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sentieri interrotti, Heidegger. l'epoca dell'immagine del mondo., Appunti di Filosofia

Sentieri interrotti, Heidegger. SOLO capitolo "l'epoca dell'immagine del mondo".

Tipologia: Appunti

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Scarica sentieri interrotti, Heidegger. l'epoca dell'immagine del mondo. e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! SENTIERI INTERROTTI Heidegger l'epoca dell'immagine del mondo Nella metafisica ha luogo la riflessione sull'essenza dell'ente e la decisione circa l'essenza della verità. La metafisica dà fondamento a un'epoca in quanto le offre la base della sua configurazione essenziale, attraverso una determinata rappresentazione dell'ente e una determinata concezione della verità. Questo fondamento domina tutte le manifestazioni che caratterizzano un epoca. Di conseguenza, un'indagine adeguata dovrebbe essere in grado di risalire da queste manifestazioni al loro fondamento metafisico. Una delle manifestazioni essenziali del Mondo Moderno è la scienza moderna (1). Una manifestazione di egual peso è la tecnica meccanica (2), non intesa come la semplice applicazione alla prassi della moderna scienza matematica della natura, bensì come trasformazione autonoma della prassi, tale da importare prima di tutto l'impiego della scienza matematica della natura. Una terza manifestazione sta nel processo in virtù del quale l'arte è ricondotta nell'orizzonte dell'estetica (3). Le opere d'arte si trasformano in oggetti dell'esperienza vissuta. Una quarta manifestazione consiste nel concepire e nel progettare l'agire umano come cultura. La cultura viene allora intesa come la realizzazione dei supremi valori mediante l'impegno a favore dei più alti beni dell'uomo. La cultura implica allora un analogo impegno nei riguardi di se stessa diventando così politica della cultura (4). una quinta manifestazione è la sdivinizzazione (5), non intesa con l'ateismo grossolano, bensì come il duplice processo attraverso cui: – per un verso, l'immagine del mondo si cristianizza, ponendo alla base del mondo l'infinito, l'assoluto. – Per l'altro, il cristianesimo intende la sua cristianità come visione del mondo, rendendosi così moderno. La sdivinizzazione è lo stato di indecisione rispetto a Dio e agli Dei. A questo punto gli dei se ne sono andati e il vuoto che lasciano è colmato dalla ricerca storiografica e psicologica sul mito. Limitiamo l'indagine alla prima delle manifestazioni, cioè alla scienza. In che consiste l'essenza della scienza moderna? Quale concezione dell'ente e della verità danno fondamento a questa essenza? Se si riuscirà ad entrare nel fondamento metafisico della scienza moderna, sarà possibile gettare lo sguardo sull'essenza del Mondo Moderno stesso. Quando oggi parliamo di scienza, intendiamo qualcosa di assolutamente diverso dalla doctrina e dalla scientia del Medioevo e della Grecia. La visione greca della natura del corpo, del luogo, e dei loro rapporti, riposa su una diversa interpretazione dell'ente e determina analogamente un diverso modo di vedere e di indagare i processi naturali. Perciò non ha senso affermare che la scienza moderna è più esatta di quella antica. È ancora più assurdo affermare che la concezione moderna dell'ente è più esatta di quella greca. L'essenza di ciò che oggi si chiama scienza è la ricerca. In che cosa consiste l'essenza della ricerca? Nel fatto che il conoscere, sotto forma di investigazione, si installa in un dominio dell'ente. L'investigazione richiede già l'apertura di una regione in cui possa muoversi ed è proprio nell'apertura di una regione che consiste l'investigazione fondamentale propria della ricerca. Essa ha luogo quando in un dominio dell'ente viene progettato un determinato piano di fenomeni naturali. Il progetto delinea in quale modo l'investigazione conoscitiva deve vincolarsi al dominio aperto. Questo vincolo è il rigore dell'indagine. Attraverso il progetto del piano e la determinazione del rigore, l'investigazione si assicura il suo settore oggettivo entro il dominio dell'essere. Uno sguardo alla scienza moderna più vecchia e autorevole, la fisica matematica, permetterà di comprendere ciò che intendiamo. La fisica moderna si chiama fisica matematica perché applica in un senso caratteristico una matematica ben determinata. Essa può procedere solo matematicamente poiché è già di natura matematica. Τά μαΰήματα significa per i Greci ciò che l'uomo conosce in anticipo: dei corpi l'esser-corpi, degli animali l'esser-animali, dell'uomo esser-uomo. A questo già conosciuto, cioè al matematico, appartengono anche i numeri. Solo perché i numeri costituiscono il più incontestabilmente sempre-già-conosciuto e quindi il più noto del dominio del matematico, ma l'essenza del matematico non si risolve affatto nel numerico. Bacone richiede la sostituzione dell'experimentum ex verbo con l'experimento ex re, cioè la sostituzione della discussione delle dottrine con l'osservazione delle cose stesse. All'esperimento della fisica corrisponde, nel campo delle scienze storiche dello spirito, la critica delle fonti. Nelle scienze storiche il procedimento tende, non diversamente che in quelle naturali, a cogliere ciò che è costante e a costituire la storia dell'oggetto. Ma la storia può divenire oggettiva solo se è passata, tiene conto del sempre-già-così-essente-stato. Nella costante comparazione di tutto con tutto, il comprensibile è calcolato, verificato e confermato come il piano della storia. Il campo dell'indagine può estendersi solo fin dove giunge la spiegazione storiografica. Poiché la storiografia, in quanto ricerca, progetta e oggettivizza il passato con un complesso di effetti spiegabile e scopribile, essa esige la critica delle fonti come strumento di oggettivazione. Nella misura in cui la storiografia si approssima al giornalismo, questi criteri cambiano. Ogni scienza, in quanto ricerca, è fondata sul progetto di una determinata regione oggettiva e perciò è necessariamente scienza particolare. Ogni scienza particolare deve specializzarsi in un determinato campo di ricerca. Questa differenziazione (la specialistica) non è affatto una conseguenza fatale della vastità dei risultati di ricerca. La specialistica non è una conseguenza, ma la ragione del progresso della scienza. Questa non disperde i propri procedimenti in direzioni casuali per poi perdervisi. Ciò dipende dal fatto che la scienza moderna è caratterizzata da un terzo atteggiamento fondamentale: l'operativismo. Una scienza, sia essa della natura o dello spirito, assume oggi l'andamento di una vera scienza solo se è organizzabile in istituti. Una scienza non è operativa perché il suo lavoro è compiuto in istituti, ma gli istituti sono necessari perché la scienza ha in sé, in quanto ricerca, il carattere dell'operatività. Il procedimento della scienza si incrocia continuamente coi suoi risultati. In questa necessità di riorganizzarsi in base ai propri risultati sta l'essenza del carattere operativo della ricerca. Questo carattere è la ragione ultima della necessità del suo organizzarsi in istituti. Solo per la sua impostazione operativistica il progetto della regione oggettiva è introdotto nell'ente. Che cos'è che si annuncia nell'estensione e nell'approfondimento del carattere di istituto della scienza? L'assicurazione del primato del procedimento rispetto all'ente (natura e storia) che è oggettivato nella ricerca sul fondamento del proprio carattere operativo le scienze si vanno forgiando l'omogeneità e l'unità loro proprie. Lo sviluppo decisivo del carattere operativo della scienza crea pertanto un nuovo tipo di uomo. Lo studioso scompare. Viene a crearsi il ricercatore, impegnato nei suoi programmi di ricerca. Questi, e non la coltivazione dell'erudizione, caratterizzano l'orizzonte dinamico del suo lavoro. Il ricercatore non ha più bisogno di biblioteche personali, è sempre in viaggio. Il ricercatore assume necessariamente e da se stesso la figura del tecnico, nel senso essenziale del termine. Il sistema reale della scienza consiste nella comunità di processo e di atteggiamento rispetto all'oggettivazione dell'ente. Il vantaggio che ne deriva è la mobilità – regolata, ma libera la massimo – di cambiamento e di ripresa delle ricerche in funzione degli obiettivi a cui si mira. Quanto più incondizionatamente la scienza e lo scienziato andranno sino in fondo alla loro essenza moderna, e tanto più chiaramente e immediatamente potranno porsi a disposizione dell'utile comune, ma altrettanto incondizionatamente dovranno ritirarsi nell'anonimato ufficiale dei lavori di pubblica utilità. La scienza moderna si fonda e si specializza ad un tempo nei progetti di determinate regioni oggettive. Questi progetti si sviluppano nei procedimenti corrispondenti, garantiti da un certo tipo di rigore. I singoli procedimenti si organizzano su basi operative. Progetto e rigore, procedimento e operazioni, esigendosi reciprocamente, esprimono l'essenza della scienza moderna qualificandola come ricerca. Stiamo esaminando l'essenza della scienza moderna per rintracciarne il fondamento metafisico. Il conoscere come ricerca vuol che l'ente renda conto del come e del quando della sua disponibilità per la rappresentazione. La ricerca decide dell'ente sia calcolandone anticipatamente il corso futuro sia completandone il corso passato. Nel primo caso è posta la natura. Nel secondo caso la storia. Natura e storia divengono oggetti di una rappresentazione esplicativa. Solo ciò che diviene così oggetto è, vale, come essente. La scienza diviene ricerca quando si ripone l'essere dell'ente in tale oggettività questa oggettivazione dell'ente si compie in un rappresentare che mira a presentare ogni ente in modo che l'uomo calcolatore possa essere certo dell'ente. La scienza come ricerca si costituisce soltanto se la verità si è trasformata in certezza del rappresentare. È nella metafisica di Cartesio che per la prima volta l'ente è determinato come oggettività del rappresentare e la verità come certezza del rappresentare stesso. L'intera metafisica moderna si mantiene nell'interpretazione dell'ente e della verità stabilite da Cartesio. Ma se la scienza come ricerca è una manifestazione essenziale del mondo, ciò che costituisce il fondamento metafisico della ricerca dovrà, prima di tutto e sin dalle origini, costituire l'essenza del Mondo Moderno. È fuori dubbio che il mondo moderno, liberando l'individuo, ha fatto trionfare il soggettivismo e l'individualismo. Ma è certo anche che nessuna epoca ha elaborato un oggettivismo così spinto e che in nessuna età precedente il non-individualismo trovò tanto credito sotto forma di collettivo. L'essenziale è qui il gioco reciproco necessario di oggettivismo e soggettivismo. Il decisivo è che l'essenza stessa dell'uomo subisce una trasformazione col costituirsi dell'uomo a soggetto. Il costituirsi dell'uomo a primo e autentico subjectum porta con sé quanto segue: l'uomo diviene quell'ente in cui ogni ente si fonda nel modo del suo essere e della sua verità. L'uomo diviene il centro di riferimento dell'ente come tale. Ciò è possibile solo se si trasforma la concezione dell'ente nel suo insieme. Dove si rivela questo mutamento? Riflettere sul mondo moderno significa cercare la moderna immagine del mondo. Essa è chiarita mediante la sua contrapposizione a quella medioevale e a quella antica. Ma perché l'interpretazione di un'epoca storica deve assumere la forma di un'immagine del mondo? Ogni epoca ha la sua immagine del mondo? Quanto più il mondo è conquistato e perciò disponibile per l'uomo, quanto più l'oggetto si rivela oggettivo e il subjectum si impone soggettivamente tanto più la concezione del mondo e la teoria del mondo si trasformano in dottrina dell'uomo, in antropologia. Dove il mondo è diventato immagine si impone l'umanesimo. Nel suo significato storico rigoroso, l'umanesimo è null'altro che un'antropologia estetico-morale. Esso designa ogni dottrina filosofica dell'uomo che spieghi e valuti l'ente nel suo insieme a partire dall'uomo e in vista dell'uomo. Il radicarsi sempre più esclusivo dell'interpretazione del mondo nell'antropologia trova la sua espressione nel fatto che l'atteggiamento fondamentale dell'uomo di fronte all'ente nel suo insieme prende la forma di visione del mondo (Weltanschauung). Col costituirsi del mondo a immagine, l'uomo intende la propria posizione come visione del mondo (non come contemplazione passiva del mondo), inteso come visione della vita: ente conta come essente in quanto e nella misura in cui è incluso e ricondotto in questa vita, cioè vissuto e risolto in un'esperienzza vissuta. Il tratto fondamentale del mondo moderno è la conquista del mondo risolto in immagine. Immagine significa in questo caso: la configurazione della produzione rappresentante. In questa pro-duzione l'uomo lotta per prendere quella posizione in cui può essere quell'ente che vale come regola e canone per ogni ente. Poiché questa posizione si esprime come visione del mondo, il rapporto moderno all'ente prende la forma di un confronto di visioni del mondo . La scienza come ricerca, è una forma indispensabile di questo insignorirsi del mondo. È una delle vie lungo le quali il mondo moderno va verso il compimento della sua essenza. Con questa lotta fra le visioni del mondo, il mondo moderno entra nel moneto decisivo e più durevole della sua storia. Un segno di questo processo è costituito dal fatto che ovunque si fa innanzi il gigantesco. Ciò avviene anche nella direzione del sempre più piccolo. Il gigantesco avanza in una forma che sembra voler dissolverlo: con l'annullamento delle grandi distane, con la rappresentazione di mondi lontani nella loro quotidianità. Si sarebbe ciechi se si credesse di aver trovato una spiegazione all'avanzato del gigantesco pronunciando l'americanismo. Americanismo: è qualcosa di europero. È una varietà del gigantesco, nel momento in cui è ancora fluttuante, cioè non scaturisce ancora dalla piena e raccolta metafisica del mondo moderno. L'interpretazione americana, sotto la forma di pragmatismo, resta al di fuori del dominio della metafisica. Il gigantesco è ciò attraverso cui il quantitativo si costituisce in una sua propria qualità, diventando in tal modo eminente del grande. Ogni epoca storica non solo è di grandezza rispetto alle altre, ma porta sempre con sé un suo preciso concetto di grandezza. Appena il gigantesco della pianificazione, dell'organizzazione, del calcolo porta il quantitativo a capovolgersi in una sua propria qualità, ecco che il gigantesco e ciò che apparentemente è sempre interamente calcolabile si trasformano nell'incalcolabile. Esso è l'ombra invisibile che si stende su tutte le cose quando l'uomo sia divenuto subjectum e il mondo immagine*. *il modo di pensare quotidiano vede nell'ombra la semplice assenza della luce. Invece l'ombra è la manifesta testimonianza dell'illuminazione nascosta. Così intendiamo l'incalcolabile come ciò che, sottratto alla rappresentazione, si fa tuttavia innanzi nell'ente, attestando l'ente nel suo nascondimento. A causa di questa ombra il mondo moderno si dispone in una regione che sfugge alla rappresentazione, conferendo all'incalcolabile la determinatezza che gli è propria e la specificità storica. Ma quest'ombra annuncia qualcos'altro la cui comprensione ci è oggi vietata.* *e se il rifiuto stesso dovesse divenire la più alta e la più severa rivelazione dell'essere. Visto a partire dalla metafisica, l'essenza nascosta dell'essere si rivela come il mero non-essente, il nulla. Ma il nulla come nulla non è mai un mero niente, come non è affatto qualcosa, alla stregua di un soggetto; il nulla è l'essere stesso, la cui verità sopravverrà l'uomo quando si sarà oltrepassato come soggetto, cioè quando non si rappresenterà più l'ente come oggetto. L'uomo non potrà mai conoscere questo divieto finché si limiterà a muoversi nella semplice negazione della sua epoca. Conoscere quell'incalcolabile, cioè preservarlo nella sua verità, è possibile all'uomo solo in virtù di un'interrogazione creatrice e in forme sorrette dalla forza di una riflessione pura. Questo trasferisce l'uomo futuro in quel f r a* in cui egli appartiene all'essere e resta tuttavia straniero dell'ente; *f r a è l'Esser-ci; esserci è inteso come dominio estatico del disvelamento e del nascondimento dell'essere.
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