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semiotica e filosofia del linguaggio - Eco, Appunti di Semiotica

riassunto completo del libro per capitoli

Tipologia: Appunti

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Scarica semiotica e filosofia del linguaggio - Eco e più Appunti in PDF di Semiotica solo su Docsity! Semiotica e filosofia del linguaggio Umberto Eco CAPITOLO I : SEGNO E INFERENZA I. Morte del segno? Termine segno : • Appare come termine tecnico nella scuola ippocratica e nella speculazione parmenidea • Con gli stoici nasce l’idea di una dottrina dei segni • Questa nozione acquista spesso significati non omogenei e quindi la nozione è messa in crisi già appena appare XX secolo : la semiotica si afferma come disciplina (la seconda metà del Novecento elabora uno sguardo semiotico totalizzante) ma, al contempo, si dichiara la crisi o la morte del segno (sembra che la semiotica odierna voglia sancire la fine del proprio oggetto). Questo accanimento moderno contro il segno riprende un rito antichissimo: il segno è stato sottoposto a una sorta di cancellazione silenziosa nel corso degli ultimi duemilacinquecento anni. Ciò accade nonostante per secoli ci siano stati progetti di una scuola semiotica : • Trattazioni organiche • Accenni in discussioni generali • Locke e Saussure Di tutto questo si trova scarsa traccia nella storia di filosofia, linguistica e logica : la semiotica è come un fantasma che viene eluso, non eliminato ma taciuto. Infatti, si usavano segni e costruivano grammatiche per produrre discorsi, ma non si riconosceva come discorso filosofico una scienza dei segni : ciò porta alla marginalità della semiotica. 1 2. I segni di una ostinazione Il parlare quotidiano usa nei modi più vari la nozione di segno. 2.1 Inferenze naturali Segno = accenno palese da cui si possono trarre deduzioni riguardo a qualcosa di latente. • In questo caso si parla di segno per sintomi medici, indizi criminali o atmosferici. • Esempi : dar segno d’impazienza, mostrare i segni della gravidanza, dar segno di non voler smettere. • Rapporto sineddochico : il segno visto come una parte o una manifestazione periferica di qualcosa che non si mostra nella propria interezza, come un iceberg di cui emerge la punta. Segno = qualunque traccia e impronta visibile lasciata da un corpo su una superficie. • Rapporto metonimico • Diventa contrassegno dell’oggetto impresso (lividi, graffi, cicatrici) Il segno può essere emesso con intenzione o essere il risultato di una emissione umana o un evento naturale. Morris : • Qualcosa è segno solo perché viene interpretato come segno di qualcosa da qualche interprete. • La semiotica ha a che fare con lo studio di oggetti ordinari (e non particolari) solo perché partecipano al processo di semiosi. Segno = proposizione costituita da una connessione valida e rivelatrice del conseguente. • Se rosso di sera, allora bel tempo si spera • Implicazione filoniana : p ⊃ q • A tal proposito, Hobbes definisce il segno = l’evidente antecedente del conseguente, e al contrario, il conseguente dell’antecedente, quando le medesime conseguenze sono state osservate prima; e quanto più spesso sono state osservate, meno incerto è il segno. • A tal proposito, Wolff definisce il segno = un ente da cui si inferisce la presenza o l’esistenza passata o futura di un altro ente. 2.2. Equivalenze arbitrarie Secondo il linguaggio comune il segno = gesto emesso con intenzione di comunicare, ovvero per trasferire una propria rappresentazione o stato interno a un altro essere. Il trasferimento ha successo se c’è un codice che abilita sia il mittente sia il ricevente a intendere la manifestazione in uno stesso modo. • Esempi : marchi, insegne, segnali stradali, lettere alfabetiche Le parole (elementi del linguaggio verbali) devono essere riconosciute come segni (come è segno un cartello indicatore, lo è anche una parola o un enunciato) anche se • L’uomo della strada riconosce le parole come segni solo con una certa fatica • Nei paesi anglosassoni il termine sign fa pensare alla gesticolazione dei sordomuti I segni non sembrano essere espressi da un rapporto di implicazione ma da uno di equivalenza : • p ≡ q • Donna ≡ femme o woman 2 Il segno deve essere postulato come entità mediana tra il sistema delle figure e la serie indefinita delle espressioni assertive, interrogative, imperative a cui è destinato. Come affermano De Mauro e Lucidi, questa entità mediana non andrebbe chiamata “segno” ma “iposema”. Non si può pensare al segno senza inserirlo nel suo destino contestuale perché ogni sistema di significazione viene elaborato al fine di produrre processi di comunicazione. 5.3. Il segno come differenza Gli elementi del significante e il sistema del significato si costituiscono in un sistema di opposizioni in cui (come diceva Saussure) non vi sono che differenze. 5.4. Il predominio del significante Conosciamo sempre la faccia significante del segno. 5.5. Segno vs testo Testo • La catena significante produce testi che si trascinano dietro la memoria dell’intersessualità che li nutre; sono testi che possono generare svariate letture. • Poiché la significazione passa solo attraverso i testi, i testi sono il luogo dove il senso si produce e produce. • Non è solo un apparato di comunicazione ma è un apparato che mette in questione i sistemi di significazione che gli preesistono, li rinnova o distrugge. • A livello testuale si producono e vivono le figure retoriche. 5.6. Il segno come identità Il segno sembra fondato sulle categorie di somiglianza e identità. Emerge una finzione filosofica nel considerare il soggetto come una unità trascendentale che si apre al mondo nell’atto della rappresentazione. Kristeva definisce il segno come somiglianza = il segno riconduce istanze differenziate a un insieme, sostituendo alle pratiche un senso, e alle differenze una somiglianza. Nella prospettiva peirciana = un segno è qualcosa attraverso la conoscenza del quale noi conosciamo qualcosa di più. È quindi istruzione per l’interpretazione. Nozione di segno linguistico : prodotto culturale assai tardo. 6. Segni vs parole Segno - signum - symbolon : • Il termine greco appare nel V secolo con Parmenide e Ippocrate, che a sua volta trova il termine dai medici che lo hanno preceduto, come Alcmeone. Si deve comunque sottolineare che Ippocrate non è interessato al segno linguistico (ma ai segnali dei sintomi medici), anche perché all’epoca non si applicava il termine ‘segno’ alle parole ma le parole erano ‘nome’. Questa differenza è fondamentale in Parmenide : afferma che i nomi sono etichette apposte alle cose che si opina di conoscere e che instaurando una pseudoequivalenza con la realtà la occulta. Usa invece il termine segno per parlare di una prova evidente. • Solo la Retorica aristotelica divide questo termine da prova, indizio, simbolo 5 • Con Platone e Aristotele, quando si parla delle parole, si pensa a una differenza tra significante, e significato, tra significazione (dire che cosa un cosa è, funzione svolta dai termini singoli) e riferimento (dire che una cosa è, funzione svolta solo dagli enunciati completi). Aristotele • Dice che le parole sono simboli come le lettere alfabetiche sono simboli delle parole, specificando che lettere e parole non sono uguali per tutti; ciò significa che sono poste per convenzione. • Quindi Aristotele non parla di segno ma usa il termine simbolo, assai meno forte e definito. • Afferma però, nel passo successivo, che parole e lettere sono segni delle affezioni dell’anima, assimilando così il concetto di segno e simbolo : significa che per lui parole e lettere sono prove e indizi che ci siano affezioni dell’anima ma che questo essere indizio non significa che esse abbiano lo stesso statuto semiotico delle affezioni. • Successivamente afferma che un verbo può essere segno dell’esistenza della cosa : significa che il verbo è il significante, il veicolo di una predicazione; secondo Tommaso significa che la presenza del verbo nell’enunciato è prova o indizio che in quell’enunciato si sta asserendo qualcosa d’altro. • L’enunciazione isolata dal verbo non è indizio che si stia affermando l’esistenza di qualcosa (il verbo essere da solo non è segno dell’esistenza della cosa) : deve essere congiunto agli altri termini dell’enunciato. • Nelle sue pagine il termine linguistico (simbolo) si regge sul modello dell’equivalenza : il termine è equivalente alla propria definizione e con essa è pienamente convertibile. • I segni si dividono in due categorie logiche : 1. Segno nel senso di prova : è un segno necessario (se ha la febbre allora è malato) che può essere tradotto nell’affermativa universale (tutti coloro che hanno la febbre sono malati) ma non instaura un rapporto di equivalenza (si può essere malati senza avere la febbre) 2. Segno che può essere indicato come segno debole (se ha la respirazione alterata allora ha la febbre) : si arriva a una conclusione solo probabile e non instaura un’equivalenza. Anche questo segno è buono retoricamente. • Si deve ricordare che Aristotele conosce il sillogismo apodittico ma non il sillogismo ipotetico : p ⊃ q 7. Gli stoici Distinguono tra 1. Espressione : oltre ad approfondire la multipla articolazione, distinguono tra la semplice voce emessa da laringe e muscoli articolari, elemento linguistico articolato e parola vera e propria.. ciò significa che il segno linguistico è un’entità a due facce e il rischio in cui incorrono i barbari è di percepire la voce fisica ma di non riconoscerla come parola perché non conoscono la regola di correlazione. 2. Contenuto : suggeriscono l’idea che sia incorporale (come luogo, vuoto tempo, azioni, eventi) e quindi non cose ma modi di essere, stati di cose. Tra gli incorporali pongono anche l’esprimibile o dicibile. Il dicibile completo è la proposizione, quello incompleto sono parti di proposizioni che si compongono nella proposizione attraverso una serie di legami sintattici. 3. Referente Individuano la natura provvisoria e instabile della funzione segnica. Soggetto e predicato (entrambi incompleti) sono categorie del contenuto. Segno = qualcosa di immediatamente evidente che porta a concludere circa l’esistenza di qualcosa di non immediatamente evidente. Può essere • Commemorativo : nasce dall’associazione fra due eventi • Indicativo : rinvia a qualcosa che non è mai stato evidente e probabilmente non lo sarà mai Si arriva (con Sesto) anche a comprendere che il segno non è l’evento fisico ma la proposizione in cui è espresso : il segno non riguarda quel fumo o quel fuoco ma la possibilità di un rapporto da antecedente a conseguente che regola ogni occorrenza del fumo e del fuoco. 6 Qui si arriva al legame tra dottrina del linguaggio e dottrina dei segni : perché ci siano segni occorre che siano formulate proposizioni e le proposizioni debbono organizzarsi secondo una sintassi logica che è rispecchiata e resa possibile dalla sintassi linguistica. Nonostante ciò si deve sottolineare che gli stoici non dicono che le parole sono segni. Lotman : la lingua è sistema modernizzante primario attraverso il quale anche gli altri sistemi vengono espressi. Todorov : termine linguistico e segno naturale si costituiscono in un doppio rapporto di significazione o in una doppia soprelevazione semiotica che i traduce nel modello hjelmsleviano della connotazione (nella forma diagrammata divulgata da Barthes). La gnoseologia ha sempre messo in discussione l’immediatezza presunta fra sensazione e percezione. 8. Unificazione delle teorie e predominio della linguistica Agostino nel De Magistro opera definitivamente la saldatura fra teoria dei segni e teoria del linguaggio. Nella produzione stoica è rimasta irrisolta la differenza tra • Il rapporto tra espressione linguistica e contenuto • Il rapporto tra proposizione-segno e conseguente significato C’è il sospetto che il primo livello si regga ancora sulla equivalenza, mentre il secondo è fondato all’implicazione : Dal momento in cui Agostino introduce la lingua verbale fra i segni, essa inizia a sentirsi a disagio : difficile sottomettersi a una teoria dei segni nata per descrivere i rapporti fra eventi naturali. Gradatamente il modello del segno linguistico si propone come il modello semiotico per eccellenza (la lingua, oltre a essere il sistema semiotico più analizzabile è anche quello che può modernizzare tutti gli altri). Aristotele consegna il principio di equivalenza fra termine e definizione per genere e specie. Gli stoici ritengono che ogni categoria sintattica ha la sua controparte semantica. 9. Il modello ‘istituzionale Si nihil ex tanta superis placet urbi relinqui • Agostino arriva ad affermare che anche se ci sono termini dubbi (si) . • Siccome è impossibile che si emettano segni per non dire nulla (nihil), conclude che questi termini esprimono un’affezione dell’animo, cioè lo stato della mente che ne riconosce l’assenza. • Rifiuta la definizione sinonimica di ex : si deve arrivare a interpretare che significa una specie di separazione da ciò in cui si trovava incluso. Nel processo di riconoscimento di eventi naturali che poi generano una proposizione-segno, la percezione è interrogativa e condizionale, retta sempre da un principio di scommessa. Non c’è differenza di struttura semiotica tra significazione di primo e di secondo livello. 7 12.4. Esempi, campioni e campioni fittizi L’ostensione • L’ostensione di un oggetto può avere molte funzioni semitiche : rinviare a una classe di oggetti di cui è membro, a membri di quella classe, rappresentare un comando ecc. • Le ostensioni sono segni deboli che di solito devono essere rinforzati da altre espressioni con funzione metasemiotica. • Entro precise situazioni di decodifica può acquisire una certa necessità semiotica. Per i campioni e i campioni fittizi valgono regole retoriche di tipo sineddochico (parte per il tutto, un gesto sta per un comportamento completo) o metonimiche (l’azione suggerisce lo strumento, un oggetto evoca il proprio contesto). 12.5. Vettori • Modalità retta da ratio difficilis • Ancorati a un destino estensionale • Espressivi solo in connessione con un oggetto o stato di cose • Esprimono un blocco di istruzioni per la propria inserzione contestuale 12.6. Stilizzazioni Insegne, emblemi (categorie rette da ratio facilis) 12.7. Unità combinatorie • Categoria retta da ratio facilis che comprende sia le parole del linguaggio verbale sia i gesti degli alfabeti cinesici, i codici di segnalazione navale ecc • Sia l’espressione sia il contenuto possono essere oggetto di diverse sintassi combinatorie, tenendo conto che anche una unità combinatoria implica scelte contestuali 12.8. Unità pseudocombinatorie • Elementi di un sistema espressivo non correlati a un contenuto • Sistemi simbolici : anche se interpretabili non sono biplani • Giochi, sistemi musicali, pittura astratta • Sistemi monoplanari che fanno apparire ogni antecedente come segno prognostico del conseguente • Interpretabilità come caratteristica fondamentale 12.9. Stimoli programmati • Stimoli capaci di suscitare una risposta non mediata e che risultano significativi dell’effetto previsto solo per chi li emette, non per chi li riceve • Segno debole 12.10. Invenzioni • Casi estremi di ratio difficilis in cui spesso l’espressione è inventata nel momento in cui si procede per la prima volta alla definizione del contenuto • Trattate in Eco • La correlazione non è fissata da un codice ma è condensa : il procedimento abduttivo aiuta l’interprete a riconoscere le regole di codifica inventate dall’emittente • Grafi, figure topologiche, invenzioni pittoriche o linguistiche • Capacità di stimolare interpretazioni (a volte si comprende grazie a regole preesistenti, altre è più complesso e resta senza significato) 10 12.11. Conclusioni Esiste un continuum semiotica che va dalla codifica più forte a quella più aperta e indeterminata. Semiotica generale : deve individuare una struttura formale unica che soggiace a tutti i fenomeni, ovvero quella della implicazione. Semiotiche specifiche : compito di stabilire regole di maggiore o minore necessità semiotica delle implicazioni. 13. Il criterio di interpretanza La condizione di un segno non è solo la sostituzione, ma soprattutto la possibile interpretazione (o criterio di interpretanza), ovvero ciò che intendeva Peirce quando riconosceva che ogni interpretante (oltre a tradurre l’oggetto immediato o contenuto del segno) allarga la comprensione del segno; permette quindi di partire dal segno per percorrere l’intero circolo della semiosi. Il contenuto interpretato mi fa andare oltre il segno originario e mi fa intravedere la necessità della futura occorrenza contestuale di un altro segno. Segno = è sempre ciò che mi pare a qualcosa d’altro; non c’è interpretazione che non ne sposti i confini (sia pure di poco). Interpretare un segno significa definire la porzione di contenuto veicolata, nei suoi rapporti con le altre porzioni derivate dalla segmentazione globale del contenuto; c’è il rischio, se l’interpretazione è condotta molto avanti, che si metta in crisi sia il contenuto individuato in partenza che il criterio globale di segmentazione. Hjelmslev afferma l’esistenza di • Continuum dell’espressione • Continuum del contenuto Ecco perchè, alla luce della semiotica peirciana, il modello della funzione segnica andrebbe così riformulato, tenendo conto che la materia o continuum è l’oggetto dinamico che motiva il segno ma di cui il segno non rende immediatamente ragione, perché l’espressione disegna un Oggetto Immediato (contenuto) 14. Segno e soggetto Il segno come momento del processo di seriosi è lo strumento attraverso il quale lo stesso soggetto si costruisce e si deostruisce di continuo. Il soggetto : • Entra in crisi benefica perché partecipa alla crisi storica del segno • È ciò che i processi continui di risegmentazione del contenuto lo fanno essere • È parlato dai linguaggi e dalla dinamica delle funzioni segniche : noi soggetti siamo ciò che la forma del mondo prodotta dai segni ci fa essere La scienza dei segni è la scienza di come si costruisce storicamente il soggetto. 11 CAPITOLO II : DIZIONARIO VERSUS ENCICLOPEDIA I. I significati del significato I.I. Il Rinviato Significato • Ci sono più termini che sono stati giudicati equivalenti a significato : denotazione, connotazione, referenza. • Termine usato in contesti semiotici che si trova anche in contesti gnoseologico-fenomenologici o ontologico-metafisici Aliquid • Espressione concreta • Una classe o un tipo di espressioni concrete possibili • Si può chiamare ‘rinviato’ perché Jakobson ha definito ogni segno come una relazione di rinvio. Il rinviato è assente o invisibile, è da un’altra parte nel momento in cui l’espressione viene prodotta. I.2. Riferimento e significato Riferimento = rappresenta un tipo di uso che si può fare delle espressioni. È oscuro ciò che il destinatario coglie o capisce ma è certo che • Non è l’espressione in quanto presenza fisica prodotta • È quel tipo di Rinviato che gioca un ruolo nel processo di comunicazione Significato = ciò che potrebbe individuare un Rinviato in almeno un mondo possibile, indipendentemente da ogni attribuzione di esistenza attuale. La vaghezza di significato rende difficile la individuazione di qualcosa come Rinviato in un mondo possibile, e il non essere riconoscibile come un Rinviato in un mondo possibile rende difficile 12 I.8. Semantica e pragmatica Pragmatica = studio della dipendenza essenziale della comunicazione, nel linguaggio naturale, dal parlante e dall’ascoltatore, dal contesto linguistico e dal contesto extralinguistico e dalla disponibilità delle conoscenze di fondo, dalla presenza nell’ottenere questa conoscenza di fondo, e dalla buona volontà dei partecipanti nell’atto comunicativo. Una semantica a dizionario ha due opzioni • Riguarda solo i significati convenzionali. Mostra il significato letterale mentre tutti gli altri significati dipendono da un complesso di conoscenze del mondo che nessuna teoria può rappresentare e prevedere • Non esiste un significato letterale dei termini e il presunto significato letterale di un enunciato dipende dai contesti e dalle assunzioni di sfondo che non sono ne modificabili ne semanticamente rappresentabili Come posso conoscere che cosa io voglio dire con una parola nel momento che la enuncio? Wittgenstein = la spiegazione del significato spiega l’uso della parola. Una teoria del significato supera questa contraddizione se riesce a formulare un modello capace di integrare semantica e pragmatica. I.9. Cooperazione testuale ed enciclopedia L’interprete di un testo si trova di fronte al testo come manifestazione lineare, catena di enunciati. Sceneggiature = schemi d’azione e di comportamenti prestabiliti L’enciclopedia (oltre ad offrire istruzioni per l’individuazione dei meccanismi metaforici) può offrire schemi intertestuali di usi metaforici analoghi. Il significato contestuale va molto al di là dei significati lessicale ma solo se l’enciclopedia provvede significati lessicali in forma di istruzione per l’inserzione contestuale e sceneggiature. Su questa base il destinatario può elaborare catene di inferenze capaci di far crescere il significato contestuale di là di ogni previsione enciclopedica. Una semiotica del significato deve • Teorizzare la possibilità dei fenomeno non prevedibili • Costituire le possibilità di una rappresentazione enciclopedica convenzionale che ne renda ragione 2. Il contenuto 2.I. Significato e sinonimia Gli artifici più comuni per registrare il significato di un termine sono : • Il termine equivalente in un’altra lingua • Il supposto sinonimo • La definizione • La convenzione barre o virgolette basse dove le barre indicano che la parola vale come espressione e le virgolette indicano che la stessa parola vale come significato di quell’espressione L’ipotesi che regge l’uso di questi artifici è che il segno di uguaglianza o di equivalenza posto fra espressione e significato abbia valore bicondizionale, tenendo conto che la definizione del significato come sinonimia è circolare. Gli utenti di una lingua L usano due espressioni dette sinonime per riferirsi agli stessi oggetti. I processi di categorizzazione non dipendono dai processi semiotici, ma tra loro sono molto solidali. 15 2.2. Significato come contenuto Hjelmslev, per analizzare la struttura di una semiotica (sistema di segni), parte dal principio che = una totalità non consiste di cose ma di rapporti. Propone di considerare una semiotica come una funzione contratta da due funtivi : • Piano dell’espressione : un esempio è il sistema fonologico. • Piano del contenuto : Hjelmslev prova difficoltà a far concepire un sistema del contenuto, e tutti i tentativi di esemplificarne l’organizzazione si limitano a ricostruirne porzioni particolari, come sistemi di colori, o di entità vegetali. Da quindi luogo al seguente diagramma in cui continuum dell’espressione e continuum del contenuto sono rappresentati come una stessa entità : il continuum che si forma per esprimersi è lo stesso di cui si parla, rappresenta una sorta di cosa-in-sé conoscibile solo attraverso le organizzazioni che ne dà il contenuto. Lo intende quindi come un qualcosa già dotato di senso ma questo senso lo definisce come una massa amorfa che tuttavia rappresenta un universale principio di formazione. Questo modo di intendere il continuum pone il problema • Del significato percettivo e fenomenologia • Del significato dell’esperienza • Dell’identità o differenza tra contenuto conoscitivo e contenuto semantico 2.3. Le figure del contenuto Hjelmslev traduce la nozione di ‘segno’ in quella di ‘funzione segnica’ = uniti che consiste di forma del contenuto e di forma dell’espressione. Questo parallelismo tra espressione e contenuto esige che , se una espressione è risolubile in figure, così deve succedere anche per il contenuto. Hjelmslev sa che l’inventario dei contenuti delle parole è illimitato, ovvero che i lemmi di un lessico di una lingua naturale costituiscono una serie aperta. Ha la necessità di trovare inventare limitati ma non trova garanzie per definire i limiti di un inventario (tranne ‘he’ e ‘she’). Un dizionario riguarda soltanto la conoscenza linguistica e non fornisce istruzioni per riconoscere i referenti eventuali dei termini che esso intenzionalmente descrive. Il dizionario hjemsleviano è invece in grado di spiegare alcuni fenomeni semantici che rivelano : • Sinonimia e parafrasi (una pecora è un ovino femminile) • Similarità e differenza • Antonimia (uomo è antonimo di donna) • Iponimia e iperonimia (equino è l’iperonimo di cui stallone è iponimo) • Sensatezza e anomalia semantica (stallone femmina è semanticamente anomalo) • Ridondanza (coincide con la sensatezza, stallone maschio) • Ambiguità (spiegar la differenza tra toro animale e toro figura topologica) • Verità analitica (coincide con il vero e il ridondante) • Contraddittorietà (non dire il falso) • Sinteticità • Inconsistenza (non dire la stessa cosa a due individui diversi come pecora e montone) • Contenimento e implicazione semantica : ogni termine contiene e comprende certe proprietà 16 Questo dizionario lascia però irrisolti due problemi importanti : 1. Problema dell’interpretazione delle figure di contenuto : se definire una pecora come un ovino femmina, non definisce cosa sia un ovino 2. Vuole restringere gli inventari delle figure (il requisito è che il dizionario permetta di analizzare il significato delle espressioni linguistiche attraverso un numero finito di primitivi) ma non stabilisce se e come questo sia possibile. Il problema è dunque determinare i primitivi e limitarne il numero . Haiman suggerisce che i primitivi possono essere individuati in tre modi : 1. I primitivi sono concetti semplici e possibilmente i più semplici; è però difficile definire un concetto semplice. Infatti è più comprensibile parlare di ‘uomo’ che di ‘mammifero’ ed è più semplice definire ‘infarto’ che ‘fare’. C’è quindi il rischio che i concetti semplici (definiendia) siano più numerosi che i concetti complessi da definire. A tal proposito Fodor osserva che il requisito secondo cui i primitivi devono essere meno dei definienda non è necessario : si può immaginare un sistema fonologico con più tratti distintivi che fonemi. 2. I primitivi dipendono dalla nostra esperienza del mondo, sono parole-oggetto il cui significato noi apprendiamo per ostensione. Inoltre, in un certo senso, le espressioni non possono essere spiegate (gatto, rosa, mela ecc). Infine, l’idea di una lista di primitivi nasce per spiegare una competenza linguistica indipendente dalla conoscenza del mondo, ma in tal modo la competenza linguistica viene fondata su una precedente conoscenza del mondo. 3. I primitivi sono idee innate di stampo platonico, ma nemmeno Platone è riuscito a stabilire in modo soddisfacente quali e quante siano le idee universali innate. Ecco quindi che resta una quarta possibilità : ricorrere all’incassamento reciproco tra eponimi e iperonimi. Dall’iniziale esempio di Hjelmslev otteniamo quindi uno schema ad albero, un insieme ordinato e dunque un sistema di postulati di significato strutturato gerarchicamente.. Quindi pecora contiene e comprende ovino e di conseguenza anche animale. La forma del postulato di significato : (x) (Px ⊃ Ox). Tuttavia un insieme di postulati di significato è stabilito su basi pragmatiche senza distinguere tra proprietà sintetiche e proprietà analitiche. Il sistema ad albero non funziona come dizionario perché : • Non dice cosa significhino • Non aiuta a distinguere • Non spiega sinonimia, parafrasi e differenza semantica • Non permette di elaborare definizioni 3. Pseudo-dizionario da camera per una lingua da camera 17 Qui si verifica l’idea di Gil : i generi e le speci possono essere usati come parametri estensioni (classi), ma solo le differenze fissano il regime intenzionale. Caratteristiche dell’albero : • Consente la rappresentazione di un universo possibile in cui possono essere previsti e collocati molti generi naturali ancora ignoti • Mostra che ciò che eravamo abituati a considerare generi e specie sono semplici nomi che etichettano gruppi di differenze (motivo per cui i nomi dei generi sono inutili, poiché un genere altro non è che una congiunzione di differenze). Questo albero è composto di pure differenze. Inoltre generi e specie sono fantasmi verbali che coprono la vera natura dell’albero e dell’universo che esso rappresenta, un universo di pure differenze. • Non è retto da relazioni da eponimi e iperonimi e di conseguenza può essere continuamente riorganizzato secondo diverse prospettive gerarchiche. Però, siccome le differenze inferiori non postulano necessariamente quelle del nodo superiore, l’albero non può essere finito : rastrematile verso l’alto, non c’è criterio che stabilisca quando esso possa ramificare ai lati e verso il basso. Aristotele = la specie è il risultato della congiunzione di un genere con una differenza. Si possono anche costruire alberi alternativi basati sulle sole differenza che possono essere riorganizzate di continuo secondo la descrizione sotto la quale un dato oggetto è considerato. Si deve infatti considerare che l’albero è una struttura sensibile ai contesti, non un dizionario assoluto. 4.4. Le differenze come accidenti e come segni Le differenze • Sono accidenti e gli accidenti sono potenzialmente infiniti o indefiniti per numero • Sono qualità • Provengono da un albero che non è quello delle sostanze e il loro numero non è noto a priori La nozione di differenza specifica è, retoricamente parlando, un ossimoro : significa accidente essenziale. • Tommaso afferma che la differenza specifica corrisponde alla forma sostanziale. Il suo pensiero è che la differenza corrisponde alla forma e il genere alla materia, e come forma e materia costituiscono la sostanza, così genere e differenza costituiscono la specie. • Con uno stratagemma di Tommaso si arriva a dire che esistono differenze essenziali ma non le conosciamo. Quelle che conosciamo come differenze specifiche non Ono le differenze essenziali stesse ma ne sono dei segni; sono manifestazioni superficiali. L’albero dei generi e delle specie esplode in un pulviscolo di differenze, in un turbine infinito di accidenti, in una rete non gerarchizzabile di qualia. Il dizionario si dissolve in una galassia potenzialmente disordinata e illimitata di elementi di conoscenza del mondo. Emerge una conclusione che non risale al medioevo ma a tempi recenti : ciò che costituisce la vera differenza non è né l’uno accidente né l’altro, è il modo in cui li raggruppiamo riorganizzando l’albero. Ciò significa che la vera differenza è l’opposizione in cui uno di questi accidenti entra rispetto al proprio contrario. 20 5. Le semantiche a enciclopedia 5.1. Il principio d’interpretanza Si deve risolvere il problema lasciato da Hjelmslev circa la natura delle figure del contenuto : Peirce afferma che ogni segno (representamen, ovvero qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacità) esprime immediatamente un Oggetto Immediato ma per rendere ragione di un Oggetto Dinamico. Quindi il significato semiotico è legato al significato conoscitivo. Oggetto Immediato : • Modo in cui l’Oggetto Dinamico viene dato dal segno • Stabilire il significato di un segno significa rappresentarne l’Oggetto Immediato e per fare ciò è necessario tradurlo mediante un Interpretante Oggetto Dinamico : • È la cosa in sé, rende ragione di un senso già implicito nell’Oggetto Dinamico Interpretante : • Significato del segno, ovvero il segno in cui esso deve venir tradotto • Sono le relazioni di interpretazione • Dati oggettivi • Non dipendono necessariamente dalle rappresentazioni mentali (inattengibili) dei soggetti • Collettivamente verificabili • Un rapporto di interpretazione è registrato dall’intertestualità, anche perché ci possono essere più interpretazioni della medesima parola • In una semantica a interpretanti, ogni interpretazione è a propria volta soggetta a interpretazione : ogni espressione può essere soggetto di una interpretazione e strumento per interpretare un’altra espressione Non c’è modo, nel processo di seriosi illimitata che Peirce descrive e fonda, di stabilire il significato di una espressione, e cioè di interpretare quella espressione, se non traducendola in altra segni e in modo che l’interpretante non solo renda ragione dell’interpretato sotto qualche aspetto, ma dell’interpretato faccia conoscere qualcosa di più. La continua circolarità è la condizione normale dei sistemi di comunicazione ed è messa in atto nei processi di comunicazione. 5.2. Struttura dell’enciclopedia Enciclopedia • Postulato semiotico • Insieme registrato di tutte le interpretazioni • Non è descrivibile nella sua totalità perché la serie delle interpretazioni è indefinita e materialmente inclassificabile e perché l’enciclopedia come totalità delle interpretazioni contempla anche interpretazioni contraddittorie • Come sistema oggettivo delle sue interpretazioni è posseduta in modo diverso dai suoi diversi utenti • Dal punto di vista di una semiotica generale si può postulare l’enciclopedia come competenza globale • Dal punto di vista sociosemiotico si devono riconoscere i diversi livelli di possesso della enciclopedia, ovvero le enciclopedie parziali • Qualsiasi interprete debba interpretare un testo non deve conoscere tutta l’enciclopedia ma solo la porzione necessaria alla comprensione di quel testo • Ipotesi regolativa in base alla quale, in occasione delle interpretazioni di un testo, il destinatario decide di costruire una porzione di enciclopedia concreta che gli consenta di assegnare o al testo o all’emittente una serie di competenze semantiche 21 • Il modello dell’enciclopedia semiotica non è l’albero ma il rizoma : ogni punto del rizoma può esser connesso e deve esserlo con qualsiasi altro punto, poiché in esso vi sono solo linee di connessione. Esso può essere spezzato in qualsiasi punto e riprende seguendo la propria linea : è smontabile e rovesciabile. Peirce, nel dire che il significato di una proposizione abbraccia ogni sua ovvia necessaria deduzione, intendeva dire che ciascuna unità semantica implica tutti gli enunciati in cui può essere inserita, e questi tutte le inferenze che autorizzano sulla base delle regole registrate enciclopedicamente. Ogni interpretazione è sempre una scommessa che varia a seconda dei casi. 5.3. Rappresentazioni enciclopediche locali I tentativi di rappresentazione del contenuto che circolano nella semantica intensionale contemporanea sono • O a dizionario : inconsistenza logica e inutilità dal punto di vita esplicativo dei processi comunitavivi • O a enciclopedia Esistono due ordini di ricerche semantiche che appaiono integrabili in una prospettiva enciclopedica : • Quelle che mettono in luce l’arbitrarietà delle opposizioni semantiche e la loro irriducibili a modelli dizionariali, capitile anche grazie al test delle negazioni • Quelle che lasciano intravvedere modalità di rappresentazione enciclopedica parziale Lyons e Leech, parlando della varietà della logica opposizionale, aiutano a capire che nessun albero porfiriano potrà disciplinare in modo univoco quei campi, assi o sottosistemi semantici parziali che esprimono relazioni di senso. Sono stati ampiamente studiati i concetti sfumati (fuzzy concepts) mostrando che nell’uso comune del linguaggio noi non attribuiamo mai una stessa proprietà a diverse entità di contenuto con la stessa forza. 5.4. Alcuni esempi di rappresentazioni enciclopediche Fillmore afferma che per ogni azione si registra • Agente • Contro-Agente • Oggetto • Strumento • Fine Peirce porta alla logica dei relativi. Proposta di Eco di un modello semantico che tenga conto delle diverse selezioni contestuali e circostanziali : P sono le differenti proprietà che vengono assegnate a una espressione a seconda dei contesti e delle circostanze Questo modello tiene conto delle differenze tra denotazioni e connotazioni. 22
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