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Shakespeare, vita e contesto storico, Appunti di Letteratura Inglese

Shakespeare, vita e contesto storico

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 11/02/2019

m.salvatore2
m.salvatore2 🇮🇹

3.8

(5)

19 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Shakespeare, vita e contesto storico e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Il XVI secolo fu un secolo sconvolgente per l’Inghilterra: ricco di eventi sociali, economici, politici, religiosi e letterari; fu l’inizio di tutto: della sua identità nazionale e linguistica, della sua letteratura e della sua potenza politico-economica e l’inizio della sua espansione nel mondo. Abbandonata definitivamente ogni pretesa sui territori francesi, si pensava ad unificare l’Isola annettendo Galles, Scozia e il resto dell’Irlanda. Approfittando della posizione marginale dell’Isola, Enrico VIII dichiarò l’indipendenza della Corona inglese dalla Santa Sede e con l’Atto di Supremazia del 1534 si proclamò capo della chiesa d’Inghilterra così da appropriarsi delle ricchezze ecclesiastiche per affermaer il potere assoluto sul suo regno e sulla sua vita privata. La riforma distrusse abbazie e tradizioni ma permise una straordinaria modernizazione e un decollo della nuova cultura politica e letteraria. L'Inghilterra divenne una nazione protestante per motivi dinastici poiché Enrico VIII voleva a tutti i costi divorziare da Caterina d'Aragona perché non aveva dato alla luce un erede maschio. A questo punto Enrico VIII voleva sposare Anna Bolena ma il papa Clemente VII rifiutò di concedergli il divorzio. Con l'aiuto di Thomas Cromwell, Enrico privò gradualmente il clero di tutti i diritti acquisiti nei secoli. Con l'atto di sottomissione del clero del 1531 esso perse l’autorità spirituale e giuridica. Enrico prese ogni tipo di diritto giurisdizionale sul suo paese compreso quello spirituale. Nacque così la chiesa anglicana ed Enrico divorziò da Caterina. Cranmer incoronò La Nuova Regina Anna Bolena nel 1533. Cromwell mise in moto il dissolvimento di circa 700 conventi. I beni di monaci, suore e frati furono confiscati, venduti o donati all'aristocrazia. I luoghi dedicati ai santi furono distrutti, le tradizionali comunità religiose furono estinte. Raggiunti i suoi scopi politici e tenendo saldamente in pugno la chiesa anglicana, Enrico VIII, per nulla tenero nei confronti dei luterani e dei calvinisti, non proseguì sul piano della riforma religiosa, soprattutto quella di smantellare alcune gerarchie ecclesiastiche, perché in realtà le gerarchie ecclesiastiche erano molto utili a mantenere il controllo del territorio e ad orientare l’opinione pubblica. I mezzi di maggior propaganda erano proprio le omelie dei preti e il teatro, in cui si istituisce la figura del master of the revels, una sorta di censore che controllava e vagliava tutto ciò che veniva messo in scena. Nel 1549 fu approvato il Book of Common Prayer in sostituzione del messale di rito romano e nel 1552 fu promulgata una nuova professione di fede densa di elementi luterano-calvinisti. Maria I “la Cattolica” o la così detta BLODY MARY, (figlia di Caterina) tentò di restaurare la vecchia confessione senza però mettere in discussione l’avvenuto passaggio dei beni ecclesiastici in mano laica, non riuscì – nonostante le persecuzioni e i roghi– a riportare indietro nel tempo la situazione. Da parte di ELISABETTA I (figlia di Anna Bolena e Enrico VIII) l’autorità regia sulla chiesa anglicana, fu ristabilita pienamente con il Giuramento di Supremazia e l’Atto di Uniformità del 1559. L’assetto religioso moderato promosso dalla sovrana e accettato dalla maggioranza della popolazione fu attaccato da un lato dalle sette puritane (puritanesimo), che reclamavano maggiore coerenza con l’intransigenza calvinista e dall’altro lato, dal partito cattolico, che non risparmiò congiure e tentativi di ribaltamento. Le maggiori difficoltà sul piano istituzionale scaturirono dal rifiuto di Elisabetta di sposarsi con un principe protestante per avere un erede che assicurasse la successione. Ciò ingenerò una durevole contrapposizione col parlamento e con i puritani e causò l’estinzione della dinastia Tudor, ma permise al tempo stesso l’unificazione dinastica inglese e scozzese nella persona di Giacomo VI Stuart (discendente di Margherita, figlia di Enrico VII), il quale assunse col nome di GIACOMO I (1603-1625) il titolo di “re di Gran Bretagna”. Nonostante la sua fede cattolica, Giacomo I comprese l’opportunità di sostenere l’anglicanesimo (provocando la delusione dei cattolici inglesi) e la necessità di favorire il sorgere di una gerarchia nelle stesse chiese riformate, al fine di attenuarne l’intransigenza politico-religiosa e di poterle meglio controllare. La ricerca di una linea d’equilibrio tra cattolicesimo e rigidezze puritane – che fu individuata nell’anglicanesimo ufficiale sottoposto alla Corona – sottintendeva perciò la volontà di conservare la stabilità politica dei regni nel quadro di un rigido assolutismo. Tale disegno incontrò l’opposizione dei puritani e dei cattolici. Memorabile fu la “congiura delle polveri”, ordita nel 1605 dal partito cattolico al fine di colpire il palazzo del parlamento a Westminster durante una sessione presieduta dal sovrano. La scoperta e la repressione del complotto diffuse nel paese un furore antipapista che compromise per sempre la causa cattolica. Fu soffocata anche la protesta delle sette puritane, insofferenti della supremazia anglicana e proiettate verso forme di religiosità più rigorosa. Da qui il fenomeno dell’emigrazione a sfondo religioso, il cui episodio più rilevante fu la partenza dei Padri Pellegrini sul Mayflower nel 1620, alla volta della Nuova Inghilterra. Alla morte di Giacomo I seguì il figlio CARLO I, che dava per scontato il ruolo del Parlamento e che credeva di poter comandare come un sovrano assoluto senza l’obbligo di consultare quest’ultimo. In Parlamento si afferma il ruolo dei PURITANI, che sono delle frange estremiste della dottrina Calvinista, che si scontravano spesso con i CALVINISTI MODERATI. Vi furono degli scontri violenti fra i Puritani, che andavano a favore della nuova classe media emergente di quel periodo, ossia dei mercanti, mentre Carlo I voleva difendere il monopolio di molti di questi commerci. Formalmente la guerra civile scoppiò nel 1642, a seguito del contenzioso insorto tra il re e il parlamento sulla direzione della campagna militare contro i ribelli irlandesi. Essa si concluse con la messa in stato d’accusa di Carlo I nel 1648 e con la sua DECAPITAZIONE nel 1649. Ebbe così fine la stagione dell’assolutismo monarchico in Inghilterra e fu proclamato il Commonwealth, ossia la repubblica puritana con a capo CROMWELL. A capo del Consiglio di stato si pose lo stesso Cromwell, capo indiscusso dell’esercito, che monopolizzò l’esecutivo e il controllo del parlamento e del paese. Alla morte di Cromwell (1658) il figlio Richard, designato a succedergli, ma privo del carisma paterno, fu estromesso. CARLO II (1660-85), dal suo esilio francese, poté così esser chiamato dal nuovo parlamento, eletto nel 1660, a riprendere il trono del padre, nel presupposto della garanzia delle prerogative parlamentari, della libertà religiosa e dei nuovi diritti sociali. La RESTAURAZIONE avvenne senza grandi scosse. Ministri e burocrazia rimasero in parte gli stessi e Carlo, segretamente cattolico, dopo aver ripristinato l’episcopato anglicano con l’Atto di Uniformità (1662) ostentò un atteggiamento di tolleranza religiosa favorevole ai cattolici, ma perseguitò i puritani. Diversamente avvenne con il fratello, che gli succedette col nome di GIACOMO II (1685-88). Questi non si peritò di celare l’intenzione di restaurare la confessione cattolica e l’assolutismo, sfidando apertamente l’opinione pubblica e il parlamento. Il fatto poi che avesse un erede maschio convinse la maggioranza parlamentare (decisa a scongiurare il proseguimento di una dinastia cattolica) a offrire a Guglielmo d’Orange, marito di Maria, primogenita di Giacomo ma anglicana, di sostituire lo Stuart sul trono. Avvenne così, senza alcuno spargimento di sangue, la “GLORIOSA RIVOLUZIONE” del 28 dicembre 1688, quando Guglielmo III e la moglie Maria entrarono trionfalmente a Londra, mentre il vecchio re fuggiva in Francia. Essa introdusse in Gran Bretagna il regime costituzionale (sovranità popolare, rappresentanza parlamentare, prerogativa parlamentare nella politica fiscale, libertà civili e politiche, esercito non permanente ecc.) furono fissati nel BILL OF RIGHTS del 1689. Con atti successivi venne sancita la tolleranza religiosa, meno che per i papisti cattolici. Nel 1690 Guglielmo III arrestò l’insurrezione degli irlandesi che avevano preso le armi a favore di Giacomo II. (PASSAGGIO DALLA MONARCHIA ASSOLUTA ALLA MONARCHIA COSTITUZIONALE)
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