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Se questo è un uomo di Primo Levi, Sintesi del corso di Italiano

Recensione e commento del libro.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 02/02/2020

sara-pignato
sara-pignato 🇷🇴

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Scarica Se questo è un uomo di Primo Levi e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! SE QUESTO E’ UN UOMO: PRIMO LEVI “Se questo è un uomo” è un romanzo storico-biografico scritto da Primo Levi. La prima edizione venne stampata a Torino, fu pubblicata nel 1947 dalla casa editrice De Silva. Levi è il protagonista del libro che narra in prima persona i giorni passati ad Auschwitz; è alto e magro, con una grande positività che man mano si affievolisce. Il romanzo si apre con una poesia: shemà ( “ascolta” in ebraico), attraverso la quale l’autore invita a ricordare se questo è un uomo, senza capelli, senza nome, che muore per un sì o per un no, che non ha più forza di ricordare. Da qui comincia un viaggio lungo e brutale ( dal 1943- gennaio 1945). D’un tratto, senza una ragione valida, si ritrovò in un vagone sporco e lurido, insieme ad altra gente innocente come lui, trasportati, senza acqua né cibo, come merce, verso una meta lontana e sconosciuta. Arrivò al campo di Fossoli smarrito e scioccato dall’orrore, dove tutto gli è proibito. Qui venne rasato con i suoi compagni di viaggio, disinfettato e vestito di stracci impercettibili. Tutti portano un numero tatuato su braccio, sulla giacca, un triangolo rosso per i politici, una stella gialla per gli ebrei. Non appena fu portato ad Auschwitz l’autore capì quanto molte abitudini come il lavarsi, vestirsi, sistemarsi, in quell’ambiente dove si lotta per un pezzo di pane, una coperta in più per coprirsi dal freddo, dove si era sfruttati come muli da lavoro, fossero insensate se tanto non deve piacere a nessuno, se non per mantenere un minimo di dignità che andò ledendosi pian piano. Durante una giornata di lavoro Levi si fa male per la troppa fatica, quindi si recò nel Ka-Be (infermeria), dove guarì con cure minimamente sufficienti. Nel ka- be conobbe Walter Bonn l’olandese e Shmulek il polacco, suoi vicini di cuccetta che vennero portati via pochi giorni dopo il suo arrivo, in seguito al comando di Hitler di sterminare tutti i prigionieri per non lasciare traccia di tali atrocità. Una volta guarito fu trasferito nel Block 48, con Alberto, uomo robusto e che incute rispetto. Non riuscendo a dormire quella notte racconta di un sogno comune a tutti, a esprimere la frustrazione dei prigionieri: trovarsi in una tavola apparecchiata, stracolma di pietenze squisite, con la propria famiglia e mangiare, ristorarsi, parlando con i “visi amici” raccontando le tragedie del campo di concentramento; forse unica possibilità di trovare consolazione in una realtà che non permetteva un minimo di tregua dalla crudeltà umana, dove non c’era consolazione se non nelle piccole conoscenze che nascevano tante volte anche solo per utilità e triste opportunismo. Quella notte Primo Levi rimane colpito dall’osservare i suoi compagni di sventura che nel sonno, facevano il gesto di mangiare qualche piatto succulento, prova evidente del loro bisogno di nutrirsi. Passato l’inverno rigido e freddo, l’autore parla di una triste legge economica che si venne a creare nel campo di concentramento, basata sul baratto e sul rubare, perché non era possibile ottenere il sostegno di un compagno se non per mezza razione di pane o un paio di scarpe e rubare era severamente proibito; l’autore su questo tema
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