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Se questo è un uomo, Appunti di Letteratura Italiana

Appunti del libro di Levi, con commento e approfondimento allegato.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 17/09/2021

Cateruberto
Cateruberto 🇮🇹

4.7

(3)

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Se questo è un uomo e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Lezione 24.05 Se questo è un uomo E' stato pubblicato a ridosso della fine della seconda guerra mondiale, nel '47, da un piccolo editore torinese, De Silva, diretta da Antonicelli, il quale impose il titolo in quanto Levi aveva pensato inizialmente ad un altro titolo. Questa piccola casa editrice fallisce, così viene dimenticato. Levi sente l'esigenza di ripubblicarlo e lo fa dopo una decina di anni circa, nel '58, da Einaudi. Tra la prima edizione e la seconda edizione vi sono dei cambiamenti (ad esempio introduce il capitolo 3 che prima era assente e anche la prima pagina era assente). Per la stesura Levi pensa questo libro già quando si trova ad Auschwitz, quando lavora al laboratorio di chimica pensa all'idea del libro e stende alcuni appunti. Subito dopo la guerra, stende e pubblica il libro: p.170= c'è il tempo di stesura (dicembre, 45 - gennaio, 47). Il libro è articolato in 17 capitoli, non numerati ma titolati, in cui Levi altema le parti diaristiche in cuì racconta gli avvenimenti vissuti in prima persona e le parti in cui riflette il suo punto di vista e commenta gli avvenimenti. C'è un paratesto che precede i capitoli, costituito da una poesia scritta da Levi e riportata senza titolo e ha la funzione di epigrafe. C'è anche una prefazione in corsivo, importante per gli scopi che ha perseguito scrivendo questo libro. L'appendice, aggiunta in un secondo momento per un’edizione scolastica del '76, si presenta come risposte a delle domande frequentemente chieste dagli studenti a Levi stesso quando andava a parlare nelle scuole. Levi era un chimico e questo ha costituito una fortuna per lui perché è stato uno dei requisiti per la salvezza. Entra nel laboratorio chimico e si sottrae ai lavori più pesanti. Dopo l'esperienza nel lager, abbandona il suo mestiere per seguire la sua passione di scrittore. Il paratesto: È una famosa poesia ebraica, datata il 10 gennaio del '46. E' una preghiera costituita da passi della Bibbia, una sorta di collage di questi passi. Si afferma l'esistenza di Dio, si dice che Dio è uno. (monoteismo). Dopo l’atto di fede, c'è una sorta di comandamento dell'amore + esortazione a ripetere queste parole, trasmettere anche ai figli in ogni momento della giornata, ovunque e sempre. Levi prende questa preghiera ebraica e la svuota, perché a lui non interessa l'atto di fede in quanto è agnostico (indifferente, si potrebbe dire laico anche dopo il lager, anche perché lui poi dirà una frase importante:'se c'è Auschwitz, non può esserci Dio’, pone il problema della giustificazione del male nel mondo). Di questa preghiera prende il titolo e il tono esortativo, cioè che bisogna trasmettere l’esperienza del lager. Dopo l'appello al popolo, ‘voî’, c'è il titolo al quinto verso, incorporato nella poesia. ll titolo è stato suggerito dall'editore perché lui aveva pensato come tale ‘Sul fondo”. C'è l'orrore del lager per un uomo ma c'è anche l'orrore del lager per una donna. C'è l'esortazione, l'obbligo della memoria, ricordare per prevenire la ripetizione dell'orrore. Chiude la poesia con una maledizione contro chi si sottrae da questo obbligo morale. Chi cede alla tentazione di dimenticare è maledetto. Questo tono dell'invettiva non è presente nel libro nel quale domina invece un tono pacato. La prefazione: Levi esordisce dicendo di essere stato fortunato perché per fortuna è stato deportato nel '44, quando il governo tedesco per venire incontro ad una carenza di manodopera decide di allungare la vita media dei prigionieri nei campi. Questo fa sì che Levi possa poi salvarsi. Nella restante parte della prefazione inserisce gli scopi della scrittura: il primo è lo studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano in determinate circostanze (gli è stato anche rimproverato questo perché passa dall'invettiva dell’epigrafe a questo studio sereno e pacata); il secondo è quello di mostrare le conseguenze della xenofobia, cioè l'odio dello straniero (non salo verso l'ebreo ma inteso come ‘altro’); terzo ed ultimo scopo è raccontare per liberarsi, di far partecipi gli altri (proprio per questo scrive i capitolo non in ordine cronologico ma per ordine d'urgenza, d'importanza nel raccontarlo e poi successivamente li metterà in ordine). anti emi B3M0 = Pegivoli HO + Odio iL cogronà degli crei. diaspoi= A Ipersioi /N falla parti del mondo cd un popolo dosifeto ad abbanimate È du oginu Ò Primo capitolo (Il viaggio): la prima pagina era assente nel ‘47, vierie aggiunta nella seconda . edizione e presenta l'esperienza di Levi da partigiano, quella a ridosso poi dal Lager. Ha 24 anni, nel '43, si era aggregato con una mandria di partigiani in montagna (amante della montagna) però è inesperto. Il fatto che vivesse in un mondo tutto suo, fatto di indignazione, il fatto di riscattare la nazione, lo porta a non avere una percezione della realtà concreta. Tutto questo lo imparerà soltanto nel Lager, lì capirà il vero senso della vita nella prigione. Quando si parla di ‘astratto senso di ribellione’ si può accostare anche Vittorini che parlava di ‘astratti furori', in quel caso della guerra civile spagnola che lo stimolava a nutrire ciò. Le milizie fasciste fanno irruzione nel rifugio di queste bande partigiane e lui viene portato in prigione e interrogato. In questo interrogatorio c'è la svolta perché confessa ai ‘repubblichini’ (i fascisti della repubblica di Salò) di essere un cittadino di razza ebraica. Prima di arrivare gli toccano delle tappe, la prima è Fossoli, un campo di internamento che smista le persone a seconda della categoria di appartenenza. In questo campo sta circa un mese e qui la vita sembra trascorrere quasi normalmente nonostante sia un campo di prigionia. L'immagine che restituisce questa normalità è molto inquietante: LL p.7= si focalizza sulla biancheria dei bambini che viene stesa ad asciugare dalle donne sui fili spinati. p.8= episodio importante sulla baracca dei Gattegno, una famiglia di ebrei, i quali molto dignitosamente si preparano per lo spostamento al campo di concentramento in Polonia. Questi prendono il cibo per l'indomani e poi si mettono seduti a terra a pregare e a piangere. Fanno questo rito religioso che appartiene alla religione ebraica. Piangono il loro destino non solo personale ma il destino di tutto un popolo, destino di dolore che appartiene al popolo ebraico. L'antisemitismo e la diaspora che ne segue è un male che da sempre affligge il popolo ebraico, che si rinnova ogni secolo. Levi viene presentato come un osservatore, come gli altri, di questa scena sulla soglia di questa baracca. Sentendo queste preghiere lamentose viene colto dal dolore e questo per lui è nuovo perché fino a questo momento era stato estraneo di queste tradizioni ebraiche, dei riti tipici. Nel giorno della partenza si registrano i primi segni di disprezzo verso queste persone perché ricevono delle percosse (p.9). La reazione dei prigionieri di fronte alla violenza degli aguzzini è di stupore perché queste percosse non venivano inflitte per dare sfogo ad un sentimento di odio ma erano i segni di una violenza gratuita, senza ragione. p.10= delle 45 persone ‘ospitate’ nel vagone di Levi, soltanto quattro sono ritornate a casa. C'è la discesa nell'inferno del campo perché viene indicata la parola chiave a cui aveva pensato Levi stesso per il titolo: p.9= il capitolo successivo infatti prenderà proprio questa parola, ‘sul fondo’. C'è una caduta verso il basso, verso un nuovo inferno (nuovo rispetto a quello di Dante nella commedia e tante sono le allusioni di questo inferno). Non si potrebbe fare a meno di pensare il destino che aspettasse a tutti però Levi stesso dice che fa natura è provvidenziale, cioè fornisce un antidoto alla sofferenza estrema. C'è l'enunciazione di una teoria, la ‘teoria dell'infelicità imperfetta’: p.9= non avevano la certezza di ciò a cui sarebbero andati incontro e questo mitiga in quel momento la sofferenza. Anche il fatto di sapere di morire può essere un modo per mitigare il dolore. | disagi del momento, il fatto di doversi procurare qualcosa per tenersi în vita, il pensiero della sopravvivenza li portava a non disperarsi, a non perdere completamente la speranza, a non toccare il fondo. Questo concetto viene ripetuto anche: p.68/69= la natura è provvidenziale, non fa sommare i dolori. Soltanto quando ta causa maggiore viene meno, lì spunta il male minore. Questo ha permesso di sopravvivere perché le sofferenze si sono affrontate volta per volta. p.11= ‘barbarici latrati dei tedeschi’: i ‘latrati’ sono i suoni emessi dai cani di combattimento, questo fa considerare un tema importante, cioè che si regredisce al regno animale, c'è un'animalizzazione sia tra i camefici She tra le vittime e nel Lager vige il principio persiano ‘homo homini lupus’. ‘Barbarici’ perché non parlano la lingua, quindi non si capisce nulla. Questo riporta ad un tema fondamentale della babele delle lingue, cioè gli aguzzini parlavano il tedesco e il polacco mentre i deportati non intendevano il loro parlato. Questo è decisivo per la sopravvivenza perché chi li posto per l'etica, della morale che invece governa il mondo comune. Nel Lager vige il principio della lotta per la sopravvivenza, si regredisce al mondo animale. p.82=soltanto l'egoismo da la possibilità di sopravvivere. Il secondo capitolo ha un titolo che ritorna nell'opera di Levi perché l’ultimo che ha scritto prima di suicidarsi, riprende volutamente questo titolo in uno dei capitoli di ‘Se questo è un uomo'. L'idea e l'immagine dell'esperimento, anche sul piano sintattico, ritorna anche in questo capitolo (p.83). Cosa sono i sommersi? Sono coloro che sono candidati ad una morte sicura, coloro che hanno rinunciato a lottare, non hanno la forza di continuare a lottare per la vita e in genere sono coloro che non hanno imparato le strategie che permettono la vita nel campo, per esempio non hanno imparato l'arte di arrangiarsi. Si attengono alla disciplina e ubbidiscono a tutti gli ordini, questa è un'altra cosa sbagliata perché nel campo bisogna imparare che è preferibile essere picchiati dalle guardie che esaurire le forze a disposizione. | sommersi sono anche detti, nel gergo della vita nel campo, ‘musulmani’, perchè sono coloro che sono sottomessi a Dio. Sono come ‘i ruscelli che vanno a mare’ senza opporre nessuna resistenza, perché ormai hanno rinunciato alla sopravvivenza p.35/36= presenta un esempio di sommerso, ovvero 018, che ormai ha rinunciato alla propria dignità e ad essere uomo, tant'è che ha perso pure il nome tra i prigionieri. Chi sono i salvati? Sono coloro che non si candidano ad una morte sicura nella misura in cui hanno investito sulla sopravvivenza, sulla possibilità di salvarsi e hanno ottenuto alcuni privilegi. Uno di questi privilegi è il fatto di potersi sottrarre ai lavori pesanti, ai lavori più duri e occupando posti di comando. Sono, nella categoria degli ebrei, i ‘prominenti’, coloro che hanno una posizione di preminenza rispetto agli altri, promossi dagli SS. Questi prominenti sono anche chiamati come i famosi ‘Kapo', coloro che barattano la solidarietà con i propri compagni di sventura per esercitare il potere su un gruppo di loro compagni. Per poter sopravvivere accettano questo compito di poter comandare sugli altri oppressi. Perché esercitano questa funzione con crudeltà? Per dimostrare ai tedeschi la propria bravura e senza avere nessun tipo di pietà nei confronti degli altri. C'è l’accanimento perché spinti dalla preoccupazione che possano essere giudicati poco idonei e sostituiti da altri più efficienti. Questo, afferma Levi, è il momento in cui l'SS raggiungono il proprio obiettivo, cioè di ridurre ad una dimensione di bestialità i prigionieri, perché si arriva a far soffrire i prigionieri attraverso i prigionieri stessi. Questo discorso sui salvati è importante perché costituisce un aspetto importante nel concetto della ‘zona grigia’: i Kapo all'interno del campo costituiscono questa zona, perché costituiscono una zona intermedia tra gli SS, tra gli oppressi, tra gli aguzzini e gli altri prigionieri. Non è possibile costituire all’interno del campo una linea netta tra il bene e il male ma c'è una zona grigia. Non c'è una possibilità di salvarsi da questo ruolo perché o si è sommersi oppure ci si salva ricorrendo ad espedienti di egoismo. A tal proposito c'è un riferimento al secondo capitolo dei Promessi Sposi di Manzoni, quando Renzo scopre di non poter più sposare Lucia per colpa di Don Abbondio. Manzoni dice i cattivi che fanno del torto agli altri sono responsabili non solo del male che commettono ma anche del pervertimento a cui portano il male degli offesi, ciò significa che i nazisti sono responsabili del male che commettono e della zona grigia, cioè di aver messo in piedi un sistema all'interno del quale degli esseri commettono degli abusi di potere su altri. Persone che in altre circostanze non sarebbero state così. Lezione 31.05 ly A /68= c'é la rappresentazione di una macchina che viene trasfigurata, antropomorfizzata e vista sotto questo bisogno urgente che non concede tregua. Levi ha delle conoscenze di tedesco perché ha studiato chimica, così ha la possibilità di accedere al laboratorio annesso alla fabbrica della Buna (lì la vita è molto meno dura). Per entrare nel laboratorio deve sostenere un esame di chimica: . p.102/103= viene descritto colui che lo esamina. Il commissario è il dottor Pannwitz, un fanatico e lui si sente come un Edipo davanti alla Sfinge (riferimento ancora alla mitologia), perché il dottore appare freddo. Dopo l'immagine della Sfinge, compare l'immagine di un vetro della parete di un acquario. Rispettivamente ci sono due pensieri: uno è informato a questa ideologia razzista per cui evi, Levi pensa invece che il dottor Panniwitz starà pensando di sfruttare la manodopera servile di L. vi ha di fronte un essere malvagio (lo descrive con i tratti della razza ariana - la descrizione di una razza superiore). Si mette in evidenza questa situazione di non comunicazione tra i due dovuto non solo per le lingue differenti e perché non si trovava una via di mezzo per capirsi. Attraverso questo esame che poi supererà, Levi recupera la sua umanità prima del Lager, cioè reindossa le vesti di brillante studente di chimica quale era stato prima del Lager. Questo costituisce una premessa per il capitolo successivo: come nel corso dell'esame di chimica recupera la sua cultura di chimico attraverso la memoria, così ora recupera con la memoria la propria dignità umana. Questo recupero però verrà compromesso da un episodio: ha sostenuto questo esame e viene accompagnato alla baracca dal Kapo Alex. Alex prima di congedarsi si era sporcato le mani di grasso e si pulisce sulla spalla di Levi. p.105= interessante è il fatto che l'io giudicante di Levi si riaff episodio. Giudica questi camefici sulla base del male delle azi significative. ‘acci in concomitanza di questo ioni anche minime, altrettanto ista Jean Samuel, detto Pikolò, un giovane francese di 24 le ma non l'italiano. Detto Pikolò perché era piccolo di statura e perché era la mascotte del gruppo, il più giovane. Si trovano insieme in una situazione particolare, cioè devono trasportare la marmitta con il rancio dalle cucine sino alle baracche, però devono fare un viaggio di andata e di ritorno. All'andata si svolge questa conversazione oggetto di rammemorazione da parte di Levi del canto Dantesco. C'è una mise en abyme perché qui si tratta di ricordare e narrare un episodio in cui il protagonista è la memoria. Levi conosceva a memoria anche se con qualche lacuna. ll canto di Ulisse nell'Inferno di Dante corrisponde al 26 canto, dove c'è Ulisse che, non è quello del ritorno ad Itaca tra le braccia di Penelope, ma è colui che decide di compiere l’ultimo viaggio, sfidando addirittura le colonne d'Ercole. Per questo viene punito da Dio, perché aveva peccato di ubris, cioè di superbia. Sulla base di questo canto viene costruito questo episodio grazie alla memoria di alcuni frammenti. Levi recita a Pikotò delle parti, il primo è l'immagine della fiamma in cui bruciano i peccatori dell'inferno dantesco. Perché proprio Ulisse? Perché proprio nella vicenda di Ulisse Levi si immedesima. p.110= l'alto mare aperto evoca un’orizzonte di libertà che è negato nel Lager, sollecita l'immaginazione da parte del prigioniero che desidera la libertà. Ulisse dice ai suoi compagni che ciò che distingue l'uomo dagli animali è proprio la conoscenza. L'immedesimazione qui è ancora più chiara perché da una parte ci sono i nazisti che vogliono ridurre a bestia i prigionieri e dall'altra parte i salvati si oppongono a quest'opera di distruzione e imbestiamento facendo affidamento sulla cultura, come strumento che permette di mantenere in vita ciò che di umano è rimasto in loro. p.111= Ulisse si trova di fronte a sé una montagna, quella del purgatorio, e l'immedesimazione qui da parte di Levi è prima del Lager perché si ricorda le montagne del suo Piemonte che lui guardava tornando da lavoro. Gli ultimi versi del canto parlano del naufragio di Ulisse e i suoi compagni e la morte di Ulisse nel mare, come Dio volle (‘come altrui piacque’). p.112= commenta che è un’anacronismo di Dante perché non va bene per Ulisse pagano ma questa espressione andrebbe bene per un cristiano che crede in un solo Dio. Nella mente di Levi gli viene in mente, in questo istante, un pensiero fondamentale, cioè gli viene in mente un’analogia tra il destino di Ulisse e quello degli ebrei prigionieri. L'analogia sta nel fatto che è come se Dio avesse voluto questo destino crudele del popolo ebraico. Nonostante Levi non sia un credente afferma che se Dio esistesse sarebbe un Dio crudele. Una spiegazione un po' più blanda però” sarehbeI i se ana intellettuale, cioè come Dio punisce Ulisse per la sua ubris, così allo ermania nazista ha voluto ir iviltà ì i è disti ì ì suo ingegno (Mare Lina Freod era pera e la civiltà ebraica che si è distinta per i frutti del Chiude il capitolo l'ultimo verso però resta qualcosa senza spiegazione, come se qualcosa non tomasse. Non torna il fatto che nel canto di Ulisse non c'è la parola ‘rinchiuso’ ma ‘richiuso’ (chiuso di nuovo), questo fatto fa notare come Levi voglia adattare il verso al suo contesto, in cui i ll canto di Ulisse vede come coprotagoni anni. Parla francese e tedesco molto ben prigionieri sono rinchiusi all'interno di uno spazio di prigionia (è comun I compiuto volontariamente). na l Que qualcosa di voluto e Nell'Ottobre 1944 si parla di selezioni per le camere a gas. Ci sono nuovi convogli che arrivano e quindi si devono creare degli spazi, selezionando quelli non più abili al lavoro. Anche Levi partecipa a queste selezioni. Levi si salva grazie ad uno scambio casuale di schede. C'è un personaggio che compare nel campo: p.127= c'è il vecchio ebreo Kuhn che ringrazia Dio perché non è stato scelto. In una visione laica Quale quella di Levi, la salvezza di questo è ebreo € fatta dipendere dal caso, non dal volere divino e probabilmente domani toccherà a lui. Soprattutto non capisce, nel suo egoismo involontario, che la sua salvezza equivale alla condanna di altri, come Beppe il greco che ha solo vent'anni. Altre volte Levi dirà che la sua salvezza, oltre che al caso, è dipesa anche per il gesto disinteressato di un certo Lorenzo che gli ha portato per sei mesi gli avanzi del suo rancio e quindi lo ha mantenuto vivo. Il capitolo Ultimo: p.142=una sera i prigionieri vengono condotti sulla piazza dell'appello e qui è stata allestita l'armamentario per l'impiccagione. Quella sera volevano impiccare un prigioniero che si era rivoltato, facendo saltare un forno crematorio. | tedeschi vogliono dare una lezione per altre possibili rivolte. P.146= il fatto di non morire di stenti ma in quella maniera, paradossalmente rovescia quelli che sono i piani dei tedeschi perché questa morte gli frutterà gloria nei posteri. Prima di morire, il condannato grida ‘Compagni, io sono l’ultimo’. Cosa significa questo? Che la guerra sta per finire, che lui è l’ultimo che ha partecipato alla guerra di Birkenau, l’ultimo di coloro che sono stati puniti. Anche però il fatto che lui abbia voluto indicare la prossima imminente sconfitta tedesca per l'avanzata dei Russi che si fanno sempre più vicini. Anche in un altro modo può essere interpretato però: può significare l'ultimo che si è ribellato, l’ultimo che ha avuto ancora la forza di ribellarsi mentre gli altri non reagiscono, sono spenti, degni della morte che li attende, rassegnati, si sentono sommersi, ‘musulmani’. E' interessante anche l'appendice di questo capitolo: Levi dopo aver assistito a questa scena, insieme ad Alberto (un suo caro amico), tornano nella baracca e qui si vergognano, non hanno il coraggio di guardarsi negli occhi perché hanno reagito in quella maniera davanti all'impiccato. Si sentono anche loro delle vittime predestinate o anche dei prigionieri che si sono adattati alla logica del campo, senza ribellarsi. C'è il modo di integrare questo capitolo con una delle domande nell'appendice. A p.179= spiega che nei campi una ribellione era difficile. Innanzitutto non c'era la possibilità di . organizzare dei piani collettivi perché era difficile comunicare a livello linguistico, oltretutto questi ebrei erano già stati stremati da un tipo di vita dove non vivevano una vita normale, sottoposti a privazioni. L'episodio è un eccezione, non è una regola. L'ultimo capitolo, Storia dei dieci giorni, descrivono gli ultimi giorni nel campo (dal 18 al 27 gennaio, quando poi arrivano i russi). In questo capitolo e nel primo ci sono i tempi storici della narrazione (imperfetto e passato remoto), mentre nei restanti capitoli prevale il presente storico con alternanza ai tempi storici (nel canto di Ulisse, ad esempio, ci sono tempi storici + il presente. storico). Usa il presente storico sia per rendere più partecipe il lettore e ha anche un effetto di attualizzazione, cioè come se Levi non ha mai dimenticato l'esperienza nel Lager. Ciò si collega al fatto che è come se Auschwitz continuasse e che potesse ritornare in qualsiasi momento. Come se l'esperienza non si fosse conclusa: o 181% Levi afferma che Auschwitz non è finito, se l'uomo cede alla parte irrazionale della sua natura potrebbe ritornare ad esistere. cu . i ; In questo ultimo capitolo, ma anche nel resto di tutto il libro, Levi usa sempre la parola ‘tedeschi’ e mai ‘nazisti’ perché il popolo tedesco non si è opposto alla sterminio, quindi anche il popolo tedesco ha delle responsabilità nello sterminio, non ha fatto niente anche solo sul piano delle omissioni.
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