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Semiotica e pragmatica cognitiva, Appunti di Semiotica

Grice e pragmatica cognitiva, riassunto delle lezioni

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 18/06/2019

debbabrizzi
debbabrizzi 🇮🇹

4.4

(7)

8 documenti

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Scarica Semiotica e pragmatica cognitiva e più Appunti in PDF di Semiotica solo su Docsity! RIASSUNTO SLIDE SEMIOTICA Semiotica: scienza dei segni, comprende: sintassi, semantica, pragmatica. Sintassi: studio dei modi in cui le espressioni linguistiche si combinano tra loro da un punto di vista meramente strutturale. Semantica: studio della relazione tra le espressioni linguistiche e ciò a cui si riferiscono nel mondo. La semantica verofunzionale studia questa relazione tramite la nozione di condizioni di verità. Condizioni di verità: condizioni che si devono dare nel mondo affinchè la frase sia vera. Il valore di verità è vero – falso. Pragmatica: disciplina che si occupa dell’uso del linguaggio, di ciò che un parlante comunica (oltre a quello che dice), del contesto, del significato nel contesto, del significato nelle interazioni sociali e della distanza, fisica e sociale, tra due interlocutori. Studio della relazione tra i segni e il loro uso nel contesto linguistico e sociale. La pragmatica studia gli effetti extra-linguistici che le parole creano. Jhon Austin (1911-1960) Intuì che il linguaggio non serve solo a descrivere il mondo, ma è innanzitutto azione sul mondo, ovvero dire è anche fare. La sua teoria si chiama “Teoria degli atti linguistici”. Gli atti linguistici possono essere: Enunciati Constativi: dicono qualcosa (vero o falso) es. oggi è il 10 maggio 2019. Enunciati Performativi: sembrano dire qualcosa, ma in realtà “fanno” qualcosa, compiono un’azione (felice o infelice) es. Ti porto al mare Gli enunciati performativi hanno determinate caratteristiche lessicali, l’uso di verbi specifici (scusarsi, portare, promettere) e di prima persona indicativo presente attivo. Condizioni di infelicità di un atto linguistico: A. l’atto linguistico è nullo perché non è stato compiuto tramite una procedura convenzionale accettata (a1) in circostanze adeguate (a2) es. a1: io ti ripudio (Italia 2018) – a2 ti sposo! (detto al gatto) B. l’atto linguistico è nullo perché la procedura convenzionale non è stata compiuta in maniera corretta (b1) e completa (b2) es. b1 compro una penna a mia sorella (ma ho tre sorelle) – b2 scommetto che passo l’esame (ma nessuno scommette) . L’atto linguistico si compie ma è viziato per abuso (1) o insincerità (2) es. 1 ti saluto! (e poi non me ne vado) - 2 ma che bella! (invece la trovo orrenda) Atto locutorio: dico qualcosa. Ogni atto locutorio è composto da un atto fonetico (emetto un suono), fatico (pronuncio quei suoni in quanto facenti parte di un codice) e retico (le pronuncio perché veicolano un significato preciso). es. che bell’anello hai, Roberta Atto illocutorio: atto di compiere una delle azioni che si possono convenzionalmente compiere nel dire una certa cosa. Ha diverse gradazioni di forza identificabili tramite i modi verbali, la sintassi, la presenza di modali (puoi? Sai dirmi?), lessico (performativi), tratti prosodici. L’atto illocutorio può essere convenzionale ed esprimibile con un perfomativo esplicito. es. vorrei che me lo regalassi Atto perlocutorio: produco un effetto. Può essere intenzionale o non intenzionale. Non può essere convenzionale e non può essere esprimibile con un performativo esplicito. Roberta mi regala l’anello Pragmatica Dire è anche fare, sempre, non solo negli atti performativi. Anche i constativi possono essere infelici. Performativi espliciti: ti ordino di uscire Performativi impliciti: esci! Asserzione infelice: ho lasciato il vino in frigo (ma me lo sono bevuto tutto) I constativi possono fallire o essere infelici? Sì. Frege: Senso (contenuto preposizionale p) e Forza assertoria (credenza che p è vero) Grice Teoria intenzionale della comunicazione La comunicazione è rendere manifeste le intenzioni. Significato naturale: connessione causale, senza intenzione (la presenza delle rondini suggerisce la primavera) Significato non-naturale: voglio indurre nell’interlocutore una certa credenza. Informazione: far sapere deliberatamente qualcosa a qualcuno; Comunicazione: indurre qualcuno a pensare qualcosa; la comunicazione comporta due livelli di intenzioni nel parlante (P): 1 – l’intenzione nel produrre nel destinatario (D) la credenza che p (proposizione veicolata) usando E (l’Espressione) – Livello INFORMATIVO; 2 – l’intenzione che il destinatario riconosca che l’espressione è stata prodotta con l’intenzione di cui al punto 1 – Livello COMUNICATIVO. Inferenza Sintomatica: un uomo esce in frac e un passante inferisce stia andando a un ballo. P non ha nessuna intenzione di comunicare qualcosa a D; Informazione Intenzionale: un assassino lascia un indizio altrui per sviare la polizia. In questo caso l’assassino vuole che la sua informazione sia recepita ma non vuole che la sia recepita la sua intenzione informativa; Comunicazione: l’assassino accusa qualcun altro di aver commesso il delitto. Principio di cooperazione: si sviluppa in quattro massime conversazionali Quantità: dà una quantità di informazioni adeguata. Dà un contributo tanto informativo quanto richiesto, non dare un contributo più informativo di quanto richiesto. Qualità: tenta di dare un contributo che sia vero. Non affermare ciò che credi falso o che non sei in grado di provare. Relazione: sii pertinente Modo: sii perspicuo. Evita di esprimerti con oscurità, di essere ambiguo, sii breve e ordinato nell’esposizione. Il principio di cooperazione genera delle aspettative nei parlanti, noi ci aspettiamo che i nostri interlocutori siano collaborativi e rispettino le massime. La violazione delle massime e la convinzione che nonostante questo l’interlocutore sia collaborativo, permette al destinatario di inferire il significato aggiuntivo implicito, distinto dal significato esplicito. Grice offre delle risposte a queste domande: 1. cosa sono i contenuti aggiuntivi che comunichiamo implicitamente? 2. come funzionano? 3. come possiamo classificarli? Implicature: contenuti che in certi contesti i parlanti comunicano implicitamente, sono preposizioni che non vengono dette ma implicate, preposizioni che si generano con un processo inferenziale. Inferenza: processo deduttivo che dalle premesse consente di derivare delle conseguenze. Ragionamenti che si producono in modo automatico e inconsapevole. Meccanismi di formazione e di conferma ipotesi. Sono ragionamenti inconsci, rapidi, onnipresenti, facili. Implicature Esistono diversi tipi di implicature che variano in base alla loro dipendenza dal contesto. Hanno tre caratteristiche: - Cancellabilità: modificando il contesto, ma usando la stessa espressione, è possibile che l’implicatura non si generi (o perché diciamo qualcosa che la cancella, o perché il contesto fa sì che non si generi). “Vieni al cinema?” “Ho un impegno per cena ma penso di farcela” - Distaccabilità: Sostituendo l’espressione utilizzata con un’altra sinonima (che ha le stesse condizioni di verità, che veicola lo stesso contenuto esplicito), l’implicatura sparisce. Sveva è bella ma intelligente Sveva è bella e intelligente - Calcolabilità: Deve esistere un percorso di inferenze (un ragionamento) che porta da ciò che è letteralmente detto a ciò che è comunicato. Es. "il parlante dice p e implica q" se: a) il destinatario presume che il parlante si conformi alle massime; b) per rendere coerente a) con il fatto che il parlante ha detto p, il destinatario deve supporre che il parlante pensi q; c) il parlante pensa che il destinatario inferisca o possa inferire q) (Grice 1975) Implicature Convenzionali: Proposizioni aggiuntive comunicate da un enunciato che non dipendono affatto dal contesto, ma sono associate sistematicamente a certe espressioni. Esempi: “ma”, “quindi”, “persino”, “non ancora”. Es. Laura si è laureata in lettere ma ha trovato un buon lavoro. Questi contenuti aggiuntivi sono associati sistematicamente a certe espressioni, non dipendono dal contesto. Esse sono: Neo griceani: mettono al centro del loro studio le interpretazioni standard (default) che vengono generate dall’uso di certe espressioni senza che esse dipendano da conoscenze enciclopediche condivise dai parlanti. L’esempio più noto sono le implicature scalari: es. Alcuni studenti hanno passato l’esame che genera l’implicatura non tutti gli studenti hanno passato … Secondo i NG sono legittime due nozioni di ciò che è detto, una semantica e l’altra pragmatica, tale livello è fondato su aspettative generali su come il linguaggio è normalmente usato. Nel quadro neo-griceano sono previsti quattro livelli interpretativi: - Significato convenzionale: regola semantica associata a un enunciato indicale (x mangia alcuni tipi di carne). A esso si applica la saturazione che permette di ottenere la - Proposizione minimale: “ciò che è detto” in senso semantico (Bart mangia alcuni tipi di carne). In seguito alla derivazione delle implicature generalizzate si ottiene la - Proposizione massimale: “ciò che è detto” in senso pragmatico (B. mangia alcuni tipi di carne ma non tutti). Da qui si derivano le implicature particolarizzate e può essere identificato il - Senso implicito: Bart non è vegetariano Levinson: propone di sostituire le massime di Grice con tre massime euristiche - Euristica Q al parlante: non fornire un enunciato più debole, dal punto di vista informativo, di quello permesso dalla tua conoscenza del mondo. - Euristica Q al destinatario: ciò che non è detto non è avvenuto. - Euristica I al parlante: produci l’informazione linguistica minimale, sufficiente a soddisfare i tuoi scopi comunicativi. - Euristica I al destinatario: ciò che è detto in modo normale rappresenta una situazione stereotipica. - Euristica M al parlante: indica una situazione anormale usando espressioni marcate che contrastano con quelle che useresti in una situazione normale. - Euristica M al destinatario: ciò che è detto in modo marcato rappresenta una situazione anormale. i conflitti tra euristiche vengono regolati secondo un preciso ordine di priorità: QMI Teoria della pertinenza (1986 Sperber e Wilson) S & W riconoscono l’apporto di Grice in due idee chiave: A. la comprensione è un processo di riconoscimento delle intenzioni comunicative del parlante attuato per via inferenziale B. il destinatario viene guidato nel processo di comprensione da aspettative sull’enunciato proferito. Le aspettative che guidano la comprensione, però (rottura con Grice), non sono incentrate sulla collaborazione, ma sulla pertinenza. Per S & W i processi inferenziali non servono soltanto per la comunicazione implicita, ma anche per quella esplicita servirebbero processi pragmatici di integrazione (esplicature). La novità dei pertinentisti è l’introduzione nella prospettiva pragmatica di un ambito cognitivo: Natura dei processi inferenziali: i processi interpretativi sono automatici, non riflessivi, inconsapevoli. Non possiamo percepire gli stati mentali di un soggetto ma possiamo inferirli dal suo comportamento. Pertinenza e cognizione: - Capacità di metarappresentazione: consente agli esseri umani di avere una rappresentazione interna della rappresentazione altrui. Per i teorici della pertinenza la comunicazione è un effetto secondario della capacità di metarappresentazione. - Identificare intenzioni: come si decodificano i comportamenti? Come passiamo dai comportamenti alle intenzioni? p = Buba ha mal di denti Buba si tiene una mano sulla guancia Luba la vede e inferisce p I livelli di metarappresentazione: 1. Avere intenzione informativa (metarap. di I livello): B. vuole che L. creda p 2. Riconoscere intenzione informativa altrui (metarap. di II livello): L. riconosce che B. vuole che lei creda p 3. Avere intenzione comunicativa (metarap. di III livello): Buba vuole che Lula riconosca che Buba vuole 1. 4. Attribuire a X intenzione comunicativa (metarap. di IV livello): L. riconosce che 3. Questo avviene tramite stimoli ostensivi, ovvero intenzionali. Per esempio se lascio il bicchiere vuoto sul tavolo fornisco uno stimolo non ostensivo, tu che lo vedi, potresti dedurne che io voglio ancora vino. Ma se io ti indico il bicchiere vuoto ti fornisco uno stimolo ostensivo, tu devi capire che io desidero ancora vino. - Pertinenza: proprietà degli input di modificare la rappresentazione del mondo del destinatario, facendogli acquisire nuove credenze, rafforzando quelle esistenti, facendo abbandonare o rivedere quelle preesistenti. Il costo cognitivo degli input si giustifica con gli effetti cognitivi ottenuti. Maggiori saranno gli effetti cognitivi, maggiore sarà la pertinenza. Procedura di comprensione Efficienza cognitiva: equilibrio tra costi e benefici. Assunzione di pertinenza ottimale: p è sufficientemente pertinente da essere elaborato p è il più pertinente fra quelli che P avrebbe potuto produrre (compatibilmente con le competenze e preferenze di P) Procedura di minimo sforzo: Sottoponi a verifica le ipotesi interpretative in ordine crescente di accessibilità Fermati quando le aspettative di pertinenza sono soddisfatte Pertinenza di P è limitata dalla sua competenza e desiderio - Ci sono informazioni che P non possiede - Ci sono informazioni che P non vuole fornire Ottimismo ingenuo: D assume che P sia benevolo e competente P dice che p → D crede che p Ottimismo prudente: D assume che P sia benevolo, ma non necessariamente competente P dice che p → D crede che P crede che p Comprensione sofisticata: D assume che P non sia né necessariamente benevolo, né necessariamente competente P dice che p → D crede che P voglia che D creda che p La cooperazione non è essenziale nella comunicazione Esplicature: secondo i pertinentisti anche l’esplicito deve essere inferito con la costruzione di ipotesi sul suo contenuto. Questa azione prende il nome di esplicatura. Usi non letterari del linguaggio Metafora e Ironia Metafora: si intende con metafora un enunciato A è B, dal contenuto letteralmente falso ma che esprime una realtà metaforica e può essere informativo e illuminante. Es. Sveva è l’aria - analisi Griceana - Nel dire che Sveva è l’aria, P ha palesemente violato la massima di qualità; - Non ho motivi per assumere che P abbia smesso di essere cooperativo; - P vuole comunicarmi un significato diverso: che Sveva, come l’ossigeno, è necessaria per la vita, indispensabile. La comprensione delle metafore è cognitivamente costosa. Allora perché le usiamo? Perché il loro valore espressivo è infinito Ironia: per Grice, gli usi ironici del linguaggio sono i casi in cui affermiamo il contrario di quello che vogliamo realmente comunicare. Analisi pertinentista: L’ironia è una rappresentazione di stati mentali altrui (metarappresentazione) es: Licia rappresenta lo stato mentale di Cinzia –l’aspettativa di una bella giornata – e ne prende le distanze, prende in giro l’aspettativa Aspettativa condivisa: Licia sa che Cinzia pensa che domani sarà una giornata perfetta per fare un pic-nic Situazione: l’indomani c’è un uragano Ironia: Licia rappresenta l’aspettativa di Cinzia e prende le distanze, si dissocia, prende in giro l’aspettativa. Quando l’ironia non funziona? Esempio dell’auto col finestrino rotto. T: guarda quell’auto ha i finestrini intatti D: … Cosa manca per creare ironia? L’ironia è creata dalla rappresentazione di una aspettativa altrui non verificatasi e dalla dissociazione da essa. L’Antecedente Ecoico: è l’attribuzione del pensiero a qualcun altro, se chi parla salta questo meccanismo non genera ironia. Se chi parla non ha un atteggiamento dissociativo non genera ironia. Inseriamo nella storia un antecedente ecoico, cioè un pensiero/aspettativa/proferimento da attribuire a qualcun altro: A è preoccupato a lasciare fuori l’auto di notte B lo rassicura dicendo che tutte le auto in quella zona non hanno un graffio Passano davanti a un’auto col finestrino rotto A dice a B “in effetti quell’auto ha i finestrini intatti”. Ora la frase è ironica perché A prende/cita l’aspettativa di B dissociandosene. Sperber e Wilson: uso ecoico del linguaggio (evocazione + dissociazione) Come metafora e cortesia anche l’ironia è più dispendiosa. La usiamo perché rendiamo il nostro linguaggio più accattivante, spiritoso. Per i teorici della pertinenza è necessario avere capacità metarappresentative per produrre e comprendere l’ironia. Che predizioni empiriche possiamo fare? Chi avrà più difficoltà a comprendere e produrre ironia? Le Presupposizioni: un altro tipo di non detto Il contesto contribuisce a determinare le condizioni di verità degli enunciati, ci aiuta a generare delle implicature, dei contenuti che si aggiungono a ciò che il parlante letteralmente dice: chi parla si impegna alla verità di entrambe le cose. Il parlante non si impegna alla verità di ciò che letteralmente dice; il contesto (che include anche le nostre aspettative) determina ciò che vuole realmente dire. Che ruolo ha il contesto? Tre casi: • Il contesto integra e determina ciò che è detto; • Il contesto determina il contenuto del non detto; • L’entrata lessicale (quel termine particolare es. ma) determina il contenuto del non detto. Il contesto in cui avvengono gli scambi comunicativi è essenziale per determinare il contenuto (il significato) degli scambi stessi. Due modi di intendere il contesto: Semantico: la situazione oggettiva di proferimento, che si limita a determinare il contenuto di un piccolo numero di variabili: l’identità di parlante e interlocutori, il tempo e il luogo del proferimento <s/a, t, Pragmatico: corrisponde alla rete di credenze, intenzioni, attività degli interlocutori e contribuisce alla determinazione delle loro intenzioni comunicative. Presupposizioni: La presupposizione non è generata dal contesto, ma dall’entrata lessicale. Definizione presupposizione semantica (valore di verità): B è presupposto da A se B deve essere vero affinché la frase A possa essere vera o falsa. Una presupposizione è ciò che si deve assumere o dare per scontato, per un uso appropriato di un enunciato. “Tua sorella ha ragione” può essere appropriato se è vero che tu hai una sorella. Altrimenti è infelice, difettoso. La presupposizione non interferisce con il valore di verità della frase, ma con la felicità del proferimento. Definizione di presupposizione pragmatica (requisito di felicità): B è presupposto da A se B deve essere vero affinché il proferimento di A sia appropriato. Verità è attribuita alle frasi; Felicità è attribuita solo ai proferimenti; Perché non parliamo di felicità delle frasi? Cosa distingue frasi e proferimenti? Attivatori preposizionali: La maggior parte delle presupposizioni viene attivata da un così detto attivatore, un termine, un’espressione o un costrutto che dà luogo a presupposizioni. Sono Attivatori Preposizionali: • Verbi di cambiamento di stato (smettere, continuare) es. Viola ha smesso di fumare. π. Viola fumava • Verbi d’azione (riuscire a, dimenticare di) Es. Pietro è riuscito a finire il libro. π. Finire il libro presentava delle difficoltà • Elementi linguistici iterativi (anche, di nuovo) Es. Lucia ha di nuovo risolto il problema. π. Lucia aveva già risolto il problema in passato • Sintagmi nominali definiti (e descrizioni dimostrative)
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