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Sicilia di Celluloide, Sintesi del corso di Geografia

Riassunto approfondito del secondo libro da portare all'esame (Sicilia di Celluloide)

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 09/06/2023

erikastudia
erikastudia 🇮🇹

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Scarica Sicilia di Celluloide e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! LA SICILIA DI CELLULOIDE – RIASSUNTO PARTE 1, IL CINETURISMO IN SICILIA LA SICILIA NEL CINEMA CONTEMPORANEO. APPUNTI PER UNA MAPPA GEOSIMBOLICA Si deve a Giuseppe Tornatore il primo esperimento di mappatura delle evidenze filmiche siciliane, ne Lo schermo a tre punte. Stretta in un destino fatale, che la vuole ostaggio di dominazioni, l’isola è piena di contraddizioni. Nel contemplare lo specchio delle immagini cinematografiche della Sicilia, il regista utilizza lo sguardo di un esule nostalgico e appassionato, ma reinventa miti e stereotipi. Lo schermo a tre punte rimarca i rischi di certe rappresentazioni di maniera, nelle quali la storia della Sicilia è piegata a facili schemi. L’ultimo segmento, dedicato alla memoria di Sciascia, lascia intravedere una diversa profondità di sguardo nell’omaggio all’autore che più di ogni altro era stato in grado di leggere l’avventura di Nuovo cinema paradiso. Roberta Torre con Tano da morire graffia l’immaginario del mafia movie reinventando il côté della malavita attraverso un filtro grottesco, grazie all’adozione di un format musicale (Nino D’Angelo) la regista milanese trapiantata a Palermo, riesce a trovare un equilibrio tra autorappresentazione e distanza, fuga dal realismo e veridicità. Il cinema degli anni ’90 di ambientazione siciliana impone alcune caratteristiche peculiari: la ricostruzione di una dimensione antropica; la riscoperta della cultura popolare; il superamento di una visione oleografica (banale) a vantaggio di un’estetica del brutto. La geografia umana e culturale della Sicilia trova nell’acqua uno dei simboli più potenti. La forza del seascape risiede innanzitutto nella nozione di margine, confine, da cui deriva un sentimento di nostalgia. La dimensione isolana si gioca nella dialettica fra dentro e fuori, poli entro i quali scorrono da una parte la “maledizione” storica delle invasioni e la “condanna” della fuga, dall’altra la “benedizione” del meticciato e la “missione” dell’accoglienza. Il Mediterraneo è il “topos ideale dell’attraversamento, della perdita e del ritorno”, ed è in questa prospettiva che va letta la “trilogia del mare” di Emanuele Crialese, nella quale il regista indaga tre diversi scenari siciliani. Con Respiro il suo obiettivo segue l’instabilità emotiva della protagonista Grazia di Lampedusa; qui il regista assegna alle riprese subacquee tutto il fascino della libertà e della purezza. Nuovomondo affronta il motivo dell’emigrazione , risalendo ai primi decenni del ‘900 e scegliendo di mettere in scena, la petrosità dell’entroterra siciliano, per virare poi verso la rappresentazione della lunga traversata verso gli USA. Terraferma racconta il drammatico esodo entro i confini del Mare Nostrum, si interroga sul miraggio di Lampedusa come approdo salvifico. C’è un momento in cui tutto precipita e il film si avvolge su se stesso: nel descrivere lo sbarco migranti sulla spiaggia, Crialese si lascia prendere la mano dall’enfasi del ralenti, che trasforma la scena in qualcosa di oleografico. La tragedia del naufragio viene descritta in toni estatici, i corpi sono tonici e levigati, i turisti caritatevoli, e il ruolo dei cattivi spetta solo ai poliziotti. Questo tipo di visione “cosmetica” non è l’unica all’interno della narrazione del dramma delle migrazioni. Se l’acqua rappresenta un polo assoluto nel quadro geosimbolico della Sicilia, altrettanto significativo appare il versante della corporeità. È quello che vediamo con il vagabondaggio disperato di Massimo Girotti tra le pendici dell’Etna in Teorema. Il confine tra corpi e senso del luogo trova una “smarginatura” con Ciprì e Maresco: i personaggi nudi, sfatti, testimoniano da un lato la resistenza di una creaturalità primigenia, dall’altro l’attrito fra istinti e ordine sociale. L’oltranza delle visioni di Ciprì e Maresco autorizza l’immissione nell’immaginario di potenti fantasmi erotici, già sdoganati dalla tradizione di una comicità fondata su stereotipi ed eccessi, e aggiunge un tassello al “socio-sexual landscape”. L’incrocio fra corpi, desideri e dinamiche di controllo sociale è al centro di una serie di opere ambientate nell’antico quartiere San Berillo di Catania. Nel suo I fantasmi di San Berillo il regista Morabito tenta di ricomporre la mappa del quartiere attraverso un doppio sguardo: quello dei materiali di repertorio e quelle delle istantanee del presente, affidate agli attuali abitanti. Queste due vengono bilanciate dalla presenza di Donatella Finocchiaro, destinata a tracciare le coordinate di un viaggio in bilico tra passato e presente. La dimensione tentacolare di San Berillo torna nel film di Maria Arena, Gesù è morto per i peccati degli altri. Il docu-film risolve la “transitorietà” delle esperienze di 7 figure sex workers e trans del quartiere che affidano alla complicità dell’obiettivo di Arena la tortuosa verità dei loro corpi e delle loro storie. Queste 7 figure sono segnate da conflitti e attese, solitudini e affetti, tentativi di cambiar vita e soprattutto pelle, come se il trucco potesse cancellare le tracce di un passato di affanni e privazioni. A traghettare il racconto verso un orizzonte di speranza sono precisi momenti liturgici, necessari a individuare le coordinate spazio-temporali. CINEMA E TURISMO Il film induced tourism, termine anglosassone con cui viene definito il cineturismo in letteratura, è una forma attiva di turismo incentrata sulla visita a luoghi connessi all’universo cinematografico o televisivo. Gli studi sul tema sono stati effettuati da Cohen nel 1986 e successivamente Riley, Baker e Van Doren, che negli anni ’90 pubblicarono i primi risultati. Il film induced tourism è definito da Beeton come “visitation to sites where movies and TV programmes have been filmed as well as to tour to production studios”. Il neologismo cineturismo, coniato da Michelangelo Messina è differente in parte da quello anglosassone ma, fa riferimento alle relazioni tra prodotto cinematografico e prodotto turistico. Esistono 4 differenti criteri che permettono di comprendere e valutare l’impatto e le potenziali ricadute che un film o una fiction hanno sul turismo di un territorio: il successo del film o della fiction, il successo al botteghino, l’audience e lo share, l’home video e merchandising. In Italia si è iniziato a parlare di cineturismo quando questi flussi sono diventati delle importanti occasioni per il rilancio del comparto turistico in quei luoghi in cui sono state effettuate le riprese del film o delle serie tv, come è accaduto con Don Matteo, Commissario Montalbano, A un passo dal cielo ecc. La sinergia tra cinema/serie tv e turismo ha fatto dei set non solo il semplice sfondo, ma il paesaggio emozionale dei sogni e desideri dello spettatore. Trascorrere le proprie vacanze o il proprio tempo libero visitando i luoghi dello schermo, è un trend in crescita. Ebbero questa influenza anche Vacanze Romane con Audrey Hepburn, La dolce vita di Fellini. Il viaggiatore e il cinefilo hanno molte cose in comune: sono entrambi sperimentatori alla ricerca di un paesaggio tanto geografico quanto mentale. Sin dalla nascita del cinema infatti la forte influenza esercitata dalla narrazione filmica sull’immaginario collettivo è apparsa evidente. È proprio il fascino delle immagini a far sì che il video diventi un prodotto turistico, capace di valorizzare il patrimonio culturale ed ambientale di un territorio. L’input che spinge un turista e ne orienta le decisioni di viaggio non è l’attrattività in sé dei luoghi ma l’immagine di essi che si è costruito. La scelta di girare un’opera cinematografica in una determinata area genera effetti sia sul turismo sia sulle altre attività economiche e sociali del territorio. Sotto questo profilo la suddetta scelta ha come effetto l’accrescimento della domanda di servizi per tutti i componenti della troupe, determinando effetti positivi anche sul piano occupazionale. La relazione fra film o fiction e flussi turistici non può limitarsi ad una valutazione di tipo quantitativo, ma deve guardare anche l’aspetto motivazionale che spinge il turista a recarsi in quel luogo. È possibile distinguere i fattori che inducono a viaggiare in due tipologie: push factor e pull factor. Gli elementi appartenenti alla categoria push prevalgono su quelli pull e possono essere suddivisi in 9 categorie: la voglia di evasione dall’ambiente usuale, il relax, il prestigio, l’interazione sociale, la regressione verso atteggiamenti adolescenziali, l’educazione, la fantasia, la novità. Per azioni pull si intendono invece quegli elementi che rientrano in: place, performance e personalità. A questi fattori vanno poi aggiunti la colonna sonora, le tecniche di ripresa e la post produzione che contribuiscono, come accade per la musica, ad incrementare il valore del La provincia iblea, grazie a Montalbano, detiene la leadership siciliana in ambito cineturistico e vive ancora oggi in una fase di prosperità in termini di preferenze cineturistiche. Bisogna tener conto di alcune criticità tra cui la mancanza di una struttura a rete e che metta in atto azioni di marketing coordinate. Il cineturismo può consentire di ampliare il target market di una destinazione, di attuare azioni di place marketing. Interpretare il turismo sotto questa luce dà la possibilità agli operatori del settore di ottenere una reale ricaduta finanziaria positiva. È possibile però, che si verifichino una serie di effetti negativi per la comunità residente tra cui l’aumento del traffico, la perdita della privacy e una serie di problematiche causate dall’insufficiente capacità di carico della località. AGRIGENTO, TERRA DI CINEMA E TURISMO La forza rappresentativa del cinema può costituire per i territori, una forte occasione di promozione e di sviluppo locale cosiddetto Tourism driven. La globalizzazione ha innescato l’attivarsi di una complessa dinamica competitiva globale fra le destinazioni e l’affinamento di strategie promozionali e di branding sempre più sofisticate. Il cosiddetto Film Induced Tourism rappresenta oggi un orizzonte concreto di fenomenologia turistica. Il territorio della ex provincia di Agrigento si affaccia sul Mediterraneo. Esso è incastonato fra le ex province di Trapani a ovest, Palermo a nord, e Caltanissetta a est. Con 430mila abitanti è in prevalenza collinare e integra corsi d’acqua brevi (Belice). Nel sistema territoriale è inglobato anche l’arcipelago delle Pelagie che ha in Lampedusa. L’economia del territorio è fondata sulla ruralità ed ha in cereali, vite, olio, agrumi e ortaggi le colture prevalenti. Dal punto di vista industriale si registra un certo dinamismo, è però il turismo con la Valle dei Templi e i siti archeologici della Magna Grecia, a rappresentare il settore più performante. Il censimento delle opere filmiche che hanno avuto come protagonista o location, il territorio di Agrigento, non rappresenta una novità. Il catalogo censito dalla Sicilia Film Commission restituisce una produzione filmica prevalentemente documentaristica, che coinvolge la Valle dei Templi in primis. Il legame con Pirandello e Camilleri, l’etnografia del passato e del presente, la storia della criminalità organizzata si saldano con i paesaggi delle Isole Pelagie; specie Lampedusa ha rappresentato un set eletto da molti registi. Jakob Brossmann la scelse per il suo documentario Lampedusa in Winter. Pietro Germi scelse Sciacca, vinse anche il David di Donatello. A prescindere dalla pandemia che ha tediato il settore turistico non è semplice comprendere quanto valga il Film Induced Tourism. Fino al 2019 questo territorio riusciva ad attrarre l’8% delle presenze turistiche regionali, tuttavia il cinema adesso è una possibile leva di marketing territoriale per riposizionare la destinazione o rilanciare la competitività attraverso il destination marketing. IL CINEMA NEL TRAPANESE, DALLA TRADIZIONE ALLE NUOVE PROSPETTIVE Nel caso della provincia di Trapani diversi sono gli elementi che rendono il territorio peculiare e riconoscibile. La costa è certamente un tòpos iconografico, si affacciano infatti Marsala, Mazara del Vallo e Castellammare del Golfo + le Isole Egadi (Favignana), le Isole dello Stagnone e Pantelleria. La costa è piena di tonnare, testimonianze di un’attività che ha rivestito grande importanza sociale ed economica. Anche se alcune di esse sono in pessime condizioni, è possibile ricostruire la loro storia secolare e le vicende dei pescatori. I comuni di San Vito Lo Capo e Castellammare del Golfo sono oggi mete turistiche privilegiate, anche se caratterizzate da un turismo balneare e quindi stagionale. Mazara del Vallo non è ancora entrata nei principali itinerari turistici della Sicilia, eppure il suo centro offre tante attrazioni: il Museo del Satiro, il Lungomare Mazzini e il belvedere della città sul mare Africano. I paesaggi delle saline distinguono una parte della provincia di Trapani dal resto della costa siciliana rimandando tra l’altro ad una tradizione antichissima. Furono i Fenici ad individuare la conformazione di questo territorio. I parchi archeologici di Segesta e Selinunte sono importanti testimonianze del passato dell’Isola e complementari alla Valle dei Templi di Agrigento. Il parco di Selinunte è stato scelto per l’ambientazione ddi una parte dello sceneggiato Rai L’isola del Tesoro del 1987, con protagonisti Anthony Quinn ed Ernest Borgnine. Fino alla fine degli anni ’70 la provincia non era provvista di rete autostradale e lo scalo aeroportuale offriva pochi voli nazionali. Gli spostamenti della troupe erano considerati complessi. Il devastante terremoto del 1968 inoltre rese il territorio poco fruibile, difatti si registrerà una produzione di interesse cinematografico tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’80. I resti di Poggioreale antica, una delle città fantasma più estese, appare nella serie La Piovra e nella miniserie Cefalonia del 2005, girata anche nella Riserva dello Zingaro. Fin dai tempi del cinema muto l’argomento storico più rappresentato è stato il Risorgimento e il periodo relativo alla Spedizione dei Mille. Difficile stabilire se vi siano scene effettivamente girate in provincia di Trapani, anche perché alcune presentano scene girate in Sicilia, ma in esterni non più riconoscibili. Il primo importante film che rappresenta il territorio della provincia di Trapani è 1860, del regista Alessandro Blasetti. Il film non riscosse grande successo di pubblico, ciononostante fu distribuito anche negli US e nel 1951 venne riproposto in un’edizione curata dallo stesso Blasetti – 1860: I mille di Garibaldi – e il taglio della scena finale perché legata alla propaganda fascista. Considerato oggi cult la pellicola è stata rinnovata con un’edizione speciale di 2 DVD nel 2009. L’epopea risorgimentale è al centro dell’attenzione del cinema ad un secolo dall’Unità d’Italia con il film di Roberto Rossellini Viva l’Italia. Diverse scene sono state girate in Sicilia e si riconoscono il Castello di Milazzo, Capo Peloro a Messina, Palazzo Landolina a Noto. Ancora ambientato negli ultimi anni del periodo risorgimentale è il film del 2009 Viola di Mare di Donatella Maiorca, con Ennio Fantastichini. Si narra la storia di Angela, omosessuale, e della sua dura battaglia contro i preconcetti di genere e verso una società che la reprime con violenza e disgusto. Fino agli anni delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio il tema mafioso è trattato nella produzione cinematografica con il dovuto rigore e con l’intento di ricostruire fedelmente fatti realmente accaduti. Avenging Angelo, del 2002, fa approdare Sylvester Stallone in Sicilia nei panni di Frankie Delano, guardia del corpo di un boss mafioso che muore e lascia a lui il compito di difendere la figlia. Altri attori noti sono Raoul Bova e Anthony Quinn, nella sua ultima apparizione cinematografica. Il film banalizza la mafia siciliana ed è una commedia leggera caratterizzata da una trama semplice. Molte ambientazioni della serie televisiva La Piovra hanno riguardato Trapani. Si tratta di una delle produzioni italiane che hanno riscosso maggior successo a livello nazionale e internazionale. È cupa e determina un impatto emotivo fortissimo, con colpi di scena e vicende che tengono in tensione. Una scena di Ocean’s twelve è stata girata qui, con protagonisti Catherine Zeta-Jones e Brad Pitt. Maria Maddalena, del 2018 diretto da Garth Davis e distribuito dalla Universal ha come protagonisti la coppia Rooney Mara e Joaquin Phoenix; alcune scene sono state girate tra San Vito lo Capo, Custonaci e Trapani. Nel 2019 è stata istituita la Trapani Film Commission West Sicily, utile e necessario punto di riferimento per gli operatori del settore. Obiettivo principale dell’organizzazione è quello da un lato di valorizzare il patrimonio culturale della provincia e dall’altro agevolare l’incontro tra i vari fornitori di servizi e le case di produzione, fornendo anche supporto logistico e consulenza sul territorio. La Trapani Film Commission ha già prestato la propria opera per la realizzazione della fiction Rai Màkari. Da oltre due decadi i numeri dei flussi turistici nella provincia di Trapani seguono un trend in crescita. Innanzitutto la ristrutturazione dell’aeroporto di Trapani-Birgi, completata nel 2003. Da quell’anno la crescita nel numero di passeggeri è costante. Il turismo nella provincia di Trapani si avvale anche del vicino aeroporto di Palermo Falcone e Borsellino. Nel 2005 un evento sportivo mondiale ha determinato un grande successo mediatico per Trapani: la Louis Vuitton Cup -> l’area costiera fino alle isole Egadi è oggi considerata una delle più importanti d’Europa per gli sport del vento. Negli anni successivi Trapani ha continuato ad essere sede di altre competizioni internazionali. Si ritiene che ancora non sia possibile documentare nella provincia di Trapani un significativo e strutturato turismo indotto dal cinema, tuttavia l’interesse di produzioni nazionali e internazionali per l’area è in crescita. Si è visto che Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo sono tra le ambientazioni più utilizzate e ricercate dai registi. Si tratta ormai di location di sicuro effetto, ecco perché il cineturismo potrebbe essere una leva. CINEMA E TURISMO A PALERMO: UNA PROPSETTIVA GEOGRAFICA Il processo che trasforma una città in location cinematografica va rintracciato nelle dinamiche delle narrazioni filmiche che procedono per testualizzazioni, ma allo stesso tempo non va trascurato che quelle stesse spazialità possono divenire oggetto di uno “sguardo” più ampio, implicando un gaze o sightseeing. Questa dinamica dello sguardo che riguarda la città, infatti, oltre a trasformare gli spazi in narrazioni apre a nuove forme di osservazione: quelle del turismo e del cineturismo che aggiunge alle destinazioni urbane specifici attrattori in grado di arricchire la loro offerta. Il cineturismo dipende da una serie di elementi: il successo di una pellicola, la presenza di un certo cast, la distribuzione, la rete dei trasporti. Tra le dinamiche che fanno crescere l’attrattività può avere un ruolo importante la “connessione emozionale tra visitatore e destinazione”, una forma di empatia che il futuro turista sentirebbe nei confronti di una località per averla “vista” prima di arrivarvi, attraverso immagini o il racconto di altri turisti. Il paesaggio urbano di Palermo è oggi uno dei più iconici, essendo il risultato di una storia millenaria che l’ha vista anche capitale del Regno di Sicilia per quasi 7 secoli. Considerando i film che dai primi del ‘900 ad oggi sono stati girati a Palermo, si può evincere come nel tempo tutto il suo territorio sia stato interessato dai set. Tale varietà è testimoniata dagli esempi dell’architettura medievale arabo-normanna e dalle chiese barocche. Anche i mercati storici più famosi, quali soprattutto Vucciria, Capo, Borgo Vecchio, Ballarò. Gli elementi naturali che caratterizzano alcuni quartieri sono divenuti parte dell’ambientazione di varie pellicole (Mondello, Arenella). Come destinazione turistica Palermo conta su un’offerta culturale basata su un ampio patrimonio culturale. L’unicità di questo è stata riconosciuta a livello internazionale nel 2015 dall’UNESCO. Anche l’opera dei Pupi, di cui Palermo assieme a Catania e Siracusa forniscono le attestazioni più significative, è stata annoverata tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Nell’ultimo decennio si è arricchita di molte strutture ristorative riprendendo la cucina tradizionale siciliana e il cosiddetto street food. Nel contesto non va trascurata la presenza delle infrastrutture più utilizzate per il trasferimento dei turisti e delle troupe impegnate nei set, come l’autostrada Palermo-Messina, l’aeroporto di Punta Raisi “Falcone e Borsellino”, la stazione, il porto e il primo porto crocieristico della Sicilia. I film a soggetto girati interamente o solo per alcune scene a Palermo nel periodo compreso tra i primi del ‘900 e il 2000 sono 165. Ripercorrendo la storia del cinema a Palermo non si può tralasciare la prima casa di produzione con sede qui, fondata da Raffaello Lucarelli e operativa dal 1908. La produzione internazionale proseguirà alcuni anni dopo, nel 1914, con l’apertura di una succursale palermitana della Lumen Film, casa di produzione svizzera. Nel periodo del cinema muto della fine degli anni ’20 si segnala Le confessioni di una donna di Amleto Palermi. Interessante il caso del cinema a tema turistico degli anni ’50, con Vacanze a Villa girato tra le Eolie, Messina e Noto. Messina ha voluto ricordare attraverso una targa per aver girato nella città dello Stretto una scena in cui essa appare in un set lungo il viale San Martino. La targa rievoca la memoria storica di una città che ha vissuto un antico splendore e che oggi non è in grado di creare attività culturali ed artistiche che riescano a renderla protagonista sulla scena internazionale. LE ISOLE EOLIE, “VOCE DEL VENTO”, “RESPIRO DEI VULCANI”, RACCONTANO NATURA, CULTURA E TURISMO ATTRAVERSO LA “MAGIA” DEI SET Il Mediterraneo è una “charmante tape” tra il Polo e l’Equatore e le sue isole le Eolie Un arcipelago di origine vulcanica, inserito nel Tirreno a formare una Y: Vulcano, Lipari, Salina, Stromboli e Panarea. L’arcipelago ricade all’interno del territorio della città metropolitana di Messina e il Comune di Lipari viene identificato come il capoluogo di tutte le isole. Grazie ai manufatti risalenti all’epoca neolitica ed eneolitica la storiografia ha potuto individuare le popolazioni, che si insediarono in queste isole per lo sfruttamento della Liparite. Le Eolie vennero abitate anche da popolazioni micenee di etnia eolica. Negli ultimi decenni del XIX secolo e nei primi del XX, l’arcipelago venne interessato da importanti flussi migratori, Per via della crisi dell’agricoltura che non garantiva un reddito minimo agli addetti. Tuttavia sono ancora visibili i piccoli agglomerati rurali sparsi che si sovrapposero a quelli dei periodi greco, romano e arabo. Attualmente la tipologia edilizia presenta la stessa struttura, ma è composta da cubi modulari ubicati anche su due piani e dotata di più porte e finestre. Le case vengono costruite con materiali locali e La natura rappresenta la componente di rilievo di questo paesaggio, essendo il vulcanesimo uno dei caratteri dominanti. Vulcano e soprattutto Stromboli, sono tuttora attivi, a Lipari e a Panarea sono presenti sorgenti termali e fumarole, a Salina, Alicudi e Filicudi, invece, l’attività vulcanica è ormai assente. A partire dagli anni ‘50 il cinema ha dato impulso al turismo, infatti, ha comportato una vera rivoluzione che ha trasformato l’economia e in alcuni casi l’immagine di gran parte del territorio eoliano. A ciò si è aggiunto un ritorno all’agricoltura tradizionale, per ricreare le condizioni ambientali del passato ed attrarre i visitatori. Nel 1974 è stata costituita una cooperativa vitivinicola, la Malvasia, un vino Doc. Le isole Eolie per Loro distanza dalla Sicilia sono considerate aree interne, infatti, Sono caratterizzate dalla presenza di un unico presidio ospedaliero, ubicato a Lipari. È quindi necessaria una implementazione dei servizi esistenti, mentre le altre isole sono dotate del servizio di pronto intervento, con elisoccorso. Per quanto riguarda l’istruzione tutte le isole presentano solo alcune sezioni di scuola per l’infanzia e primaria, mentre il Comune di Lipari offre anche la presenza di licei e istituti tecnici. Il sistema dei trasporti marittimi risulta limitato sia a fronte della domanda turistica sia nel periodo invernale che, a causa delle avverse condizioni meteo, isola l’arcipelago e i loro residenti. Tutta la marginalità dovuta alla posizione geografica, nel periodo della pandemia ha rappresentato un elemento di forza e di protezione dalla formazione di focolai. Nel 1949, quando irrompono le macchine da presa di Roberto Rossellini e William Dieterle, viene girato il film Stromboli, terra di Dio, interpretato dall’attrice svedese Ingrid Bergman, che iniziava quell’anno una storia d’amore proprio con il regista romano; il secondo con la regia di William Dieterle che realizzò Vulcano. Le isole Eolie, vincitrici di questa diatriba sentimentale e cinematografica, in breve divenivano una località turistica di prim’ordine. Le Eolie erano state fino a quel momento terra di confino durante gli anni del fascismo e quindi di reclusione forzata; nell’immaginario collettivo, esse erano luoghi di espiazione, selvaggi e periferici. Nel 2000 ottengono il riconoscimento dall’UNESCO, entrando a far parte delle aree tutelate. Se da un lato il turismo ha contribuito a far rivivere il sito, dall’altro ha determinato la distruzione di gran parte della cultura originaria, poiché molti insediamenti del passato sono diventati case–vacanza. La finalità di indagare le Eolie è quella di realizzare un itinerario geografico-culturale che consenta ai visitatori di scoprire le peculiarità di questi luoghi, attraverso il fascino di paesaggi naturali. Il nome dell’isola Vulcano risale al Dio greco Efesto; è proprio qui che le fumarole, con il loro pungente odore di zolfo offrono ai residenti e ai turisti l’opportunità di bagni curativi e/o benefici , in un’ottica orientata anche al wellness, una risorsa termale, tra le più attive della Sicilia. Un altro interessante sito è la Valle dei Mostri, speroni montuosi che sembrano assumere forme mostruose, a causa dell’azione erosiva determinata dai venti. Proseguendo verso Nord è ubicata l’isola di Lipari. Lipari presenta una zona montuosa ed una pianeggiante, specie vicino Marina Lunga e Marina Corta. L’impianto ricorda la tradizione araba e attrae la movida delle notti estive. Il vulcanesimo ha determinato la formazione di aree termali e un’estimabile quantità di ossidiana e pietra pomice. Le cave rappresentano la storia industriale di quest’isola, che evoca anche le storie personali dei singoli cavatori e di quelle che oggi, vengono definite le “paurose colline bianche”. Lipari ha perso la fisionomia originaria e la natura variegata risulta compromessa a causa del degrado generato dai turisti e dai visitatori meno accorti, che mettono a repentaglio l’equilibrio ecologico e ambientale del sito. Il percorso inizia con la suggestiva Chiesa del Purgatorio, sino alla Civita, la città fortificata che domina l’isola. L’acropoli e il Castello di Lipari rappresentano il centro storico. Oltre al percorso urbano, i turisti amanti della natura possono esplorare l’ambiente attraverso i percorsi di trekking nelle frazioni di Quattropani e di Pianoconte. Interessanti sono anche le Cave di Caolino. Il percorso continua sino al Grand Canyon eoliano, che si affaccia sulle insenature, come quella di Cala Fico e prosegue sino alle Terme di San Calogero. Procedendo ancora più a Nord è ubicata l’isola di Salina, che ha fatto da sfondo a scene di film come Caro Diario. Il turista può esplorare questo ambiente, iniziando con la passeggiata sul lungomare di lingua dove è sito il laghetto di acqua salmastra. Poco distante il Museo Civico e il faro, al cui interno è stato istituito il Museo del Sale e del Mare. Il percorso continua a Serro dell’Acqua sino alle grotte saracene. Abbiamo poi il preistorico villaggio di Portella, riportato alla luce negli anni ‘50 durante la realizzazione della strada Santa Marina-Malfa. Malfa è il centro agricolo più popolato dell’intero arcipelago e qui si concentrano gli hotel più prestigiosi. Da non perdere il “tramonto del belvedere del semaforo”, tra Malfa e Pollara e alle balate di Pollara. Salina è sede di eventi che attraggono numerosi turisti, come il “Marefestival” con il premio Troisi. Nell’isola si svolge il consueto appuntamento con il Salina Island Show, una sagra volta a promuovere i prodotti locali, come i capperi. Stromboli è ubicato nella parte sud-est del Mar Tirreno. Qui è visibile l’attività vulcanica con lanci di brandelli di lava e scorie incandescenti, con esplosioni più o meno violente. L’isola di Stromboli nel 1949 diviene il set cinematografico del film di Roberto Rossellini Stromboli, terra di Dio, Interpretato da Ingrid Bergman che aveva una storia d’amore con il regista, ex compagno di Anna Magnani, protagonista del film girato a Vulcano da William Dieterle. Fu proprio questa rivalità che fece scoppiare un caso mediatico e trasferì sulle isole quell’attenzione che fino ad allora nessuno aveva dato. Sull’isola di Stromboli, Strombolicchio si presenta con la forma di un tozzo castello medievale. A nord-ovest un promontorio divide la Sciara di fuoco dalla borgata di Ginostra, a cui si accede attraverso gli scali di Lazzaro e Pertuso, Detto così perché permetteva l’accesso solo a una barca per volta e ospitava solo tre piccole imbarcazioni, successivamente venne ampliato. Questo nuovo rappresenta nell’immaginario un paradiso in terra per coloro che amano la pace, caratterizzata dalla voce del vento, dal rumore delle onde del mare e dallo sbattere degli zoccoli del mulo, unico mezzo di trasporto dell’isola. Nel 2007 una parte di Tutte le donne della mia vita con la regia di Simona Izzo interpretato da Luca Zingaretti, Vanessa Incontrada e Ricky Tognazzi, fu girata. Dal 2008 è stata istituita la manifestazione Stromboli Fire Festival, dove l’isola erutta la lava liquida più volte ogni ora. Oggi l’osservatorio è stato trasformato in un ristorante ed è stato utilizzato per la produzione del film È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Lasciando Stromboli, verso Occidente troviamo Panarea, la più antica dell’arcipelago. Panarea fu abitata fin dall’antichità, così come testimoniano i ritrovamenti di un villaggio preistorico, denominato Capo Milazzese. Dall’area portuale si snodano le stradine che conducono ai tre centri abitati: San Pietro, Drautto, Ditella. Le modeste dimensioni dell’isola permettono di visitarla interamente a piedi, ma vi è la possibilità di prendere il taxi eoliano O le auto elettriche. Fanno da cornice gli isolotti di Lisca Bianca, Lisca Nera e Dattilo, antiche bocche vulcaniche, un tempo unite fra loro a formare un’isola più grande. Nel 1996 diviene location del film Panarea con le sceneggiature curate da Castellano e Pipolo. Ancora verso Occidente è Filicudi, l’antica Phoenicusa, così identificata per la vegetazione di felci, con un’appendice a sud-est, costituita dalla penisoletta di capo Graziano. Alla base di capo Graziano è l’area denominata Macine, caratterizzata da enormi macine da mulino. Nell’area costiera di Capo Graziano si incontrano numerose secche, che hanno causato svariati naufragi, che hanno donato al fondo marino relitti di epoca romana, greca, ma anche più recente. Tra le profonde insenature sono inserite le grotte, come quella del Perciato e del Bue Marino. Al tramonto è consigliata agli appassionati la passeggiata, che conduce all’estremità ovest di Stimpagnato, Da dove si scorgono l’isola di Alicudi e gli scogli della Canna. Canna rappresenta l’ultimo esempio di un’antica eruzione sottomarina sulla cui cima è posta una statua della Madonna. L’isola ospita eventi come la Biennale d’Arte che si svolge in una sola notte. Sempre a ovest, Alicudi, rappresenta l’ultima di questo percorso, conosciuta come l’antica Ericusa, per la folta presenza di eriche a forma subconica, culminante col Filo dell’Arpa. La parte occidentale e priva di abitazioni, quella orientale presenta case sparse e la chiesa di San Bartolomeo. Le strutture abitative tradizionali presentano il tetto piano per la raccolta dell’acqua piovana, che viene convogliata in grandi cisterne contigue. Circumnavigando l’isola si susseguono diversi tipi di paesaggi, con prevalenza di coste ripide con stratificazioni di rocce nere e di conglomerato rossastro. Il paesaggio è dominato dalla presenza di caratteristiche che si possono percorrere a piedi, oppure in groppa agli asinelli. Nel 1993 ancora Nanni Moretti girò alcune riprese del film Caro Diario. Chi si reca in quest’isola ha la sensazione di fare un salto indietro nel tempo, quando si viveva seguendo ritmi e stili di vita sostenibili e la tecnologia non aveva motivo di esistere. Il legame tra la pellicola e il luogo è strettissimo nel caso di Lipari. Non è azzardato sostenere che il mercato turistico eoliano abbia avuto nella filmografia il suo principale strumento di promozione e di marketing. Sino agli inizi della seconda metà del ‘900 le isole Eolie erano un territorio caratterizzato da grande marginalità; nel 1950 erano presenti nell’arcipelago solo quattro locande: 3 a Lipari e 1 a Salina, per un totale di 35 posti letto. Già nel 1954 le strutture alberghiere erano 17 e il numero totale di posti letto 150. Dal decennio successivo il turismo eoliano diventa un fenomeno importante, soprattutto per le isole di Lipari e Vulcano. Da allora i flussi turistici faranno delle Eolie una delle mete più richieste dal mercato, paragonabili per tipologia di offerta a realtà regionali come Taormina-Giardini Naxos, Cefalù, San Vito Lo Capo. Se da un lato, la crisi della pandemia costituisce un evento anomalo, dall’altro si teme per gli effetti che questa possa avere su realtà caratterizzate da un’iper specializzazione settoriale come, appunto, le Eolie. Confrontando il movimento turistico eoliano con quello di altre famose località siciliane, emergono alcune differenze: le presenze e gli arrivi registrati nelle strutture di Taormina, Cefalù e Giardini Naxos sono più consistenti rispetto a quelli rilevati nell’arcipelago delle Lipari. Queste tre località posso vantare di un maggiore livello di internazionalizzazione rispetto alle Lipari: la parte straniera nel caso di Taormina arriva a coprire l’83% delle presenze. Più simili a quelli eoliani appaiono i trend di San Vito Lo Capo, dove il mercato turistico è prevalentemente nazionale. Bisogna evidenziare, in ragione delle modeste dimensioni demografiche, l’alto tasso di turisticità di San Vito Lo Capo, superiore a quello di tutti gli altri centri qui presi in esame. Ma al di là delle statistiche, dietro l’espansione degli spazi extralberghieri, e soprattutto dei bed&breakfast, non vi sono grossi gruppi ma piccoli proprietari e giovani imprenditori. È nel turismo che leggono la propria storia e scorgono il proprio futuro, da quando le cineprese sono giunte dal continente e hanno cominciato a filmare i paesaggi naturali dell’arcipelago. L’offerta è sottostimata perché le statistiche non vedono l’affitto di camere o interi appartamenti, che intanto funzionano e accolgono, soprattutto nella stagione estiva, una quantità non rilevata di turisti. schiavi superstiti. Anche il filone cinema di Fantascienza ha trovato nelle eruzioni e nel paesaggio lunare etneo un set ideale. Il regista Luigi Cozzi per il suo Scontri Stellari sceglie il bordo dei crateri sommitali dove tra i gas vulcanici e la neve si avventurano la protagonista Stella Star e Nrobot in cerca dell’astronave spia caduta sul pianeta Diamondia; anche Guerre Stellari è considerato un cult degli appassionati di fantascienza. L’Etna in eruzione è stato lo scenario voluto da George Lucas per il secondo episodio La guerra dei cloni e il III episodio La vendetta dei Siith, della saga di Star Wars. L’attività esplosiva del vulcano è stata utilizzata per realizzare effetti speciali che sul grande schermo diventarono lo scenario ideale di uno tra i più epici duelli dell’intera saga di Guerre Stellari. Il cineasta Franco Zeffirelli, nel suo film Storia di una capinera del 1993, sceglie come ambientazione il comprensorio etneo come scenario dell’amore tra Nino e Maria che scoprono le meraviglie del vulcano raggiungendo anche la cima dell’Etna. I protagonisti continuano a salire mentre con un altro stacco la scena si svolge sull’orlo orientale del più esteso dei crateri Silvestri inferiori, dal quale, i due osservano il Cratere Centrale fumante. L’aspetto lunare della porzione estrema del massiccio vulcanico è divenuto lo scenario preferito di diversi film realizzati sull’orlo dei crateri sommitali. Questa vasta area si fonde con il cielo, ed è stata una fonte per Pasolini e 4 dei suoi film: Vangelo secondo Matteo, Teorema, Porcile e I racconti di Canterbury. Tali riprese hanno una notevole valenza geografica, perché permettono un confronto tra il recente passato e l’odierna configurazione della cima. Pasolini è riuscito a esaltare la grandiosità del vulcano facendo risaltare nelle immagini la forza del paesaggio che è alla base del rapporto tra cinema e geografia. La potenzialità cineturistica dell’Etna è indiscutibile. La produzione cinematografica etnea è molto variegata e ha contribuito a celebrare la complessità territoriale di una vasta area della Sicilia orientale, attingendo all’unicità degli aspetti del volcanic landscape. È necessario rilevare l’assenza di indicazioni turistiche che promuovono le location. I turisti sono attratti principalmente dalla maestosità del vulcano e dalle sue frequenti eruzioni; il vulcano promuove se stesso. AL CENTRO DELLA SCENA: LA SICILIA CENTRALE VERSO NUOVE PROSPETTIVE DI SVILUPPO TURISTICO Certamente di minor impatto rispetto ad altri “set” cinematografici è il comprensorio ricadente tra Enna e Caltanissetta, anche se annovera La discesa di Aclà a Floristella, ambientato nelle miniere di zolfo, e Nella terra del Caos. Nel 1953 Joe Morelli gira la Sicilia a bordo di un furgoncino presentandosi come uno scopritore di talenti. Si ferma per fare il provino ad un brigadiere dei carabinieri e la location d’eccezione è il teatro greco di Morgantina a Enna. Il film è L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore. Vito Zagarrio dirige Tre giorni d’anarchia, pellicola del 2004, che ha visto il coinvolgimento della comunità locale. Nel 2007 è stata Piazza Armerina a fare da set per una fiction Rai, Caravaggio, la cui trama è incentrata sulla vita del famoso pittore Michelangelo Merisi. Nel 2015 il regista Piero Messina dopo aver rielaborato La vita che ti diedi di Pirandello, realizza il suo primo lungometraggio, L’Attesa. L’opera è girata in Sicilia e si divide tra il Lago di Santa Rosalia nel ragusano e scenari all’interno della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. A Sperlinga sono stati girati molti degli episodi della serie Indictus – La terra è di nessuno. Infine, lo straordinario paesaggio dei calanchi di Centuripe, “stella marina”, sarà una delle location di un road movie edito da Cattleya, tra le maggiori case di produzioni cinematografiche e già artefice di cult come Gomorra, Romanzo Criminale e Suburra. Se i film nelle sale arrancano, aumenta di contro il consumo sulle nuove piattaforme di video-streaming, ormai in prima linea anche nella creazione di prodotti mediali di qualità. L’Italia ha saputo distinguersi per il suo contributo all’industria, in quanto set privilegiato di produzioni internazionali. In riferimento specifico al contesto regionale siciliano, il comparto audiovisivo in Sicilia conta 768 imprese attive sul territorio; la Sicilia è al quinto posto nella graduatoria nazionale per numero di imprese. La cultura, la bellezza e l’arte, possono tornare ad avere un ruolo nella ripresa economica e sociale del Paese. La Sicilia rientra tra le predilette del cinema non solo italiano ma anche internazionale. L’incremento delle produzioni e l’attitudine dei registi a voler variare le location per fini artistici hanno portato all’accrescimento del rapporto tra produttori e territori. Il nodo nevralgico è legato al passaggio da location a destinazione turistica. Il raggiungimento di questo, circoscrivendo un focus sulla sola Sicilia centrale, appare ancora distante. L’entroterra regionale non ha fin qui saputo capitalizzare il grande potenziale territoriale di cui dispone. SIRACUSA E PROVINCIA: TRA FINZIONE CINEMATOGRAFICA E REALTÀ Passeggiando tra gli stretti vicoli di Ortigia si ha l’impressione di essere immersi in un grande set cinematografico a cielo aperto. Piazza Duomo è una scenografia naturale fatta di pietra bianca, di ombre, di riflessi e di particolari. Molti i registi importanti che hanno scelto Siracusa e la sua provincia per ambientare i loro film o parte di essi. Da Antonioni a Rossellini, a De Sica, a Zampa e a Tornatore. Le rappresentazioni teatrali che si svolgono presso il teatro antico di Siracusa e curate dall’INDA hanno una storia che risale a inizio ‘900. Nel corso dei decenni, i più grandi artisti contemporanei hanno calcato le scene, con opere da Plauto a Eschilo, a Sofocle, a Seneca, a Euripide, con lo scopo di tramandare la storia e la conoscenza del dramma antico e della cultura del teatro in generale. A livello architettonico due sono le città principali che meglio rappresentano il territorio, Siracusa e Noto. La ricostruzione dopo il terremoto del 1683 ha riconfigurato e reinterpretato tutto il territorio del Sud-Est della Sicilia. Tutto ciò grazie anche al sapiente utilizzo della pietra locale e alle abilità dei capi mastri e scalpellini, tali da ricevere nel 2002 l’ambito riconoscimento dell’UNESCO. Quest’anno, vista la ricorrenza del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, l’Infiorata sarà dedicata proprio al sommo autore. Tra le pellicole più popolari si ricorda Sud di Gabriele Salvatores, girato a Marzamemi mostra i luoghi tipici di una comunità di pescatori. Nel 1999, Tornatore fa tappa in Sicilia per girare Malèna, interpretato da Monica Bellucci. Molte delle scene si concentrano nell’isola di Ortigia, nella piazza principale del Duomo e nelle vie limitrofe. La Repubblica del 9 ottobre del 1999, in un primo momento ci fu l’incendio di alcune parti del set raffiguranti il rifugio antiareo, poi il furto di alcuni abiti di scena, e infine, il furto di un computer e alcuni floppy disk in cui erano custoditi i dati economici. I cittadini siracusani si mobilitarono per mostrare solidarietà alle troupe offrendosi anche di organizzare delle ronde volontarie notturne di controllo, così Tornatore proseguì le riprese. Alcune scene di Malèna furono girate anche nella città di Noto: un luogo ideale per ricreare e ambientare scene di un tempo passato, poco intaccato dalle infrastrutture moderne, donando al tempo stesso un realismo. Nel 2005 anche la produzione de Il Commissario Montalbano ha fatto tappa nella città di Siracusa girando alcune scene dei due episodi. Il duo comico Ficarra e Picone scelse nel 2001 un’altra location barocca, palazzo Acreide, per il loro film Nati Stanchi e Andiamo a quel paese. In particolare Ficarra e Picone postano sul loro profilo ufficiale Facebook il primo ciak del film coinvolgendo dai social i propri fan. La fine delle riprese è stata segnata dalla continuità nei social, postando un’immagine di Ficarra e Picone che salutano tutti coloro che hanno partecipato al film e soprattutto scusandosi con i cittadini di Rosolini, e allo stesso tempo ringraziandoli per aver sopportato alcuni disagi durante le riprese. La Eagle Pictures ha scelto la Sicilia come set cinematografico per ambientare il nuovo film sull’archeologo più popolare del mondo, Indiana Jones; L’Orecchio di Dioniso infatti è stato trasformato in una miniera. Ciò che caratterizza la zona e il Festival Internazionale del cinema di frontiera che si definisce come la sala cinematografica all’aperto più a sud e più grande d’Europa. Il Festival si svolge nel periodo estivo e negli anni ha visto la partecipazione di tanti registi indipendenti e non, coinvolgendo un numeroso pubblico che di anno in anno aumenta e sceglie Marzamemi come location dove trascorrere le proprie vacanze. PARTE II, GLI “ATTORI” DELLA FILIERA LA SICILIA FILM COMMISSION Le Film Commission sono degli organismi non-profit creati dalle istituzioni locali con lo scopo di attrarre le produzioni audiovisive in un determinato territorio, offrendo una serie di servizi gratuiti con l’obiettivo di generare delle ricadute economiche che siano superiori alle spese sostenute per il loro mantenimento. Esse sono in collaborazione con altre realtà che sono espressione del territorio come la Destination Management Organization, gli assessorati alla cultura e al turismo. Spesso intervengono i location manager che hanno per obiettivo principale la gestione delle problematiche connesse alla realizzazione di progetti legati al cinema e al comparto audiovisivo in generale. Quindi si instaura un dialogo continuo tra le produzioni audiovisive, le Film Commission e le DMO generano un circolo virtuoso. Il primo esempio di queste forme organizzative, la Moab Movie Committee nell’Utah, Che nasce nel 1949 per far fronte alle richieste delle major cinematografiche, che avevano la necessità di ricorrere a strutture che svolgessero la funzione di interfaccia fra loro e le autorità locali. In origine le Film Commission erano private, tuttavia l’obiettivo rimaneva quello di attirare le produzioni auto visive sia nazionali che straniere, favorendo l’individuazione delle location sul proprio territorio. Con il proliferare di queste istituzioni dapprima negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone quindi a livello mondiale, viene istituita l’AFCI, fondata nel 1975 a Los Angeles per venire incontro alle crescenti esigenze dell’industria cine televisiva di effettuare riprese in loco. Alla fine degli anni 90 l’importanza della presenza di Film Commission è stata accolta anche in Italia, che è stata creata nel 1997 in Emilia Romagna. I risultati perseguiti dalle Film Commission sono orientati alla promozione del patrimonio artistico e naturale della regione di competenza e a sostenere l’industria cinematografica locale, per fornire nuove opportunità di lavoro. Tra i principali compiti di una Film Commission, si possono evidenziare i seguenti: capire in che modo lo sviluppo locale il location placement si intersecano nella realizzazione di un film, scoprire come un film può essere una forma di promozione territoriale, individuare le modalità con le quali è possibile attrarre una produzione sul proprio territorio preoccupandosi che il set cinematografico non intacchi gli equilibri interni della località, collaborare e creare sinergie con uffici istituzionali come gli assessorati al turismo. Tra i principali servizi offerti in genere dalle Film Commission annoveriamo le location che includono ambienti naturali e antichi scenari urbani, inoltre si occupano delle pratiche, della gestione dei rapporti con autorità e forze dell’ordine, dell’ottenimento di permessi, dell’organizzazione di eventi promozionali, della prenotazione di servizi turistici, servizi di trasporto e trasferimento di guide e interpreti. Una Film Commission dovrebbe operare nel suo territorio di riferimento come Anchor Development Organization, attraverso quattro momenti che potremmo definire “le quattro T”: Territorial Organization, Total actor network che forma, organizza e gestisce la filiera di settore attraverso un processo di meta management; True attraction creator ed infine Tourism Traffic executor o catalyzer. L’obiettivo finale è quindi quello di attirare e promuovere produzioni cinetelevisive italiane e straniere, per indurle ad operare nelle loro regioni e favorire il ritorno economico del proprio territorio. Le Film Commission sono in grado di offrire informazioni preliminari di carattere logico, tecnico e burocratico, mettono a disposizione professionisti e concedono agevolazioni economiche anche sotto forma di risparmi. A livello internazionale sono frequenti casi di paesi nei quali è prassi concedere incentivi economici diretti che consentono ad una di forza, sui quali si costruiranno le basi per il futuro . In questa fase risulta opportuno identificare il profilo e il piano strategico dell’evento culturale, quindi gli stakeholder, quei soggetti portatori di interessi per il Festival; il target di riferimento; il contesto di riferimento. Risulterebbe vantaggioso confrontarsi con lo scenario competitivo per ispirarsi e puntare all’eccellenza. La seconda fase, quella dell’attivazione, prevede la valutazione della fattibilità pratica del progetto, l’avviamento delle prime ricerche su alcune questioni di prenotazione o conferma della location e del periodo, la disponibilità degli artisti, l’acquisto dei diritti, le linee guida di tipo produttivo e organizzativo. La terza fase è quella della pianificazione virgola che consiste nell’accurata preparazione raccolta di informazioni. Con essa si procede alla programmazione operativa dell’evento, nella quale vengono identificate le attività e le singole azioni da intraprendere. La quarta fase e di attuazione, con la quale si procede all’effettiva esecuzione del progetto. La quinta fase virgola di completamento, prevede le attività di bilancio concesse alla liquidazione dei finanziamenti pubblici e privati. La sesta fase, è quella della valutazione, nella quale vengono analizzati e valutati i risultati ottenuti al termine dell’evento e gli impatti generati: si verifica e si misura il raggiungimento degli obiettivi previsti. Nell’organizzazione di un evento, il project manager non può gestire autonomamente tutte le attività svolte al soddisfacimento degli obiettivi, ma deve poter collaborare. Sono molteplici gli attori o, più tecnicamente, gli stakeholder che contribuiscono alla realizzazione dell’evento, mostrandosi disponibili alla collaborazione e alla creazione di una comunità di apprendimento. Si possono suddividere in due macro categorie: gli stakeholder primari e gli stakeholder secondari. Gli stakeholder primari sono tutti quegli attori in cui il contributo risulta indispensabile per l’evento e stringono con l’organizzazione un rapporto formale, ufficiale o contrattuale. Il pubblico odierno è tendenzialmente giovane o medio giovane, più cult competente, con una maggiore disponibilità di tempo libero. Esso è soddisfatto di ciò che ha visto e di come l’ha visto, e per questo è fedele ed affezionato e disposto a viaggiare per seguire la manifestazione che si ripete. I potenziali partecipanti ad un evento possono assumere anche un ruolo attivo infatti. Gli stakeholder secondari sono quegli attori che, pur non essendo coinvolti direttamente, influenzano o impediscono il successo dell’evento. Tra questi, vi sono i media, la cui presenza risulta vitale per i Festival, poiché svolgono una considerevole attività di comunicazione e promozione dell’evento. Altri soggetti interessati sono i rappresentanti del territorio e quindi, le istituzioni pubbliche e l’amministrazione per finalità politiche. Tali manifestazioni tendono a generare diverse tipologie di impatti sul territorio: economici, occupazionali, sociali, culturali e ambientali. Quello che intercorre tra Festival e territorio è un legame molto stretto, espressione del radicamento territoriale di tali manifestazioni virgola che assume un’importanza strategica. La collaborazione e la sinergia tra gli attori e gli enti locali, pubblici e privati, è fondamentale per definire i benefici che si intende raggiungere tramite il Festival. Risulta possibile considerare il Festival come uno strumento di comunicazione, di promozione e di valorizzazione del territorio, che veicola un certo tipo di messaggio che attirerà dei flussi di visitatori, i quali altereranno temporaneamente gli equilibri della comunità ospitante, quindi provocherà in assenza di regolazione, più diseconomie che vantaggi. Il Festival diventa una forma di divulgazione del territorio stesso, ossia di un brand. Infatti, al fine di acquistare la visibilità per il territorio, gli enti locali investono nei Festival per generare un’immagine coerente alle aspettative dei potenziali fruitori e delle tipologie turistiche che si intende attrarre, consentendo anche un incremento del numero dei visitatori. Emerge come gli eventi ed i Festival abbiano differenti impatti sull’attrattiva turistica della località ospitante, e di conseguenza , come i flussi turistici generino notevoli ricadute sull’assetto territoriale. La durata limitata dell’evento ne accresce l’attrattiva, proprio perché rende l’accadimento unico. Ma la realizzazione dell’evento può rappresentare anche una minaccia per la destinazione e un aspetto problematico in termini di sostenibilità. Per tali motivazioni gli effetti di un evento sul territorio dovrebbero essere sempre previsti e valutati dagli organizzatori dell’evento insieme ai responsabili politici locali, per evitare conseguenze indesiderate. I Festival del cinema sono eventi che presentano una rilevanza notevole dal punto di vista artistico culturale, economico e turistico. Gli anni ‘80 rappresentano forse il momento di massima espansione di tale tipologia di Festival, durante i quali si proiettano film inediti, spesso in presenza di autori, registi ed interpreti, e a cui una giuria assegna dei premi più o meno prestigiosi. La differenza tra i più grandi Festival cinematografici e le piccole manifestazioni consiste nella qualità dei film selezionati, nella quantità di denaro investito e di pubblico coinvolto e nel riscontro mediatico ottenuto. Il Festival cinematografico più antico è la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, organizzata dalla Biennale di Venezia. La prima edizione del Festival si è svolta negli anni ‘30 con finalità turistiche, ma ebbe un grande valore artistico e di glamour. Essa annualmente ospita su red carpet del Lido di Venezia molti dei registi e degli attori più affermati al mondo. Durante l’evento si aggiudicano premi prestigiosi, il Leone d’Oro per il miglior film, il Leone d’Oro alla carriera, la Coppa Volpi per le migliori interpretazioni. Un altro dei Festival cinematografici più famosi al mondo e l’International Film Festival di Cannes, che si svolge nell’omonima città durante il mese di maggio. Il Festival anch’esso nacque verso la fine degli anni ‘30 poiché la Francia volle creare un evento dello stesso calibro e prestigio del Festival del Cinema di Venezia. Lo scopo dei Festival è sempre stato quello di contribuire allo sviluppo del cinema e di promuovere l’industria cinematografica in tutto il mondo. Tra i più grandi Festival cinematografici del mondo vi è anche il Festival Internazionale del Film di Berlino, noto anche come Berlinale. Il premio principale della manifestazione è l’Orso d’Oro, che viene assegnato al miglior film. L’Italia è il paese che ospita durante l’anno il maggior numero di rassegne e di Festival cinematografici di caratteri internazionale: Il Torino Film Festival, la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e il Salina Doc Fest. Un Festival singolare per la location in cui si svolge e l’Ischia Film Festival, primo Festival cinematografico internazionale dedicato alle location dei film. Il Festival nasce all’interno del progetto “Cinema&Territorio”, ideato dal direttore artistico Michelangelo Messina, il cui obiettivo è la conoscenza di opere audiovisive e la promozione della cultura. Esso si svolge ogni anno nell’incantevole location del Castello Aragonese tra la fine del mese di giugno e la prima settimana del mese di luglio. I premi più importanti dell’Ischia Film Festival sono il premio Ischia Word, conferito al miglior lungometraggio, e il premio Castello Aragonese, assegnato alla regia. Inoltre nella programmazione del Festival viene inserito un focus dedicata ad un paese straniero o ad una regione italiana, per raccontare la cultura e la particolarità di un territorio specifico. Sensi Contemporanei è un Programma sperimentale di investimenti pubblici, chi investe in settori culturali per promuovere lo sviluppo locale siciliano. Dall’avvio del programma, nel 2003, sono stati realizzati progetti nell’arte contemporanea, nell’architettura, nell’urbanistica, nel design, nel turismo e nel settore dell’audiovisivo. Dal 2011 l’investimento è mirato a selezionare le manifestazioni cinematografiche siciliane di qualità. Un’ulteriore indicatore di miglioramento dell’offerta culturale è offerto dalle 126 giornate di proiezione nell’arco di un anno. Ogni tre giorni in Sicilia, una giornata dedicata al cinema e all’audiovisivo. Le manifestazioni si svolgono lungo tutto l’arco dell’anno. Il Coordinamento dei Festival del cinema in Sicilia nasce nel 2011 come un laboratorio culturale di Festival e rassegne cinematografiche presenti nel territorio siciliano. Essa promuove la diffusione della cultura cinematografica e audiovisiva ed ha l’ambizione di interloquire con le istituzioni regionali e nazionali. In tutto comprende 28 manifestazioni. IL TAORMINA FILM FEST: LEVA DI SVILUPPO TURISTICO E TERRITORIALE Nell’agosto del 1955, nasceva a Messina la Rassegna Cinematografica Internazionale, avente in programma la proiezione di 7 pellicole in uno dei luoghi più incantevoli della terrazza sullo Stretto, la famosa Fiera a mare. Nel 1957 ad essa veniva affiancata alla città di Taormina come sede della cerimonia di consegna dei premi Davide di Donatello, presso il Teatro Antico. Star nazionali e internazionali non rinunciavano a partecipare: Alberto Sordi, Sophia Loren, Anthony Quinn. Inoltre, dagli anni ‘80, il teatro fa da sfondo ai Nastri d’Argento del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici. La storia del Festival di Taormina si intreccia spesso con quella della Mostra di Venezia, per diversi motivi: è considerato il secondo per importanza tra i Festival Italiani, subito dopo la Mostra; Tre dei suoi direttori hanno diretto entrambi i Festival. Il Festival di Taormina incentivo la propria crescita e notorietà focalizzando l’attenzione su film e registi rinomati come, Woody Allen e Steven Spielberg. Dal 1999, il Festival è stato rinomato “Taormina Film Fest” ed è giunto alla sua 67esima edizione e si attesta tra i più longevi e prestigiosi Festival cinematografici internazionali d’Europa. La comunicazione assume un ruolo fondamentale per il successo di un evento e in questo senso le piattaforme social sono dei validi strumenti di divulgazione e di promozione di eventi. L’utilizzo dei social network permette agli organizzatori di condividere contenuti ed informazioni relativi all’evento, creando suspence o incuriosendo chi non vi ha mai partecipato. Inoltre, tramite i social è possibile aumentare l’awareness dell’evento. Grazie all’interazione che viene a crearsi gli organizzatori riescono a comprendere maggiormente le aspettative e le esigenze del pubblico. Taormina da sempre meta prediletta dei viaggiatori è il centro turistico internazionale di maggiore rilievo della Sicilia, per le sue bellezze naturali, per il suo patrimonio culturale, di cui è emblema il Teatro greco, e per essere stata un’importante meta del Grand tour. I Festival sono manifestazioni che rivestono un ruolo sociale e culturale non indifferente, essendo in grado di animare la città e sono considerati efficaci strumenti di marketing territoriale ed urbano e di creazione o miglioramento dell’immagine di una località. Il mese di giugno è il periodo più alto della stagione turistica, coincide con la realizzazione dei due Festival taorminesi; potrebbero essere anche gli eventi stessi ad influenzare l’andamento dei flussi. Il rapporto tra TFF turismo migliora l’immagine del luogo, incrementa le presenze turistiche, allunga la durata dei soggiorni turistici, amplifica il livello di attrazione delle risorse locali e aumenta la spesa turistica. CATANIA FILM FEST, IL CINEMA EUROPEO INDIPENDENTE E LA NUOVA CINEMATOGRAFIA DELLE NAZIONI CHE SI AFFACCIANO SUL MARE NOSTRUM Il Catania Film Fest nasce a Catania nel 2012 da un’idea di Cateno Piazza, Presidente dell’associazione culturale Unieventi e co-fondatore di Etna Comics. Dal 2012 ad oggi si sono svolte in 9 edizioni con una durata media di quattro giorni e sono stati proiettati oltre 180 film. Tra i migliori film vincitori abbiamo “Tulipani, Love, Honour and a Bicycle”, il quale è stato accolto nella sezione Contemporary World Cinema del Festival di Toronto per la prima mondiale. Il trofeo Elefantino d’Oro e il premio originale assegnato ai vincitori del concorso per la candidatura miglior film. L’elefantino rievoca il simbolo della città di Catania, la Fontana dell’Elefante o “Liotru”. Tra gli ospiti illustri di questo Festival: Pupi Avati, Violante Placido, interprete accanto ad attori come George Clooney. Dal 2016, l’evento è organizzato dall’Associazione Culturale Alfiere Productions, il cui presidente è il giovane produttore Daniele Urciuolo. Proprio dal 2016, il Festival ha cambiato faccia, passando da rassegna dei migliori film europei editi a ricerca di film indipendenti poco distribuiti in Italia e inediti in Sicilia. Nelle ultime 5 edizioni , il Catania Film Fest ha mostrato al suo pubblico prevalentemente di giovani cinefili, opere che si perdono nelle maglie di una distribuzione sempre meno attenta a ciò che è fuori dal mainstream. IL SICILIAMBIENTE FILM FESTIVAL Il Siciliambiente è un Film Festival di rilevante spessore socio-culturale che viene ospitato a San Vito Lo Capo. Era il 18 maggio e 2000 persone marciarono per difendere il territorio da una strada litoranea che da soprattutto locali, che raramente viene al Centro Congressi e partecipa principalmente alle serate all’aria aperta. L’edizione 2021 è dedicata a Paure Sogni Visioni, paure che si sono materializzate con la pandemia. Il SDF ha sempre prestato molta attenzione a diversificare le strategie di promozione a seconda di target predeterminati. Da un lato, una comunicazione di tipo più tradizionale è rivolta a un pubblico cinefilo; dall’altro, ogni anno la promozione online, con particolare attenzione all’attività dei social e del sito web, per raggiungere un pubblico più giovane ma anche più generalista. Sono previste affissioni e cartellonistica pubblicitaria e il lavoro sarà concentrato sulla possibilità di suscitare articoli finalizzati a promuovere il Festival presso i media nazionali e locali. Gli ospiti del Festival incontreranno la stampa accreditata per lasciare interviste ai giornalisti presenti al Festival e sarà una fotografati per realizzare una gallery da veicolare sul sito, sui canali social del SDFE alla stampa. La più importante novità e che i film del Festival saranno distribuiti sulla piattaforma MYmovies in streaming. Il sdf può vantare una rete di contatti con sale indipendenti in tutta Italia , è sbarcato con tre giorni veri e propri di festival nella capitale. Lo scorso anno ha collaborato con l’Orto Botanico, quest’anno è stata scelta la Casa del Cinema per la sua posizione all’interno di Villa Borghese. Si sta anche lavorando ad una collaborazione di Cronache di Gusto, rivista online di enogastronomia. Dal 2019 ha avviato una partnership con il DAMS di Messina per l’accoglienza di sei studenti come stagisti. DOC, LA RASSEGNA DI CINEMA ITINERANTE Il cinema nel corso dei decenni ha fatto un’enorme evoluzione di stampo sociale oltre che culturale. Il cinema educa le masse attraverso immagini in bianco e nero e poi a colori, prima mute e poi con il suono. Il cinema è il nostro sguardo sul mondo, un mondo che attraverso il cinema fabbrica dei sogni, che produce sogni, genera lavoro. Per questo motivo cortometraggi, film indipendenti, doc film rischiano di essere presto dimenticati e conservati nei cassetti. La motivazione è da ricercare nei modi distribuzione che oggi permettono la nuova uscita di un film. Una volta, l’unico modo per vedere la prima di un film era tramite la sala di un cinema, da tanto tempo invece, i nuovi metodi e canali di distribuzione fanno sì che il pubblico abbandoni le sale cinematografiche per aspettare l’uscita di un film su piattaforme di distribuzione digitali a pagamento. Ciò ha fatto in modo che gli stessi metodi di fruizione del pubblico siano cambiati drasticamente. Dal 2014, Giuseppe Manno ha come progetto cinematografico di promuovere nei piccoli centri, l’iniziativa Doc rassegna itinerante del cinema d’autore. L’idea è quella di diffondere e recuperare le piccole perle scoperte nei Festival del cinema e portarli nei luoghi dove non c’è più o non c’è mai stata una vera rassegna cinematografica. Specifiche tematiche si intrecciano con suggerimenti alle istituzioni per puntare sul settore audiovisivo partendo da Palermo a seguire Agrigento, Caltanissetta, Enna, Catania, Siracusa, Ragusa e Messina. I MUSEI DEL CINEMA SICILIANI E IL CINETURISMO “DI LÀ DA RIVEDERE” Nonostante la proliferazione negli ultimi 10 anni di studi sul cineturismo manca l’apporto dato o potenziale dei musei del cinema. Tolto in Italia, il caso del Museo del Cinema di Torino con il suo facoltoso impianto e alcuni grandi musei di recente formazione a Roma e a Milano, il resto dei musei italiani del cinema ha vissuto un costante travaglio. Sembra essere mancata una visione che lavori sulle connessioni tra l’oggetto che non è solo uno strumento, i soggetti e gli ambienti. C’è forse da rilevare anche nella concezione stessa del turismo un cambiamento, che l’emergenza sanitaria da COVID-19 ha messo in risalto. La prima costante è stata quella legata al turismo come viaggio, sospensione della routine quotidiana, che appare oggi non necessariamente legato a uno spostamento fisico. In secondo luogo, la pandemia ha messo in crisi l’idea del turismo legato a grandi eventi riconducendo a un ripensamento del turismo di prossimità. Il Museo del Cinema di Catania è nato idealmente per raccontare lo sviluppo della settima arte e lo stretto rapporto con il territorio siciliano. Il progetto fu affidato all’architetto Italo-svizzero Francois Confino. La realtà museale catanese è stata realizzata per volontà dell’allora presidente della provincia Nello Musumeci per un rilancio turistico culturale. Il MCC e stato realizzato all’interno del complesso Le Ciminiere, antica sede delle industrie zolfare a Catania. L’attuale struttura del museo prevede un tour con guida su due piani. All’ingresso, la prima sala Luci e Ombre è dedicata ad alcune macchine di ripresa, lampade e proiettori del cinema senza approfondimento materiale, storico e culturale né sono chiari i motivi delle differenti provenienze geografiche delle apparecchiature. Il percorso prosegue con un corridoio al secondo piano, intitolato dalla creazione alla clonazione, nel quale il visitatore è accolto da un video didascalico sulle prime immagini dell’uomo. La seconda presenta una linea cronologica con sportelli, ognuno dei quali è riferito a un passaggio temporale. Alla fine del corridoio, si è immessi in un’ampia sala dove sono riproposte le immagini dai set di alcuni dei più celebri film girati in Sicilia e a Catania. Proseguendo il percorso, si raggiunge lo spazio esterno di una casa ispirato a La finestra sul cortile di Hitchcock; Esso dà accesso a un appartamento dove l’architetto Confino sul modello torinese, ricrea dei set -> Le stanze sono ispirate ad alcune ambientazioni di film italiani e internazionali. Nei sotterranei è collocato uno dei tanti cine-mobile che portavano il cinema per le strade. Il manufatto esposto nel MCC è quello utilizzato per L’uomo delle stelle di Tornatore, usurato dal tempo però non è stato più rimesso in funzione, determinando un effetto di vuoto per tutta l’area. A seguito di una mostra temporanea è nata una stanza con il titolo di Cinecittà Catania, si tratta di uno spazio dedicato alle produzioni industriali cinematografiche catanesi e di questo patrimonio restano soprattutto fotografie, manifesti e tracce documentarie. Il museo inoltre non dispone di un sito proprio in cui estendere la propria azione e si nota anche la mancanza di visite in lingua e dispositivi di accessibilità rivolta non solo a persone con disabilità ma anche a utenti con livelli di comprensione differente. La comunicazione social è pressoché svolta in maniera amatoriale senza pianificazione di un indirizzo culturale, infatti le attività del museo sono limitate pressoché all’apertura dei locali, alle visite guidate per scolaresche e ha qualche presentazione di libri. È mancato nel tempo un potenziamento della struttura è un aggiornamento di materiali e servizi che avrebbero consentito allo spazio di restare in scia con il cambio di paradigma delle esposizioni e istituzioni museali. Il Museo del Cinema di Siracusa nasce nel 1995 dall’azione privata di un medico appassionato collezionista e studioso del cinema, Remo Romeo. L’istituzione aveva sede presso un palazzo settecentesco siracusano e nel 2019 è stato donato al Comune della città. Il percorso espositivo prevedeva al piano terra la Sala Vittorini di proiezione e nel secondo si sviluppava in 5 sale un percorso tecnologico sul cinema. All’ultimo piano era invece collocata l’audio-videoteca e gli spazi di direzione e segreteria. Alla struttura era anche legato un teatro, sede di rappresentazioni locali, ma soprattutto di casting e incontri aperti al pubblico. L’azione del museo però, si è esercitata attraverso una programmazione di iniziative, attività di ricerca realizzate anche per mezzo di volontari, studenti, ricercatori e rapporti con altre entità. Fra proiezioni e mostre, sul fronte nazionale Remo Romeo lavoro ad appuntamenti che ripercorrevano la Storia d’Italia dall’Unità sino alla Seconda Guerra Mondiale con fotografie e documenti. Il museo si rendeva luogo di ospitalità anche per registi e lavorava con associazioni e istituti di cultura straniera, come l’associazione culturale Assiberica. Anticipatore del rapporto tra visualità e cultura non solo sperimentale ma anche popolare, Remo Romeo dedico una mostra-rassegna dedicata ai personaggi cinematografici legati alla bambola Barbie e altre rassegne si incentravano sul cinema di tema religioso. Il Museo del Cinema di Gela a animato una forte attenzione nei confronti della formazione, coinvolgendo giovani del territorio. A Taormina, abbiamo la Casa del Cinema realizzata dalla Fondazione TaoArte. Sul fronte digitale di relazione con comunità e territorio, un uomo modello è rappresentato dal Museo diffuso dei 5 sensi di Sciacca. IMMAGINARI CINEMATOGRAFICI, NUOVE TECNOLOGIE E SOCIAL MEDIA: PROSPETTIVE DI PLACEMAKING IN SICILIA Le dinamiche consolidate dei mondializzazione economica, la transizione al postfordismo e la rivoluzione tecnologica in atto sono tra le cause principali di quella “compressione spazio-temporale” che ha alterato ritmi, modalità e pratiche di fruizione dei territori. Tra i diversi settori economici nei quali la crescente competitività globale risulta determinante, quello turistico-culturale è divenuto non a caso il fulcro centrale delle politiche di rigenerazione urbana e riposizionamento dell’immagine della destinazione al fine di rendere i territori attrattivi per i flussi di nuovi residenti e visitatori. La selezione delle narrazioni, il selective storytelling di cui parla Sandercock, si fonda su strategie discorsive articolate intorno alla culture-led o tourism-led rigeneration, ovvero programmi di rivalorizzazione territoriale fondati sulla cultura e il turismo. Negli anni il cineturismo si è imposto come una pratica sempre più diffusa per effetto del forte impatto prodotto da film e serie tv. E dunque essenziale valutarne le implicazioni territoriali il rapporto all’evoluzione di modelli e pratiche turistiche culturali. McKercher elabora un modello per la segmentazione della domanda di turismo culturale basato su due dimensioni: la motivazione culturale e la profondità dell’esperienza, dalla cui combinazione scaturiscono 5 profili di turista culturale corrispondenti a diversi gradienti di valore attribuito all’esperienza di viaggio, quindi l’esperienza è fondamentale. Dalla dimensione esperienziale ed emotiva discende quella che Poria e Ashworth definiscono heritagization, un processo in cui l’heritage – ovvero il patrimonio inteso nella nuova concezione – diventa uno strumento per perseguire di obiettivi sociali, come per esempio rinsaldare i legami di solidarietà tra membri di una comunità. In ambito turistico, l’avvento della post modernità è stato scandito da due processi soltanto apparentemente contraddittori: da un lato, la democratizzazione dei consumi e dall’altro il superamento del turismo di massa. Il consumo postmoderno di luoghi e spazi si riflette, secondo Hetzel, in tre dimensioni specifiche: l’eclettismo, l’edonismo e il tribalismo. Oltre alla personalizzazione e alla costante ricerca di esperienze uniche e irripetibili, la differenziazione dei consumi spinge il turista contemporaneo a condividerle nell’ambito di tribù moderne, cioè comunità cementate dalla condivisione di interessi, valori e aspettative. Quindi secondo Richards, il cosiddetto turismo creativo si fonda sul coinvolgimento diretto del turista, Sull’interazione con la comunità locale attraverso esperienze emozionali che soddisfano l’intrattenimento e l’accrescimento di competenze e conoscenze. Esso consiste nel rapporto di reciproca interazione tra turista e residente che arricchisce entrambi, di conseguenza, anche le strategie di marketing territoriali devono articolarsi intorno a una prospettiva territoriale più complessa. La promozione turistica dei luoghi deve incorporare un insieme di strategie per consentire la “messa in scena” di vere e proprie “performance” che coinvolgano anche la comunità locale. Il turismo rappresenta il comparto nel quale numerose risultano le potenzialità della smartness; recentemente si è imposto il paradigma di Smart Tourist Destination, la cui elaborazione si fonda sull’importanza dell’utilizzo delle nuove tecnologie nelle destinazioni che consentono, sia sul versante della domanda che su quello dell’offerta, di creare valore, piacere, esperienze per i turisti e profitto e ritorno di immagine per le mete turistiche. Nonostante le controversie, è innegabile che le nuove tecnologie smart e l’Internet mobile abbiano ridisegnato i processi di territorializzazione, le esperienze urbane e le narrazioni di luoghi e spazi in particolare in ambito turistico. La smartness si riferisce a tre livelli: 1. La destinazione turistica smart, intesa come declinazione specifica di Smart City fondata su tecnologie e infrastrutture avanzate che rendono la destinazione turistica accessibile; 2. L’esperienza smart, ovvero un’esperienza turistica mediata dalle tecnologie che consente informazioni in Real Time;
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