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Seconda Guerra Mondiale- Prima, durante e dopo, Appunti di Storia

La guerra spagnola, pre-seconda guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, invasione della Polonia, l’occupazione della Norvegia e della Danimarca, la Francia, la Gran Bretagna, l’Italia e la Germania, gli Uniti, il fascismo senza Mussolini, la guerra di liberazione nazionale, il nuovo fascismo, la svolta di Salerno, all’indomani della seconda guerra mondiale, le superpotenze, la guerra fredda, la situazione italiana, l’Italia dopo guerra politicamente ed economicamente, boom economico, la politica post guerra negli Stati Uniti, in Germania, nel Regno Unito e in Francia

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 05/06/2024

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Scarica Seconda Guerra Mondiale- Prima, durante e dopo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! (Larux) La guerra spagnola Nel 1936, la situazione politica spagnola precipitò a causa di un’insurrezione militare contro il governo repubblicano. In quel periodo, in Spagna, il governo repubblicano era attentato da forze golfiste guidate da Francisco Franco, che guida l’occupazione nord occidentale del paese. La repubblica reagisce costituendo un esercito, in cui confluiscono soprattuto i civili equipaggiati con armi e tenute militari, ma non avvezzi alle strategie militari, tanto da scaturirne una guerra civile durata tre anni, durante la quale si registrano atroci violenze e numerose vittime. Si sperimenta già qua quello che avverrà con la seconda guerra mondiale. Nella prima fase, i repubblicani ottengono le prime vittorie, ma i risultati non sono determinanti. A poco a poco, la guerra civile volgerà a favore di Franco, perché è garantito da una grande superiorità di mezzi e di uomini. Il campo repubblicano è al suo interno ulteriormente indebolito, perché si scontrano tendenze opposte: -componente anarchica e Trotskysta -repubblicani e socialisti, che hanno una visione diversa della società, perché auspicano a forme di governo differenti e considerano il fronte opposto come una rivoluzione sociale e politica. È un lungo conflitto che causerà un milione di morti, con la distruzione di campagne e città, come Madrid e Toledo, che saranno pesantemente colpite. Al termine della guerra, Franco assumerà il titolo di Caudillo (dal latino Caput), cioè capo (corrisponde al duce/Fürer in Germania). È un governo autoritario, simile ai regimi dittatoriali europei. Vengono cancellate le istituzioni liberali e i diritti democratici cittadini e viene istituito l’unico partito, cioè il partito di Franco. I poteri dello stato vengono accentrati nelle mani di Franco, mentre alcune componenti autonomistiche della Spagna (basca e catalana) vengono represse. La dittatura di Franco dura fino alla sua morte, cioè fino al 1975. Il conflitto spagnolo è significativo perché non è un avvenimento locale, ma ha grandi ripercussioni internazionali, perché la Spagna si trasformò nel terreno di scontro tra i regimi democratici contro le dittature di destra. In questo conflitto, gli Stati europei democratici non intervengono, ma la Spagna democratica è sostenuta solo dall’Unione sovietica e dalle brigate internazionali, costituite dal Comintern (Associazione internazionale dei lavoratori). A inviare forze armate furono invece i regimi autoritari (Germania e Italia). L’Italia inviò membri dell’esercito e truppe armate, mettendo a disposizione mezzi e uomini. Addirittura Hitler sperimentò in Spagna il suo armamentario bellico, cioè artiglieria, carro armati, aerei della regione del Condor, in particolare utilizzati per i primi bombardamenti, come quelli della regione spagnola Guernica. Gli Stati europei non intervennero: le democrazie occidentali, come la Francia e il Regno Unito, erano timorosi, perché una possibile vittoria spagnola con il loro sostegno avrebbe dato agio ai comunisti di affermarsi proprio in Europa. Temendo quindi il comunismo non appoggiarono la Spagna. Nella battaglia Guadalajara del 1937 ci furono italiani delle brigate internazionali contro italiani fascisti, nessuno capì che era necessario proteggere la Spagna dal nazismo e dal fascismo. Pre-guerra, 1936-1939 La vittoria di Francisco Franco in Spagna da vigore all’alleanza tra Mussolini e Hitler, ulteriormente rafforzata col patto anti Comintern nel 1936, che vede Germania e Giappone. Nel 1937 il Giappone approfitta della guerra civile che c’è in Cina tra i nazionalisti per penetrare in quella parte della Cina e conquistare i territori ricchi di materie prime per formare l’impero asiatico. La società delle nazioni non intervenne nuovamente, mostrando la sua inefficacia. Tutti questi episodi scatenano ulteriormente l’aggressività tedesca, perché gli Stati europei non intervengono in quel momento, volendo evitare la guerra. Così come la società delle nazioni non interviene per frenare l’invasione giapponese, allo stesso modo non interviene quando Hitler comincia a rivendicare altri territori da annettere alla Germania, perché abitati da popolazioni tedesche, come ad esempio l’Austria, che era abitata da tedeschi e la lingua era anche quella tedesca. Le nazioni europee (Francia e Regno Unito) praticano la politica della pacificazione, cioè non intervengono, sodisfando le richieste di Hitler, facendogli ampie concessioni per evitare la guerra. L’annessione dell’Austria alla Germania Nel 1938, Hitler approfitta del sostegno di Mussolini e procede all’annessione austriaca, senza essere contrastato. La politica europea dell’appeasement vede che in un primo momento si diffonde in Austria una campagna propagandistica per l’unificazione della Germania all’Austria, perché appartengono entrambi i popoli alla stessa razza. Viene nominato in Austria, a capo del governo, un nazista e vengono inscenati dei disordini, così che il capo del governo si rivolga alla Germania, che interviene con l’esercito il 12 marzo 1938: le truppe del Reich varcano i confini austriaci e procedono all’annessione con l’appoggio austriaco. Per arginare il comunismo, le potenze europee accettano l’egemonia e la violenza del Fürer. L’annessione della regione sudeta alla Germania Hitler non si fermerà all’annessione austriaca, perché rivendica l’annessione dei territori in cui ci sono minoranze tedesche, come la regione dei sudeti in Cecoslovacchia. In questa regione era stato sobillato dalla Germania un movimento irredentista, affinché inscenasse disordini anche qui. In un primo momento Hitler si limitò ad esigere per i sudeti un diritto di autodecisione, minacciando di dichiarare guerra nel caso di un rifiuto. Alla fine, Hitler chiede l’annessione della regione sudeta e le cancellerie occidentali, per evitare nuovamente una guerra in Europa. Si riunirono nella conferenza di Monaco, a cui partecipa il Regno Unito, l’Italia e la Germania, ma non la diretta interessata, cioè la Cecoslovacchia. Hitler ha l’appoggio di Mussolini, perché la Germania aveva riconosciuta la sovranità italiana al Trentino Alto Adige. Viene riconosciuta la secessione dei sudeti nel settembre del 1939. Anche qui il primo ministro inglese torno in Gran Bretagna felice di aver garantito la pace. Ma non fu così, perché tutti conoscevano il piano d’azione di Hitler, cui volontà era di estendersi verso l’Europa dell’est, alla conquista dello spazio vitale. Questa conquista poteva essere risolta solo con le armi. Nel marzo del 1939, viene occupata Praga. Boemia e Moravia divengono protettorati tedeschi. La Cecoslovacchia diviene vassallo della Germania. A questo punto, gli Stati europei cominciano a prendere posizione e comprendono che l’obiettivo del Fürer era anche quello di conquistare l’Europa. L’Italia stessa procede in perfetta intesa con Hitler, così il 22 maggio 1939 viene siglato il patto d’acciaio fra Italia e Germania, che trasforma in alleanza militare l’asse Roma Berlino. Tra l’altro, la Germania aveva permesso all’Italia di occupare l’Albania nel 1939, per controbilanciare i successi internazionali. Il nuovo patto prevede che entrambe le parti fossero obbligate a intervenire in caso di conflitto. Il destino italiano è unito a quello tedesco, così come gli interessi. La rivendicazione del corridoio di Danzica A questo punto Hitler rivendica il corridoio di Danzica, che divideva la Germania dalla Pomerania orientale. Questa volta, Francia e Regno Unito si abbandonarono la politica di pace, dichiarando che avrebbero difeso i confini della Polonia, tentando così di allearsi con l’Unione sovietica. Queste trattative fallirono, perché i polacchi si rifiutarono di far passare le truppe russe attraverso il loro territorio. Il pericolo di combattere su due fronti, spinse Hitler e l’incapacità dei paesi europei e dell’Unione sovietica di stringere alleanza, a stringere il patto di non aggressione, Molotov Ribbentrop (cioè i cognomi dei ministri degli esteri sovietico e tedesco). Tale patto prevede che in caso di scoppio della guerra mondiale, la Russia non avrebbe attaccato la Germania e in cambio ancora una volta l'esercito tedesco nazista è costretto ad intervenire. Tale esercito, prima di sostenere gli italiani, ne approfitta per conquistare la Jugoslavia in un territorio ora spartito tra la Germania e l'Italia: l'intento di Hitler è quello di occupare l'unione sovietica nonostante il patto di non-aggressione (Molotov-Ribbentrop del 1939), motivo per cui vuole garantirsi il controllo di tutta la penisola balcanica. I successi italiani furono molto sterili: in un primo momento avevano anche allargato la conquista dei territori in Etiopia, Somalia ed Eritrea, poi conquistati nuovamente dalla Gran Bretagna riportando sul trono i sovrani spodestati. La spedizione Barbarossa Dopo la conquista di tutta l'area balcanica, Hitler decide di procedere con la spedizione Barbarossa, dedicata a Federico I Barbarossa, primo imperatore tedesco che si era scontrato con gli Jugoslavi. Occupa così per mezzo di questa spedizione, iniziata il 22 giugno 1941, l'unione sovietica, con un piano basato su un vero e proprio accerchiamento della frontiera sovietica, con tre punti focali: -a settentrione nella città di Leningrado -al centro il territorio tra Smolensk e Mosca -a sud la città di Kiev e Stalingrado (cioè l'attuale Ucraina). La spedizione inizia in estate e ad ottobre i tedeschi sono arrivati alle porte di Mosca, di fronte la quale si fermano a causa del rigido inverno russo. L'esercito tedesco ha bisogno di rifornimento, di mezzi e uomini, occupando i territori e traendo da essi le risorse. I russi inizialmente si trovano impreparati, non avendo previsto l'arrivo dell'esercito tedesco, nonostante l'avviso delle potenze occidentali, che secondo Stalin in realtà volevano indurlo ad una guerra contro la Germania. Tuttavia resistono, anche Stalin non scappa (da alcuni considerato era infatti considerato un fuggitivo), smontando tutto l'apparato industriale e produttivo, ricostruendolo a nord, nella zona della Siberia, ma all'arrivo dei tedeschi, trovano terra bruciata. A vincere è il rigido inverno russo. In quel momento si trovava li anche l'esercito italiano, che aveva inviato tre divisioni, le quali raggiunsero il fronte nel luglio del 1941, ma soltanto pochi ritornarono. Il fronte internazionale Gli Stati Uniti Nel fronte internazionale, gli Stati Uniti ancora non sono intervenuti, fino a quel momento si erano limitati a fornire merci, molti finanziamenti e mezzi, non venendo coinvolti, grazie al piano di azione del presidente Roosevelt, che dopo essere stato eletto per la terza volta, nutre un piano diverso: vuole far uscire l'America dalla sua politica protezionistica, che caratterizza gli anni venti, durante i quali gli Stati Uniti si concentrano sullo sviluppo del proprio territorio volendo anche conquistare il resto dell'America. Roosevelt fa ora uscire gli Stati Uniti da questa condizione di isolamento, fornendo aiuti agli eserciti occidentali, essendo tuttavia preoccupato dal fatto che il Giappone stesse conquistando tutta l'area del Pacifico (Filippine, Cina, Indonesia). Era inoltre stato prima stipulato il patto d'acciaio, al quale ora si unisce anche il Giappone, che essendo ora in guerra occupa tutto il Pacifico e i territori della Thailandia, con una politica espansionistica che inasprisce i rapporti con gli Stati Uniti, i quali decidono di sospendere il rifornimento di materie prime. Nell'agosto 1941 si incontrano due personaggi emergenti: Churchill e Roosevelt, che firmano la carta atlantica, un documento che riafferma i principi di democrazia, libertà e cooperazione tra gli Stati, ispirandosi ai 14 punti di Wilson. Con questo documento gli Stati Uniti escono dalla politica protezionistica sostenendo apertamente il conflitto pur non ancora facendone parte. Ad inclinare ancora di più i rapporti tra Giappone e Stati Uniti, all'alba del 7 dicembre 1941 avviene attaccata la flotta statunitense a Pearl Harbour. Vennero danneggiate otto carrozzate e morirono migliaia di marinai e soldati. Gli Stati Uniti sono così costretti a dichiarare guerra al Giappone, così faranno anche la Francia e il Regno Unito. Germania e Italia dichiareranno guerra agli Stati Uniti. Adesso la guerra diventa mondiale. Non c’è l’unione sovietica, poiché stretta ancora da questo patto di neutralità. Tutta l'area del Pacifico è occupata dai Giapponesi, che si spingono fino all'India e all'Australia, con lo scopo di creare la grande Asia orientale, una vasta area con cui si sarebbero sostituiti ai padroni europei e statunitensi, guidati dallo slogan "l'Asia agli asiatici". Misero in atto la stessa politica dei colonizzatori europei: sfruttamento delle risorse e dei lavoratori. Tra il dicembre 1941 e il gennaio 1942 gli Stati alleati contro le forze dell'asse si riuniscono in una conferenza a Washington, con l'obiettivo di sconfiggere le forze del nazi-fascismo. Decidono così di creare un nuovo organismo: le nazioni unite, un'alleata anti fascista di 26 Stati. È un momento di numerose battaglie nella zona dell'oceano Pacifico, contemporaneamente in Cina vi era una guerra civile tra i nazionalisti e i comunisti, conflitto che si mette da parte per collegarsi agli eserciti anti- occidentali contro il Giappone. Ormai la guerra vede contrapposti due grandi schieramenti. In Europa continua l'avanzata dell'esercito tedesco, venendo occupati militarmente altri paesi come la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia, la Bulgaria, tutti paesi che vengono guidati da governi fedeli al dittatore tedesco. Alcuni di questi paesi, come la Romania, vengono conquistati perché ricchi soprattutto di giacimenti di petrolio. Nella zona russa i tedeschi non riescono ad avanzare. Nella primavera del 1942 i tedeschi cercano così di spostare l'offensiva verso sud est, verso la zona di Stalingrado, essendo una zona con grandi risorse agricole importanti e ricca di pozzi petroliferi del Caucaso. Questa avanzata tedesca del 1942 rappresenta il punto della massima penetrazione della Germania in Oriente: conquistando questa parte della Russia, per i tedeschi si apriva il varco per raggiungere l'Asia medio-orientale, cioè l'Iraq, l'Iran per arrivare fino all'India e le colonie asiatiche. Tuttavia non ci fruiscono, i sovietici riescono infatti a mettere in atto una grande manovra di accentramento intorno ai tedeschi, che così non riuscirono a rompere le linee sovietiche, né a rifornire le armate, soprattutto la sesta di Friederush Pauss, impegnato nell'assedio. Le armate tedesche, senza risorse e sostegni, stremati dal freddo e dalla fame, furono costretti ad arrendersi. Nella battaglia di Stalingrado sopravvissero solo 5 mila soldati, per la prima volta la Germania subiva una sconfitta. Si prospettava una nuova sconfitta sul fronte occidentale, in particolare nel mediterraneo: nel 1942 gli italiani e l'Africa Cops vengono sconfitti nella battaglia di El Alamein, con cui gli inglesi ottengono il controllo del canale di Suez. Rommel, capo dell'esercito tedesco, si trova privo di risorse, costretto a bloccarsi nella sua avanzata. Il 13 e 14 ottobre del 1942, il generale Montgomery lancia un'altra offensiva con cui gli eserciti italo-tedeschi vengono completamente sbaragliati, costretti così ad abbandonare l'Africa, nelle mani delle potenze alleate nel maggio del 1943. Le forze dell'asse (Germania, Italia, Giappone) non possono opporsi al regime che compensa le sconfitte grazie al supporto tedesco. La sconfitta dei tedeschi sul fronte russo e la sconfitta anche delle tre divisioni italiane chiamate ARMIR (230.000, ne morirono circa 80.000) andate per sostenere l'avanzata tedesca arrivò come notizia in Italia. Nel 1943 le città italiane furono sottoposte a tantissimi bombardamenti da armate dell'aviazione delle corde alleate che cercavano di arrivare in Italia. L'Italia stava vivendo una terribile crisi economica: non c'era il pane, la razione di pane assegnata era passata da 200 g a 150 g e la gente pur di mangiare aveva dato il via al mercato nero. La società interna italiana era dilaniata da questa situazione tant'è che gli italiani hanno comunque la forza di mettere in atto degli scioperi: gli scioperi del marzo 1953, nati da ragioni economiche che acquistano anche significato politico di opposizione al fascino e al nazismo incapaci di garantire la pace sociale. In quel momento si decide di attaccare le potenze dell'Ars nel fronte più debole cioè l'Italia. Viene convocata una conferenza: la conferenza di Casablanca nel gennaio del 1943, in cui si decide di attaccare l'asse dalla Sicilia e così il 10 giugno 1943 truppe statunitensi ed inglesi sbarcano in Sicilia in poche settimane, occupando tutta l'isola. A quel punto al difesa italiana viene meno così come la credibilità del regime ritenuto incapace di difendere lo stato. Palermo viene distrutta dai bombardamenti americani. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 viene riunito il gran consiglio (presieduto dal Re, non tutti gli organi si identificavano con il partito e pertanto il governo era imperfetto). L'ordine del giorno faceva appello al re perché ripristinasse la legalità costituzionale, affinché riassumesse il controllo e il comando di tutte le operazioni, cioè significava chiedere le dimissioni di Mussolini e questo appello fu votato in grande maggioranza. Mussolini fu convocato da Vittorio Emanuele III, arrestato e portato in prigione sul gran sasso mentre veniva annunciata la caduta del fascismo. Fascismo senza Mussolini Questa operazione era una congiura di palazzo tra la monarchia e il regime in quanto fu sacrificato Mussolini ma non l'intero impianto: rimasero tutti gli ordini e gli uomini che occupavano i posti di comando. Dal governo cominciava ad intrattenere negoziati segreti con gli anglo americani: si intavolavano trattative segrete con gli angloamericani mentre pubblicamente si dichiarava schierata in guerra con la Germania così che si distaccasse in caso di armistizio dalla Germania. Per ostacolare l'avanzata degli alleati, il generale Pietro Badoglio Generale, divenuto capo del governo, chiede addirittura aiuto alla Germania, poiché temeva che, crollato il regime fascista, ci potesse essere un'insurrezione popolare che avrebbe travolto la monarchia. Le trattative segrete con gli alleati Da un lato mantengono una parvenza di lealtà nei confronti dei tedeschi giustificandosi dicendo che potesse essere spazzata via anche la monarchia, dall'altro portano avanti le trattative con gli alleati fino al 3 settembre 1943. L'armistizio fu firmato e fu reso pubblico 1'8 settembre. Badoglio non voleva renderlo pubblico temendo i tedeschi. A quel punto Badoglio e il re, nella notte tra l'8 e il 9 settembre, abbandonano Roma senza fornire indicazione all'esercito regio e si rifugiano a Brindisi, che era già nelle mani degli angloamericani. Molti reparti italiani all'estero furono disarmati dai tedeschi e inviati nei campi di concentramento, si parla di 600.000 soldati deportati; in alcuni casi furono massacrati perché avevano opposto una certa resistenza. La guerra di liberazione nazionale I tedeschi arrivano in Italia e occupano tutto il centro nord, liberano Mussolini e lo pongono a capo della repubblica sociale italiana (RSI), con capitale Salò, sul lago di Garda e i militari rimasti in Italia sono obbligati a sostenere questo nuovo regime. I soldati che si rifiutano sono considerati disertori. Il meridione rimane nelle mani degli alleati, che cercano di risalire nella penisola con generassero le stesse situazioni economiche che avevano determinato lo scoppio della seconda guerra mondiale. I capitali devono muoversi liberamente e per farlo devono utilizzare una moneta di riferimento, cioè il dollaro, che subentra alla sterlina. Si decide di istituire il fondo monetario internazionale (FMI). Viene creata anche la banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, chiamata anche banca mondiale. Entrambi sono stati responsabili dell’impoverimento di tantissimi paesi attraverso la cultura del debito, mascherati dal falso intendimento di aiutare i paesi in difficoltà, cioè i paesi Africani e Sudamericani. Lo scopo era garantire la massima liberalizzazione dei traffici mondiali, ma il sistema di Breton Wood viene applicato ai paesi dell’Occidente, che avevano già sposato l’economia di mercato ed erano tutti dominati dalla finanza americana, dalla produzione industriale americana e dalla circolazione di merce americana. I paesi che accettano tutto ciò dipendono già dagli Stati Uniti e sono i paesi dell’economia di mercato. I paesi invece che orbitano nell’area dell’Unione sovietica non sottoscrivono queste regole. Dopo il 1945, nasce un nuovo clima, perché i territori europei mondiali vengono orientati secondo gli interessi strategici delle potenze vincitrici a scapito del loro diritto di decidere liberamente la loro forma di governo, la loro economia e altro. Questo sistema creò un evitabile attrito con l’Unione sovietica, ma anche una diffidenza reciproca, che in un primo momento era stata sopita perché c’era l’esigenza di combattere il fascismo e il nazismo e quindi le differenze tra Stati uniti e Unione sovietica erano considerate secondarie. Adesso però diventano preponderanti. Gli Stati Uniti agivano tramite una politica antisovietica, controllando la possibile invasione sovietica nei paesi occidentali. Il nuovo sistema di rapporti politici e di relazioni mondiali fu caratterizzato da questo progressivo conflitto attrito tra Mosca e Washington. Questo conflitto, dopo il 1945, influenzerà anche la politica europea, perché da un lato alcuni paesi guarderanno agli Stati Uniti, da cui riceveranno sovvenzioni. Tutto ciò in contrasto coi paesi del comunismo dell’Europa Orientale. Tra l’altro, in quel momento, molti governi pluripartitici vennero sostituiti da esecutivi comunisti. Questa situazione preoccupa Stati Uniti e Europa occidentale, perché entrambi temevano che l’unione sovietica avesse un disegno egemonico di portata europea, se non mondiale. Stiamo parlando del cosiddetto bipolarismo europeo, cioè in Europa convivono due forti coalizioni contrapposte, due polarizzazioni. Da un lato ci sono le democrazie legate agli Stati Uniti ad ovest, mentre ad est ci sono i regimi comunisti di matrice sovietica. Come affermò Churchill <<sull’Europa è scesa una cortina di ferro>> che divideva in due l’Europa e che si estendeva da Stettino sul mar baltico e a Trieste sull’Adriatico. L’unione sovietica esercita una pressione diplomatica sulla Turchia, per ottenere il controllo dello stretto dei Dardanelli. Gli USA, in risposta, inviano alcune navi a presidiare il mediteranno a sostegno dei Dardanelli. L’altra situazione di conflitto si scatena in Grecia, in cui, dopo la liberazione dal nazi fascismo, si era creato un governo filo occidentale. Successivamente era scoppiata una rivoluzione comunista portata avanti da Tito e in seguito uno scontro fratricida, che si chiuse nel 1949 con la sconfitta delle sinistra e il ritorno ad Atene della monarchia. Guerra fredda Nel 1947, il presidente dei gli Stati Uniti, Truman, annuncia al mondo la sua dottrina, secondo la quale l’America non avrebbe più tollerato il passaggio di un paese dal regime democratico al comunismo su spinta dell’Unione Sovietica, quindi in un certo qual modo avvertono l’Unione Sovietica. Tale dottrina venne definita dalla propaganda dottrina del contenimento, perché bloccava l’avanzata del partito comunista. I partiti comunisti del tempo, avendo dato un contributo fondamentale alla resistenza, in un primo momento contrastano questa deriva e poi sono costretti a lasciare i governi dei paesi alleati. Nei paesi in cui viene annunciata la dottrina Truman, i governi occidentali espellono i comunisti. Questo è il periodo della guerra fredda, perché la dottrina Truman produsse la rottura definitiva della solidarietà creata per combattere il nazifascismo. La guerra fredda vede come protagoniste le due superpotenze ed è uno scontro per l’egemonia e la sopravvivenza, espresso da due sistemi ideologi opposti: il sistema occidentale della libertà e il sistema della giustizia sociale. Questa rottura viene portata a conclusione fino agli anni 80. Non c’è né guerra né pace, perché usavano come deterrente il fatto che un’altra guerra avrebbe portato all’uso delle armi nucleari, in seguito agli avvenimenti di Hiroshima e Nagasaki. C’è solo un clima di costante angoscia. Ad incrementare questa separazione è la politica americana, perché viene varato il cosiddetto piano Marshall, cioè un sistema di finanziamenti attraverso cui gli Stati Uniti rilanciano gli apparati produttivi dei paesi appena usciti dalla guerra, garantendo la concessione di finanziamenti cospicui per far ripartire l’economia in Europa, la democratizzazione della società e della politica. In cambio degli aiuti, gli Stati compiacenti che hanno accettato gli aiuti, cercano di uniformare le loro politiche sui dictat degli Stati Uniti. È un sistema per creare la sudditanza politica dei vari paesi europei. Questi aiuti furono promessi a tutti, anche all’Unione sovietica, la quale li rifiutò. Furono elargiti dagli Stati Uniti 17 miliardi di dollari a fondo perduto, con beneficiari nel ramo industriale e alimentare. Erano fondi che servivano a rilanciare l’economia e la politica, estendendo il modello capitalistico americano anche ai paesi europei, insieme alla guerra basata sulla paura del comunismo, cioè la paura che il comunismo impedisse la libera manifestazione del pensiero e delle azioni cittadine. In risposata a questo piano, l’unione sovietica, nel 1949, reagì con la creazione in Europa orientale del Comecon, un consiglio per l’aiuto economico reciproco a tutti i paesi satelliti (Bulgaria, Romania, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia), che favorisse la cooperazione nella produzione e nei commercio, attraverso un sistema economico integrato. Un altro strumento fu il Comintern, che durò poco e poi venne sostituito dal Cominforn, che doveva determinare l’azione dei partiti comunisti stranieri, facendo così da cassa di risonanza alle tesi propagandate dal regime sovietico. Ha rapporti con tutti i partiti comunisti dell’ovest ed è punto di riferimento per i partiti comunisti degli Stati satelliti. Ha rapporti profondi anche con quelli occidentali, i quali erano diventati ormai partiti di massa, in primis quello italiano, poi quello francese. Nella zona di occupazione sovietica c’era la città di Berlino, anch’essa divisa in quattro zone: sovietica, francese, statunitense e inglese. In queste zone avviene la crisi del 24 giugno 1948. In realtà le parti erano due: la Berlino est sotto il controllo sovietico (regina comunista) e la Berlino ovest sotto il controllo occidentale. Stalin istituisce un blocco delle vie d’accesso terrestri alla parte occidentale della città, è una sorta di atto di guerra, perché così non sarebbero più arrivati i beni alla città. I paesi occidentali e gli Stati Uniti rispondono con un grande ponte aereo e fanno arrivare dall’alto i beni alla città. L’unione sovietica torna indietro e Berlino, per quarant’anni, rimarrà divisa in due parti. La Germania verrà ugualmente divisa in due parti: -la Germania ovest o repubblica federale tedesca con capitale Born, retta da un regime democratico e parlamentare con economia basata sul libero mercato -la Germania est o repubblica democratica tedesca, con capitale Pankow I due blocchi Nel 1949 viene creata un’alleanza tra i paesi dell’ovest, che credono che la minaccia dell’Unione sovietica possa essere sempre più vicina. Questa alleanza è il patto atlantico, che raccoglie dodici paesi: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo. Norvegia, Islanda, Italia e Portogallo. Tale patto ha solo natura difensiva e quindi prevede l’obbligo di intervenire a fianco degli alleati in caso di attacco. Al patto atlantico è legata un’organizzazione militare, cioè la NATO, organizzazione del trattato del nord Atlantico, che raccoglie tutte le truppe dei paesi aderenti. Nel 1952 aderiscono anche la Grecia e la Turchia. Nel 1955 aderisce la repubblica federale tedesca. Mosca risponde creando un’altra alleanza militare, il patto di Varsavia nel 1955, cioè un’alleanza militare tra l’unione sovietica e i paesi satelliti dell’Europa orientale. Dal punto di vista economico sono due blocchi diversi: -blocco occidentale è il blocco capitalista (Europa occidentale e Stati Uniti) -il blocco sovietico si ispira al comunismo, quindi alla pianificazione economica alla centralizzazione delle attività produttive. La situazione Italiana Nell’aprile del 44, dopo l’arrivo degli alleati si crea il governo Badoglio, sostenuto da socialisti, comunisti, azionisti, democristiani, liberali. I quel momento i partiti in Italia saranno: -democrazia cristiania, che succede al partito popolare, guidato dal Alcide de Gasperi e la sua è una politica moderata. Si fonda sul principio di solidarietà del cristianesimo ed è un partito che vuole avviare il paese verso la modernizzazione, garantendo giustizia sociale, attraverso riforme graduali. Rifiuta la lotta di classe, l’intento rivoluzionario ed è un partito interclassista (rappresenta tutte le classi). -partito comunista, cui leader fu Togliatti, che era stato in esilio e in quel momento era rientrato in Italia. Questo partito si fonda sulla visione sovietica. È un partito popolare antifascista e antimperialista, che vede protagonista la classe operaia. Il partito comunista collabora con gli altri partiti perché il problema urgente era quello di liberare l’Italia dal nazi fascismo, senza abbandonare la prospettiva rivoluzionaria, che allontana però i moderati. -partito socialista, che ancora una volta si divide. Ci sarà il partito socialista italiano, guidato da Pietro Nenni e il partito social democratico, guidato da Giuseppe Saragat. -partito d’azione di matrice democratica, laica e socialista. Rappresenta il mondo della cultura e l’Italia progressista. -partito liberale, a cui aderiscono grandi intellettuali come Benedetto croce e Luigi Einaudi. Rappresenta l’alta borghesia. -partito repubblicano italiano, che partecipa ai governi di unità nazionale dopo che la monarchia abdica. C’erano anche i monarchici sostenitori dei Savoia, che però erano stati emarginati dal comitato di liberazione nazionale. La liberazione di Roma avviene il 4 giugno 1944, Vittorio Emanuele si dimette e trasmette i propri poteri al figlio Umberto. Viene creato un altro nuovo governo presieduto da Ivanoe Bonomi, col decreto del 25 giugno 1944 si stabilisce che i cittadini avrebbero deciso il futuro istituzionale dell’Italia con un referendum nazionale per scegliere tra monarchia e repubblica e per scegliere i membri dell’assemblea costituente, che avrebbe dovuto dare allo stato la nuova costituzione. Questo è il governo che rappresenta il vero passaggio dal fascismo alla democrazia. La situazione economica italiana è stremata, perché le vie di comunicazione sono state distrutti, prospera il mercato nero (perché i beni erano razionati dalla polizia) e in ogni ambito l’economia è calata. Molti, col mercato nero, si arricchiscono e costruiscono le proprie fortune. L’inflazione è elevatissima, stessa cosa vale per la disoccupazione è il numero di scelte senza tetto. In quella situazione, l’Italia riceve gli aiuto del piano Marshall, cioè 240 milioni di dollari, che servono per compito di ricercare i combustili fossili necessari per sostenere il processo industriale, cui artefice fu il manager di stato Enrico Mattei, che aveva un importante programma per l’Italia. Questo programma metteva in discussione il rapporto con le multinazionali delle benzina e del gas. Gli anni 50 sono gli anni del centrismo e a governare e soprattutto la democrazia cristiana con l’appoggio degli altri partiti. Nel 1957 viene varata la nuova legge elettorale, che assegnava un premio di maggioranza del 65% dei deputati alla condizione che avesse ottenuto la maggioranza +1 dei seggi. È chiaramente una legge non democratica, tanto che venne definita dalla sinistra “legge truffa”. Alle elezioni, la democrazia cristiana ottiene solo il 49,8% dei consensi, non raggiunse la maggioranza. Pertanto, la legislatura che ne seguirà sarà instabile, composta da solo ministri democristiani, che contavano sull’appoggio esterno di alcune formazioni minori. La situazione precipita: il partito socialista si allontana dal PC, che rimane legato alla politica del Comintern. Il nuovo segretario democristiano è Amintore Fanfani, più aperto alle istanze provenienti dalla società. Altre figure però vogliono aprirsi al dialogo con le sinistre, quando nel 1959 sarà eletto come segretario del partito Aldo Moro, cui obiettivo era arrivare a un governo di centro sinistra aperto ai socialisti, ipotesi che spaventa e suscita la reazione delle forze conservatrici di tutti i partiti. Nel 1960 diventa presidente del consiglio il democristiano Fernando Tambroni, che ottiene l’appoggio del movimento sociale italiano (MSI), erede del partito fascista. Nel luglio del 1960, il movimento sociale che sta appoggiando il governo, decide di tenere il proprio congresso a Genova, città medaglia d’oro per la resistenza, perché da lì era partita l’insurrezione generale che aveva portato alla liberazione del 25 aprile. Fu considerata dai sindacati una provocazione. I sindacati scendono in piazza a Reggio Emilia, Genova, Roma e Palermo. Il governo risponde con la violenza: 5 morti a Reggio Emilia e 5 a Palermo (piazza politeama e via maqueda). Gli arrestati vengono derisi e picchiati dalla polizia. La ribellione porterà alle dimissioni di Tambroni. Il nuovo governo che subentra nel 1962 vede l’intesa dei socialisti e dei cattolici, guidato da Amintore Fanfani. I socialisti non fanno parte del governo ma danno un appoggio esterno, perché comprendono che la via migliore da percorrere per garantire il progresso economico alitosa e trovare un terreno comune coi cattolici. Le riforme pensate sono tante: -centralizzare l’economia per investire nella spesa pubblica -scuola democratica, patrimonio di tutti -riforma sulle regioni -avvicendamento delle forze di sinistra Se queste riforme fossero state veramente completate, forse l’Italia avrebbe avuto uno sviluppo diversi, ma furono attuate solo parzialmente e solo alcune, per esempio la riforma scolastica: fu creata la scuola media unica e abolite le scuole ì avviamento professionale, perché dopo la scuola elementare c’era la scuola media che apriva agli organi scolastici successivi o la scuola di avviamento (che ora è abolita). La scuola media diventa scuola dell’obbligo fino a 14 anni. Poi fu creata lente internazionale per l’energia elettrica, che fino a quel momento era affidato ai privati. Il resto fu trascurato. Una novità dal punto di vista politico si verifica nel 1963, quando diviene presidente del consiglio Aldo Moro, che apre per la prima volta ai socialisti, facendoli partecipare al governo, cominciano a nascere i governi di centro sinistra. Giuseppe Saragat viene eletto presidente della repubblica nel 1964. Dal punto vista costituzionale ed economico l’Italia cresce tantissimo, ma non sono gli anni che vedono migliorare le condizioni della classe operaia, perché i salari sono ancora bassi e gli operai cominciano a lottare e chiedere la crescita dei salari, rispetto ai grandi profitti che stavano facendo gli imprenditori. Il governo risponde con un’operazione deflazionistica, cioè restringe il credito delle banche (che in genere fanno credito a chi possiede capitali). Queste misure non aiutano la classe operaia, perché gli imprenditori continuano a far profitto utilizzando il lavoro non pagato degli operai. Inizia la stagione delle lotte operaie per il miglioramento dei salari e delle condizioni di lavoro. Vengono poi varati altri progetti che riguardano le sistemazione urbanistica delle città e riforme relative al fisco. Sono progetti che decollano con molta fatica e lentezza. Per esempio, nel sud (vera e propria emergenza) era stata creata la cassa per il mezzogiorno, la quale si trasforma in un grande bacino elettorale, perché vengono si, erogati finanziamenti, ma quest’ultimi si perdono strada facendo, in quanto dovrebbero finanziare la nascita di poli finanziari, però diventano solo cattedrali nel deserto, servono in parte a dare lavoro, ma nelle zone circostanti non vedono costruite strutture. Questi grandi stabilimenti sono solo centri di raffinazione del petrolio e non di lavorazione. Tutto ciò diventa grande corruzione, tant’è vero che negli anni 80, la cassa del mezzogiorno verrà chiusa. Dal punto di vista politico, il PC è isolato e si stacca la corrente del SIUP (partito socialista di unità proletaria), che ha un iniziale successo ma subito dopo si scioglie. Sono anni in cui il partito comunista rimane isolato nel sistema politico, non può accedere al governo e i socialisti sposano la linea riformista. Tutto ciò porterà dissidi interni al PC, da cui nasceranno le ale più radicali, che formeranno le brigate rosse. Boom economico italiano degli anni 50-60-70 Lo sviluppo economico è notevole, si parla di un incremento del 70%, con un aumento del reddito pro capite. Sono gli anni della crescita industriale, rappresentata per il 40% dagli operai. Il 20% è dato invece dai contadini. Sono gli anni in cui nasce il Made In Italy, cioè la produzione a marchio italiano. Nascono le più importanti indurrei alimentari (es: la Motta), oppure dal punto di vista meccanico (Piaggio, Ferrari) e anche dal punto di vista elettrodomestico. Si afferma l’Olivetti per le macchine da scrivere. Diminuisce la disoccupazione ma in modo trascurabile. Le migrazioni sono dal sud verso il nord e sono le popolazioni meridionali a costudite quell’esercito di manodopera che troverà impiego nelle fabbriche del nord. Ecco perché l’industria e la ricchezza del nord sono garantite. Sono gli anni in cui l’Italia fa molti accordi commerciali, che facilitano le esportazioni. Lo stato interviene finanziando direttamente lo sviluppo tecnologico e scientifico delle imprese. Viene agevolato l’ingresso dell’Italia nel novero dei paesi economicamente più ricchi e avanzati. Si parla di 4 milioni di contadini provenienti dal sud che vanno verso il nord, la Svizzera, la Germania, Torino, Milano, Genova. Questi meridionali vivono in condizioni di emarginazione e lavorano nelle miniere del Belgio e spesso rimangono vittime di quel lavoro. È un’Italia che si sta rinnovando nei costumi, nella moda, nella musica, negli stili e cerca di diventar più moderna, assaporando il benessere. Crescono i redditi individuali e l’Italia comincia anche ad utilizzare le utilitarie della Fiat, in particolare la Fiat 600. Il primo elettrodomestico che viene acquistato é la lavatrice, poi il frigorifero e poi il televisore. Il nord però emargina socialmente le popolazioni meridionali e vive un tenore di vita di benessere, il sud invece deve fare i conti col latifondo, la disoccupazione, la povertà e l’abbandono delle terre. Il nord gode dei servizi pubblici e il sud continua a desiderarli. Il nord garantisce l’edilizia scolastica e al sud le scuole sono fatiscenti e c’è un’alta dispersione scolastica. La situazione politica nei vari stati Stati Uniti Usciti vittoriosi dalla guerra, non avendo quest’ultima toccato il loro territorio. Il conflitto ridusse la disoccupazione degli anni 30 e permise di compiere un’ulteriore balzo in avanti in campo industriale, commerciale e finanziario. Erano la prima potenza al mondo. L’unione sovietica cercò di rimangiare con gli Stati Uniti sul piano militare, non economico, perché il sistema produttivo era molto indietro rispetto a quello americano. L’unione sovietica recupererà velocemente. Gli Stati Uniti vedono dal 1952 la presidenza di Eisenhower, che subentro a Truman. È un periodo di grande ricchezza e crescita, il benessere toccò fasce sempre più larghe della popolazione. Ci sono però problemi che riguardano l’integrazione razziale tra bianchi e neri. Sono la prima potenza che cerca di contrastare il comunismo, infatti inizia un periodo buio, il maccartismo (nome del senatore McCarthy), periodo di repressione comunista a tutti i livelli, che colpisce intellettuali, artisti, registi e attori di Hollywood. La paura del pericolo comunista si espresse anche con azioni sistematiche di spionaggio e moltissimi scienziati furono perseguitati, alcuni dei quali condannati alla sedia elettrica (Julius ed Hetel Rosenberg, accusati nel 1953 di spionaggio con l’Unione sovietica. Per aver trasmesso notizie riguardo la produzione delle armi atomiche). Fu chiamata Red Scare, paura del rosso, che si attenuò dopo la metà degli anni 50. Germania Dici sia in federale e democratica. La repubblica federale tedesca, proclamata il 07/09/49, ebbe come primo cancelliere il cristiano democratico Conrad Adenauer, anti nazista che negli anni 30 fu perseguitato per la sua opposizione a Hitler. Coi bombardamenti di guerra, erano morte 7 milioni di persone e fu distrutto tutto il paese, oltre che moralmente responsabile del genocidio degli ebrei. All’indomani della seconda guerra mondiale, era completamente piegata. È stata aiutata però dai finanziamenti del piano Marshall ed è immediatamente risorta, perché la Germania rappresentava lo scuso per la difesa dell’Occidente da una possibile avanzata comunista. Per questo la ricostruzione del tessuto urbano tedesco avvenne velocemente, la Germania doveva essere un paese forte, capace di contenere la forza del comunismo. Fu facilmente facilitata la ripresa economica nel giro di pochissimi anni, superando i livelli raggiunti prima della seconda guerra mondiale. Diventò il paese che registrava i maggiori livelli di sviluppo. Protagonista politico di questo sviluppo fu l’unione cristiano democratica di Adenauer. L’esecutivo di Adenauer rimase in vigore fino agli anni 60, che offre alla Germania un’eccezionale stabilità. A poco a poco la Germania diventa protagonista della politica europea. Regno Unito Esce dal conflitto mondiale esausto, privo di risorse. L’Inghilterra era stata bombardata tantissime volte dall’aviazione tedesca. Sente il bisogno di cambiare sponda politica, fino a quel momento c’era stato il governo conservativo di Churchill. Il governo passa ai laburisti di Clemente Attlee, che impongono una sconfitta clamorosa a Churchill. Inizia un periodo di riforme importantissime utili a superare le difficoltà economiche. In un primo momento, queste difficoltà vengono affrontate con le tradizionali ricette politiche: austerità, contenimento della spesa sociale, salari bassi, mantenimento dei livelli di cassazione, razionamento di cibi e prima necessità. Adesso invece il regime laburista da una virata che vede l’intervento dello stato nell’economia, soprattutto nei settori che riguardano i servizi essenziali, cioè energia, servizi sanitari e scolastici. Lo stato coordina l’impresa privata con un obiettivo: garantire l’occupazione. Lo stato promuove un ampio piano di nazionalizzazione del comparto estrattivo carbonifero, cioè della produzione siderurgica e della produzione di energia elettrica. È la prima nazione a variare il cosiddetto “Guelfastates”, intervento dello stato che garantisce il benessere nei settori più importanti dell’economia e dei servizi, per garantire la sicurezza sociale, il benessere e i servizi, attraverso il fisco, che garantisce il sistema sanitario nazionale, l’edilizia al fine di assicurare una casa dignitosa a tutti, resa obbligatoria l’istruzione pubblica dai 5 ai 15 anni. L’Inghilterra però dovette anche rinunciare all’impero, perché c’erano ancora i domini dell’impero, che durante la seconda guerra mondiale avevano pure
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