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Siamo Tutti Cannibali Libro di Claude Lévi-Strauss, Sintesi del corso di Antropologia Culturale

Ottimo riassunto,leggibile e di facile comprensione

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 08/10/2020

Aron95
Aron95 🇮🇹

4.5

(23)

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Scarica Siamo Tutti Cannibali Libro di Claude Lévi-Strauss e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! CAPITOLO 1.TUTTO ALLA ROVESCIA. Quasi duemilacinquecento anni fa Erodoto, visitando l’Egitto trovò delle usanze contrarie a quelle che aveva osservato altrove. Le donne commerciavano mentre gli uomini restavano a casa a tessere, le donne orinano in piedi e gli uomini accovacciati. Un professore che aveva insegnato all’università di TOKYO, intitolò una voce del suo libro : IL MONDO ALLA ROVESCIA, una voce del suo libro spiegava ad esempio che la scrittura giapponese si legge da destra a sinistra. Le sarte , per infilare l’ago invece di spingere il filo nella cruna , spingevano la cruna sul filo che rimaneva fermo, e per cucire premevano la stoffa sull’ago invece di infilare l’ago nella stoffa come si faceva da noi , il falegname giapponese usava la sega tirandola verso di sé e non spingendola come facciamo noi( il Giappone ha copiato alla Cina la sega da falegname che si usa spingendola). Il Giappone è povere di miniere di ferro e la sega che si tira richiede una quantità minore di metallo rispetto all’altra , insomma ci sarebbero ragioni di economia. Invece per quanto riguarda le sarte si potrebbe dare una spiegazione diversa, più fantasiosa. In mancanza di un banco da lavoro, l’artigiano può prendere appoggio solo su se stesso. Le giapponesi valutavano il grado di inquinamento di ogni città guardando i colli delle camice del marito , le donne occidentali penserebbero che il marito non ha il collo pulito, attribuirebbero una causa interna ad un fattore esterno, il giapponese invece ragionava dall’esterno verso l’interno (il pensiero occidentale è centrifugo quello giapponese è centripeto). L’induismo, il taoismo e il buddhismo negano quello che per l’occidentale costituisce quello che per l’occidente costituisce un’evidenza primaria cioè l’IO. Per loro ogni essere è solo un precario aggregato di fenomeni biologici e psichici. Il pensiero giapponese non abbatte il soggetto. Si rifiuta di farne il punto di partenza obbligato per ogni riflessione filosofica, per ogni tentativo di ricostruzione del mondo ad opera del pensiero, invece di fare del soggetto una causa, il pensiero giapponese ne fa un risultato. Come l’artigiano esegue ogni gesto verso di sé così la società giapponese fa della coscienza di se un punto di arrivo. All’interno di un sistema sociale e morale così concepito non esiste un ordine assoluto quale poteva essere garantito in Cina dal culto organizzato degli antenati. In Giappone i vecchi quando non sono più capifamiglia , perdono ogni autorità e smettono di contare qualcosa 2 CAPITOLO: ESISTE SOLO UN TIPO DI SVILUPPO?? Nel paese dei MAYA e in diverse regioni del sud America, i sistemi agricoli si estendevano per duecentomila ettari di terre inondabili. Quell’agricoltura poteva nutrire oltre 1000 abitanti per chilometro quadrato( oggi le terre possono essere destinate solo a un pascolo di bassa qualità a causa dell’aridità (secco) del suolo e dei lunghi geli dovuti all’altitudine). Tutte le società hanno alle spalle una lunghissima storia, ma noi le definiamo primitive perché il loro dichiarato era quello di restare nelle condizioni in cui gli dei o gli antenati li avevano creati. Quelle società non erano predisposte al cambiamento. Da noi prevale l’idea che sia necessario lottare anche per semplice sopravvivenza, si crede che il tempo sia un bene raro e che non c’è ne sia mai abbastanza. Per quanto riguarda la scrittura, è apparsa nel sud della Mesopotamia verso il 3400 a.C. che servì soltanto a registrare locazione di terreni ed elenchi di offerte; solo verso il 2500 a.C. si cominciarono a trascrivere dei miti. Anche i popoli che noi consideriamo arretrati sono capaci di avviare una produzione di massa in diversi settori quali gli strumenti di pietra, la ceramica e l’agricoltura e di ottenere risultati che in qualche caso sono superiori ai nostri. I cambiamenti che riguardano la specie quando avvengono, sono molto rapidi; l’evoluzione biologica come quella tecnologica avviene a balzi(progressi). Ogni si crede che l’uomo moderno – HOMO SAPIENS SAPIENS – sia comparso nel vicino Oriente circa centomila anni fa ( probabilmente proveniente dall’AFRICA). Ma le sue prime espressioni estetiche( pietre, ossa incise , sculture) allo stato attuale delle nostre conoscenze, sembrano apparire solo 60 e 70 mila anni più tardi. Grazie all’agricoltura i gruppi umani diventarono più stabili e poterono garantirsi un approvvigionamento regolare, la popolazione aumentò , le società poterono concedersi il lusso di mantenere di mantenere degli individui o delle classi: capi, nobili, sacerdoti, artigiani che non partecipavano alla produzione del cubo e svolgevano mansioni speciali. Nel giro di 4 o 5 millenni grazie all’agricoltura gli uomini sono passati da un modo di vita precario e costantemente minacciato dalla carestia a un’esistenza stabile. Presso i popoli che non praticano agricoltura sono state condotte ricerche che hanno preso in considerazione i tempi di lavoro, le quantità prodotte e il valore dietetico degli alimenti. Ambienti geografici che crediamo sfavoriti, perché non conosciamo le loro risorse naturali agli abitanti una ricca varietà di specie vegetali adatte all’alimentazione. CAPITOLO 3 PROBLEMI DI SOCIETA’: ESCISSIONE E PREOCRAZIONE ASSISTITA. Comunità come il CANADA, GLI STATI UNITI’,L’AUSTRALIA E IL BRASILE , non accettano di essere trattate come oggetti di studio da parte degli etnologi e li considerano parassiti se non sfruttatori sul piano intellettuale. Già 50 anni fa negli ambienti professionali degli STATI UNITI, si diceva scherzando che la famiglia indiana era composta da marito, moglie ed etnologo. In seguito i gruppi indigeni , si sono ribellati, oggi alcuni di essi , prima di lasciar entrare qualcuno nelle riserve , esigono che compili un gran numero di moduli. Altri oppongono alla ricerca etnologica un divieto puro e semplice: un estraneo può avvicinarli in qualità di maestro o di igienista, l’importante è che si impegni per iscritto a non porre nessuna domanda sull’organizzazione sociale o sulle credenze religiose. Può anche succedere il contrario, certe tribù si rivolgono agli etnologici e talvolta li assumono con un regolare onorario, per esempio in Australia , gli aborigeni egli etnologi al loro servizio hanno tentato di impedire che il governo istallasse delle basi missilistiche su terreni ritenuti sacri. In casi come questi il lavoro dell’etnologo cambia, prima lo studioso si serviva degli indigeni, ora sono gli indigeni che si servono di lui. Da un anno o due gli avvocati si rivolgono agli etnologi perché li aiutino a difendere gli immigrati africani che hanno eseguito o fatto eseguire da un professionista sulle loro figlie l’escissione della clitoride. Per la legge francese l’escissione della clitoride, inizialmente considerata un semplice crimine di competenza dei tribunali correzionali, dal 1988 è divenuta un reato giudicabile in corte D’assise , assimilato alle percosse e alle ferite volontarie che i genitori infliggono ai figli provocando loro una mutilazione. Nel 1988, ci fu scalpore perché una bambina morì, per i postumi(ferri)mal curati e a ciò si aggiunse quella l’omissione di soccorso a persona in percolo di vita, la condanna è stata di 3 anni di prigione con la condizionale(pena sospesa). (questo dimostra chiaramente l’imbarazzo dei tribunali: che l’esito dell’operazione sia fatale o nella norma, essi si sentono tenuti a condannare a scusare nello stesso tempo). Praticata comunemente da diversi popoli dell’Africa, dell’Indonesia e già nell’Antico Egitto ,l’escissione consiste nell’ablazione(riduzione) della clitoride e qualche volta anche delle piccole labbra e della vulva. Una ragazza non escissa sarebbe considerata impura o addirittura pericolosa e non troverebbe marito; donne vogliono che le figlie siano escisse come lo sono state anche loro. Prima e principale accusa: l’escissione renderebbe impossibile il piacere della donna, che per le nostre società è diventato un nuovo articolo della dichiarazione dei diritti dell’uomo. Seconda accusa: l’escissione attenderebbe all’integrità del corpo infantile. La circoncisione è un’operazione benigna che non produce il grave inconveniente provocato dall’escissione; la circoncisione , anche se non influisce sul piacere ,maschile, attenta all’integrità fisica del bambino ; esattamente come l’escissione, è una traccia violenta che lo fa sentire diverso dagli altri. Direttamente per gli ebrei e indirettamente per i cristiani , la circoncisione da parte di un patrimonio culturale comune, questo è il motivo per cui non ci appare sconvolgente. Gli etnologi non seguono i giuristi su questo terreno, gli etnologi spiegano che dovunque si pratichi l’escissione o la circoncisione loro dicono che, il creatore non ha fatto le cose a dovere, negligente o disturbato durante il lavoro, ha lasciato nella donna una traccia di mascolinità e nell’uomo una traccia di femminilità. L’ablazione della clitoride e del prepuzio terminano l’opera liberando l’uno e l’altro sesso di un’impurità residua. L’etnologo e il moralista fanno una constatazione obbiettiva: nel nostro paese l’escissione è disgustata alla coscienza collettiva. L’idea che si possa pronunciare una condanna è assurda ma una scelta etica che investa il futuro della cultura del paese ospito può compiersi solo in due direzione: proclamare che tutto ciò che attiene agli usi e ai costumi è sempre permesso o rispedire nel paese di origine coloro che, come è il loro diritto, intendono restare fedeli alle proprie usanze , anche se, per un motivo qualsiasi , quelle usanze urtano la sensibilità degli ospiti. Gli etnologi si pronunciano pubblicamente anche in un altro campo. Al giorno d’oggi, le coppie nella quali un coniuge è sterile o lo sono entrambi dispongono di diversi mezzi per avere un figlio: inseminazione artificiale, dono di un ovulo, utero in affitto, fecondazione in vitro con spermatozoi provenienti da un marito o da un donatore , ovulo della moglie o di un'altra donna. Le leggi dei paesi europei non hanno ancora un risposta a tutto ciò. Il diritto inglese ignora addirittura la nozione di paternità sociale: il donatore dello sperma potrebbe rivendicare legalmente il bambino o essere tenuto a provvedere al suo sostenimento. Tra il legame sociale e quello biologico non si sa più quali dei due debba prevalere. Questi problemi sono stati posti ai tribunali e continuano ad esserlo. Le società che gli etnologi studiano non conoscono le tecniche moderne come la fecondazione in vitro, il trapianto, il congelamento. Presso altre popolazioni africane, un marito abbandonato da una o più mogli, ha un diritto di paternità sui figli che esse avranno in seguito. Basta che quando diventano madri, egli abbia con loro il primo rapporto sessuale, esso determina chi sarà il padre legale del prossimo figlio. Così un uomo sposata a una donna sterile, può andare da una donna feconda, gratuitamente o a pagamento, in questo caso il marito della donna è il donatore inseminatore e la donna dall’utero in affitto a un altro uomo o a una coppia senza figli.( in Francia è scottante decidere se il prestito dell’utero deve essere gratuito o a pagamento). Nella NIGERIA , una coppia formata da due donne, ricorre alla procreazione assistita per avere dei figli dei quali una delle due sarà il padre legale e l’altra la madre biologica. Nel cosiddetto matrimonio fantasma del SUDAN se un uomo moriva celibe o senza figli un parente prossimo poteva prelevare dal gregge del defunto il prezzo di una moglie. Così generava, in nome del morto , un figlio. In tutti questi esempi lo status sociale del bambino si determina in funzione del padre legale, anche si stratta di una donna. Tuttavia il bambino conosce l’identità del genitore ed è unito a lui da un legame affettivo. Esistono nel TIBET società nelle quali parecchi fratelli hanno una sola moglie in comune. Tutti i bambini sono attribuiti al maggiore e lo chiamano padre, mentre chiamano zii gli altri mariti. I legami biologici reali sono noti, ma non li si considera molto importanti. Il conflitto tra parentala biologica e parentela sociale che da noi rappresenta un problema per i giuristi , non esiste nelle società studiate dagli etnologi. Le cose, per essere accettabili, devono svolgersi nell’atmosfera gelida di un laboratorio , coperto dall’anonimato e con la mediazione di un medico in modo da escludere gni contatto personale, ogni condivisione erotica o emotiva tra i partecipanti. Nel 1843 , un tempo in cui i pregiudizi sociali e morali erano molto più forti dio quanto non siano oggi. BALZAC cominciò un romanzo che aveva intitolato I PICCOLI BORGHESI; il romanzo racconta come due coppie di amici , una feconda e l’altra sterile, si accordarono tra loro: la donna fertile ebbe un figlio dal marito della donna sterile. La bimba nata da quell’unione fu ugualmente amata dalle 2 coppie, che abitavano nello stesso caseggiato; il vicinato era al corrente della situazione. Europa, il grande mito dell’origine dei Tupinamba , che racconta (tupinamba) che nei primi tempi del mondo il loro DEMIURGO(ESSERE DIVINO) veniva tra le sue creature e offriva loro i suoi doni. Ma le creature si mostrarono ingrate e il Demiurgo le sterminò, salvò solo un uomo e creò una donna perché la coppia potesse riprodursi ; nacque così una nuova razza e il secondo Demiurgo, maestro di tutte le arti . I suoi veri figli sono i bianchi, perché la loro cultura è superiore a quella degli indiani, la distinzione tra bianchi e indiani risale ai primordi(inizi) della creazione; gli indiani erano ben disposti verso i bianchi , pronto ad accoglierli , a ospitarli , a dare loro tutto quello che volevano e anche di più, la venuta dei bianchi era persino attesa. Agli uomini del 16 secolo la scoperta dell’America, confermava più che rivelarla, la diversità dei costumi. Quella scoperta si presentava confusa in mezzo a tante altre, come quella dei costumi egiziani, greci, e romani; il ripiegamento su stessi, l’ansia e l’accecamento volontario furono la risposta di un’umanità, che si credeva piena e intera, davanti all’improvvisa rivelazione di costruire solo la metà del genere umano. Storia di Lince è il 7 libro che l’autore ha dedicato alla mitologia americana. Esso trae il suo dinamismo da un’apertura all’altro che si è tradotta nell’accoglienza riservata dagli indiani ai bianchi, sebbene questi ultimi fossero animati da intenzioni opposte. CAPITOLO 5 : I GIOIELLI DELL’ETNOLOGO. In un libro intitolato CRESCITA E FORMA è stata messa una macrofotografia, che rappresenta la caduta di una goccia di latte, il liquido che schizza genera una forma di un collarino circolare. L’autore(biologo), con quell’immagine voleva dimostrare che una forma complessa appartenente ad un mondo fisico poteva essere colta solo con la cronofotografia. Si tratta di una corona comitale , un cerchio di metallo svasato, con punte verso l’alto, ognuna delle quali è sormontata da una perla; sembra che in Francia sia stato Francesco I ad adottare quella corona. Di qui una prima conclusione: l’arte orafa(oro) e la gioielleria sono campi nei quali l’immaginazione umana crede di esprimersi in piena libertà; ma anche le fantasie sono prodotti dello spirito umano che è parte del mondo e che, prima di conoscere quel mondo esterno, contempla all’interna di se stesso alcune delle sue realtà ,mentre crede di fare un’opera di pura creazione. In una mostra allestita attualmente a Parigi si può ammirare la corona dell’incoronazione di Luigi XV , in origine era ornata da 282 diamanti e 64 gemme colorate: 16 smeraldi , 16 rubini 16 zaffiri , 16 topazi, e 230 perle. I gioielli che ci lasciano ammirati e incantati sono quelli che riescono meglio ad associare la solidità e la fragilità, lo scopo ideale del gioielliere è stato , quello di incastonare delle pietre dure , geometriche e incorruttibili in una montatura di metalli preziosi che con la finezza della lavorazione evocasse la grazia delle forme viventi. Poco importa, che quei materiali siano rari o comuni, l’essenziale e che siano rigidi e duri. La vita dei boro del Brasile è caratterizzata dall’ attività e dalla durezza, la morte dal rammollimento e dall’inerzia ( rigidità). In ogni cadavere di uomo o di animale, essi distinguono 2 categorie; da una parte la carne molle, dall’altra le parti incorruttibili come arti incorruttibili(forti) come gli artigli, le unghie e il becco degli animali; le ossa, le collane e gli ornamenti di piume per gli uomini. Un mito racconta che l’eroe civilizzatore aprì le cose vili, le parti molli del corpo, bucò le orecchie le narici e le labbra affinchè quelle parti fossero sostituite simbolicamente da cose dure: ungie, artigli , denti, zanne , conchiglie, gusci e fibre vigetali, che sono il materiale di cui si fanno gli ornamenti. Non a caso il termine ARAMAICO che nella Bibbia, indica gli orecchini ha il significato generico di cosa santa; anche altre parti del corpo o le mani , hanno bisogno di protezione perché sono più esposte. In Canada una donna che non aveva le orecchie forate dicevano che era senza orecchie; senza bocca se non portava il labret, certi indiani del Brasile, ritengono che il disco di legno che inseriscono nel labbro inferiore conferisce autorità alle loro parole ; i dischi che portano al lobi delle orecchie li rendono capaci di comprendere e assimilare la parola altrui. I più antichi ornamenti conosciuti in Europa, fino a qualche secolo fa, si dava molto importanza al diamante perché si credeva che proteggesse dagli avvelenamenti, allo zaffiro per l’azione sedativa. Sia nell’antico che nel muovo mondo gli uomini , appena scoprirono l’oro, lo considerarono il datore di vita per eccellenza, i bororo lo chiamavano LO SPLEDORE INDURITO DEL SOLE ; i poeti dell’India classica cantavano l’oro , dicendo che l’oro è immortale e anche il sole lo è; l’oro è rotondo perché il Sole è rotondo , in verità questa piastra d’oro è il sole. KARL MARX mette in risalto le qualità estetiche e non solo economiche, dei metalli preziosi; in un certo senso essi sono la luce estratta dal mondo sotterraneo: infatti l argento riflette tutti i raggi luminosi nella loro mescolanza originaria; l’oro invece riflette il più potente di tutti i colori, il rosso. L’oro è immediatamente riconoscibile, brilla in tutto il suo splendore. Gli scavi hanno portato alla luce oggetti d’oro e anche oggetti di rame. Sempre nel 5 millennio, nel Nord America dove non si conosceva l’oro (tranne che in Messico ) si lavorava il rame e se ne ricavavano molto oggetti. Le loro idee sul rame sono molto simili a quelle sull’oro dell’Antica India e dell’Antico Egitto: lo considerano una sostanza solare , fonte di vita e di felicità , per loro il rame è la più preziosa delle ricchezze. Tra noi queste credenze non sono scomparse per quanto riguarda l’oro. Come le nostre donne che si appendono gli orecchini alle orecchie anche noi che le guardiamo sappiamo oscuramente che quell’azione mira a rafforzare il corpo perituro(mortale) per mezzo di sostanze imperiture. Nel mito TLINGIT il comportamento del vedovo non scandalizza; la gente si affolla in casa sua per ammirare il capolavoro , ma in questo caso la statua è opera di un grande artista e perciò rimane a mezza strada tra la vita e l’arte . 7 CAPITOLO MONTAIGNE E L’AMERICA(14 ottobre 1492) Il centenario della morte di Montaigne coincide a un secolo di distanza, con quello della scoperta dell’America, nessuno più di Montaigne ha saputo comprendere e annunciare che la scoperta del nuovo mondo avrebbe prodotto delle idee filosofiche, politiche e religiose del vecchio continente. La scoperta di un’estensione infinita di terra ferma non rappresentava una rivelazione, si limitava a confermare quello che già si sapeva attraverso la BIBBIA e gli autori Greci e Latini. I costumi degli indigeni, del nuovo mondo non rappresentavano una grande novità se paragonati a quelli dei popoli esotici noti agli antichi. La scoperta dell’America non inaugurava i tempi moderni ma chiudeva un capitolo. E’ la curiosità di MONTAIGNE che lo spinge a cercare informazioni sul nuovo mondo. Dispone di due fonti : le prime cronache spagnole della conquista e i resoconti pubblicati , dei viaggiatori francesi che avevano condiviso la vita degli indiani sulla costa del Brasile. Conobbe uno di questi testimoni e vide alcuni selvaggi. Il confronto delle fonti rivela Montaigne una differenza da una parte regioni densamente popolate, magnificenza delle città e raffinatezza delle arti, dall’altra piccole comunità contadine , ed egli si meraviglia che la vita in società per esistere e durare abbia bisogno di così scarso artificio e coesione umana. MONTAIGNE scopre che una civiltà può presentare delle discordanze interne e che, tra le civiltà esistono delle discordanze esterne. MONTAIGNE apre al pensiero filosofico due prospettive tra le quali essi non sembra aver compiuto una scelta. Da una parte la filosofia dei Lumi che sottopone a una critica tutte le società storiche e vagheggia l’utopia di una società razionale. Dall’altra il relativismo che rifiuta ogni criterio assoluto in base al quale una cultura possa giudicare le altre. D’altra parte ognuno chiama barbarie quello che si discosta dalle sue usanze. Eppure non esiste una credenza o un’usanza , per quanto bizzarra urtante e persino repellente appaia che, ricollocata nel suo contesto , non possa essere spiegata con un ragionamento corretto. È importante ricordare che quella scoperta non ci ha solo procurato, sul piano materiale, alimenti, prodotto industriale e farmaci che hanno trasformato la nostra civiltà; e anche, in questo caso grazie a Montaigne, all’origine di idee che continuano ad alimentare la nostra riflessione e di problemi filosofici che egli è stato il primo a formulare. CAPITPOLO 8. PENSIERO MITICO E PENSIERO SCIENTIFICO. La conoscenza scientifica ha fatto più progressi nel 900 di quanti ne abbia compiuti in 2000 anni, il mondo quale lo percepiamo ubbidisce per definizione alle leggi della nostra logica poiché soltanto una verità inconoscibile rifratta attraverso l’architettura della nostra mente. La scienza ci mette di fronte a un’incompatibilità tra quelle che crediamo possibili conoscere e le regole del funzionamento del pensiero . Il mondo che i fisici tentano di descrivere a loro uso e consumo ripropone quasi un equivalente di quello che i nostri antenati concepivano come mondo soprannaturale, dove ogni cosa succede in modo diverso, e spesso opposto rispetto al mondo normale. Per tentare di raffigurarsi quel mondo soprannaturale , gli antichi e, in tempi più vicini, i popoli senza scrittura inventavano dei miti. Certe volte nel farlo , anticipavano le favole che i fisici raccontano oggi quando cercano di mettere alla nostra portata il risultato delle loro ricerche e le ipotesi che ne ricavano. Un esempio è il mito degli indiani Seneca: una ragazza ha accettato di sposare un uomo sapendo che è figlio di una potente maga e lo segue fino al villaggio di lei. Giunsero a un punto dove il sentiero si biforcava. La donna vide con grande stupore che il marito si sdoppiava e i due corpi seguivano entrambi le piste, ella non sapeva quale via prendere poi scelse quella di destra. Presto constatò che le piste si ricongiungevano e che, in quel punto, i due corpi del marito si erano fusi di nuovo in uno solo. Di qui deriva il nome di quello stano personaggio: un nome che significa “ESSI SONO 2 VIE CHE CORRONO PARRALLELE”. Una plurale grammaticale che indica creatura singola , così gli Irochesi concepivano un mondo diverso da quello dell’esperienza ordinaria , un mondo nel quale un corpo si comporta ora come un’onda che si rifrange , ora come una particella che conserva la sua individualità. La storia dell’uomo che si sdoppia quando gli si presentano due strade somiglia agli apologhi(breve narrazione) che inventano i fisici quando, tentano di farci immaginare un fascio di particelle. In entrambi i casi è interessante che la pura speculazione(ricerca intellettuale ) fosse in grado di offrire una rappresentazione anticipata, anche se approssimativa e confusa ,di un ordine di realtà che gli uomini non erano in grado di conoscere. I miti di cui gli uomini di sono nutriti per tanto tempo potrebbero essere anche un’esplorazione sistematica e mai inutile delle risorse dell’immaginazione. I miti mettono in campo ogni sorta di creatore e di avvenimenti assurdi o contradditori rispetto all’esperienza ordinaria. Uno dei padri della fisica( Niels Bohr) per superare le apparenti contraddizione della sua disciplina, invitò i contemporanei a rivolgersi agli etnologi e ai poeti. Agli etnologi perché le differenze tradizionali tra culture umane somigliano per molti aspetti ai modi diversi ,ma equivalenti secondo i quali può essere descritta a l’esperienza fisica. Gli etnologi si fanno un’idea della cultura , fenomeno umano universale, solo attraverso credenze, usanze e istituzioni. I POETI , per giungere a certe verità fanno uso originale e sintetico del linguaggio( i grammatici un tempo le chiamavano OSSIMORI) il pensiero scientifico nella sua forma più moderna invita a riconoscere che nel linguaggio la metafora e l’analogia hanno, probabilmente fin dalle origini, pieno diritto di esistenza. Il concetto di cannibalismo esiste in tutte le società. 10 CAPITOLO. AUGUSTE COMTE E L’ITALIA. Auguste Comte, fondatore del positivismo, ai suoi occhi la filosofia della scienza perdeva di importanza, rispetto all’istaurazione di una nuova reliogione. L’idea religiosa era la sola capace di disciplinare il progresso per mezzo dell’ordine , non erano mai stata del tutto assente dal suo progetto. Il grande sacerdote dell’umanità avrebbe dobvuto riedere a Parigi, assistito da un collegio composto da 8 francesi, 7 inglesi , 6 tedeschi, 5 italiani, e 4 spagnoli. Gli italiani avrebbero rappresentato il Piemonte , la Lombardia, La Toscana, Lo stato della chiesa e il regno di Napoli. Comte espone questo progetto nel primo tomo del SISTEMA DI POLITICA POSITIVA. Agli occhi di Comte, la separazione dei due poteri, quello temporale e quello spirituale, ha rappresentato il risultato più alto del cattolicesimo medioevale, ricostruire quella separazione per lui doveva essere il primo compito della regione dell’umanità 11 CAPITOLO. VARIAZIONI SUL TEMA DI UN QUADRO DI POUSSIN I contemporanei dicevano che Poussin era un pittore, filosofo, consideriamo per esempio ECO E NARCISO , noto anche come la MORTE DI NARCISO, rappresentazione di un mito classico reso sempre attuale dalla sua carica poetica e simbolica ( la prima cosa che attira l’attenzione è la composizione del quadro. Le gambe di Narciso si tendono verso destra, le braccia vanno in direzione opposte. I corpi degli altri 2 personaggi. La ninfa Eco e il putto(bambino nudo quasi sempre di sesso maschile) che regge la torcia funeraria , si inclinano in senso contrario. La stessa divergenza si ripete nei rami dell’albero che occupa la metà superiore della tela. Quell’orientamento divergente evoca con mezzi visi il fenomeno acustico dell’eco). La corrispondenza dei dati sensoriali trasmette al quadro un senso di malinconia e di tristezza nostalgica. Per noi l’eco risveglia la nostalgia, per gli amerindi provoca malintesi; la nostalgia è un eccesso di comunicazione di se stessi, si soffre per il ricordo di cose che sarebbe stato meglio dimenticare. Il malinteso può essere visto come un difetto nella comunicazione che però, in questo caso, avviene con qualcun altro. Secondo una versione del mito greco , Eco si è legata al Dio Pan perché rimpiange Narciso del quale si era invaghita e che, nemico dell’amore, l ha respinta. Nel mito INUIT era stata la donna a mostrarsi ribelle all’amore e al matrimonio e per questo motivo era stata abbandonata dalla sua gente. Pentita, si era rifugiata su un’alta scogliera e di li invitava le nozze gli uomini che vedeva in lontananza intenti alla pesca, ma loro non capivano o non le credevano. La nostalgia, del mito greco, si ribalta qui in malinteso; mentre la ninfa Greca era tormentata dai pastori che Pan, per vendicarsi, ha reso folli, l’eroina INUIT strazia il suo stesso corpo e ne trasforma i brandelli(pezzetti) in rocce: è la stessa sorte dell’eroina Greca, in un caso prodotta volutamente, nell’alto subita passivamente. Nel (terzo) libro della METAMORFOSI racconta la storia di ECO E DI NARCISO. La ninfa, innamorata segue Narciso nel bosco, ma non sa prendere l’iniziativa. GIUNONE , irata con lei perché aveva cercato di distrarla con le chiacchiere mentre Giove imbastiva(impostava) le sue avventure galanti, per punirla l’ha condannata a non poter parlare per prima , a non poter tacere quando qualcuno le rivolge la parola e a ripetere solo le ultime parole che ha udito. Quando Narciso che si è allontanato dai compoagni chiede preoccuapato se c’era qualcuno vicino a lui , Eco ripete solo le ultime parole, Narciso lo invita a venire e lei a sua volta lo chiama. Lui , stupito di non veder apparire nessuno, chiede perche gli stesse fuggendo e lei gli rimanda le stesse parole. Tratto in inganno da quella voce che riproduce la sua, Narciso dice “ UNIAMOCI” ed Eco , gioiosa risponde “…UNIAMOCI” e si slancia verso di lui. Vedendola, l’uomo indietreggia ed esclama “VOGLIO MORIRE SE MI ABBANDONO ALLE TUE VOGLIE “ Eco ripete “MI ABBANDONO ALLE TUE VOGLIE E COSI VIA”. Eco crede che le parole di Narciso siano rivolte a lei; questi da parte sua è convinto che qualcuno gli risponda. Nessuno dei due si accorge che si tratta di un malinteso : entrambi gli attribuiscono un contenuto positivo. Nei miti Americani, quel contenuto è sempre negativo; il tema del malinteso, contenuto negativo che assume in America, esiste anche nel mito Greco, dove però e trasferito dal registro acustico a quello visivo. Narciso scambia la propria immagine riflessa nell’acqua per un’altra persona e se ne innamora , solo più tardi si rende conto di aver guardato se stesso, era disperato perché il suo amore era impossibile , muore anche lui per un malinteso. Il malinteso visivo nel quale cade Narciso si ricollega al malinteso uditivo imputabile, secondo i miti Americani, al demone Eco, che paralizza le sue vittime colpendole con i crampi o legandole con gli intestini. Il quadro di POUSSIN rende visibile una divergenza attraverso l’inclinazione in direzioni opposte della ninfa Eco e del piccolo inviato di un mondo soprannaturale. L’una si piega verso terra seguendo la forma della roccia con la quale già comincia a confondersi in un grigiore uniforme; l’altro di tende verso il cielo da cui erompe(fuoriesce) il solo raggio di luce di tutto il quadro : contrasti che, con gli strumenti complementari della composizione e del colore, uniscono in una sola immagine la sterile nostalgia della ninfa, il fatale malinteso di Narciso ,l’impotenza e l’onnipotenza dell’eco. CAPITOLO 13 CHE COSA CI INSEGNA LA MUCCA PAZZA? Per gli amerindi e per la maggior parte dei popoli rimasti a lungi privi di un sistema di scrittura , il tempo dei miti era quello in cui uomini e animali non erano realmente distinti gli uni dagli altri e potevano comunicare tra loro. In un articolo in cui si parlava della mucca pazza si spiegava ai lettori come le patologie affini che ogni tanto colpiscono l’uomo, siano legate a pratiche riferibili al cannibalismo. Una malattia della stessa famiglia, che colpisce le mucche in parecchi paesi europei, rappresenta un rischio mortale per chi consuma la loro carne se trasmessa attraverso gli sfarinati(ridotti in farina) di origine bovina con cui erano alimentate; essa dovunque è dovuta al fatto che l’uomo le ha trasformate in cannibali. AUGUSTE COMTE è tra i filosofi che hanno prestato maggiore attenzione al problemi die rapporti tra l’uomo e l ‘animale. Comte divide gli animali in 3 categorie, mette nella PRIMA tutti quelli che , rappresentano un pericolo per l’uomo e propone di sopprimerli(ucciderli). Nella seconda le specie protette che l’uomo alleva a scopo alimentare: bovini, suini, ovini, animale da cortile; nel corso dei millenni l’uomo li ha trasformati che non si può nemmeno più chiamarli animali; possiamo considerarli i laboratori alimentari, in cui si elaborano i compisti organici necessari alla nostra sopravvivenza. Alla terza ne fanno parte gli animali domestici che ci fanno compagnia. Comte raccomanda di trasformarli in carnivori, resi più attivi e intelligenti del nuovo regime alimentare, saranno più disposti a dedicarsi ai padroni, comportandosi come servitori dell’umanità. L’uomo provoca l’estinzione di innumerevoli specie e ne minaccia molte altre ; si pensi agli orsi , ai lupi, alle tigri, agli elefanti, alle balene ecc, e non si dimentichino gli insetti uccisi ogni giorno dal degrado che l’uomo impone all’ambiente naturale. E’ profetica l’idea che gli animali della 3 categoria sarebbero un giorno diventati attivi collaboratori dell’uomo. (La malattia della mucca pazza credo che l’Italia ne sia ancora indenne) Si teme che la malattia possa compiere il salto di specie, colpendo tutti gli animali di cui ci cibiamo, diventerebbe endemica e andrebbe ad aggiungersi agli altri mali nati dalla civiltà industriale , che rendono sempre più difficile soddisfare le esigenze di tutti gli esseri viventi. Gli esperti affermano che la superficie attualmente coltivata potrebbe nutrire una popolazione doppia rispetto a quella attuale. Si nota che nelle società occidentali il consumo di carne tende a ridursi, come se il regime alimentare cominciasse a cambiare. Ma anche se la malattia della mucca pazza diventerà endemica(costante, presente), non per questo scomparirà il desiderio di mangiare carne , soddisfarlo diventerà costoso e rischioso. L’allevamento sparirà del tutto e la carne venduta in negozi di lusso, proverrà solo dalla caccia. 14 CAPITOLO. IL RITORNO DELLO ZIO MATERNO Quello dello zio materno, che allo stadio attuale della nostra società può sembrare un rapporto di parentela come tutti gli altri, privo di qualunque significato particolare. Invece nel passato della nostra società, e anche nel presente di molte società esotiche , lo zio materno è stato uno dei capisaldi della struttura familiare e sociale, in greco lo zio significa parente divino. Lo zio materno e il nipote si davano forza a vicenda. Il nipote riceveva doni dallo zio al quale aspettava di armarlo cavaliere e, eventualmente, si dargli una sposa. Nella società in cui il rapporto tra padre e figlio è confidenziale, quello tra zio e nipote è rigido e formale.
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