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La Seconda Rivoluzione Industriale in Europa: Origine della Borghesia e del Socialismo, Dispense di Storia

La seconda rivoluzione industriale in europa, che ha avuto un impatto significativo sulla società europea, favorito dalla rivoluzione francese e dallo sviluppo delle scienze. Ha portato all'ascesa di una nuova classe, la borghesia, e all'affermazione del liberalismo. Tuttavia, sono emerse anche contrasti sociali tra imprenditori e lavoratori. Anche due correnti del socialismo: utopista e scientifica, e figure chiave come saint-simon, fourier, proudhon, marx e engels.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 02/12/2021

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clelia-curcio 🇮🇹

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Scarica La Seconda Rivoluzione Industriale in Europa: Origine della Borghesia e del Socialismo e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Nell'800 la seconda rivoluzione industriale, che a differenza della ultima ha interessato molti europei, accompagnata dai grandi cambiamenti dovuti alla rivoluzione aveva determinato un capovolgimento nell'ordine sociale europeo. La seconda rivoluzione industriale con i principi della rivoluzione francese avevano favorito l'ascesa di una nuova classe: la borghesia. Il processo di industrializzazione non guardava allo stesso modo ogni paese ma fu più forte in Belgio, Francia, Germania e meno in Spagna, Russia, Austria e Italia. La crescita economica fu sollecitata anche dall'incremento demografico che face aumentare la domanda dei prodotti agricoli, che comportò maggiore produttività ad anche una più larga circolazione di denaro. Ciò che favorì l'industrializzazione fu lo sviluppo delle scienze che permise di scoprire nuove tecnologie e macchine, che incrementarono la produzione e migliorarono i trasporti velocizzato con la costruzione di navi e di ferrovie. Lo sviluppo industriale fu favorito anche e soprattutto dallo sviluppo di centri finanziari che in questo periodo ebbero grande importanza proprio in seguito alla costruzione di nuove fabbriche e quindi alla necessità di disporre di una grande quantità di denaro. Oltre all’espansione industriale, si affermò anche la politica del liberismo che eliminava qualsiasi forma di protezionismo, quindi niente più dazi doganali sui prodotti importati e ciò consentì il libero spostamento delle merci. In questa società che era stata cambiata dallo sviluppo industriale non mancarono però dei contrasti sociali dovuti ad un rapporto squilibrato tra gli imprenditori, che erano avvantaggiati e la classe lavoratrice che soccombeva. Gli operai però avevano alcuni punti di forza, innanzitutto il loro numero crescente e poi la loro concentrazione all’interno delle industrie nelle quali facevano numero e quindi non era più il singolo artigiano che lavorava nella sua bottega, quindi gli operai iniziarono a prendere coscienza della propria associazione e a sviluppare una consapevolezza di classe che desse loro la possibilità di fronteggiare lo sfruttamento a cui erano sottoposti. Infatti le classi conservatrici avvertirono questo pericolo e quindi in alcuni stati, proprio per evitare che gli operai potessero ribellarsi, fu vietato loro la formazione di associazioni. Cosa diversa era in Inghilterra, dove in seguito al fenomeno del buddismo, gli operai avevano dimostrato di sapersi organizzare in veri e propri movimenti di lotta, in difesa dei propri diritti. Questo grande cambiamento sociale fu alimentato da un nuovo pensiero politico, socialismo o comunismo, che era formato da diverse correnti basate su varie analisi della società e anche su diversi obiettivi da raggiungere. In questo pensiero socialista si possono individuare due correnti, quella utopista e quella scientifica. Nella prima corrente ci rientra Saint Simon, Fourier, Proudhen, i quali utopisti con le loro teorie ipotizzavano una società perfetta, mentre quelli scientifici si dedicavano all’analisi più concreta della realtà ed erano spinti dalla necessità di elaborare un progetto di grande trasformazione, tra questi, i più famosi furono Marks e Henggels, che pensavano che le situazioni sociali e politiche erano fondamentalmente determinate dall’economia e in modo particolare da questo rapporto eterogeneo di produzione tra coloro che detenevano il potere e i mezzi di produzione e quelli che vendevano il proprio lavoro, il proletariato. Per risolvere questo problema secondo Marks bisognava intervenire con maniere forti, cioè con la rivoluzione e dittatura del proletariato, proprio per questo motivo il 1848 fu un anno decisivo, l’anno della svolta perché i grandi capovolgimenti che si erano verificati in molti paesi europei erano animati dagli ideali politici e sociali che si erano affermati in questo periodo, ma soprattutto queste prese di posizione del popolo erano motivate dal disagio che il proletariato viveva nei confronti della classe conservatrice. A questo si aggiunse anche un periodo di grave crisi economica che aveva provocato
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