vuol dire che si vuole perpetuare la nostra esistenza all’infinito. Uscire dalla solitudine della nostra vita e affermare la vita oltre alla morte (pessimismo) La volontà di vivere domina tutto l’universo, non ha nulla a che fare con la coscienza e la ragione. È al di fuori del tempo, della causa e della casualità. È un’unica volontà che si esprime tramite gli esseri viventi. La volontà è intenzionalità. Se l’uomo segue le sue passioni le segue perché la sua volontà supera la ragione. Invece con Schopenhauer e altri filosofi che verranno dopo (Freud) si distingue l’impulso dalla motivazione. L’impulso è la vera causa inconsapevole delle nostre azioni, la motivazione è un meccanismo di difesa, è cosciente e tende a razionalizzare le nostre azioni, pulsioni Schopenhauer: distinzione tra mondo conscio e inconscio. La volontà di vivere è l’essenza di tutta la realtà e si trova uguale in tutto l’universo. Le idee sono la prima oggettivazione della volontà. Per Platone le idee avevano valore ontologico, per Kant avevano un valore gnoseologico, per Schopenhauer (che fa una riflessione esistenziale) hanno valore ontologico La rappresentazione esiste solo quando coesistono soggetto e oggetto (senza soggetto non ci sarebbero delle immagini/rappresentazioni, senza oggetto non avremmo il materiale da rappresentarsi). Il mondo dei fenomeni è retto da un rigido determinismo che corrisponde a un oggeto di causa e di effetto. VOLONTA’ DI VIVERE: E’ un istinto cosmico attraverso cui gli esseri viventi tendono a conservare se stessi anche a discapito degli altri -> individualismo tipico in particolare della società borghese “quello che mi interessa sono io”. CRITICA ALLE FILOSOFIE PRECEDENTI E ALLE RELIGIONI: Hanno cercato di trovare una finalità, un significato al mondo (che secondo lui un senso non ce l’ha) e al vivere tramite Dio, la ragione, le forze. Si tratta di filosofie illusorie, per questo Schopenhauer fa parte dei filosofi del sospetto (Nietzsche-> fa crollare le certezze metafisiche, Marx-> fa crollare la certezza in campo economico, Freud-> certezze psicologiche), ovvero coloro che mettono in dubbio le certezze, quindi l’uomo cade perchè è la certezza che esiste un piano provvidenziale, una società solida, un Dio che gli da sicurezza. Shopenhauer fa parte di questo gruppo perchè fa crollare le certezze date dalla ragione e riflette su delle dimensioni inconscie presenti nell’universo e nell’uomo. PESSIMISMO COSMICO/ PARS DESTRUENS: Perchè il nocciolo di tutti gli esseri viventi e per cui dei fenomeni è la volontà? Perchè la volontà porta dolore? Perchè volere significa desiderare qualcosa che non si ha, determina una mancanza, l’assenza di qualcosa che si ricerca e che non ha. L’uomo è in perenne ricerca di ciò che non ha, per cui non è mai soddisfatto appieno perchè ogni volta che riesce a soddisfare un desiderio immediatamente ne ricerca un altro. Dopo aver soddisfatto un desiderio si cade nella noia fino a quando un altro desiderio non appare e inizia un’altra corsa a realizzare qualcosa che non si ha. L’esistenza è un pendolo che oscilla tra il bisogno (mancanza, sofferenza, dolore) e la noia, e l’incapacità di raggiungere il piacere è quella di riempire il vuoto dell’esistenza. Nel mondo tutto è sofferenza. Qui vediamo il suo pessimismo cosmico che vede al centro di tutto il male inteso come sofferenza e l’uomo può arrivare alla consapevolezza di ciò attraverso il corpo che ci permette di fare esperienza dell’essenza della realtà che è la volontà di vivere. PARS COSTRUENS: L’uomo può uscire da questo stato di dolore attraverso l’arte e l’ascesi (concetto tipicamente orientale) negando la volontà di vivere per cui negando la propria individualità ed il proprio egocentrismo, per trasformare la volontà in noluntas (non volontà). Questo non è un esito nichilista (negazione del tutto), non ha nulla a che vedere con atteggiamenti autodistruttivi tra cui il suicidio perché - il suicidio sopprime solo una volontà, un fenomeno, ma la volontà di esistere continua ad esserci in tutti gli altri fenomeni. Per cui il suicidio non risolve il problema della sofferenza. - Il suicidio non è un negare la volontà di vivere, ma un affermare la volontà di vivere; non si nega la volontà di vivere in maniera universale, ma si afferma la volontà di vivere in modo diverso. ARTE: permette all’uomo di uscire dalla propria individualità, in favore dell’immedesimazione nell’opera artistica. Per l’uomo esiste solo l’illusione che l’opera artistica fa nascere in lui ed egli si allontana dal mondo della rappresentazione, si allontana da quella forma di determinismo basato sul principio di causalità. La forma più alta di arte è la tragedia, cioè la manifestazione di tutti i sentimenti umani, rappresentazione della vita e della morte, della gioia, dolore, invidia, ricatto, tradimento, cattiveria. Rende i sentimenti universali perchè con la tragedia ci rendiamo conto che i sentimenti che proviamo noi li provano tutti, per cui la cosa ci rassicura. La musica ha un ruolo particolare (come per Platone), è indipendente dal mondo dei fenomeni, fuori dalla realtà, potrebbe esistere anche se non ci fosse il mondo. Nella musica non troviamo un sentimento individuale, ma è la generalizzazione dei sentimenti, ne esprime l’essenza dei modi di essere. Inoltre la musica è un linguaggio universale che tutti possono comprendere ed infatti è astratto. Proprio per questo è capace di sollevare l’uomo anche se solo per poco dalla sua infelice esistenza. Ma l’arte non è sufficiente perché è solo un distacco temporaneo dal mondo dei fenomeni, quindi l’uomo prima o poi si sveglia da questo bel sogno e ritorna nel mondo dei fenomeni. Allora bisogna fare un altro passo che è quello dell’ascesi. ASCESI: realizza appieno la noluntas cioè la negazione della volontà perchè coloro che sono in grado di ascendere si distaccano dal mondo dei fenomeni e dalla loro individualità. Per raggiungere la nonluntas ci sono tre momenti:  GIUSTIZIA: Consiste nel far conoscere agli uomini che il proprio dolore è il dolore degli altri e non è altro che la rappresentazione della volontà di esistere, di un dolore universale. Consapevole di ciò passa alla compassione, perchè se tutti soffrono tutti hanno bisogno di compassione  COMPASSIONE: Proprio per questo dolore universale l’uomo ha bisogno di compassione, cioè capire che anche gli altri soffrono. Per cui si ama l’altro grazie alla pietas cioè alla carità che è il vero amore verso gli altri, in maniera altruistica. L’uomo che compatisce raccoglie in sé i dolori passati presenti e futuri di tutti gli uomini. Si può comprendere anche grazie all'etimologia: cum - patire, patire con l’altro. L’uomo consapevole di ciò può arrivare al momento più estremo che è quello dell’ascesi  ASCESI: Per raggiungerla è necessaria la rinuncia delle passioni in favore delle virtù (prima di tutto la castità, in quanto il gesto sessuale è estrema affermazione della volontà di vivere). Per arrivare all’ascesi dunque ci si deve dedicare ad alcune virtà come la povertà, l’abnegazione, il sacrificio, il digiuno, la rassegnazione. Queste volontà si trovano anche nel mondo cristiano, ma l’ascesi shopenhauariana non ha nulla a che vedere con quella cristiana che serve perchè l’uomo possa ricongiungersi con Dio quindi con il trascendente. Invece l’ascesi di cui lui parla è il tipico Nirvana dei buddisti che serve all’uomo a non soffrire più attraverso il distacco con il mondo della rappresentazione, l’ascesi è l’esperienza del nulla, si nega il mondo.
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