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Seconda guerra mondiale e situazione post bellica, Appunti di Storia

Seconda guerra mondiale e situazione post bellica

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 20/09/2018

StudenteUnimi
StudenteUnimi 🇮🇹

4.5

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Scarica Seconda guerra mondiale e situazione post bellica e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Le prime operazioni belliche Il 1° settembre 1939 la Germania invade la Polonia, senza dichiarare guerra. I giornali tedeschi dicevano che era stata la Polonia ad attaccare. Gli appelli di Pio XII (non voleva che l'Italia entrasse in guerra) e di Roosevelt per cessare le ostilità non vengono accolti. Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania, mentre USA, Giappone ed Italia restarono neutrali (Ciano non voleva l'intervento italiano). Grazie agli accordi Molotov-Ribbentrop la Germania conquistò la Polonia senza ostacoli. Con l'invasione della Polonia, la Germania perfezionò le tecniche della Blitzkrieg (guerra lampo). La Polonia cessò di essere uno stato indipendente e il suo governo dovette rifugiarsi a Londra. I tedeschi imposero subito un brutale regime di occupazione. I territori occidentali vennero annessi al "Grande Reich" mentre la popolazione polacca venne deportata nella porzione restante del Paese, trasformata in Governatorato generale. Iniziò anche la sistematica persecuzione degli ebrei. In Polonia erano il 10% della popolazione (30% a Varsavia), ma avevano tutti i posti di potere. Vennero istituiti i primi ghetti e i campi di prigionia (non ancora di sterminio). Il 30 novembre l'Unione Sovietica attaccò la Finlandia, ottenendo le zone desiderate con fatica. In aprile la Germania attaccò la Danimarca e la Norvegia, coinvolgendo di fatto la regione scandinava nel conflitto in corso. I danesi si arresero senza combattere, adottando forme di resistenza non violenta mentre i norvegesi si opposero fortemente, grazie all'aiuto della Gran Bretagna. I tedeschi, tuttavia, riuscirono a conquistare anche la Norvegia. Tutte le regioni a nord erano per buona parte sotto il controllo del Reich, isolando ed indebolendo quindi l'Inghilterra. Inghilterra e Francia, tra l'ottobre del 1939 e il maggio del 1940, pur dichiarando guerra alla Germania non l'attaccarono mai direttamente. Questo periodo venne battezzato drôle de guerre. Le truppe infatti, pur essendo mobilitate, aspettavano l'evoluzione degli eventi, confidando nelle capaciftà difensive delle loro postazioni. La situazione cambiò con la nomina di Winston Churchill a primo ministro, mentre la Francia continuò la sua paralisi. Il 10 maggio del 1940 la Wehrmacht era convinta di poter raggiungere Parigi, aprendo la guerra anche sul fronte occidentale. I tedeschi travolsero Belgio, Olanda e Lussemburgo (paesi neutrali), evitando da nord la linea Maginot (linea di fortificazioni francesi al confine con la Germania). La Germania sferrò l'attacco quindi nel posto più trascurato, vicino al massiccio delle Ardenne. Applicando anche in questo caso la strategia della guerra lampo, le armate tedesche conquistarono inizalmente la parte nord (limitando gli aiuti britannici) per poi spostarsi verso sud. Il 10 giugno, quando ormai la vittoria della Germania era imminente, l'Italia entrò in guerra. Il 14 giugno la Wehrmacht occupò Parigi e nei giorni successivi il resto del Paese (insieme alla Francia, erano entrate in guerra anche le sue colonie). Il presidente del consiglio Reynaud venne sostituito dal maresciallo Henri Philippe Pétain, esponente della destra nazionalistica e favorevole ad avviare trattative con i tedeschi. Il 22 giugno venne quindi firmato l'armistizio con gli occupanti (nello stesso vagone ferroviario in cui, nel 1918, la Germania aveva firmato la resa). La Francia venne divisa in due parti: la parte nord, tra cui la capitale e le coste atlantiche erano sotto la giurisdizione militare tedesca;mentre la parte centro-meridionale (più piccola) fu affidata al governo francese che prese il nome di "Repubblica di Vichy" (governo fantoccio, collaborazionista, fortemente nazionalista). La parte sud della Francia dovette disarmarsi per l'armistizio e dovette rimpatriare in Germania i profughi tedeschi, scappati dopo l'avvento del regime nazista. Non tutti i francesi però si arresero. Il generale Charles De Gaulle, rifugiatosi in Gran Bretagna, da Radio Londra esoltò i francesi alla resistenza contro l'occupante. [ Nel 1938 vennero emanate le leggi raziali in Italia. Fu stabilito che gli ebrei non potevano frequentare scuole pubbliche, essere professori o avere posti di potere. Erano inoltre vietati i matrimoni misti. Inizalmente tuttavia il fascismo non era anti-ebraico (prima biografia ufficale di Mussolini era stata scritta da un'ebrea). Le deportazioni iniziarono dall'8 settembre del 1943, quando i nazisti richiesero ai comuni le liste dei cittadini ebrei. Famoso è l'episodio del ghetto romano. I tedeschi chiesero 50 kg d'oro per salvare la vita degli ebrei. L'oro fu trovato in parte e la Chiesa mise quello mancante, tuttavia i tedeschi il giorno dopo deportarono tutti. ] L'Italia allo scoppio della guerra era del tutto impreparata per partecipare al conflitto (mancanza equipaggiamenti bellici, risorse). Erano contrari alla guerra gli alti gradi delle forze armate, gli industriali e le gerarchie ecclesiastiche. Mussolini in un primo momento fu quindi costretto a dichiarare lo stato di non belligeranza (secondo lui avrebbe permesso all'Italia di intervenire inseguito in base agli sviluppi del conflitto). L'Italia inoltre nel 1939 aveva conquistato l'Albania (con molta fatica, erano in luce tutte le carenze dell'esercito). Il crollo della Francia però indusse Mussolini a rompere gli indugi. Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò dal balcone del palazzo di Piazza Venezia a Roma l'ingresso in guerra dell'Italia. Quest'azione avrebbe permesso la "rivoluzione fascista", assicurande territori a una "nazione proletaria" quale l'Italia. Alcuni politici come Balbo e Grandi rimasero contrari alla guerra. Mussolini voleva in realtà solo ottenere nuovi territori ("Ho bisogno di alcune migliaia di morti italiani da gettare sul tavolo della pace"). Con la dichiarazione di guerra italiana, Genova e Torino furono subito bombardate. L'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia non fu fondamentale (truppe francesi stremate dai tedeschi. Italia sulle Alpi non ottiene alcun risultato militare significativo). Dal giugno del 1940 l'Inghilterra si trovò a dover combattere da sola contro la Germania. Churchill dichiarò la volontà di resistere fino alla vittoria, escludendo ogni possibilità di accordo (opinione pubblica era d'accordo). Gli inglesi potevano infatti contare su un'ottima flotta navale e su un'aviazione all'avanguardia. La prima mossa nel luglio del 1940, fu quella di distruggere la flotta francese (del governo di Vichy), ormeggiata presso i porti coloniali, per impedire ai tedeschi di impadronirsene. Hitler in quei giorni diede il via all'operazione Seelöwe (Leone marino). Egli voleva bombardare la Gran Bretagna per poi conquistarla via mare. Fra luglio e ottobre gli aerei tedeschi della Luftwaffe si scontarono con i caccia inglesi della RAF. Questi scontri passarono alla storia con il nome di battaglia d'Inghilterra. Molte città inglesi vennero bombardate, come Birmingham (rasa al suolo) e Londra (a differenza dell'Italia, famiglia reale non abbandona mai la capitale). Questa battaglia tuttavia fu vinta dagli inglesi, perchè: – Tedeschi non ottengono la resa inglese (era il loro obbiettivo); – Inghilterra non fu abbastanza debole per permettere lo sbarco tedesco; – Inghilterra perse molti uomini ma pochissimi aerei, a differenza della Germania. L'apparato militare-industriale inglese non cedette mai, malgrado la guerra sottomarina messa in atto dai tedeschi. Fondamentali per la vittoria inglese furono i radar, molto avanzati. Il fronte mediterraneao era invece stato aperto dall'Italia. L'andamento iniziale della battaglia d'Inghilterra aveva fatto sperare Mussolini una vittoria immediata tedesca. Egli decise quindi di guadagnare posizione puntando all'Africa e alla Grecia. L'Italia cosi attaccò Malta, bombardando la base navale britannica e mobilitò le truppe libiche puntando ad Alessandria d'Egitto. Queste scelte tuttavia compromisero l'andamento della guerra. Il 28 ottobre 1940 infatti l'Italia attaccò la Grecia dall'Albania, sebbene i rapporti con il governo di Atene (di stampo fascista) fossero sempre stati buoni. L'intento di Mussolini era quello di riequilibrare i rapporti di forza all'interno dell'Asse, controbilanciando la potenza tedesca. Per l'inadeguatezza dell'esercito italiano, tuttavia, la conquista (ritenuta facile e veloce) si arenò subito grazie la resistena greca. A novembre gli italiani furuno costretti a ripiegare in territorio albanese dopo l'attacco ricevuto. Iniziò a serpeggiare una crisi di fiducia nei confronti del duce. Con le dimissioni del Capo di Stato maggiore Pietro Badoglio, inoltre, l'esercito italiano si ritrovò totalmente dipendente dalle scelte militari tedesche. Alla disfatta greca si aggiunse presto quella africana. Solo l'alleato tedesco poteva intervenire, salvando l'esercito italiano dalla distruzione. Nel marzo del 1941 Hitler inviò in Libia i primi di spedizione tedeschi (Afrikakorps), con generale Erwin Rommel. Gli italiani evitarono il peggio grazie all'intervento tedesco che costrinse gli inglesi ad abbandonare la Cirenaica. In Africa orientale, l'Italia perse (tedeschi non erano intervenuti). Nell'aprile del 1941 reparti della Wehrmacht conclusione della guerra. Lo scollamento tra il paese e il regime era ormai evidente. Numerosi personaggi del regime, ufficiali, comandanti e molti industriali, inoltre, avevano iniziato a valutare il da farsi nell'eventualità di un'uscita di scena di Mussolini. L'ipotesi era quella di negoziare una pace serrata, per limitare i danni e salvare la monarchia. Nonostante la palese incapacità italiana, Hitler aveva negato l'aiuto richiesto dagli italiani, sottovalutando la minaccia anglo-americana. La situazione cambiò drasticamente quando Hitler incontrò a Feltre il 19 giugno 1943 Mussolini. I soldati tedeschi iniziarono infatti ad affluire massicciamente in Italia, preparandosi ad occupare lo stato in caso di ritiro italiano dalla guerra (piano Alarico). Vittorio Emanuele III tuttavia mantenne separate le sorti della monarchia da quelle del regime. Il primo passo avvenne durante la seduta del Gran Consiglio del fascismo, tenutosi a Roma tra il 24 e il 25 luglio 1943. Alla fine della riunione Mussolini venne sfiduciato dalla parte più moderata del partito, con l'approvazione a larga maggioranza di un ordine del giorno proposto da Grandi, con il quale si chiedeva l'immediato riprestino di tutte le funzioni statali. Nel pomeriggio del 25 luglio Mussolini si recò dal re, e fu colto di sorpresa quando Vittorio Emanuele III lo invitò a rassegnare le dimissioni. All'uscita dalla villa Savoia, Mussolini venne arrestato e confinato a Campo Imperatore sul Gran Sasso (Abruzzo). A sostituirlo, il re chiamò il generale Badoglio. Con l'annuncio dell'accaduto da parte di giornali e radio, gli italiani scesero in piazza per festeggiare la fine del regime. L'esercito dovette intervenire per mettere fine ad alcune manifestazioni popolari. Nonostante Badoglio avesse affermato che la guerra contro inglese ed americani sarebbe continuata, Berlino considerò questa affermazione molto ambigua. I tedeschi si prepararono a prendere il controllo del paese mentre Badoglio istaurò un governo conservetore. Egli avviò delle trattative segrete con gli alleati, con l'obiettivo di giungere alla firma di una pace separata tra Italia ed Alleati, rompendo il legame con la Germania nazista. Il 3 settembre 1943 venne firmato a Cassibile l'armistizio, ossia una resa incondizionata che poneva fine alla guerra italiana contro gli anglo- americani. Tenuto segreto per alcuni giorni, l'accordo fu reso pubblico dallo stesso Badoglio con un comunicato letto alla radio l'8 settembre, su pressione del Comando alleato. Il governo italiano aveva però compiuto questo passo senza aver predisposto nessuna misura efficace per fronteggiare i tedeschi che, così, occuparono la penisola. Il re e Badoglio abbandonarono velocemente Roma per trasferirsi a Brindisi (appena liberata dagli alleati) per dare continuità allo Stato (vi è l'ipotesi che i tedeschi avessero fatto scappare volontariamente il re per liberare Mussolini) . L'esercito italiano, però, senza istruzioni si dissolse. Vi furono pochi tentativi di resistenza alle aggressioni tedesche, tra i quali si ricorda quello a Porta San Paolo (Roma). Nel giro di pochi giorni tuttavia molte persone vennero deportate nei campi di concentramente. Molti dei soldati che combattevano al fronte si unirono ai partigiani locali, combattendo contro i vecchi alleati. Spesso quando risposero con le armi vi furono battaglie sanguinosissime, come quella di Corfù e Cefalonia. Dopo la firma dell'armistizio l'Italia centro-settentrionale era in mano ai tedeschi, che si arrestavano presso la linea Gustav (tagliava in due la penisola, latitudine di Pescara). Il 12 settembre 1943 i nazisti liberarono Mussolini, ponendolo a capo della Repubblica sociale italiana (RSI, conosciuta anche come Repubblica di Salò). Il paese spaccato in due fu teatro di quasi venti mesi di guerra. Il fronte risalì la penisola lentamente, conoscendo due lunghi arresti. La risalita alleata dal sud si trovò alle prese con una forte resistenza tedesca (4 giornate di Napoli: donne fondamentali per la liberazione dai tedeschi) e si arenò, nell'autunno 1943, sulla linea Gustav. Dopo lo sbarco ad Anzio gli alleati bombardarono massicciamente l'abbazia di Montecassino (dove ritenevano fossere annidate postazioni tedesche). Nel marzo 1944 un gruppo di gappisti (partigiani) fecero scoppiare a Roma (in Via Rasella) una bomba uccidendo un camionetto di nazisti. Hitler allora diede l'ordine di uccidere 10 italiani per ogni nazista (eccidio delle Fosse Ardeatine). La situazione si sbloccò, grazie a truppe marocchine mandate dai francesi, solo nel maggio 1944: si aprì allora una nuova fase di rapida avanzata alleata, che ai primi di giugno raggiunsero Roma. Alla fine dell'estate era liberata dall'occupazione quasi tutta l'Italia centrale, ma di nuovo, verso l'ottobre 1944 il fronte si bloccò sulla linea Gotica: uno stallo che sarebbe durato fino alla primavera del 1945, quando gli alleati riuscirono a dare la spallata finale. Benito Mussolini fu catturato a Dongo (sul lago di Como) dai partigiani, mentre tentava la fuga verso la Svizzera. Venne fucilato il 28 aprile. Il 29 aprile il corpo di Mussolini, la Petacci ed altri gerarchi fascisti vennero appesi a Piazzale Loreto (piazza nella quale un anno prima erano stati fucilati 15 partigiani. Mussolini in quell'occasione disse: "Il sangue di Piazzale Loreto lo pagheremo molto caro". Fu così). In quell'occasione la folla si dimostrò particolarmente violenta colpendo ed inveendo contro i cadaveri. Per "proteggere" le salme dai colpi alcuni partigiani (tra cui Pertini) diedero l'ordine di sollevare i corpi. Essendo stati sollevati per i piedi, però, quest'azione sembrò voler ulteriormente offendere i cadaveri. Il 2 maggio i tedeschi in Italia firmarono la resa. Il 4 giugno Roma viene liberata dagli alleati (poteva essere già stata liberata prima con lo sbarco ad Anzio, ma gli alleati non ne erano a conoscenza). Durante la resistenza vi furono migliaia di morti (900 persone uccise dai nazisti solo a Marzabotto). La resistenza italiana ebbe diversi protagonisti. A metà del 1942 era nato in clandestinità un nuovo movimento politico: il Partito d'azione, nel quale erano confluiti molti esponenti che avevano militato in "Giustizia e Libertà". Montale fu molto attratto da questo movimento. Questa formazione era fortemente anticlericale e voleva la trasparenza massima dei conti pubblici. Dalla clandestinità era riemerso il Partito comunista, che aveva fortemente lottato contro il fascismo attraverso l'azione di piccoli gruppi. Dopo la liberazione dei suoi dirigenti dalla detenzione, il PCI infoltì le proprie fila. Nell'agosto 1943 si era costituito il Partito socialista italiano di unità proletaria, con concezione fortemente classista e molto vicino ai comunisti. Era nata inoltre la Democrazia cristiana (con esponenti come Fanfani, Moro, De Gasperi, Dossetti), che raccoglieva l'eredità del partito popolare. Anche i liberali, vicini alla figura di Benedetto Croce si organizzarono in un partito. A sua volta Ivanoe Bonomi aveva costituito la Democrazia del lavoro, di ispirazione social-riformista. Tutti questi pariti si unirono per dare unità alla Resistenza, considerata da tutti comun denominatore. Il 9 settembre 1943 i loro rappresentanti si unirono a Roma, costituendo il Comitato di liberazione nazionale (CLN). Si trattava di un organismo politico che voleva rappresentare la nuova tendenza democratica italiana. Accanto al CLN di Roma si formò a Milano il Comitato di liberazione nazionale per l'Alta Italia (CLNAI). Tra i partecipanti del CLN vi furono: – Togliatti (PCI); – Nenni (PSI); – Saragat (PSI) [Divenne il quinto Presidente della Repubblica]; – Pertini (PSI) [Divenne il settimo Presidente della Repubblica]; – De Gasperi (DC) [Inizialmente rifugiato in Vaticano, dove conobbe Andreotti]. Tra i diversi gruppi che combatterono per la liberazione si ricordano: – Brigate Garibaldi (composte principalmente da comunisti); – Brigate Matteotti (composte principalmente da socialisti); – Giustizia e Liberà (esponenti del Partito d'Azione); – Gruppi di azione patriottica (GAP, ossia piccoli gruppi che organizzavano attentati). Se nel corso del 1942 le sorti della guerra avevano cominciato lentamente a cambiare di segno, alla fine dell'anno seguente la piega presa dal conflitto sembrava ormai evidente. Tra il 28 novembre e il 1° dicembre 1943 Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrarono per la prima volta nella conferenza di Teheran, durante la quale concordarono la stategia da adottare per una conclusione vittoriosa del conflitto. A Teheran fu deciso uno sbarco nella Francia settentrionale (operazione Overlord). Per lo sbarco nel continente si scelsero le coste della Normandia, in modo da arginare la quasi totalità delle difese tedesche. Preceduta da continui bombardamenti e dal lancio di paracadutisti oltre le linee difensive tedesche, l'operazione iniziò nella notte tra il 5 ed il 6 giugno 1944 (il D-Day). L'esercito alleato conquistò velocemente terreno, arrestandosi alle coste del Reno dopo aver conquistato Aquisgrana (prima città tedesca caduta). Nel frattempo l'Armata Rossa aveva compiuto notevoli progressi sul fronte orientale. Nel luglio 1943 Hitler aveva scatenato l'ultima offensiva tedesca, con una gigantesca battaglia di carri armati a Kursk. L'Armata Rossa rispose con una controffensiva stravolgente, tanto che in pochi mesi le truppe sovietiche liberarono l'Ucraina, la Crimea e Leningrado (assediata da 900 giorni). Nell'estate del 1944 l'Armata Rossa oltrepassò i vecchi confini polacchi, arrestandosi a Varsavia dove era già in corso una rivolta popolare (da parte dei nazionalisti) contro i tedeschi (volevano dimostrare di potersi liberare senza l'aiuto sovietico). In queste circostanze il 20 luglio 1944 un gruppo di alti ufficiali guidati dal colonnello Klaus von Stauffenberg, organizzò un attentato contro il Führer (per instaurare un regime militare e negoziare una pace dopo la morte del dittatore). L'attentato però fallì e Hitler diede l'ordine alle SS di procedere a una spietata repressione (5000 persone furono uccise). Benchè non fosse ancora stata invasa, la Germania era sottoposta a incessanti bombardamenti a tappeto da parte dell'aviazioni anglo-americane (Amburgo e Dresda erano state rase al suolo). Con lo svilupparsi della guerra furono necessarie nuove conferenza dato che gli stati iniziavano a preoccuparsi dei propi interessi (tra loro divergenti). Inoltre, malgrado il principio di autodeterminazione, nè la Gran Bretagna nè l'Unione Sovietica sembravano voler rinunciare alla costituzione di "sfere d'influenza". Nell'ottobre 1944 Churchill e Stali, nella Conferenza di Mosca, sancirono le rispettive sfere d'influenza nei Balcani. Tra il 4 e l'11 febbraio 1945 si tenne infine la Conferenza di Jalta, nella quale Churchill, Stalin e Roosevelt decisero le sorti della Germania e i presupposti per la nascita dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Da parte sua, Stalin si impegnò a dichiarare guerra al Giappone. Nonostante gli alti gradi della Wehrmacht fossero convinti della necessità di concludere un armistizio con gli anglo-americani in funzione antisovietica, Hitler decise di resistere fino all'ultimo, ordinando di fare "terra bruciata" dinanzi al nemico. Sul fronte occidentale dopo una fallimentare controffensiva nazista nelle Ardenne, il 7 maggio 1945 le truppe alleate riuscirono a superare il Reno, dilagando poi in tutta la Germania centrale, incontrando scarsa resistenza. Sul fronte orientale invece, a febbraio, l'Armata Rossa entrò in Ungheria, in marzo in Austria e a metà aprile diede inizio all'avanzata verso Berlino, espugnata quartiere per quartiere tra il 19 aprile ed il 2 maggio 1945. Il 30 aprile, dopo aver capito le sorti del conflitto, Hitler si suicidò nel bunker sotterraneo della Cancelleria. Inizialmente Stalin non volle far sapere agli alleati della morte di Hitler, perchè temeva che USA e Gran Bretagna (in quanto non comunisti) si sarebbero sottratti dai trattati. Goebbels prese il potere dopo Hitler cercando di negoziare una pace con la Russia. I sovietici si rifiutarono e lui si suicidò con la moglie ed i figli. La reggenza del governo fu presa allora da Karl Dönitz che cercò di negoziare una pace separata con gli anglo-americani, fallendo. Il 7 maggio 1945 la Germania firmò la resa incondizionata a Reims. La guerra in Europa era finita. Durante la Conferenza di Postdam USA, Cina e Gran Bretagna intimarono al Giappone la resa incondizionata. Alcuni in Giappone, come l'imperatore, volevano una resa ma i militari (a causa di regole militari per l'onore) non volevano. In quegli stessi giorni il presidente Harry Truman (nuovo presidente americano dopo la morte di Roosevelt) annucniò a Churchill e Stalin di voler utilizzare la bomba atomica contro un avversario così irriducibile. Probabilmente la bomba non era realmente necessaria ma in quel modo gli americani poterono mostrare tutta la loro potenza all'Unione Sovietica (fu utilizzata come una sorta di avvertimento). Il 6 agosto 1945, dopo l'ultimatum statunitense lasciato cadere, gli americani sganciarono a Hiroshima un primo ordigno atomico (provocò 70.000 morti). Il 9 agosto toccò la stessa sorte a Nagasaki. Il 15 agosto l'imperatore dichiarò la resa e il 2 settembre 1945, sul ponte della corazzata Missouri, alla fonda nel porto di Tokyo, i delegati giapponesi firmarono la capitolazione. La guerra, dopo sei anni e 55 milioni di morti, era finalmente finita. Riassunto conferenze interalleate Casablanca (gennaio '43) Churchill-Roosevelt - Viene deciso l'assalto alla "fortezza Europa" con l'invasione dell'Italia; - Pace con tutti o nessuno (non con i singoli stati). Teheran (nov.-dic. '43) Churchill-Roosevelt-Stalin - Discussione del progetto anglo-americano di apertura del secolo fronte in Europa e coordinamento con la strategia d'attacco sovietica. Mosca (ottobre '44) Churchill-Stalin - Vengono stabilite le sfere d'influenza nei Balcani. [Bulgaria e Romania ai sovietici; Grecia ai britannici; Iugoslavia e Ungheria a tutela paritaria] Jalta (4-11 febbraio '45) Churchill-Roosevelt-Stalin - Definizione dell'assetto postbellico della Germania (divisione 4 zone); - Definizione futuri confini della Polonia (Stalin voleva nuovi territori).
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