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Se questo è un uomo, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Sintesi + analisi del libro di Primo Levi

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 20/09/2018

mariaritagigliottino
mariaritagigliottino 🇮🇹

4.6

(56)

17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Se questo è un uomo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! SE QUESTO E’ UN UOMO – PRIMO LEVI AUTORE Primo Levi è nato a Torino nel 1919. Dopo essersi laureato in chimica nell'estate del 1943, si unì ad una banda di partigiani. Catturato, fu deportato ad Auschwitz nel marzo del 1944 e sopravvisse sino al gennaio dell'anno seguente, quando il campo fu liberato dalle truppe sovietiche. L'avventuroso rimpatrio seguì un itinerario imprevedibile attraverso mezza Europa: Levi lo ha raccontato nel suo libro “La tregua”, che ha ripetuto il successo mondiale di “Se questo è un uomo” (1947). COMPOSIZIONE dicembre 1945 - gennaio 1947. NARRATORE interno con punto di vista interno. Infatti l’autore è anche il protagonista assoluto dell’opera. PERSONAGGI PRINCIPALI Primo Levi: è il protagonista di questo romanzo. Entrato nella BUNA, il campo di sterminio nel quale venne segregato per circa un anno e mezzo, il suo nome è cambiato da Primo al numero 174517 tatuatogli sul braccio destro. Nei primi tempi passati nel campo di prigionia riesce a conservare le energie, riuscendo quindi a svolgere abbastanza facilmente le mansioni a lui assegnate, ma col passare del tempo le forze lo abbandonano a causa della pessima alimentazione (zuppa di patate annacquata) che non gli consente di recuperare le energie. Fisicamente Primo Levi si presenta come un uomo basso, con palpebre e guance gonfie, collo sottile e costole in evidenza. Levi è un uomo astuto, deciso e coraggioso, ma è anche comprensivo e molto intelligente. Alberto: è il migliore amico di Levi all'interno del campo. È un giovane venticinquenne di origine italiana che, appena entrato nel lager, ha dimostrato una grande capacità di adattamento. Egli è entrato nel campo a testa alta e vi vive a testa alta e incorrotto. Ha capito che la vita in Buna è una guerra: non si è concesso indulgenze, non ha perso tempo a recriminare o ad autocommiserarsi, anzi, fin dal primo giorno è sceso in campo. Lo sostengono l'intelligenza e l'istinto: ragiona giusto e sa tutto al volo. Alberto capisce un po' di francese e capisce quando gli parlano tedeschi e polacchi, risponde in italiano e a gesti, si fa capire subito e riesce simpatico. Lotta per la sopravvivenza eppure riesce ad essere amico di tutti; conosce chi bisogna corrompere, chi evitare, chi impietosire, a chi resistere. Arthur: è un piccolo e magro contadino francese che, alla fine del romanzo, fra la fuga dei tedeschi e l'arrivo dei russi, aiuterà con il connazionale Charles, Primo a sfamare le molte persone malate rimaste come loro nel campo. È una persona molto coraggiosa, attenta e sicura di sé. Charles: è un insegnante di trentadue anni di nazionalità francese. È un uomo forte sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista morale, è comprensivo, deciso nelle sue azioni ed è coraggioso. PERSONAGGI SECONDARI Lorenzo: diviene amico di Levi nel periodo in cui i russi si stavano avvicinando al campo di concentramento. Costui aiuta molto l'autore rammentandogli continuamente il suo modo di essere buono perché la sua umanità è pura e incontaminata; riesce, così, nel suo intento permettendo a Primo di non dimenticare di essere un uomo. Jean: è un giovane studente ventiquattrenne che lavora nel KOMMANDO CHIMICO con la carica di PIKOLO, ovvero di fattorino addetto alla pulizia della baracca, a lavare le gamelle, alla consegna degli attrezzi, al conto delle ore di lavoro nel kommando. Steinlauf: diviene il migliore amico dell'autore già una settimana dopo che questi è entrato in Buna. Ha cinquant'anni ed è un sergente dell'esercito austro-ungarico. Verso la fine del romanzo, quando la Buna è ormai sotto il controllo dei prigionieri poiché le SS si sono ritirate all'arrivo dei russi, altri personaggi vengono in aiuto di Primo, di Charles e Arthur. Fra questi troviamo: Schepschel: vive nel lager da ormai quattro anni. Ha visto morire attorno a sé decine di migliaia di suoi simili, a partire dal pogrom che lo ha cacciato dal suo villaggio in Galizia. Qui aveva moglie e cinque figli e un negozio di sellaio. È un uomo poco robusto, non ha molto coraggio, non è neppure molto simpatico, né molto malvagio; è anche poco furbo e non ha trovato una sistemazione che gli conceda un po' di riposo. Ogni tanto ruba in Buna una scopa per poi rivenderla e, quando ha messo da parte un po' di pane affitta i ferri da ciabattino e costruisce bretelle. Ingegner Alfred L.: prima di entrare in Buna dirigeva nel suo paese una importantissima fabbrica di prodotti chimici. È un uomo robusto sulla cinquantina, sempre ben pulito e con abiti nuovi. Svolge l'incarico assegnatogli nel lager mettendoci molto impegno. Si adatta con molta facilità alle leggi del campo. Henri: è un giovane ventitreenne molto intelligente, parla francese, tedesco, inglese e russo, possiede inoltre un'ottima cultura classica e scientifica. Fisicamente ha il corpo e il viso molto delicati, gli occhi neri e si muove in modo molto elegante. si prefigge l’obiettivo di sconvolgere l’animo del lettore con la descrizione minuziosa delle atrocità del lager (“Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione”) né egli vuole “formulare nuovi capi d’accusa”. Piuttosto, con l’atteggiamento tipico dello scienziato (si pensi anche ad un’opera come Il sistema periodico del 1975), Levi vuole “fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano”. Per l’autore infatti l’odio razziale per il “diverso” è una “infezione latente” che giace nel fondo dell’animo umano. Quando questa convinzione diventa un “dogma” e un sillogismo per cui ogni straniero in quanto tale è da eliminare, allora nascono i campi di sterminio, che è per Levi “il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza”. Di fronte a questo rischio per l’umanità, il valore della testimonianza è irrinunciabile, ed è tale da condizionare in profondità la struttura e la natura stessa del libro. La scrittura di getto del libro - “in una specie di trance”, come dirà Levi in un’intervista del 1984 - spiega il “carattere frammentario” della sua struttura, poiché “i capitoli sono stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza”. La necessità della testimonianza si unisce insomma in Se questo è un uomo con il valore inestimabile di ciò che si vuole raccontare. Levi specifica ciò anche nell’ultima riga della Prefazione, dove, a scanso di equivoci, precisa che: Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato. LA POESIA INTRODUTTIVA, SHEMA’ 1. Voi che vivete sicuri 2. Nelle vostre tiepide case, 3. Voi che trovate tornando a sera 4. Il cibo caldo e visi amici: 5. Considerate se questo è un uomo 6. Che lavora nel fango 7. Che non conosce pace 8. Che lotta per mezzo pane 9. Che muore per un sì o per un no. 10. Considerate se questa è una donna, 11. Senza capelli e senza nome 12. Senza più forza per ricordare 13. Vuoti gli occhi e freddo il grembo 14. Come una rana d’inverno. 15. Meditate che questo è stato: 16. Vi comando queste parole. 17. Scolpitele nel vostro cuore 18. Stando in casa andando per via, 19. Coricandovi alzandovi; 20. Ripetetele ai vostri figli. 21. O vi si sfaccia la casa, 22. La malattia vi impedisca, 23. I vostri nati torcano il viso da voi. Questa poesia precede il racconto e ce ne dà già i caratteri principali, ponendosi come testo programmatico, nel quale l’autore esprime il proprio pensiero riguardo al tema che andrà a trattare. La poesia si apre con un “voi” che chiama subito in causa il lettore e la sua coscienza. Viene evocata una condizione normale, la sicurezza della nostra vita di tutti i giorni. Il v.5 richiama però il lettore all’attenzione e a giudicare quello che si sta per dire. Dal v.6 iniziano infatti una serie di immagini di degradazione che ribaltano l’atmosfera di tranquillità e sicurezza che avevano evocato i primi versi. In questo modo si crea un contrasto stridente tra noi e gli uomini descritti in questi versi, privati di ogni caratteristica umana. Ancora più disumanizzate sono le donne, senza capelli, senza ricordi e perfino ormai senza senso materno. Il v.15 riporta l’accento sulla memoria e sulla consapevolezza che il lettore deve avere di ciò che è successo nei campi di concentramento. I versi successivi ribadiscono l’obbligo di ricordare quello che è stato e tramandarlo ai posteri, affinché l’errore e l’orrore non si ripetano. Nel finale il poeta tocca il tono della maledizione, tipico della Bibbia e del mito classico, una maledizione che colpirà chi non conserverà la memoria. GENERE: TESTIMONIANZA O ROMANZO? Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale vengono pubblicate molte testimonianze e memorie di sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti. Questi testi hanno un valore documentario. Nella prefazione a Se questo è un uomo Primo Levi ci dice che ciò che l’ha spinto a scrivere il libro è la ricerca di una liberazione interiore, il bisogno di raccontare la sua terribile esperienza. La narrazione ha un carattere frammentario, che conferma le veridicità dei fatti, in quanto i ricordi si compongono nella nostra mente per frammenti. Il racconto si svolge in prima persona, poiché l’autore parla di eventi che ha realmente vissuto. Il narratore si identifica quindi sia con il protagonista che con l’autore. Al racconto dei fatti si uniscono commenti, pensieri dell’autore, interpretazioni dei fatti, divagazioni su vari temi e riflessioni sulla condizione umana. Levi descrive i processi psicologici suoi e degli altri deportati, che risultano molto importanti in una situazione così tremenda. L’autore racconta piccoli particolari, ci parla di persone, dei loro nomi e delle loro azioni: tutto questo ha lo scopo di dare una dimensione umana al racconto e di descrivere la progressiva perdita di umanità all’interno del lager. Vengono descritti i riti degli ebrei, che ci ricordano l’antico dolore di un popolo senza terra e più volte deportato. Spesso l’autore chiama in causa il lettore, ponendo domande su cosa avremmo fatto noi in quella situazione. Ci sono poi molti riferimenti letterari: il principale è quello a Dante e in particolare all’Inferno, a cui il lager viene paragonato. Questi elementi, insieme a uno stile e ad una lingua elevati e molto curati, danno a questo memoriale la dignità di un romanzo e lo rende per di più uno dei romanzi migliori del dopoguerra, oltre che documento storico importantissimo. TEMA DELLA MEMORIA Come abbiamo detto fin dall’inizio parlando della poesia introduttiva, il tema principale del romanzo è la memoria. Il testo nasce come documento memoriale, trascrizione dei ricordi dell’autore, ma si pone anche come memoria collettiva, destinata a tramandarsi ai posteri. Questa memoria si carica inoltre di un significato e di una funzione importantissima: bisogna ricordare ciò che è stato affinché l’orrore non si ripeta, questo è il punto centrale del romanzo. METAFORA DELL’INFERNO DANTESCO Come accennato a proposito dell'undicesimo capitolo, si incontrano ripetutamente nel libro riferimenti alla Divina Commedia: la detenzione in un lager viene in qualche modo visto come viaggio nell'oltretomba, in un mondo dal quale si crede di non poter più uscire, similmente a quanto accade nell'Inferno dantesco. Si propongono in quanto segue alcuni dei numerosi riferimenti intertestuali all'opera di Dante: ▲ Il viaggio verso il lager può essere visto come il trasporto delle anime da traghettare verso l'inferno attraversando il fiume Acheronte, laddove un soldato del campo copre un ruolo simile a quello
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