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Semiotica: La comunicazione narrativa, Sintesi del corso di Semiotica

Riassunto libro La comunicazione narrativa

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 18/04/2019

flf97
flf97 🇮🇹

4.5

(2)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Semiotica: La comunicazione narrativa e più Sintesi del corso in PDF di Semiotica solo su Docsity! Schema e Script. 1. La teoria dello schema (frame) si basa sulla convinzione che ogni nostra esperienza viene compresa sulla base di un confronto con un modello stereotipico, derivato da esperienze simili registrate nella memoria, ogni nuova esperienza viene dunque valutata sulla base della conformità e della difformità rispetto all’esperienza precedente. Questa lettura si forma a partire dai tre anni. Memoria semantica registra gli schemata. 2. Gli script (microscenneggiature)sequenze temporalmente seguite da un prima e un dopo, unilaterali e coerenti con la situazione astratta (frame). Gli script delineano le regole dell’agire orientato allo scopo. Il mettere in atto una situazione astratta. Memoria episodica registra gli script. Teoria dei neuroni a specchio I neuroni specchio (nell’uomo si trovano nell’area di Broca, deputata al linguaggio) sono una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un'azione (con la mano o con la bocca) sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri. La scoperta risale agli anni 80-90, all’università di Parma uno studio sul cervello degli animali (in particolare degli scimpanzé) attraverso l’uso di risonanze magnetiche (fotografa le operazioni, maggiore circolazione del sangue equivale all’accensione dei neuroni), portarono alla scoperta di come il nostro cervello riflette ciò che guarda (gli scimpanzè guardano gli scienziati mangiare frutta e desiderano mangiare frutta) come un vero e proprio simulatore. Il cognitivista Alvin Goldman parte dalla scoperta dei neuroni a specchio, con la funzione di farci comprendere le emozioni altrui attraverso processi empatici che si trasmettono esclusivamente attraverso il linguaggio scritto e orale: la ricognizione dei diversi tipi di emozione, dalla paura al disgusto, consisterebbe in un processo di identificazione della nostra mente nei desideri e nelle credenze altrui, soprattutto se veicolati dalle narrazioni perché mettono in moto processi mentali di simulazione a specchio. Provare le emozioni dei personaggi delle storie che stiamo leggendo serve come rampa di lancio per leggere il pensiero di questi personaggi. LA NARRATOLOGIA La narratologia (termine coniato da Todorov)è una disciplina che deriva direttamente dallo strutturalismo: la narratologia individua i tratti costitutivi della narrativa. Questa materia permette l'analisi del funzionamento del discorso narrativo e le sue categorie tracciano una rete astratta su cui far funzionare i singoli testi. I formalisti russi hanno introdotto la distinzione tra: • Fabula: è il materiale del testo, la sequenza dei fatti raccontati, disposti nell'ordine cronologico in cui si sono svolti e selezionati in base ai loro rapporti di causa-effetto. • Intreccio: è la modalità con cui sono arrangiati i materiali, cioè quello che dà luogo alla narrazione. Spesso è alterato l'ordine cronologico della fabula e sono introdotti fatti che non hanno rapporto di causa-effetto con altri, ma sono liberi (digressioni, descrizioni ecc.) IL MODO Il concetto di modo indica la regolazione dell’informazione narrativa, ossia il tipo e la quantità di informazioni comunicate in un testo. Platone, nel III libro della Repubblica, distingue tre modi di narrare: • Per mimesi (imitazione): il poeta parla attraverso i personaggi, come se fosse qualcun altro. • Per diegesi (discorso): il poeta parla a proprio nome. • Secondo una forma mista (mimesi+diegesi), dove la narrazione semplice si alterna ai dialoghi (epica). Platone stesso condanna la mimesi, sostenendo che si tratta solo di “una copia della copia”, e che inoltre col suo carattere illusorio potrebbe influenzare negativamente il pubblico. La questione pro e anti mimesi si protrarrà nel tempo (ad esempio, nel Rinascimento sarà il concetto centrale della teoria estetica = l’imitazione è la via diretta per la bellezza). Nella modernità (a fine Ottocento), vengono sviluppati due nuovi concetti corrispondenti a quelli di mimesi e diegesi: showing e telling. Genette sostiene che è il telling (narratore consapevole dell’atto che sta compiendo) la vera natura della narrativa, mentre lo showing (mediazione del narratore ridotta al minimo) è solo un’illusione momentanea. IL TEMPO Il rapporto tra tempo e narrazione è fondamentale, poiché non esiste segmento narrativo che non sia inserito in una dimensione temporale, e che non sia da esso influenzato. Nel 1968 Muller analizza per la prima volta la relazione temporale tra i livelli della storia e del racconto e distingue tra: • Tempo del discorso: il tempo occorrente per rappresentare eventi e situazioni→è misurato in parole e pagine di testo. • Tempo della storia: il tempo coperto dagli eventi narrati. È un'astrazione, dunque non può essere analizzato a prescindere dalla sua relazione col racconto, dalla relazione tra il narratore e gli eventi raccontati (voce), dalla prospettiva che il narratore usa raccontando la storia (modo). Tempo della storia e tempo del discorso non vanno confusi con il tempo di lettura, che è una dimensione soggettiva, che dipende dalla velocità di lettura di ognuno di noi. Ordine, durata e frequenza sono tre categorie che danno la possibilità di analizzare il tempo, ma non sono assolute, bensì correlate tra loro. ORDINE • L'ordine della storia è quello per cui, nel corso della narrazione, prima avviene una cosa, poi un'altra. • L'ordine del discorso è di tipo causale e molto spesso altera l'ordine cronologico, creando delle anacronie: discordanze tra l'ordine della storia narrata (fabula) e l'ordine del discorso che la narra (intreccio). La “portata”dell'anacronia è la distanza temporale dal momento della storia in cui il racconto si è interrotto (es. portata di venticinque anni), l'”ampiezza”dell'anacronia è la sua durata temporale effettiva (es. ampiezza di due capitoli). Le due principali forme di anacronia sono l'analessi e la prolessi. • C'è un’analessi (retrospezione o flashback) quando la narrazione si ferma per raccontare qualcosa che è successo precedentemente (per esempio l'episodio della monaca di Monza nei Promessi Sposi). Essa si verifica quando eventi che accadono nell'ordine ABC sono narrati nell'ordine BAC o BCA. • C'è una prolessi (anticipazione o flash-forward) quando si ha l'evocazione più o meno ampia di un evento successivo al tempo della storia in cui ci si trova. Essa si verifica quando eventi che accadono nell'ordine ABC sono narrati nell'ordine ACB o CAB. DURATA La durata indica quanto tempo, frasi e pagine l'autore impiega per raccontare un fatto e, variazioni di essa, possono essere usate per mostrare quali eventi narrativi siano più importanti di altri: una scena narrata brevemente di solito meno importante di una scena che occupa molte pagine. L'anisocronia è la variazione di velocità narrativa, ovvero un'accelerazione o un rallentamento sull'asse temporale secondo 5 modalità: (tempo del racconto- tempo della storia/narratore) • Ellissi: una tecnica narrativa che consiste nel tacere fatti avvenuti in un determinato arco cronologico, tale per cui il tempo del racconto è nullo o inferiore rispetto al tempo della storia, e il ritmo narrativo subisce una forte accelerazione. • Sommario: si ha quando un testo narrativo relativamente breve corrisponde ad un testo narrato relativamente lungo (ad un’azione raccontata che generalmente richiede molto tempo per essere portata al termine). • Scena: quando vi è qualche equivalenza tra un segmento del racconto e il narrato che esso rappresenta (dialogo). • Estensione: quando il tempo del racconto è più lungo del tempo della storia (parole ripetute più volte o parafrasate). • Pausa: quando una certa parte de tempo narrativo o un certo tempo del discorso corrisponde ad un arresto del tempo storia, si può dire che il racconto si fermi (descrizioni o commenti). Il tratto è un concetto strutturalista che individua la qualità minimale del personaggio: il personaggio è un paradigma di tratti, ossia un insieme verticale di qualità minimali. Todorov individua due categorie narrative: la categoria apsicologica e la categoria psicologica (il personaggio prevale sulla trama). Barthes considera il personaggio “un essere di carta fatto di parole”e dunque non gli attribuisce una valenza psicologica: il personaggio è un elemento strutturale del testo. Anche CHATMAN definisce il personaggio come insieme di tratti, ma aggiunge l'aggettivo “aperto”. Affermando che il personaggio è un paradigma aperto di tratti, Chatman si apre al lettore: il personaggio deve infatti essere completato dal lettore che, mentre legge, integra la costruzione dei tratti del personaggio. Calabrese afferma che tale creazione si realizza per gradi e che il lettore collabora attivamente con l'autore. Calabrese elabora tre modelli per studiare il personaggio: 1. Modello semantico: Il personaggio è considerato incompleto, in quanto facente parte di un mondo finzionale incompleto. L’interazione e lo scambio comunicativo tra autore e lettore ne consentirà il completamento. 2. Modello cognitivo: Il personaggio è costruito man mano dal lettore, il quale lo compone grazie agli elementi propri della sua immaginazione e del suo vissuto personale. 3. Modello comunicativo: Il narratore fornisce una caratterizzazione del personaggio che viene poi valutata, accettata o rifiutata dal lettore. IL NARRATORE L'autore reale è diverso dal narratore: quest'ultimo è la voce che ci viene incontro quando iniziamo a leggere, è la voce narrante che risponde alla domanda “Chi parla?”. Il narratore, essendo appunto la voce narrante, è imprescindibile: in ogni racconto c'è sempre un narratore. • Extradiegetico: dove il narratore è esterno rispetto al racconto di primo livello (diegesi): è un narratore che si pone allo stesso livello dell’autore empirico, fa come se fosse l’autore empirico (es. il narratore di Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti). • Intradiegetico: dove il narratore corrisponde ad uno dei personaggi ed è dunque interno ai fatti e alle vicende. Il narratore intradiegetico è un attore del racconto di primo livello e, dal suo interno, narra un racconto di secondo livello (metadiegesi), che si rivolge ad altri attori del racconto di primo livello (es. i giovani narratori del Decameron di Boccaccio, che narrano cento racconti metadiegetici). • Metadiegetico: dove c'è una storia incastonata in un'altra: abbiamo un narratore e, interno alla sua storia, un altro narratore che racconta un'altra storia (es. nell'Odissea, nei canti IX, X, XI e XII, il racconto è fatto da Ulisse). Una figura intermedia tra autore e narratore è l'autore implicito, cioè l’immagine dell’autore consegnata all’opera, l’idea dell’autore che il lettore desume dalle informazioni presenti nel testo (es. “La coscienza di Zeno”). L'autore implicito ci permette di identificare l'autore inattendibile: quando esiste un conflitto nella narrazione stessa infatti siamo di fronte ad un narratore che non è attendibile perché i suoi valori divergono notevolmente da quelli dell'autore implicito. In base ai livelli di narrazione, il narratore può essere: • In terza persona: la voce della verità, ha la possibilità di avere accesso alla mente degli altri personaggi, di vagare liberamente nello spazio e nel tempo, e questo comporta una completa attendibilità delle informazioni fornite. • In prima persona: narratore omodiegetico, solitamente il protagonista della storia, la sua visione è completamente soggettiva e questo comporta una completa inattendibilità delle informazioni fornite. • In seconda persona: molto raro, il “tu”è riferito a sé stesso (autoriflessione). Il narratore può sospendere il tempo del racconto per formulare un commento, che può essere: • Sulla storia (spiegando un evento, il comportamento di un personaggio, ecc.) • Sul discorso (con riferimenti autoriflessivi sulla narrazione) RAPPORTO TRA LE PAROLE DELL’AUTORE E QUELLE DEL NARRATORE Per riprodurre le parole dei personaggi un narratore ha due possibilità: quella diretta, ovvero la citazione (quotation) e quella indiretta, ovvero il resoconto (report). Tuttavia, fin dal 1800, si è sviluppata la distinzione fra: stile legato (tagged) che ha collegamenti di sintassi (es. Egli disse; Ella pensò...) e stile libero (free) che non ha collegamenti di sintassi. Si può stabilire allora: 1. Discorso diretto legato: Lei disse: “Devo andare” 2. Discorso diretto libero: “Devo andare” 3. Discorso indiretto legato: Le disse che doveva andare 4. Discorso indiretto libero: Lei doveva andare Esempio: Flaubert, autore di Madame Bovary, fu accusato di immoralità a causa del discorso indiretto libero, attraverso il quale il lettore simpatizzava con la protagonista e la assumeva come modello da imitare. Nei casi di discorso indiretto libero, distinguiamo: Monologo interiore (o soliloquio muto), quando il monologo non viene pronunciato ma consiste nei pensieri verbalizzati del personaggio. Nella narrazione è la presentazione immediata dei pensieri di un personaggio, non espressi a voce, senza che vi sia la mediazione di un narratore. È diverso dal flusso di coscienza, in cui non c'è ordine sintattico del pensiero (es. Anna Karenina prima del suicidio e Tristram Shandy di Sterne) e l'autore registra la frammentarietà del pensiero del personaggio. Inoltre,mentre il monologo interiore presenta i pensieri (e non le impressioni) di un personaggio in prima persona, il flusso di coscienza presenta sia i pensieri sia le impressioni in terza persona (es. primi capitoli di Ulisse di Joyce). Monologo esteriore (o soliloquio), quando il monologo è pronunciato: consiste nel fatto che il personaggio parla realmente, è solo sul palcoscenico, si rivolge al pubblico ma senza nominarlo. Il monologo può ricorrere anche nella narrazione. IL PUNTO DI VISTA E LA FOCALIZZAZIONE Il punto di vista è la posizione fisica, psicologica e ideologica rispetto alla quale viene rappresentata la narrazione. Può essere interno alla narrazione (punto di vista di un personaggio, che viene detto “personaggio focale o riflettore ”), o esterno (punto di vista del narratore). In entrambi i casi, il punto di vista è IPOTETICO: esprime ciò che potrebbe essere percepito da una certa prospettiva. Oltre al riflettore è possibile rilevare un altro elemento che contribuisce ad illuminare la situazione narrativa il ficelle, un confidente con cui l’osservatore può analizzare e sottoporre a giudizio i fatti. La focalizzazione è la prospettiva da cui la storia è raccontata, che si focalizza sulla percezione, l’immaginazione e la conoscenza di qualcuno (solitamente, i personaggi). Secondo GENETTE esistono tre diversi tipi di focalizzazione del punto di vista: 1. Focalizzazione zero: vi è un narratore onnisciente che conosce tutto della storia e sa più dei personaggi che descrive (azioni e pensieri). Il punto di vista è esterno, affidato al narratore 2. Focalizzazione interna: il narratore sa e dice solo ciò che sa il personaggio La focalizzazione interna si distingue a sua volta in: Focalizzazione interna fissa: è adottato il punto di vista di un solo personaggio per tutta la narrazione (es. Io non ho paura di Ammaniti). Focalizzazione interna variabile: nel racconto si alternano punti di vista di diversi personaggi (es. Madame Bovary di Flaubert). Focalizzazione interna multipla: lo stesso evento è narrato più volte, ma attraverso prospettive diverse (dunque vi sono più punti di vista). 3. Focalizzazione esterna: il punto di vista è quello di un narratore esterno nascosto, che ne sa meno dei personaggi, i quali agiscono senza che noi ne conosciamo i sentimenti e i pensieri: il narratore dice solo ciò che vede e sa il personaggio in questione, il quale è il focalizzatore della storia (es. le short stories di Hemingway). Degno di nota è anche il concetto di focalizzazione ipotetica, che si riferisce alle ipotesi del narratore o di un personaggio riguardo a ciò che si sarebbe potuto vedere o capire, se solo qualcuno avesse adottato la prospettiva corretta. La parallissi e la parallessi. Sono le due modalità per le quali la focalizzazione può subire delle alterazioni. • Parallissi: consiste nell'omettere un’informazione relativa a fatti accaduti nel periodo di tempo teoricamente ricoperto dal racconto. Non è un'omissione diacronica, come l'ellissi temporale, ma è l'omissione di un'informazione relativa ai fatti accaduti e raccontati. P.es.: nel raccontare le vicende di una famiglia, inizialmente vengono citati solo padre, madre e figlio, e ad un certo punto si nomina anche una figlia, che è sempre stata presente nella famiglia, ma senza essere svelata. • Parallessi: dà un'informazione maggiore di quella che ci si aspetterebbe in base al codice di focalizzazione che governa il racconto. IL LETTORE Il lettore è un individuo reale e concreto che interpreta il testo e che, pertanto, non va confuso né con il narratario, né con il lettore implicito. Colui che legge deve codificare un testo: tramite cinque codici, il lettore identifica le componenti del testo narrativo: 1. Codice proairetico: per organizzare le azioni descritte nella narrazione 2. Codice referenziale: per connettere lo storyworld alla conoscenza 3. Codice semico: per organizzare i personaggi 4. Codice simbolico: per collegare il testo a strutture di significazioni più ampie 5. Codice ermeneutico: per seguire lo sviluppo testuale della suspense narrativa. È solo a partire dagli anni '70 che si sono sviluppati approcci reader-oriented. Le teorie reader-orienter investigano sul contributo del lettore al significato di un testo, presupponendo che vi sia una relazione biunivoca: la lettura è vista come una serie dinamica in cui si colmano gli spazi vuoti lasciati nel testo, e narratore e lettore hanno un rapporto di cooperazione interpretativa. Oggi si sottolinea maggiormente il ruolo attivo del lettore: il lettore è un elemento dinamico e funzionale, che permette la costruzione del testo. IL NARRATARIO Il narratario è il destinatario al quale il narratore racconta la sua storia: a differenza del lettore, è una figura testuale, interna al testo, il “tu”a cui si rivolge esplicitamente un narratore, l'interlocutore chiamato apertamente in causa. In quanto costruzione testuale il narratario deve essere distinto tanto dal lettore reale quanto dal lettore implicito: infatti il narratario costituisce l'uditorio del narratore e, come tale, è inscritto nel testo, mentre il lettore implicito costituisce l'uditorio dell'autore implicito e può solo essere dedotto dall'insieme del testo. Paratesto designa tutti quegli elementi che contornano e prolungano un testo per presentarlo o meglio per renderlo presente. Paratesto= peritesto, elementi inseriti nel libro stesso (titolo, prefazione), epitesto elementi che si trovano all’esterno del libro generalmente in ambito mediatico (interviste). Si suole distinguere: apertura, per indicare quella serie di passaggi strategici che si realizzano fra paratesto e testo a partire dall’elemento più esterno il titolo; incipit per disegnare la zona di ingresso alla finzione vera e propria; attacco per indicare le prime parole del testo propriamente detto. L’incipit è l’inizio: presenta la narrazione e la proietta in avanti. Può avere 5 funzioni: • Codificante: collocare l’opera nell’intertesto. • Seduttiva: stuzzicare l’attenzione del lettore. • Tematica: presentare gli argomenti che verranno narrati. • Informativa: fornire un’informazione sugli elementi interni o esterni al mondo finzionale. • Drammatica: entrare direttamente nell’azione. Vi sono 3 forme principali di incipit: • Incipit narrativi: hanno topoi come la nascita, la partenza e l'arrivo, la scoperta e l'attesa, il risveglio, l'incontro;
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