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Scritti sulle arti (Jean Jacques Rousseau), Dispense di Musica

sintesi del libro "Scritti sulle arti" per il corso di Filosofia ed estetica musicale

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 09/03/2021

simona-babbi
simona-babbi 🇮🇹

4.6

(12)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Scritti sulle arti (Jean Jacques Rousseau) e più Dispense in PDF di Musica solo su Docsity! Scritti sulle arti Discorso sulle scienze e sulle arti Rousseau afferma che le scienze e le arti non fanno altro che farci apprezzare le leggi e la società in cui si vive, permettendoci di sopportare il nostro stato di schiavitù, soffocando così quel senso di libertà per la quale sembravamo nati. Diventiamo così uno strumento di controllo da parte dei tiranni, che non ci hanno permesso di coltivare le virtù. Con le arti sono cambiati i nostri modi: inizialmente eravamo rozzi, ma almeno eravamo naturali, ora invece siamo più civilizzati ma siamo tutti uguali, nascondendo il nostro vero io. Quindi ognuno mostra qualcuno che non è, facendo sì di non fidarci l'uno dell'altro. Siamo tutti un unico gregge nelle mani dei più forti. Le scienze nascono dai vizi e soprattutto dall'ozio, alimentandolo facendo sì che lo stato perda tempo in conoscenze che si rivelano inutili in quanto non contribuiscono a renderici meglio governati o più prosperi. Inoltre porta al lusso, altro vizio che soffoca le nostre virtù. L'uomo è disposto a qualsiasi cosa pur di arricchirsi. L'artista è disposto a creare un'opera mediocre da cui riceve applausi ora piuttosto che un'opera solenne che verrà ricordata nel futuro. Si preferisce vedere il talento e la sapienza piuttosto che la rettitudine. Si insegnano ai ragazzi saperi che poi verranno dimenticati piuttosto che doveri utili per sempre. Ormai ci sono solo dei gran sapientoni e non più cittadini, e se ci sono, sono nelle campagne a impoverirsi. Quindi Rousseau prega che si ritorni allo stato di ignoranza, l'unico modo per raggiungere la felicità. Gli unici uomini che si possono dare alla scienza e alle arti sono coloro che riescono a procedere sulle loro orme, senza un maestro. Loro non studiano per farsi giudicare e piacere dagli altri, ma per piacere a sé stessi. Perciò chi ha talento lo coltivi, chi non ce l'ha si accontenti. Prefazione di “Narciso” Rousseau decide di parlare di sé stesso e di come si sia meritato la stima di sé stesso senza pensare alla stima altrui. Risponde anche a coloro che lo accusano di dare contro le arti nonostante lui faccia dell'arte il suo mestiere: secondo lui nessuno si comporta secondo i propri sentimenti, perciò non si dovrebbe giudicare quelli altrui. Inoltre lui con il tempo è cambiato e ha tutto il diritto di cambiare anche la propria opinione sui suoi studi. Dopo torna al discorso dell'influenza delle scienze e delle arti sui costumi dei popoli, consinderandoli degenerati. Il gusto per le arti nasce dall'ozio e dal desiderio di distinguersi dagli altri, ma se tutti seguono questo ragionamento, alla fine sono tutti uguali senza distinzioni. Questo gusto annulla l'amore verso i doveri, perciò tutti pensano a essere uomini piacevoli invece di uomini retti. Sentendosi sempre in competizione con gli altri, questi comportamenti annullano i legami sociali. Perciò le scienze e le arti portano più male che bene. Se un uomo vuole farsi accettare nella società, deve abbandonare le proprie virtù e darsi ai costumi dell'arte. L'unico lato positivo è che pensando solo ai propri vizi, si eviterà di pensari a mali peggiori. Perciò Rousseau propone di lasciare aperti accademie, università, teatri e altri luoghi di intrattenimento per distrarre i cittadini da atti peggiori. Quindi le arti non conducono verso il bene ma allontanano dal male. Lettera a D'Alambert sugli spettacoli D'Alambert aveva proposto in un passo de “L'Encycolpedie” l'apertura di teatri a Ginevra. Però si rende conto che gli attori sono troppo libertini, perciò propone di imporre certe regole per evitare problemi. Rousseau risponde esponendo altri problemi riguardo il teatro. Intanto lo considera una perdita di tempo e il lavoratore non si può dare all'ozio, visto che è sempre stato abituato a passare il suo tempo lavorando e troverebbe insopportabile stare senza niente da fare. Inoltre gli spettacoli vengono scritti secondo le inclinazioni e le caratteristiche di un certo popolo, che possono cambiare da nazione a nazione. Per piacere al pubblico devono assecondare le loro passioni, senza però temperarle. Quindi rafforzano lo spirito nazionale ma non porta niente di nuovo per rafforzarlo. Alcuni sostenitori sostengono che il compito del teatro potrebbe essere quello di mostrare azioni malvagie per evitare che gli uomini possano poi replicarle nella realtà. Però a ciò serve la ragione e qui l'unico mezzo che si può colpire sono i sentimenti, perchè la ragione renderebbe tutto più noioso. Gli unici mezzi per cambiare i costumi di un popolo sono tre, che però non vanno bene per il teatro: -la forza delle leggi, ma il popolo va a teatro per sfuggirne -il dominio dell'opinione, ma in questo caso è il popolo che detta l'opinione -l'inclinazione al piacere, ma l'unico effetto che può ricavare è semplicemente farci tornare a teatro Perciò l'unico modo è attraverso il sentimento. Ma se si cerca di far piangere il popolo a teatro davanti una finzione, poi questi si intimoriscono e hanno paura ad esprimersi liberamente in situazioni reali. Per quanto riguarda la tragedia, si spera di mostrare misfatti per insegnare a prevenirli, ma vengono inscenate sempre situazioni inverosimili con eroi, e non uomini che si trovano nella società reale. Mostrano scene estreme e terrificanti che rischiano di insudiciare l'immaginazione degli spettatori. Perciò non si possono ricavare insegnamenti. Non si può contare neanche sulla commedia: i personaggi sono uomini più realistici e non eroi, però virtù come bontà e semplicità vengono messe in ridicolo per prediligere invece menzogna e astuzia. Inoltre il teatro mostra la società in maniera sbagliata: gli autori per avere buone intenzioni e non corrompere i costumi del pubblico, hanno preferito sostituire le scene scorrette da loro apprezzate con scene d'amore. Ciò porta all'inclusione di donne sulla scena. Rousseau ha notato come il ruolo della donna sia cambiato nel tempo, visto che gli antichi pensavano che la donna più onorevole era quella che rimaneva in casa senza farsi vedere e sentire, mentre ora la donna non ha paura di farsi notare. Ma la paura di Rousseau è che la donna possa calpestare gli uomini e primeggiare sulla scena. Tra l'altro per le scene d'amore la donna sceglierebbe più volentieri un uomo giovane piuttosto che uno vecchio, mettendo questo in secondo piano, spesso facendoli interpretare personaggi negativi come tiranni. Perciò viene mostrata a teatro la visione di una società governata dalle donne con i vecchi messi da parte o disprezzati. Rousseau elenca poi le conseguenze che potrebbe avere la costruzione di un teatro in un paesino in cui regna la semplicità: -allentamento dei ritmi di lavoro: i lavoratori saranno spesso distratti dopo aver visto uno spettacolo -aumento delle spese: costa tempo e denaro per prepararsi ad andare a teatro -diminuzione delle vendite: con i lavoratori distratti, ci sarà una minor produzione, e per continuare a guadagnare saranno costretti ad aumentare i prezzi -introduzione di imposte: le compagnie teatrali guadagno solo con gli spettacoli, che si svolgono nelle piazze. Quando giunge l'inverno, non possono smettere di recitare, se no non riuscirebbero a sopravvivere. Perciò lo stato si deve occupare di sgomberare le strade dalla neve e rendere possile l'organizzazione di spettacoli. Per pagare questi lavori, lo stato dovrà introdurre delle tasse -introduzione del lusso: nel teatro si incontrerà molta gente, perciò bisogna farsi vedere vestiti bene. Così i cittadini onesti vengono corrotti dalla lussuria Perciò si arriva alla conclusione che per le persone già corrotte (quelli della città), questi spettacoli non fanno nulla, anzi sono utili, ma per coloro che invece sono ancora onesti, possono nuocere il buon senso (quelli dei paesini). Perciò l'unica soluzione per Rousseau è prevenire il male sul nascere evitando di istituire i teatri, ma se ciò non è possibile, allora bisogna rendere onesti i commedianti, riconsiderando l'idea di D'Alambert. Infatti interpretando personaggi diversi sul palco, il loro mestiere consiste nell'ingannare gli uomini, che potrebbe andare bene nel teatro ma danneggiare fuori. Inoltre pensa che il cattivo comportamento degli attori sia dovuto alle attrici. Le donne dovrebbero stare a casa, e se si mostrasse così in pubblico andrebbe contro la sua natura. Inoltre con il teatro cambierebbero anche i divertimenti: per ora i gli uomini a Ginevra si divertono in semplici circoli in cui possono essere chi vogliono e parlare di ciò che vogliono lontano dalle donne. Grazie a questi circoli si riuniscono creando legami che possono solo giovare alla società. Istituendo i teatri invece gli uomini saranno costretti a chiudere i circoli, dovranno riunirsi con le loro signore per prepararsi ad andare a vedere lo spettacolo, senza poter stare comodamente. Inoltre il teatro favorisce la diseguaglianza, visto che il prezzo del biglietto potrebbe andare bene per il Rousseau la melodia deriva dall'accento della lingua, che può cambiare a seconda della storia e dei climi dei popoli. Quindi il suono della voce che canta è lo stesso della voce che parla ma con una durata e permanenza (ritmo). L'accento determina l'elevazione o l'abbassamento dei toni mentre il ritmo determina la misura. Il greco è la lingua con più accento, quindi più vicina al canto. Però poi con il progresso della ragione rese la lingua più artificiale, più fredda e meno accentata. Perdendo eloquenza la melodia, i musicisti iniziarono a concentrarsi sull'armonia e sempre meno sulle inflessioni della lingua che costituisce la melodia. Si sono separati linguaggio e canto, il primo privod di tono e il secondo un insieme di accordi che cercano di sostituire la lingua ma rendendolo solo un boato. Così il sistema musicale divenne più armonico, perdendo l'energia che trasmetteva prima la melodia. Così si preferisce il piacere fisico a quello emotivo, si dà più importanza agli accordi rispetto al canto. Rameau aveva un opinione diversa, visto che puntava solo sui sensi. Ma bisogna rendersi conto che attraverso un linguaggio universale e sistematico non si può arrivare alle passioni Dizionario di musica COMPOSITORE= chi scrive musica e conosce le regole di composizione. Bisogna essere nati con quest'arti, altrimenti si farà sempre qualcosa di mediocre. EFFETTO= impressione piacevole che la musica fa arrivare ai sensi e al cuore. Infatti l'effetto viene considerato imprescindibilmente bello. Chiunque attraverso la pratica può imparare a riconoscere l'effetto, ma solo il genio può crearlo, che si limità alla semplicità senza troppi elaborazioni inutili. Perchè molti musicisti mediocri pensano che per creare una buona musica bisogna riempirla di accordi. La musica semplice è più immediata, arriva prima al cuore GENIO= il genio non va cercato. Chi ce l'ha, lo riconosce. Esprime le idee attraverso i sentimenti, attraverso gli accenti che riescono a trasettere nel cuore queste passioni. Se non si riescono a percepire, allora non si ha il genio. Solo il genio può generare i brani di prima intenzione, ovvero quei brani la cui idea ti viene all'improvviso e non tornerà più. Quelli sono i brani più esaltanti GUSTO= il gusto è il più facile da riconoscere ma il più difficile da spiegare. Ci sono due tipi di gusto: un gusto personale che cambia da persona a persona (melodia) e un gusto universale che riescono a riconoscere i più critici (armonia). Il gusto guida il musicista verso le vette più alte dell'arte e lo spettatore verso il bello. È la capacità di riconoscere anche la musica più semplice ESPRESSIONE= come il musicista esprime i sentimenti che vuole trasmettere, sapendo riconoscere il tono giusto per ogni sentimento (se più alto o più basso). C'è un'espressività di scrittura e una di esecuzione e l'unione delle due creano la musica più bella IMITAZIONE= la musica e la pittura sono le due arti d'imitazione e entrambe sono limitate nei sensi, la pittura alla vista e la musica all'udito. Ma la pittura può imitare solo ciò che è visibile, mentre la musica può imitare anche ciò che non è visibile. Non lo fa ricostruendo le scene che vuole imitare ma vuole suscitare gli stessi movimenti che si vedrebbero con gli occhi. MELODIA= successione di suoni regolata da ritmo e armonia in modo da creare una sensazione piacevole. La melodia è composta da ritmo, e dall'accento della lingua del posto. Il ritmo è composta da metro, ovvero la divisione del tempo in più parti uguali, e movimento, ovvero la velocità della misura. Ci può essere ritmo anche senza suono ma questi gli danno corpo e lo rendono meno meccanico. Grazie al suono poi, il ritmo viene trasmesso anche allo spettatore. UNITà DI MELODIA= tutte le arti hanno un'unità di oggetto che costituisce nella fonte di piacere che procura allo spirito. In questo caso sono i vari elementi che costituiscono la melodia e il suo piacere. Il piacere procurato dall'armonia è solo sensoriale, mentre quello della melodia è legato al sentimento. L'armonia però rafforza la melodia. MUSICA= La musica è “l’arte di combinare i suoni in modo piacevole all’ascolto”; la prima definizione che propone Rousseau alla voce Musique è del tutto generica e rimanda implicitamente a un approfondimento di cosa si intenda per suono. La definizione suggerita è estremamente interessante: “Quando il movimento trasmesso all’aria dalla collisione di un corpo colpito da un altro giunge fino all’organo uditivo, vi produce una sensazione che si chiama rumore [...]; ma esiste un rumore dotato di risonanza e determinabile che viene chiamato suono”. Il suono è dunque una specie particolare di rumore; entrambi appartengono allo stesso fenomeno e condividono la stessa natura ACCENTO= si definisce così, all'accezione generale, ogni modifica della voce parlante, nella durata o nel tono delle sillabe e delle parole da cui è composto il discorso. A ciò è legato il ritmo e l'intonazione. Ci sono tanti diversi accenti quante sono le maniere di modificare la voce e tanti diversi accenti quante le cause delle modifiche. Ci sono tre tipi di accenti: -accento grammaticale, che rendono le sillabe gravi o acute, breve o lunga -accento logico (o razionale), determinato dalla punteggiatura -accento oratorio (o patetico), che determina le inflessioni della voce e su questo gioca il musicista Quindi la maggiore o minore presenza di accento determina se una lingua è più o meno musicale. Infatti i toni della voce cantante imitano già gli accenti della parola. Perciò una lingua con pochi accenti, sarà meno melodica. L'accento universale della natura strappa solo grida inarticolate mentre dall'accento della lingua deriva la melodia peculiare di ogni nazione. Le passioni sono uguali per tutte le nazionalità, ma ogni nazione le esprime a modo suo. L'accento grammaticale viene applicato sul recitativo, per rendere più sensibile l'articolazione delle parole. L'accento patetico ha la meglio sulle arie drammatiche e entrambi subordinatia un terzo tipo di accento (accento musicale), determinato dalla melodia. Bisogna consultare quest'ultima per creare una qualsiasi aria. Per un canto drammatico bisogna consultare l'accento oratorio per dare il giusto tono e arrivare meglio allo spettatore. È scontato che bisogna consultare anche quello grammaticale per esprimersi bene. Invece l'accento logico è meno indispensabile, visto che si cerca di colpire il cuore e non la mente. ARIA= Canto che si adatta alle parole di una canzone o di una piccola poesia propria ad essere cantata e, per estensione, si chiama aria la canzone stessa. Nell’Opera si chiamano arie tutti i canti misurati per distinguerli dal recitativo, e in generale si chiama aria ogni pezzo completo di musica, vocale o strumentale, che formi un canto. Paragonadolo alla pittura, le arie sono la tela, la melodia il disegno e l'armonia il colore. Per colpire l'aria deve essere eseguita dal genio. CANTARE=Nell’accezione più generale, significa formare con la voce suoni variati e percepibili. Ma più comunemente si intende articolare diverse inflessioni della voce, sonore, piacevoli all’udito, mediante intervalli ammessi in musica e consentiti dalle regole della modulazione Si canta più o meno piacevolmente a seconda che si abbia una voce più o meno piacevole e sonora, l’orecchio più o meno assoluto, l’organo fonatorio più o meno flessibile, il gusto più o meno formato e maggiore o minore pratica nell’arte del canto. La maggiore o minore disposizione al canto deriva anche dal clima in cui si è nati, e dal minore o maggiore accento della propria lingua madre. Infatti, più la lingua è accentuata, e di conseguenza melodiosa e cantante, più coloro che la parlano avranno una naturale maggiore facilità nel cantare. CANTO= Sorta di modificazione della voce umana, mediante la quale formiamo suoni variati e percepibili. Osserviamo che, per dare a questa definizione la portata universale che deve avere, non bisogna solo intendere, per suoni percepibili, quelli che possiamo riconoscere nelle nostre note musicali e rappresentare con i tasti di un clavicordo, ma tutti quelli di cui possiamo percepire l’unisono e calcolare gli intervalli in una qualsiasi maniera. È molto difficile determinare in cosa la voce che forma la parola differisca da quella che forma il canto. Il canto melodioso e percepibile non è che una imitazione calma e artificiale degli accenti della voce parlante o appassionata; E poiché, tra tutte le imitazioni, la più interessante è quella delle passioni umane, di tutti i modi di imitare, il più piacevole è il canto. Inventare canti nuovi è proprio dell’uomo di genio: trovare dei bei canti è proprio dell’uomo di gusto. CANZONE= Piccolo poema lirico piuttosto breve, che riguarda di solito soggetti piacevoli, cui si aggiunge un’aria da cantare. L’uso delle canzoni sembra essere una conseguenza naturale di quello della parola, e non è infatti meno generale: ovunque si parli, si canta. COMPOSIZONE= In una composizione l’autore ha per soggetto il suono fisicamente considerato e per oggetto il solo piacere dell’udito, oppure si può elevare alla musica imitativa e cercare di emozionare i propri ascoltatori mediante degli effetti morali. A un primo sguardo, basta che cerchi dei bei suoni e degli accordi piacevoli, ma a un secondo egli deve considerare la musica nei suoi rapporti con gli accenti della voce umana, e nelle possibili conformità tra i suoni armonicamente combinati e gli oggetti imitabili. CONTROSENSO= Vizio nel quale incorre il musicista quando rende un pensiero diverso da quello che dovrebbe. COPISTA= Colui che copia la musica. Il copista più abile è colui la cui musica si esegue con maggiore facilità, senza che il musicista sappia perché. DISEGNO= Si tratta dell’invenzione e della condotta del soggetto, della disposizione di ogni parte e dell’ordine generale del tutto. Non è sufficiente comporre dei bei canti e una buona armonia, bisogna connettere tutto ciò per mezzo di un soggetto principale, al quale si rapportano tutte le parti dell’opera e grazie al quale essa sia una. Bisogna che tutto si rapporti ad un’idea comune che lo riunisca. OPERA= Le parti che costituiscono un’Opera sono: il poema, la musica e la decorazione. Per mezzo della poesia si parla alla mente, per mezzo della musica all’orecchio e per mezzo della pittura agli occhi. Tutto ciò si deve riunire per emozionare il cuore e veicolare per mezzo dei diversi organi la medesima impressione. I suoni della voce parlante non essendo né sostenuti né armonici, non sono percepibili e difficilmente quindi s’accordano con quelli della voce cantante e degli strumenti, almeno nelle nostre lingue, troppo distanti dal carattere musicale. Infatti non sapremmo come altro intendere i passi dei greci antichi sul loro modo di recitare, se non supponendo che la loro lingua fosse talmente accentuata da far sì che le inflessioni del discorso nella declamazione formassero degli intervalli musicali e percepibili: perciò possiamo dire che le loro pièces teatrali fossero delle specie di Opere; al tempo stesso questo è il motivo per cui, presso di loro, non poteva esserci un’Opera propriamente detta. Nella difficoltà d’unire il canto al discorso nelle nostre lingue, è facile capire come l’intervento della musica come parte essenziale debba dare al poema lirico un carattere diverso da quello della tragedia e della commedia, e farne una terza specie di dramma, con le sue regole specifiche. Quando nacque l’Opera i suoi inventori, per eludere la scarsa naturalezza dell’unione tra musica e discorso nell’imitazione della vita umana, decisero di trasporne la scena nei Cieli o agli Inferi, e - non sapendo far parlare gli uomini - preferirono far cantare dèi e diavoli piuttosto che eroi e pastori. Però nonostante una immensa apparecchiatura si produceva uno scarso effetto, perché l’imitazione era sempre imperfetta e grossolana, l’azione non naturale non era interessante e i sensi non si prestano molto ad essere ingannati se il cuore non partecipa. Si cominciò così a percepire che indipendentemente dalla declamazione musicale, che spesso la lingua mal sopportava, la scelta del movimento, dell’armonia e dei canti non era indifferente a ciò che si aveva da dire e che, di conseguenza, l’effetto della musica che fino ad allora
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