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Sensazione e Percezione, Sbobinature di Psicologia Generale

Lezioni di psicologia generale che si rifanno al capitolo 5 del libro "Psicologia Generale-Capire la mente osservando il comportamento"

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 31/05/2023

ineslucianialessia
ineslucianialessia 🇮🇹

9 documenti

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Scarica Sensazione e Percezione e più Sbobinature in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! CAP.5- SENSAZIONE E PERCEZIONE La sensazione (uguale per tutti, attivazione oggettiva) attiva i 5 sensi, quindi un organo sensoriale (occhio, orecchio, tatto, etc), questo è dotato di recettori, quindi cellule che vengono attivate quando c’è uno stimolo fisico dall’esterno che deve essere trasformato. Perchè io possa rilevare questa informazione dal mondo esterno questa deve in qualche modo raggiungere il mio cervello cosicché io la possa interpretare, da questo punto in poi parliamo di percezione (soggettiva, chiama in ballo il mio vissuto, il mio modo di interpretare le cose etc). Per comprendere la percezione questa parte inevitabilmente dalla sensazione, ciò che di più oggettivo possiamo rilevare. Quando si parla si sensazione in psicologia si parte sempre da una domanda filosofica di vita: se i miei organi sensoriali non si attivano, questo stimolo esiste o sono io che non riesco a rilevarlo? Da questa domanda sono partiti diversi studi psicologici ed oggi abbiamo parte delle risposte che la psicologia ci da in questo contesto. Si parte dalla stimolazione fisica: c’è un modo fisico esterno, che in qualche modo viene in contatto con il io organismo, attiva determinati organi sensoriali e da lì ognuno percepisce a modo suo. Per comprendere la complessità del modo in cui ognuno percepisce e interpreta dobbiamo partire dalla stimolazione oggettiva, quella sensoriale. Esistono stimoli del mondo esterno (realtà fisica che ci circonda) che devono entrare in contatto con il mio corpo, l’informazione dall’organo sensoriale deve arrivare al cervello attraverso vie nervose e quando arrivano al cervello inizio ad interpretare: passo da sensazione a percezione. L’informazione si può rilevare attraverso gli organi sensoriali ed è spiegata dalla psicofisica, quando questa raggiunge il cervello il neuropsicologo sa già in quale area del cervello arriva. Il cervello si compone di varie aree, per esempio il lobo temporale, dove arrivano le informazioni uditive, il lobo occipitale, che rileva le informazioni visive e così via. Ogni area rileva informazioni specifiche e quindi interpreta una parte del mondo. Tutte queste informazioni vengono poi messe insieme a formare una rappresentazione unitaria del mondo fisico, è importante riuscire a localizzare la specifica informazione in un area del cervello perché per esempio, in caso di incidente, so cosa aspettarmi (es. sbatto la parte posteriore so che posso andare incontro a cecità corticale). Ciascun organo è deputato ad elaborare un’informazione specifica che corrisponde ad una forma di energia fisica che stimola i miei organi di senso (es. la luce stimola gli occhi, le onde sonore l’orecchio etc). LA TRASDUZIONE Il passaggio delle sensazioni dal mondo esterno alla mia rappresentazione personale avviene attraverso un processo specifico chiamato trasduzione, cioè il passaggio da energia fisica a stimolo neuronale (es. onda elettromagnetica cioè luce viene trasdotta a energia interna), quindi l’informazione parte dal mio occhio ed arriva al cervello. Il sistema nervoso funziona attraverso forme specifiche di energia (corrente elettrica a bassa intensità) quindi possiamo definire la trasduzione come forma dell’energia del mondo esterno in un’energia che il mio cervello può interpretare (impulsi elettrici/nervosi). Un organo sensoriale particolarmente complesso è la pelle, sia per estensione, in quanto ricopre tutto il corpo e sia perché è eterogeneo, ci da la possibilità di percepire il tatto, elabora la La sensazione è quindi la risposta dell’organismo alla stimolazione ambientale, quindi è quanto di più oggettivo possibile. Gli studiosi hanno anche cercato di quantificare l’attivazione sensoriale in risposta a diversi stimoli sensoriali. La percezione è, invece, la rappresentazione cosciente dell’ambiente ed è soggettiva. L’attivazione sensoriale è uguale, la rappresentazione percettiva è del tutto diversa. propriocezione, ovvero la consapevolezza che ho della posizione del mio corpo momento per momento, la nocicezione (il dolore). L’informazione dalla palle arriva ad un area specifica del cervello ed ha una rappresentazione specifica (homunculus). Sulla corteccia parietale si trova questo tipo di rappresentazione del nostro corpo dove alcune aree sono molto estese (si dice magnificate, come il viso) e altre meno (se tocco la parte del cervello che rappresenta il pollice la persona avrà la sensazione che qualcuno stia toccando il suo pollice). Ma perché alcune aree occupano molta superficie ed altre meno? L’utilità di quella parte del corpo corrisponde a quanta importanza si è data a quella parte del corpo nel cervello durante l’evoluzione, e l’homunculus ci da un’idea di quali sono le aree più usate del corpo attraverso una rappresentazione trasversale. Nonostante questa sia una rappresentazione trasversale (presente su tutte le persone), ciascuno di noi può sviluppare una specializzazione (es.pianisti hanno una rappresentazione della mano che occupa più spazio-> processi di plasticità cerebrale). LA SENSAZIONE L’attivazione sensoriale passa attraverso i recettori, delle piccole cellule che mettono in atto il processo di trasduzione (trasformazione di energia fisica del mondo esterno in impulso nervoso). I recettori possono essere raggruppati in vario modo e quindi costituire un organo (occhio), oppure distribuito in varie parti del corpo (pelle), possono essere cellule specializzate o terminazioni nervose libere e i recettori poi inviano l’informazione ai neuroni sensoriali ( cellule che portano l’informazione dall’organo sensoriale fino al cervello); nel cervello troviamo poi le aree sensoriali ognuna deputata ad uno specifico senso. Così l’informazione dal mondo esterno raggiunge il cervello, una volta arrivata al cervello parliamo di percezione. I recettori rispondono a forme specifiche di energia, quindi un particolare segnale (il recettore visivo risponde solo alla luce e non al suono). Per attivarsi il recettore ha bisogno: - che lo stimolo in ingresso superi la soglia di attivazione, quindi deve essere di una certa intensità; - che lo stimolo sia sufficientemente vicino, quindi sia nel suo raggio di azione. Una volta attivato il recettore, trasforma l’energia fisica in impulso nervoso che arriverà al cervello. Se allo stesso recettore io presento lo stesso stimolo per un tempo prolungato il recettore va incontro ad adattamento, si adatta e perciò non risponde più a quello stimolo. L’adattamento è un principio di funzionamento dei recettori ma anche un principio psicologico molto presente nella nostra vita, noi ci adattiamo a tutto. L’adattamento è un principio trasversale che va dal singolo recettore fino ai processi psicologici più complessi dell’uomo, e questo è funzionale per la sopravvivenza. L’adattamento parte dal singolo recettore per diventare un processo complesso, l’adattamento dei recettori consiste nella diminuzione di sensibilità verso uno stimolo a patto che questo non cambi, è un processo adattivo (il mio cervello può permettersi di convogliare le energie su qualcos’altro) ed è un processo trasversale perché avviene in tutte le modalità sensoriali. L’adattamento è stato studiato con tecniche complesse: si è visto che con l’uso di un micro proiettore che proietta sulla retina sempre la stessa cosa, dopo qualche secondo l’immagine non si vede più perché ci si è adattati. È stato scoperto che per vantaggio evoluzionistico noi mettiamo in atto dei micro movimenti dell’occhio per evitare l’adattamento. Abbiamo quindi capito che i recettori rilevano l’energia fisica presente nel mondo esterno e il cambiamento di energia, quindi rilevano le modifiche. Queste modifiche possono essere: - Quantitative: aumenta/diminuisce l’intensità dell’energia convogliata dallo stimolo, oppure la numerosità dei recettori, quindi producono variazioni nel numero di recettori attivati e/o nella loro frequenza di scarica; - Qualitative: tipo specifico di energia convogliata dallo stimolo, producono l’attivazione di sottoinsiemi specifici di recettori specializzati e sensibili a qualità differenti dell’energia. La sensazione è l’attivazione di una o più cellule specializzate (recettori) che rilevano una certa tipologia di energia fisica presente nel mondo esterno e mettono in atto un processo detto trasduzione, cioè trasformano l’energia fisica in impulso nervoso che arriverà poi al cervello. LA PSICOFISICA sono presenti questi tre colori, il nostro cervello sarà in grado di visualizzarli come rosa, giallo o beige. Queste tre famiglie di coni sono sensibili a specifiche lunghezze d’onda ed in base ad essa percepiamo i diversi colori. Pochi anni dopo è stato notato che la Teoria Tricromatica da sola non è in grado di spiegare un fenomeno definito di After Effect, cioè di immagine postuma. Se io guardo il pallino nero nella bandiera per circa 1 minuto e poi sposto lo sguardo sul pallino nero nell’altra perte, quello che avviene spontaneamente è che le bande verdi vengono sostituite dal rosso e le nere dal blu. Questo accade per il principio dell’adattamento: i coni sensibili al verde si adattano e non mi permettono di vedere il verde e lo stesso con la parte gialla. Hering ha scoperto che sostituiamo sempre il verde con rosso ed ha dedotto che i coni non sono sensibili a quei tre colori primari ma sono “bipolari”: ogni cono è sensibile al blu e al giallo, al rosso e al verde o al bianco e al nero. L’adattamento avviene quando al cono sensibile rosso/verde si adatta (in questo caso) al verde quindi quando sposto lo sguardo, essendo lui stanco di vedere il verde, mi fa vedere il rosso. L’adattamento, confermato ormai con numerosissimi studi, è alla base della nostra percezione/ visione: noi ci adattiamo a vedere determinate caratteristiche e quando spostiamo lo sguardo vediamo un qualcosa anche se qualcosa non c’è, e quindi quello che noi percepiamo a livello cosciente non è esattamente presente nel mondo fisico ma può essere il frutto di un’alterazione di processi di adattamento che avvengono a livello fisiologico. Una volta che l’informazione visiva parte dalla retina, passa al cervello e arriva alla corteccia visiva (parte più posteriore del cervello) deputata all’interpretazione dell’informazione visiva. Nella corteccia visiva abbiamo delle cellule sensibili a informazioni molto elementari e molto specifiche (es solo righe verticali o orizzontali). Una volta elaborate tutte le singole caratteristiche specifiche queste informazioni vengono messe insieme e mi permettono una percezione di alto livello, cioè di vedere. Da questo punto in poi quindi parliamo di percezione. LA PERCEZIONE La percezione è il processo che organizza e interpreta gli stimoli provenienti dagli organi di senso. Mentre la sensazione è uguale per tutti i membri della stessa specie perchè i nostri organi di senso funzionano tutti allo stesso modo, la percezione è meramente oggettiva. Gli psicologi e i neuroscenziati, per capire il meccanismo di base della percezione, verso fine ‘800 e inizio ’900, si sono concentrati su quelli che sono chiamati byass, cioè gli errori che commettiamo quando percepiamo qualcosa: esempio principale sono le illusioni percettive, che ingannano il mio cervello. L’organizzazione percettiva è quel processo che ci permette di integrare le varie sensazioni che il cervello mette insieme, dandoci come output un percetto, cioè un’unità organizzata di elementi sensoriali (elaboro i singoli stimoli attraverso la sensazione-> arrivano al cervello-> li organizza in unità coerenti, i percetti). Questi percetti sono organizzati nello spazio e inoltre permettono di tenere traccia nella memoria. Tutto questo fa parte del dominio della percezione: un dominio complesso, successivo a quello della sensazione e, nonostante sia studiato da tantissimo tempo, costituisce ancora un enigma per i neurologi perché le illusioni percettive in cui ci imbattiamo quotidianamente sono tante ed è ancora un punto interrogativo come il nostro cervello si lasci ingannare così facilmente. Elemento di base quando si studia la percezione è la distinzione di due tipi di elaborazioni: • Bottom-up (dal basso verso l’alto): il mio cervello riceve i singoli elementi dello stimolo e li combina in un’unica percezione, è la via più comune; • Top-down (dall’alto verso il basso): parte dal cervello e va ad interpretare l’informazione d’ingresso, quindi parte da pre-concetti, aspettative e esperienze precedenti della persona che vanno ad influenzare ciò che vedo. Questo tipo di informazione è molto importante in alcuni casi tipo nella psicologia della testimonianza, se non si ricorda bene cosa si è accaduto, le mie esperienze passate possono influenzate ciò che credo di aver visto. Queste due vie ci fanno ben capire la differenza tra sensazione e percezione. COME FUNZIONA IL PROCESSO PERCETTIVO L’organizzazione percettiva ha 4 aspetti fondamentali che elaboro: 1. La forma dell’oggetto che sto osservando 2. La percezione e la distanza 3. Il movimento 4. Costanza percettiva LA FORMA Forma e percezione iniziano a essere studiati nella psicologia tra gli anni ’20 e ’30 del ‘900 da una corrente tedesca chiamata Gestalt che pensava che nella percezione l’intero è qualcosa di più rispetto alla semplice somma delle sue parti, cioè se io vedo una certa forma di un certo colore e dimensione, quello che il mio cervello interpreta va oltre le singole caratteristiche perché influenzate dalle mie sensazioni personali, quindi è l’insieme del perfetto che determina ciò che percepisco. La Gestalt da il via agli studi sulla percezione umana e gli psicologi di questo movimento sono i primi a studiare le illusioni partendo dalle informazioni di base che elaboriamo a livello percettivo quando siamo di fronte ad uno stimolo e sostengono che la mente segue automaticamente alcuni principi organizzativi dell’imput sensoriale per attribuire un significato al percetto. Questi elementi sono 5 secondo gli psicologi della Gestalt, quando siamo posti di fronte ad uno stimolo visivo noi lo interpretiamo cercando di estrarre automaticamente queste 5 informazioni di base (5 principi di organizzazione percettiva): A. DISCRIMINARE LA FIGURA DALLO SFONDO: il nostro cervello tende a identificare come figura l’oggetto più piccolo e come sfondo l’oggetto più grande; B. SOMIGLIANZA: il nostro cervello tende ad identificare come elemento unico gli elementi simili tra loro; C. PROSSIMITA’ (o VICINANZA): più gli oggetti sono vicini e simili tra loro e più tendiamo ad identificarli come gruppo; D. BUONA CONTINUAZIONE (o CONTINUITA’): la tendenza di chiudere le figure; E. CHIUSURA: il nostro cervello per comodità tende a vedere una figura geometrica finita piuttosto che un insieme di linee. Queste spiegazioni devono basarsi su delle teorie, la più importante è la “Teoria del riconoscimento per componenti” di Biedermann, che spiega che il nostro cervello tende a mettere insieme un gruppo finito di geoni (36) per interpretare il mondo nella sua complessità (tutto quello che vediamo può essere scomposto in 36 figure elementari semplici). Questa teoria ad oggi è stata parzialmente superata in quanto definita semplicistica anche se è stata una base fondamentale per capire tutti i possibili modi in cui il nostro cervello elabora gli infiniti stimoli a cui è sottoposto tutti i giorni, quindi gli studi fatti finora non spiegano come faccia il nostro cervello ad essere ingannato dalle illusioni. Questi tipo di evenienza (le illusioni) non si dovrebbero verificare in natura perché i miei organi di senso sono in grado di rilevare informazioni come colore, linea, tratto etc.. ma in questo caso l’informazione bottom-up è in contrasto con il sistema top-down e non si riesce a dare una risposta e quindi il nostro sistema cognitivo viene ingannato. Quindi l’illusione ci viene dal contrasto delle informazioni bottom-up e top-down. Capire un cervello sano mi aiuta a capire cosa succede in un cervello malato. Altro esempio di illusione è quando c’è una via di mezzo tra l’informazione top-down e bottom-up: le percezioni reversibili (Es. i due volti e la coppa, la giovane anziana). Nella vita quotidiana noi siamo sottoposti a molteplici stimoli differente tutti insieme quindi non è difficile trarlo in inganno dalle numerose informazioni che dobbiamo elaborare momento per momento. PERCEZIONE DI PROFONDITÀ E DISTANZA Sono fondamentali per la sopravvivenza perchè i nostri avi dovevano capire la direzione del predatore. Il nostro cervello per comprendere profondità e distanza si è avvalso di indici che sono monoculari o binoculari: - inidici monoculari • Accomodazione del cristallino: diventa più piatto più spesso per mettere a fuoco un oggetto più o meno lontano (se è spesso l’oggetto è vicino e viceversa); • Indici pittorici, sono 7 e sono: 1. Gradiente di tessitura (texture) più la tessitura è fitta più l’elemento è lontano; 2. Prospettiva lineare: per disegnare un oggetto lontano trovo il punto di fuga dove convergono tutti i punti; 3. Grandezza relativa: più l’oggetto è piccolo e più è lontano da me e viceversa; 4. Ombreggiature: se vedo l’ombra l’oggetto e tridimensionale, l’ombra mi permette di elaborare la profondità dell’oggetto; 5. Occlusione: il più vicino occlude il più lontano; 6. Elevazione: più gli elementi sono in alto più sono lontani da me; 7. Parallasse di movimento: se sono in movimento, gli oggetti vicini si muoveranno rapidamente e i lontani più lentamente Sono indici che su un piano bidimensionale ci permettono di rappresentare la tridimensionalità, la profondità. - indici binoculari (li vediamo con tutti e due gli occhi) • Disparità retinica: Il mio cervello riesce a stabilire la distanza tra occhio destro e sinistro e quindi la tridimensionalità e la profondità, più l’oggetto è vicino più è soggetto a maggiore disparità retinica e viceversa; • Convergenza oculare: quando metto a fuoco l’oggetto vicino a me tendo a farli convergere e se l’oggetto è lontano gli occhi tendono a divergere, il cervello percepisce questi movimenti e quindi la distanza. IL MOVIMENTO Il movimento tecnicamente si chiama stroboscopico, ed è un movimento illusorio prodotto quando si accende brevemente una luce nel buio e, qualche millisecondo dopo, si accende un’altra luce vicino alla prima. Su questo principio si basano film e cartoni animati che in realtà sono immagini statiche che creano questo movimento apparente. Difatti il mio occhio rileva tanti fotogrammi, se questi sono sufficientemente rapidi (almeno 24 al secondo) il mio cervello fatica a distinguerli e quindi per pigrizia lo identifica come una sorta di movimento, creo un movimento nel mio cervello anche se sono una serie di immagine dopo l’altra COSTANZA PERCETTIVA È un processo fondamentale per la nostra percezione che noi diamo per scontato: quando le condizioni visive si modificano anche l’immagine retinica si modifica, eppure continuiamo a percepire lo stesso oggetto. Il mio cervello sconta alcune informazioni e fa si che io percepisca sempre lo stesso oggetto nonostante cambino grandezza, forma e colore (es porta che si apre). Questo principio è fondamentale per farci capire il mondo ed attribuirgli un significato, è un processo top-down (basato su conoscenze precedenti) che mi aiuta a mantenere costante la percezione di ciò che mi circonda. La costanza percettiva si applica quindi a grandezza, forma e colore; la costanza di grandezza è fondamentale nella percezione della vita quotidiana, la mente ci aiuta a capire quando la grandezza di un oggetto rimane la stessa nonostante io la percepisca direttamente (magari per via della distanza, a livello sensoriale io percepisco che c’è un oggetto più grande e uno più piccolo ma nella mente ciò viene interpretato come indizio di profondità). Grandezza di rifà al principio della distanza perciò io percepirò gli oggetti grandi di una certa distanza, quelli più piccoli a un’altra etc; interpreto i concetti di grandezza e distanza insieme e mi aiuta ad organizzare il percetto in maniera corretta. LE ILLUSIONI PERCETTIVE Questo modo si basa su questa serie di principi appena elencati, anche se, pur conoscendoli, cadiamo comunque nel principio di illusione perché il nostro cervello non trova una via alternativa e cade in un processo incontrollabile. Ebbinghaus ha proposto questo tipo di illusione di forma e grandezza per cui il centro del fiore sembra più piccolo da un lato e più grande da un altro ma in
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