Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

secondo parziale economia aziendale, Dispense di Economia Aziendale

appunti integrati con libro secondo parziale economia aziendale

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 01/07/2024

elena-binetti
elena-binetti 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica secondo parziale economia aziendale e più Dispense in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! LE OPERAZIONI DI FINE ESERCIZIO ———> LE RIMANENZE Se durante l’esercizio si ipotizza che i fattori produttivi ad utilità semplice vengano interamente utilizzati per la produzione di ricavi, alla fine dell’esercizio è necessario quantificare il valore dei beni acquistati e non ancora consumati e, quindi, ancora nelle disponibilità aziendali. I beni presenti alla fine dell’esercizio costituiscono una vera e propria attività —> rimanenze. Si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo. Le rimanenze sono una componente importante della competenza, sono beni destanti alla produzione. FIFO e LIFO sono due metodi di valutazione delle rimanenze. —> FIFO vuol dire “first in first out”, quindi si scaricano per primi i pezzi acquistati più in tempi passati (per primi), LIFO vuol dire “last in first out” vengono scaricate prima le merci (o le materie) che sono entrate dopo (per ultime). È comune che alla chiusura dell’esercizio esista una giacenza di magazzino, ossia che i beni acquistati nel corso dell’anno siano ancora nelle disponibilità dell’azienda.La valutazione del magazzino è sicuramente un valore stimato o congetturato. RATEI & RISCONTI = Ratei e risconti sono due operazioni di fine esercizio = = ratei e risconti presuppongono componenti positivi e negativi di reddito a cavallo fra due esercizi. Risconti presuppongono un pagamento o un incasso anticipato rispetto al periodo di utilizzo di un determinato fattore produttivo (Affitto = incasso o pago per un periodo successivo) Ratei prendono in considerazione un pagamento o un incasso posticipato = Interessi su un Finanziamento = incasso alla fine. La stabilizzazione dell’utile è una manovra scorretta da parte degli amministratori, è una regolazione dell’utile, la stabilizzazione del dividendo è una politica per la quale una parte del dividendo viene prima accantonata alle riserve e poi distribuita ai soci come dividendo. Rateo = integrazione di costo /ricavo di competenza dell’esercizio che verrà rilevato Posticipatamente nell’esercizio successivo ——> Rateo attivo = integrazione di Ricavo ——> Rateo passivo = integrazione di Costo Se ho un costo = quindi in caso di pagamento = si ha un Rateo Passivo: * Costo = Dare * Rateo passivo = Avere (valore finanziario presunto = Debito) Se ho un ricavo = quindi in caso di incasso = si ha un Rateo Attivo: * Ricavo = Avere * Rateo attivo = Dare (valore presunto = Credito) ——> Con i Ratei = si va a calcolare i mesi che sono di competenza dell’esercizio. Risconto = rettifica di costo /ricavo di competenza di esercizi successivi rilevati Anticipatamente nell’esercizio in chiusura. ——> Risconto attivo = rettifica di Costo ——> Risconto passivo = rettifica di Ricavo 1 Nel caso dei Risconti: Se si va a rettificare (diminuire) un costo: pagamento * Risconto attivo = Dare * Costo = Avere Se si va rettificare (diminuire) un ricavo: incasso * Ricavi = Dare * Risconto passivo = Avere ——> Con i Risconti vado rettificare una componente di costo/ricavo per quella parte che non è di competenza dell’esercizio, ma che ha trovato rilevazione monetaria anticipatamente nel corso dell’esercizio. Altre operazioni di fine esercizio sono: * calcolo ammortamenti * accantonamenti * perdite presunte su crediti o su titoli ( es svalutazione) o su prestazioni. Tutte quelle politiche di bilancio possono puntare alla stabilizzazione dell’utile aspetto negativo. Occorre stabilizzare il dividendo. Bilancio == è formato da vari elementi, quando si parla di bilancio si intendono vari documenti, i documenti classici (stato patrimoniale e conto economico) e in più altri documenti (la nota integrativa, la relazione sulla gestione, la situazione finanziaria). Il bilancio vero e proprio è formato da stato patrimoniale e conto economico, i due prospetti che riepilogano costi e ricavi, attività e passività. La nota integrativa è una descrizione di certi valori presenti nello stato patrimoniale o nel conto economico, è una descrizione dei valori presenti in bilancio. La relazione sulla gestione è la relazione predisposta dagli amministratori che illustrano l’andamento nel corso dell’esercizio dell’attività dell’azienda. La situazione finanziaria è un documento che tende ad illustrare l’andamento delle entrate e delle uscite (le fonti di finanziamento e gli impieghi), dei flussi finanziari. Conto economico = misura il reddito prodotto nel periodo, viene utilizzato per valutarie che il risultato reddituale nel periodo sia tale da consentire un giudizio positivo sull’economicità dell’azienda in funzionamento. Struttura Conto economico = teoria del reddito = sezioni contrapposte distinguo i valori di origine certa da rimanenze di materie prime e prodotti. Conto economico riclassificato e predisposto in forma scalare che permette di evidenziare alcuni risultati caratteristici. La differenza tra ricavi di vendita e costo del venduto dà il reddito operativo della gestione caratteristica, aggiungendo o togliendo la parte finanziaria (in questo caso degli interessi passivi) si arriva al reddito lordo di competenza = quanto rende l’attività industriale, ——> Sul conto economico cerchiamo di invidiare risultati parziali significati. 2 Passività correnti: A | Passivo corrente: A * banca c/c passivi D | * mutui bancari A * debiti v/ fornitori D | * altri debiti a medio/lungo termine * debiti v/ erario D | * fondo trattamento di fine rapporto A * altri debiti a breve | * passivo consolidato A * ratei e risconti passivi D | * capitale sociale / riserve A * utile o perdita d’esercizio A TOTALE PASSIVITÀ E NETTO A MUTUI = finanziamento a medio/lungo termine legato all’acquisto di un immobile o di un bene strumentale importante. La banca ottiene delle garanzie ( es ipoteca sulla casa). Accensione del mutuo = ricevo del denaro dalla banca, e il mio conto corrente viene accreditato = mi vengono dati soldi per comprare l’immobile Banca c/c 1000 (SP) Mutuo passivo 1000 ( SP) denaro che mi entra debito Poi dovrò rilevare gli interessi che potranno essere mensili, semestrali… Interessi passivi 10 (C.E) Banca c/c 10 uscita di denaro Se gli interessi fanno riferimento a un periodo a cavallo dell’anno nuovo = procedimento ratei e risconti. Trattamento di fine rapporto (TRF) —> dipendente riceve parte dello stipendio differito nel tempo e in un momento ben preciso riceve un compenso ben preciso = quando o lascia l’azienda perché va in pensione, cambia lavoro o se viene licenziato = parametro in base allo stipendio, e alla sua anzianità. = forma di autofinanziamento dell’azienda in quanto l’uscita monetaria si verifica solo quando il dipendente lascia l’azienda Stipendio 10 (C.E) Banca 10 costo uscita di denaro 31 / 12 = stabilire accantonamento = compenso differito nel tempo Accantonamento per TRF 1 Fondo trattamento di fine rapporto 1 (C.E) (SP) = debito che l’azienda ha nei confronti del dipendente Ogni anno l’azienda accantona una quota maturata da arte del singolo dipendente = calcolo la quota maturata per il TRF e poi iscrivo il debito Qualche anno dopo il dipendente lascia l’azienda. = dobbiamo liquidare il TRF = deve pagare 5,3 = dove 5 viene accantonato e = fondo TRF accantonato negli anni e 0,3 TRF maturato dal 1 gennaio a quando il dipendente lascia l’azienda. Fondo TRF 5 Banca 5,3 TRF esercizio 0,3 |—>uscita di denaro 5 CONTABILITÀ Nella contabilità si hanno registrazioni relative ad operazioni negoziate (l’acquisto da un fornitore, la vendita di un prodotto, il pagamento di un professionista, ecc.), operazioni di fine esercizio, legate a stime fatte dagli amministratori = sono valutazioni. I quattro aspetti propri del bilancio sono: la forma, la struttura, lo schema, la riclassificazione. * La forma è un aspetto di rappresentazione del bilancio (conto economico o stato patrimoniale), la rappresentazione grafica che può essere a sezioni contrapposte (dare e avere, attività e passività, componenti negativi (DARE) e componenti positivi di reddito (AVERE)) o scalare (prevede un’unica sezione in cui sono rappresentati i componenti positivi e negativi di reddito = permette la visione di risultati parziali). * La struttura riguarda l’aggregazione dei conti, esistono due forme di aggregazione, quella per natura = i valori vengono aggregati secondo la loro natura contabile, i valori di origine certa vengono separati dai valori di origine stimata; e quella per destinazione = si aggregano i valori in base a un certo aspetto gestionale = il vantaggio di questa teoria patrimoniale è quello di evidenziare l’andamento di una certa gestione; * Il terzo elemento è lo schema, una rappresentazione del bilancio che tiene conto dell’unificazione contabile, che può essere volontaria = le aziende adottano modelli di comportamento nella redazione del bilancio previsti da norme emesse da organi professionali che danno delle indicazioni di massima; o obbligatoria = il codice civile dice come deve essere rappresentato il bilancio——> il fine dell’unificazione contabile è quello di rendere confrontabili i bilanci di varie aziende o il bilancio della stessa azienda in diversi anni, l’unificazione contabile può essere effettuata sostanzialmente secondo tre aspetti, quello del piano dei conti, quello degli schemi di bilancio, quello dei criteri di valutazione. * L’ultimo aspetto è la riclassificazione del bilancio = l’azienda pubblica il bilancio che deve essere redatto secondo quanto previsto dall’unificazione contabile, secondo il codice civile, il passo successivo è quello della riclassificazione, i vari lettori di bilancio (ad es. il funzionario di banca, l’azionista), per le proprie analisi possono riclassificare il bilancio pubblicato secondo le loro esigenze specifiche, quindi la riclassificazione è una rielaborazione del bilancio pubblicato per scopi specifici. Capitale circolante netto = attivo corrente-passivo corrente. È un indicatore di equilibrio monetario in quanto mette in relazione investimenti e fonti che esercitano un influsso sulla dinamica monetaria dell’anno successivo. AGGREGAZIONI Il reddito operativo (risultato parziale) = è il risultato economico costituito da tre componenti particolari: gli oneri finanziari (gli interessi passivi), le componenti straordinarie di reddito (gestione patrimoniale), le imposte d’esercizio; il suo vantaggio è che è un risultato che non tiene conto degli aspetti patrimoniali e degli aspetti finanziari, è un reddito della gestione caratteristica. Un concetto abbastanza vicino al reddito operativo è il concetto chiamato EBITDA——>[(Earnings (utile) Before Interest Taxes Depreciation Amortization = utili prima degli interessi delle tasse, degli accantonamenti e degli ammortamenti)], che è un reddito simile al Margine operativo lordo = MOL = che fornisce un giudizio sulla redditività di tipo oggettivo = non sono compresi gli ammortamenti e gli accantonamenti), il vantaggio di conoscere l’EBITDA (MOL) che permette di avere un risultato oggettivo dell’azienda. 6 L’EBIT (reddito operativo) è (Earnings (utile) Before Interest Taxes) è un risultato che comprende invece ammortamenti e accantonamenti. Altri risultati parziali sono: il Valore aggiunto = che permette di quantificare la ricchezza generata dall’impresa; il Margine di di contribuzione = risultato parziale dato dalla differenza fra i ricavi e i costi variabili (costi della materia prima) = comprendere il costo del prodotto. Costo fisso = resta sempre uguale non dipende da quanto produco — componente variabile = più utilizzo una componente più essa costa —> entra così in gioco il concetto di Flessibilità = le aziende cercano di variabilizzare i costi fissi = evitare il rischio di mercato —> + il margine è alto più ho possibilità di coprire i costi fissi. REDDITIVITÀ, SOLIDITÀ E LIQUIDITÀ NELLA DIMAMICA AZIENDALE Le riclassificazioni delle sintesi di bilancio vengono utilizzati per formulare giudizi sull’economicità della gestione dell’azienda —> i quozienti di bilancio utilizzati per consentire l’analisi dei Fenomeni d’azienda al fine di raggiungere un giudizio sull’economicità. E perché questo sia possibile bisogna risolvere 2 problemi: 1* problema = riguarda la scelta dei quozienti in modo da coprire le possibili aree di indagine evidenziando le principali correlazioni dei fenomeni d’azienda. * Redditività —> rapporto tra una configurazione di reddito e un’altra grandezza a questa correlata —— si possono effettuare confronti tra imprese diverse — concetto relativo * Solidità patrimoniale —> espressione della solvibilità a lungo dell’impresa = cioè delle capacita di far fronte agli impegni nel medio e lungo periodo * Liquidità —> indicatore solvibilità a breve = cioè della capacità di far fronte momento per momento ai pagamenti. 2* problema = fa riferimento alla scelta dei termini di riferimento interni o esterni, così da favorire il procedimento di analisi reddituale e finanziaria. LA REDDITIVITÀ DEL CAPITALE PROPRIO L’indice che esprime i risultati dell’impresa è la Redditività del capitale proprio/redditività dei mezzi propri (ROE = return on equity) = che è data dal rapporto tra il reddito netto (RN = variazione che il capitale proprio subisce per effetto della gestione) e il capitale netto (CN) |——> esso misura il rendimento del capitale netto, ossia l’incremento di capitale netto nel periodo Un altro indice di bilancio è il Rendimento sulle attività il ROA o ROI = return on assets o return on investment = è un fattore di determinazione del ROE poiché fa riferimento solo ad una parte della combinazione economica aziendale = cioè quella operativa. È data dal rapporto tra reddito operativo (RO) e capitale investito o attivo netto (capitele proprio + capitale di terzi = AN). |———> Dove: Il rapporto tra AN/CN = esprime la relazione che intercorre tra il capitale investito (attivo netto) e i mezzi propri (capitale netto) = questo rapporto indica il rapporto di indebitamento (RI). Il rapporto di indebitamento evidenzia la solidità patrimoniale dell’impresa, cioè la capacità di far fronte agli impegni verso terzi. Se AN/CN = 1 —> si ha un Effetto Nullo = impresa lavora solo con i mezzi propri. ROE = R N /C N ROA = RO /A N ROE = RO /A N * A N /C N * R N /RO 7 La terza modalità di calcolo riguarda le relazioni esistenti tra livello dei costi e volumi di produzione, si possono avere: * Costi fissi = non variano al variare delle quantità prodotte, il loro ammontare è commisurato alla struttura tecnico-organizzativa aziendale; = come affitto del capannone, ammortamento degli impianti, interessi passivi. * Costi variabili = variano in relazione alle quantità prodotte; ad es. materia prima, energia elettrica, mano d’opera; La quarta modalità di calcolo riguarda l’oggetto per il quale sono stati impiegati i fattori produttivi consumati: * Costi speciali = (costi variabili) sono i costi dei fattori produttivi impiegati specificamente per ottenere un dato oggetto, ad es. la materia prima e la mano d’opera che lavorano solo a un determinato prodotto; * Costi comuni = tendenzialmente sono costi fissi, riguardano i fattori impiegati per ottenere più produzioni nello spazio e nel tempo, ad es. l’affitto del capannone dove si svolgono più produzioni. La quinta modalità di calcolo riguarda il modo in cui i costi dei fattori impiegati sono riferiti all’oggetto del calcolo: * Costi diretti = sono quei costi speciali che si riferiscono ad un dato oggetto grazie all’esistenza di un’organizzazione atta a misurare i consumi dei fattori produttivi specificamente impiegati in relazione all’aspetto del calcolo; * Costi indiretti = sono i costi comuni e quei costi speciali, trattati come costi comuni, che non si è in grado o non si ritiene opportuno misurare oggettivamente per riferirli direttamente all’oggetto del calcolo; questi costi vengono ripartiti sulle varie produzioni con dei criteri empirci, (come il costo dell’affitto del capannone in cui si opera può essere ripartito in base ai metri quadri in cui viene effettuata la lavorazione); Al fine della determinazione della configurazione di costo, distinguendo in: * configurazioni a costi parziali (Direct Cost) : considerano solo i costi variabili ad imputazione diretta; * configurazioni a costi pieni (Full Cost) : considerano tutte (o quasi) le voci di costo. Si finisce per individuare differenti configurazioni di costo diverse a seconda delle classi e del numero di elementi di costo che le compongono. Le varie stratificazioni di costo che sono * Costo primo = è caratterizzato dall'aggregazione dei soli costi "elementari" imputabili ad un oggetto di costo. * Costo industriale = è caratterizzato dall'inserimento accanto ai succitati costi rientranti nel costo primo della quota di spese di produzione imputate direttamente. * Costo complessivo = ricomprende, oltre ai costi presenti nell’aggregato " costo industriale” anche una quota di spese generali di amministrazione e vendita, oneri finanziari e tributari; è, in definitiva, un full costing. * Costi negoziati = cioè sostenuti in uno scambio con terze economie a differenza del costo economico- tecnico che ricomprende anche i cosiddetti oneri figurativi costituiti da costi non aventi rilevanza in sede di negoziazione, ma da tener conto in sede di calcoli di convenienza economica. A parità di costi, un’azienda con più costi fissi rispetto ai costi variabili è un’azienda poco flessibile, perché in momenti di difficoltà il costo variabile può essere ridotto mentre il costo fisso rimane tale. Un’azienda con più costi variabili rispetto ai costi fissi è un’azienda che si adatta meglio agli andamenti e risente meno pesantemente dei cali di domanda, al contrario un’azienda con più costi fissi è un’azienda più fragile in presenza di cali di domanda. 10 BREAK EVEN POINT Le relazioni tra costi variabili, costi fissi e volume della produzione prende il nome di = Break even analysis == questa analisi tende a individuale qual è il punto di rottura, qual è il punto in cui i costi sono pari ai ricavi (quando si arriva a una posizione di pareggio). Il Break Even Point = corrisponde al punto di incontro della funzione che rappresenta i Costi Totali (CT= CF + CV) con la funzione che rappresenta i Ricavi; quest'ultima inizia da 0 e cresce, in genere linearmente, con l'aumentare delle quantità vendute. L’analisi Break even può essere fatta in maniera grafica oppure con un metodo matematico utilizzando un’equazione di primo grado. A sinistra del punto di equilibrio i Costi Totali superano i Ricavi e l'azienda sopporta una Perdita; a destra del punto di equilibrio i Ricavi superano i Costi Totali e l’azienda consegue un Utile. Dal grafico (Diagramma di Redditività) si possono trarre le seguenti conclusioni: a) Un'azienda che interrompe temporaneamente la produzione/la sua attività (es. scioperi, mancanza di ordini, etc.) sostiene sempre dei costi corrispondenti ai Costi Fissi; b) Per coprire i costi è necessario svolgere un volume di attività pari a quello indicato dal punto di equilibrio; solo con un volume superiore a quello necessario per raggiungere il punto di equilibrio, si ottiene un utile; c) Le aziende che hanno rilevanti Costi Fissi presentano un punto di equilibrio molto "alto", al contrario le aziende con modesti Costi Fissi presentano un punto di equilibrio più "basso". L’evidenziazione grafica del punto di pareggio = nel grafico c’è la linea dei ricavi totali (retta che parte dall’origine) e la linea dei costi totali (sommatoria della linea dei costi fissi più i costi variabili, retta che parte dal livello dei costi fissi e poi sale), il punto in cui le due linee si intersecano è il punto di pareggio, il punto in cui i ricavi totali sono uguali ai costi totali, sotto al punto di pareggio si trova un’area di perdita in cui i ricavi sono inferiori ai costi, sopra al punto di pareggio si trova un’area di utile in cui i ricavi sono superiori ai costi. Break even analysis = cerca di individuare quanto si deve produrre affinché l’attività sia perlomeno in pareggio (se si produce di più si ha un utile, se si produce di meno si ha una perdita). Per arrivare a dei valori più precisi si deve impostare la seguente equazione: Ricavi totali = Costi variabili totali + Costi fissi + Utile. Siccome l’utile nel punto di pareggio è pari a zero l’equazione è data da: Ricavi totali = Costi totali. Si spacca il valore dei ricavi in quantità per prezzo unitario (Qp) e quantità per costo variabile unitario (Qcv): Qp - Qcv = costi fissi (CF); Q = CF/p-cv (il risultato indica le unità che vanno prodotte per ottenere la quantità di pareggio, ricavi totali pari ai costi totali). 11 I limiti della break even analysis nelle imprese industriali sono: * non tiene conto delle economie di scala (i costi variabili variano in maniera proporzionale, mentre con l’aumento della dimensione dovrebbero ridursi); * non tiene conto di sconti sui ricavi; * scorte, il punto di pareggio si ottiene ad una certa produzione ma la produzione deve poi essere venduta (se si produce di più senza vendere la merce resta in magazzino); * questo tipo di analisi è semplice quando l’azienda produce un solo bene (azienda monoprodotto), comincia a diventare più complessa quando produce più beni (azienda pluriprodotto). Il margine di contribuzione (serve per coprire i costi fissi), che permette di capire quali produzioni è meglio sviluppare e quali è meglio abbandonare (se è opportuno o meno sostituire una produzione con un’altra), il margine di contribuzione è dato dalle vendite meno i costi variabili. ———— Nella determinazione del risultato d’esercizio ci sono tre elementi importanti: ROGC (reddito operativo della gestione caratteristica), RN (reddito netto), CI (capitale investito). Il reddito operativo della gestione caratteristica dipende da diversi elementi, in esso ci sono gli influssi delle seguenti grandezze: il livello di capacità produttiva (le cosiddette economie di scala, tendenzialmente più si produce più tende a diminuire il costo unitario dei beni prodotti); il grado di estensione orizzontale (economie di scopo, il grado di estensione orizzontale dà dei vantaggi, se si fanno delle produzioni in cui si hanno già delle competenze si sostengono dei costi minori); il grado di integrazione verticale (le economie di transazione); la struttura dei costi fissi e variabili; i volumi realizzati (break even analysis, il punto di pareggio viene raggiunto al raggiungimento di certi volumi produttivi); i prezzi unitari di vendita; i livelli di domanda. ———— Costruzioni in economia = un’azienda che ha le capacita tecniche e produttive si autocostruisce degli impianti che non vende ma che mantiene nella propria azienda = = bisogna tener distinti i costi dei prodotti destinati alla vendita da questo bene che viene costituito e mantenuto in azienda. Capitalizzazioni = certi interventi sugli impianti possono dare origine a: Manutenzioni = ordinarie (interventi ricorrenti) o straordinarie (interventi non ricorrente, avviene in caso di necessità) = sono interventi sugli impianti e sui macchinari volti a tenere in efficienza il bene. Le manutenzioni sono dei costi. Miglioramenti = finisco per incrementare il valore del bene Il rischio operativo di un’azienda è la probabilità di subire risultati reddituali particolarmente negativi o positivi in relazione al fluttuare dei volumi di produzione e di vendita. L’elasticità (o flessibilità) operativa = è il rapporto che esiste tra ricavi e costi totali prima e dopo il punto di pareggio = è rappresentata dall’ampiezza della forbice fra ricavi totali e costi totali prima e dopo il punto di pareggio, l’ampiezza o meno dell’angolo è data dall’incidenza dei costi variabili sui ricavi. Maggiore è l’incidenza dei costi variabili e più stretta risulta la forbice e ridotto è il margine operativo (l’azienda è flessibile, al variare della produzione le perdite sono ridotte e i profitti limitati), se la forbice è ampia invece l’azienda è rigida e quindi ha un impatto molto importante sia che si aumenti sia che si riduca il margine (al variare della produzione si hanno perdite o profitti importanti). L’elasticità operativa è legata all’incidenza (costi variabili su ricavi) ed è misurata da costi variabili totali su costi fissi totali. La capacità produttiva è il numero massimo di unità di output producibili in un dato intervallo di tempo e date certe condizioni operative, è lo sforzo massimo che l’impresa può effettuare date certe condizioni produttive. il grado di utilizzo della capacità produttiva = produzione effettiva * 100 capacità produttiva 12 L’aumento della dimensione porta ad innegabili vantaggi, a volte però ci sono degli inconvenienti. Aziende molto grandi devono creare delle divisioni che sono sostanzialmente delle aziende più piccole all’interno dell’azienda stessa, perché più aumenta la dimensione più da un punto di vista organizzativo, del controllo, dei risultato aumentano le difficoltà. La logica multi-divisionale in definitiva cerca di conformare i vantaggi dell’azienda di grande dimensione con i vantaggi dell’azienda di piccola dimensione creando all’interno di un’unica azienda delle unità semi-autonome (divisioni). AMBIENTE Tutto ciò che è esterno alla struttura giuridico-formale dell’impresa rappresenta l’ambiente circostante, l’ambiente è l’insieme delle condizioni e di fenomeni esterni all’impresa che ne influenzano significativamente la struttura e la dinamica. L’ambiente si divide in ambiente economico e ambiente non economico = l’ambiente economico è dato da tutti i fenomeni (la domanda, l’offerta, i prezzi) che hanno un impatto importante sulla vita dell’azienda, sugli aspetti monetari economici in senso lato. L’ambiente non economico che è dato da aspetti non economici, sociali culturali (le mode) che influiscono comunque sulle decisioni dell’impresa. I confini tra azienda e ambiente = fanno riferimento: struttura giuridica = in una società per azioni l’ambiente economico è tutto ciò che è esterno all’azienda; gruppi = l’ambiente esterno è tutto ciò che è al di fuori del perimetro delle società del gruppo. L’ambiente economico può essere visto sotto certi aspetti: * l’aspetto dei mercati = intesi come insieme di negoziazioni che hanno per oggetto una certa tipologia di beni che si manifestano con continuità, con caratteri omogenei e con un’elevata interazione reciproca; * l’aspetto delle strutture di domanda e offerta = incide notevolmente sulla vita dell’azienda = la struttura della domanda riguarda i mercati di sbocco dell’azienda mentre la struttura dell’offerta riguarda sostanzialmente i concorrenti; * l’aspetto dei settori = rappresentato da un insieme omogeneo di aziende che producono beni analoghi e sono legate da rapporti di interdipendenza = aziende che operano su un determinato mercato che producono prodotti simili ; * l’aspetto delle politiche economiche, monetarie, finanziarie = fenomeni ambientali che incidono sull’azienda — politiche effettuate dallo Stato per incidere sull’attività delle imprese e delle politiche fiscali. SETTORE Il Settore viene visto e studiato in maniera differente a seconda del soggetto che lo prende in considerazione, si possono individuare tre potenziali economisti: l’economista industriale, l’economista politico e l’aziendalista. Per l’economia industriale il settore è analizzato sulla base della sua struttura e del suo grado di concentrazione = gli studi sono rivoli a vedere se c’e una situazione di monopolio, grande concorrenza, quest’analisi porta ad interventi di politica industriale. L’economia politica studia fenomeni di interdipendenza di tipo settoriale = che rapporti esistono fra un settore e l’altro. L’economia aziendale punta sull’aspetto competitivo, i settori in economia aziendale non si limitano all’esame delle aziende di produzione ma si estende alle famiglie e alle aziende composte pubbliche, per settore si intende aziende che hanno delle relazioni di concorrenza, aziende che operano sullo stesso mercato. La struttura del settore La struttura del settore viene vista in base su 3 correlazioni : * grado di concentrazione = ci sono settori in cui sono presenti poche aziende e altri settori in cui sono presenti tante aziende; 15 * struttura dei costi * livello delle barriere all’entrata = sono i limiti all’entrata su un determinato mercato di nuove aziende concorrenti. La struttura del settore evidenzia le tre strutture di mercato: * La struttura della concorrenza perfetta = ci sono tante aziende di dimensioni medio-piccole, le conseguenze di questa numerosità di aziende sono: bassi livelli di economia di scala (le economia di scala sono economie di dimensione, se in un mercato sono presenti tante aziende medio-piccole è ovvio che nelle aziende che partecipano a questo settore non ci sono delle grosse economie di scala); bassi livelli di concentrazione (ci sono tante aziende e poche operazioni di fusione); bassi livelli di differenziazione dei prodotti (ci sono tante aziende che producono beni molto simili); i prezzi sono dati dal mercato (le singole aziende hanno poca possibilità di incidere sui prezzi di vendita); le aziende si concentrano sull’efficienza tecnica (se i prezzi sono imposti dal mercato le aziende devono cercare di contenere i costi sotto il prezzo di vendita che è imposto). * La struttura dell’oligopolio differenziato = sono presenti poche aziende di grandi dimensioni che hanno un peso importante sul mercato, le conseguenze sono: elevati livelli di economia di scala (aumentano all’aumentare della dimensione delle aziende), di concentrazione e di differenziazione di prodotti; prezzi elevati con bassa pressione competitiva (le aziende oligopolistiche fissano i prezzi e cercano di tenere distanti nuovi concorrenti); la concorrenza fa leva sulla pubblicità (per fidelizzare i clienti) e sulla ricerca e sviluppo (per differenziare i prodotti). * La struttura dell’oligopolio non differenziato = sono presenti poche aziende (con prodotti simili) di grandi dimensioni che hanno un peso importante sul mercato, le conseguenze sono: forti economie di scala (grossa dimensione delle aziende); forte presenza dell’aspetto collusivo (le aziende concordano politiche di prezzo uniformi, condizioni e altri fenomeni). I comportamenti collusivi sono visti male dagli organi di governo delle nazioni perché sono delle manovre in danno dei consumatori finali e in genere gli stati finiscono per sviluppare delle leggi antitrust che vietano le forme di oligopolio. Il sistema competitivo Secondo Michael Porter e altri economisti l’ambiente economico = è rappresentato dal sistema competitivo. Il sistema competitivo è lo spazio economico popolato da clienti, fornitori, concorrenti e nei quali l’azienda si presenta con i sistemi di prodotto risultato della sua attività caratteristica (l’azienda compete sui mercati con il suo sistema di prodotti che può essere vincente o meno, può essere basato su un unico fattore di successo o su più fattori di successo). Secondo la Teoria di Porter = la concorrenza non coinvolge solo le imprese appartenenti al settore stesso (concorrenti), ma è allargata ad altre classi di soggetti = clienti, fornitori, potenziali entranti, produttori beni sostitutivi. ——> per Porter la concorrenza è un concetto molto ampio inteso come pressione esercitata sulle imprese da questi soggetti. Le forze della concorrenza sono cinque e sono = *la rivalità tra i concorrenti, *il potere contrattuale dei fornitori, *il potere contrattuale dei clienti, *le minacce di ingresso, *le minacce di sostituzione. AGGREGATI Un’azienda può avere una Crescita interna (no aggregazione ma è una crescita dall’interno dell’azienda, non muta il rapporto giuridico ma è sempre la stessa azienda che cresce con il suo involucro giuridico). Crescita esterna = presuppone un coinvolgimento di soggetti diversi, si può trattare di acquisizioni di aziende, di fusioni di aziende, di accordi o aggregati aziendali. 16 C’è un insieme di possibilità connesse alla crescita esterna con accordi con altre aziende più o meno vincolanti, la crescita esterna può infatti portare: * a dei legami forti = si va verso fenomeni Equity = l’azienda acquista i beni o il capitale di altre realtà = quando si acquista un’altra azienda (quando si fonde un’altra azienda) l’altra azienda viene a far parte del gruppo di imprese dell’azienda acquirente, c’è un legame forte perché l’azienda acquirente decide le politiche gestionali e il governo dell’azienda acquisita, in pratica l’acquirente è il soggetto economico improprio dell’azienda acquisita, * a dei legami deboli = l’aggregato si forma senza esborso di capitale = i legami sono meno vincolanti, infatti possono esserci dei contratti che regolano i rapporti fra le varie aziende oppure è legata alla volontà delle parti senza un contratto sottostante = senza una cooperazione. In presenza di accordi fra due o più aziende == i singoli soggetti economici impropri rimangono indipendenti. Un’azienda può andare verso una crescita orizzontale, verticale o diversificata. La crescita orizzontale (consiste nell’aumento della dimensione) porta alle economie di scala, è una crescita conservatrice perché si va ad ampliare la produzione stessa.(ad es. si producono frigoriferi si va a produrre più frigoriferi), È una crescita che consiste nell’aumento della dimensione dell’azienda. L’aumento della crescita orizzontale viene misurato con le quote di mercato. Le motivazioni della crescita orizzontale sono: l’aumento della quota di mercato, l’acquisizione di know how, il miglioramento dell’efficienza, la salvaguardia del calo della domanda. La crescita verticale = riguarda l’ampiezza e la disomogeneità delle fasi del processo di produzione economica svolte all’interno dell’azienda = porta alle economie di transazione. Le motivazioni alla crescita verticale sono: la riduzione dei costi di transazione, l’aumento del valore aggiunto, la possibilità di un maggior controllo dei costi di produzione, la continuità e la sicurezza negli approvvigionamenti, la riduzione dei rischi di vendita. Con la diversificazione l’azienda abbandona il settore, i mercati e i prodotti con i quali era solita competere, la diversificazione è la tipologia di crescita più rischiosa perché porta verso prodotti e mercati non conosciuti, le motivazioni alla crescita diversificata sono: la ripartizione dei rischi, la massimizzazione della crescita, la ricerca di potere del mercato. Ci sono due tipi di aggregati : L’aggregato Equity = è un aggregato in cui passa di mano il capitale proprio (l’Equity) di un’azienda. * Parziale: con la costituzione di una Joint Venture = si diventa soci acquistando una piccola quota di azioni, si partecipa all’impresa ma non possono prendere le decisioni più importanti * Totale: acquisizioni — fusioni = si compra almeno il 51% della società (maggioranza assoluta), diventa soggetto economico. L’aggregato non Equity = è un aggregato in cui non c’è un forte legame partecipativo ma c’è un accordo di tipo contrattuale di vario tipo (esistono accordi di vario tipo). * Contrattuali = consorzi, franchising, cartelli * Informali = reti subfornitura, costellazioni, distretti Gli aggregati sono suddivisi in cinque sottogruppi classificati in base a tre elementi: la pluralità di aziende giuridicamente distinte; l’unitarietà o meno del soggetto economico improprio; l’esistenza di relazioni esplicite e formalizzate. I 5 sottogruppi sono: Gruppi economici = (aggregati Equity in cui il soggetto economico possiede le società sottostanti e prende le decisioni su queste). Esistono infatti 4 tipologie di gruppi economici 17 ECONOMICITÀ Perché ci sia un’azienda ci devono essere tre requisiti : l’autonomia (l’azienda, dopo l’inserimento del capitale iniziale deve vivere di vita propria senza il continuo inserimento di capitali da parte di certi soggetti); la durabilità (l’azienda deve durare nel tempo) e l’economicità (l’azienda deve essere gestita secondo economicità, quindi secondo il criterio che porta a risultati reddituali positivi = azienda deve guadagnare). I tre fenomeni sono concatenati perché l’azienda è duratura se non richiede continuamente capitali, se non richiede sempre capitali vuol dire che genera della ricchezza, quindi genera utili e non perdite. In un’azienda occorre che ci sia un equilibrio istituzionale e poi un equilibrio economico. L’equilibrio istituzionale = è quella condizione in cui tutti i membri del soggetto di istituto condividono i valori e gli obiettivi, e ricevono ricompense e benefici giudicati equi. Il concetto di equilibrio economico ossia economicità = l’equilibrio economico è la capacità dell’istituto di operare senza accumulare predite, si ha l’equilibrio economico quando l’istituto è in grado di attrarre risorse sufficienti per remunerare tutte le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per svolgere le proprie combinazioni economiche. Se invece le perdite sono ricorrenti può succedere che: 1) l’istituto cessa di esistere, viene liquidato; 2) un altro ente acquista e ingloba l’ente in squilibrio; 3) alcuni soggetti entrano nell’ente e lo ricapitalizzano. L’equilibrio reddituale = è dato dall’equilibrio tra componenti positivi e componenti negativi di reddito, può essere esaminato sotto due aspetti = il tempo e l’oggetto = se si guada al tempo si ha un equilibrio reddituale di breve o di lungo periodo, se si guarda all’oggetto si ha un equilibrio aziendale o di gruppo. Quando l’equilibrio reddituale è di breve periodo i massimi esponenti aziendali tendono a portare all’azienda un utile subito, il loro interesse è cercare di far guadagnare l’azienda fin dal loro iniziale intervento. Quando l’equilibrio reddituale è di lungo periodo i massimi esponenti aziendali tendono a porre le basi per fare in modo che nel futuro l’azienda abbia degli ottimi risultati economici. Nell’equilibrio reddituale aziendale si cerca di raggiungere la copertura dei costi con i ricavi. Nell’equilibrio reddituale di gruppo si è in presenza di un complesso di aziende che fanno parte di un gruppo, all’interno del gruppo potrebbe esserci qualche azienda che non guadagna ma nell’economicità complessiva del gruppo possono portare dei benefici. Equilibrio reddituale è che un’azienda deve raggiungere tre fasi: l’equilibrio finanziario (o monetario), l’equilibrio economico, l’equilibrio patrimoniale Le condizioni affinché un’azienda sia gestita con economicità sono: l’equilibrio reddituale (totale dei componenti positivi di reddito uguale o superiore al totale dei componenti negativi di reddito); il livello di efficienza (i tre elementi di efficienza aziendale sono: i rendimenti fisico-tecnici, i processi produttivi, l’elasticità o flessibilità ); l’equilibrio monetario (bisogna cercare di gestire in maniera armonica le entrate e le uscite); la capacità di risparmio (un’azienda deve sapersi autofinanziare e deve saper mantenere del denaro all’interno dell’azienda stessa). L’efficienza = può essere migliorata adottando nuovi procedimenti produttivi, esistono due tecniche: il just in time = consiste nel rivedere tutta la politica di gestione del magazzino e il total quality = l’azienda deve fornire prodotti di alta qualità sotto tutti gli aspetti. [efficienza = direzione operativa = si misura confrontando output con input = output =ottengo dei parametri che sono rendimenti fisico/tecnico] input [efficacia fa riferimento alla direzione strategica = confronta i risultati con gli obiettivi risultati ] obiettivo Elasticità (o flessibilità) = predisporre strutture e combinazioni produttive efficienti in grado di adeguarsi prontamente ed economicamente all’ambiente == un’azienda è flessibile quando sa modificare rapidamente ed economicamente la propria attività in base all’ambiente circostante. 20 ——> In definitiva per ottenere un buon livello di economicità occorre cercare di raggiungere dei massimi simultanei per quanto riguarda salari, dividendi e autofinanziamento. Il sistema di prodotto (cosa può fare un’azienda per migliorare il suo prodotto) è l’insieme dei beni e delle condizioni di scambio legati a sistema da relazioni di interdipendenza. Il sistema di prodotto serve per ottenere il consenso dei clienti ed è l’arma utilizzata per sfidare la concorrenza. La progettazione del sistema di prodotto dipende in larga misura dai componenti positivi e negativi di reddito. Il sistema di prodotto è importante per far percepire ai clienti l’utilità e il valore del prodotto. STRUTTURA ORGANIZZATIVA Nelle coordinazioni economiche parziali ci sono la gestione, l’organizzazione e la rilevazione. L’organizzazione è la predisposizione di tutti i fattori materiali e immateriali in modo corretto per la durevole vita dell’azienda; riguarda il lavoro umano, l’ordinamento degli organi che dovranno operare nell’azienda e la determinazione e coordinazione delle loro funzioni. L’assetto organizzativo è l’insieme di due elementi: la struttura organizzativa = struttura organizzativa di base: decidere quali unità organizzative attivare, quali insiemi di compiti attivare, quali insiemi di compiti attribuire a ciascuna unità organizzativa, come collegare le varie unità organizzative in una struttura gerarchica; struttura organizzativa delle singole unità: definire le mansioni e le responsabilità delle singole persone e dei gruppi di persone che formano le unità organizzative elementari; e i sistemi operativi = meccanismi che governano la dinamica e la remunerazione dei prestatori di lavoro e l’assegnazione ai vari organi aziendali degli obiettivi e delle risorse. La struttura organizzativa riguarda: scelte di vario ordine = le relazioni tra organi di governo economico, organi di sindacato, organi direttivi ed esecutivi; scelte di strutture di base (elementare, funzionale, divisionale, mature); scelte di singole unità organizzative. I sistemi operativi riguardano: i sistemi di pianificazione =si misura rapportando gli obiettivi a quanto si è realizzato, programmazione (aspetto tattico) e controllo (discorso di verifica); i sistemi di ricerca e selezione del personale; i sistemi di valutazione, retribuzione e carriera del personale. Le strutture organizzative: La struttura elementare è una struttura molto semplice adatta ad imprese piccole, con una struttura e un’organizzazione semplice, con pochi elementi scritti. = imprenditore è il soggetto economico = l’imprenditore è a diretto contatto con i propri dipendenti. I rapporti formali sono ridotti e l’imprenditore da delle indicazioni ai dipendenti (piccola officina meccanica ) = strutture semplici. La struttura funzionale = struttura di un’impresa di medie-grandi dimensioni in cui c’è un organo di governo economico, degli organi di direzione e degli organi operativi, = sei distinguono i rapporti personali in base alla funzione = prevede un organo di governo economico (ad es. l’amministratore delegato), degli organi di direzione : la direzione tecnica = addetta alla trasformazione = produzione prodotti destinati alla vendita, la direzione commerciale = una volta prodotto il bene esso viene venduto , la direzione ricerca = volta allo sviluppo di nuovi prodotti o al miglioramento di quelli esistenti. , la direzione amministrativa) e degli organi operativi (sotto le varie direzioni ci sono i responsabili dei singoli prodotti. La struttura divisionale = prevede una direzione generale e poi le varie direzioni di divisioni con i loro responsabili di divisione in base al prodotto. Al di sotto delle singole direzioni divisionali c’è il 21 responsabile tecnico, il responsabile commerciale e il responsabile di ricerca e sviluppo. = imprese di dimensioni considerevole. La struttura mista = è una struttura adatta a realtà di una certa dimensione, in queste realtà si possono trovare abbinate la struttura divisionale e la struttura funzionale. Struttura mista divisionale con ricerca centralizzata = 3 divisioni e il responsabile di divisione coordina l’aspetto tecnico e commerciale, mentre la ricerca è concentrata nell’ufficio ricerca. Struttura mista funzionale con una divisione = uno specifico prodotto viene gestito a livello divisionale = il responsabile della divisione avrà sotto di se chi si occupa della parte commerciale, della ricerca. Mentre la funzione tecnica, commerciale e della ricerca si occupano dello sviluppo della produzione dei beni A e B. • Dall’analisi delle variabili, si possono individuare strutture matriciali e miste: Primo caso: alte economie di scala, specializzazione e di raggio di azione e si tende ad adottare una struttura funzionale pura • Secondo caso: non ci sono forti economie di scala o specializzazioni o core competences e quindi non ci sono motivi per scegliere una struttura funzionale, mentre ci sono interdipendenze e esigenze di differenziazione, quindi si adotta una struttura divisionale pura • Terzo caso: per economie di scala, di specializzazione e di raggio di azione appare forte la convenienza di una funzione ricerca e sviluppo (r) centralizzata, nelle altre sono forti interdipendenza tra funzioni c e t, quindi si adotta una struttura mista, ossia divisionale di base ma con la funzione r centralizzata • Quarto caso: alte economia di raggio e di specializzazione per tutte le funzioni (t,c,r) ma solo per le linee di prodotto A e B, che condividono una core competente, alta è invece l’interdipendenza tra t,c,r per il prodotto C, per cui si adotta una struttura mista, funzionale di base ma con la divisione di C • Quinto caso: forti tutte e 5 le variabili, quindi si adotta una struttura bidimensionale nella quale dalla direzione generale dipendono sia le direzioni di funzione sia le direzioni di divisione e tali due linee di comando si intrinsecano. I sistemi di pianificazione strategica, di programmazione e controllo, i sistemi infirmativi hanno doppia natura: da un lato, sono parte del grande insieme di rilevazione e informazione che servono per rappresentare le condizioni di economicità passate e prospettiche delle imprese; dall’altro influenzano i comportamenti delle persone ed entrano nel quadro della progettazione dell’assetto organizzativo. Nella struttura a matrice = imprese di grandi dimensioni = direzione generale e ci sono due linee di gerarchiche di comando: tre responsabili di funzioni (quindi 3 divisioni) su una linea e sull’altra linea troviamo tre responsabili funzionali (dell’aspetto tecnico, commerciale e della ricerca) = in centro troviamo l’unità operativa = direttore = di relazione sia a livello divisionale che funzionale. Utilizzata da grosse catene alberghiere La struttura funzionale pura: è una struttura articolata per funzioni, ossia per coordinazioni parziali; si tratta di una struttura derivante dalla divisione del lavoro secondo il criterio dell’omogeneità delle tecniche caratteristiche di ciascuna coordinazione parziale. Considerando un’impresa di medie dimensioni e con combinazioni produttive relativamente semplici che danno luogo a un solo prodotto destinato a un solo mercato, la struttura organizzativa più adatta è quella funzionale pura. La struttura divisionale pura: ha combinazioni produttive molto disomogenee (prodotto - mercato) = va bene per mercati differenti o prodotti molto diversi ; ha una strategia di diversificazione non correlata; il direttore di divisione è responsabile del risultato reddituale parziale. === i adotta quando, considerando un’azienda che produce tre linee di prodotto diverse (A,B,C), le varie combinazioni produttive sono molto 22
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved