Scarica Se questo è un uomo e più Appunti in PDF di Estetica solo su Docsity! SE QUESTO è UN UOMO INTRODUZIONE Se questo è un uomo descrive l’epopea vissuta da Primo Levi, dalla deportazione in un campo di lavoro di Monowitz, un lager satellite di Auschwitz, alla successiva liberazione nel gennaio del 1945. Il libro, pensato come una testimonianza nei confronti di chi non è sopravvissuto alle atroci condizioni di vita del campo, viene scritto di getto da Levi. CAPITOLO 1 IL VIAGGIO Primo Levi si trova nel campo di transito di Fossoli, vicino Modena. Da qui i prigionieri vengono trasportati in treno in Polonia, attraversando prima il Brennero e poi l’Austria. Le condizioni che i prigionieri sono costretti a sopportare nei vagoni sono disumane e molti muoiono già prima dell’arrivo. Una volta ad Auschwitz i prigionieri vengono fatti scendere, divisi sia per sesso che per età o condizioni fisiche: spesso è semplicemente il caso di trovarsi in una fila e non in un’altra a determinare la condanna a morte o la salvezza di un essere umano. I selezionati salgono su degli autocarri dove vengono confiscati loro tutti gli averi. CAPITOLO 2 SUL FONDO All’arrivo i prigionieri vengono lavati e rasati, ricevono le divise e sono tatuati con un numero di riconoscimento sul braccio (Levi è così il prigioniero 174517). Vengono radunati e contati nella Piazza d’Appello. L’autore fin da subito capisce che l’unico modo per sopravvivere è seguire le regole del campo ed evitare questioni: il tutto rimane scolpito nella memoria per l’agghiacciante scritta che accoglie i deportati, Arbeit macht frei (in tedesco: “Il lavoro rende liberi”). Il capitolo descrive anche la struttura e la disposizione dei diversi edifici del campo, così come la gerarchia che regola la vita dei prigionieri. CAPITOLO 3 INIZIAZIONE Il capitolo si concentra su due problemi fondamentali: il cibo e la lingua. Come è difficile procurarsi da mangiare e pertanto il pane è un fondamentale oggetto di scambio ugualmente è difficile comprendersi nella babele di linguaggi che affollano il campo, tanto che Monowitz appare agli occhi del protagonista una riedizione moderna e perversa della biblica Torre di Babele 1. Levi passa poi a descrivere l’igiene del campo, del tutto assente, e l’incontro avuto al lavatoio con un conoscente, che gli ricorda che smettere di lavarsi equivale a cominciare a morire. CAPITOLO 4 KABE Il capitolo prende il nome dall’abbreviazione (dal tedesco Krankenbau, “ospedale”) con cui è designata l’infermeria del campo. Levi è condotto qui per curare una ferita al piede: può quindi godere di una tregua di venti giorni, con cibo assicurato e riparo dal freddo. Tuttavia, durante la convalescenza, confrontando il numero che ha tatuato sul braccio col numero relativamente esiguo dei prigionieri di Monowitz, capisce che gran parte dei deportati devono essere morti, e che il destino nel campo è, per gran parte degli uomini, senza speranza. Ciò gli viene confermato anche da altri deportati ebrei, che però ostentatno disprezzo nei confronti del protagonista, che non parla la loro lingua. CAPITOLO 5 LE NOSTRE NOTTI Levi, terminata la convalescenza, viene assegnato al Block 45, dove trova il suo amico Alberto. Racconta le sue notti che poi sono le notti di tutti i prigionieri divise tra gli incubi e la veglia, in un sonno che non può mai essere considerato tale. I due sogni ricorrenti sono quelli di non essere creduto una volta tornato a casa e di vedersi sottratto il cibo. CAPITOLO 6 IL LAVORO Il lavoro assegnato a Levi è trasportare le traversine di legno per la costruzione della ferrovia. L’autore non è avvezzo ai lavori pesanti e non è di forte costituzione, così rischia più volte di soccombere al lavoro. Per fortuna è affiancato da un compagno di camerata, il francese Resnyk, che lavora in coppia con lui aiutandolo in più occasioni. CAPITOLO 7 UNA BUONA GIORNATA Il capitolo si concentra su un momento di rottura della routine infernale del campo: in un giorno sereno, la razione di cibo per ogni prigioniero è il doppio del solito. Tuttavia l’angoscia della morte non abbandona gli internati, che all’orizzonte vedono il fumo delle ciminiere di Birkenau che bruciano i cadaveri dei morti (per lo più, donne, anziani e bambini). CAPITOLO 8 AL DI QUA DEL BENE E DEL MALE L’analisi dei commerci tra i prigionieri sono regolati da una sorta di borsa clandestina e prevedono gli scambi di beni di prima necessità come vestiti, cibo e utensili. Ad esempio, il valore dei vestiti scambiati varia in base al cambio della biancheria organizzato dai tedeschi. Spesso è necessario avere degli scambi con i civili, ma questa è una pratica rischiosa poiché essere scoperti significa venir mandati a lavorare nelle miniere di carbone. CAPITOLO 9 I SOMMERSI E I SALVATI In un capitolo fondamentale di Se questo è un uomo, Levi fa una distinzione tra i “sommersi” e i “salvati”, corredandola con le storie di quattro prigionieri. I sommersi, o “musulmani”, sono coloro che si attengono pedissequamente alle regole ufficiali, finendo per essere i primi a indebolirsi e morire. I salvati invece sono coloro che lottano per la sopravvivenza cercando di emergere e guadagnarsi una posizione di lavoro privilegiato, come quella di Kapo (ovvero, di comandante e controllore di altri internati). CAPITOLO 10 L’ESAME DI CHIMICA Nel campo viene istituito un laboratorio di chimica. Primo Levi e Alberto inizialmente partecipano trasportando cloruro di magnesio, poi, in seguito ad un esame, sono ammessi a lavorare nel laboratorio. L’esame è particolarmente difficile perché è solamente in tedesco, ma superarlo significa garantirsi un lavoro importante all’interno del lager e quindi una pur minima possibilità di sopravvivenza. CAPITOLO 11 IL CANTO DI ULISSE Levi, durante il trasporto di una cisterna di zuppa, cerca di ricordarsi i versi canto